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ATTENZIONE: DOMENICANI PREOCCUPATI PER LA SITUAZIONE IN IRAQ, FACCIAMO CONOSCERE LA SITUAZIONE

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2010 21:28
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12/03/2010 21:24

I Domenicani preoccupati per la comunità dell'Iraq


Suore anziane difendono la Casa Generalizia dai terroristi





ROMA, venerdì, 12 marzo 2010 (ZENIT.org).- I Domenicani di vari Paesi sono preoccupati per le consorelle in Iraq e per gli altri cristiani sotto attacco nel Paese.

Questo martedì il sacerdote domenicano Philip Neri Powell, della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università San Tommaso d'Aquino di Roma, ha inserito sul suo blog una lettera in cui sottolinea la “terribile situazione delle nostre sorelle domenicane in Iraq e dell'intera comunità cristiana a Mosul”.

Il testo, scritto da suor Donna Markham, priora delle Domenicane di Adrian del Michigan (Stati Uniti), riferisce “notizie decisamente tragiche sulla situazione in Iraq”.

La religiosa spiega di aver incontrato molte suore irachene che si trovano attualmente negli USA e afferma che i cristiani stanno abbandonando Mosul.

“Ci sono stati molti omicidi e stupri di fedeli, e per il momento si stanno rifugiando nei villaggi cristiani”, continua.

“Suor Maria [priora delle suore irachene] è molto preoccupata per la sicurezza delle suore e della popolazione cristiana”.

“In questo momento, le cinque suore anziane che si trovano nella Casa Generalizia vogliono rimanere per non lasciare la Casa ai terroristi”, ha aggiunto.

Evacuazione

Suor Maria, prosegue suor Donna Markham, ha riferito che “la maggior parte dei cristiani sta progettando di fuggire dall'Iraq, e quindi non sa cosa accadrà alla sua Congregazione”.

“Ha detto che le suore seguiranno i fedeli cristiani ovunque andranno, anche se non si conosce il luogo”, spiega la lettera. “Le famiglie delle religiose sono in grave pericolo”.

Suor Markham ha lamentato il fatto che molti mezzi di comunicazione “non riportino nulla” a questo proposito.

Parlando a nome delle sue consorelle irachene, ha chiesto ad altri di diffondere la notizia e di pregare per i cristiani sofferenti dell'Iraq.


Nelle ultime settimane, una serie di omicidi è costata la vita a varie persone. Tra queste, otto cristiani sono stati uccisi nell'arco di dieci giorni.

Circa 15.000 cristiani restano nella città a maggioranza musulmana di Mosul, dove le loro famiglie vivono da 2.000 anni.

Per questa ragione, l'Arcivescovo Louis Sako di Kirkuk ha indetto all'inizio del mese una giornata di digiuno e preghiera per la fine delle violenze (cfr. ZENIT, 1° marzo 2010).

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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04/05/2010 12:28



La Suora Domenicana irachena che ha partecipato al Convegno sul Rosario, ha spiegato la gravità della situazione e della gravissima persecuzione inflitta ai Cristiani costretti a fuggire oppure a subire ogni sorta di aggressione senza l'intervento di alcuna giustizia....

L'Occidente sa MA FINGE DI NON SAPERE, spesso volta la testa dall'altra parte dimenticando che c'è ed esiste un popolo INERME perseguitato e spietatamente oppresso... i nostri giovani in Italia e in Europa spesso NON sanno perchè i Media e i Telegiornali tacciono su questa situazione...

INVITIAMO TUTTI ALLA CORRETTA INFORMAZIONE, ALLA DIVULGAZIONE DI QUESTO MATERIALE E ALL'INVITO DI PREGARE ASSIDUAMENTE TUTTI INSIEME PER QUESTO POPOLO OPPRESSO.....


CITTA' DEL VATICANO (28 febbraio) - Di appelli per il futuro (molto incerto) dei cristiani in Iraq, Papa Ratzinger ne aveva fatti tanti in questi anni, ma mai così forti come quello che si è sentito stamattina a san Pietro. «Bisogna ripristinare la sicurezza» ha detto chiaro e tondo, denunciando implicitamente le promesse non mantenute dal governo Maliki che si era impegnato proprio a garantirla.

All'Angelus ha fatto cenno alla «delicata fase politica che sta attraversando l'Iraq». Spetta a chi governa a compiere «ogni sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili». In piazza, mescolati tra la folla, erano presenti una cinquantina di iracheni, con tanto di striscioni che inneggiavano alla libertà religiosa. Un diritto a loro ormai conculcato.

Chi è battezzato e vive a Bagdad, a Kirkuk, a Mossul o a Bassora sa bene che i tempi si sono fatti piuttosto difficili. In alcuni quartieri di Mossul, per esempio, i cristiani sanno quando escono di casa, ma non se vi faranno ritorno la sera. Benedetto XVI ha manifestato «profonda tristezza» per «le tragiche notizie delle recenti uccisioni di alcuni cristiani nella città di Mossul» facendo presente la sua «viva preoccupazione» anche per «gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni di persone inermi di diversa appartenenza religiosa».

E' uno stillicidio di notizie negative. Il nunzio a Baghdad invia periodicamente in Segreteria di Stato rapporti a tinte fosche, facendo il resoconto di quello che accade. I rapimenti a scopo di estorsione sono all'ordine del giorno, le minacce pure. Tanti negozi sono stati bruciati, studentesse obbligate con la forza a portare il velo, studenti che non possono più frequentare l'università, giovani costretti a farsi crescere la barba secondo i dettami dell'Islam, donne violentate, pestaggi e, purtroppo, anche uccisioni, come è accaduto ultimamente a due ragazzi.

Le fonti caldee presenti nel Paese raccontano persino di rastrellamenti casa per casa, agguati in pieno giorno, minacce pesantissime. Il vescovo di Kirkuk, monsignor Sako, parla di una persecuzione su base religiosa. A farne le spese la minoranza caldea, presente in Iraq da duemila anni. Da 800 mila sono passati a 300 mila, chi può fugge all'estero, raggiungendo parenti o amici. Chi resta è perchè non ha la possibilità di farlo o perchè tenta disperatamente di difendere le proprie proprietà.«Bisogna muovere le coscienze di tutti per fermare questo massacro. Dov'è la coscienza? Dove sono i diritti umani? Cosa n'è dell'uomo se due innocenti possono essere uccisi nella loro casa? Chi compie questi crimini? Perchè?» ha chiesto il vescovo di Baghdad, monsignor Warduni.

Il Papa si augura che possa fallire il piano governativo di creare nella piana di Ninive una enclave tutta cristiana, una zona dove convogliare l'intera comunità caldea, lasciando il resto del Paese nelle mani islamiche. «Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi temporanei e di parte sull'incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino. Infine, esorto la comunità internazionale a prodigarsi per dare agli iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia».



www.youtube.com/watch?v=_zNCFrBRcUE&feature=channel

[SM=g1740752]


2 maggio 2010
Gli attentati sono stati compiuti con un'autobomba e un ordigno artigianale fatti esplodere al passaggio di autobus che trasportavano studenti residenti nella piu' grande citta' cristiana della zona, Bakhdida, 40 chilometri a est di Mosul. La persona deceduta e' il proprietario di un negozio situato proprio vicino al luogo della duplice esplosione.


www.youtube.com/watch?v=CbhLuuK9opU&feature=channel

[SM=g1740752]


Quando si parla di Iraq o di Medio Oriente si pensa esclusivamente a due categorie: musulmani ed ebrei.... ma spesso si dimentica che esiste una nutrita porzione di CRISTIANI-ARABI.... il Cristianesimo è lì presente ed operante da ben 2000 anni, ma oggi non avrebbero più diritto di vivere nella loro terra perchè sono "cristiani"...
Si parla di "popoli perseguitati" e si fa finta di non sapere che siste UN POPOLO CRISTIANO RADICATO NEL TERRITORIO DA SEMPRE CHE E' PERSEGUITATO E RIDOTTO A MINORANZA e che si vuole completamente distruggere... e l'Occidente tace!

Evitiamo noi di tacere su queste cose....evitiamo di restare indifferenti...


www.youtube.com/watch?v=MDlJRar9p2s&feature=related

[SM=g1740752]


PREGHIAMO....e facciamo conoscere la verità... [SM=g1740720]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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06/06/2010 01:09

Non perdere l'occasione di ascoltare gli interventi del Convegno del Rosario del 18 aprile che riguardano la situazione dei Cristiani perseguitati in Medio Oriente... e se puoi, fai conoscere....

       
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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03/07/2010 00:46

 discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Repubblica dell'Iraq presso la Santa Sede

Musulmani e cristiani insieme
per la pace e la riconciliazione


Le antiche comunità devono poter rimanere nella loro terra ancestrale

Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di venerdì 2 luglio, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza il Signor Habbeb Mohammed Hadi Ali Al-Sadr, nuovo ambasciatore della Repubblica dell'Iraq presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell'alto ufficio. Rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, il diplomatico è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori. Al ripiano degli ascensori, era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove l'ambasciatore veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l'arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata. Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell'ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato. Al termine dell'udienza, nella Sala Clementina il diplomatico prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e discendeva nel Cortile di San Damaso, dove si congedava dai Dignitari che lo avevano accompagnato, prima di far ritorno alla sua residenza.

Questo è il testo del discorso del Papa.

Your Excellency,
I am pleased to welcome you at the start of your mission and to accept the Letters accrediting you as Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary of the Republic of Iraq to the Holy See. I thank you for your kind words, and I ask you to convey to President Jalal Talabani my respectful greetings and the assurance of my prayers for the peace and well-being of all the citizens of your country.
On 7 March 2010, the people of Iraq gave a clear sign to the world that they wish to see an end to violence and that they have chosen the path of democracy, through which they aspire to live in harmony with one another within a just, pluralist and inclusive society. Despite attempts at intimidation on the part of those who do not share this vision, the people showed great courage and determination by presenting themselves at the polling stations in large numbers. It is to be hoped that the formation of a new Government will now proceed swiftly so that the will of the people for a more stable and unified Iraq may be accomplished. Those who have been elected to political office will need to show great courage and determination themselves, in order to fulfil the high expectations that have been placed in them. You may be assured that the Holy See, which has always valued its excellent diplomatic relations with your country, will continue to provide whatever assistance it can, so that Iraq may assume its rightful place as a leading nation in the region with much to contribute to the international community.
The new Government will need to give priority to measures designed to improve security for all sectors of the population, particularly the various minorities. You have spoken of the difficulties faced by Christians and I note your comments about the steps taken by the Government to afford them greater protection. The Holy See naturally shares the concern you have expressed that Iraqi Christians should remain in their ancestral homeland, and that those who have felt constrained to emigrate will soon consider it safe to return. Since the earliest days of the Church, Christians have been present in the land of Abraham, a land which is part of the common patrimony of Judaism, Christianity and Islam. It is greatly to be hoped that Iraqi society in the future will be marked by peaceful coexistence, as is in keeping with the aspirations of those who are rooted in the faith of Abraham. Although Christians form a small minority of Iraq's population, they have a valuable contribution to make to its reconstruction and economic recovery through their educational and healthcare apostolates, while their engagement in humanitarian projects provides much-needed assistance in building up society. If they are to play their full part, however, Iraqi Christians need to know that it is safe for them to remain in or return to their homes, and they need assurances that their properties will be restored to them and their rights upheld.
Recent years have seen many tragic acts of violence committed against innocent members of the population, both Muslim and Christian, acts which as you have pointed out are contrary to the teachings of Islam as well as those of Christianity. This shared suffering can provide a deep bond, strengthening the determination of Muslims and Christians alike to work for peace and reconciliation. History has shown that some of the most powerful incentives to overcome division come from the example of those men and women who, having chosen the courageous path of non-violent witness to higher values, have lost their lives through cowardly acts of violence. Long after the present troubles have receded into the past, the names of Archbishop Paulos Faraj Rahho, Father Ragheed Ganni and many more will live on as shining examples of the love that led them to lay down their lives for others. May their sacrifice, and the sacrifice of so many others like them, strengthen within the Iraqi people the moral determination that is necessary if political structures for greater justice and stability are to achieve their intended effect.
You have spoken of your Government's commitment to respect human rights. Indeed, it is of the utmost importance for any healthy society that the human dignity of each of its citizens be respected both in law and in practice, in other words that the fundamental rights of all should be recognized, protected and promoted. Only thus can the common good be truly served, that is to say those social conditions which allow people, either as groups or as individuals, to flourish, to attain their full stature, and to contribute to the good of others (cf. Compendium of the Social Doctrine of the Church, 164-170). Among the rights that must be fully respected if the common good is to be effectively promoted, the rights to freedom of religion and freedom of worship are paramount, since it is they that enable citizens to live in conformity with their transcendent dignity as persons made in the image of their divine Creator. I therefore hope and pray that these rights will not only be enshrined in legislation, but will come to permeate the very fabric of society - all Iraqis have a part to play in building a just, moral and peaceable environment.
You begin your term of office, Mr Ambassador, in the months leading up to a particular initiative of the Holy See for the support of the local Churches throughout the region, namely the Special Assembly for the Middle East of the Synod of Bishops. This will provide a welcome opportunity to explore the role and the witness of Christians in the lands of the Bible, and will also give an impetus to the important task of inter-religious dialogue, which has so much to contribute to the goal of peaceful coexistence in mutual respect and esteem among the followers of different religions. It is my earnest hope that Iraq will emerge from the difficult experiences of the past decade as a model of tolerance and cooperation among Muslims, Christians and others in the service of those most in need.
Your Excellency, I pray that the diplomatic mission that you begin today will further strengthen the bonds of friendship between the Holy See and your country. I assure you that the various departments of the Roman Curia are always ready to offer help and support in the fulfilment of your duties. With my sincere good wishes, I invoke upon you, your family, and all the people of the Republic of Iraq, abundant divine blessings.

Questa la traduzione del discorso del Papa all'ambasciatore della Repubblica dell'Iraq.

Eccellenza,
sono lieto di accoglierla all'inizio della sua missione e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario dell'Iraq presso la Santa Sede.

La ringrazio per le sue gentili parole e le chiedo di trasmettere al Presidente Jalal Talabani i miei saluti rispettosi e l'assicurazione delle miei preghiere per la pace e per il benessere di tutti i cittadini del suo Paese.

Il 7 marzo 2010 i membri del popolo iracheno hanno manifestato chiaramente al mondo il desiderio di vedere la fine della violenza e di aver scelto la via della democrazia, attraverso la quale aspirano a vivere in armonia reciproca, in una società giusta, pluralista e inclusiva. Nonostante i tentativi d'intimidazione da parte di quanti non condividono questa visione, le persone hanno mostrato grande coraggio e determinazione presentandosi, numerose, alle urne. Bisogna sperare che la formazione di un nuovo governo proceda ora velocemente per soddisfare la volontà delle persone di un Iraq stabile e unificato.

Quanti sono stati eletti dovranno mostrare grande coraggio e determinazione per soddisfare le elevate aspettative che le persone riversano su di loro. Sia certo che la Santa Sede, che ha sempre apprezzato le proprie eccellenti relazioni diplomatiche con il suo Paese, continuerà a offrire tutta l'assistenza possibile affinché l'Iraq possa assumere il suo giusto ruolo di nazione guida nella regione, contribuendo molto alla comunità internazionale. Il nuovo governo dovrà accordare priorità a misure volte a migliorare la sicurezza di tutti i settori della popolazione, in particolare delle varie minoranze.

Lei ha parlato delle difficoltà affrontate dai cristiani e noto i suoi commenti sulle misure intraprese dal Governo per concedere loro maggiore protezione. La Santa Sede naturalmente condivide l'opinione da Lei espressa sul fatto che i cristiani iracheni dovrebbero rimanere nella loro patria ancestrale e che quanti si sono sentiti costretti a emigrare dovrebbero presto giudicare sicuro tornare.

Fin dagli inizi della Chiesa, i cristiani sono stati presenti nella terra di Abramo, una terra che è parte del patrimonio comune di ebraismo, cristianesimo e Islam. Bisogna sperare che, in futuro, la società irachena sia caratterizzata da coesistenza pacifica, in sintonia con le aspirazioni di quanti sono radicati nella fede di Abramo. Sebbene i cristiani siano un'esigua minoranza della popolazione irachena, possono rendere un contributo prezioso alla ricostruzione e alla ripresa economica del Paese attraverso i loro apostolati educativi e sanitari, mentre il loro impegno nei progetti umanitari offre un'assistenza molto necessaria nell'edificare la società. Se devono svolgere la loro parte, però, i cristiani iracheni devono sapere che è sicuro per loro restare o tornare nelle loro case, e devono ricevere l'assicurazione che le loro proprietà saranno restituite loro e i loro diritti rispettati.

Negli ultimi anni si sono verificati molti atti tragici di violenza commessa contro membri innocenti della popolazione, sia musulmani sia cristiani, atti che come lei ha evidenziato sono contrari agli insegnamenti dell'Islam nonché a quelli del cristianesimo. Questo dolore condiviso può costituire un vincolo profondo, rafforzando la determinazione dei musulmani e dei cristiani a lavorare per la pace e per la riconciliazione.

La storia ha dimostrato che alcuni degli incentivi più potenti per superare la divisione derivano dall'esempio di quegli uomini e di quelle donne che, avendo scelto la via coraggiosa della testimonianza non violenta di valori più elevati, sono morti a causa di atti codardi di violenza. Quando i problemi attuali saranno ormai una cosa del passato, i nomi dell'Arcivescovo Paulos Faraj Rahho, Padre Ragheed Ganni e molti altri ancora vivranno come esempi luminosi dell'amore che li ha condotti a sacrificare la propria vita per gli altri. Che i loro sacrifici e quelli di così tanti altri come loro rafforzino nel popolo iracheno la determinazione morale che è necessaria se le strutture politiche per maggiore giustizia e stabilità devono raggiungere l'effetto voluto.

Ha parlato dell'impegno del Governo per rispettare i diritti umani. Infatti, è della massima importanza per qualsiasi società sana che la dignità umana di ognuno dei suoi cittadini venga rispettata sia nel diritto sia nella pratica, in altre parole che i diritti fondamentali di tutti vengano riconosciuti, tutelati e promossi. Soltanto in questo modo si può servire veramente il bene comune, ovvero quelle condizioni sociali che permettono alle persone, sia a gruppi sia a singoli individui, di prosperare, di raggiungere la loro piena statura morale e di contribuire al bene degli altri (cfr. Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, 164-170).

Fra i diritti che devono essere pienamente rispettati se il bene comune deve essere effettivamente promosso, i diritti di religione e di libertà di culto sono fondamentali perché sono quelli che permettono ai cittadini di vivere in conformità con la loro dignità trascendente, come persone fatte a immagine del loro divino Creatore. Quindi, spero e prego affinché questi diritti non solo siano consacrati nella legislazione, ma permeino il tessuto stesso della società. Tutti gli iracheni hanno un ruolo da svolgere nella creazione di un ambiente giusto, morale e pacifico.

Signor Ambasciatore comincia il suo mandato nei mesi che precedono una particolare iniziativa della Santa Sede per il sostegno delle Chiese locali nella regione, ovvero l'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Sarà un'opportunità importante per esaminare il ruolo e la testimonianza dei cristiani che abitano nelle terre bibliche e darà anche impulso al compito importante del dialogo interreligioso, che può contribuire così tanto all'obbiettivo della coesistenza pacifica nel rispetto e nella stima reciproche fra i seguaci di differenti religioni. Spero sinceramente che l'Iraq emerga dalle esperienze difficili dello scorso decennio come modello di tolleranza e di cooperazione fra musulmani, cristiani e altri al servizio dei bisognosi.

Eccellenza, prego affinché la missione diplomatica che comincia oggi rafforzi i vincoli di amicizia fra la Santa Sede e il suo Paese. La assicuro che i vari dicasteri della Curia Romana saranno sempre pronti a porgere aiuto e sostegno nello svolgimento dei suoi doveri. Con i miei sinceri buoni auspici, invoco su di lei, sulla sua famiglia e su tutto il popolo della Repubblica dell'Iraq, abbondanti benedizioni divine.


(©L'Osservatore Romano - 3 luglio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

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10/11/2010 13:09

[SM=g1740720] donline: Terribili immagini dalla Cattedrale Siro-Cattolica di Bagdad

ATTENZIONE LE IMMAGINI SONO CRUDELI E SPIETATE COME LA TRISTE REALTA' DELLE RECENTI PERSECUZIONI CONTRO I CATTOLICI... qui è l'ultima strage e i due Sacerdoti uccisi mentre celebravano la Santa Messa... Abbiamo il coraggio, oggi, noi nell'opulento occidente, di accogliere la sfida di essere Cattolici SENZA PIU' FARE COMPROMESSI?

Immagini dure, per non dimenticare, per pregare, per condividere... Per il sangue dei martiri, fa' fiorire la tua Chiesa, Signore, come giardino di speranza per l'umanità.Spero che non si dica che sono morti per caso, come troppo spesso si dice oggi di tanti martiri cristiani.


www.gloria.tv/?media=108797



[SM=g1740720]

[SM=g1740753]


[SM=g1740720] I martiri della chiesa di Nostra Madre “Signora del Perpetuo Soccorso” hanno mostrato al mondo, ancora una volta, chi siamo noi, cristiani dell’Iraq, e si sono uniti ai martiri della nostra Chiesa, coloro che hanno sacrificato la loro vita, per offrirla a Cristo, nostro Signore, che ci ha insegnato a testimoniare per la risurrezione, per la vita, per il perdono, per la speranza, per l’amore, per la fede, per la gioia.

Il sangue dei nostri eroi caduti, grida al mondo e a tutta l’umanita, e spinge noi cristiani dell’Iraq, ovunque siamo, a “predicare” al mondo il Cristo sofferente e risorto che vive nella nostra terra ferita.

I cristiani dell’Iraq hanno sperimentato in maniera profonda il senso della vita perché ne hanno vissuto le gioie dopo averne gustato l’amaro delle tristezze; ne hanno vissuto la speranza dopo aver sperimentato la potenza della tragedia; ne hanno vissuto il riso dopo aver versato le lacrime; e ne hanno vissuto il sorriso dopo aver visto la volontà rotta dalla violenza. Questi sono realmente i cristiani dell’Iraq. Volete un esempio di tutto questo?!

Ve lo mostra la chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, che vi parlerà a nome di tutti i cristiani dell’Iraq e vi darà esempi scritti col sangue dei suoi martiri. Avete sentito in che modo sono morti in questo massacro i due preti coraggiosi, Wasim Sabieh e Thaier Saad Abdal?! Sapevate che hanno difeso i fedeli e hanno cercato di salvarli offrendo la loro vita non appena i criminali hanno messo piede in chiesa?!

Lo sapevate che un padre ha protetto il suo figlioletto coprendolo totalmente con il corpo mentre erano sdraiati a terra, ed è morto con una raffica di proiettili per far soppravvivere il figlio?!
Avete sentito che gli assassini hanno ucciso una bimba di 4 mesi e un bimbo di 4 anni e una giovane che nel giono della sua morte aveva ricevuto la notizia più bella, e cioè che era incinta, e per questo era andata in chiesa per ringraziare il Signore per questo dono?!
O popoli del mondo, questi sono i cristiani dell’Iraq. Udite e testimoniate a tutti!

" Quando ha sparato a Oday (il fratello) era vicino a me, e suo figlio, Adam, ha gridato “Basta! Basta!”. Eppure ha solo 3 anni, non è grande, ma continuava a dire “Basta!”, e io non potevo alzarmi ed abbracciarlo, perché il terrorista era in piedi vicino alla mia testa, ma Adam continuava a urlare. E poi prima dell'ingresso delle forze di polizia nella chiesa, erano quasi le 11 di sera, perché siamo rimasti lì per circa 5 ore, non ho più udito la voce di Adam. E mentre Oday, che era ferito ad una mano, era in mezzo a noi a terra, uno dei terroristi ha detto ad un altro: “Spara di nuovo a quell'uomo a terra. E gli ha sparato”."

E voi cristiani dell’Iraq, se la tristezza riempe le vostre anime e non vedete il futuro, guardate lassù, al Dio dei Cieli e della Terra, e ricordatevi bene di chi siete e fatelo sapere al mondo!
Che le coscienze vedano quanto ci sta accadendo, e che sentano coloro che hanno tappato gli orecchi e parlino coloro che hanno serrato le labbra e dicano che siamo noi, i cristiani dell’Iraq!

[SM=g1740720]

it.gloria.tv/?media=109585




[SM=g1740753]


[Modificato da Caterina63 12/11/2010 18:39]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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07/12/2010 23:04

Aiuto alla Chiesa che Soffre aiuta i cristiani che fuggono dall'Iraq

CLICCA QUI


I fedeli lasciano Mosul e Baghdad per intimidazioni e violenze


ROMA, martedì, 7 dicembre 2010 (ZENIT.org).- L'associazione caritativa cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) sta fornendo aiuti d'emergenza ai cristiani iracheni che fuggono dalle persecuzioni a Mosul e Baghdad.

L'associazione, che aiuta i cristiani oppressi e sofferenti, ha garantito sovvenzioni per 15.000 euro per le vittime del massacro del 31 ottobre scorso nella Cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo
Soccorso di Baghdad, che ha provocato 58 morti e più di 70 feriti.

Ulteriori 10.000 euro verranno inviati ai cristiani di Baghdad fuggiti verso le città irachene di Kirkuk e Sulaymaniyah.

Nella Diocesi di Zakho, nel nord del Paese, ACS ha inoltre messo a disposizione 25.000 euro per fornire pacchi di alimenti a centinaia di famiglie cristiane.

Gli aiuti verranno distribuiti dalle suore caldee della Congregazione delle Figlie di Maria Immacolata.

Nelle ultime settimane, 500 famiglie cattoliche – per un totale di oltre 2.000 persone – hanno lasciato Baghdad e Mosul a causa delle continue intimidazioni e violenze.

L'ultimo atto cruento è di questo lunedì, quando sono stati uccisi due anziani coniugi, Hekmet Jaboure Samak e sua moglie Samira, freddati nella loro casa nel distretto di Bealdeyat, a Baghdad.

Dopo l'omicidio, i malviventi hanno saccheggiato l'abitazione. “Hanno preso tutto”, hanno riferito fonti ecclesiali.

Parlando dal nord dell'Iraq, l'Arcivescovo Bashar Warda di Erbil ha ringraziato ACS per il suo aiuto continuo, affermando che i cristiani vivono nella paura.

“I cristiani a Baghdad e a Mosul non hanno una vita degna – ha denunciato –. Hanno paura perfino in casa propria. Non si possono muovere liberamente”.

“Devono pensarci due volte prima di andare in chiesa la domenica”, ha aggiunto.

“Se potessero, le persone se ne andrebbero immediatamente”, ha sottolineato l'Arcivescovo.

“L'unica cosa che le ferma è che in molti casi sono povere, e se se ne andassero avrebbero molte difficoltà a trovare un lavoro, scuole per i propri figli e una casa in cui vivere”.

Il presule ha anche dichiarato che gli agenti immobiliari di Baghdad hanno ridotto il valore delle proprietà dei cristiani.

Ciò significa che se le vendessero, considerando i bassi introiti, avrebbero difficoltà a trovare un'alternativa degna.


*******************************************************************

forme di donazione  anche on-line 

POS
Presso la sede romana del Segretariato Italiano di ACS a Trastevere - Piazza S. Calisto, 16 - è attivo un punto POS, riservato a coloro che desiderano fare una donazione con Carta di credito e Bancomat . L'operazione è effettuata con il supporto dei nostri collaboratori.

Bonifico bancario
Si esegue sul conto corrente bancario intestato a "Aiuto alla Chiesa che Soffre - Piazza San Calisto 16 - 00153 Roma" - Banca Intesa Sanpaolo - Coordinate IBAN - IT 11  H 03069 05066 011682210222 - SWIFT CODE BCITITMM

Dopo aver effettuato il bonifico, vi preghiamo di comunicarci via e-mail all'indirizzo
ba@acs-italia.org il vostro nome, cognome, indirizzo e causale della donazione affinchè possiamo ricollegarla al donatore.



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Per fare una donazione puoi utilizzare i bollettini già prestampati oppure quelli in bianco disponibili in tutti gli uffici postali. Il numero di conto corrente postale di ACS è 932004, l'indirizzo è "Aiuto alla Chiesa che Soffre"- Piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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Post: 1.867
Sesso: Femminile
20/12/2010 21:28

[SM=g1740738] Siamo a Natale e desideriamo condividervi la speranza del popolo iracheno recentemente oppresso da ondate di violenza, specialmente contro le Comunità Cristiane!

L'Ordine di san Domenico, lì presente con comunità di Frati e Suore, per mezzo del Maestro Generale, fr. Bruno Cadorè, ci dona un Messaggio di SPERANZA che vogliamo condividervi....



Il canto gregoriano di sottofondo è quello tradizionale dell'Ordine, dedicato a san Domenico al quale vogliamo così affidare l'accorata Preghiera:



Lumen Ecclesiae

O lumen Ecclesiae, / Doctor veritatis, / Rosa patientiae, / Ebur castitatis, / Aquam sapientiae / propinasti gratis, / Praedicator gratiae / nos junge beatis.


Luminare della Chiesa, / dottore di verità, / miracolo di pazienza, / splendore di castità, / gratuitamente hai effuso ovunque / la luce della sapienza: / predicatore della grazia, / ricongiungi anche noi ai santi del cielo.

V. Prega per noi, San Domenico.
R. E saremo degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo.
Per intercessione di S. Domenico, nostro Padre e Protettore, ti supplichiamo, Dio Onnipotente, di sollevarci dal peso dei nostri peccati. Per Cristo nostro Signore.

Amen.



O SPEM MIRAM



O spem miram quam dedisti mortis hora te flentibus dum post mortem promisisti te profuturum fratibus.
Imple, pater, quod dixisti nos tuis juvans precibus.
Qui tot signis claruisti in aegrorum corporibus nobis opem ferens christi aegris medere moribus.
Imple, pater, quod dixisti nos tuis juvans precibus.


San Domenico, tu nell'ora della morte hai lasciato ai tuoi figli in lacrime una mirabile speranza, quando hai detto: "Vi sarò di aiuto più dal cielo che dalla terra"!
Compi ora, Padre, la tua promessa, venendo in nostro aiuto con la tua preghiera.
Tu che splendevi per tanti miracoli compiuti sui corpi degli infermi, abbi cura della debolezza del nostro spirito recandoci la potenza di Cristo.
Compi ora, Padre, la tua promessa, venendo in nostro aiuto con la tua preghiera.
Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo.
Compi ora, Padre, la tua promessa, venendo in nostro aiuto con la tua preghiera.
Amen.

V. Prega per noi, San Domenico.
R. E saremo degni delle promesse di Cristo.
O Dio, che hai fatto risplendere la tua Chiesa con le opere e la predicazione di S. Domenico nostro Padre, dona ai suoi figli di crescere nell'umile servizio della verità.
Per Cristo nostro Signore.

Amen.

Movimento Domenicano del Rosario

www.sulrosario.org

info@sulrosario.org

******************

it.gloria.tv/?media=118402





[SM=g1740717]


[SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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