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“Rispose Tommaso: ‘Mio Signore e mio Dio!’”

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2020 18:42
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17/04/2010 10:17
 
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Se posso permettermi di aggiugermi alla discussione, molto umilmente, sinceramente sono senza parole nel vedere su come ci si attacchi ai singoli versetti biblici per dimostrare questa o quella tesi.

Ma è ovvio che l'idea che Gesù risorto fosse Dio non si è manifestata subuto negli apostoli e nella comunità (ebrea), ma si è fatta strada nel tempo.

D'altra parte come si fa a fare certe considerazioni su questa frase di Tommaso, quando sappiamo benissimo che il Vangelo di Giovanni è stato scritto intorno al 100 DC !

é ovvio che nelle parole di Tommaso c'è la rilettura del fatto Pasquale di tutta la comunità passata ormai attraverso diverse generazioni.

La frase di Tommaso quindi è una frase riletta dalle comunità dopo tanti decenni di esperienza del risorto nelle comunità stesse: esperienze che hanno portato ad esempio al famoso prologo di Giovanni, dove il mistero Pasquale è addirittura portato indietro nel tempo fino a pensare che Gesù è sempre stato dal principio presso il Padre e i due erano sostanzialmente una cosa sola ("e il verbo era il Padre").

Quindi è molto rischioso andare ad analizzare questa frase di Tommaso come la vera frase che lui può avere pronunciato all'incontro con il Signore. Quella frase evidenzia piuttosto la fede della comunità Giovannea dell'inizio del secondo secolo, dove, certamente, (vedi il prologo), ormai si era arrivati all'idea che Gesù avesse natura divina.

Sappiamo d'altra parte che l'idea della natura divina di Gesù era già nata molto presto nelle comunità cristiane. Lo sappiamo molto bene da San Paolo, il quale nello splendido inno della lettera ai Filippesi, esprime chiaramente la natura di Gesù, divina e umana:



Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,

6il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.


Questo inno cristologico, scritto da Paolo intorno all'anno 60, secondo la maggioranza degli esegesi, è probabile che fosse in uso nelle comunità già da diversi anni, come vera e propria preghiera.
Noi stessi recitiamo spesso nella preghiera dei Vespri della sera questo inno meraviglioso.

E' semplicissimo. Il Figlio, pur essendo di natura divina, della stessa sostanza del Padre, accettò di diventare umano e di spogliarsi di ogni divinità e di ogni potere divino (il mio profesore di teologia diceva addirittura che qui Paolo intende quasi uno svuotamento di Gesù, come un tubetto di dentifricio, quando lo si arrotola per fare uscire tutto). Gesù, nonostante la sua natura divina, si è fatto uomo in tutto, accettando di morire in croce.

E Paolo va avanti e prosegue: dal movimento discendente del Figlio, c'e' il movimento ascendente. Il Padre lo resuscita e lo rimette nella sua posizione in cielo per giudicare tutte le genti.
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