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CRISTIANESIMO E ISLAMISMO A CONFRONTO

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2023 15:35
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11/01/2017 21:39
 
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Terrorismo in Europa?
La causa è la scristianizzazione

Il 2/01/17 è apparso un editoriale interessante sull’attuale scontro tra Medioriente ed Europa. L’autore, il prof. Angelo Panebianco, ha espresso di fatto una sintonia con la lettura offerta su questo sito web nel novembre 2015, dopo l’attentato terroristico a Parigi. Qui sotto un estratto della sua riflessione.

 

di Angelo Panebianco*
*docente di Scienze politiche presso l’Università di Bologna

da Il Corriere della Sera, 02/01/17

 

Dopo ogni attentato dei jihadisti in Europa (forse accadrà anche ora, dopo la strage di Capodanno a Istanbul), riappare sempre la stessa divisione: fra quelli che dicono che «la religione non c’entra», sono solo gli «interessi» (materiali) a spiegare tutto, e quelli che sostengono che la religione sia la vera causa. Semplificare va bene, serve per capire situazioni complesse, ma se si semplifica troppo si finisce per non capire niente. Quando è in gioco la vita di tante persone non capire niente è pericoloso, sbagliare diagnosi è il modo più sicuro per restare indifesi. Perché, a dispetto di ogni evidenza, a dispetto dei Santi (è il caso di dirlo), tante persone negano che quella dichiarata, non solo contro altri musulmani ma anche contro gli occidentali, sia una guerra religiosamente motivata?

Due sono le ragioni principali. La prima è che ammettere che l’Islam c’entri significa doversi porre — e porre anche ai musulmani (la maggioranza) che si tengono lontani dal jihad — domande scomode, fastidiose, sugli atteggiamenti del mondo islamico nei confronti della società aperta occidentale e sugli aspetti della loro tradizione che hanno generato la sfida jihadista. È più rassicurante prendere per buono quanto i rappresentanti delle comunità musulmane sostengono dopo ogni attentato, ossia che «l’Islam non c’entra», nulla ha a che spartire con quei quattro (solo quattro?) esaltati. Per esempio, si definisce «folle» l’attentato. Ma non c’è niente di folle: l’attentatore è un soldato, combatte una guerra dichiarata da qualche organizzazione (ieri Al Qaeda, oggi l’Isis, domani un’altra). Quel soldato è la versione contemporanea dei combattenti per la causa islamica dell’età medievale e della prima età moderna.

La seconda ragione per la quale in tanti rifiutano di riconoscere il carattere religioso della guerra dichiarata dall’islamismo radicale è forse più importante. Ed è anche il motivo per il quale i capi jihadisti, come risulta dalle loro dichiarazioni, pensano che l’Europa sia il ventre molle dell’Occidente, un insieme di Paesi che — non importa quanti anni o decenni di lotta saranno necessari per raggiungere lo scopo — dovrà prima o poi arrendersi, sottomettersi. La ragione ha a che fare con la scristianizzazione. Fra tutte le aree del mondo l’Europa è quella in cui il processo di secolarizzazione (la scomparsa del sacro dalla vita individuale e collettiva) ha raggiunto i massimi livelli: nella sua parte protestante come in quella cattolica (e il fatto non è contraddetto dalla popolarità di cui gode anche fra i non credenti, anche fra tanti atei dichiarati, l’attuale Pontefice).

Contrariamente a quanto immaginavano gli illuministi (quelli francesi, non quelli anglosassoni), la scristianizzazione non ha eliminato la «superstizione», non ha reso gli europei «più razionali». Ha invece aperto la strada a varie forme di regressione culturale. Per citare solo la più impressionante: sono ormai legioni coloro che pensano seriamente che non ci siano differenze fra uomini e animali (domestici e non). È arduo, per una società siffatta, accettare l’idea che ci sia gente disposta a uccidere e a farsi uccidere in nome di un credo religioso. La secolarizzazione/scristianizzazione porta con sé l’impossibilità di capire un fenomeno del genere.


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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