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La Gelmini: "Gli studenti sono con me"

Bari, Napoli, Firenze, Torino, Bologna, Palermo, Milano e Roma in testa. Lezioni ferme almeno fino a sabato. La protesta dei ricercatori contro "la drammatica situazione in cui versano i centri del sapere per effetto dei tagli imposti dal ministro". Ma i neoeletti in Cnsu nelle liste di centrodestra confermano il pieno sostegno al decreto

Uffici e segreterie chiuse, lezioni annullate. Fuori molti docenti e parte del personale amministrativo, dentro studenti, ricercatori e tutti quelli che "sono contro la Gelmini". Le università italiane sono quasi tutte occupate. E la settimana si prospetta delle più calde. L'azione di protesta contro il disegno di legge del ministro dell'Istruzione andrà avanti almeno fino a sabato 22. Per domani è anche prevista un'iniziativa a reti unificate: dalle 11.00 alle 13.00 tutte le radio d'Ateneo racconteranno la mobilitazione con collegamenti da Palazzo Madama e dalle università. Obiettivo del programma, proseguire la discussione sul web, sui portali dei media universitari sulla situazione dei ricercatori che - spiega Marco Merafina, coordinatore nazionale dei ricercatori italiani - "vivono in una situazione di precarizzazione insostenibile".

Ma Mariastella Gelmini non molla. E anzi, rispondendo alle critiche, spiega perché questa riforma è da fare: "Il ddl cambia completamente il sistema universitario italiano. Elimina sprechi e privilegi, rivede la governance degli atenei, punta sul merito, apre le porte ai giovani. La stragrande maggioranza degli studenti, come dimostrano le recenti elezioni universitarie, ha voglia di cambiare e non ha nessuna intenzione di seguire chi cerca di strumentalizzarli. Quindi andiamo avanti con il disegno di legge", ha detto. Delle parole, queste, che suonano dolci alle orecchie dei neoeletti nelle liste di centrodestra alle elezioni del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari che per il sottosegretario all'Istruzione Giuseppe Pizza "confermano il pieno sostegno dei giovani al ddl Gelmini". Parole sante. Tant'è vero che Andrea Volpi, capogruppo del centrodestra in Cnsu, ritiene che queste siano "ridicole, pretestuose e in alcuni casi anche violente occupazioni organizzate ad arte da una certa parte politica per mantenere lo status quo e l'insieme di privilegi che attanaglia il sistema accademico italiano". Certo è che non si può dire che tutti gli altri studenti la pensino così. Anzi. Per molti di loro le parole "rassicuranti" del ministro suonano come un mero "contentino".

E infatti è Roma la capitale della protesta contro il disegno di legge. In prima fila contro i tagli ci sono i ricercatori, i più penalizzati dal nuovo sistema accademico disegnato dalla riforma del governo. Al loro fianco docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti. Fino a sabato momenti di confronto e blocco a singhiozzo della didattica interesseranno le facoltà dei tre principali atenei statali romani: Tor Vergata, la Sapienza e Roma Tre. Due le giornate clou: oggi l'occupazione simbolica dei rettorati; domani ci sarà un sit-in nazionale di protesta davanti al Senato, dove è attualmente in discussione il ddl Gelmini.

Il copione della protesta resta lo stesso in tutta Italia: i promotori delle iniziative di lotta denunciano "la situazione drammatica in cui versano gli atenei per effetto dei tagli al finanziamento - in parte già attuati e in parte da attuare fino al 2012 - e i contenuti del ddl Gelmini, un provvedimento che tende a scardinare il sistema dell'università pubblica". Una nota dolente è rappresentata dal modello di docenza presente e futuro "sempre più costituito da pochi docenti di ruolo e da una base amplissima di precari in attività ma non riconosciuti". Attualmente, infatti, i ricercatori - pur non avendo lo status di docente - si sobbarcano circa il 40% della didattica ufficiale degli atenei.

Occupano anche i ricercatori e gli studenti della Statale di Milano che hanno marciato in corteo verso il rettorato e in circa duecento lo hanno infine occupato ottenendo un colloquio con il direttore amministrativo. L'iniziativa fa parte della settimana di mobilitazione nazionale degli atenei, proclamata da un ampio ventaglio di organizzazioni sindacali e associazioni. Dal rettorato è già stato calato lo striscione "L'università pubblica è un diritto. Difendiamola", "No ai tagli e alla legge Gelmini". All'università Bicocca invece è stato allestito un banchetto informativo, mentre al Politecnico è previsto un presidio. Le proteste coinvolgeranno anche la Statale di Bergamo, quella di Brescia e la sede comasca dell'università dell'Insubria con assemblee di tutte le componenti universitarie.

Singolare forma di protesta di una trentina di studenti universitari a Torino. In 50 si sono sdraiati in via XX Settembre esponendo cartelli con la scritta "La nostra universita" sta morendo. I giovani si sono poi diretti verso palazzo Nuovo da dove è partito un corteo fino al rettorato. La protesta è continuata con un'occupazione simbolica del Politecnico. In particolare, le iniziative si sono concentrate nelle facoltà di Agraria e Veterinaria che hanno sede a Grugliasco, dove la protesta era già partita ieri con un presidio. A Bologna invece lo scenario è un altro. Il rettore dell'università, Ivano Dionigi, ha dato udienza all'assemblea di docenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo e studenti che ha occupato pacificamente il rettorato, ma non ha firmato il documento in cui gli veniva chiesto di prendere una posizione chiara contro il ddl Gelmini. Il ddl - ha detto - "non deve essere respinto, ma emendato". Uniche concessioni alle richieste dell'assemblea, la convinzione "che vada rivendicata l'autonomia, per non essere tutti regolamentati nei minimi particolari con un algoritmo unico e che il ddl dice troppo poco sulle risorse".

Quella di Bari è stata una delle prime università ad occupare. Dopo essere rimasti in facoltà tutta la notte, gli studenti hanno calato uno striscione dal portone principale. Il caro-tasse rappresenta il motivo della protesta. Dalle facoltà di Scienze Politiche, Matematica e Lettere, gli universitari hanno chiesto il ritiro della proposta formulata dalla commissione bilancio che prevede un aumento indiscriminato della contribuzione studentesca: sarebbero risparmiati solo i redditi inferiori a 13mila euro, per tutte le altre fasce incrementi dal 25 al 27%. "Abbiamo studiato ed elaborato un sistema di tassazione sociale equa che gravi solo sui redditi più alti - spiegano gli occupanti - ma il rettore non si è mai voluto confrontare con noi. Così in assenza di dialogo imponiamo la trattativa occupando".

Anche a Firenze, questa mattina, è scoppiata la protesta. Ad occupare sono però soprattutto i ricercatori, tecnici amministrativi, docenti e solo alla fine gli studenti che hanno invaso l'aula magna del rettorato protestando contro la riforma dell'università in discussione domani al Senato. Inizia così una settimana di mobilitazione anche in Toscana. Proteste e occupazioni dei rettorati in tutte e tre le università generaliste: Firenze, Pisa e Siena.

Assemblee e occupazioni simboliche anche dei rettorati delle università partenopee contro il "sottofinanziamento previsto dall'ipotesi di riforma del sistema universitario". Nella sede centrale dell'Università Federico II si sono dati appuntamento ricercatori, professori ordinari e associati per ribadire il loro "no" ai tagli agli atenei previsti dalla riforma Gelmini e sostenere la necessità di garantire alle nuove generazioni la possibilità di lavorare nel mondo universitario.

Il copione si è ripetuto anche nei rettorati delle università siciliane 10 che sono stati occupati simbolicamente dal movimento docenti, precari e studenti per chiedere la revoca del decreto. A Palermo oltre duecenti professori e studenti hanno indetto un'assemblea per "manifestare contro la riforma e concordare le iniziative di mobilitazione dei prossimi giorni", prima di occupare lo Steri, sede del rettorato. Un'assemblea con presidio permanente è stata organizzata a Catania dove è stato contestato anche il possibile trasferimento della facoltà di Lettere che, in caso di apertura del quarto polo universitario in Sicilia, sarebbe spostata a Ragusa. Occupato anche il rettorato dell'università di Messina.

Un'assemblea pubblica contro il ddl Gelmini, rivolta in particolar modo ai ricercatori di ruolo e precari, è stata organizzata nell'Università della Valle d'Aosta, un ateneo non statale finanziato in gran parte dalla Regione. Secondo i sindacati promotori della mobilitazione nazionale il provvedimento del governo "accentua l'attacco all'autonomia universitaria con l'attribuzione del potere di valutare l'attività del singolo docente a un'Agenzia nominata dal Governo". Fonte
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