libro dedicato ai due figli morti degli scrittori Grossman e Drivi
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L’ultimo lavoro del giornalista de La7, infatti, ha un taglio «intimo, poetico e quasi da romanzo». Lo dimostra lo stesso incipit di “Scintille. Una storia di anime vagabonde”: la vicenda che Lerner racconta fornisce un ritratto di sé stesso che non risulta, nemmeno per un attimo, scontato o frivolo.
Quelli di Lerner sono 55 anni vissuti tra il Medio Oriente ed il Vecchio Continente che in questo caso rappresentano entrambi estremi geopolitici e, al contempo, genealogici visto il dna cosmopolita dell’«Infedele» nato, infatti, da padre askenazita e da madre libanese. Ma non solo la premessa biografica dell’Autore appare peculiare, anche il titolo del volume è significativo: Carlo Feltrinelli lo ha voluto fortemente rispetto a “Gilgul”, quello che Lerner aveva inizialmente pensato per identificare il suo viaggio letterario.
In ebraico “gilgul” identifica il vagabondaggio, il giro dantesco dell’inferno delle anime dannate. Il termine ha - non a caso - la stessa radice di “galùth”, parola che identifica la diaspora millenaria del popolo ebraico. Come parte di questo popolo anche l’Autore si autodefinisce «coscritto fra le anime in eterno gilgul, nostalgiche di corpi cui non faranno ritorno». D’altra parte le “scintille” cui si fa riferimento altro non sono che piccole luci sprizzanti dalle anime dei defunti perse nella «mischia di instabilità e frenesia che fa bussare alle porte dei vivi gli spiriti dei morti di morte dolorosa o ingiusta».
Ma per ogni viaggio c’è un punto di partenza. E quello di Lerner non è univoco. Con lui si parte alla ricerca delle sue identità perdute ripercorrendo più luoghi: Vilnius, Boryslaw, il Libano. E il merito maggiore di Lerner è quello di non limitarsi a ricordarli com’erano… ma soprattutto di descriverli – senza accantonare del tutto la lente della memoria - come sono oggi.
E’ questo il caso, ad esempio, della pagina più toccante del volume, quella in cui si descrivono i luoghi del Libano nei quali Lerner si sofferma a recitare il Kaddish per omaggiare la memoria di due giovani morti in guerra: i figli di David Grossman e di Manuela Dviri. Scrittore il primo e giornalista-pacifista la seconda, entrambi amici di Gad e accumunati dal triste destino di aver perso per sempre i propri figli in una guerra infinita quanto drammatica.
In questa e in altre pagine di “Scintille” ogni “storia” raccontata rimanda alla “Storia” qua talis e i problemi mediorientali finiscono per ritrovarsi inseriti in un ciclo di avvenimenti che finiscono per riguardare non solo i ricordi e gli affetti di Lerner, ma – almeno potenzialmente – quelli di ciascuno di noi. E ciò è possibile perché la «ricerca del passato» condotta dall’Autore non è mai vendicativa, malinconica o negativa.
se eviteremo di dire cose perche' dispiacciono a qualcuno non diremo mai la verita'