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Still two days

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2010 12:40
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28/02/2010 19:35
 
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" Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore. "



Si avvicinava l'imbrunire.

Tàti era ancora sulla riva del lago di Esperia.

Si alzò in piedi e si avvicinò alla roccia. La toccò con la mano, nel punto in cui c'era una macchia di sangue... che risaliva a quattro anni prima.

Il sangue di Juza.

<< Mi dispiace così tanto, Shalafi ... >>

"Perchè siamo qui, maestro ?"

"Questo è il lago di Esperia, Tàti. E' sacro, per la nostra gente."

"E' un lago sacro agli Irda, maestro ?"

"Si, Tàti. La nostra isola si trovava al centro di questo lago, secoli or sono."

"Poi la furia dei nostri nemici causò la sua fine, e quella della nostra gente.

I seguaci del serpente ci attaccarono, e ci sterminarono quasi completamente.

Io c'ero, quel giorno. Ma riuscii a sopravvivere, e a scappare sulla terraferma."

"Dov'è il resto del nostro popolo, maestro ? Dove sono gli altri sopravvissuti ?"

"Sono sparsi per Kismet, i pochi che sono rimasti...

Ricordi il giorno in cui ti salvai la vita, Tàti ?"

"Si, maestro."

"Non ti trovai per caso. Ti stavo cercando da molto tempo"

"Mi cercavate, Maestro ?"

"Non solo te, Tàti. Io cercavo gli altri membri della nostra razza. I sopravvissuti."

"Ma come potevate sapere che io ero un Irda, maestro ? Io ho solo venti anni, non sono nato sull'isola."

"L'isola era già nelle profondità del lago quando sei nato, Tàti. Io so che hai sangue Irda nelle vene, perchè sei un discendente dei sopravvissuti."

"So che oggi è il tuo ventesimo compleanno, Tàti. E' una ricorrenza importante, per noi Irda.

Una volta raggiunta questa età, secondo le nostre antiche tradizioni, un Irda si separa dal suo maestro."

"Ve ne andrete, Maestro ?"

"Ti ho insegnato molte cose, Tàti. Tutto quello che potevo trasmetterti. E ti ho insegnato a combattere per difendere la tua vita.

Oggi sarà la nostra ultima lezione, Tàti."

Juza prese qualcosa che teneva legato al polso destro. Uno stiletto. Sulla piccola impugnatura c'era un simbolo.

"Questo, Tàti, è il simbolo di noi Irda. Tre cerchi concentrici.

Prendi questo pugnale, ora è tuo."

Tàti prese il pugnale, e osservò il simbolo.

"Riprenderai il tuo viaggio per Kismet, stavolta da solo. Ti difenderai combattendo dai servi del serpente, e dagli umani che vorranno farti del male. Ma non spezzerai una sola vita : lo farai soltanto se non avrai nessuna altra scelta."

"E il giorno in cui, per la prima volta, ucciderai... tu chiederai perdono alla dea."

Tàti guardò Juza, e annuì.

"Lui sta arrivando, Tàti. Voglio che tu vada. Forse ci rincontremo ancora, io spero di si, ma da questo momento non sono più il tuo maestro. Sono soltanto Juza."

"Chi sta arrivando, Maestro... volevo dire, Juza ?"

"Un figlio del serpente. Sta venendo per combattere con me, e per cercare di uccidermi."

"Lasciate che combatta al vostro fianco, maestro. Lo sconfiggeremo insieme. So combattere."

"Lo so, Tàti... lo so che sai combattere. Ma in questo scontro devo essere solo. Ti prego, vai."

"Si, Juza. Addio... shalafi ".

Juza sorrise... "Non ti ho insegnato io questa antica parola Irda, Tàti. Ma dal profondo del cuore ti ringrazio... per avermi chiamato Padre."

La scena svanì dalla mente di Tàti.

Juza era morto, l'aveva ucciso un servo del serpente di nome Tanatos, quello stesso giorno.

Due anni dopo, Tàti aveva vendicato il suo maestro.



Chiuse gli occhi, e il tempo iniziò a rallentare.

Non vedeva più il suo avversario, né Dakkar.

Ma riusciva a sentirli… percepiva la vibrazione emanata dal corpo di Dakkar,

e quella emanata dal corpo di Tanatos.

Solo un altro istante, e Tàti sentì battere il cuore di Tanatos.

E seppe esattamente il punto in cui colpire.

Si voltò con uno scatto fulmineo, e lo stiletto di Juza lasciò la sua mano.

Solo in quel momento aprì gli occhi.

Lo stiletto sfrecciò in poche frazioni di secondo dritto verso il cuore di Tanatos.

L’istante dopo, si udì il rumore del metallo del pugnale nero che cadeva a terra.

Sul volto di Tanatos non c’era dolore… solo stupore, e terrore.

Il braccio che teneva Dakkar scivolò via, e Tanatos si accasciò a terra, con lo stiletto di Juza piantato nel cuore.

Tanatos aveva ucciso Juza.

Tàti aveva ucciso Tanatos.

Il cadavere di Tanatos aveva il viso rivolto verso il cielo. La pioggia bagnava i suoi occhi spalancati, nel loro ultimo sguardo di terrore.

Dakkar non si mosse, né emise un suono. Sembrava paralizzata.

Tàti rimase ancora qualche secondo con il braccio proteso, poi si inginocchiò, e mormorò queste parole.

“Signora di tutto ciò che vive… mia signora Angelica.

Io ti chiedo perdono per aver spento una vita che tu hai generato.

Non ho avuto altra scelta.

Io ho strappato una vita per salvarne un’altra a me cara.

Se ora desideri che per questo mio atto io venga punito, fai di me ciò che desideri.”

E chiuse gli occhi.

I raggi dell’aurora illuminarono prima la fortezza, poi il cadavere di Tanatos e Dakkar, e infine raggiunsero Tàti.

Quando sentì il calore del sole, Tàti riaprì gli occhi.

La pioggia era cessata.

Si rialzò in piedi, e si avvicinò a Dakkar.



Angelica era ancora in piedi, sulla roccia.

<< Dakkar sta tornando, Tàti. >>

<< Si, l'avevo immaginato, mia signora. >>

Dakkar apparve vicino alla roccia, e scese sulla spiaggia. Teneva una spada in mano.

<< Ti ho portato la tua spada, Tàti. Potresti averne bisogno... non è sicuro qui. >>

<< Ti ringrazio, piccola. Ora, per favore, torna alla fortezza.>>

<< Ma perchè non torni a casa, Tàti ? >>

Tàti sospirò, poi decise di raccontarle la verità.

<< Devo fare qualcosa, qui, Dakkar. Devo bere l'acqua del lago, entro due giorni, o morirò.>>

Dakkar lo guardò senza capire...

<< E allora bevi, e torniamo a casa ! >>

<< Non è così semplice, piccola. Io non posso bere quell'acqua. Se lo facessi... >>

Dakkar lo guardò impaziente attendendo la risposta.

<< Non posso dirtelo, Dakkar. Mi dispiace. >>

<< C'entra con la morte di mio padre, vero ?>>

<< Si, in qualche modo si...>>

<< Non mi importa. Mi hai promesso che non mi avresti abbandonata, e che saresti tornato a casa. >>

[...continua...]

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Aspetto con curiosità il seguito.

Veronica [SM=x142887]
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Still two days
[...segue...]



Dakkar era rimasta poco distante, sulla roccia, e lo osservava.

<< Perché non prendi quell’acqua, Tàti ? >>

Tàti mormorò la risposta, che era solo per se stesso.

<< Se ora bevo quest’acqua, io non morirò.

Questa è la cosa che più temo, e che più desidero.>>

Dakkar scese e si affiancò a Tàti. Poi immerse le mani nell’acqua e ne bevve un sorso.

<< Lo sai come ti chiamava Juza, Tàti ? Non te l’ho mai detto.

<< Quando mi parlava di te, lui ti chiamava il re pescatore. >>

<< Io non sono un re, Dakkar. Sono solo un uomo molto debole.>>

<< Debole, Tàti ? Ma cosa dici ? Io ti ho visto combattere... sei incredibilmente forte ! >>

<< No, Dakkar, io sono debole... se ho dovuto combattere, è stato solo per difendere te.>>

<< Che importa ? Quando combatti, tu sei forte... davvero ! Non hai mai perso uno scontro ! >>

<< Uno scontro l'ho perso, Dakkar. Fu Juza a salvarmi la vita, quella volta. Era il mio primo scontro.

Se ne avessi perso un altro, sarei morto.

E se fossi forte, ora berrei quest'acqua. >>

<< Ehm... certo Tàti. Allora bevi, e andiamo a casa, ti prego. Sono così stanca.>>

<< Tornerò fra due giorni, piccola. Ora, per favore, lasciami solo.>>

<< Come vuoi, Tàti. Sei sicuro che posso lasciarti da solo ? Mi sembri un pò strano...>>

<< Non sono solo, piccola... C'è una donna dai capelli biondi sulla roccia, vero ? >>

<< Si, Tàti... non l'avevo vista prima. Chi è ? >>

<< Non importa, piccola. Va a casa. Tornerò presto. >>

<< Non farmi scherzi, Tàti. Se fra due giorni non sei tornato, verrò qui a trascinarti con la forza, hai capito ?>>

<< Tornerò, te lo prometto. Ora vai >>

Dakkar risalì sulla roccia, e si voltò a guardare suo fratello.

Tàti era lì, davanti al lago, con le mani immerse nell'acqua.

<<...ancora due giorni, Angelica.>>

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Still two days (III)



<< Il sole sta per tramontare, Tàti. Il tempo sta per finire.>>

<< Ho deciso di non bere, Angelica. >>

Sul volto di Dakkar apparì prima stupore, poi rabbia.

<< Bevi quell'acqua, Tàti !!! >>

<< Non posso, piccola. Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto...>>

Dakkar non riuscì più a trattenersi, e si lanciò verso Tàti, e iniziò a tempestarlo di pugni sul petto

<< Io ti odio ! Perchè ?!? Bevi quell'acqua !! Morirai !!!>>

Tàti non disse nulla, nè provò a fermarla.

<< Lui è arrivato, Tàti >>

Sulla roccia apparve la figura eterea di un uomo... Tanatos.

<< Un fantasma non mi incuterà paura, Angelica. Quell'uomo è morto, l'ho ucciso con le mie mani.>>

<< Non è venuto per spaventarti, Tàti. Lui è venuto ad assistere alla tua morte.>>

<< Non posso impedirglielo, nè voglio... mia signora. >>

Dakkar ora piangeva tenendosi alla roccia.

Il fantasma di Tanatos osservò la scena. Tàti si aspettava di vedere un sorriso beffardo sul suo volto, ma egli non aveva nessuna espressione.

Guardava soltanto.

Tàti non seppe rimanere in silenzio a lungo.

<< Sarai contento, ora, Tanatos. Io sto per morire, e tu saprai che il tuo assassino è perito nella vergogna. Eppure sai bene che non mi lasciasti altra scelta. Ho dovuto ucciderti, per salvare Dakkar. Se non l'avessi fatto, tu le avresti tagliato la gola.

Ho affrontato molti combattimenti. Ma tu sei l'unico uomo che io abbia ucciso in tutta la mia vita.

E quando ti privai della vita, provai il più grande dolore di tutta la mia esistenza.

Non ho sofferto tanto neanche quando Juza morì fra le mie braccia...a causa della ferita che tu gli avevi inferto.

Rimani pure a osservarmi... non cercherò di mandarti via. >> E taque.

Il fantasma rimase impassibile, e solo dopo qualche minuto parlò per la prima volta.

<< Sono venuto ad assistere alla tua morte, Irda. Ma non per deriderti e soddisfare il mio orgoglio.

Ora che sono un dannato, le emozioni dei mortali non hanno più nessun senso per me.

Ma se posso, io ti costringerò a bere quell'acqua. >>

Dakkar ebbe un sussulto, e Tàti guardò il fantasma con meraviglia.

<< Non capisco... che stai dicendo ?>>

Tanatos indicò con il braccio Dakkar.

<< La fanciulla Irda... che è stata la causa della mia morte. Io voglio che lei viva. E tu la proteggerai contro gli altri membri della mia razza. >>

Tàti rispose << Vuoi che Dakkar viva ?!? La tua missione era ucciderla ! >>

<< In vita. Da morto io desidero che ella viva. Poichè io non potrò vedere l'aldilà e sarò legato a questo mondo, finchè non avrò riparato i miei errori.>>

<< Il tuo non fu un errore, Tanatos. Tu e la tua razza vivete per sterminarci tutti. >>

<< No, Irda. La mia razza, che voi stessi avete creato, esiste solo affinchè voi sappiate di non essere immortali.

Perchè noi abbiamo la capacità di uccidervi.>>

Tàti guardò Angelica.

Ella non fece alcun cenno, ma Tàti capì che Tanatos stava dicendo la verità.

<< Ma tu, Irda, non hai mai avuto bisogno di noi... per questo nessuno di noi ha mai cercato di ucciderti, nè lo farà.

La ragazza Irda, invece, ha ancora bisogno che tu la protegga.

Io ho ucciso suo padre, e non avrei dovuto. Perchè egli era ancora un tutore.

Tu hai svolto il compito di proteggerla al posto di Juza... ed hai in parte riparato al mio errore.

Ma se tu muori, presto anche la fanciulla morirà, uccisa dai miei compagni. >>

Tàti guardò Tanatos... ora aveva compreso ogni cosa.

Rumore di zoccoli.

I servi del serpente stavano arrivando.

Tanatos indicò la spada che Dakkar aveva portato.

<< Questa non è eterea come me, Irda. Prendila. >>

Tàti afferrò la spada.

Dakkar sentì il pericolo imminente, e si scosse dal suo torpore.

<< Sono molti, Tàti. >>

<< Almeno cinque o sei, Dakkar. >>

<< Avrai bisogno del mio aiuto, Tàti. Fammi combattere al tuo fianco, ti prego.>>

<< Rimani dietro di me, Dakkar, dove posso proteggerti. Se sarà necessario combatterai.

Ma ti prometto che anche questa volta, nessuno di loro mi passerà oltre.>>

Tàti strinse la spada con entrambe le mani, e assunse la posizione di combattimento.

E Angelica parlò di nuovo.

<< Sai bene che potrei spazzarli via con un soffio, Tàti.>>

<< Non ve l'ho chiesto, mia signora.>>

<< Stolto ! Sei debole, ora... bevi l'acqua e tornerai all'apice delle tue forze !!>>

<< Non ho bisogno dell'acqua della vita per uccidere dei serpenti.>>

Sulla spiaggia, c'erano sei cavalieri nemici, che portavano il simbolo del serpente.

Appena videro Dakkar, il loro capo comandò la carica.

Tàti lanciò il suo grido di battaglia e corse contro i sei cavalieri.

Il sole terminò il suo ciclo nel cielo.

<< Ancora un giorno, Angelica...>>
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