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Adolescenti e libertà di scelta

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2014 22:49
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Utente Senior
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06/04/2010 21:43
 
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Vedendo "la custode di mia sorella" mi è venuto un quesito che vorrei condividere con voi. E' giusto che gente di 13-19 anni abbia la libertà di scelta sul suo corpo, in caso di gravissime patologie? Oppure "non spetta a loro decidere"?
Mi spiego con l'esempio tratto del film: una ragazzina di 15 anni, malata di cancro, esasperata dalla sofferenza causata da cure invasive, che costringono la sorella a fare da "serbatoio genetico" (da lei prendono midollo ecc), chiede alla stessa di fingere di non volerla curare, perché sa che la madre (lei è incapace giuridica) non acconsentirebbe a smettere le cure.
Domanda mia: ma è giusto che gli adolescenti non possano decidere, in caso di malattie invalidanti? E' giusto che un adolescente, malato e sofferente, debba sottomettersi alla tutela giuridica di un genitore che pensa solo a tenerlo in vita, perché sa che soffrirebbe per la sua morte?
Se uno si è guadagnato il diritto ad essere quello che è nessuno glielo toglie.

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Post: 1.572
Utente Veteran
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06/04/2010 21:56
 
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Bella domanda, se si rispondesse giuridicamente la ragazza in questione non potrebbe decidere di morire perchè per lei decide il suo tutore legale, in questo caso non la madre ma un qualsiasi parente di età superiore a 18 anni.
Se c'è un accanimento terapeutico, è la storia così descritta ne ha tutte le apparenza, questa ragazza avrebbe il diritto di dire basta.
Però bisognerebbe che la famiglia in questi casi abbiano il supporto di esperti per elaborare il dolore della figlia.
Secondo me si dovrebbe tenere in considerazione la volontà dell'adolescente, si dovrebbe vagliarla attentamente e poi decidere assieme alla famiglia, sempre col supporto di esperti e dei medici.


« In fondo ad ogni credenza c'è una verità. In fondo ad ogni salotto c'è una credenza. Questo dimostra inconfutabilmente che i salotti esistono. »
(Groucho Marx)


« Se l'onore fosse redditizio, tutti sarebbero onorevoli. » (San Tommaso Moro)







"Cosa Preferisce - un medico che le tiene la mano mentre muore o che la ignora mentre migliora?"


House: "Vede, tutti pensano che sia un paziente a causa del bastone"

Wilson: "Allora perchè non indossa un camice bianco come tutti noi?"

House: "Perchè altrimenti pensano che sia un medico".





"Il mare porterà agli uomini nuove speranze, come il sonno porta i sogni"










Post: 630
Utente Senior
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10/04/2010 17:07
 
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In realtà le cose sono molto più complicate.
Vero che per un bambino sono i genitori o i tutori legali che decidono. Per un adolescente, se le scelte dei tutori/genitori sono diverse da quelle del paziente-ragazzo, la situazione viene posta all'attenzione di un giudice che stabilisce quale sia l'effettiva maturità del ragazzo/a per valutare se sia in grado di decidere per se stesso per il meglio.
Non so quali criteri vengano applicati per valutare la maturità.
Almeno in Italia dovrebbe funzionare così.
Anche perché, da costituzione, non possono essere somministrate cure se il paziente non le vuole. E per certe terapia (per non dire per tutte) la collaborazione del paziente - maggiorenne o minorenne - è necessaria.
Post: 312
Utente Senior
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10/04/2010 21:18
 
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Per quanto mi riguarda secondo me quello che soffre veramente é il malato, minore o no che sia e quindi deve decidere cosa fare sempre che sia conseziente di ciò che fa'/dice.
Quello dei genitori che vogliono far restare in vita dei figli malati che soffrono per quanto mi riguarda sono solo degli egoisti.
Voglio dire: capisco aiutare una persona che può guarire, capisco rischiare il tutto e per tutto, ma non capisco fregarsene di ciò che pensa il minore solo perché questo la pensa diversemente dal tutore e ciò potrebbe far soffrire il tutore...
"Jack, io giuro..."
"Se non hai niente non ti serve niente"
"E' una cosa che inizia e finisce qui"

"Un anello per domarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli!"

Post: 17
Utente Junior
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11/04/2010 21:12
 
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In realtà le cose sono molto più complicate.
Vero che per un bambino sono i genitori o i tutori legali che decidono. Per un adolescente, se le scelte dei tutori/genitori sono diverse da quelle del paziente-ragazzo, la situazione viene posta all'attenzione di un giudice che stabilisce quale sia l'effettiva maturità del ragazzo/a per valutare se sia in grado di decidere per se stesso per il meglio.
Non so quali criteri vengano applicati per valutare la maturità.
Almeno in Italia dovrebbe funzionare così.
Anche perché, da costituzione, non possono essere somministrate cure se il paziente non le vuole. E per certe terapia (per non dire per tutte) la collaborazione del paziente - maggiorenne o minorenne - è necessaria.


Se ben capisco quello che intendi tu è l'emancipazione, anche se essa si applica solo al matrimonio e i diritti dell'emancipato non vanno oltre l'ordinaria amministrazione.
Emancipazione del minore
Inoltre l'articolo 6 sulla convenzione sui diritti umani e e la biomedicina(ratificato dall'Italia nel 2001)cita così:

1. Sotto riserva degli articoli 17 e 20, un intervento non può essere effettuato su una persona che non ha capacità di dare consenso, se non per un diretto beneficio della stessa.

2. Quando, secondo la legge, un minore non ha la capacità di dare consenso a un intervento, questo non può essere effettuato senza l’autorizzazione del suo rappresentante, di un’autorità o di una persona o di un organo designato dalla legge.

Il parere di un minore è preso in considerazione come un fattore sempre più determinante, in funzione della sua età e del suo grado di maturità.


(per chi volesse il link, eccolo:http://conventions.coe.int/Treaty/ita/Treaties/Html/164.htm)
Quindi penso proprio di no, l'adolescente fino ai 18 anni non può decidere cosa fare, sopratutto poi con il cancro, che se lasciato non curato porterebbe la morte, cosa che non penso sia permessa.
Post: 6.386
Giudice
Utente Master
Goddess of Pornazz
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11/04/2010 22:16
 
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Re:
goldr31., 11/04/2010 21.12:


Quindi penso proprio di no, l'adolescente fino ai 18 anni non può decidere cosa fare, sopratutto poi con il cancro, che se lasciato non curato porterebbe la morte, cosa che non penso sia permessa.




Per gli adulti è permesso, eh.
Uno può decidere se rifiutare le cure, anche in caso di malattia grave.
Poi non so, io credo che ogni persona debba decidere per conto suo, dopo i 16 anni. Anche nel caso di malattie gravi.
--
Under construction.
Firma in ristrutturazione dopo soli 4 anni!

"Cosa mi dici di te?"
"Beh..." Logan si guardò intorno: l'acqua che inondava il pavimento, le candele, il cavo metallico annodato alla testata del letto, le carte, le bottiglie di birra, lattine di zuppa vuote, le briciole di crackers in mezzo al letto, e Victor che provava con ben poco successo a non ridere. "Sto bene", disse onestamente.



"Se il tuo odio scorre profondo, fa' che diventi la tua anima, il tuo respiro, il sangue nelle vene, il nucleo di ogni tua cellula. Quando ti avrà riempito completamente prendilo e modellalo, plasmalo, fallo diventare la tua arma e scaglialo contro il tuo nemico. Che possa morire distrutto da ciò che egli stesso ha creato." (Mark Volk)
Post: 630
Utente Senior
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11/04/2010 23:12
 
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Questa è una spiegazione abbastanza semplice e nello stesso tempo tecnica di quello che intendevo per fare un minimo sunto su quella complicatissima situazione che è il consenso informato, ancora più complicato se applicato appunto ai minori (tratto da: www.altalex.com):


nel caso di interventi su minori, dando praticità e maggiore comprensibilità al discorso, si può dire che il consenso va richiesto ad entrambi i genitori in quanto esercenti la patria potestà e ove ci sia stata separazione il consenso va richiesto al coniuge affidatario.

Nel caso in cui i genitori siano stati privati della patria potestà o siano già morti il consenso dovrebbe esprimerlo il tutore.

Tuttavia, in coerenza con il principio secondo cui il diritto alla salute è personalissimo e la sua tutela non può essere affidata ad altri, se, malgrado la minore età, il paziente dimostra di essere “emancipato”, critico e volitivo è necessario anche il suo consenso e se c’è un contrasto con quanto decidono i genitori, deve essere fatta prevalere la volontà del minore, previo parere del giudice tutelare.

Lo spazio più o meno ampio di autonomia si ricollega ovviamente al grado di maturità ed equilibrio raggiunti che non sempre dipende esclusivamente e rigidamente dall’età anagrafica, anche se generalmente e indicativamente vengono distinte tre fasce di età.

Per una diversificazione del discorso etico-giuridico in relazione all’età del minore non ancora quattordicenne, almeno fino al recente passato, si è ritenuto che il minore non fosse in grado (salvo eccezioni e situazioni particolari) di comprendere pienamente i significati e le problematiche sottese ad un delicato intervento medico.

Nella fascia di età compresa tra i quattordici e i sedici anni, per il fatto che il minore acquisisce una individuale capacità di agire, alla consapevole volontà espressa dal minore non è possibile non riconoscere rilevanza soprattutto nel caso di esplicito e fermo dissenso.

A maggior ragione dopo il compimento dei sedici anni e fino alla maggiore età, quando la volontà del minore, fondata sull’accentuato sviluppo delle capacità fisiche e psichiche, assume una rilevanza quasi completa.

Sta di fatto che il diritto-dovere dei genitori (o del rappresentante legale) di curare il minore non può collidere con la sua libertà di decidere della sua salute.

Ovviamente, nel caso di pareri contrastanti, la risoluzione del caso non risulta mai facile e immediata in quanto per la piena liceità dell’intervento non basta il solo consenso del minore, né tanto meno quello dei soli genitori, ma ci vorrebbe il pieno assenso di tutti.

Come è stato osservato, ci si viene a trovare in una situazione in cui la volontà del minore risulta importante, anzi, molto importante, ma purtroppo non decisiva.

Viene citato a tal proposito l’articolo 6 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedica (Ovideo - 1997), che contiene una specifica disposizione riguardante i trattamenti sanitari rivolti ai minorenni:“Il parere del minore è preso in considerazione come un fattore sempre più determinante, in funzione della sua età e del suo grado di maturità”.

Alla suddetta disposizione fa da corollario l’analoga previsione del Codice deontologico dei medici il quale prevede il consenso del legale rappresentante (“fermo restando il rispetto dei diritti del legale rappresentante”), ma anche l’obbligo di informare il minore e di tenere conto della sua volontà, compatibilmente con l’età e con la capacità di comprensione (art. 34).

Soltanto nel caso di “trattamento necessario ed indifferibile”, l’opposizione del minore non viene considerata e se il legale rappresentante si oppone, il medico è tenuto ad informare l’autorità giudiziaria (art. 33).

Si può concludere dicendo che, a parte i casi di esclusione sopra individuati ed altri casi eccezionali, l'attività medica richiede per la sua validità e concreta liceità la manifestazione del consenso del paziente, che costituisce un presupposto di liceità del trattamento medico-chirurgico.

Mutuando le parole di una massima giurisprudenziale prima riportata si può ripetere che si tratta di un consenso che riguarda la libertà morale del soggetto e la sua autodeterminazione, nonché la sua libertà fisica intesa come diritto al rispetto della propria integrità corporale, le quali sono tutti profili della libertà personale proclamata inviolabile dall'articolo 13 della Costituzione.


Post: 17
Utente Junior
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12/04/2010 14:36
 
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Per gli adulti è permesso, eh.
Uno può decidere se rifiutare le cure, anche in caso di malattia grave.
Poi non so, io credo che ogni persona debba decidere per conto suo, dopo i 16 anni. Anche nel caso di malattie gravi.


Sisi, ovvio, io intendevo fino ai 18 :)


Dal testo a quanto capisco l'opinione del minore può essere ascoltato, teoricamente sopratutto dai 16 anni in su, anche se

Soltanto nel caso di “trattamento necessario ed indifferibile”, l’opposizione del minore non viene considerata e se il legale rappresentante si oppone, il medico è tenuto ad informare l’autorità giudiziaria


questo "necessario" mi fa pensare che in casi gravi(come il caso del cancro)il minore non si possa opporre., visto che se non curato il cancro porterebbe alla morte.
E, se non sbaglio, solo con l'opposizione del rappresentante legale si è tenuto a informare l'autorità giudiziario(quindi se i genitori volessero che le cure non venissero più applicato al figlio).
Post: 388
Utente Senior
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14/04/2010 18:19
 
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Se mio figlio minorenne rifiutasse le cure, a randellate lo porterei in ospedale, altro che bei discorsi sull'emancipazione e la libertà di scelta. Gli spezzo tutte e due le gambe e lo porto a fare la chemioterapia (e poi anche la fisioterapia, risparmiamo un viaggio), farò la genitrice autoritaria, non me ne frega niente. E se è maggiorenne ma vive con me e da me dipende, lo stesso. Non esiste il genitore che lascia morire il figlio.
Questo in linea generale. Il film di cui si parla (non l'ho visto, ma ho letto il libro) è un discorso molto più complicato, la situazione è parecchio ingarbugliata, perchè la secondogenita è stata concepita - in vitro - proprio per fare da 'serbatoio' alla primogenita, e quindi lei stessa non vive bene la situazione (i genitori le amano entrambe allo stesso modo, sia chiaro, ma si trovano letteralmente tra l'incudine e il martello). La sorella malata si sente in colpa, la piccola si sente usata, i genitori sono disperati per entrambe.
Non si possono giudicare situazioni simili senza esserci dentro, e non si può dire "è giusto questo, è giusto quest'altro", quando ogni scelta è quella sbagliata.
--
Lemming McLem






Post: 143
Utente Junior
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14/04/2010 20:02
 
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Re: Re:
Makichan, 11/04/2010 22.16:




Per gli adulti è permesso, eh.
Uno può decidere se rifiutare le cure, anche in caso di malattia grave.
Poi non so, io credo che ogni persona debba decidere per conto suo, dopo i 16 anni. Anche nel caso di malattie gravi.



vero fino ad un certo punto.
Perchè se un adulto viene portato, in Italia, in stato di incoscienza, non può scegliere.
Non può nemmeno lasciare scritto cosa vuole.
E se viene attaccato ad una macchina non può scegliere di essere staccato.






Io non invecchio e non ingrasso.
Maturo e divento più morbida

Post: 995
Utente Senior
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14/04/2010 20:25
 
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Re:
§ promethea §, 14/04/2010 18.19:

Se mio figlio minorenne rifiutasse le cure, a randellate lo porterei in ospedale, altro che bei discorsi sull'emancipazione e la libertà di scelta. Gli spezzo tutte e due le gambe e lo porto a fare la chemioterapia (e poi anche la fisioterapia, risparmiamo un viaggio), farò la genitrice autoritaria, non me ne frega niente. E se è maggiorenne ma vive con me e da me dipende, lo stesso. Non esiste il genitore che lascia morire il figlio.



Promethea, apprezzo molto la tua sincerità e questo discorso lo troverei sensato nel caso che le cure portassero a qualcosa di concreto, come una guarigione o una speranza di vita normale.
Però, mi chiedo (senza acrimonia e lo chiedo anche a te): è giusto condannare un giovane a soffrire come un dannato senza speranza perché un genitore non vuole soffrire la morte di un figlio? Non è egoismo questo, che condanna chi si ama ad una atroce sofferenza? (sia chiaro, sempre che il giovane prenda una scelta simile. Non sono nazista)

(comunque nel film mi riferisco all'ultima parte, che è molto diversa dal libro, che ho terminato di leggere)


Se uno si è guadagnato il diritto ad essere quello che è nessuno glielo toglie.

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Post: 6.386
Giudice
Utente Master
Goddess of Pornazz
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14/04/2010 21:29
 
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Re: Re: Re:
!Damia76!, 14/04/2010 20.02:



vero fino ad un certo punto.
Perchè se un adulto viene portato, in Italia, in stato di incoscienza, non può scegliere.
Non può nemmeno lasciare scritto cosa vuole.
E se viene attaccato ad una macchina non può scegliere di essere staccato.






Bè, sì...
Ma qui si parla di persone coscienti. Per l'altro discorso mi pare ci sia stato un altro topic.
Oltretutto, come pretendi che DECIDA una persona che non ha le facoltà per decidere?
Comunque, appunto, si parlava di persone che possono esprimere la propria volontà.
Se poi si vuole deviare il discorso su "non è vero, in italia non funziona così", aprite un altro topic o riesumatene uno dei vecchi.
Non è questo il topic adatto.
[Modificato da Makichan 14/04/2010 21:34]
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"Beh..." Logan si guardò intorno: l'acqua che inondava il pavimento, le candele, il cavo metallico annodato alla testata del letto, le carte, le bottiglie di birra, lattine di zuppa vuote, le briciole di crackers in mezzo al letto, e Victor che provava con ben poco successo a non ridere. "Sto bene", disse onestamente.



"Se il tuo odio scorre profondo, fa' che diventi la tua anima, il tuo respiro, il sangue nelle vene, il nucleo di ogni tua cellula. Quando ti avrà riempito completamente prendilo e modellalo, plasmalo, fallo diventare la tua arma e scaglialo contro il tuo nemico. Che possa morire distrutto da ciò che egli stesso ha creato." (Mark Volk)
Post: 143
Utente Junior
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15/04/2010 10:37
 
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Re: Re: Re: Re:
Makichan, 14/04/2010 21.29:




Bè, sì...
Ma qui si parla di persone coscienti. Per l'altro discorso mi pare ci sia stato un altro topic.
Oltretutto, come pretendi che DECIDA una persona che non ha le facoltà per decidere?
Comunque, appunto, si parlava di persone che possono esprimere la propria volontà.
Se poi si vuole deviare il discorso su "non è vero, in italia non funziona così", aprite un altro topic o riesumatene uno dei vecchi.
Non è questo il topic adatto.



A parte il fatto che posso anche lasciare scritto le mie volontà...
Precisavo solo che non è che l'essere maggiorenni ti lascia sempre scegliere.

Per quanto riguarda i minori, bisognerebbe davvero segnare la linea di confine tra cura, terapie palliative e accanimento terapeutico.
Nel primo caso, ci fosse anche l'un per cento di possibilità, penso (proprio perchè grazie a dio non ci sono in quella situazione) che lotterei e farei lottare fino all'ultimo.

Nei secondi due, onestamente...non lo so. Ho l'impressione (sempre perchè non ci sono in mezzo) che un genitore non riesca a cogliere la linea di confine tra cura e accanimento, perchè ha sempre la speranza di un miracolo, di una nuova scoperta, di una nuova medicina, di una nuova frontiera della scienza.






Io non invecchio e non ingrasso.
Maturo e divento più morbida

Post: 388
Utente Senior
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15/04/2010 14:33
 
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Re: Re:
Evil Lady Nanto, 14/04/2010 20.25:



Promethea, apprezzo molto la tua sincerità e questo discorso lo troverei sensato nel caso che le cure portassero a qualcosa di concreto, come una guarigione o una speranza di vita normale.
Però, mi chiedo (senza acrimonia e lo chiedo anche a te): è giusto condannare un giovane a soffrire come un dannato senza speranza perché un genitore non vuole soffrire la morte di un figlio? Non è egoismo questo, che condanna chi si ama ad una atroce sofferenza?



Questa è retorica, molto decorativa, ma alla prova dei fatti, nessun genitore 'condanna alla sofferenza': quello che facevano nell'esempio che fai era CURARE la figlia. Curarla, farla guarire, togliere il cancro. Non è che stavano cazzeggiando tanto per, cercavano di eliminare la malattia. Per farla tornare sana.
Che poi la figlia, a 15 anni ne avesse le scatole piene di non aver praticamente mai vissuto altro che ospedali e cicli di chemio, è perfettamente comprensibile, ma un genitore sano di cervello MAI interromperebbe le cure, l'unica speranza di salvezza.
Nei casi senza speranza si segue una terapia per il dolore, volta a ridurre il più possibile le sofferenze. Quando c'è speranza, per quanto minima, si DEVE curare.
Ma che scherziamo? Lasciar morire un figlio perchè le cure sono dolorose? E perchè non quando è depresso, poverino? Le sofferenze psicologiche sono forse meno devastanti?
Sinceramente, trovo molto difficile capire dove vuoi arrivare.
--
Lemming McLem






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Utente Senior
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15/04/2010 17:24
 
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Allora, nel film che io ho usato come sponda per aprire il post la sorella minore era costretta a fare da serbatoio genetico alla sorella maggiore perché questa sopravvivesse. (alla fine si scopriva questo. Il libro so che ha un finale diverso)

Domanda mia: ma è giusto che gli adolescenti non possano decidere, in caso di malattie invalidanti? E' giusto che un adolescente, malato e sofferente, debba sottomettersi alla tutela giuridica di un genitore che pensa solo a tenerlo in vita, perché sa che soffrirebbe per la sua morte?
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15/04/2010 17:37
 
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Re:
Evil Lady Nanto, 15/04/2010 17.24:


Domanda mia: ma è giusto che gli adolescenti non possano decidere, in caso di malattie invalidanti?



C'è malattia invalidante e malattia invalidante, eh.
Per dire, io ne ho una ed era più che corretto che mia mamma, se mi fossi stancata delle cure (che non risolvono e non risolveranno MAI, ma tamponano e rallentano l'evoluzione), mi avesse dato uno scapellotto e avesse detto di continuare a curarmi (lo fa anche adesso che non sono minorenne XD).

Poi, scusa, forse non capisco il tuo discorso.
Si parla di malattie incurabili?
Roba alla sclerosi multipla e relative?
O di cancro?
Parli di ripetere un ciclo di chemio perché "magari c'è il miracolo", o di ripetere il ciclo di chemio con possibilità di miglioramento?
Perché sono tantissimi casi differenti e per ciascuno c'è una risposta differente.
Non è che quella sofferenza sia per forza fine a se stessa, capiamoci.
Se la sofferenza è un passo, una parte del cammino, ehy!, si sopporta.
[Modificato da Makichan 15/04/2010 17:43]
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"Beh..." Logan si guardò intorno: l'acqua che inondava il pavimento, le candele, il cavo metallico annodato alla testata del letto, le carte, le bottiglie di birra, lattine di zuppa vuote, le briciole di crackers in mezzo al letto, e Victor che provava con ben poco successo a non ridere. "Sto bene", disse onestamente.



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Post: 995
Utente Senior
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15/04/2010 19:47
 
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Malattie come distrofia, Sla, cancro (agli ultimi stadi e maligno), che però ti lasciano possibilità di capire quel che accade. E nel caso del cancro parlo di ripetere "cicli di chemio" per afferrare una speranza più apparente che reale.
[Modificato da Evil Lady Nanto 15/04/2010 19:48]
Se uno si è guadagnato il diritto ad essere quello che è nessuno glielo toglie.

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Post: 6.386
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15/04/2010 20:20
 
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Re:
Evil Lady Nanto, 15/04/2010 19.47:

Malattie come distrofia, Sla, cancro (agli ultimi stadi e maligno), che però ti lasciano possibilità di capire quel che accade. E nel caso del cancro parlo di ripetere "cicli di chemio" per afferrare una speranza più apparente che reale.




Non vorrei sembrare cinica, ma nei casi di distrofia e di SLA nemmeno l'adulto ha il diritto di morire, quindi come pretendi che lo abbia l'adolescente?
Però qui rientriamo nel discorso di altri topic, cioè la legittimità o meno, da parte dello Stato, di decidere se, come e quando io debba morire, dopo quante sofferenze etc etc.
Anche perché, a prescindere, la nutrizione e la ventilazione NON sono considerate "cure", ergo, anche se non le vuole più si attacca al primo tram che passa, barella e tutto.
Sì, sono cinica, mi spiace.
No, non ritengo CORRETTO che debba andare così.

Cancro: non credo che nessun genitore si accanisca con chemio e terapie invasive sul figlio quando non c'è speranza di guarire.
A prescindere, se le speranze sono infime, credo che il malato debba decidere da solo.
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Post: 21.531
Utente Gold
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15/04/2010 23:59
 
Quota

Una cosa è cosa sia giusto, una cosa è quello che attualmente accade qui da noi.

Sarebbe giusto che una persona possa decidere della sua vita, del prosieguo o meno delle cure, di come e quando "staccare la spina".
Questo è quello che sarebbe giusto.
Quello che accade qui da noi è l'esatto contrario.
Ma di questo, se non erro, si è già parlato altrove.

Venendo alla domanda del topic, si sono posti dei paletti per alcune cose al riguardo dell'età (prima dei diciotto anni non posso guidare l'auto, non posso votare, non posso leggere le storie a rating rosso di EFP), e questi paletti riguardano anche le decisioni in materia di salute.
Giusti o sbagliati che siano questi sono i paletti che vanno rispettati.
Sarebbe giusto ascoltare anche l'adolescente, e lo si fa in genere, ma alla fine sia il giudice che gli altri attori coinvolti nella decisione non possono non tener conto dei limiti che la legislazione vigente impone.


A prescindere, se le speranze sono infime, credo che il malato debba decidere da solo.



Qui quoto Maki anche se, rispettando il tema del topic, dico che occorrerebbe valutare bene anche le vere capacità di capire la situazione da parte dell'adolescente, tanto di più se si tratta di situazioni border line.

Hasta Luego
Post: 17
Utente Junior
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16/04/2010 18:47
 
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Non posso che quotare Suinogiallo, sopratutto l'ultima parte, perchè può capitare che l'adolescente non abbia ancora compreso la sua condizione e penso sia solo il giudice a poter valutar il grado di maturità.

poi se è giusto o no non lasciargli la possibilità, io mi mantengo su una posizione neutrale, non tutti i 16enni hanno la maturità "mentale" e ognuno è diverso dall'altro, quindi penso sia solo il giudice(o l'organo preposto)che possa valutare questo.
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