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31/01/2011 16:50 | |
... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!
Ottimisti e pessimisti
Gianfranco Ravasi
L'ottimista proclama che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Il pessimista teme che possa essere vero.
Devo lo spunto per la riflessione di oggi a un cultore di letteratura inglese che mi ha fatto conoscere Lo stallone d-argento, uno dei 18 romanzi che lo scrittore americano James Branch Cabell (1879-1958) ha tutti ambientati in un mitico Medioevo europeo come una continua saga della stessa famiglia.
Ottimisti e pessimisti sono un po- come gli estremi di uno spettro cromatico: c-è chi vede sempre tutta la realtà sotto colori accesi e affascinanti e vola nell-illusione e c-è chi scopre sempre l-oscuro delle cose e piomba nell-inerzia o, peggio, nella disperazione.
Alcuni anni fa avevo proposto come base di meditazione questa considerazione dello scrittore cattolico inglese Chesterton: «Non possiamo passare sotto silenzio la definizione misteriosa ma suggestiva data, pare, da una bambina: un ottimista è un uomo che vi guarda gli occhi, un pessimista un uomo che vi guarda i piedi».
Si tratta, allora, di operare una correzione di tiro o, meglio, di equilibrio da raggiungere: dagli occhi passare ai piedi e viceversa, così da avere un insieme più coerente della persona. Come si corregge la vista fisica con le lenti, così si dovrebbe ridurre la miopia pessimistica e la presbiopia ottimistica.
Anche nei nostri giorni, spesso deprecati, ci sono tante ragioni per essere fiduciosi, ma ci sono altrettanti motivi per essere sempre vigili e preoccupati.
Fonte -
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