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IL CANONE DEI TESTI SACRI

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2021 18:53
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22/06/2019 00:37
 
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Si riporta qui di seguito una interessante discussione sul CANONE BIBLICO, con le obiezioni (in paragrafi con il rientro) e le relative risposte (senza il rientro), tratta dal forum:
https://forum.infotdgeova.it/viewtopic.php?f=21&t=1823




“E’  molto diffusa l’idea che la formazione del canone neotestamentario trovi la sua origine a seguito di pronunce autoritarie delle gerarchie ecclesiastiche. Anche se la questione fu discussa in vari concili a partire dal quarto secolo, si potrebbe essere portati a credere che la chiesa Cattolica abbia stabilito e dogmaticamente definito il canone con decisione ex-cathedra al Concilio di Trento del 1546 con il decreto De Canonicis Scripturis”


E’ esattamente così invece. Se non si ammette una definizione dogmatica del canone, cioè qualcuno che abbia l’autorità di fissarlo, il fatto che il canone si sia stabilizzato (da solo secondo l’autore) in occidente nel IV secolo, non implica che non possa ulteriormente cambiare. Se è cambiato tra I e IV secolo, cosa impedisce che ulteriori discussioni ne tolgano od aggiungano dei pezzi? Chi ce lo impedisce? Che garanzia v’è di avere un canone completo? Questo Lutero lo sapeva bene, infatti lui, che rigettò la Chiesa, buttò anche fuori dal canone del NT Giacomo, in quanto, giustamente, sosteneva che non essendo i Concili della Chiesa infallibili, il fatto che una lettera fosse stata nel canone del NT per un po’ (come altri apocrifi per un po’ di tempo considerati canonici), non implicava che ci dovesse stare per sempre.

“Ma questo non sembra essere un corretto punto di vista; per dirla alla Bertrand, “non spetta alla Chiesa di decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la Chiesa è ancora cristiana”[iii] e ortodossa.”


Viene da chiedersi come visto che la Chiesa esiste da prima del canone, e che dunque non può certo essere quest’ultimo a giudicarla, e visto che il canone deve la sua autorità proprio alla Chiesa che lo presenta. Questo è ben noto ai Padri: “Non crederei al vangelo se non mi spingesse l'autorità della Chiesa cattolica” (Agostino, Contra epistulam fundamenti, 5)
È da sempre parte della Grande Chiesa l’idea che sia essa a presentare il canone del NT ai fedeli. 

“Anche a parere di chi scrive, gli avvenimenti andrebbero visti da una prospettiva ribaltata: le gerarchie ecclesiastiche hanno semplicemente ratificato un fatto ormai compiuto. I singoli Scritti sono stati riconosciuti come canonici perché erano già stati adottati dalle comunità cristiane come Scritture ispirate da Dio, e ciò in virtù di una loro intrinseca valenza.”


Questo è perfettamente vero, e perfettamente irrilevante. Sono infatti stati adottati dalle comunità cristiane, cioè dai Padri e dai fedeli, proprio perché la Grande Chiesa riconosceva in essi il proprio kerygma. Ergo, da capo, è la Traditio ad aver giudicato il canone, e non viceversa. Questa gente, questi Padri, hanno discusso, a volte aspramente, su cosa consideravano canonico. E ovviamente l’attribuire o meno il libro a questo o quell’apostolo dipendeva dal fatto che lo si considerasse ortodosso o meno. Chi considerava ortodosso un testo lo metteva sotto il manto protettivo di un apostolo (il che spiega il fenomeno della pseudo-epigrafia nel NT, 7 lettere del corpus paolino su 14 ad esempio), mentre chi non le riteneva ortodosse rifiutava la loro origine apostolica. Ad esempio la lettera agli Ebrei è diventata canonica tardivamente perché non la si voleva attribuire a Paolo, giustamente tra l’altro.

“La necessità di stilare canoni biblici sorse quando, sin dall’inizio del secondo secolo, una massa di scritti apocrifi si andava affiancando agli scritti originali, quando cioè numerosi gruppi dissidenti ed ereticali iniziarono ad inquinare l’originale messaggio evangelico scrivendo libri contro ciò che era tradizionalmente accettato.”


Circolo logico. Presume che gli scritti eretici siano per l’appunto eretici senza dire perché quelli canonici conterebbero questo che era la fede degli apostoli. Vorrei ricordare che il fatto che si ritenga che il nostro canone del NT contenga la vera dottrina apostolica dipende dal fatto che ci rifacciamo proprio alle comunità che hanno accettato questa linea, chiamata proto-ortodossa, nel II secolo. Altri, nel II secolo, che dal punto di vista della proto-ortodossia sono eretici, pretendevano di rifarsi direttamente all’insegnamento apostolico. Ora, cosa diceva la chiesa proto-ortodossa per dire che era di lei la legittima erede degli apostoli? Sosteneva che discendeva da essi tramite successione apostolica. Ma i protestanti rigettano questo criterio, quindi viene da chiedersi in base a che cosa, visto che rifiutano il titolo di legittimità che la chiesa dava di se stessa nel II secolo, prediligano essa agli altri eretici, che a questo punto diventano non più eretici ma dei gruppi con altrettanta legittimità. L’argomentazione in base alla quale i testi adottati dall’attuale canone della Grande Chiesa sono comunque i più antichi, è priva di rilevanza. In primo luogo perché 1)Il fatto che la Chiesa Antica abbia attribuito questi testi al I secolo, dipende dal fatto che li abbia attribuiti agli apostoli, ma non è vero che tutti i libri del NT siano nel I secolo, non così ad esempio 2Pt. 2)Ci sono degli apocrifi che sono anch’essi del I secolo, ad esempio secondo molti il Vangelo di Tommaso, l’Ascensio Isaiae, 1 Clem, ecc.
Di per sé poi, l’antitchità non è un criterio di canonicità, e neppure l’apostolicità, altrimenti come spiegare che in 1Cor Paolo ci scriva che quella in realtà è la sua seconda lettera ai Corinzi, e che dunque esiste una 0Cor che non solo non è canonica, ma è andata perduta. E che dire delle molte biografie sulla vita del Signore a cui Luca dice di essersi ispirato nel prologo della sua opera? IL NT ci dice che già nel I secolo c’erano divisioni interne, già l’Apocalisse, se è del 100 d.C. circa, ci menziona gruppi eretici, ergo, perché questi gruppi eretici dovrebbero avere meno legittimità? Il fatto che noi li percepiamo come eretici dipende unicamente dal fatto che li osserviamo dal punto di vista della letteratura scritta dall’altro lato della barricata, di cui dobbiamo attestare la canonicità, e che dunque non può essere usata come premessa per dire che gli altri, in quanto non conformi ad essa, sarebbero eretici. Tutto ciò che sappiamo del modo in cui era organizzata la Chiesa primitiva, il fatto cioè che crediamo di sapere che Pietro era del nostro gruppo e gli eretici erano altri, lo dobbiamo al fatto che accettiamo come veritiero quanto scritto in Atti, ma perché dovremmo farlo? Chi garantisce che proprio questo testo, e la corrente a cui appartiene, attestino la vera comprensione del cristianesimo apostolica? 

“Questo fatto è estremamente importante per il canone neotestamentario proprio perché, come scrisse C. F. D. Moule, “per i primissimi cristiani i dodici rappresentano il “canone”, cioè il metro di riferimento, il modello per mezzo del quale si poteva stabilire, finché essi vissero, l'autenticità del messaggio cristiano”[vi].
Questa semplice constatazione sembra avvalorare l’ipotesi di una definizione del canone molto vicina all’epoca apostolica; in caso contrario, più tempo sarebbe passato, e maggiori difficoltà ci sarebbero state ad arginare gli scritti eretici, in specialmodo quelli gnostici.”



Gli apostoli rappresentavano certamente il canone, ma questo non implica che la gente sentisse la necessità di raccogliere un corpus di scritti di matrice apostolica. Questa è la favole protestante che vuole fare del cristianesimo una religione del libro. Non è così. Gesù disse “andate e predicate”, non “andate e scrivete”. La dottrina veniva in prima battuta dalla predicazione orale, cioè dalla predicazione dei vescovi e presbiteri, gli scritti erano sono un supplemento. Inoltre, da capo, perché gli gnostici sarebbero eretici? Su che base si afferma che la loro interpretazione del cristianesimo sarebbe fasulla, e che fasullo sarebbe quello che dicono degli apostoli?


“Il ritardo con cui alcuni Scritti furono adottati da certe comunità cristiane si deve alla minor chiarezza con cui il loro kerygma evangelico fu percepito in determinate località. Potè costituire un ulteriore freno anche il fatto che determinati libri fossero “troppo” divulgati in ambiente eretico. Si ricorda ad esempio che fu solo dopo il quarto secolo che l’Apocalisse di Giovanni fu generalmente accettata in oriente e l’Epistola agli Ebrei in occidente. Ciò che conta è che la forza del messaggio kerygmatico di questi libri, cessate le “influenze esterne” che ne ostacolarono una piena percezione, finì con l’imporsi universalmente.”


Da capo: questo articolo continua a parlare, in modo scontato, della Grande Chiesa, senza specificare perché si stia rifacendo a lei. La lente adozione degli scritti di cui parla, è sempre e solo all’interno della Grande Chiesa, cioè la Chiesa che si riconosceva nella successione apostolica dei vescovi. Non ha senso che c’è una lenta e progressiva formazione del canone se prima non si specifica che si sta parlando solo ed esclusivamente della Grande Chiesa, perché altri gruppi cristiani, non avevano affatto questo canone o questi libri. Dunque non è vero che esiste un canone quasi chiuso nel II secolo, esiste un canone quasi chiuso nel II secolo all’interno della Grande Chiesa. Ma purtroppo, il nostro autore non ci ha ancora detto in base a che cosa si rifaccia alle mutazioni del canone all’interno della Grande Chiesa e non di altre, visto che i protestanti rigettano la successione apostolica, cioè il titolo che dava legittimità a questa grande Chiesa. Se dunque si dice: “nel II secolo il canone era quasi concluso”, si mente, perché molti cristiani non adottavano affatto quel canone. Non si può mettersi a citare i Padri della Chiesa, e il fatto che questi attestino che ritenevano canonici gran parte dei libri attuali, se prima non si dice perché si citano solo i Padri della Chiesa e non gli altri cristiani di altri gruppi, che ovviamente avevano altri libri.


“Il kerygma fu senz’altro il principale criterio selettivo, ma non fu l’unico. Ad esso si affiancò anche l’armonia che gli Scritti dovevano manifestare nei confronti di una lettura cristologica dell’Antico Testamento. Giova ricordare che la Chiesa primitiva avviò quel processo ermeneutico che vide nelle Scritture Ebraiche l’annuncio del vangelo; era quindi impensabile accogliere nelle comunità cristiane delle lettere o degli scritti in conflitto con una simile lettura. Nessun libro che, ad esempio, distinguesse il Dio degli Ebrei dal Dio dei cristiani avrebbe potuto essere incluso nel canone.”


Questo dipende dal fatto che tu, sulla base degli scritti dell’attuale NT, vedi un Gesù che non volle rompere con l’ebraismo. Ma questo lo sai accettando quegli scritti come canonici, e invece è proprio questo il dato in discussione. Se si accettano altri gruppo di scritti, si può credere benissimo che Gesù fosse un ebreo venuto a svelare che il Dio dell’antico testamento era un falso Dio. Non si può cioè dire che un testo è canonico se in armonia col resto del NT se prima non si spiega in base a che cosa si accetta quel resto del NT.

“Le pretese degli scritti eretici e gnostici furono bloccate sul nascere dai primi cristiani che fecero proprio l’incoraggiamento di San Paolo allorchè disse ai corinti di “non andare al di là di ciò che è scritto” (1 Corinti 4:6).”


1)Perché accetti il parere di Paolo? Paolo è un personaggio controverso, da molti già nel I secolo considerato eretico. Continui a fare l’errore di sempre, cioè citare pezzi del NT per dirmi quali altri scritti sarebbero canonici, senza degnarti di spiegare perché dovrei accettare come metro di misura per altri scritti del NT quello che dice Paolo.
2)Questa frase non significa quello che pensi. Non si riferisce in alcun modo al favoloso Sola Scriptura dei protestanti, infatti, la maggior parte della Scrittura neotestamentaria quando fu scritta questa frase non era neppure stata vergata, e al massimo la frase potrebbe essere letta come un invito di Paolo ad essere fedeli al contenuto di quella sua singola lettera, non starebbe certo enunciando c un principio più generale in base al quale la verità starebbe solo nella Bibbia, infatti in quel caso contraddirebbe se stesso quando dice: “Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera" (2 Tessalonicesi 2,15). Ma anche ammettendo che dica di attenersi a quanto contenuto in quella specifica leggera, il punto è perché dovremmo essere fedeli a Paolo e non ad altri, che contemporaneamente predicavano. Lui stesso, indirettamente, ci dice che aveva dei concorrenti, come quando dice ai Galati “se anche un angelo vi predicasse un Vangelo diverso, sia anatema”, e infatti Paolo deve esibire il suo pedigree apostolico ai Galati dicendo che la sua predicazione è stata controllata da Pietro a Gerusalemme, perché evidentemente c’era già gente concorrente.
Il versetto comunque significa altro, perché la traduzione che riporti è un aggiustamento interpretativo di una sintassi greca assai più ingarbugliata. Alla lettera dice: “il non al di sopra di ciò che è scritto”, intesa dai più come una glossa di un copista, che avrebbe annotato che il “non” era scritto sopra il testo, nota che poi sarebbe scivolata nel testo ad un’ulteriore copiatura fatta da un copista diverso. Così intendono la TOB e la Bible de Jérusalem, che rende “perché impariate nelle nostre persone a non (il “non” è scritto sopra il testo) gonfiarvi d’orgoglio”.

“osì come non poterono accettare quanto riportato nel vangelo di Tommaso al verso 114: “Simon Pietro disse loro: Cacciate via Maria, perché le femmine non sono degne della vita” in quanto in conflitto con Galati 3:28: “Non c'è né Giudeo né Greco, non c'è né schiavo né libero, non c'è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù”.”


Da capo:
1)Per dirmi che Paolo esclude Tommaso, mi devi dire in base a che cosa accetti Paolo, visto che il Vangelo di Tommaso è molto antico, secondo la scuola di Harvard addirittura precedente i sinottici, e che ovviamente esso pretende di essere depositario degli insegnamenti di Gesù.
2)Questo metodo ridicolo in base al quale delle Scritture ne potrebbero escludere altre si basa sul fraintendimento ingenuo che le scritture possano essere trasparenti ed univoche, e che dunque, data una scrittura, altre se ne possano escludere. Ma non è così. I versetti sono interpretabili, ed è questo il motivo della babele protestante, il motivo per cui l’interpretazione spetta alla Chiesa che ha creato il canone. 2Pt (che io posso citare e tu no, perché io so in base a che cosa accetto questo scritto come canonico), avvertiva a proposito delle epistole paoline: “In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina.”(2Pt 3, 16)
Le Scritture non sono affatto trasparenti, e questo inceppamento su Tommaso ne è un esempio clamoroso. In primis perché citi la sentenza di Pietro, ma non dici che Gesù risponde confutandolo, in secondo luogo perché intenti “maschio” e “femmina” come riferiti a realtà fisico-anatomiche, e non, come nel linguaggio gnostico, a dei tipi spirituali, infatti Gesù risponde che Maria Maddalena, facendosi maschio, può restare con loro. 

“Possiamo quindi dire che la prima epistola ai Corinti attesta già il valore normativo che veniva assegnato alle lettere”


Come s’è visto, no.

“possiamo anzi supporre che, alle orecchie dei compagni di Paolo, le sue parole rappresentassero un autorevole invito a “cristallizzare” la traditio orale in forma scritta. “


Anche fosse vero, perché dovremmo rifarci a questa traditio cristallizzata e non ad altre?

“A quanto sopra si deve aggiungere che il protocristianesimo individuò molto presto nel “trascorrere del tempo” un nemico della retta dottrina, cioè l’apostasia[viii].
Anche alla luce di ciò è difficile credere che non abbiano prontamente raccolto gli scritti dell’era apostolica classificandoli come canonici. In tal senso si muove il commento sui vangeli del prof. Giulio Michelini, docente di Nuovo Testamento all'Istituto Teologico di Assisi: “Si sta facendo passare l'idea che i quattro scritti canonici furono scelti dalla Chiesa tra decine di vite di Gesù disponibili. E invece Luca & C. sono i testi più antichi e fedeli alle fonti. Gli altri non hanno la stessa età, anzi li copiano con molta fantasia”

E’ verissimo che, siccome la Chiesa ha scelto bene, effettivamente i testi canonici sono anche i più antichi, ma questo non è di alcun aiuto ai fautori del Sola Scriptura. In primo luogo perché, sebbene sia vero che gli apocrifi in genere sono più tardi, non solo sempre più tardi, es Tommaso o l’Ascensio Isaiae, in secondo luogo perché molti scritti altrettanto antichi, di cui ci dà testimonianza il NT stesso, sono andati perduti, e dunque nulla vieta di credere che gli eretici si rifacessero a quegli scritti, in terzo luogo perché l’antichità è un buon criterio per valutare la storicità, ma non certo per valutare l’ispirazione. Un testo può essere antichissimo e pieno di eresie: vediamo già dagli Atti, che come ripeto io posso citare e tu no, quanto fosse variegata la comprensione del messaggio cristiano anche all’interno di quella che, prendendo per buono Atti, dovrebbe essere la Chiesa apostolica gerosolimitana, si pensi ad esempio alla contrapposizione tra il cosiddetto partito di Giacomo e quello di Paolo sulla necessità per i cristiani di farsi ebrei prima di accettare il cristianesimo. Che un testo di Paolo sia storico, e pure scritto in buona fede, non ci dice nulla sul fatto che sia un testo ispirato, di per sé, accettando che questi scritti siano di Paolo, sapremmo solo che questa era la visione del cristianesimo di Paolo, ma non perché questa sia la Parola di Dio, un messaggio di Dio per gli uomini. È solo accettando la Chiesa che veniamo a sapere che questi testi sono parola di Dio, e sono presentati come tali.

“Nella letteratura apologetica si incontrano molte espressioni che indicano una chiara consapevolezza della canonicità delle Sacre Scritture Greche. I vangeli, le lettere pastorali e quelle cattoliche mostrano di avere un’importanza equiparabile agli scritti veterotestamentari.”


Bla, bla… Segue un inutile elenco di Padri della Chiesa che attestano la canonicità di parte del NT, ma sono inutili perché non dice come mai cita solo i Padri della Chiesa, e si basa su quelli, e non su altri gruppi cristiani. Come già detto, se si rigetta la successione apostolica, cade la possibilità di circoscrivere l’alveo del fiume in cui si sviluppa il NT, perché avremmo un gruppo che si rifà alla successione apostolica che ritiene canonici dei testi, e altri gruppi, a questo punto altrettanto legittimi, che ne ritengono canonici altri, e che attribuiscono agli apostoli i loro testi. Anche il canone muratoriano è citato in maniera illegittima, perché ancora una volta si citano documenti all’interno della Chiesa dei vescovi senza specificare perché si citino solo queste. Se si citasse altro, si vedrebbe che nel II e IV secolo non esiste un canone, ma vari canoni, quante sono le denominazioni cristiane. 

“Interessante notare inoltre come il Frammento indichi che alcuni libri (Pastore di Erma, Apocalisse di Pietro) per quanto utili, non dovevano essere letti in Chiesa “perché il fiele non può essere mescolato con il miele”.”


Questo è un errore di lettura. Il “il fiele non può essere mescolato con il miele” non è riferito all’Apocalisse di Pietro. Il testo dice: “Circola anche una (lettera) ai Laodicesi, un’altra agli Alessandrini, falsificate col nome di Paolo dalla setta di Marcione, e molte altre cose che non possono essere accettate nella chiesa cattolica. Non conviene che il fiele sia mescolato con il miele.”
La menzione alle due Apocalissi è successiva, la frase del fiele non è riferita ad esse, ed è non è vero che si dica che non va letta in chiesa, semmai dice che la riceve come canonica al pari di Giovanni, ma solo “alcuni” non vogliono che sia letta in Chiesa, tra questi evidentemente non c’è il redattore della lista. “[g]Riceviamo[/g] anche le Apocalissi di Giovanni e di Pietro soltanto. [c]Alcuni[/c] di noi però non vogliono che questa sia letta nella chiesa (= assemblea)”. Neppure del pastore d’Erma c’è il riferimento al fiele e al miele, evidentemente l’autore dell’articolo sta copiando da chissà dove senza controllare le fonti. Del Pastore d’Erma si dice: “Il Pastore l’ha scritto poc’anzi, nella nostra città di Roma, Erma, mentre sedeva sulla cattedra della chiesa della città di Roma il vescovo Pio, suo fratello. Perciò conviene che sia letto, però non si può leggere pubblicamente nella chiesa al popolo”. 
Notate comunque tutto il riferimento al sistema delle cattedre dei vescovi della Grande Chiesa, che i TdG rigettano in blocco, e dunque viene da chiedersi come qualcuno, protestante o TdG, osi citare un testo della Grande Chiesa, opera per lui di apostati, visto che rigettano tutta l’impalcatura che permette alla grande Chiesa di distinguersi da altri.
Comunque, se anche, sempre all’interno della Grande Chiesa ovviamente, c’è già un canone molti simile al nostro nel II secolo, con circa 22 libri su 27, ciò non toglie che per avere il NT attuale occorra passare per la Grande Chiesa del IV secolo, addirittura dopo il suo primo Concilio Ecumenico, che per i TdG fu un vero trionfo dell’apostasia.
I tdG devono rendersi conto che, proprio in base ai criteri dei Padri che citano per sapere che c’erano già abbozzi del canone, essi sarebbero degli eretici, perché sono essi stessi a dire che l’autorità della vera Chiesa e ciò che la distingue dagli altri e le dà legittimità è la successione apostolica.
Non conviene loro, come fanno spesso, tentare di negare la realtà storica di questa successione apostolica, altrimenti si troverebbero col problema di spiegare perché accolgano le dichiarazioni sul canone di un branco di eretici senza legittimità alcuna, e non invece di altri altrettanto eretici e altrettanto senza legittimità alcuna.
[Modificato da Credente 23/06/2019 18:09]
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