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le verità nascoste

Ultimo Aggiornamento: 30/05/2023 16:02
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28/05/2010 11:43
 
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ogni tanto su raistoria passano dei video musicali d'annata, tra cui alcuni di Amanda Lear. Mi è rivenuto in mente un vecchio dilemma..


Ma allora, Amanda Lear è un trans? ...

( articolo di Giovambattista Brambilla, fotografo e giornalista )

Nel corso degli anni ho messo insieme un bel dossier su Amanda Lear, tanto che potrei scriverne un libro dettagliatissimo. Non solo perché mi appassionò, da ragazzino, come cantante ma perché il suo caso è uno dei più strabilianti e misteriosi che siano mai accaduti nella storia del costume internazionale.
Chi è veramente? Dov'è nata? E soprattutto è davvero un transessuale?
Mi limito qui a tirare le somme da ciò che ho trovato scritto da altri in articoli e libri.
Innanzi tutto bisogna ammettere che Amanda è estremamente modesta, oltre che riservata, intelligente e di talento. Altre, con un passato e carriera simile, c'avrebbero fantasticato e marciato non poco. Lei invece è sempre vaga nei particolari, discreta e assai avara nel fornire nomi e date.

La sua love-story e collaborazione artistica con David Bowie, nel 1973, è assolutamente vera. Oggi non ho spazio per raccontarvela ma se andate su Youtube.com troverete il video del brano di Bowie “Sorrow”, in cui figurano insieme.
In quell'anno fu voluta da Brian Eno sulla copertina dell'LP “For Your Pleasure” dei Roxy Music, con pantera nera al guinzaglio, ed è vero che fu legata pure di Bryan Ferry, leader del gruppo.
E' anche vero che fu la donna più importante nella vita di Salvador Dalì (1904-1989), dopo sua moglie Gala.

Ma questo è nulla, solo la punta di un iceberg del “caso Amanda”. Parafrasando il titolo del film “Poirot e il caso Amanda”, tratto nel 1966 da un giallo, del 1935, di Agatha Christie. Forse, Amanda lesse il libro e ne copiò il nome. Chissà.

Molte sono le cose tenute segrete o ambigue dalla Lear, perché altrimenti dovrebbe spiegare come mai non coincidano molte date che la riguardano e particolari del suo passato che lei ha voluto cancellare.

Specialmente il “vero” modo in cui conobbe Dalì. Non la solita storiella che lei racconta ed ingarbuglia da anni, contraddicendosi ad ogni passo. Ma anche di questo non vi dirò, perché oggi puntiamo le luci di scena solo sulla sua persona. O meglio: sul suo corpo. Nella biografia ufficiale dichiara d'essere nata il 18 giugno 1946 a Hong Kong da padre marinaio anglo-francese, che secondo lei si trovava con l'armata francese in Indocina, e da madre russo-asiatica.

Ma i francesi ritornarono in Indocina (e solo nel Vietnam) soltanto il 23 novembre 1946 e le cose non quadrano. Inoltre, perché poi nascere nell'inglese Hong Kong se il padre stava in Vietnam, migliaia di chilometri più a sud?

Amanda Lear in molte interviste, specie agli esordi come regina della Disco tra il 1976 e 1978, diede altre versioni fantasiose, non ultima quella che sarebbe nata in Transilvania o a Saigon da padre irlandese. In realtà se si leggono i vecchi ritagli che la riguardano, la data fluttua tra il 1946 e il 1952. E di anno in anno viene ritoccata ad-hoc. Inoltre lei fa credere che Lear sia il cognome inglese del padre.

Ma nel 1978, la celeberrima e quotata giornalista Camilla Cederna (1911-1997), s'interessa all'ambiguo “caso Amanda” e in uno strepitoso articolo per “TV Sorrisi e Canzoni” rivela una cosa inaudita. Durante la sua inchiesta, riesce a dare una sbirciata al passaporto francese della cantante depositato al bureau del suo albergo a Milano. Risulta rilasciato a Carcassonne (Sud della Francia) ed è intestato a “Alain Tap, detto Amanda, travestito, nato a Saigon il 18 giugno 1939” e più sotto “Nome d'arte: Peki d'Oslo”.

Accidenti che impicciona la Cederna! Peggio di Agatha Christie. Nel suo articolo dice anche che come “travestito Maurice” si ricordavano, a Milano, che s'esibiva al teatrino “Le Maschere” negli anni '60. Come Peki d'Oslo s'esibì invece al “Chez Nous” di Berlino.
Nel frattempo, su “Playboy” italiano del febbraio 1978, erano già apparse delle foto completamente nude di Amanda Lear.

S'iniziò a parlare sempre meno della sua dubbia sessualità e nell'aprile dell'anno seguente Amanda sposò a Las Vegas il nobile 28enne Alain Philippe Malagnac, che sino da tenera età era stato amante e segretario del famoso scrittore gay Roger Peyrefitte (1907-2000).

Sul certificato di matrimonio non figura neppure località e anno di nascita degli sposi. Non si sa se per la legge francese sia valido. Nessuno ha mai indagato. Sui giornali che ne danno notizia, Amanda è dichiarata 36enne, quindi nata nel 1943.
Alain Philippe morirà in un incendio, le cui vere cause sono sconosciute, nella casa che comprò con Amanda a Saint-Etienne-du-Grès. Neanche poi tanto distante da Carcassonne.
Il fatto, accaduto il 16 dicembre 2000, qui da noi è vissuto in modo particolare dai mass-media perché Amanda sta lavorando, con grande successo, alla televisione italiana in “Il brutto anatroccolo”.

Anche in questo caso, la Lear rimuove tutto ciò che la disturba.
Mai e poi mai dichiarerà ai giornalisti che suo marito è stato trovato morto, carbonizzato nel sonno, con il giovane ventenne Didier Dieufis come tutti i media strombazzano, ampiamente, in quei giorni.
Sceglie d'essere intervistata ufficialmente, in lacrime, solo da Maurizio Costanzo. Lì è costretta ad ammettere di sapere che il marito era gay ma non va oltre e non dice nulla di Didier. Parla dei suoi gatti e cani o dei dipinti di Dalì spariti nell'incendio.

All'estero, però, non la trattano coi guanti bianchi all'italiana e la tartassano.
In una intervista al “Daily Telegraph”, un mese dopo, gli chiedono chiaro e tondo se lei è davvero nata come Alain Tap e se da trans si faceva chiamare Peki d'Oslo. Lei nega tutto e aggiunge innocente: “Ho già detto molte volte che questa Peki d'Oslo non sono io. Controlla le date, non corrispondono."

Ma l'intervistatore, stupito, aggiunge che Alain Philippe non poté mai depositare la polizza dell'assicurazione sulla vita a favore di Amanda. Perché? Perché non riuscì a persuadere Amanda a dichiarare la sua età nell'apposito modulo.
Ma in un articolo dell'aprile 1979, apparso su “Novella 2000”, firmato da Maria Venturi (oggi celebre scrittrice “rosa”) s'erano letti altri particolari. Innanzi tutto l'articolo inaugura un nuovo “filone”, scaturito dopo le foto di “Playboy”.

Cioè che Amanda sarebbe sempre stata donna ma per lavorare aveva dovuto fingersi un travestito, di nome Peki d'Oslo, nello show di strip-tease del celeberrimo trans Coccinelle (1931-2006), al “Carrousel” di Parigi. Costei fu la prima ad operarsi a Casablanca dall'equipe del dottor Bourou, clinica che è indicato da molte fonti scritte come la stessa in cui effettuerà il cambio di sesso anche Peki d'Oslo.

Nell'articolo figurano molti dati finora sconosciuti, tra cui il nome di Serge Tap in qualità di padre. Si dice, che costui ritornò in Francia nel 1946 con la figlia di 8 anni e per una svista fu registrata allo stato civile col nome maschile di Alain Maurice Tap. Lo scritto è pieno di panzanate ridicole, quanto insostenibili, inventate dalla Venturi.
Soprattutto perché Amanda, nelle didascalie, è segnalata come 38enne. Quindi nata nel 1941. Ma secondo l'articolo, se la matematica non è una opinione, dovrebbe essere nata nel 1938.

E' citato anche un certo Lear che lei avrebbe sposato a Londra, per avvalorarne ancora di più la femminilità. Di questo dirò più ampiamente in seguito.
Intanto io, su “Dagospia” nel 2001, riferisco una mia scoperta. Su “TV Sorrisi”, Amanda Lear aveva appena dichiarato d’aver compiuto 53 anni l' 8 novembre 2000 (la data del 18 giugno è scomparsa e su questo ci sarebbe molto da dire ).
Quindi nata nel 1947.

Ma io nel frattempo trovai un vecchio numero della rivista “Lo Specchio” del 1961. Dentro c'è un bel paginone con foto dedicato al travestito Alain Louis René Maurice Tap, in arte “Amanda”, durante una esibizione nel night milanese “Caprice”.
Nell’articolo si specifica che il travestito Amanda, emulo della più celebre Coccinelle, è nato a Saigon , ex-Indocina francese, nel 1938.
Lo scrissi e ci andò di mezzo Roberto D'Agostino: non fu ospitato nella trasmissione “Cocktail d'amore” di Amanda Lear su Rai2.
Quindi oggi, nel 2008 e a conti fatti, Amanda dovrebbe avere la bellezza di 70 anni. Tondi tondi e tutto quadra.
Non i 62 anni ufficiali.

Ma c'è altro. Secondo la leggendaria April Ashley, altra trans del “Carrousel”, nel suo libro di memorie del 1982 dice che Alain Tap avrebbe raggiunto la compagnia parigina nel 1958.
In quei giorni furoreggiava il film “Sayonara” con Marlon Brando, così l'impresario gli coniò il nome esotico Peki, cui fu aggiunto “d'Oslo”, sia perché molta alta e magra, sia per ricordare le celebri spogliarelliste allora in voga (tipo: Dodò d'Ambourg).
Nel libro, è raccontato altro su Peki.

Nel 2002 raggiunsi via Email la Ashley e mi disse molte cose, tra l'altro che Peki aveva fatto due operazioni a Casablanca: la prima nel 1963 (con esito disastroso), la seconda nel 1964.

Naturalmente oggi Amanda Lear nega ogni sua connessione con April Ashley. Messa spalle al muro dal solito “Daily Telegraph” dichiarò nel 2001: “Oh, certo ho conosciuto la Ashley come tutti a Chelsea la conoscevano. Era dolce ma tutt'altra persona quando era sbronza. Era come Dr Jekyll e Mr Hyde.”

La Ashley racconta anche la “vera storia” del matrimonio della neo-operata a Casablanca (il nome Peki d'Oslo continuò a usarlo solo per il lavoro di spogliarellista e per le foto nuda su giornali osé) con uno sconosciuto Mister Lear, rimorchiato in un pub a clientela mezza-gay a Londra, nel 1965. Con un compenso di 50 sterline, pagate da Ashley al signor Lear, le nozze furono celebrate nel municipio di Chelsea.

La sposina, dopo aver mollato in pochi minuti il marito, non lo avrebbe mai più rivisto ma intanto ottenne cittadinanza e passaporto inglese.
Anche se qualcuno potrebbe definire la storia come fantasticheria d'una alcolizzata Ashley, è bastata una telefonata del giornalista spagnolo Antonio Gracia José al Chelsea Register Officer per avere queste informazioni pubbliche: matrimonio celebrato l'11 dicembre 1965, tra Morgan Paul Lear, studente di architettura di 20 anni e Amanda Tap, di 26 anni, modella.
In quel caso la sposa si trattenne e si ringiovanì solo d'un anno.

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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