Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
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Il male oscuro dei versi

Ultimo Aggiornamento: 03/03/2010 09:50
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28/02/2010 15:31
 
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I

È in questo palcoscenico di parole che mischio al vostro il mio sangue
in questo teatro spoglio dove l’ombra mormora o applaude senza scomporsi
dove pubblico e artista svaniscono e nel solo segno dei versi si materializzano.

- Non tentate di scoprire il mio volto, esso si perde nell’alfabeto dei segni
e negli i impronunciati spazi che danno senso al dire nasconde i suoi tratti.
Non serve vedere l’attore quando a recitare è la voce né serve conoscerne
il carattere o la sua biografia quando tra un verso e l’altro puoi carpirne i segreti. -

Lasciate, dunque, che siano le sillabe ambasciatrici della nostra presenza,
che siano le rime e le assonanze a dar voce ai nostri dialoghi comuni,
lasciamo che sia il pensiero tra vocali e consonanti a dar vita all’arena
in uno spettacolo dove la poesia è trasfusone a distanza.

II

Eccoci, dunque, di nuovo insieme di nuovo lontani, voi che la seguite
io che mi faccio inseguire, voi pronti a digerirla, io a vomitarla.
Attore e spettatore, voce e udito; inseparabili come fratelli siamesi,
pronti a nuotare nelle stesse sillabe, pronti a perderci negli stessi accapo.

- Vi stancherete, un giorno, e verrete a teatro con la cera nelle orecchie,
ed io che come sempre non vi vedrò, parlerò a me stesso fino alla fine,
fino a quando sarò attore e spettatore, voce e udito, padrone delle mie follie
delle mie paure, delle mie ferite.
Sarò finalmente padrone di me stesso, autore e editore, attore e pubblico,
scrittore e critico, voce e udito, padrone unico di un teatro d’ombre.

Sarò l’illuso che continuerà a parlare fino a quando il peso delle parole
in bilico su se stesse non mi cadrà addosso seppellendomi in un letto di versi.

III

Parlare al vento non è poi così inutile il vento è un ascoltatore discreto
ed è l’unico che può portare le parole dove nessun grande editore
potrà mai arrivare.
La poesia vaga per gli spazi profondi dell’atmosfera e con essa si fonde
in un respiro a perdere.

Non ha più la fermezza delle parole certe, segue la fumosità dei tempi,
perdendo nell’annebbiata cornice la sua trasparenza.
Sembra spaesata, una vecchia signora che, nella ricerca testarda
di un’età impropria, veste la parola alla moda e non si accorge
delle rughe profonde che la deturpano.
È lo scheletro svuotato di carne che si arrampica sui vetri di una
cattedrale in rovina, la scodella d’olio santo per la sua estrema unzione.

Io che coltivo la speranza dei semi, continuo a sfornare versi e, nell’attesa
che qualcuno germogli, spolvero, tra un atto e l’altro, le sedie del mio teatro.

IV

- Ha detto, Franz Kafka, che il poeta è sempre più piccolo e più debole
della media degli uomini – io credo che non si sia sbagliato ma dovendo
rendere più completa e attuale questa citazione aggiungerei che è anche
il più illuso e inconcludente tra gli uomini.

- Continuo a guardarmi intorno in cerca di un qualcosa che dia luce ai versi,
che non li costringa all’oscena oscurità di un teatro disanimato e, mentre
le mani ormai incrostate seguitano a dar voce al pensiero, continuo,
caparbiamente a sognare un arcobaleno che depositi alle estremità
un secchio di parole d’oro.

Attore di un mondo solo a me visibile, passo la lingua sugli scogli e come
un granchio abito le cavità spugnose respingendo a stento gli schiaffi di sale.
Affondo il respiro nello spazio siderale annego gli occhi nell’antica bufera
e stendo, sulla schiena di un cammello, parole che troppo in fretta si asciugano.

Solo quando i crampi della fame mi rendono alla realtà, corro a cercare,
tra gli spazi interdentali, gli avanzi di un’inconcludente giornata.-

m

[Modificato da merlino47 28/02/2010 16:08]
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01/03/2010 09:34
 
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Sento lo scritto come un appassionato monologo di un attore a teatro.

Piaciutissimo. [SM=x142874]

[SM=x142848] Giancarlo


...

- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.- (Cobite)
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Re:
Cobite, 01/03/2010 9.34:



Sento lo scritto come un appassionato monologo di un attore a teatro.

Piaciutissimo. [SM=x142874]

[SM=x142848] Giancarlo




ci sto ancora lavorando, in effetti è proprio così, un monologo dove il teatro diventa metafora del mondo della poesia e l'attore senza volto è il poeta.

grazie per l'attenzione

m
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