|
15/01/2011 00:18 | |
... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti! Invidia
Gianfranco Ravasi
Ecco un invidioso: non augurategli di avere dei figli; sarebbe geloso di loro perché non può avere la loro età.
Così scriveva nella Gaia scienza il filosofo Nietzsche (1844-1900), definendo in modo paradossale (ma non troppo) quel vizio vorace che è l-invidia. Essa è una vera e propria malattia che si riverbera sul paziente travolgendolo, impedendogli la pace, rendendolo acre e cattivo ma soprattutto infelice.
Egli è pronto a tutto, ricorre solitamente alla calunnia ma il suo cervello in fiamme sogna anche delitti più terribili per l-oscuro oggetto della sua gelosia: lo sogna morto, colpito da un ictus, ridotto alla più nera umiliazione. Si compie nell-invidioso la famosa legge detta della "nemesi immanente": il suo stesso peccato contiene in sé la condanna. Cervantes, proprio nel suo capolavoro, il Don Chisciotte, esclamava: «O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virtù!».
Purtroppo uno schizzo di invidia colpisce l-anima di tutti. Così, è facile stare vicino, consolare, piangere con un amico in disgrazia: lo si fa con sincerità e passione.
Ma non so se è altrettanto facile condividere nella gioia e nella festa assoluta il successo e il trionfo dello stesso amico. Pur combattendola, l-invidia ritorna sempre ad agitarsi nel cuore. Nei Nuovi racconti romani Moravia osservava: «L-invidia è come una palla di gomma che più la spingi sotto e più ti torna a galla». Perciò, non bisogna mai abbassare la guardia e ricordare le parole della Bibbia: «Un cuore sereno è vita per tutto il corpo, l-invidia è come un cancro per le ossa» (Proverbi 14, 30). Dobbiamo chiedere a Dio che ci liberi da questo vizio che disgrega l-anima e il corpo.
Fonte - - Rubrica "Avvenire"
[Modificato da Bestion. 15/01/2011 00:22] |
|
|