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Cristianesimo, Angeli e vita extraterrestre

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2018 11:08
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05/07/2010 23:46
 
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Cristianesimo, Angeli e vita extraterrestre,
di Cristoforo Barbato
da "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 169 del Giugno 2009
(...)
LE IPOTESI DEL GESUITA PADRE GRASSO
Un altro attento studioso del fenomeno UFO è stato senza alcun dubbio il teologo
gesuita padre Domenico Grasso, noto soprattutto negli anni settanta per i suoi
interventi sia in dibattiti pubblici che su alcuni periodici e organi di stampa nazionali
oltre che, due volte, sulla rivista del CUN "UFO Notiziario".
Padre Grasso, laureato in teologia all'università Gregoriana di Roma dove ha insegnato
teologia pastorale, è stato perito in tutte le sessioni del Concilio Vaticano II e ha
tenuto diversi corsi presso le Università americane, ha insegnato per otto anni
all'istituto "Lumen Vitae" di Bruxelles e per quattro anni all'Istituto Pastorale a Madrid.
Nel 1977 in occasione della IV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
(30 settembre - 29 ottobre) lavorò in qualità di consulente teologico accanto all'allora
Cardinale Karol Wojtyla (N.d.R. Wojtyla il 24 ottobre fu eletto al Consiglio del
Segretariato Generale del Sinodo). Neanche due settimane dopo la chiusura del
Sinodo il gesuita rilasciò al giornalista Lamberto Fumo del quotidiano "La Stampa"
un'intervista che venne poi pubblicata 1'11 novembre.
Ecco alcuni stralci del servizio pubblicato dal giornale torinese e intitolato "I teologi e
gli extraterrestri":
"La teologia - chiede il giornalista - si pone solo da qualche anno l'ipotesi che esistano
uomini su altri pianeti?"
«Tutt'altro. Il problema è vecchio di secoli. Il primo a formulare l'ipotesi della
possibilità di vita umana fuori del nostro pianeta fu Nicolò Cusano, autore del "De
docta ignorantia". Quando Galileo cominciò a fornire le prove scientifiche del sistema
copernicano, fra le perplessità suscitate in molti teologi, ci fu anche quella riguardante
la possibilità dell'esistenza di uomini fuori della Terra. Questa ipotesi sembrava loro
non conciliabile con la nostra fede. Essi non potevano concepire che il Figlio di Dio si
fosse incarnato su un pianeta che il sistema copernicano veniva a perdere la sua
importanza. Perciò chiesero allo scienziato di essere più prudente nelle sue
affermazioni.»
"Galileo, prudente o no, aveva ragione, ma fu condannato come eretico. Ora il Concilio
Vaticano II lo ha riabilitato. Ma i teologi hanno superato le perplessità che portarono
alla condanna di Galileo?"
«Col passare del tempo non solo ci riuscirono, ma arrivarono addirittura a farsi
convinti assertori della possibilità di una vita razionale fuori dalla Terra. Specialmente
nel secolo scorso videro nella ipotesi della pluralità dei mondi abitati una risposta ai
problemi del nascente razionalismo. Uno dei più noti predicatori di "Notre Dame", la
cattedrale di Parigi, padre Felix, contrapponeva a chi gli domandava del piccolo
numero di uomini terrestri che si sarebbero salvati, i miliardi di uomini abitanti in altre
località dello spazio cosmico che si salvano. In Italia il padre Angelo Secchi, fondatore
dell'Osservatorio astronomico del Collegio Romano e uno dei massimi esponenti
dell'astrofisica, riteneva assurdo pensare che gli immensi spazi rivelati dalla scienza
fossero vuoti. L'ipotesi è stata creduta probabile dal filosofo francese Bergson in forza
della sua teoria sui "gradi della vita". Come si vede, per i teologi il problema è sorto
molto prima che i dischi volanti apparissero nel nostro cielo.»
"Se si scoprisse, un giorno, l'esistenza di uomini, nel senso di esseri razionali, su altri
pianeti o corpi celesti, che cosa direbbero i teologi a sostegno della Rivelazione e della
Redenzione che Cristo ha operato, a quanto riteniamo, solo sulla Terra?"
«I teologi saranno molto contenti di constatare che la potenza di Dio non si è limitata
a creare un solo mondo abitato da esseri razionali e che la sua sapienza è veramente
"multiforme", come dice San Paolo. Faranno anche un bell'atto di umiltà constatando
la propria pochezza di fronte all'immensità di Dio. In particolare, poi, scopriranno che
l'ordine di provvidenza nel quale noi viviamo, e che ha come avvenimenti centrali la
creazione, la caduta dell'uomo e la sua redenzione, non è l'unico esistente, ma uno dei
tanti voluti da Dio.»
"Ma ci saranno pure cose, pensieri, idee anche religiose diverse fra noi e gli
extraterrestri."
«Infatti. Non avremo in comune l'ordine di provvidenza nel quale siamo stati creati.
Ripeto che nel nostro ordine di provvidenza gli avvenimenti fondamentali sono il
peccato originale e la redenzione. Può darsi che gli abitanti degli altri mondi non
abbiano né l'uno né l'altra: cioè che non abbiano peccato, come noi uomini, che si
siano mantenuti fedeli a Dio. In tal caso, essi non hanno avuto bisogno di redenzione.
Cristo perciò sarebbe loro "capo" non a titolo di redenzione, ma semplicemente a titolo
di creazione, in quanto li ha creati a sua immagine e somiglianza. Navighiamo nel
campo delle ipotesi. Solo la scienza positiva ci potrà dire se un giorno saranno realtà.»
A distanza di un anno il gesuita rilasciò al giornalista Marco Nese un'altra intervista
pubblicata il 16 novembre 1978 sul noto settimanale "La Domenica del Corriere". Ecco
alcuni passaggi della conversazione tra il teologo ed il reporter tratti dall'articolo "Negli
UFO volano brave persone".
«Un argomento del genere - afferma Grasso - non può lasciare indifferente la teologia.
Da anni, ormai, si cerca di far uscire il problema dall'anticamera della fantascienza per
assegnargli il titolo di massima scoperta scientifica di tutti i tempi. Gli uomini
l'attendono, come denota l'ansia con cui si affrettano a segnalare l'avvistamento di
quei misteriosi velivoli battezzati dischi volanti. E gli scienziati da parte loro, non
mancano di avvalorare il sentimento popolare con dichiarazioni che non solo non
escludono la vita al di fuori della Terra, ma anzi lasciano credere alla sua probabilità.
Allora mi sono chiesto: quali conseguenze avrebbe sulla religione cattolica la scoperta
degli extraterrestri? In questa prospettiva bisogna dire che la Bibbia non contempla
l'ipotesi di altre umanità. Neanche però le esclude, appunto perché i suoi argomenti
sono limitati alla Terra. Sicché l'eventuale esistenza di extraterrestri non sarebbe in
contrasto con le Scritture. Un cattolico, in sostanza, è libero di accettare o negare
l'ipotesi di altri mondi abitati.»
"Ma lei crede alla vita su altri pianeti?"
«Spetta, naturalmente, agli scienziati dare una risposta definitiva. Ma io, come
teologo, posso dedurre per conseguenza logica l'esistenza di altre umanità. Ma c'è
un'altra considerazione che mi spinge a pormi l'ipotesi di altri mondi abitati, ed è il
problema del male. Per alcuni, il male è talmente assurdo da essere inconciliabile con
l'esistenza stessa di Dio. "Di fronte al dolore del mondo, di fronte all'ingiustizia, - dice
Horckheimer - è impossibile credere nel dogma dell'esistenza di un Dio onnipotente e
sommamente buono." lo, invece, rovescio il discorso. Proprio perché questo mondo è
pieno di dolore e di ingiustizia, si può pensare che ne esistano altri in cui l'uomo,
sempre creato da Dio, abbia fatto un uso migliore della sua libertà, senza il peccato.»
"Ammesso, come dice lei, che gli extraterrestri siano moralmente migliori di noi, esiste
una possibilità di dialogo con loro?"
«Certamente. Se la scienza riuscirà a stabilire veramente un rapporto con gli abitanti
di altri mondi, il nostro incontro con gli uomini extraterrestri sarà religiosamente
fecondo. In ogni caso, sia noi sia loro siamo obbligati all'osservanza della legge
naturale, a fare il bene e fuggire il male, secondo i dettami della nostra natura
razionale. I dieci comandamenti sarebbero quindi il terreno sul quale incontrarci e
collaborare.»
Le dichiarazioni di Padre Grasso sulle questione UFO (compresi, come vedremo, i due
suoi interventi apparsi sull'allora organo d'informazione del CUN) vanno a inserirsi in
quel susseguirsi di eventi a carattere ufologico che caratterizzarono gli anni '70.
È noto come il periodo 1973-1979 sia stato il più intenso e ricco per quanto concerne
l'attività UFO in tutto il mondo, e che toccò il suo apice, specialmente in Italia, nel
biennio 1978-79.
In quel periodo il fenomeno UFO si manifestò massicciamente nel nostro Paese,
l'impatto e la portata che ebbe sull'opinione pubblica e, sulle stesse autorità, fu tale da
calamitare sistematicamente l'attenzione sia degli organi d'informazione nazionali che
di rotocalchi vari.
Tra l'altro anche periodici legati alla Chiesa stessa si occuparono di tali eventi,
rivolgendosi con la dovuta attenzione, che inevitabilmente furono oggetto di dibattiti
anche tra gli stessi fedeli.
Il 28 gennaio del 1979 il settimanale cattolico di informazione "Famiglia Cristiana"
pubblicò l'interessante articolo "Un inverno pieno di UFO" scritto dal noto giornalista
Bruno Ghibaudi. Quest'ultimo già in passato si era interessato al fenomeno UFO con
un'inchiesta a puntate sulla "Settimana Incom" che culminò in un ulteriore servizio, a
fine '62, nel quale veniva riassunta la posizione generale della Chiesa cattolica.
Nel 1979 Famiglia Cristiana era divenuto l'organo di stampa più diffuso nel mondo
cattolico nonché una delle riviste più vendute in Italia; il periodico era stato fondato
nel dicembre 1931 dal beato Giacomo Alberione, il quale sosteneva che la "nuova
frontiera" dell'evangelizzazione fossero proprio i mezzi di comunicazione.
L'articolo di Ghibaudi si proponeva di stilare una sorta di elenco dei più clamorosi
avvistamenti avvenuti negli ultimi mesi del '78 all'estero e principalmente in Italia e in
particolare alle note manifestazioni verificatesi sul versante adriatico.
In effetti, il servizio aprì proprio con le segnalazioni dei pescatori abruzzesi e
marchigiani di Giulianova e San Benedetto del Tronto delle strane formazioni di
colonne d'acqua di 5 metri di diametro che si levavano improvvisamente a oltre 30
metri, di fasci di luce che misteriosamente apparivano e scomparivano nel buio della
notte; interferenze elettromagnetiche nelle comunicazioni radio e sui radar di bordo
oltre a sagome scure o globi di luce emersi dall'acqua e silenziosi spostarsi a scatti per
poi immergersi o sparire in tutte le direzioni.
Altro caso citato è quello della tragica fine dei due fratelli De Fulgentis trovati il 25
ottobre a circa 20 metri di profondità al largo di Martinsicuro. Entrambi pescatori, la
sera prima, con condizioni di mare calmo, erano usciti per pescare; la loro
imbarcazione immersa accanto ai corpi era "in linea di navigazione" ossia come se
qualcuno l'avesse sommersa versando l'acqua dall'alto. La stessa autopsia, i cui referti
furono secretati, sembra avesse rivelato l'assenza di tracce d'acqua nei polmoni di
entrambe i pescatori.
L'articolo di Ghibaudi è un susseguirsi di segnalazioni: l'atterraggio il 12 novembre di
un grande UFO discoidale vicino un centro di ascolto vicino la capitale Kuwait a cui
assistettero diversi tecnici del Centro e di un vicino impianto petrolifero; sempre quel
giorno, ma anche nei successivi, diversi avvistamenti con numerosi testimoni vengono
segnalati in Abruzzo (Silvi, Sulmona), Molise (Campobasso) a Modena, Pisa e Napoli.
Il giornalista italiano, tra l'altro, riporta due casi importanti e che faranno discutere gli
ufologi negli anni a venire, quello del rapimento alieno del metronotte Fortunato
Zanfretta e la misteriosa scomparsa del pilota civile australiano Frederick Valentich e
del suo velivolo Cessa in seguito a un incontro ravvicinato in volo con un UFO.
L'articolo non manca di citare diversi avvistamenti avvenuti in Italia - e che evito di
menzionare per non dilungarmi troppo - nel mese di dicembre e che hanno fatto
discutere i media nazionali come ad esempio l'avvistamento di UFO del 14 su Roma (a
cui assisteranno agenti di Polizia sul tetto della Questura bombardata da segnalazioni
dei cittadini) e quello del 28, del blocco della centrale elettrica di Pietracamela (TE), ai
piedi del Gran Sasso, in concomitanza del passaggio a bassa quota di un globo
rossastro.
LA PERFEZIONE È ANCHE IN ALTRI PIANETI
In concomitanza al servizio di Famiglia Cristiana nel gennaio del 1979 la rivista del
CUN "Notiziario UFO" pubblicò un'intervista, fatta da Claudio Gallo, a padre Domenico
Grasso e di cui riporto alcuni passaggi:
"Da quanto tempo Padre, lei s'interessa del fenomeno UFO?"
«La prima volta avvenne nel 1952, quando si cominciò a parlare con una certa
insistenza dei dischi volanti. In quell'anno la rivista "OGGI" pubblicò un articolo di
Padre Gemelli in cui il Rettore dell'Università Cattolica si dimostrava del tutto contrario
all'esistenza di esseri razionali in altri pianeti. Letto l'articolo, alcuni si rivolsero al
Direttore di "Civiltà Cattolica" perché questa rivista esprimesse il proprio parere
sull'argomento. Ne fui incaricato io. Scrissi così l'articolo "La teologia e la pluralità dei
mondi abitati", uscito nel novembre di quell'anno che ebbe un grande successo. La
stessa rivista "OGGI" lo riprese e lo pubblicò integralmente.»
"Che cosa diceva in quell'articolo?"
«Dopo aver fatto un po' la storia del problema, esponendo così come era stato visto
da teologi e predicatori cattolici dal Rinascimento ai nostri giorni, mi ponevo il
problema sul piano strettamente teologico. Affermavo che, stando ai principi della
teologia, l'ipotesi della pluralità dei mondi abitati da altri esseri razionali non era né
richiesta né respinta da questa scienza. Si poteva cioè ammettere o respingere
l'audace ipotesi, senza che ciò implicasse un mettersi contro la teologia. La questione
era di competenza non della scienza sacra, ma della scienza positiva.»
"Finora l'autorità ecclesiastica si è mai pronunciata sul fenomeno degli UFO?"
«No, mai. La ragione è che l'autorità ecclesiastica prende posizione su un problema
quando questo è arrivato a un grado di maturazione abbastanza avanzato, e presenta
risvolti religiosi e morali. Finora ciò non è avvenuto. Il problema degli UFO sembra
ancora rientrare nel dominio della fantascienza. È ancora riservato a pochi studiosi.»
"Padre, cosa succederebbe se un giorno gli uomini di scienza riuscissero, se non i
dimostrare, almeno a dare una grande probabilità all'origine extraterrestre degli UFO?"
«La Chiesa allora sarebbe obbligata a prendere posizione, perché il problema la tocca
da vicino, trattandosi di uomini creati da Dio, come quelli esistenti su questa terra. Di
essi dovrebbe esaminare il piano di provvidenza nel quale sono stati creati e in quale
rapporto stanno con Gesù Cristo che, a dire di San Paolo, è colui per il quale tutte le
cose, sia quelle sulla terra sia quelle dei cieli, sono state fatte. Il problema esigerebbe
un lungo discorso che è meglio rimandare ad altra sessione.»
"Secondo Lei con quale spirito i ricercatori debbono occuparsi della Ufologia?"
«Dovrebbero occuparsene con lo stesso spirito con cui si occupano degli altri problemi
scientifici. Nulla vieta che in esso portino un certo entusiasmo perché la questione è
veramente appassionante e, se le si potesse dare una risposta positiva, costituirebbe
la più grande scoperta di tutti i tempi. L'entusiasmo però non deve far velo al
ragionamento e indurli a esaminare il problema con un rigore inferiore a quello proprio
dell'uomo di scienza.»
Inoltre, sempre sul periodico ufologico italiano il gesuita intervenne nuovamente con
un suo articolo, in due parti, intitolato "UFO e teologia cristiana" pubblicato nei mesi di
settembre e ottobre 1979 (e sua volta riproposto nel 1995 nei primi due numeri della
nuova edizione di Notiziario UFO). Nel pezzo padre Grasso espone diverse
argomentazioni di carattere teologico che in parte sono già state accennate in
precedenza e, data la lunghezza del testo, riporto per completezza solo in alcune sue
parti.
In base a quanto scritto nella Bibbia, Dio avrebbe creato tutto per la sua gloria e che
avrebbe raggiunto questo scopo nell'uomo e per l'uomo.
Secondo padre Grasso (citando Salmo 18,2) tutti i cieli cantano la gloria di Dio perché
essi riflettono le perfezioni divine, ma solo l'uomo è fatto a "immagine e somiglianza di
Dio" (Genesi 2,7), perché soltanto nell'uomo ha infuso "l'alito" col quale egli partecipa
della stessa natura di Dio.
«L'alito della vita dell'uomo - scrive il gesuita - fa di lui un'immagine di Dio, ciò che
non avviene negli altri esseri nei quali di Dio c'è solo un riflesso, un vestigio. È in forza
di questo alito divino, di questa "proporzione" divina che è in Lui che l'uomo è in
condizione di conoscere Dio, di dialogare con Lui, di ascoltare la Sua voce e di
risponderGli. È quest'alito che lo rende arbitro del proprio destino, libero di obbedire al
piano concepito da Dio sui di Lui o di trasgredirlo... Creando l'uomo dotato di
intelligenza Dio ha inteso fame un essere capace di dialogare con Lui, non solo
ascoltando la sua parola e rispondendoGli, come liberamente si esprime il libro della
Genesi in riferimento ai rapporti tra i nostri genitori e Dio, ma anche indirettamente,
cioè conoscendo le cose create e riferendo alla loro sorgente le perfezioni di bontà, di
verità e di bellezza in esse contenute. È proprio da questa prospettiva che parte
l'ipotesi cui i teologi esigono di più per argomentare sulla possibilità, per non dire sulla
probabilità dell'esistenza di uomini fuori dal nostro pianeta. Se essi dicono, le cose
sono state create per rendere gloria a Dio, se d'altra parte questa gloria non può
esserGli resa se non tramite l'intelligenza umana, dobbiamo legittimamente dedurre
che negli spazi inaccessibili all'osservazione dell'uomo o alla portata dei suoi strumenti
scientifici, debbano esserci altri uomini, altre umanità capaci di conoscere le perfezioni
che Dio ha posto in quegli esseri e riferirne la gloria al creatore. Perché infatti, le
perfezioni che Dio ha profuso con tanta larghezza nell'universo dovrebbero rimanere
nascoste e non cantare esse pure la gloria di Dio? Non sarebbe questa una stonatura
indegna di Dio? Chi scrive un libro sapendo che non verrà mai letto da nessuno, o
dipinge un quadro per nasconderlo affinché nessuno lo veda?
Qualcuno potrebbe obiettare che l'argomento dimostra soltanto la necessità che tutte
le perfezioni dell'universo siano riferite a Dio da qualche intelligenza di raccogliere, ma
non che questa intelligenza debba essere quella di un uomo. Basterebbe che fosse
quella di un angelo. L'argomento non sembra convincente. Infatti gli angeli sarebbero
puri spiriti, e come tali non possono conoscere la materia, se non in modo mediato e
indiretto, così come gli uomini fanno con lo spirito. In tal caso ci sarebbe qualcosa
delle perfezioni divine che rimarrebbe nascosto allo stesso "occhio" angelico. Il Pohle
perciò crede di poter concludere: "Sembra del tutto conforme al fine ultimo del mondo
che i corpi celesti abitabili siano popolati da creature, che riferiscano alla gloria del
Creatore le bellezze corporee dei mondi nello stesso modo che fa l'uomo per il suo
mondo più piccolo". (Joseph Pohle teologo tedesco, "Die Stemen Welt und ihre
Bewohner", Colonia 1904, p. 457).
L'argomento non manca di una logica interna. Se tutto dev'essere riferito a Dio,
dovunque c'è un essere creato, ivi deve esserci un 'intelligenza capace di farlo. In tal
caso o ammettiamo che l'uomo con la sua intelligenza e la sua scienza sarà un giorno
in grado di esplorare tutto l'universo, il che sembra un 'ipotesi davvero
fantascientifica, o dobbiamo ammettere che l'uomo che noi conosciamo non sia il solo
che popoli l'universo. Angelo Secchi, grande astronomo del secolo scorso, non poté
fare a meno di dedurre questa conclusione di fronte all'immensità dell'universo che le
sue scoperte venivano sempre più allargando. "Per noi, egli scrisse, sembrerebbe
assurdo riguardare quelle vaste regioni come deserti inabitati: esse devono essere
popolate da esseri intelligenti e ragionevoli, capaci di conoscere, di onorare ed amare
il loro Creatore". ("Le soleil", Parigi 1877, voI. II, p. 480).
E più recentemente il Bavink: "Se questo universo deve avere un significato mi
sembra in ogni modo assurdo cercare tale significato solo sulla nostra piccola storia
terrestre". (Bemhard Bavink, matematico e filosofo, "Risultati e problemi delle scienze
naturali", Firenze 1947, p. 272).
Vi sono però anche altri argomenti che i teologi ritengono di poter invocare a favore
dell'esistenza di uomini in altri pianeti. In particolare quello della perfezione
dell'universo. È un argomento di S. Tommaso del quale essi fanno un'estensione.
Secondo l'Angelico (Contra gentes II, 92), l'ordine dell'universo esige che il meno
nobile sia fatto per il più nobile, e che quest'ultimo abbia sul primo un'eccedenza
anche numerica. È necessario perciò, in forza di questo principio, che le cose nobili si
moltiplichino più di quelle inferiori. Così gli angeli tanto più nobili dell'uomo, debbono
superare questo non solo nella perfezione, ma anche nel numero. Se il principio è
valido, bisogna senz'altro concludere che gli esseri viventi siano più di quelli non
viventi e che tra i viventi quelli razionali siano più di quelli irrazionali. Il che porterebbe
alla conclusione che gli uomini, appunto perché più nobili, esistano dovunque esistano
esseri meno nobili di loro. Anzi l'argomento potrebbe portarci alla conclusione ancora
più densa di conseguenze. Il principio infatti che il più nobile possa prevalere sul meno
nobile vale non solo nel raffronto tra il vivente e il non vivente, o tra il vivente
razionale e quello irrazionale, ma anche all'interno della stessa classe di esseri, cioè,
nel nostro caso, degli stessi esseri razionali. Come nel mondo vegetale ed animale
vediamo un'infinita varietà di specie, l'una più perfetta delle altre, perché non
dovremmo ammettere 10 steso fatto per gli esseri umani? Questo significa che come
esiste una specie umana sul nostro pianeta dotata di determinate qualità (le quali per
quanto ci consentano di parlare di stirpi diverse, non ci permettono di dire che
esistano uomini superiori ed uomini inferiori), sarebbe possibile fare questo
ragionamento tra gli uomini del nostro pianeta e quelli di altri. Chi ci vieta cioè di dire
che il genere umano, con le caratteristiche psico-somatiche che lo distinguono, sia
solo un modo di realizzazione dell'essere razionale, così come il protozoo e la scimmia
antropomorfa sono modi diversi (e quanto diversi!) di realizzare lo stesso concetto di
vivente? Il Secchi ci presenta l'argomento in questi termini. "La vita - egli dice -
riempie l'universo, e con la vita va associata l'intelligenza, e come abbondano gli
esseri a noi inferiori, così possono in altre condizioni esisterne di quelli immensamente
più capaci di noi. Fra il debole lume di questo raggio divino che rifulge nel nostro
fragile composto, mercé del quale potremmo conoscere tante meraviglie, e la sapienza
dell'Autore di tutte le cose, è una infinita distanza che può essere intercalata da gradi
infiniti delle sue creature, per le quali i teoremi, che per noi sono frutto di ardui studi,
potrebbero essere semplici intuizioni". (La grandezza del creato, in op. cit. p. 215).
Ancora più chiaramente - scrive Grasso - l'argomento venne sfruttato dal Monsabré
(N.d.R. Padre Jacques Marie Louis Monsabré predicatore domenicano 1827-1876):
"Perché gli astri non sarebbero popolati da esseri meno grandi degli angeli, ma più
grandi di noi? Tra la vita intuitiva dei puri spiriti e la nostra vita composta,
ragionevole, sensitiva e vegetati va, vi è luogo per altre vite. Noi abbiamo avuto, è
vero l'incarnazione. Non è forse perché il divino pastore volle condurre tutto il suo
gregge al pascolo della eterna felicità, lasciò negli spazi le novantanove pecorelle, per
venire a cercare quaggiù la centesima smarrita?". (Esposizione del dogma cattolico,
conf. 102, Torino 1900, pp. 243-244.
Se cioè il Figlio di Dio per incarnarsi ha scelto la Terra, non l'ha fatto forse proprio
perché ce ne era bisogno, avendo gli uomini di quaggiù peccato mentre al peccato
sono rimasti immuni gli uomini di altri pianeti? Sono considerazioni forse un po'
curiose, ma non destituite di una certa ragionevolezza. Di fronte all'enigma del male
l'uomo cerca una spiegazione e non trovandola sulla Terra, la ricerca negli astri. È
innegabile che se in una miriade di umanità, la nostra fosse la sola ad essere afflitta
dal problema del male, questo potrebbe non poco del suo mistero. Le riflessioni finora
fatte non oltrepassano il grado della probabilità e della verosimiglianza. Esse provano
solo che l'ipotesi di una vita umana fuori della Terra non contrasta con nessun
principio della teologia, la quale anzi sarebbe contenta che l'ipotesi fosse vera.»
Padre Grasso infine fornisce un altro argomento teologico che si aggancia a
quanto finora esposto ed è quello del primato di Cristo sulla creazione:
«La considerazione del primato di Cristo - afferma il gesuita - ci porta logicamente a
un'altra riflessione, anch'essa non decisiva, ma non priva di interesse per chi attinge
dalla Bibbia le sue conoscenze. Noi sappiamo che sono possibili vari piani di
Provvidenza. Volendo comunicare le proprie perfezioni a creature razionali, capaci cioè
di entrare in dialogo con Lui, Dio aveva la scelta tra una gamma infinita di possibilità.
Poteva per esempio creare un mondo di uomini talmente perfetti, nei quali l'armonia
tra le facoltà inferiori della sensibilità, e quelle superiori dell'intelligenza e della volontà
libera, sarebbe stata così piena che essi non avrebbero mai abusato della loro libertà
per fare il male. È l'umanità che la Bibbia ci descrive, sia pure limitata a due persone,
prima del peccato che chiamiamo originale. Come pure nulla avrebbe vietato a Dio di
creare un mondo contrario, nel quale gli uomini avrebbero abusato della loro libertà
molto di più di quello che ha fatto l'uomo storico che noi conosciamo. Avrebbe poi
potuto creare un mondo di uomini in uno stato puramente naturale nel quale essi
avrebbero conosciuto il loro Creatore col solo uso della loro intelligenza, senza che Dio
venisse loro in aiuto con una particolare rivelazione. Né possiamo escludere un mondo
di superdotati, nei quali tutte le facoltà umane sarebbero state possedute nel grado
più alto, un mondo cioè di geni. Nulla vieta che queste possibilità, che per noi sono
semplici ipotesi, siano state effettivamente realizzate da Dio fuori dalla nostra Terra.
In tal caso avremmo varie umanità, espressione della sapienza di Dio, e da parte di
Cristo vari modi di esercitare il suo primato, tanto su uomini comuni come siamo noi,
quanto su uomini straordinari.»
(...)
fonte: Edicolaweb
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