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La simbologia delle grandi pietre

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2010 22:25
26/07/2010 22:57
 
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I massi erratici e la "Losa delle Coppelle"

Prima di raccontare la storia della Losa delle Coppelle, è importante che riporti qualche passo sulla storia dei massi erratici.
Lo spunto al mio scritto è derivato da una piccola parte della relazione che ho svolto per il mio tirocinio.
Ora pian piano, attraverso un percorso, vorrei ispirare anche voi, ricordando l'effetto che suscita la visione di una grande pietra.

I massi erratici della val di Susa presentano micro-morfologie superficiali conseguenti alle due principali tappe della loro storia geologica: il periodo di trasporto glaciale con la conseguente esarazione che ha lasciato superfici striate e una forma generale abbastanza levigata e il periodo successivo in cui hanno agito i processi di degradazione meteorica.
Alcuni massi, trovandosi lungo i percorsi dei torrenti, sono stati levigati dalle acque correnti.
Molte morfologie sono state spesso scambiate per segni dell'uomo: vero è che la maggior parte non lo sono, ma molte sono state modificate volutamente o comunque usate in qualche modo senza apportare modifiche.
Tuttavia, si sa pochissimo su cosa effettivamente rappresentassero i massi per le antiche popolazioni.

Sovente rocce aguzze o grossi massi isolati sono simboli del culto a una divinità chiamata Penn, nell'interpretatio romana Iuppiter Poeninu.
Esempi di coppelle scavate dall'uomo, in particolare dalle popolazioni precedenti la venuta dei Celti, si trovano nel piccolo eppure ben corredato museo presso Lanslevillard in Val Maurienne, ai piedi del Colle del Moncenisio.

In virtù dei potenziali e di ciò che hanno sempre ispirato all'essere umano questi grandi massi, il significato che Eliade e la Gimbutas risaltano è quello più lucente.
Ma perché tornare al principio che fu nei tempi antichi proprio con loro?
Perché riportando passi dei loro pensieri è più facile intuire la bellezza suggestiva che suscita la visione di queste grandi pietre.

Mircea Eliade disse: "non saprei dire se gli uomini hanno mai adorato i sassi in quanto sassi. [...] Li hanno adorati o se ne sono serviti come strumenti di azione spirituale, come centri di energia destinati alla difesa propria o a quella dei loro morti. [...] La loro funzione era magica più che religiosa".
È una prova a sostegno dell'antico significato magico dei massi l'erezione su di essi sin da tempi remoti di statue della Vergine, croci o cappelle, pratica che testimonia l'affermazione della cristianità in luoghi precedentemente adibiti ad altri culti.

Fra le credenze, la più documentata e diffusa in molte parti del mondo è quella delle "pietre fecondatrici" o "pietre della fertilità".
In megaliti e massi l'antenato, "fissato" nell'interiorità dello stesso, diventa da presenza rancorosa verso i viventi, strumento di difesa e di accrescimento della vita.
Così i Samoiedi pregano e offrono oro alla pyl-paja (la donna-sasso), e gli sposi novelli camminano sopra un sasso perché la loro unione sia feconda.
Deboli vestigia di queste usanze, eredi di un culto antico, sopravvivono nella glisse (scivolata) francese, in cui per avere figli le donne scivolano lungo una pietra consacrata, oppure nella friction, in cui si siedono sopra un monolito, dormono sopra un masso, vi strofinano il ventre o le natiche.
Nel medioevo furono emesse dal clero e dai re numerose leggi contro il culto delle pietre.

Una credenza similare è quella delle "pietre forate", attraverso cui venivano fatti passare i bambini per assicurargli buona salute: non è escludibile che tale usanza fosse praticata anche presso alcuni gruppi di erratici valsusini, in cui lo spazio fra massi accostati naturalmente a formare una galleria è stato artificialmente ripulito da detriti e terriccio, come presso il masso della Veneria o la Pera Morera.

La "losa delle coppelle" di Avigliana, ora custodita nella chiesa più vecchia del borgo, è stata trovata alla torbiera di Trana. Dopotutto la valle è ricca di corsi d'acqua e non stupisce il fatto che i ritrovamenti siano maggiori in questa zona: in virtù di ciò si deve tener conto del fatto che il legame tra pietra e acqua è sempre stato forte nei tempi arcaici.
Il reperto risale almeno a 3000 anni fa e presenta incise venticinque coppelle, le quali sembrano corrispondere alle costellazioni dell'Orsa Maggiore e dell'Orsa Minore.

Nel libro “Trattato di storia delle religioni” di Eliade vi è un interessante capitolo intitolato “Le pietre sacre, epifanie, segni e forme” che, secondo l’autore, per la coscienza religiosa del primitivo, la durezza, la ruvidità e la permanenza della materia sono una ierofania: «non v'è nulla di più nobile e di più terrificante della roccia maestosa, del blocco di granito audacemente eretto.
Il sasso, anzitutto, è. Rimane sempre se stesso e perdura […], colpisce.
Nella sua grandezza e nella sua durezza, nella sua forma e nel suo colore, l'uomo incontra una realtà e una forza appartenenti a un modo diverso da quel mondo profano di cui fa parte.
Una roccia, un ciottolo, sono oggetti di devozione perché rappresentano o imitano qualche cosa, perché vengono da qualche posto.
Il loro valore sacro è dovuto a questo, non alla loro stessa esistenza.
Il sasso proteggeva la morte, poiché come la pietra è incorruttibile, così l'anima del defunto doveva durare indefinitamente, senza disperdersi. […]
L'anima “fissata” su un sasso è costretta ad agire in favore della fertilità. Per questo i sassi sono mezzo di fecondazione dei campi e delle donne […] “abitazione simbolica dello spirito” […]
I Khasi dell'Assam credono che la Grande Madre del clan sia rappresentata dai dolmen (“maw-kynthei”, i “sassi-femmina”), e che il Grande Padre sia presente nei menhir (“maw-shynrang”, i “sassi-maschi”).
Il culto non è rivolto al sasso, bensì allo spirito che lo anima, al simbolo che lo consacra. Il sacro è grazie alla forza spirituale di cui portano il segno […]
L'idea implicita dei riti legati alle pietre fecondatrici è che possano fecondare le donne sterili, sia grazie allo spirito dell'antenato che vi abita, sia in virtù della loro forma (“donna gravida”, “donna di sasso”) […]
La teoria che diede origine a queste pratiche, non sempre si è conservata nella coscienza di chi ancora continua a osservarle. Talvolta è stata sostituita o modificata; qualche volta è caduta in dimenticanza in seguito a qualche rivoluzione religiosa. […]
Questa devozione è molto vaga: a Moutiers la popolazione manifesta un timore religioso e un pio rispetto per la pietra Chevetta (Pietra della Civetta) senza sapere di lei altro che questo: protegge il villaggio e, finché durerà, né il fuoco né l'acqua potranno mai fargli del male. […]
Che il menhir costituisca un'epifania della Dea Civetta lo si ricava dalle steli preistoriche della Francia meridionale, della Spagna e del Portogallo […].»

A questo punto riprendere un passo della Gimbutas chiarisce meglio il possibile significato delle coppelle della nostra losa: un'affinità magica tra gli occhi della civetta e una coppella o una coppella in un cerchio concentrico, simboli del centro della sorgente, è rappresentata in un graffito su pietra nella tomba megalitica di Sess Kilgreen.
L'atto stesso di fusione dei due simboli, occhi e coppelle, era un rituale che assicurava le forze della vita.
La “Losa delle Coppelle” ricorda il Baildon Moor nello Yorkshire, riportato nel libro di Marija.
L'archeologa mostra come gli occhi con cui la Madre Terra, o meglio, la Grande Madre è ritratta suggeriscono l'epiteto di “onnivedente”.
Tuttavia gli occhi rimandano con ancora più forza a una sorgente divina: il concetto di occhi come sorgente giunge a noi dal Paleolitico Superiore.
L'esempio più bello è la statuetta proveniente da Dolni Věstonice, dalla quale una corrente liquida fluisce lungo il corpo della stessa e che ha inizio nella zona degli occhi.
I tratti predominanti delle grosse rocce in Occidente e nelle isole del Nord sono appunto piccole cavità rotonde, le “coppelle”. In alcuni casi una pietra antropomorfica ne è tutta ricoperta.
Non di rado sono circondate da cerchi e rappresentano un'evidente metafora: occhi, i quali sono al contempo fonte divina, acqua di vita e suoi ricettacoli quando cade.
Questo significato è suggerito dal fatto che simili coppelle hanno mantenuto parte di tale accezione simbolica nella subcultura contadina europea, la quale attribuisce poteri curativi all'acqua di pioggia che vi si raccoglie dentro.
Una coppella è un pozzo in miniatura: i pozzi sotto le grandi pietre erano sacri e considerati misteriose sorgenti d'acqua, portatrice di vita.

[SM=g27822]

[Modificato da Danae_88 26/07/2010 23:10]




"L'aria mossa dal battito d'ali di una farfalla può provocare una tempesta all'estremità opposta del mondo..."
La sacerdotessa di Avalon, M. Z. Bradley


27/07/2010 23:23
 
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"Losa delle Coppelle"





Baildon Moor, Yorkshire





Preciso che ho fatto riferimento a Susa perchè è vicina alla mia dimora [SM=g27822]




"L'aria mossa dal battito d'ali di una farfalla può provocare una tempesta all'estremità opposta del mondo..."
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28/07/2010 22:58
 
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[SM=g27822]

..ma in cosa consistevano veramente i rituali presso le grandi pietre?
Noi non lo sappiamo, ma è certo che comportavano il contatto del corpo, in particolare delle zone che solo oggi chiamiamo intime, con la pietra, proprio come nella glissade.
Una protuberanza rotonda e perfino un'irregolarità su un menhir venivano considerate il punto in cui era concentrata l'energia divina: in altre parole un omphalos.
L'unione delle scale fra il cielo e la terra, insomma il contatto divino – afferma Eliade – , non è geograficamente localizzabile: il centro del mondo può venir consacrato ritualmente in infiniti luoghi, senza che l'autenticità di ciascuno leda quella degli altri.
Questo centro del mondo altro non è che l'Omphalos.

Secondo Pausania quel che gli abitanti di Dodona chiamavano Omphalos è fatto di pietra bianca e si ritiene che occupi il centro della terra: Pindaro, in una delle sue odi, conferma questa opinione.
Esso è il punto di interferenza fra il mondo dei vivi, dei morti e degli dei, un centro, un anello di congiunzione dei piani cosmici.

Gimbutas scrive: «un'identificazione del ventre gravido della Madre Terra con montagnole di tutti i tipi […] la si riscontra anche ai grandi tumuli […].
La sommità della collina di Silbury è l'ombelico od Omphalos della Dea, ove è concentrato il potere di creare la vita.
Nell'antica Grecia era davvero considerato il centro del mondo; su molti vasi le sue raffigurazioni mostrano al suo interno una Dea (Gaia, Afrodite, Semele) che ne sorge, portando nuova vita.
Il suo simbolo, ossia una figura sagomata a collina con un piccolo nodo sulla cima, è ripetuto in migliaia di luoghi, per esempio nell'architettura tombale neolitica, oppure inciso sulle lastre dei sepolcri megalitici bretoni, come sulla tomba a corridoio Île de Longue, presso Larmor Baden».

Tuttavia, sovrapponendosi all'antico culto ctonio di Delfo, Apollo si appropria dell'Omphalos.
Avvenne che il dio uccise il serpente oracolare Pitone posto a guardia del tempio dedicato in principio alla Grande Dea, costruendo con la sua carcassa il nuovo oracolo.
Da quel momento tutto cambiò, ma una rimembranza di ciò che era si ravvisa nel nome della Pizia, sacerdotessa di Apollo: il termine deriva da pito, ossia pitone, serpente.
Perché è chiamato in causa proprio Pitone?
Il serpente, prima di diventare simbolo del male, non era altro che un animale come tutti gli altri, benevolo, simbolo di rigenerazione e rinascita in merito al suo ciclico cambio di pelle.
Infatti lo si trova spesso in associazione alle coppelle, intorno a cerchi concentrici.


[SM=g27819]

[Modificato da Danae_88 28/07/2010 23:05]




"L'aria mossa dal battito d'ali di una farfalla può provocare una tempesta all'estremità opposta del mondo..."
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28/07/2010 23:22
 
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Col passare del tempo i culti delle pietre vennero vietati e talvolta, siccome profondamente radicati nelle menti degli uomini, venivano reinterpretati attraverso nuove leggende e forme.
Nonostante questo, seppur diversamente e in nuove vesti, alcuni riti erano comunque praticati in segreto: la Gimbutas scrive che la “glissade”, precedentemente descritta, era praticata in Francia tra il XVIII e XIX secolo.

- Eliade è convinto che le pietre sono veri segni di una realtà spirituale diversa, o comunque strumenti di una forza sacra alla quale servono soltanto da ricettacolo.
Presumibilmente le meteoriti divennero immagini della Grande Dea perché si credettero inseguite dal fulmine, simbolo del dio uranico.
La Pietra Nera della Ka'ba è chiamata “porta del cielo” perché cadendo bucò il firmamento: è attraverso questo foro che può avvenire la comunicazione fra cielo e terra.
Nonostante la tendenza dello spirito semitico tenda a confondere la divinità col sostegno materiale che la rappresenta o manifesta la sua forza, si può supporre che inizialmente gli Arabi adorassero i sassi.
Proprio in virtù del fatto che i sassi furono adorati in quanto manifestazione di presenze divine, la lotta fra l'idolatria e la fede non è che il risultato della confusione fra segno della presenza divina e incorporazione della divinità in un qualsiasi ricettacolo, un contrasto fra due teofanie.
Fu allora che le antiche forme e gli oggetti sacri, una volta modificato il loro significato e il loro valore, furono adottati dalla nuova riforma religiosa.
Ma la confusione fra segno e divinità si era aggravata negli ambienti popolari, e per eliminarne il pericolo, visto come una minaccia al nuovo assetto ideologico-politico, si distruggevano i segni o si trasformava radicalmente il loro significato.
Sia che proteggano i morti, sia che ricevano un carattere sacro dalla loro forma o dalla loro origine, sia che rappresentino teofanie o punti di intersezione delle zone cosmiche [...], le pietre traggono sempre il loro valore cultuale dalla presenza divina che le ha trasfigurate, dagli spiriti che vi si sono incarnati, o dal simbolismo che le inquadra.
Le pietre sono segni ed esprimono sempre una realtà trascendente [...] -

[Modificato da Danae_88 28/07/2010 23:34]




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28/07/2010 23:53
 
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Nel "Trattato di storia delle religioni" vi è un esempio di trasfigurazione della pietra, narrato attraverso il mito di Hermes.

- Il personaggio di Hermes è preceduto da una confusa preistoria.
I sassi protettori delle strade conservati ai lati si chiamavano hermai, e solo più tardi una colonna sormontata da una testa d'uomo, un “hermes”, passò per l'immagine del dio.
Al principio egli era soltanto una teofania di pietra (la storia è ricordata da Pausania).
Si può quindi dedurre che l'antropomorfizzazione di Hermes nasce dalla preponderante immaginazione ellenica e dalla tendenza della gente a personalizzare la divinità.
Questa evoluzione non implica una purificazione, ma la modifica della formula mediante la quale all'inizio l'uomo esprimeva la propria esperienza religiosa, e così le antiche teofanie perdevano il loro significato.
Le pietre manifestano il divino soltanto a una coscienza capace di ricevere la rivelazione in modo immediato, fulmineo, per mezzo di qualsiasi gesto o forma.
Invece Hermes si staccò dalla materia, divenne umano e la sua teofania divenne mito.
Eppure è sicuro che nessun dio greco era circondato da tante pietre quanto Apollo [...].
Ma come Hermes non è la pietra, così anche Apollo non sorge dalla pietra.
Le hermai proteggevano soltanto dall'oscurità della notte, o la via del viandante. Ma di fatto, per la coscienza religiosa arcaica, la pietra grezza evocava la presenza divina in modo più sicuro che non le statue di Prassitele per i loro contemporanei -

La storia dell'uomo, o meglio, l'uomo quando crea la sua storia, trasforma e nel peggiore dei casi degrada, ed è così che la morfologia religiosa cambia.
Esattamente come la storia di una pietra.

[SM=g27823]
[Modificato da Danae_88 29/07/2010 00:03]




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02/08/2010 19:28
 
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Che splendore... [SM=g27836]
Grazie stella per questo dono meraviglioso! Recentemente ho avuto modo di toccare una "pietra errante" del fiume Narmada (India), nota anche come Shivalingam. La particolarità di questa pietra, oltre alla forma ovoidale e ai colori brunastri tipici, era la dimensione... lunga come un braccio e larga quanto il bacino. Al tatto mi ha trasmesso una sensazione di lunga ricerca e duro cammino... veramente impressionante..
Pian piano leggerò questa tua preziosa ricerca.

[SM=g27838]




16/09/2010 22:25
 
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[SM=g27819] grazie Acqua.. chissà se riuscirò a elaborarlo meglio in modo da farne un vero articoletto [SM=g27819]
Shivalingam.. dove ho sentito questo nome? non ci credo, anni fa nel film di Indiana Jones credo ^^' mi son sempre chiesta se esistesse veramente questa pietra, ma non ho mai indagato..





"Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre"
Salustio


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