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Manuale d'allevamento del Lucanus tetraodon

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2012 19:47
16/04/2010 09:37
 
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Premessa

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N.B.: E' vietata la riproduzione totale o parziale del materiale senza l'esplicito consenso dell'autore. V. Legge del 22 aprile 1941, n. 633
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Questa guida si propone di fornire le conoscenze adeguate a quanti decidessero di allevare il Lucanus tetraodon (protetto in Toscana) ed è una buona base di partenza anche per il L. cervus ( protetto in tutta l'Italia ) e per i Dorcus parallelepipedus e musimon .
Tralascio volutamente la descrizione dell'insetto in quanto ampiamente presente in rete.
Alleveremo alcune larve prelevate in natura , le porteremo allo stato di imago , metteremo gli adulti nelle condizioni di accoppiarsi e deporre le uova ed infine li libereremo nel posto in cui furono prelevate le larve, per consentire loro di riprodursi anche in natura .
La guida si articola nei seguenti capitoli :

1-Preparazione del pabulum
2-Preparazione del contenitore per le larve
3-Reperimento delle larve in natura
4-Sostituzione periodica del pabulum
5-Preparazione del terrario per gli adulti
6-Conduzione dell'allevamento

1-Preparazione del pabulum

Il pabulum che io fornisco alle mie larve è composto prevalentemente da legno di cerro ( Quercus cerris ) , completo di corteccia , demolito dai funghi , non dagli insetti , ma andranno bene anche il legno di faggio , di acero , di olmo , di pioppo ; contrariamente a quanto affermato da altri , eviterei di somministrare il legno di castagno : è pressochè sterile dal punto di vista entomologico .

Legno cerro macinato



Per informazioni più dettagliate rimando al mio articolo “ Il pabulum per i coleotteri “ ( freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9054086 ).

A questo aggiungo in proporzioni minime anche della terra argillosa ,


della corteccia macinata ( solo quella di piante giovani non ancora suberificata)


nella foto seguente due pezzi di cerro : quello di destra ha la corteccia giusta , l'altro ce l'ha troppo suberificata


ed una buona dose di zeccoli


La terra serve a dare corpo al prodotto e a mantenere l'umidità , la corteccia come arricchimento (la parte interna della corteccia è il floema al cui interno scorre la linfa elaborata ricchissima di zuccheri), gli zeccoli a ricreare l'ambiente e ad evitare il compattamento e l'anossia del pabulum .
Giusto per dare delle misure (in volume):
8 parti di legno macinato ,1 parte terra argillosa ,1 parte corteccia macinata , 2 parti di zeccoli .
Non aggiungo concimi od integratori nè pellet o cibo per cani / gatti .

2-Preparazione del contenitore per le larve


Fornendo loro spazio e cibo adeguati , le larve di Lucanus tetraodon non manifestano comportamenti predatori nei confronti di conspecifici ( qualche caso limitato alle sole larve L1) : forse l'organo stridulatorio ha proprio la funzione di comunicare la propria posizione ad altre eventuali larve nei paraggi onde scongiurare un incontro che potrebbe portarle fatalmente alla morte , visto l'armamento di cui madre natura le ha dotate....
foto mandibole
Alleveremo perciò le larve in gruppo .
Io utilizzo questo tipo di contenitore per allevare più larve :
in quello da 30x40cm circa 15 larve L3



in quello da 20x30cm circa 6 larve L3


ma si possono utilizzare anche le bottiglie :
da 1,5-2l 1 larva L3 se posta in verticale , da sdraiata 2 L3
da 5l 5 larve L3
o le vaschette del gelato per 3 L3
od i vasetti in vetro delle marmellate e del caffè solubile .
Foto di altri contenitori




Per altri contenitori calcolate il volume in litri : quello sarà indicativamente il numero delle larve che vi potrete allevare (una larva L3 ha bisogno da mezzo a quasi un litro di pabulum al mese) .Per larve L1 ed L2 i numeri delle larve potranno quasi essere raddoppiati.
Contrariamente a quanto verrebbe da pensare i fauna box sono in assoluto i contenitori meno indicati : fragili , poco durevoli , costosi , troppo aperti . I contenitori dotati di chiusura ermetica vanno resi abitabili : è necessario praticare sul coperchio/tappo alcuni forellini da 2/4 mm ( ne bastano quattro anche per i contenitori da 40x30cm) ; io uso preferibilmente i contenitori della Tontarelli (quelli della prima e della seconda foto) senza alcun foro ( il coperchio non chiude ermeticamente ed il controllo lo eseguo ogni 15gg ).
Per forare la plastica vanno bene sia una punta da trapano che un ferro arroventato ; per i tappi in metallo consiglio di eseguire la foratura con un chiodo , dal di dentro , poggiandosi su un pezzo di legno : le bave rimarranno all'esterno e non correremo il rischio che le larve possano ferirsi ( per evitare che la cosa possa succedere a noi potremo carteggiarle ) . Non tentate assolutamente di forare un lamierino con una punta da trapano : c'è la quasi certezza che la punta “prenda dentro” mettendo in rotazione il coperchio con grave rischio per l'incolumità della mano che lo trattiene : anche i professionisti prendono delle precauzioni ( vale come regola generale , lavorando con una punta da due mm probabilmente sarà la punta a spezzarzi , però perchè rischiare ?).
Una volta trovato il contenitore puliamolo con attenzione ( io lo “curo” con acido muriatico cui faccio seguire un abbondante risciacquo) e riempiamolo accuratamente ( pressando ben bene) fino a circa 5cm dall'orlo con il nostro pabulum , cui avremo aggiunto degli zeccoli per evitare compattamento ed anossia . Procuriamoci anche delle cortecce : serviranno a mantenere l'umidità ed a tranquillizzare le larve .

Ora siamo pronti per recarci a prendere le larve !.

3-Reperimento delle larve in natura

Recarsi ovviamente in un luogo in cui sia certa la presenza del tetraodon.
Cercare fra i resti a terra di vecchi alberi ( dalle mie parti non ce ne sono : è tutto governato a ceduo ) o sulle vecchie ceppaie . Le larve di tetraodon non penetrano (quasi) mai nella massa legnosa : si trovano (quasi) esclusivamente negli strati più esterni ( “scorza”floema cambio) della parte seppellita delle ceppaie , lì dove ormai il legno si (con)fonde con il terreno .
Queste larve L3 (notate la nicchia) stavano nutrendosi più di “terra” che altro


nel ceppo


idem


Noi cercheremo proprio fra quello che resta delle radici di una vecchia ceppaia .
Per realizzare le foto che seguiranno sabato 13 febbraio c.a. mi sono recato in un bosco diradato una decina di anni fà , alla ricerca delle ceppaie ormai sufficientemente degradate , ma alcune anche troppo , da poter essere sollevate facendo leva ( io utilizzo la solita piccozzetta) .

Queste potrebbero andare bene :






...queste assolutamente no :
troppo degradate! E' inutile tentare : la presenza di questi coleotteri ( gli ultimi a colonizzare una ceppaia ) indica che il legno è ormai ridotto ad un labirinto di gallerie e rosura polverosa nerastra … in nessun caso troveremmo le nostre larve... solo migliaia di formiche..







..troppo “fresca”( gli spigoli sono molto netti , impossibile sollevarla per l' ispezione , a meno di fare uno sbancamento)


Neppure queste andranno ispezionate : il ginepro ed il castagno sono praticamente“sterili” ( qualche scolitide sia flo che xilematico e poc'altro )
ginepro


ginepro



Dopo più rivoltamenti a vuoto ,
(in questa siamo arrivati in ritardo...di un paio d'anni però... notate le testimonianze lasciate dalle larve...



ed ancora...)


da questa ceppaia ...



….due larve L3 nel terreno....



….una L3 in un moncone di radice....



...la stessa ingrandita....



….nella ceppaia , un poco più in basso....



...e quasi al fondo...



Con tutte le precauzioni del caso prelevate le larve visibili , generalmente L3 ,
filmato recupero due L3
yfrog.us/0arecuperoduel3z

...e cercate ancor più delicatamente fra la terra , rosura e corteccia della ceppaia : qualche larva , magari L1 o L2 , sicuramente troverete .
La “ nostra “ ceppaia ha subito donato : sette L3 tra i 40 ed i 70mm e due L1 di circa 10mm.


e dopo ispezione minuziosa di tutti i pertugi anche tre L2 di circa 20mm .

Riponete le larve ognuna in un contenitore apposito riempito per metà con la rosura prelevata sul posto .
I contenitori che normalmente io uso sono :
il portalenti a contatto (forato con punta da 2mm) per le piccole larve


il portarullini fotografico per le medie (forato con punta da 2mm)


e le scatoline delle esche da pesca per le giganti .


Quando gli amici mi avvertono di uno sradicamento , in previsione di possibili cospicui ritrovamenti ( si tratta normalmente di grandi e vecchie piante a rischio di stabilità ) allora mi organizzo con due scatole multiscomparti :
per larve tipo cetonini


per larve più grandi ( Lucanus , Oryctes , Cerambix )


Nell'occasione ho utilizzato quest'ultimo contenitore .
Prima di lasciare il posto ricordatevi di prelevare un po' di legno marcio e rosura e , cosa assolutamente importante , di rimettere la ceppaia al suo posto .
Una volta giunti a casa , sistemate il prima possibile le larve nei contenitori di allevamento che avreste dovuto preparare prima dell'uscita già colmi di pabulum .
Unica accortezza : sul pabulum stendete uno straterello di quel legno marcio e rosura recuperato sul posto , fatevi degli incavi con le nocche e su questi poggiate le larve … si sentiranno subito a casa . Copritele delicatamente con qualche corteccia , rimettete il coperchio al contenitore….ed auguri.
Le larve non hanno esigenze particolari di temperatura : per loro andrà benissimo un locale non o poco riscaldato .

Ai prossimi capitoli , Franco




[Modificato da Fabio23@ 12/02/2011 23:51]
16/04/2010 21:33
 
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4-Sostituzione del pabulum

Ogni settimana ( ma facendo le cose con scrupolo andrà bene anche una volta ogni quindici giorni ) controlliamo che il pabulum non sia stato consumato tutto e che sia umido al punto giusto .
Verifica dell'umidità
Prendete una buona manciata di substrato e provate a farne una palla :
1)la palla non si forma = troppo asciutto , nebulizzare acqua in superficie
2)la palla formata si rompe dietro leggera pressione = umidità giusta
3)dalla palla fuoriescono gocce d'acqua = troppo bagnato , togliere provvisoriamente il coperchio per favorire l'evaporazione.

Appena immesse nel contenitore le larve si erano affossate e nel giro di qualche ora si erano portate sul fondo ove avevano cominciato ad alimentarsi ; mano a mano erano state costrette per nutrirsi a risalire verso livelli superiori ancora integri , lasciandosi dietro una specie di “segatura” , la rosura : quando vedrete attraverso le pareti del contenitore che i tre quarti dell'altezza del pabulum saranno diventati rosura, allora agite ; tardando troppo si giunge a questo estremo : tutto il pabulum è stato consumato , testimonianza ne sono alcuni escrementi in superficie , la rosura diffusa e la presenza di una larva in cerca di cibo . Non arrivate mai a questo punto ! (Per fare la foto ho ritardato la sostituzione del pabulum di una decina di giorni ).


Vi consiglio di seguire questa procedura:

1) Cominciate a svuotare il contenitore di allevamento del pabulum ed un buon paio di manciate del prodotto ponetele in un secondo contenitore ; mano a mano che si scoprono le larve , spostatele temporaneamente in un questo secondo recipiente stando molto attenti a che non si tocchino ( avendo mandibole molto acuminate e “ pelle” delicata , ogni contatto potrebbe essere cruento e.... morso =ferita=infezione=morte ;


in caso di grandi quantità di larve organizzatevi con portauova di cartone pressato o con gli alveoli delle cassette per la frutta



Una raccomandazione : usate dei guanti in lattice ( in alternativa imparate a prendere le larve come se la vostra mano fosse il ragno di una gru : con tutte le cinque dita che si chiudono contemporaneamente sotto la larva prelevandola con la sua terra... io uso questo secondo metodo)

2)Svuotate il contenitore di quello che resta del vecchio pabulum: rosura ed escrementi ( ma non gettate via nulla ! Potrete allevarci lombrichi , onischi, acari , millepiedi, geofilomorfi etc od aggiungere al terriccio dei vasi come fertilizzante )


3)Riempite per metà il contenitore con il legno decomposto macinato


4)Aggiungete un po' di zeccoli ( per evitare compattamento eccessivo ed anossia)


5)Finite il riempimento e pressate
6)Coprite la superficie con uno straterello di pabulum esausto , fatevi incavi con le nocche e poggiatevi delicatamente le larve



7)Coprite le larve delicatamente con zeccoli grandi o pezzi di corteccia ; questo le tranquillizza ( sebbene cieche “percepiscono“ la copertura , con alcuni “peli” particolari , i sensilli tattili formati all'interno da una cellula nervosa e all'esterno da un rivestimento simile ad un pelo) , le induce ad affondarsi sul posto , senza girovagare , oltre naturalmente a limitare l'evaporazione del pabulum.



8)Etichettate il contenitore ( contenuto e data ; nel mio caso l'etichetta indica che il contenuto è di 23 larve L3 di media grandezza , di circa 4g , e che il pabulum è stato sostituito il 12 febbraio )



10)Appuntate sul registro di allevamento la data dell'operazione : questo vi permetterà di poter prevedere ( anticipandola di qualche giorno , causa crescita delle larve !) la data della successiva sostituzione del pabulum e di organizzarvi di conseguenza.

Quanto finora detto è valido per le larve L1 , L2 ed L3 fino a una certa grandezza .
Quando le larve L3 si avvicinano al peso di 9g circa (valido per il tetraodon ), e nei casi in cui sia evidente un inscurimento del colore da cera traslucido a crema opaco , prima di mettere il nuovo pabulum , create uno strato di circa tre cm di terra di campo sul fondo del contenitore : le larve potrebbero “ decidere” di impuparsi ed è necessario fornire loro anche il materiale con cui costruire la cella pupale . A volte questa attesa si protrarrà per altri tre-quattro anni : ma tant'è , chi ha fretta , non allevi i Lucanidi .

Alcune osservazioni molto importanti e/o particolari

1)Le larve poste nello stesso contenitore si impupano ed emergeranno poi quasi sempre contemporaneamente , a testimonianza di un meccanismo di sincronizzazione , anche se la loro taglia non lo farebbe supporre ( es . larva “pronta” di 9g e larva di un anno più giovane di 6g).
2)La scarsità di cibo facilita l'impupamento ( chiaramente a detrimento della taglia dell'imago ) , per contro l'abbondanza lo ritarda a tutto vantaggio della taglia .
3)La scarsità di umidità del pabulum inibisce la costruzione della cella pupale .
4)L'aumento della temperatura comporta una riduzione dei tempi di sviluppo : da uovo ad imago in un anno e mezzo , ma insetti piccoli .
5)Se sbagliando i calcoli non avete aggiunto la terra al pabulum delle larve prossime all'impupamento , non disperatevi , costruiranno la cella pupale con rosura di legno ed escrementi ; sappiate però che sarà molto più fragile e da maneggiare con assoluta delicatezza .
6)Se per troppa foga vi si dovesse rompere una cella pupale appena costruita probabilmente la larva ne ricostruirà una seconda ; se vecchia , provate a ripararla al meglio e sperate , ma… aspettatevi anche che la larva possa morire d'inedia .
7)Le celle pupali non abbisognano di nulla , disturbatele il meno possibile , e non lasciatele asciugare del tutto .
8)In allevamento non riscaldato ma protetto ( tipo cantina o garage ) , le larve cominciano ad impuparsi verso fine febbraio , similmente a quanto fanno le cetonie nelle medesime condizioni.
9)Alcune imago vedranno la luce nell'estate dello stesso anno , le rimanenti in quella successiva .

Nella foto seguente due celle pupali costruite in febbraio con il solo pabulum ; quella di sinistra è eccezionale per dimensioni !



Nell'attesa , prepariamo loro i terrari !

Alla prossima , Franco


17/04/2010 14:12
 
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Scusa lobivia una domanda, ho notato che i contenitori per le larve sono chiusi, ma respirano cosi? grazie.
[IMG]http://i45.tinypic.com/ekezbk.gif[/IMG]
17/04/2010 19:52
 
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Re:
memo., 17/04/2010 14.12:

Scusa lobivia una domanda, ho notato che i contenitori per le larve sono chiusi, ma respirano cosi? grazie.




Copia -incolla dal capitolo 2

....I contenitori dotati di chiusura ermetica vanno resi abitabili : è necessario praticare sul coperchio/tappo alcuni forellini da 2/4 mm ( ne bastano quattro anche per i contenitori da 40x30cm) ; io uso preferibilmente i contenitori della Tontarelli (quelli della prima e della seconda foto) senza alcun foro ( il coperchio non chiude ermeticamente ed il controllo lo eseguo ogni 15gg )....


Le larve che si trovano in natura in un terreno argilloso a trenta cm di profondità , credo che di ossigeno disponibile ne abbiano molto meno.

Ciao , Franco


[Modificato da lobivia 17/04/2010 19:52]
18/04/2010 21:41
 
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5-Preparazione del terrario per gli adulti

Per un maschio e due femmine sarà sufficiente un terrario di 50x30cm di base . L'altezza del substrato dovrà essere di circa 35 cm , la parte aerea 25-30 cm ( qualche cm in più nelle misure non farà certamente male!) .
Il terrario che andremo a preparare sarà realizzato con lastre di vetro da 6mm di spessore assemblate mediante incollaggio siliconico . L' areazione sarà garantita da due finestre in rete ampie quanto tutta la parte aerea e situate sui lati stretti , una per parte .
Il coperchio in vetro verrà semplicemente poggiato sul terrario e grazie al proprio peso non avremo alcun problema.
Le misure nominali del nostro terrario saranno 50x35cm di base per una altezza di 70cm .

Minitutorial sul taglio del vetro

Tagliare da soli i propri vetri è una delle cose che più appagano ed è in fondo un'operazione “pulita” ed anche molto semplice .
Gli attrezzi indispensabili sono :
-un buon flessometro con blocco
-un pennarello indelebile a punta sottile ( fate attenzione perchè non tutti scrivono sul vetro)
-un tagliavetro ( fondamantalmente ne esistono due tipi : quello con in testa un diamante naturale o sintetico e quello con una rotellina in materiale duro , anche carburo di tungsteno ; per il taglio di vetri molto sottili la versione con il diamante consente cose incredibili , intorno a tre mm di spessore le prestazioni si equivalgono , oltre prevale quello a rotellina )



particolare della rotellina



tagliavetro con testina con diamante







-una riga od equivalente ( io utilizzo normalmente degli spezzoni di profilati in alluminio)
-una squadra ( quella della foto a forma di balestra è una squadra ad angolo variabile , fissata a 90°)



-un ritaglio di carta o tela abrasiva (possibilmente al corindone) grana consigliata 80-220 .
Se avete qualche amico che lavora in una officina meccanica , in una falegnameria etc. fatevi portare un nastro esaurito di quelli per le carteggiatrici : a parità di grana avrà un supporto di gran lunga più robusto e nell'utilizzo a mano libera ( per togliere il filo tagliente dai vetri) sarà infinitamente più sicuro .
Nelle due foto seguenti un ritaglio di circa 20x30cm proveniente da una rettifica a nastro largo adibita alla finitura satinata delle lamiere inox;



quel segno chiaro in diagonale è la giuntura del nastro per sovrapposizione , visibile anche sul retro




Bisogna prestare attenzione a che la lastra di vetro poggi su una superficie piana , che il vetro sia pulito , che la nostra “riga” non si sposti (cosa molto probabile ; io per evitare problemi ho messo un ritaglio di biadesivo ad un'estremità del mio profilato e lì terrò la mano , mentre dall'altra parte sarò aiutato da un piccolo morsetto con ganasce in gomma) e che l'incisione con il tagliavetro avvenga con pressione e velocità costanti : diciamo una velocità di 20cm al secondo ed una pressione di 2kg sul tagliavetro ( dobbiamo sentir “cantare” , non stridere o gemere!) . Il tagliavetro potrà essere impugnato sia a penna che a pugnale : è importante che l'asse della rotellina si mantenga parallelo al vetro ( senza quindi oscillazioni laterali , che porterebbero ad un taglio sinuoso; mentre le variazioni di inclinazione del tagliavetro nel senso di taglio non comportano particolari problemi).
Video di taglio con impugnatura a penna
yfrog.us/b9taglioimpugnaturaapennaz
oppure
img405.imageshack.us/img405/8915/taglioimpugnaturaapenna.mp4


Ogni 2 o 3 tagli , la rotellina del tagliavetro andrà lubrificata ( kerosene , petrolio , olio da taglio per metalli , oli sbloccanti tipo Svitol etc).
Il vetro va “spezzato” immediatamente dopo il taglio ( se attendiamo troppo le tensioni che abbiamo generato con la rotellina tendono a decrescere in funzione del tempo , fino ad annullarsi : i vetrai dicono che il taglio si richiude...).
Una volta fatta l'incisione poniamo sotto il bordo della lastra di vetro in corrispondenza con l'incisione stessa uno spezzone di un cm di stuzzicadenti o di filo elettrico ed applichiamo una pressione decisa ma non violenta sulla parte di vetro che si è sollevata maggiormente .
Video di taglio con impugnatura a pugnale
yfrog.us/jxtaglioimpugnaturaapugnaz
oppure
img717.imageshack.us/img717/6662/taglioimpugnaturaapugna.mp4

Questo è tutto ( il minimo indispensabile...) !
Alla prossima , Franco


[Modificato da lobivia 19/04/2010 12:55]
21/04/2010 20:52
 
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5(1)-La realizzazione della teca

Ora che abbiamo imparato a tagliare i vetri ( allenandoci su qualche scarto !) , mettiamoci all'opera .
Piano di taglio :
n° 2 pezzi 700mm x 500mm (fronte e retro)
n° 2 pezzi 380mm x 350mm (laterali in basso)
n° 2 pezzi 500mm x 365mm (fondo e coperchio, 350+6+6+ 3mm per incollaggio)
Per raggiungere i 700mm lateralmente sovrapporremo al vetro due telaietti in profilati di alluminio del tipo per zanzariere alti 320mm (700-380) e larghi 350mm , con rete metallica. Siccome però dovremo incollare i telaietti ai laterali bassi con del silicone , i telaietti facciamoli alti 2mm in meno del dovuto , quindi 318 mm.

Disegnamo sui vetri che abbiamo a disposizione , le sagome dei pezzi da ricavare cercando di sfruttare al massimo il materiale che abbiamo , partendo sempre dai pezzi più grandi : dovesse andar male qualcosa , con quello che resta potremmo sempre ricavare i pezzi più piccoli!
Ed ecco i nostri 6 vetri ed i due telaietti .


I due telaietti sono composti da profilati in alluminio per zanzariere tenuti insieme da squadrette in plastica


che si incastrano con un po' di pressione nella sede


telaietto senza rete


Nella scanalatura grande interna andranno a finire i bordi della rete zanzariera ( ma nel mio caso metallica ...con qualche sforzo ) tenuti per contrasto da un tubolare in gomma .
Teniamo in sede la tela metallica con degli spezzoni di tubolare



cominciamo il fissaggio definitivo partendo dalla metà circa di uno dei lati e mano a mano che stendiamo ed incastriamo il tubolare , chiaramente rimuoviamo gli spezzoni provvisori


finiamo il “giro” e la cornice è pronta !



Dopo aver messo la rete ai telaietti bisogna sgrassare perfettamente i vetri per procedere poi all'incollaggio . Io preferisco usare Last al limone , ma andrà altrettanto bene il Vetril ( o prodotti equivalenti) ; poco prima di stendere il silicone ripasso i bordi da incollare con una pezzuola intrisa di diluente alla nitro (le mani sono spesso naturalmente grasse ed i vetri vengono maneggiati dai bordi..) . Poiché i nostri laterali sono formati da due pezzi per parte , sarebbe molto complicato incollare la nostra teca tutto in un'unica seduta : meglio rendere solidali le due parti che li compongono . Per far questo consiglio di usare come dima il vetro frontale sdraiato e su questo posizionare il pezzo di vetro alto 380mm allineandolo in basso ; siliconiamo (prima abbiamo provveduto a proteggere il vetro sottostante con una striscia di nastrocarta)



ed accostiamoci contro il telaietto fino ad allinearlo con il bordo superiore: così facendo saremo certi dell'allineamento e contemporaneamente dell'altezza complessiva (=700mm)




Nastrare per tenere in posizione ; i pezzi saranno pronti dopo 24 ore ( supponendo di usare del silicone acetico , il più comune e rapido ; quello neutro impiega circa il doppio del tempo ; i siliconi strutturali anche un mese).
Attrezziamo uno spazio all'aperto per procedere sia alla mascheratura dei restanti vetri che all'assemblaggio della teca


Il vetro della foto precedente e di quella seguente è quello del fondo ed andrà nastrato sia perimetralmente (la parte eccedente di nastrocarta sarà ripiegata sotto)


che all'interno lasciando tutto intorno scoperta una cornice di 10mm circa (6mm di vetro e 4mm di raggiatura silicone).
Passiamo ora ai vetri frontale e posteriore ; andranno nastrati perimetralmente solamente sui due lati lunghi ed internamente a disegnare una U



lasciando libere due strisce di 10mm ai lati ed una di 4 mm sul fondo


I vetri laterali ( per semplicità , in effetti sono formati da una parte basale in vetro e da una superiore in rete) andranno schermati su tre lati fino al bordo dalla parte esterna , mentre da quella interna la solita U di nastrocarta con una cornice sempre su tre lati ma a 4mm dai bordi. Una volta asciutti i vetri laterali e nastrati i rimanenti , organizziamoci per l'assemblaggio della teca .
Per prima cosa mettiamo in bolla il piano d'appoggio e fissiamoci il fondo con tasselli inchiodati oppure retti da morsetti


“presentiamo” poi i vetri laterali tenendoli momentaneamente ritti con dei semplici puntelli e prepariamo i morsetti a 90°(quelli rossi) già predisposti alla giusta apertura


spostiamo i vetri laterali e siliconiamo il vetro di base su tutta la cornice di 10mm


Rimettiamo al loro posto i vetri laterali ( facendoli sorreggere dai puntelli e poggiandoli sul cordone di silicone) e siliconiamo i vetri frontale e posteriore (sui lati lunghi) ; prendiamo uno di questi due vetri , poggiamolo sul silicone del fondo e blocchiamolo a misura con l'aiuto dei morsetti a 90° ; a questo punto consiglio di cominciare a togliere il silicone in eccesso (utilizzando un dito bagnato) dai 5 incollaggi interni finiti ; ripetiamo l'operazione di posa anche con l'altro vetro



e completiamo la rimozione del silicone in eccesso dagli ultimi tre incollaggi


Per una migliore finitura il nastrocarta andrebbe tolto subito dopo aver passato il dito bagnato su tutti gli incollaggi , quando il silicone non ha ancora reticolato . In ogni caso il giorno dopo togliere i morsetti rossi e le rimanenze di nastro . Provvederemo poi a togliere eventuali resti di silicone in eccesso con una lametta da raschietto e gli eventuali aloni che dovessero rimanere con un panno di cotone intriso di diluente alla nitro ( esiste anche uno scioglisilicone della Saratoga , mi sembra , ma non trovo sia indispensabile ). Lavare a fondo con acqua e sapone .

Franco


[Modificato da IgorOp 23/04/2010 08:46]
28/04/2010 07:23
 
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5(2)-Allestimento del terrario per gli adulti

Ora che la nostra teca è finita dobbiamo allestirla per i futuri ospiti !



Come prima cosa posizioniamola in piano ( utilizzando una livella) ; nel mio caso ho dovuto spessorare con pezzi di mattone pieno di varie altezze ed interporre tra il mattone ed il vetro di base quattro listelli da 20x20mm in legno tenero , uno per angolo , posizionati a 45° ad abbracciare due lati contigui



Copriremo il fondo del terrario con uno strato di palline di argilla espansa e qualche pezzo di carbone di legna frantumato ( con lo scopo di rimediare ai possibili danni derivanti da irrigazione eccessiva ) ;




in un angolo posizioneremo un tubetto di circa 40cm di lunghezza ( nel mio caso è un tubo in rilsan per pneumatica da 8 mm di diametro interno) ;



copriremo con una reticella antizanzare (con un po' di pabulum per fermarla );


su questo fondo drenante poggeremo il nostro pabulum racchiuso fra due strati di terriccio , uno superiore ed uno inferiore;
formiamo il leggero strato di terriccio inferiore (nel mio caso ho utilizzato quello ancora non pronto della compostiera , in pratica terra + paglia )



è ora la volta di mettere i tronchetti da deposizione ; ne useremo due , uno classico in verticale ( diametro 10/15cm altezza 25/40cm) ed uno molto sfatto in orizzontale ,


da altra angolazione


poi riempiremo il terrario con il nostro pabulum che sarà composto da terra poco compostata , da legno in decomposizione macinato , da un po' di foglie decomposte macinate e da zeccoli di misure diverse. La composizione non è assolutamente critica ed al limite potremmo mettere solo terra e lasciare che le giovani larve si nutrano dei tronchetti da deposizione ; mettendo però questo tipo di substrato potremo evitare di disturbare le larve per circa tre mesi senza correre il rischio che si divorino a vicenda ; giusto per dare delle indicazioni :
40% terriccio
40% legno decomposto macinato
10% foglie decomposte o secche macinate
10% zeccoli vari



Mano a mano che procediamo con il riempimento , curiamo di arrivare in tutti i pertugi ( curiamo anche di raddrizzare il tubetto !) ,



Una volta giunti quasi a livello ,



e dopo aver bene compresso il tutto , copriamo il nostro pabulum con lo straterello superiore di terra .



Irrighiamo a fondo e lasciamo riposare per una decina di giorni ; questo tempo è necessario perchè i tronchetti si reidratino lentamente in profondità e vengano di nuovo attaccati dai funghi , per far assestare il terreno , per far sviluppare la flora batterica necessaria alla demolizione della cellulosa etc.
I più esperti e scrupolosi potranno anche far a meno dello strato drenante : io lo consigio comunque , anche per i benefici effetti in fatto di ossigenazione del substrato , specialmente se abbinato ad un qualsiasi tubetto lungo una quarantina di cm che partendo dall'argilla espansa arrivi in superficie , magari in un angolo della teca ..
In natura l'ambiente ipogeo della ceppaia è condiviso dalle larve di tetraodon , dagli onischi e dai lombrichi; il mio secondo consiglio è quello di immettere nella teca anche gli onischi (come spazzini) e dei piccoli lombrichi ( da sacrificare al bisogno di proteine extra che qualche volta le larve L1 manifestano evitando così possibili casi di cannibalismo ).
Passati i dieci giorni , potremo arredare la superficie aerea e lì ognuno di noi potrà dar sfogo al proprio lato artistico , giocando con i pochi elementi necessari : qualche bel rametto di quercus sp per ricreare l'habitat , una fetta di tronchetto con un tappo basso in plastica ( il solito coperchietto del bicchiere di Nutella!) od inox che funga da vassoio per la frutta matura , una seconda fetta con gli incavi per le gelatine (Jelly) ed un po' di cortecce e foglie secche con funzioni di ripari , di presa dopo ribaltamento e di limitazione dell'evaporazione .

Ciao ,Franco




[Modificato da lobivia 28/04/2010 21:50]
19/05/2010 13:06
 
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6-Conduzione dell'allevamento

Tecnicamente ci si deve limitare a controllare che il substrato sia giustamente umido e che le temperature non salgano troppo . Il terrario precedentemente allestito ha un'ottima circolazione dell'aria ed abbisogna , se posto all'aperto , di quattro-cinque litri di acqua settimanali . Per evitare il surriscaldamento , sempre nell'eventualità di allestimento all'aperto , qualora non si disponesse di un locale in cui ricoverarlo ( tettoia , garage , stanza) , schermatelo parzialmente con della rete ombreggiante oppure come faccio io con i rami della siepe di Edera canariensis nei cui pressi l'ho posizionato .
L'alimentazione che consiglio è costituita da fette di frutta matura e dolce come banane , pere , mele, (alcuni esemplari adorano i fichi maturi ).
A queste aggiungo delle gelatine di banana (il Jelly) non da tutti apprezzate .



E' da qualche anno che preparo le gelatine in casa per essere sicuro dei componenti ; la ricetta che utilizzo è quella di Benjamin Gautron , uno specialista di cetonie d'oltralpe , di cui propongo una libera traduzione ( libera nell'organizzazione del testo , non nel contenuto) :

“ Versare in una grande pentola :
-5 litri di succo di frutta ( il tipo arricchito di vitamine va benissimo ed è anche a buon mercato ;
i succhi di frutta troppo densi devono essere diluiti con acqua)
-5 banane spappolate
-200 g di miele primofiore.
-Portare a debole bollore e mescolare ; dopo 10 minuti aggiungere 50 g di Agar agar ( gelificante di
origine vegetale utilizzato nelle colture batteriche e nella cucina orientale , reperibile a poco prezzo nei negozi di alimenti esotici )e spegnere .
-Lasciar raffreddare lentamente mescolando bene .
-Aggiungere mezzo cucchiaino da caffè di Nipagina (Paraidrossibenzoato di metile , un antifungino
che permette di conservare la gelatina quasi indefinitivamente in frigorifero senza timore che vada a male).
-Quando il composto si è quasi freddato , e prima di versarlo in piccoli recipienti, si può aggiungere del polline in granuli e due pastiglie ben pestate di un integratore di vitamine ed oligoelementi .
La gelatina andrà poi versata in quei contenitori per fabbricare i cubetti di ghiaccio , da tenersi in frigorifero.”
Io preferisco versare la gelatina tiepida in questo tipo di sacchetti da ghiaccio


Per cercare di limitare la proliferazione di acari e di drosofile consiglio di poggiare i cibi su “vassoi” in modo da isolarli dal terreno e di sostituirli prima che imputridiscano . Oltre al “vassoio” contenente la frutta ed a quello contenente la gelatina , metto anche un coperchio di vasetto con un dischetto di spugna di pura cellulosa



incastrato in esso ed imbevuto con una soluzione di acqua tiepida-saccarosio e fruttosio e poco miele.




A me piace pensare che anche degli insetti possano essere “felici”; faccio quindi tutto il possibile per ricreare le condizioni che troverebbero in natura . Gli insetti di giorno normalmente se ne stanno
nascosti o fra le fronde degli alberi o sul terreno sotto qualche riparo e si mostrano in giro dalla sera per qualche ora ; lo stesso avverrà nel nostro terrario se rispetteremo il naturale ciclo di illuminazione.

Le tappe importanti

L'accoppiamento e la deposizione

Un mese circa dopo l'emersione avverrà l'accoppiamento , spesso preceduto , nei luoghi ad elevata concentrazione di esemplari , da lotte fra maschi ; non così scenografiche come quelle del cugino cervus , ma più cruente : non è raro osservare spoglie di maschi che presentano i due classici forellini lasciati (nell'addome principalmente attraverso le elitre) dalle mandibole del maschio vincitore ( lo stesso trattamento è riservato ad esemplari di specie diverse che si avventurassero nel suo territorio) . L'accoppiamento avviene nella maniera classica : la femmina porge il dorso , il maschio le monta sopra rimanendole saldamente ancorato con le zampe . Questa funzione fisiologica in natura non ha nulla di “romantico” ed il maschio brutalizza la femmina . La coppia si divide quasi subito dopo ed il maschio dedicherà le sue attenzioni ad altre femmine ; nel nostro piccolo allevamento consiglio di mettere un maschio insieme a tre femmine . Se non dovessimo avere che una sola femmina dovremo prestare la massima attenzione e togliere il maschio troppo focoso prima che giunga ad ucciderla. Dopo quindici-trenta giorni la femmina inizierà a deporre le uova ; per far questo si interrerà fino a trenta-quaranta cm di profondità , preferibilmente fra le radici mercescenti di una ceppaia di quercus sp , dove deporrà un uovo alla volta ; dalle mie osservazioni la quantità di uova totali per femmina , per sito e per stagione ( desunta dal numero delle larve nate ) dovrebbe aggirarsi tra venti e trenta . …...Le uova schiuderanno in trenta gg circa ... se non ci fosse un piccolo enigma .. In natura è possibile imbattersi in L1 tanto a novembre quanto a febbraio ( nel capitolo 3 , l'ultima foto a soggetto larve , immortala un paio di L1 trovate sabato 13 febbraio di questo anno )…. diapausa delle uova , della larva o di ambedue ?

La vita larvale

Le larve anche in natura hanno una vita relativamente poco avventurosa ; già alla nascita sono completamente autosufficienti ( benchè cieche sono cosparse di sensilli tattili ) ed hanno solo l'istinto di nutrirsi di ciò che le circonda : terra , corteccia , legno decomposto , qualche lombrico , qualche altra larva ; le lumache ( non le chiocciole) condividono lo stesso ambiente ma vengono accuratamente evitate forse per la presenza del muco . Alla nascita ( così come anche appena dopo una muta) la capsula cefalica è quasi larga quanto il corpo della larva ; normalmente misura 2,5mm ed il corpo circa 3mm ; la lunghezza complessiva della larva è di circa 10mm ;
al di là dei numeri ecco una foto che non abbisogna di commenti


Altra larva nata l'8 maggio nel mio allevamento dall'ultima deposizione dello scorso anno ( con molto ritardo); da notare la trasparenza quasi diafana degli arti e della capsula cefalica



con il passare del tempo il corpo cresce ( grazie all'elasticità della “pelle”) costantemente mentre la capsula rimane tale fino alla prima muta , ed in questo preciso momento misurerà circa la metà del diametro del corpo . A muta ultimata , il corpo sarà rimasto pressochè identico a quello che era qualche giorno prima , mentre la nuova capsula sarà di una misura nettamente maggiore . Ricapitolando , la larghezza della capsula cefalica ci indicherà lo stadio della larva ( 2,5mm=L1; 5mm=L2; 9mm=L3) mentre il rapporto tra la larghezza della capsula e la larghezza del corpo ci indicherà a che punto dello stadio ci troviamo ( appena mutata il rapporto vale circa 0,8 e scende fino a 0,5 in prossimità della muta successiva ). Dopo la seconda muta la larva avrà una capsula cefalica di circa 9mm ed a pieno sviluppo la sua lunghezza raggiungerà i 7cm ed i 9g di peso ; queste misure non sono tassative e si riferiscono a larve di buona taglia ; è possibile però che alcune non raggiungano mai questi valori perchè si impupano prima , come già detto nel capitolo sulla sostituzione del pabulum . Nella foto seguente la differenza dimensionale tra una giovane larva L1 ed una L3 di media grandezza



altre larve a confronto , in questo caso di tutti e tre gli stadi , da notare come con l'accrescimento la “pelle” inspessita diventi sempre più opaca



I dati di queste specifiche tre larve sono :
L1: larghezza capsula cefalica = 2,3mm ; lunghezza = 9mm circa ; peso molto meno di un decimo di grammo
L2: larghezza capsula cefalica=4,8mm; lunghezza=25mm; peso=0,9g
L3: larghezza capsula cefalica=9,8mm; lunghezza =60mm; peso=7,5g

Le larve se maneggiate dimostrano il loro disappunto sonoramente
yfrog.com/9gstridulazionez

e non solo...
yfrog.com/61defecazione1z

ed ancora
yfrog.com/1adefecazionebrevez


Una curiosità : le manibole della larva ( come anche quelle dei cetonini ad esempio) non sono simmetriche



la mandibola sinistra ha tre denti



mentre la destra solo due




Nel mio allevamento io mi regolo così ( gli anni riportati servono a scandire la progressione temporale ):
Immetto per prime le tre femmine ( 1giugno 2000 ) ed una settimana dopo il maschio ; normalmente l'accoppiamento avviene nel giro di 10-20 giorni ( 20 giugno 2000); lascio gli adulti insieme per circa un mese in totale , poi li libero ( fine giugno 2000) ; dopo circa un altro mese e mezzo (15 agosto 2000 ) scavo delicatamente nel substrato alla ricerca delle larve L1 ( nate intorno al primo agosto 2000) ; tolgo solo quelle bene in vista senza distruggere i tronchetti da deposizione e rimettendo poi il pabulum al suo posto ; per la sistemazione di queste larve rimando a quanto già detto nei capitoli 1 e 2 ; nel terrario ora (metà agosto2000) reintroduco tre nuove femmine e seguo la medesima procedura già vista per tentare una seconda probabile deposizione . Queste larve novembrine rimarranno indisturbate nel terrario fino a marzo-aprile 2001 ( ricordo che il substrato era formato in massima parte da pabulum ) . A quella data alcune larve saranno già al terzo stadio , la maggioranza ancora al secondo . La cronologia dei nati dai primi accoppiamenti seguita così : le L1 dopo circa un mese (primo settembre2000) faranno la loro prima muta e diverranno L2; queste al primo ottobre 2000 faranno la seconda muta per diventare L3 ; seguiteranno a crescere e verso febbraio 2001 le più sviluppate cominceranno la costruzione della cella pupale ; le altre potranno impiegare anche più di un anno ancora per impuparsi.


La costruzione della cella pupale

Al termine dello stadio L3 , la larva giunge a pesare circa 9g ( con tutte le cautele del caso , visto che è pur sempre un cervo volante , anche se la variabilità individuale non è così esasperata come nel Lucanus cervus) , mobilità e motilità sono diminuite , non si alimenta più , la “pelle” è divenuta più spessa ed ha cambiato anche colore , passando da un cera traslucido ad un crema quasi opaco ( la striscia di pelle trasparente che longitudinalmente percorreva il dorso lasciando intravedere il contenuto intestinale e gli organi interni si è notevolmente ridotta) : è pronta a costruire la cella pupale . Generalmente ad una profondità di 10-30cm , lì dove ha vissuto per tutta la vita larvale , senza grandi spostamenti . Il materiale di costruzione lo trova intorno a sé : principalmente terra argillosa impastata con poca rosura ed ancor meno escrementi ; la costruzione dura più giorni ( anche 10gg ) ed è fatta di continui ma lenti “ribaltamenti” per arrotondarne la parte interna , in pratica inumidimento di quanto c'è attorno e spinta laterale per compattare e rendere liscia la superficie interna .



A lavoro ultimato la cella avrà internamente la forma di un uovo ma con i due poli uguali .



L'esterno , che ricordo non è formato direttamente dalla larva , intenta a lisciare l'interno , potrà avere le forme più disparate ; con terreno a granulometria uniforme e fine sarà generalmente di forma ovoidale e di grande spessore ( ai piedi di grandi ceppaie , lì dove per anni si è accumulato uno spesso strato di terreno vegetale) ; poiché la larva è molto sedentaria ( pigra direi!) spesso costruisce la cella addossata a radici od a sassi ; nei terrari o nelle bottiglie di allevamento quasi sempre a ridosso di una parete (cella pupale appiattita da una parte)
foto di cella pupale costruita sul fondo di una bottiglia da 1,5l



altra cella come sopra



….quasi si riesce a leggere il marchio che indica il materiale di composizione della bottiglia (PET) per un corretto riciclaggio!



...fondo e lato ben impressi ... Certo che ce ne vuole di fantasia per riconoscere nel soggetto della foto una cella pupale !




Qualche volta la larva utilizza come parete direttamente la superficie di vetro o plastica del contenitore , tanto da essere perfettamente visibile dall'esterno . Come già detto in precedenza , in cattività , la costruzione della cella pupale avviene anche se nel substrato non è presente la terra : sarà composta solo dal pabulum esausto e da pochi escrementi , molto fragile dunque ma egualmente funzionale . Il mio consiglio è di allevare pure in comunità le larve L3 ( vedi capitoli 3 e 4 ) e di isolare mano a mano in bottiglie , solo gli esemplari più sviluppati ( dai 6g in su , da soli od in coppia , come preferisco) con sul fondo della terra di campo e riempite poi del solito pabulum.
Per il sessaggio delle larve non si può fare riferimento alla parte chitinosa ( “un grosso pelo rasato”) visibile dell'organo di Herold , come comunemente si fa nei maschi di Cetonini e Dynastini , ed in teoria si dovrebbe intravedere in trasparenza una chiazza giallognola al di sotto del settimo-ottavo segmento addominale : l'ovario ; ho scritto “ si dovrebbe “ perchè su centinaia di larve testate non l'ho mai individuato con certezza . Mi sono sempre regolato mettendo nella stessa bottiglia da 1,5l due larve coetannee di taglia leggermente diversa , una intorno ai 9g e l'altra intorno ai 6 . Nel 65% dei casi sono emerse imago di sesso diverso.

L'assenza visiva della larva al pascolo ci indicherà che la cella pupale è stata probabilmente costruita .
Riporto per completezza i dati di due celle , del mio allevamento , una molto piccola e l'altra enorme ; di norma le celle rientreranno fra questi due estremi e sempre di norma le celle più grandi daranno origine a maschi .

Lunghezza asse maggiore piccola=60 mm grande=90mm
Lunghezza asse minore piccola= 45mm grande=50mm
Peso piccola= 44g grande=70g

Una precisazione per il dato del peso : essendo le celle costruite solo con pabulum ed escrementi ( le larve hanno costruito le celle in febbraio , leggermente in anticipo rispetto alla media ed io non avevo ancora provveduto a fornire loro un po' di terra argillosa ) , le stesse sono più leggere di qualche grammo rispetto al dovuto ( circa 5) . Nella cella pupale avviene una prima incredibile riorganizzazione strutturale : la larva si trasforma in pupa exarata , cioè con le appendici ( zampe , antenne , ali ) libere . Il vecchio rivestimento da larva rimane nella cella pupale ;
nella foto seguente è ben visibile l'exuvia con parte della capsula cefalica



Partendo dal capo le appendici ben visibili sono : mandibole e , sotto queste, le mascelle , poi antenne , primo e secondo paio di zampe , elitra che nasconde e protegge anche in questo stadio l'ala e terzo paio di zampe .



La macchia scura presente nel capo è l'occhio ; capo e torace sono poco mobili : lo stesso non si può dire dell'addome
filmato vista ventrale
yfrog.com/17movimentilatodorsoz

Questo stadio dura circa un mese , al termine del quale l'involucro protettivo della pupa si lacera e ne fuoriesce l'insetto completo ( imago). Appena liberatosi dell'involucro , l'insetto è ancora diafano e la livrea definitiva verrà acquisita in pochi giorni ( la cromatogenesi durerà circa una settimana). Nella foto seguente una femmina che non ha ancora terminato la cromatogenesi ;




gli acari ben visibili e concentrati sul torace intorno all'articolazione delle zampe , non arrecano alcun danno all'insetto



La stessa due giorni dopo ; la cromatogenesi è quasi terminata rimangono da completare l'addome


e parte del capo



due macro per evidenziare la “carenatura” dell'occhio e la forma della mandibola



e l'apparato boccale visto dal di sotto




L'insetto rimarrà nella cella per tutto l'inverno e ne fuoriuscirà verso Giugno 2002. In cattività i cicli non sono regolati dall'andamento stagionale e la costruzione della cella pupale potrebbe avvenire da febbraio fino a novembre . Il nemico numero uno della cella pupale è l'umidità : troppa umidità causa la morte sia della larva che della pupa

foto larva


foto pupa



Un mese dopo aver notato l'assenza della larva al pascolo , taglio delicatamente con le forbici la bottiglia di plastica fino a giungere alla cella/e pupale/i ( io metto quasi sempre due larve sessate per ogni bottiglia in modo che emergano insieme ; avevo già accennato in precedenza a questo meccanismo di sincronizzazione ; per completeza di informazione la sincronizzazione sembra avvenire solamente per esemplari fisicamente molto prossimi , circa 3-5cm ; l'allevamento di molti esemplari in un unico contenitore inibisce la formazione della cella pupale , anche per le larve di dimensioni eccezionali , forse a causa dell'impossibilità di sincronizzazione collettiva ) ; se non attaccate alle pareti le prelevo aiutandomi con un cucchiaio e le pongo in un faunabox sopra uno straterello di terra ; nel caso fosse difficoltoso staccarle , metto nel faunabox il fondo intero della bottiglia



I vari faunabox li tengo a stretto contatto visivo ( nella stanza dove ho il computer)

L'emersione

L'emersione non è mai un evento improvviso né singolo ; è preceduto da una serie più o meno lunga di brevi apparizioni in superficie , non necessariamente di sera e senza che l'imago cerchi di alimentarsi , quasi ad annusare l'aria che tira , le prime a distanza anche di una quindicina di giorni una dall'altra , poi via via sempre più ravvicinate , fino a quella definitiva ; un po' quanto avviene con la tartaruga terrestre Testudo hermanni ; in natura in questa parte dell'Appennino (Cittaducale – RI- cedui tra i 600 e gli 800 m slm) e compatibilmente con l'andamento stagionale , le prime sortite si possono far risalire a fine Aprile e l'emersione definitiva circa un mese e mezzo dopo ( metà Giugno) . In cattività tutto dipende dalla temperatura dell'allevamento : con una temperatura superiore a quella esterna di circa 5° ( locale non riscaldato , ma protetto) ci sarà circa un mese di anticipo . Gli insetti cominceranno ad alimentarsi solo dopo qualche giorno ….. e dopo una mesata cominceranno a pensare alla discendenza … ma questo lo abbiamo già raccontato ...
Ciao , Franco


[Modificato da IgorOp 31/05/2010 11:44]
31/05/2010 09:24
 
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Aggiornamenti fotografici



Quando le larve L3 sono prossime alla costruzione della cella pupale cambiano colore : da cera traslucido a crema opaco




e la pelle raggrinsisce .




Dentro la cella pupale avviene una prima muta : da larva a pupa exarata ; la vecchia pelle comincia a seccare ed a lacerarsi partendo dal dorso ...









….fino alla capsula cefalica...








….la muta è quasi al termine....





Liberatasi dall'exuvia , la pupa rimane diafana ( vedi foto capitolo precedente ) per un paio di giorni per poi prendere il color miele definitivo .




Quel “coso” a ricciolo , sì , è proprio lui : l'organo sessuale maschile !





Franco
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[Modificato da IgorOp 01/06/2010 09:38]
31/05/2010 21:14
 
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Riposto la foto sparita :
lacerazione della capsula cefalica 1



Grazie , Carlo

Franco
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31/05/2010 23:01
 
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Sono basito... [SM=g27993]

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Dubito, ergo sum

Admin di:
01/06/2010 15:15
 
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Re:
EffeCi61, 31/05/2010 23.01:

Sono basito... [SM=g27993]





Lo prendo come un complimento e ringrazio Admin e con l'occasione anche gli altri ! Tengo a precisare che se non ringrazio nell'immediatezza della cosa è semplicemente per non spezzare l'unitarietà del lavoro , riservandomi di farlo normalmente al termine dello stesso .
Con affetto , Franco
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02/06/2010 19:16
 
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Era chiaramente un complimento....

Tranquillo, Senior, alla fine togliamo tutti i post che non c'entrano, in modo da avere una scheda omogenea e scorrevole... [SM=g27988]
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Dubito, ergo sum

Admin di:
16/07/2012 18:48
 
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11 luglio messaggio FFZ

"Dear Sir,.......

I am very impressed with your breeding manual for Lucanus tetraodon.
...........

Warm regards

Benjamin Harink "

( Benjamin Harink è uno dei più esperti allevatori di coleotteri europei )

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16/07/2012 19:47
 
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Uovo
davvero un GRAN bel lavoro, complimenti,,,, davvero molto interessante ed utile :)
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