Giornata di studio 19/10/2010
Vi scrivo la mail che ho mandato alla presidente dell'ordine del Lazio Giovanna Sammarco, circa la giornata di studio sulla formazione continua il 19/10... chissà se mi risponderà, voi che ne dite?
Gentile Dott.ssa Sammarco,
mi chiamo Marcella xxx, sono un'assistente sociale regolarmente iscritta all'Albo B (n. xxxx) dell'Ordine della Regione Lazio.
Le scrivo per porle una questione molto semplice, che riguarda me e tutte le colleghe e colleghi che vivono la mia stessa situazione.
Mi piacerebbe molto partecipare a questa giornata di studio, sia per interesse personale, sia per interesse professionale.
Ma attualmente lavoro presso il DSM - xxx-: da luglio 2010 sono stata assunta a tempo determinato per 21 mesi, in quanto idonea in graduatoria in un concorso pubblico; benché questo contratto mi garantisca diritti che prima - quando avevo contratti co.co.pro - non mi sognavo nemmeno, tuttavia non mi garantisce il diritto allo studio.
Effettivamente ho, da contratto, il diritto a 3 giorni annui di permesso studio retribuito, ma spendibili solo per esami universitari e concorsi pubblici, e 10 giorni annui non retribuiti da utilizzare liberamente.
La scelta, quindi, è da fare secondo 2 criteri:
1. Rinunciare ad una giornata di stipendio, ma non rinunciare alla formazione e all'aggiornamento;
2. Rinunciare alla formazione e all'aggiornamento, ma mantenere integro lo stipendio.
Quale è la scelta migliore?
Onestamente trovo molto giusto il provvedimento che rende la formazione continua un obbligo per noi assistenti sociali, ritengo che sia giusto sia da un punto di vista professionale che umano/personale; trovo però che sia allarmante l'obbligatorietà indiscriminata, ovvero estesa a tutti i professionisti indistintamente: quanti assistenti sociali precari ci sono? lei sicuramente saprà rispondere in modo preciso a questa domanda, io no, ma penso che il numero dei precari forse è uguale a coloro che hanno un posto fisso.
Allora mi chiedo e le chiedo: è giusto e corretto (deontologicamente e umanamente) costringere dei professionisti a scegliere fra il proprio stipendio e la propria formazione (quindi la propria professionalità)?
Lei forse non si immagina quanto mi piaccia essere aggiornata, quanto mi piaccia studiare, ma, aihmè, sono costretta a fare delle scelte, che mi costringono a scegliere la formazione che la mia azienda mi offre, perché la formazione "esterna" al mio posto di lavoro è troppo costosa.
Io poi sono fortunata, perché faccio parte di un'azienda che offre una formazione interna, ma chi lavora per una cooperativa che non offre niente di simile, come farà quando la formazione continua diventerà effettivamente obbligatoria, con sanzioni previste per chi non avrà il numero di crediti obbligatorio?
I crediti per la formazione continua quindi diventeranno a pagamento per noi precari, dal momento che dovremo rinunciare a giornate di lavoro per seguire convegni e simili per poter raggiungere il numero di crediti obbligatorio. Oppure no?
Le ho scritto questa mail con estrema amarezza: sono giovane e ho molta passione ed entusiasmo per questo lavoro così importante e nobile, ma alle volte ho la sensazione di dover battagliare non solo nei confronti della società, ma anche della propria "famiglia".
A presto
Marcella xxx