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CONOSCERE L'AZIONE DEL MALIGNO PER DIFENDERSI

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2022 15:52
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23/02/2010 21:34
 
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di don Raoul Salvucci :    LIBERACI DAL MALE

ESISTENZA DEL DEMONIO

Il diavolo esiste; la Bibbia ci mette in guardia, per 431 volte cita "diavoli, demoni, satana "; e per 85 volte parla di spiriti impuri. Senza contare tutte le volte che usa appel­lativi dati al nemico di Dio e nemico nostro. La Sacra Scrittura non esita a presentare la vita come una lotta, una vera guerra, contro i demoni. Anche se purtroppo ci sono alcuni pastori che mettono in dubbio il perenne insegnamento della Chiesa al riguardo, giova ricordare quanto hanno espresso magistralmente Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II:

Paolo VI così disse:

«Non vi stupisca come semplicistica, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo demonio. Troviamo il peccato, perversione della libertà umana e causa profonda della morte, perché distacco da Dio, fonte della vita e poi, a sua volta, occasione ed effetto di un intervento in noi e nel nostro mondo di un agente oscuro e nemico, il demonio. Il male non è soltanto una deficienza, ma un'efficienza , un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà, misteriosa e spaventosa. Chi rifiuta di riconoscere la sua esistenza, si pone fuori dall'insegnamento biblico e della Chiesa; come chi crede che il male sia un "principio" autonomo, che non abbia, come ogni creatura una sua origine in Dio; o chi, infine, la voglia spiegare come una forma di personificazione concettuale e fantastica delle cause sconosciute delle nostre sventure». [1]

Giovanni Paolo II si pronunciò come segue:

«Il demonio esiste, ha un suo regno, ha un suo programma, che esige una stretta logica dell'azione, una logica tale che il regno del male possa reggere, anzi, che possa svilupparsi negli uomini ai quali è indirizzato. La lotta tra il regno del male, dello spirito maligno en il regno di Dio, non è cessata, non è finita. In questa tappa la lotta perdura nelle generazioni sempre nuove della storia umana». [2]

«Questa lotta contro il demonio, che contraddistingue la figura dell'Arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l'incoerenza dell'uomo, la frattura interiore della quale è vittima, non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche effetto dell'azione infestatrice ed oscura di satana, di questo insidiatore dell'equilibrio morale dell'uomo». [3]

«Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influenza del maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo [...] l'esorcismo mira a cacciare i demoni o a liberare dall'influenza demoniaca, e ciò mediante l'autorità spirituale che Gesù ha affidato alla sua Chiesa». [4]

«Vattene, satana! Vattene, l'atteggiamento deciso del Messia", ha detto Giovanni Paolo II, "costituisce per noi un esempio ed un invito a seguirlo con coraggiosa determinazione[...] il demonio, "principe di questo mondo", continua anche oggi la sua subdola azione. Ogni uomo, oltre che dalla propria concupiscenza e dal cattivo esempio degli altri, è tentato anche dal demonio e lo è ancor più quando meno se ne avvede. Quante volte con leggerezza egli cede alle fallaci lusinghe della carne e del maligno, e sperimenta poi, amare delusioni. Occorre rimanere vigilanti per reagire con prontezza ad ogni attacco». [5]

Monsignor Mario Moronja Rodriguez disse:

«La Chiesa non può sentirsi indifferente davanti a tale fenomeno presente nella nostra società. I pastori e i responsabili della pastorale, non possono pensare che forse si tratti di un fenomeno lontano dalle proprie comunità o ritenere che siano altri a dare delle risposte. Il problema rimane davanti a noi e non possiamo restare indifferenti o semplicemente estranei ad esso. In seno all'azione pasquale della Chiesa si richiede che tutti approfondiscano e s'impegnino in attività che tocchino direttamente o indirettamente il fenomeno e le sue manifestazioni. Alcune azioni possono essere certamente preventive, altre curative, tuttavia l'indifferenza non può essere certamente l'atteggiamento della Chiesa davanti a questo problema» [6]

Il Cardinale Silvano Piovanelli, così si pronunciò:

«I maghi in Italia sono il doppio dei preti, il mistero del male non è una fantasia, ma una realtà e la sua presenza lucida, che organizza distruzione e morte, si accampa in mezzo agli uomini. E' troppo grande il rischio che molti cristiani confondano la superstizione con la fede [...]». [7]

Assodato che il demonio esiste e che, con la sua nefasta azione, vessa fortemente noi uomini dal primo fino all'ultimo giorno della nostra vita; assodato che molti dogmi di Fede, inconfutabili, parlano di Satana, degli angeli decaduti, dell'Inferno, del combattimento spirituale ed altri argomenti affini e mai negabili, il mio brevissimo invito è: attenersi a quanto il Magistero della CHiesa ci insegna e confutare documentando con i pronunciamenti ufficiali  coloro che negano queste realtà. A tal fine riportiamo nelle seguenti note le fonti citate. 

Note:

[1] Paolo VI, Udienza generale, 15 Novembre 1972 
[2] La Stampa, 27 Marzo 1981
[3] Giovanni Paolo II, 24 Maggio 1987, visita al Santuario di San Michele Arcangelo (Gargano)
[4] Catechismo della Chiesa Cattolica, Ed. Vaticana, tipico latino 1997, C. 1673, Promulgato da Giovanni Paolo II, Laetamur Magnopere
[5] Giovanni Paolo II, discorso Angelus, 17 febbraio 2002, discorso parrocchia di San Enrico in Roma
[6] Osservatore Romano, 22 Febbraio 1997
[7] La Repubblica, 22 Novembre 1994

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Azioni del diavolo e sua influenza

Non c'è un netto confine tra l'azione ordinaria (tentazione) e quella straordinaria (mali malefìci, possessioni...) del demonio. Dell'azione ordinaria ne siamo vittime tutti! La Bibbia stessa considera una beatitu­dine la vittoria contro la tentazione (Gc 1.12). Le tentazioni demoniache ci riguar­dano quotidianamente, tutti ed indistinta­mente, anche in considerazione delle occa­sioni che il mondo stesso in cui viviamo ci presenta.

Gesù stesso accettò di essere sotto­posto alle tentazioni durante i 40 giorni pas­sati nel deserto. Come resistere? "Vigilate e pregate per non cadere in tentazione" (MT 26,41).

Per "azione straordina­ria di satana" s’intende l'opera del diavolo che si manifesta con effetti visibili o percepibili: disturbi esterni, possessione dia­bolica, vessazioni diaboliche, ossessioni diaboliche e infestazioni diaboliche. Analiz­ziamole brevemente:

1) Disturbi esterni: sono quelle soffe­renze fisiche che ad esempio ritroviamo con una certa frequenza nella vita di determinati Santi come Santa Gemma Galgani ad esem­pio; parliamo di battiture, percosse, cadute di oggetti... ecc... In questi casi, in pratica, il demonio agisce rimanendo all'esterno della persona.

2) Possessioni diaboliche: questa è di certo la forma più grave nella quale si possa espletare l'azione straordinaria del demonio. Comporta la permanenza continua del demonio in un corpo umano, pur essendo la manifestazione malefica dello stesso limi­tata a determinati momenti di "crisi". In questo caso non è detto che i disturbi dovuti alla possessione siano continui: infatti il posseduto perde il controllo di sé solamente durante quelle che potremmo definire delle "crisi" da possessione, nelle quali il Male (il demonio) agisce per mezzo del pieno con­trollo del corpo, delle capacità intellettive, mentali ed affettive, nonché volitive della persona posseduta. Le manifestazioni di tutto ciò possono essere le più disparate: il posseduto può parlare lingue a lui sco­nosciute, può parlare al contrario, può rimet­tere dalla bocca oggetti impensabili all'interno del corpo umano, può manifestare una forza spropositata, un'avversione al sacro... e via dicendo...

3) Vessazioni diaboliche: in questo caso si hanno forme di disturbi saltuari, che possono colpire il singolo o interi gruppi di persone. Le tipologie di disturbi sono le più svariate: si va dai disturbi dell'umore (arrab­biature improvvise ed immotivate..) a quelli degli affetti, nei rapporti con gli altri o, a volte, anche della salute...

4) Ossessioni diaboliche: in questo caso si ha a che fare con pensieri ossessivi. La vittima è perseguitata da pensieri ricorrenti ed anche assurdi dei quali non è capace di liberarsi: tutto ciò determina un continuo stato di avvilimento, che può portare anche alla tentazione del suicidio. A differenza della possessione la volontà resta libera, pur essendo schiava di pensieri ossessivi.

5) Infestazioni diaboliche: qui entriamo nel discorso dei mali malefìci sull'uomo, sulle cose o anche sugli animali.

6) Soggezioni diaboliche: facendo riferimento al libro di P. Gabriele Amorth "Nuovi racconti di un esorcista", riportia­mo anche la categoria delle soggezioni diaboliche: con questo termine si vuole inten­dere il caso in cui una persona sia assoggetta al potere del diavolo m maniera volontaria, con un patto esplicito o implicito, sottomet­tendosi alla signoria dello stesso. Nella possessione straordinaria, dunque, possiamo dire che figurano tutte quelle per­sone che realmente e fisicamente sono pos­sedute dal demonio: o per loro scelta o a cau­sa di fatture o di consacrazione al diavolo, ad esempio, da parte di genitori appartenenti a sette sataniche. Per concludere, però, ci chiediamo come si può restare vittime di mali malefìci straordinari? Le motivazioni possono essere molteplici.

Andiamo per ordine.

a) Innanzitutto dobbiamo specificare che nulla può avvenire senza che Dio lo voglia. dunque, affinchè il diavolo possa esercitare su di una persona la sua azione straordinaria. Dio deve permetterlo. Il motivo, poi, per il quale Dio possa permettere ciò a noi non è dato di saperlo; ci basti sapere che qualunque cosa Dio faccia o permetta è comunque per la nostra santificazione. Dio è l'unico capace di ricavare il bene anche partendo dal male. A volte, tanto per fare un esempio, Dio potrebbe permettere al diavolo di esercitare su di una persona la sua azione straordi­naria, al fine di sublimare quell'anima o per temperarla nelle virtù. È il caso di molti Santi che, come ad esempio Padre Pio, furono "tormentati" dal diavolo in una ma­niera che di certo era molto più che ordinaria. Dunque in questo caso si parla di un'azione del demonio intenta a tentare una persona Santa al fine di farla rinunciare alle Vie di Dio: naturalmente è un caso rarissimo.

b) Una maniera "classica" e frequente di rimanere vittime dell'azione straordinaria del demonio è a seguito di un malefìcio. La vittima naturalmente non ha colpe: qualcuno vuole nuocergli mediante l'intervento del demonio. Può trattarsi di fattura, malocchio, maledizione, legatura....

c) Certamente, poi, persistere in una situazione di peccati gravissimi nei quali una persona può indurirsi in maniera irrever­sibile è di certo un buon presupposto perché il Male possa prendere piede nella nostra anima e nel nostro corpo in maniera forte, mediante un'azione, appunto, straordinaria. Come fa notare Padre Amorth. questo potrebbe essere il caso di Giuda Iscariota: chissà quanti tentativi deve aver fatto Gesù perchè potesse vincere la sua cupidigia del denaro. Anche in questo caso si tratta di una azione straordinaria del diavolo rarissima a trovarsi. |

d) Infine, la frequenza di persone e luoghi malefìci, partecipando ad esempio a sedute spiritiche o a sedute di magia o consultando maghi e loro simili, o aderendo a sette sataniche, è evidente che è una maniera per aprire volontariamente le porte della propria anima a satana.

N.B.: la Santa Chiesa Cattolica diffida chiunque dall'intrattenersi per parlare direttamente col diavolo o rivolgendosi a lui per comandargli alcunchè, anche se non nega che ci si possa rivolgere a Dio perché ci liberi dal Male, o “dal maligno”, che dir si voglia.

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Non si ripeterà mai abbastanza che in tutti questi casi, la condotta di una vita Santa nel rispetto dei precetti della Chiesa, congiuntamente alla frequenza ai sacramenti è una sicura difesa, capace di corazzarci contro qualunque attacco del maligno.

Ribadiamo il concetto per il quale il fatto di essere soggetti o meno all'azione straordinaria del demonio, non ci dice nulla sullo stato di salute spirituale del "tribolato". Grandi Santi furono continuamente tormentati dal diavolo. Perseveriamo in una vita Santa! Il nostro rifugio siano i Sacramenti, il rispetto dei Comandamenti (ed in particolar modo amare Dio ed amare il prossimo) ed il ricorso filiale alla nostra Mamma che è nei cieli: la Santissima Immacolata Maria Vergine. Con Lei al nostro fianco nulla potrà insidiare le nostre anime! La Santissima Vergine Immacolata, San Michele Arcangelo e San Benedetto siano il nostro rifugio e la nostra difesa dagli attacchi del maligno!

Al termine si trovano delle preghiere molto pertinenti per la guarigione fisica e interiore, per la liberazione da negatività, contro un maleficio, per gli ammalati e chi vive nella sofferenza.

 

 

 RISPOSTE a domande frequenti

Molte persone, trovandosi in situazioni strane, si domandano se si può con cer­tezza capire quando alcuni mali vengono dall'occulto o quando invece dipendono da una normale malattia. A volte questo problema diventa ossessionante. Ci sono dei criteri sicuri per avere delle certezze a questo riguardo? La risposta non è scontata, anche perché spesso si tratta di tutte e due le cose mescolate insieme. Desiderando aiutare quanti sono angosciati nella ricerca e vogliono raggiungere punti di certezza per sapere come regolarsi, vi è una diffìcile casistica, che ha bisogno di alcune precisazioni preliminari.

1 - La grande varietà: i fenomeni sono molto variegati. La diversità dipende dalla combinazione di tre fattori: le carat­teristiche fisiche e psichiche della persona colpita; il modo diverso di operare dei maghi; la diversità dei demoni che hanno diversi temperamenti e comportamenti personali. Don Gabriele Amorth, nel suo libro scrive: "Avvertiamo che non esistono mai due casi eguali. Il comportamento del maligno è quanto mai vario e imprevedibile".

2- Un sottofondo comune: pur nella diversità resta sempre una specie di comu­ne denominatore che, a grandi linee, con­sente di tracciare un elenco di fenomeni ricorrenti, fornendo la possibilità di raggiungere una certa sicurezza. 

3- L'aspetto più diffìcile è che alcuni fenomeni, quelli di carattere nervoso, a volte sono simili a quelli causati da una normale malattia. In qualche caso possono addirittura sommarsi. Così possono darsi dei casi in cui distinguere, per esempio, tra schizofrenia e disturbi malefìci sembra impossibile; bisogna allora ricorrere ad altri elementi collaterali che aiutano a fare una sicura diagnosi. Giova molto il "discernimento " di cui parlerò più avanti.

Taluni segni hanno uguale valore. Quelli fonda­mentali per una diagnosi dell'attività delle forze del male sono soprattutto tré: la testa, lo stomaco, l'avversione al sacro. Nell'elencazione che segue questi tre sono messi per primi.

 La testa L'attacco notturno. La testa viene colpita incessantemente di giorno e di notte. Ma l'attacco fondamentale e più decisivo per la distruzione della mente (psiche) e di riflesso poi di tutto il corpo, viene inferto nella notte, perché durante la passività del sonno le forze del male possono agire più comodamente. Strumenti ordinari di tali disturbi sono gli oggetti fatturati che vengono immessi nei cuscini, in modo che il contatto diretto con la testa renda più forte ed efficace la loro radiazione malefica. I sintomi nei disturbi del sonno sono: difficoltà ad addormentarsi, risvegliarsi presto e non prendere più sonno, avere incubi, sognare cioè cose brutte e angoscianti che si imprimono con forza nella mente generando spavento, come sensa­zioni di cadere dall'alto, guidare una mac­china che non si riesce a controllare, vivere una situazione paurosa dalla quale non c'è via di scampo. E tale la forza di questi incubi che spesso risvegliano il paziente lasciandolo in uno stato di paura e di sconvolgimento.

Questi sintomi possono essere tutti o solo in parte, secondo la costituzione dei vari organismi. Quel che conta, per capire se sono fatti naturali o no, è quello di guardare alle conseguenze che si riscontrano quando la notte finisce: quando è ora di alzarsi per affrontare gli impegni della giornata, ci si sente più stanchi e sfiniti di quando si è andati a letto. Il sonno non solo non è stato riposante ma ha creato un senso di sfini­tezza generale su tutto il corpo, per cui non ci si vorrebbe alzare. Alzandosi, diventa difficilissimo affrontare e portare avanti i normali impegni che prima si facevano con una certa soddisfazione, poiché ora diventano una ininterrotta tortura. Nella testa c'è la centralina di tutti i comandi che regolano e ordinano il movimento di tutte le parti del corpo.

La funzionalità di questo centro di comando e di controllo è assicurata dal ricambio che avviene durante il periodo del sonno: quando si perde in quantità notevole il sonno, non si ha più la potenza per agire normalmente. Perciò l'attacco sistematico al sonno è il principio di distruzione della vita ed elimina gradualmente nel soggetto colpito la possibilità di ogni resistenza all'azione demolitrice degli spiriti del male. L'attacco all'organo centrale della nostra vita psichica e vegetativa apre la porta al potere di trascinare una persona dove si vuole.

Quando tutte le notti, senza interruzione si subisce una tale violenza, non è soltanto il fisico a subirne le conseguenze, ma è anche e soprattutto la resistenza psichica a crollare, con una catena di conseguenze che non è facile catalogare. Provo tuttavia a farne un elenco: - perdita della persosalità e della libertà per il proprio comportamento. Dopo la devastazione del recupero che un buon sonno dovrebbe offrire, si indebo­lisce la capacità di controllo e di auto­nomia, cosicché gli influssi spiritici fanno da padroni.

Così si spiega, per esempio, la comple­ta inversione di tendenza del bravo marito che si sente stranamente attratto dalla donna estranea che ricorre a questi mezzi. Un marito ottimo, sereno e affettuoso, attaccatissimo ai figli, molto legato alla moglie, di colpo non si riconosce più. Non ama più, non vede più i figli, soffre di stare in casa, si chiude in se stesso, sembra inebetito, non dorme più i suoi sonni tranquilli, tradisce un intemo contrasto. è come se una forza invisibile, di cui lui stesso non capisce la provenienza, lo portasse a fare ciò che non vorrebbe.

Bisogna precisare che, in questi casi, la perdita della capacità di volere non è totale come nell'ossessione diabolica, ma è talmente forte che, se non c'è un carattere consolidato unito a una difesa religiosa, non si è capaci di resistere. Tanta com­prensione e tanta delicatezza verso chi attraversa questi traumi è indispensabile per evitare il peggio: Una continua "suggestione mentale " la tiene continua­mente in opera di giorno e nelle ore d'insonnia della notte. Pensieri falsi, interpretazioni distorte, risentimenti, immaginazioni al di fuori di ogni realtà martellano la testa per giorni, per mesi, e alla fine riescono a imporre false certezze che al momento opportuno esplodono e diventano dirompenti, con espressioni e comportamenti incom­prensibili a chi li recepisce.

È un vero martirio che, quando arriva al culmine, scatena atteggiamenti violenti, rabbiosi, asociali soprattutto con i familiari, e apre purtroppo la via a ricoveri in reparti di psichiatria o a prescrizioni di forti dosi di psicofarmaci, che in questi casi non risolvono nulla, anzi attenuano la capacità di reagire alle forze del male; - questa agitazione mentale crea l'incapacità di fermare la mente per concentrarsi sulle cose da fare.

Chi lavora in ufficio non combina granchè e commette pericolosi errori. Il ragazzo che va a scuola non riesce ad applicarsi, la mente sfugge continuamente dalle pagine del libro e quel poco che si è letto viene subito cancellato dalla forza dei pensieri inutili che tengono banco; in genere in questi casi i genitori dicono inconsapevolmente che non ha voglia di studiare, ma poi aiutati ad approfondire, riconoscono che il ragazzo non riesce proprio ad applicarsi;

LA FIACCHEZZA mentale genera un senso di avvilimento che investe la persona: la rende abitualmente triste, la porta a rinchiudersi sempre più in se stessa, le crea la sensazione che tutto stia crollando, che ormai non potrà andare più avanti. Nei momenti più acuti, tutto diventa più nero del nero e la catastrofe totale sembra ormai inevitabile. Questo stato a volte diviene l'anticamera del suicidio; - la mente così turbata porta indiret­tamente a un altro fenomeno: la ricerca del letto, chiudendosi in camera anche nelle ore del giorno.

Oggi il caso di giovani e ragazzi che gradualmente restringono la loro vita a questa forma vegetativa, rifuggendo da ogni impegno e dal frequentare la vita sociale, è sempre più frequente, man mano che dilaga maggiormente il ricorso alle forme dell'occulto. In questi casi il letto attira sempre, perché nel letto o nel cuscino c'è qualcosa di fatturato che richiama la persona, al fine di poter continuare a sprigionare su di lei la sua azione malefica anche nelle ore in cui normalmente non si dovrebbe stare a letto. Chi va soggetto a queste cose deve tener presente la regola che nel letto e nella camera ci deve stare il meno possibile. Deve cercare invece di evadere dalla casa, uscire all'aperto, cambiare ambiente, creare rapporti sociali e di incontro. SAN FRANCESCO E PADRE PIO Tutti i Santi con la esse maiuscola sono stati, attraverso i secoli, tormentati dal demonio, da sant'Antonio Abate a Madre Speranza di Gesù. Il beneplacito di alcuni teologi di oggi, che pensano che satana non esiste, non ci occorre, perché i fatti ci sono e sono storicamente certi. L'enorme luce spirituale, che inonda lo spirito di queste creature privilegiate, spesso sfugge al nostro sguardo materiale, ma è visibilissima agli esseri spirituali.

I demoni ne rimangono accecati e irritati fino a scagliarsi con violenza contro di loro. Tra i disturbi ricorrenti nella loro vita c'è anche quello di essere ostacolati nel sonno. Due esempi : - di San Francesco è scritto: "soggior­nando alcune notti presso un Cardinale, la prima notte, dopo aver pregato Dio. si accingeva a riposare, quando i demoni gli mossero una lotta spietata " (Seconda vita di Celano 119, in Fonti Francescane 705).

"Il diavolo è molto sottile ed astuto. Dal momento che per la misericordia e Grazia di Dio, non può nuocere alla mia anima, si sfoga contro il mio corpo ren­dendomi impossibile il riposo " (Leggenda Perugina 94, in Fonti Francescane 1650). - Padre Pio il 28 giugno 1912 scrisse al direttore spirituale: "L'altra notte la passai malissimo. Quel "cosaccio " (cioè il diavolo) da verso le dieci che mi misi a letto, fino alle cinque della mattina non fece altro che picchiarmi continuamente. Molte furono le diaboliche suggestioni, che mi poneva davanti alla mente: pensieri di dispe­razione. di sfiducia verso Dio. ..Credevo proprio che quella fosse propriamente I 'uItima notte della mia esistenza ' (Epistolario Vol. I). "La magia bianca” non serve a nulla perché sappiamo bene che per quanto uno possa essere "forte" e "capace ", è sempre limitato.

La sua volontà e intelligenza arri­vano solo fino ad un certo punto. I maghi e le fattucchiere ingannano i malcapitati: essi si circondano di immagini sacre, di Santi o di Papi o altre persone di Chiesa. Per me la magia bianca non esiste o se esiste non produce alcun effetto".

Chi sono i sensitivi, c'è qualcuno che opera nel bene? "I sensitivi sono coloro che hanno una particolare ricettività, per cui avvertono, la presenza del malefìcio o di forze negative. Alcuni sono particolarmente o eccezionalmente dotati per cui avvertono anche in lontananza, addirittura per telefono. O anche attraverso la scrit­tura, o fotografie. Alcuni fanno del bene, perché prestano la loro opera per liberare una persona da un malefìcio".

<'Le sono mai capitate persone in uno stato molto grave e cioè possedute dai demoni?>

"Secondo me la vera e propria posses­sione diabolica è un fatto raro. A volte mi capitano delle persone che urlano, appa­rentemente possedute dal demonio. Sono invece gli spiriti del fattucchiere che entra­no e lo trasformano, ma non si tratta di demoni nel senso stretto della possessione. Quindi anche quando reagiscono stril­lando, agitandosi, dicendo parole insensate, bestemmie, è sempre la persona del fattucchiere che in certi malefici riesce a trasformare la vittima. Invece la posses­sione diabolica è tutt'altra. In questi casi vi e la presenza di un "ente " estraneo che fa parlare il posseduto non secondo la volon­tà della persona stessa, perché conosce cose che quella persona non può assoluta­mente conoscere, ha una forza che non può avere. In una parola, la trasforma". Come è possibile arrivare a colpire la vittima designata ? "In genere, come abbiamo detto, attra­verso riti o messe nere. Per colpire con maggiore incisività, c'è bisogno o di una fotografìa su cui ci si possa "lavorare" sopra, oppure bambole, e quest'ultimo è l'uso più frequente. Quello che noi defi­niamo maleficio "semplice" provoca disturbi di diversa natura (mal di testa, di stomaco) sulla vittima designata, com­preso il fatto di non riuscire più a pregare, di avere repulsione per il sacro. Invece ci sono malefìci per far soffrire ancora di più la vittima per cui alle bambole si aggiun­gono spilli o chiodi o legature in modo che si possa trasferire alla vittima il "lavoro " fatto sulla bambola. Noi ci accorgiamo subito, impartendo la benedizione liberante, che queste persone hanno spilli, chiodi, in tutte le parti del corpo. Posso citare il caso di una persona che viene "lavorata" per così dire, 24 ore su 24. Credo che in questa circostanza vi siano una serie di fattucchieri che si siano divisi i compiti in modo che per tutte le ore della giornata questa vittima possa subire una vera e propria tortura". Come si materializzano certi strani oggetti o simboli all'interno di cuscini e materassi? "Noi sappiamo bene che il maleficio fatto con l'intenzione di nuocere può fare del male e la persona colpita appunto sta male, ma affinchè il maleficio abbia una certa consistenza e durata nel corso della giornata, delle settimane e dei mesi, occorre che questo male si materializzi. In genere ciò avviene all'intemo dei cuscini perché lì la persona appoggia la testa per almeno sei-otto ore al giorno. Noi la definiamo la "sacramentalizzazione del male" per usare un termine un po' eccle­siastico. Come Gesù Cristo ha istituito i Sacramenti per il bene, satana ha istituito i segni permanenti del male.

Così anche i brividi di freddo che il paziente avverte nel corso della benedizione liberatoria, o entrando in Chiesa o nella preghiera, sono quello che nostro Signore definiva "stridore di denti". "A me sono capitate persone di tutte le categorie, età, sesso e religione. Mi sono capitati casi di musulmani ed altre religio­ni non cattoliche.

Colpito è chi, purtroppo. è oggetto di un maleficio, in particolare chi è tendenzialmente ricettivo. Diversi non sentono alcun male. Attraverso l'espe­rienza mi capita di verifìcare che il male fatto ad un genitore si ripercuote sui figli. non perché questi ultimi siano i bersagli, ma perché appunto il genitore è forte o refrattario al malefìcio. Alle volte capita il contrario: un padre di famiglia che sembra forte e robusto, invece viene ridotto a nulla in quanto diventa ricettivo".

Anche sacerdoti e suore possono essere colpiti dai malefìci? "Si, sono come tutti gli altri cristiani o altre persone che possono essere colpite a causa della cattiveria altrui. Mi sono capi­tati fratelli in gamba, buoni, santi. Non è che il maleficio viene meritato perché si è lontani da Dio". Quasi tutte le persone colpite si doman­dano • "Come è possibile che Dio permetta questo? ". Lei cosa risponde? "Per l'esperienza che ho avuto fin qui posso dire senza ombra di dubbio che il Signore lo permette per ricavarne un bene. Oggi si parla di nuova evangelizzazione, di cammino di Fede. Ma vediamo le difficoltà. Io posso dire io che sono parroco, come sia faticoso recepire i valori e gli insegnamenti del Vangelo.

Le persone maleficate sono più sensibili alla Grazia di Dio: cominciano a porsi do­mande su dìo, sul soprannaturale, sulla partecipazione ai Sacramenti. Persone che non pregavano più ricominciano a farlo e a continuare, persone che non frequenta­vano più la Chiesa perché vivevano nell'apatia, nell'indifferenza, cominciano una vita veramente cristiana. Famiglie che erano sull'orlo della divisione anche a causa di questi malefici ritornano a pregare insieme, a vivere nell'armonia. Ho constatato che queste persone, una volta che si incamminano su una strada di conversione la percorrono fino in fondo, con perseveranza. Il malefìcio è un male, ma diventa occasione di bene. Il Signore consente questi mali per far ripensare a tante cose".

Perché secondo lei c'è una diffusa incre­dulità sui malefìci, nell'ambito della Chiesa, anche fra Vescovi e sacerdoti? "Perché in teologia, nei corsi semina­ristici. non si spiegano abbastanza queste cose. Ho appena accennato alla demonologia, cioè alla presenza, all'esistenza del diavo­lo e questo nessun credente lo può mettere in dubbio. Invece non si è mai parlato di possessione diabolica, se non in una lette­ratura superficiale e quasi mai si è parlato di malefici. Si è sempre sentito parlare, sotto forma popolare di fatture, malocchio, iattura, sono espressioni che in genere fanno un po' sorridere. Finché uno non ci passa sembrano cose assurde.

Uno pensa: Come può una persona fare del male in tal modo?, invece quando si entra in questo "mondo" ci si accorge che non solo il maleficio esiste ma che si può essere liberati con il nostro intervento, in modo particolare dall'e­sorcista, ma anche da chi non lo è. Con il Battesimo e la Cresima si diventa "soldati di Gesù". Non si può dire che tutti i Vescovi e sacerdoti non credono a queste cose. Ma un gran numero di essi prende le distanze. Qualche Vescovo ha nominato un discreto numero di esorcisti per venire incontro a questo bisogno di benedizioni anche se non credono fino in fondo al malefìcio. Sarebbe invece opportuno che, sia i Vescovi che i parroci, facessero un lavoro di discernimento per capire fino a dove può arrivare un maleficio o se invece la natura del male che colpisce una persona è diversa. Ecco, i parroci, che conoscono bene i propri fedeli potrebbero svolgere quest'opera importante, perché tante possono essere le ragioni per cui uno sta male. Certo se uno continua ad andare dal medico e non trova giovamenti, se addi­rittura è costretto a passare da un ospedale all'altro senza venire a capo di niente, insomma, c'è da pensarci su.

Anche i medici, possono collaborare" "Noi ci sentiamo un po' isolati e incompresi. Isolati perché siamo pochi ed ognuno opera per conto proprio, ed ostacolati anche da coloro che sono vicini alla Chiesa perché non credono fino in fondo alla pastorale dell'esorcismo. Si tratta invece di una pastorale vera e propria, forse più efficace di altre, perché va proprio in profondità, al cuore del fedele. Incompresi, anche da chi dovrebbe capirci di più, esortarci. Parlo di molti Vescovi, non quello della nostra Diocesi, che non vedono tanto di buon occhio l'esorcista che si sacrifica e passa ore ed ore ad esercitare questo ministero". Quali sono i sintomi che possono far pensare ad un malefìcio? "I fastidi più comuni sono il mal di testa inspiegabile, il mal di stomaco, senso di nausea, inappetenza, insonnia. Soprat­tutto quando una persona ha fatto tutti gli accertamenti clinici possibili ed immagi­nabili, sotto ogni punto di vista, senza rica­varne alcun esito, allora viene il sospetto". Nel momento in cui una persona, dovesse accertare, senza dubbi di essere stata malefìciata, cosa deve fare? "Dovrebbe pregare di più, invece pur­troppo succede che le persone colpite sen­tono un rifiuto verso il sacro, come abbia­mo detto.

Sappiamo bene, infatti, che è il Signore che libera, ed invece è quello il momento in cui non si prega più. In questo senso la persona interessata si dovrebbe far aiutare da un esorcista che lo liberi dal male affinchè possa iniziare un cammino di Fede, partecipare ai Sacramenti, condurre una vita cristiana e poi essere mano a mano liberati totalmente. Quindi, appena si accerta la "stranezza", la particolarità dei disturbi, occorre rivolgersi ad un esor­cista". E‘ necessario rivolgersi ad un esor­cista, oppure la benedizione liberatoria può essere impartita da un semplici fedele? "Quando si tratta di possessione diabolica, ricordiamo che la norma della Chiesa impone l'intervento di un esorcista autorizzato dal Vescovo, (al fine di evitare che il diavolo possa nuocere alla persona impreparata, o non completamente in Grazia di Dio e non protetta dall’investitura della Chiesa).

La individualità di colui che ha ricevuto esplicito mandato dal Vescovo, in un certo senso scompare sotto la funzione di cui è investito e tale funzione protegge la sua individualità nella misura stessa in cui la rende anonima. Il rito viene reso operante in virtù della continuità del potere conferito da Cristo ai suoi Apostoli. Un esorcista laico dovrebbe essere un discepolo perfetto di Cristo e tale perfezione generalmente non si riscontra quasi mai: per cui ecco perchè è assolutamente vietato a una persona non autorizzata dal Vescovo, di fare esorcismi diretti, per i danni che possono derivargli dal demonio.

[Modificato da Credente 03/05/2012 22:36]
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23/02/2010 21:37
 
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Se si tratta di un maleficio, può pregare qualsiasi fedele.
Se c'è un familiare disponibile, affido a questo familiare di continuare le preghiere di liberazione, iniziate dal sacerdote. Si tratta di un servizio reciproco che rientra nel servizio ecclesiale, per cui un fedele deve essere a disposizione del prossimo.
Per l'inte­ressato, sono molto utili anche una semplice preghiera di liberazione. Nel rito greco, orientale, esiste proprio una preghiera di liberazione dal maleficio. invece in quello occidentale c'è solo la preghiera esorcistica che va pure bene: si tratta dell'esorcismo di Leone XIII, che appunto io affido ai fedeli, (vedi alla fine del presente articolo). Soprattutto, quando si tratta di punture di aghi, spilli, chiodi, è bene che lo faccia lo stesso familiare, anche più volte al giorno se si tratta di infissioni ripetute nel corso della giornata o delle settimane.
Un esorcista non ha il tempo, né la possibilità di farlo più volte. Togliere gli spilli è una tecnica che richiede solo un po' di pazienza verso lo sventurato. Per togliere queste infissioni di natura spirituale, ma che come abbiamo detto provocano lo stesso effetto e danno di quelle vere, basta comprimere con un po' di energia sulla parte dolorante e questo male scompare, sempre dopo aver recitato la preghiera di liberazione".

Perche una persona colpita non deve rivolgersi a maghi e fattucchieri per farsi togliere il maleficio?
"Il mago non toglie nulla. Innanzitutto chiede tantissimi soldi ingannando sol­tanto. Perché queste persone non possono fare il bene, ma sono solo capaci di fare il male. Il malcapitato potrebbe anche trova­re dei giovamenti momentanei, artificiali, proprio illusori. Ben presto si ricadrebbe in mali peggiori.
Solo l'intervento del Signore attraverso l'opera del sacerdote o di un semplice fedele, può mitigare e dare la forza di poter continuare a lottare, poi­ché spesso i malefici vengono rinnovati".
Dunque sono possibili e frequenti le ricadute?
"Sono frequentissime perché un male­fìcio fatto una volta o due perde l'efficacia dopo altrettante benedizioni.
Ma il rinno­vo prolungato nel tempo, richiede una lotta maggiore. I fattucchieri, in genere, hanno bisogno di rinnovare il malefìcio due volte alla settimana, di solito il martedi e il venerdì perché sanno che sono i giorni sacri della Passione del Signore e quindi intendono profanarli e devono ripeterli per settimane e settimane, perché all'inizio non si ottiene una efficacia immediata. Essi intendono perseverare fin quando si è ottenuto lo scopo prefissato. Quindi c'è bisogno di ripetere le benedi­zioni. Loro fanno il male, noi dobbiamo fare il bene".

Quanto tempo ci vuole per guarire.
"Qui siamo nel mistero. Soltanto il Si­gnore sa quando si può guarire, però io ho potuto sperimentare che per i malefìci che vengono fatti per uno scopo particolare, come quello di separare due persone, in genere in poco tempo si guarisce. O per­ché è stato raggiunto l'obiettivo e quelle due persone si sono separate, oppure non riuscendo nell'intento, desistono.
Finché gli arri­vano soldi opera nel male, quando finisco­no i finanziamenti, cessano. Sotto questo aspetto un malefìcio fatto da un fattuc­chiere è tremendo, esso provoca sofferen­ze atroci ma in genere poi finisce. Invece quando è fatto direttamente dalla persona che vuole distruggere l'altra, allora c'è il pericolo che possa durare anni e anni". E possibile che una "maledizione si tramandi di generazione in generazione in una famiglia?
"Sì, è possibile. A volte vediamo delle persone che stanno male pur non avendo riscontri in un maleficio recente, ma avendo ricevuto maledizioni da genitori o nonni. In genere non si tratta però di casi gravi, perché passando il tempo si affie­volisce l'efficacia".

E’ utile, secondo lei, recarci da un esorcista all'altro, affrontando a volte anche lunghi ed estenuanti viaggi?
"Purtroppo molti fanno questo anche per confrontare l'efficienza dei vari esorcisti, ma io credo che serva a ben poco. Chi libera non è l'esorcista, ma il Signore. Quindi andare dall'uno o dall'altro diventa insignificante oltre che un dispendio di energie utili invece per lottare contro il male. Importante è perseverare nella preghiera, nei Sacra­menti e nelle virtù cristiane e poi di tanto in tanto recarsi dall'esorcista, purché que­st'ultimo lo faccia con coscienza, compe­tenza, convinzione".

Ho visto che molte persone vengono qui da lei munite di olio, acqua e sale. che valore hanno questi alimenti e che uso se ne deve fare?
"Si dovrebbe catechizzare un po' di più, perché molte persone puntano mag­giormente su questi alimenti esorcizzati, da assumere, piuttosto che sui Sacramenti e sulla preghiera. Pur tuttavia sappiamo bene che la Chiesa ha istituito una benedi­zione particolare su questi elementi che servono come aiuto, mezzo per liberare. Digerendo questi alimenti, si viene a contatto con il maleficio e come si sa il sacro e il diabolico si scontrano, per cui la persona colpita si sente più sollevata soprattutto a livello di apparato digerente .
Il sale può essere utilizzato non solo come condimento, ma essere messo nei luoghi dove si notano anormalità: rumori, cattivi odori, o polveri sovrabbondanti. Quindi il sale esorcizzato non va usato sotto forma di superstizione, ma come vero e proprio antidoto contro le presenze negative in una casa o in qualsiasi altro locale".

Un’ultima domanda, padre Lanfranco: un mago o una fattucchiera, sono sempre in tempo per convertirsi, per rinunciare al regno di satana e scegliere il regno di Dio?
"Dobbiamo sempre nutrire fiducia, altri­menti per queste persone ci sarebbe solo la dannazione eterna. Dobbiamo pregare perché il Signore tocchi loro i cuori. In genere lo si fa per motivi di interesse e sappiamo bene che maghi e fattucchieri di soldi ne fanno tanti. Però una volta ottenu­to lo scopo, la loro vita diventerebbe insi­gnificante, si troverebbero alla fine con le mani piene non di mosche, ma di cadaveri, quindi dovranno pur sentire il bisogno di pensare all'eternità. Si sa che a questo mondo tutto finisce. Dunque intensifi­chiamo le preghiere e i sacrifìci affinchè quanto prima o almeno in punto di morte, e a questo proposito ho ricevuto diverse testimonianze, queste persone possano convertirsi e scegliere il Regno di Dio".


A giudizio degli esorcisti, sono quattro le cause per cui una persona può cadere nella possessione diabolica o in disturbi di origine malefica. Può trattarsi di semplice permissione di Dio, così come Dio può permettere una malattia, allo scopo di dare alla persona un'occasione di purificazione e di meriti. L'hanno subita Santi, come Angela da Foligno, Gemma Galgani, Gio­vanni Calabria. Altri sono stati vittime di disturbi malefici con percosse e cadute: Curato d'Ars e Padre Pio. La causa può essere data da un maleficio che si subisce: fattura, maledizione, malocchio.
Si espone al rischio di influenze malefiche o di possessione chi si rivolge a ma­ghi, cartomanti, stregoni; chi partecipa a sedute spintiche o a sette sataniche, chi si dedica all'occultismo e alla negromanzia. – Si può cadere in mali malefìci per il persistere di colpe gravi e multiple. Don Ga­briele Amorth Sacerdote esorcista della diocesi di Roma ha avuto casi di giovani dediti alla droga o colpevoli di delitti e perversioni sessuali. Ma su quali sintomi ci si basa per procedere ad un esorcismo? L'esorcista guarda anche le cartelle cliniche.
Certe diagnosi nascondono l'incom­prensione del vero male che affligge il paziente. Il sintomo più significativo è l'avversione al sacro che si manifesta in tante forme:
- Ripugnanza alla preghiera e per tutto ciò che è benedetto, anche senza minimamente sapere che lo è (l'acqua santa che procura un insopportabile bruciore);
-Reazioni violente e furiose, in persona che di natura è tutt'altro, con bestemmie ed aggressioni anche se uno prega solo mentalmente;
Sintomo culminante: reazioni furiose della persona se si prega su di lei o la si benedice.
Come reagire? Ci sono vari tipi di maleficio.

SECONDO LO SCOPO: per favorire o distruggere un rapporto d'amore con una persona.
o: per procurare del male fisico, psichico, economico, familiare.
Lega­menti. per creare impedimenti ai movi­menti, alle relazioni.
Transfert: per trasferire ad una persona i tormenti fatti a un pupazzo o a una foto della persona che si vuole colpire.
Putrefazione: per procu­rare un male mortale, facendo putrefare un materiale soggetto alla putrefazione.
Possessione: per introdurre una presenza diabolica nella vittima e causarle una vera e propria possessione.

SECONDO IL MODO
Diretto: mediante un contatto della vittima con l'oggetto portatore del male (ad esempio, quando si fa bere o mangiare alla vittima qualcosa di malefìciato o fat­turato).
Indiretto: attraverso l'azione ma­lefica compiuta su un oggetto che rappre­senta la vittima.

SECONDO L'OPERAZIONE

Per infissione o inchiodamento: con spilli, chiodi, martello, punte, fuoco, ghi­accio.
Per annodamento o legatura: con lacci, nodi, briglie, nastri, fasce, cerchi.
Per putrefazione: sotterrando l'oggetto o l'animale-simbolo dopo averlo fatturato.
Per maledizione: direttamente sulla per­sona o foto, o su un simbolo di essa.
Per distruzione con il fuoco: si pratica bruciando più volte l'oggetto sul quale si è trasferita idealmente la persona della vittima, per ottenere, in questa, una forma di consunzione più o meno analoga a quella della putrefazione.

SECONDO IL MEZZO
Con fatture: pupazzi o carne, con spilli, ossa di morti, sangue, sangue mestruale, rospi, polli.
Con oggetti maleficiati: regali, piante, cuscini, bambole, orologi, talismani, (qualsiasi altro ogget­to).
Localizzazione dei sintomi:
la testa (dolore strano, botte, confusione, stanchezza mentale e fìsica: male agli occhi, disturbi del sonno, della personalità, del comportamento).

Lo stomaco (difficoltà digestive, dolori, anoressia. uno strano, intenso e diffuso malessere che dallo stemo o bocca dello stomaco sale alla gola e alla testa, bulimia, vomito). "Piccate " nella parte del cuore 1- Avversione al sacro (distacco dalla preghiera, dalla Fede, dalla vita spirituale cristiana. allontanamento dai Sacramenti e daIIa Chiesa, distrazioni, sbadigli, sonnolenti nella preghiera, disagio a stare in Chiesa con nausea fino allo svenimento (senza spiegazione e senza cure efficaci). confusione, ossessioni, amnesie, ansia, paura, abulia, incapacità di concentrazione a studiare, a lavorare.
Disturbi nell’affetto e negli umori: nervosismo, litigi continui, freddezza o passionalità immotivata, tendenza alla depressione, allo scoraggiamento, alla disperazione.

Impedimenti (nel matrimonio, nel fidan­zamento, nello studio, nella carriera, negli affari; fallimenti, errori impensabili, strani incidenti. Spinta alla morte,
SEGNI STRANI: sentire addosso spilli, chiodi, trafitture, fuoco, ghiaccio, serpi, lacci.
Rumori strani e fenomeni in casa o nei luoghi di lavoro (passi, scricchiolii, colpi, ombre, "presenze", animaletti, lampade che scop­piano, elettrodomestici che si bloccano, porte, finestre che si aprono o chiudono, intrusione di insetti.
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23/02/2010 21:38
 
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L’ATTIVITÀ DI SATANA
II demonio infesta l'uomo per puro odio, è in se stesso odio rivolto al Cielo e alla terra, e nella sua furia distruttiva fa quanto Dio gli concede per conseguire un bene anche dal male.
Io dividerei l'opera infestatrice del de­monio nelle seguenti gradazioni, in ordine crescente:
La tentazione e l'attività ordinaria del demonio, nel senso che colpisce tutti gli uomini in ogni momento (il diavolo non dorme!) e mira all'allontanamento dell'uo­mo da Dio mediante il peccato, che lo porti alla dannazione eterna.

IL MALOCCHIO

Don Amorth scrive: Il malocchio consiste in un maleficio fatto da una persona per mezzo dello sguardo. Non si tratta, come certuni credono, del fatto che certe persone portino scalogna se ti guardano storto. Il malocchio è una forma di maleficio, ossia suppone l’intenzione di nuocere a una determinata persona con l’intervento del demonio. In particolare c’è il mezzo che viene usato per portare a compimento l’opera nefasta e cioè LO SGUARDO. Né ho avuti pochi di casi e non completamente chiari. (da “Un esorcista racconta p.124)
P.Matteo la Grua spiega che il malocchio è una realtà attuata da persone portatrici di negatività. Potrebbero anche saperlo ma a volte non se ne rendono neppure conto. Di fatto poi scaricano presenze cattive e di disturbo su persone che incontrano. Non su tutte però, ma su quelle che per sensibilità o per debolezza psichica e spirituale sono più recettive o meno protette. Questa forma di maleficio è molto più leggero della fattura in quanto non ha bisogno di oggetti materiali fatturati. Il malocchio è quindi semplicemente un influsso cattivo che viene comunicato attraverso i vari incontri. Quando si riesce a identificare da chi proviene l’influsso negativo, in genere scatta una specie di suggestione e la vita della persona che è costretta a stare in compagnia di chi gli scarica le negatività, diventa un vero calvario. Quindi non è quasi mai serena ma triste e inquieta, con uno sguardo poco rassicurante e modi di comportamento poco accattivanti. L’influsso del malocchio può essere allontanato con delle invocazioni al Signore, a Maria, ai santi o portando qualche medaglietta o immagine sacra benedetta. E’ bene premunirsi con una preghiera, ad esempio il Padre Nostro che contiene la richiesta di liberarci dal male, e fare un atto di Fede in Gesù e nella sua potenza di salvezza.

OPPRESSIONE
Con l'oppressione entriamo nell'area delle attività straordinarie del demonio, cioè quelle azioni sporadiche (ci teniamo a sottolinearlo) che Dio talvolta permette a satana per vagliare l'uomo, per rafforzarlo nella Fede, per glorificare la sua Chiesa, o per motivi a noi sconosciuti. L'oppressio­ne colpisce i sensi della persona, median­te allucinazioni orrende, fetori, gelo improvviso, e l'ambiente circostante: rumori, scricchiolii, levitazione di oggetti, ecc.

VESSAZIONE
Fenomeno grazie al Cielo rarissimo, di portata spirituale comunque minore a quanto seguirà. La vessazione è la vera e propria aggressione fisica da parte dei de­moni. Molti Santi ne sono oggetto: il diavolo, incapace di tentare efficacemente l'uomo di Dio, lo solleva da terra, lo sfregia, lo malmena, lo sbatte contro le pareti, finché Dio non interrompe la sua opera distruente.
Il demonio introduce nella mente colpita, pensieri di disperazione e odio, muove (dall'esterno!) la vittima ad azioni involontarie e auto­distruttive, sacrileghe e innaturali, la tormenta con visioni spaventose e fenomeni preternaturali raccapriccianti. E' tuttavia un'azione intermittente, cioè la persona ha momenti di tregua.

POSSESSIONE DI PRIMO GRADO
Talvolta, misteriosamente, il demonio può invadere la psiche di un essere umano, prendendo il controllo del suo corpo e della sua intenzionalità. Il fenomeno dura finché non è annullato dall'esorcismo, o per periodi stabiliti a priori. In questo gra­do di possessione il demonio è latente, si limita ad alterare gli atteggiamenti del posseduto, le sue reazioni al sacro, gli istilla sentimenti di disperazione e depres­sione.

POSSESSIONE DI SECONDO GRADO
Questa possessione è più evidente: si manifestano cambi di voce, fenomeni pretematurali quali la glossolalia, la levitazione, la pirocinesi (potere di incen­diare gli oggetti a distanza), l'acqua santa produce piaghe nel corpo del posseduto, che di per sé manifesta chiaramente di avere un'altra personalità. In genere per possessione diabolica si intende questa situazione intermedia.

POSSESSIONE DI TERZO GRADO
A questo grado, lo spirito maligno (o più spiriti) hanno preso un dominio tale della persona, da alterare orribilmente persino i suoi tratti somatici (che diven­gono veramente raccapriccianti!), il suo odore, la temperatura. Questo è il caso più arduo, e occorrono di solito numerosi esorcismi per la liberazione definitiva. In effetti, la differenza tra le ultime tré grada­zioni è solo una sottigliezza, perché molte
volte la persona passa da una fase all'altra con mutamenti quasi impercettibili.

GLI ESORCISTI
Gli esorcisti sono Sacerdoti dele­gati dal Vescovo a compiere tale mi­nistero entro una diocesi. In anti­chità ogni cristiano esorcizzava, ma progressivamente la Chiesa ha isti­tuito un collegio ecclesiastico "spe­cialistico", ordinato alla guarigione taumaturgica e alla liberazione dagli spiriti immondi. Solo l'esorcista de­signato dal Vescovo è abilitato ad esorcizzare; Ì fedeli ed il clero rima­nente, sebbene impossibilitati in ciò, possono (anzi, devono!) comunque formulare preghiere di liberazione;
Ad ogni cristiano, in virtù della consa­crazione battesimale, è data una dignità regale e sacerdotale che gli permette di sconfìggere i demoni! L'esorcista deve essere un Sacerdote che "si distingua per pietà, scienza, prudenza e integrità di vita" (canone 1172 del Diritto Canonico): caratteristiche che, a ben pensarci, dovreb­bero essere proprie di ogni prete. Mons. Corrado Balducci (noto demonologo, autore de // diavolo) aggiunge che un esorcista dovrebbe avere anche una di­screta cultura psichiatrica/psicologica, così da poter discemere la malattia men­tale dall'effettiva infestazione diabolica.
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23/02/2010 21:40
 
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PERICOLI DELLA MAGIA

Da qualche tempo si assiste a un pro­liferare di maghi, stregoni, cartomanti, ecc. Che cosa offre il mercato dell'occul­to? Esso promette falsi legami amorosi, successo negli affari, malattie e persecu­zioni dei nemici. Chi pratica la magia agisce in intima collaborazione con Satana che ha tentato il primo uomo. Adamo, e oggi si serve dei maghi per continuare a tentare gli uomini, facendo loro gustare falsi miraggi. Così esistono fatture per sciogliere matrimoni, per avvincere due persone in un legame amoroso, ecc. La televisione abbonda di inserzioni pubbli­citarie di vari maghi, stregoni e sciamani, tutti pronti a dichiararsi benefattori dell'u­manità con filmati di persone guarite o recuperati alla vita.
Ogni volta che una persona, in caso di pericolo o in una disgrazia o per qualsiasi altra ragione, invece di rivolgersi a Dio, cerca l'aiuto di Satana o dei suoi demoni, oppure ricorre ai suoi metodi e artifìci, si stabilisce con lui un patto. Per es.: la mamma che porta il figlio malato da un guaritore; la signorina che si fa fare le carte perché spera di sposarsi; l'uomo politico o il manager che si fa fare l'oroscopo e chiede al mago dove potrà riuscire nella
sua attività (fino ad oggi quasi tutti i pre­sidenti americani hanno aderito alla mas­soneria e hanno avuto il mago e il car­tomante di fiducia); chi porta amuleti, por­tafortuna, ciondoli, feticci; chi presume di ricevere messaggi dall'aldilà tramite nastri magnetici, audiocassette, videocassette, ecc. anche in seno a falsi gruppi di pre­ghiera: chi fa patti di sangue; chi assiste a sedute spiritiche; a messe nere o a culti esoterici; a riti orgiastici; ai riti del Voo-doo, della Macumba, ecc.; commissio­nare agli stregoni le fatture con l'inten­zione di nuocere a terzi: fatture per scio­gliere matrimoni, fatture per avvicinare due persone totalmente estranee con un legame d'amore, fatture per distruggere e condurre alla morte.
Molte di queste cose sono sotto l'inse­gna delle cose sacre (quanti maghi ap­pendono nei loro studi immagini sacre e persino un diploma con la benedizione del Papa, carpita con l'inganno!). Talune se­dute spiritiche s'iniziano e finiscono con la preghiera.
Ogni volta che l'uomo, se ne renda conto o no, ha stabilito un reale patto col diavolo. Ogni volta ha contratto un debito verso di lui, l'uomo e diventato il suo debitore. Senza neppure immaginare che il suo atto, apparentemente innocuo, possa avere simili conseguenze, egli ha accettato l'aiuto, la guarigione, la protezione di Sa­tana e se ne rallegra senza pensare che tutto si paga. Satana ha però una buona memoria, egli non dimentica e attende il suo momento propizio per farsi pagare con stati di angoscia, incubi terribili, visite notturne di demoni; oppressione, malattie strane, inquietudine cronica, stato di angoscia, nevrastenia, propositi di suici­dio, ecc. Contro queste influenze demoniache, invano si cerca l'aiuto presso i me­dici, psicologi, psicanalisti, ecc.
Dopo una campagna di evangelizzazione di otto giorni a Lubecca (Germania) un uomo rese questa testimonianza pub­blica: “Io sono convertito da molti anni sforzandomi di seguire Cristo. Ho letto molto la Bibbia e ho pregato assi­duamente. Ma una specie di oppressione qui sul cuore non mi lasciava mai. Senza dubbio ero malato, ma nulla e nessuno potevano aiutarmi. Durante questa cam­pagna di evangelizzazione ho saputo che i peccati di magia, commessi prima della conversione, sono spesso il motivo di stati di questo genere. Ho ricorso ai mezzi datici dalla Chiesa e così sono stato libe­rato”.
Quando si chiede a questo genere di malati quello che pensava il loro medico al riguardo, la risposta è sempre la stessa: II dottore non riesce a spiegarsi questo caso. Tutto questo è naturale! In realtà non si tratta di malattia, ma il malato è piuttosto “posseduto” in conseguenza di peccati di magia che ha commessi. Perciò non c'è medicina che sia efficace. Quello che occorre è cacciare il demonio con i mezzi che ci indica la Chiesa.
Evitiamo quelle persone che non sono Sacerdoti e che dicono di togliere il malocchio e le fatture. Esse non hanno le mani consacrate come i Sacerdoti e quindi non hanno il potere contro il demonio e i mali malefici, anzi con le loro arti magiche sono al servizio di Satana per rovinare i figli di Dio. Infatti quante persone si rivolgono al Sacerdote esorcista dopo essere andate dai maghi, dai quali non hanno ottenuto la guarigione dei loro mali, anzi li hanno peggiorati.
A proposito di talismani, amuleti e abitini, che i maghi vendono fino al costo di migliala di euro, un ex mago, convertito da P. Leone, noto esorcista di Andretta (Avellino), diceva anni fa: “Sapete per­ché un talismano costa 300 mila lire e un altro magari 800 mila? Perché il demo­nio per caricarli di energia malefica ci obbligava a bestemmiare 300 volte la Madonna sul talismano da 300 mila lire e a bestemmiare 800 volte Gesù o la Madonna su quello da 800 mila”.
Pensate un po' cosa si mettono addosso “.queste persone sono convinte che tali cose diaboliche li proteggano e pagano quindi anche migliala di euro per portarli addosso.
Nei cosiddetti “abitini”, cuciti sempre con molta cura si è trovata addirittura polvere di ossa di morti! Forse dei sacrifìci umani fatti in onore di Satana, nei periodi di luna piena.
Un altro importante discorso riguarda gli oggetti superstiziosi, molto diffusi, che sono carichi di una grande potenza malefica. Diffùsissimo è il corno e il ferro di cavallo.
Molta gente pensa ingenuamente che questi oggetti la protegga contro il malocchio, e non sa invece che essi non solo non proteggono, ma attirano forte­mente forze negative e malefiche.
Lo stesso discorso vale per altri oggetti di superstizione come, per esempio, le mani a forma di corna, il gobbetto, i segni dell'oroscopo, che portati addosso sono purtroppo molto diffusi, e più pericolosi quando sono regalati, perché potrebbero essere “caricati” dai maghi. Spesso queste cose diaboliche si portano accanto a una meda­glia della Madonna o a un Crocifisso nelle catenine che si portano al collo.
I rimedi contro il male:
Confessione; 2) S. Messa e Comunione frequenti; 3) Preghiera assidua, special­mente col Rosario; 4) Uso dell'acqua be­nedetta; 5) Portare addosso oggetti bene­detti; 6) Ricorso, se è necessario, al Sacer­dote esorcista.
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23/02/2010 21:41
 
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ESORCISTI E MAGHI (di G.Amorth)

Il successo del libro: Un esorcista racconta, mi ha portato in primo piano, contro ogni mio merito, nei mezzi di comunicazione sociale. Ho rilasciato più di cento interviste a RAITV e giornali d'ampia risonanza, oltre a tanti incontri minori, sempre seguiti da discussione. Ho accumulato una grande quantità di domande, tra cui mi è facile scegliere le più ricorrenti.
Si pensi che, anche solo nei miei inter­venti a Radio Maria, venivo intervistato per un'ora e poi, per due ore, si sussegui­vano le telefonate con le richieste degli ascoltatori. Poi ho iniziato una serie di interventi mensili, di un' ora e mezzo.
Ho ritenuto opportuno valermi di questa esperienza e riportarne qui i tratti più significativi. Non presenterò un ca­pitolo organico, dato che si tratta di do­mande singole, staccate; mi sforzo solo di raggrupparle in base alle affinità degli argomenti. Credo però che il lettore resterà soddisfatto perché questo capitolo rispec­chia, più di ogni altro, gli interessi imme­diati della gente.
Ci sono esorcisti più forti ed esorcisti più deboli, o l'uno vale l’altro?
La differenza tra un esorcista e un altro c'è, è innegabile. Dipende da fattori d'in­dole spirituale (l'intensità di preghiera, di unione con Dio, di sacrifìci; oso dire: di santità) e da fattori umani quali l'espe­rienza, l'intelligenza, la cultura specifica, l'intuizione... Non è però facile valutare questi fattori e ogni confronto sarebbe errato perché solo Dio è giudice.

Giustamente un esorcista francese. rispondendo al suo Vescovo che gli aveva posto questa domanda, gli ha fatto l'elenco delle cose nuove che aveva imparato, anno dopo anno, durante l'esercizio di questo ministero; in sostanza ha voluto dire: posso solo confrontarmi con me stesso, e ho visto che ho sempre da imparare, ma ho anche visto i vantaggi dell'esperienza.
Non dimentichiamo inoltre che, in questo settore, giocano molto anche altri fattori: l'impegno di Fede e di preghiera della persona colpita e dei suoi cari; la Fede nell'intercessione della Chiesa e quindi l'accostarsi all'esorcista come ad uno strumento di Dio, attraverso l'incarico ricevuto dal suo Vescovo. Ho anche notato che certi esorcisti sono più efficaci con un certo tipo di mali malefici, altri lo sono con un altro tipo di mali. Ma è poi sempre il Signore che decide e che concede la Gra­zia del risultato all'uno o all'altro, come Lui vuole, perché si debba a Lui solo ogni rendimento di Grazie.

Che differenza c'è tra un mago e un esorcista?
Il mago, quando è un vero mago e non un semplice imbroglione, agisce con la forza di Satana; l'esorcista agisce con la forza del nome di Gesù e l'intercessione della Chiesa.
Come dobbiamo regolarci di fronte a tanti non esorcisti che benedicono: Sa­cerdoti, suore, laici?
Tutte le preghiere sono efficaci, purché fatte con Fede, con umiltà, con carità (quindi senza nessun interesse materiale), senza stranezze. Pregare gli uni per gli altri è certamente una raccomandazione che ci viene da Dio. Ognuno può farlo conforme al suo sacerdozio: derivante dal Battesimo o più ancora se si tratta di sacerdozio ministeriale. È ottima cosa che i Sacerdoti benedicano; dovrebbero farlo molto di più. E evidente che si tratta in questi casi di preghiere private, che niente hanno a che fare col sacramentale dell'esorcismo. Poi bisogna guardare ai frutti. Conosco tanti che pregano o benedicono con efficacia; conosco anche tanti che si sono fatti una fama da santoni, mentre non sono altro che imbroglioni o ipocriti, quando non sono addirittura dei maghi. Non possiamo pretendere che sia l'autorità ecclesiastica a pronunciarsi in tutti i casi; sono troppi e neppure meritano una considerazione di carattere ufficiale. Dobbiamo essere noi ad avere buon senso e a saperci regolare; dovrebbero i Parroci essere in grado di dare i consigli appropriati ai singoli casi che prendono piede nelle loro parrocchie.
Il fatto di non trovare esorcisti o esorcisti validi spinge ad andare dai maghi. È peccato? E se si viene davvero guariti?
Purtroppo la difficoltà è reale; ma c'è anche la tendenza, da parte di molti, a voler ricorrere ad un esorcista quando non ce n'è nessun bisogno, perché bastano i mezzi comuni di Grazia. In ogni caso ricorrere ai maghi è un peccato di super­stizione, che trasgredisce il primo Coman­damento, ed è espressamente condannato dalla Bibbia. E se il mago guarisce davvero? L'esperienza m'insegna che si tratta, il più delle volte, di guarigioni prov­visorie, che lasciano poi il posto a mali maggiori. In ogni caso: disgraziata quella persona che viene guarita da un mago, ossia da uno collegato con Satana. Essa contrae a sua volta un legame sia col demonio sia col mago. E si tratta di legami con dure conseguenze, per cui è poi molto faticoso spezzarli.

È peccato andare da cartomanti? È peccato di superstizione, che può essere più o meno grave, secondo i casi. Ad esempio, uno va a farsi fare le carte per la pura curiosità di sapere che cosa gli viene detto; è una venialità; e si espone a rischi di continuità, di aggravamento. Sono solito dividere i cartomanti in tré categorie: gli imbroglioni, che fanno soldi alle spalle degli ingenui; coloro che hanno un qualche potere paranormale e si servono delle carte per fame uso, come un rabdomante fa uso della bacchetta per trovare l'acqua; in questo caso non c'è ne colpa ne danno, purché si stia nei limiti dovuti (ad esempio, è impossibile predire il futuro); ci sono infine i cartomanti che praticano con le carte magia unitamente a divinazione, e allora c'è da ripetere quanto si è detto sopra, circa la magia.

Si può fare un esorcismo a una per­sona lontana, a sua insaputa?
Si può farlo. Ho già detto che spesso esorcizzo per telefono e con efficacia; altre volte faccio esorcismi (ossia preghiere!) per quelle persone più colpite che si rivolgono a me, anche a loro insaputa, soprattutto alla sera. Quello che non si può fare è esorcizzare contro la volontà di una persona: i suoi doni il Signore li offre, mai li impone. Ad esempio, mi è capitato spesso di sentirmi raccomandare persone che i familiari ritengono indemoniate; ma non pregano, non vanno mai in Chiesa, non credono e mai accetterebbero di farsi benedire da un Sacerdote. In questi casi si può solo pregare.

Un esorcista si può sbagliare? Ho portato un mio parente da un esorcista che non gli ha trovato niente. Ma il suo comportamento è tale da far supporre una presenza malefica e un sensitivo afferma che è vittima di una fattura.
È possibile che un esorcista si sbagli. In un caso come quello esposto consiglierei di sentire il parere di un altro esorcista. Non dimentichiamo però che ci sono dei maniaci, ci sono di quelli che vanno da un esorcista all'altro, finché non trovano qualcuno che dica ciò che vogliono loro. Ci vuole un bravo medico o una serie di preghiere di liberazione dalle manie speci­fiche, se il soggetto si presta a collaborare.

Quali sono i principali ostacoli che incontra un esorcista?
Sono tanti. Ostacoli per fare una diagnosi, anche con l'aiuto di medici specialisti. E se si riscontra un male malefico, molti ostacoli derivano dalla scarsa collaborazione del paziente: occorre una sincera conversione a Dio, una vita di Grazia, tanta preghiera e frequenza ai Sacramenti. La gente è pigra. ha spesso la tendenza alla passività
"Padre, mi liberi dal demonio?""No. Sei tu che ti devi liberare. Io posso Solo aiutarti e indicarti i mezzi".
Talvolta ci sono impedimenti alla Grazia: difficoltà a un sincero perdono di cuore, a cambiare vita se si è radicati in uno stato di peccato: difficoltà a spezzare certi legami col maligno che richiedono di spezzare certi legami umani: amicizie peccaminose.
Il compito dell'esorcista è fondamentalmente quello di portare le anime a Cristo: è Lui il liberatore. Tutto ciò che ostacola una vita di unione con Dio è di ostacolo per l'opera degli esorcisti.
Tutto viene da Dio. Il bene e il male sono sempre esistiti. Accettiamo questa realtà perché è inutile combatterla. Tutto è permesso da Dio. “Non cade foglia che Dio non voglia”, ma non tutto è voluto da Dio. Da Dio viene solo il bene. E non è vero che il bene e il male siano sempre esistiti; ci sono filosofie e religioni che si basano su questo falso concetto, come se il bene e il male fossero due forze eteme, sullo stesso piano. No; si escluderebbero a vicenda: Dante direbbe: “Per la contraddizion che non consente”. È sempre esi­stito solo Dio: l'unico principio di tutto. E da Dio è stato creato solo il bene; per cui la Bibbia ci presenta Dio che si compiace di avere creato tutte le creature belle e buone, per la vita e per la felicità.
Il male è entrato nel mondo quando Dio ha voluto creare esseri di straordinaria grandezza, perché intelligenti e liberi. La libertà, sia per l'Angelo sia per l'uomo, è una grandezza insostituibile. Il male è iniziato per colpa dell'Angelo e poi del­l'uomo, che hanno abusato di questo dono di Dio. Perciò il male non c'è sempre stato, ma ha avuto origine da quando una parte di Angeli si è ribellata a dìo, e poi da quando Adamo ed Èva hanno disobbedito a Dio.
Ancora tuttavia si manifesta la Mise­ricordia e la sapienza Divina che, pur tol­lerando il male (perché Dio non rinnega le creature sue, ne la possibilità che ha loro dato di nuocere ad altri), anche dal male sa trarre il bene. Perciò malattie, dolori, per­secuzioni, perfidia e tutto il male che c'è nel mondo, pur non provenendo da Dio, possono giovare alla santificazione e quindi al bene.

Vorrei sapere che relazione c’è tra libertà e tentazioni e poi tra libertà e possessione diabolica.
Tutti gli uomini sono soggetti alle tentazioni di Satana, ossia alla sua azione
ordinaria. Ma sempre la nostra libertà è in grado di vincerle. La Scrittura ci assicura che Dio non permette che siamo tentati al di sopra delle nostre forze; che possiamo e dobbiamo resistere a Satana “forti nella Fede” (IPt 5,2); che se resistiamo, Satana lui “fuggirà da noi” (Gè 4,7). Dobbiamo però usare i mezzi di Grazia che il Signore ci elargisce, con­forme al suo ammonimento: “Vigilate e pregate per non cadere in tentazione” (Mt 26,41).
È più complesso parlare del rapporto tra libertà e possessione diabolica. In tutti i casi in cui la possessione è colpevole, si tratta di un cattivo uso della libertà, per cui si paga la conseguenza delle colpe che hanno portato alla possessione. Quando questa è incolpevole (perché dovuta a permissione divina o a malefìcio), l'uomo la subisce contro la sua libera volontà e si comporta come di fronte a tante sofferenze umane, ad esempio, di fronte alle malattie. In ogni caso la possessione non toglie la libertà, tranne che nei momenti di crisi acuta, in cui non si è responsabili di quanto si dice o si fa. Ma il libero arbitrio resta, per cui resta la possibilità di compiere il bene o il male, di santificarsi o di dannarsi.

Perché Dio permette che un bam­bino innocente possa già nascere con disturbi malefici, o addirittura con una possessione diabolica?
Anche questo problema va visto alla luce di tutto il problema del dolore e del male. Guardiamo alla Croce di Cristo, alla Risurrezione che ne è seguita, e possiamo capire qualcosa. Ci sono dolori che non hanno una spiegazione razionale, guar­dando solo alla vita terrena, ma che acquistano il loro significato guardando al poi, alla vita etema. Per aiutarci a capire, paragoniamo un bambino che nasce con un male malefico ad un bambino che nasce malato, ad esempio, che nasce mongoloide. Perché Dio, che vuole solo il bene, permette questo? Facciamo credito alla sua sapienza che, anche da questo male, da essa non voluto, sa trarre il bene.
Perché Gesù non liberò Giuda da Satana?
Dio rispetta sempre la nostra libertà, anche se ne usiamo male. Sappiamo che ci vuole tutti salvi, che Gesù è morto per tutti, che nessuno è predestinato all'inferno; e sappiamo che se uno pecca. Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Però Dio i suoi doni li offre; non li impone. Uno può sempre rifiutarli. Io penso che Giuda abbia avuto Grazie straordinarie sia per conoscere Gesù, vivendo con Lui, sia per potersi sollevare dalla sua misera condizione di ladro. Chissà quanti tentativi ha fatto il Signore per convertirlo!
Solo un persistente indurito rifiuto della Grazia può averlo portato al punto a cui è giunto. Quanto è detto per Giuda vale per tutti.

Nella mia casa si udivano ru­mori notturni che ci disturba­vano. Abbiamo poi saputo che. prima che noi vi andassimo ad abitare, un uomo vi si era impiccato. Dietro consiglio di un amico abbiamo fatto celebrare per quel defunto le Messe Gregoriane e i rumori sono cessati. Potrei raccontare altri fatti, attribuiti a defunti. Che cosa si deve credere?
E un tema quanto mai vasto e che andrebbe approfondito, come ancora non è stato fatto. Credo che vada inquadrato nella ricerca biblico-teologica su questi argomenti: quale è la vita dei defunti e degli stessi demoni, prima del giudizio universale? Quale è la loro attività? Già ne abbiamo fatto cenno, ma ne riparliamo volentieri. Alcune verità fanno parte del
comune insegnamento della Chiesa. Inco­minciamo dagli spiriti angelici. Sappiamo che Angeli e demoni esercitano un' attività nei nostri riguardi, benefica o malefica secondo che si tratta di Angeli o demoni. Riguardo ai demoni, Pietro e Giacomo ci dicono concordemente che sono incatenati nel Tartaro, in attesa del giudizio finale; anche Paolo ci avverte che i giusti saranno associati a Cristo nel giudicare gli Angeli.
Evidentemente il fatto che la scelta operata dagli Angeli e demoni sia defi­nitiva e irreversibile, e il fatto dell'incatenamento dei demoni, non impedisce una loro attività: ordinaria e straordinaria, come abbiamo visto; ed è un'attività che continuerà fino alla fine del mondo.
Riguardo alle anime umane sappiamo che anche per loro il periodo della prova termina con la morte. Ma intanto, nel­l'attesa del Giudizio finale, cosa possono fare in relazione al mondo dei viventi? Il dogma della Comunione dei Santi ci parla dell'attività dei Beati: possono ricevere le nostre suppliche e intercedere per noi. Lo stesso dogma ci parla dell'attività delle Anime purganti: possono ricevere i nostri suffragi e possono intercedere per noi.
Nulla finora ci è stato detto delle anime dei dannati. Soprattutto il mondo laico si è interessato e si interessa di questi proble­mi. Ma quello che è mancato specie negli ultimi decenni, è l'interesse dei teologi, che se ne sono altamente disinteressati dei problemi dell'aldilà. Poiché gli umori dei teologi si ripercuotono sempre sull' attività pastorale, anche i Sacerdoti li hanno se­guiti in questo disinteresse. Come conse­guenza, ad esempio, abbiamo riscontrato una paurosa carenza di predicazione sui novissimi; carenza nella pre­dicazione e carenza nei cate­chismi: non solo in quello olandese che, troppo combat­tuto alla sua uscita, è poi stato anche troppo imitato dagli al­tri catechismi postconciliari.
Non posso negare che, in queste condizioni, anche gli esorcisti si trovano talvolta spiazzati di fronte a problemi che la loro cultura teologica è insufficiente a risolvere con sicurezza.
Da qui varie ipotesi di so­luzione, avanzate con umiltà ed esitazione, come abbiamo visto, ad esempio, a proposito delle presenze. Ma il mondo d'oggi, saremmo dei ciechi a non accorgercene, si aspetta da noi delle risposte a pro­blemi nuovi, o a problemi che si pongono in termini nuovi, e noi Sacerdoti ci tro­viamo sprovveduti, incerti, divisi e soprattutto non coinvolti, non interessati. Benché si tratti di problemi che ci riguardano in modo diretto e specifico. Intanto approvo quanto è stato fatto nel caso esposto.


Sono colpiti dai disturbi satanici più uomini o donne? Più giovani o vecchi?
Tutti noi esorcisti benediciamo molte più donne che uomini. In parte ciò è dovuto al fatto che le donne più facilmente degli uomini sono disposte a ricevere le benedizioni di un Sacerdote. Ma penso che questo fatto non basti a giustificare la differenza. E neppure il calcolo numerico, che le donne sono in maggior numero, dal punto di vista anagrafìco. Credo proprio che le donne siano più esposte agli attacchi del demonio perché questi pensa di servirsene poi per far sua preda anche gli uomini. Un po' come ha fatto fìn dall'inizio, tentando prima Eva.
Comunque, anche se posso essere incerto sui motivi, sono certo sulla risposta da dare al richiedente: sono più colpite le donne.
Anche sulla seconda risposta non ho dubbi: sono più colpiti i giovani. Basti ri­leggere quanto abbiamo scritto sulle cause colpevoli e ci è facile vedere come i giovani siano più esposti ad esseme vittime.
L'indemoniato è un malato conta­gioso? Ad aiutarlo si possono subire danni, come, ad esempio, le vendette di satana?
I mali malefici non sono contagiosi, ma è possibile che venga colpita un'intera famiglia, o un gruppo anche molto grande, come si è detto. Vediamo bene che, quando è colpita solo una persona, non ne riceve alcun danno ne il marito (o la moglie), ne i figli. Tanto meno gli altri.
E opera altamente meritoria aiutare questi malati come è altamente meritorio aiutare chiunque è nel bisogno. Qui può trattarsi di aiuto costante nella preghiera, nella recezione dei sacramenti, nelle attività quotidiane. Per chi assiste e aiuta l'esorcista, può essere il bisogno di tenere stretto l'indemoniato se si agita, nel pulirlo se sbava, ecc. Non ho mai notato inconvenienti. E tomo a dire, specie per i sacerdoti che temono le vendette di satana se si dedicano a questo ministero, che il maligno ci fa già tutto il male che può; è una sciocca illusione pensare che a lasciarlo in pace ci lasci in pace; ed è una sciocca stoltezza pensare che si vendichi di più con chi di più lo combatte. Guardiamo ai Santi: in generale vediamo che più uno combatte il demonio e più il demonio ha paura di lui. Questa è la normalità dei casi. I Santi che hanno subito danni fisici dal demonio, come il curato d'Ars, sono eccezioni e in genere non erano esorcisti.
La mia vita è stata tutta un susseguir­si di mali. Per 65 volte sono stata ricove­rata in cardiologia; la vita della mia famiglia è un susseguirsi di disgrazie a ca­tena...
Questa dura esperienza, pur­troppo è tutt'altro che rara. Tutti gli esorcisti hanno conoscenza di casi doloro­sissimi, in cui proprio pare che non ci sia niente che vada dritto: salute, amicizie, lavoro, incidenti stradali nei modi più impensati, lutti improvvisi...
Eppure, anche se si procede ad esorcismi almeno a carattere esplorativo, non si riscontrano particolari reazioni che facciano pensare a presenze malefìche. E come se il demonio perseguitasse quasi dall'esterno quella famiglia, in tutto ciò che fa o che ha, senza prendere possesso di nessun membro. In questi casi il Sacerdote, qualunque Sacerdote, può esercitare un ruolo importantissimo di sostegno, di preghiera, di fiducia. E possibile non riuscire ad arginare le disgrazie, ma è sempre possibile riuscire ad impedire la disperazione, riuscire a far valorizzare la sofferenza. Che la causa sia il demonio o che sia un inspiegabile intreccio di coin­cidenze avverse, ha poca importanza. E importante il conforto, il sostegno. Non c'è dubbio che il dolore è la più grande prova contro la nostra Fede, che o si rinsalda o si perde. Ecco perchè queste situazioni, che solo alla luce della fede possono trovare il loro significato, sono un campo prezioso aperto all'aiuto dei Sacerdoti, oltre che di tutte le anime generose.
Spesso ho notato, in persone che non hanno sintomi di malattie psichiche, ma presentano mali di natura non curabile per via medica, sintomi di freddo, stan­chezza, sonnolenza; tendenza ad ada­giarsi in un'ignavia assoluta... Notate questi sintomi anche voi esorcisti?
La domanda mi è stata posta, anche questa volta in diretta, durante una trasmissione di Radio Maria, da uno di quegli psichiatri che ogni esorcista vorrebbe avere al suo fianco. Sì, anche noi notiamo questi sintomi, oggi sempre più frequenti, soprattutto nei giovani. Aggiungo: perdita della Fede, tendenza a rimanere chiusi in casa, totale incapacità a studiare o a fare altri lavori…

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23/02/2010 21:41
 
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PARLIAMO DI SATANA Qual è il volto di satana? Come im­maginarlo? Che origine ha la sua rap­presentazione con coda e corna? Puzza davvero di zolfo?
Satana è un puro spirito. Siamo noi che per immaginarlo gli diamo una raffigurazione fisica; e lui, quando appare, assume un aspetto sensibile. Per quanto brutto possiamo rappresentarlo, è sempre immensamente più brutto; non si tratta di bruttezza fìsica, ma di perfìdia e lontananza da Dio, il sommo bene e il culmine di ogni bellezza. Penso che la raffigurazione con coma, coda, ali da pipistrello, voglia significare il degrado avvenuto in questo essere spirituale che, creato buono e splendente, è diventato orrido e perfido. Così noi, con forme alla nostra mentalità, lo immaginiamo un poco me un uomo che venga declassato al rango di un animale (corna, artigli, coda, ali..). Ma si tratta di nostra immaginazione. Come pure il demonio, quando vuole rendersi visibilmente presente, assume un aspetto sensibile, falso, ma tale da farsi vedere: può V essere un animale spaventoso, un uomo
orribile e potrebbe anche essere un elegante signore; varia secondo l'effetto che intende provocare, di paura o di attrazione.
Quanto agli odori (zolfo, bruciato, stereo...), si tratta di fenomeni che il demonio può provocare, come può provocare fenomeni fisici sulla materia e mali fisici nel corpo umano. Può anche agire sulla nostra psiche, attraverso sogni, pensieri, fantasie; e può trasmetterci i suoi sentimenti: odio, disperazione. Sono tutti fenomeni che si verifìcano nelle persone colpite da mali satanici e soprattutto nei casi di possessione. Ma la vera perfìdia e la vera bruttezza di questo essere spirituale è superiore ad ogni immaginazione umana e ad ogni possibilità di rappresentazione.
Il demonio può localizzarsi in un uomo, in una sua parte, in un luogo? E può coabitare con lo Spirito Santo?
Essendo puro spirito, il demonio non si localizza in un posto o in una persona, anche se ne da l'impressione. In realtà non si tratta di localizzarsi, ma di agire, di influire. Non è una presenza come un essere che va da ad abitare in un altro essere; o come l'anima nel corpo. E come una forza che può agire nella mente, in tutto un corpo umano o in una parte di esso. Per cui anche noi esorcisti abbiamo talvolta l'impressione che il demonio (preferiamo dire il male) stia, ad esempio, nello stomaco. Ma si tratta solo di una forza spirituale che agisce nello stomaco.
Così sarebbe errato pensare che nel corpo umano ci possa abitare lo Spirito Santo e il demonio, come se due rivali stessero nella stessa camera. Sono forze spirituali che possono agire contempora­neamente e in modo diverso in uno stesso oggetto. Poniamo ad esempio il caso di un Santo che abbia il tormento di una possessione diabolica: senza dubbio il suo corpo è tempio del lo Spirito Santo, nel senso che la sua anima, il suo spirito, aderiscono pienamente a Dio e seguono la guida dello Spirito Santo. Se noi pensassimo a questa unione come a un qualche cosa di fisico, anche le malattie sarebbero incompatibili con la presenza dello Spirito Santo; è invece una presenza, quella dello Spirito Santo, che santifica l'anima e guida l'agire e il pensare.
Ecco perché la presenza dello Spirito Santo può coesistere con le sofferenze provocate da una malattia o da un'altra forza, come è quella del demonio.
Non potrebbe Dio bloccare l'azione di satana? Non potrebbe bloccare l'opera degli stregoni e dei maghi?
Dio non lo fa perché, creando gli Angeli e gli uomini liberi, lascia che agiscano conforme alla loro natura intelligente e libera. Poi, alla fine, tirerà le somme e darà a ciascuno ciò che merita. Credo che a questo proposito sia quanto mai chiara la parabola del buon grano e della zizzania: alla richiesta dei servi di estirpare la zizza­nia, il padrone rifiuta e vuole che si aspetti il tempo della mietitura.
Dio non rinnega le sue creature, anche se si comportano male; in caso contrario, se le bloccasse, il giudizio sarebbe già fatto, prima ancora che la creatura abbia la pos­sibilità di esprimere se stessa integral­mente.
Noi siamo esseri finiti; i nostri giorni terreni sono contati, per cui ci dispiace questa pazienza di Dio: vorremmo vedere subito il bene premiato e il male punito.
Dio aspetta, lasciando all'uomo il tempo di convertirsi e servendosi anche del demonio perché l'uomo possa dare prova di fedeltà al suo Signore.
Molti non credono nel demonio perché sono guariti in seguito a cure psicologiche o psicoanalitiche.
È chiaro che in quei casi non si trattava di mali malefìci e tanto meno di possessioni malefìche. Ma non sono necessari questi disturbi per credere nell'esistenza del de­monio. La parola di Dio è molto esplicita in proposito; ed è chiaro il riscontro che rileviamo nella vita umana, individuale e sociale .

Gli esorcisti interrogano il demonio* ne ottengono risposte. Ma se il demonio! il principe della menzogna, che cosa di utile si può ottenere ad interrogarlo?
È vero che le risposte del demonio vanno poi vagliate. Ma talvolta il Signore impone al demonio di dire la verità, per dimostrare che satana è stato sconfitto da Cristo ed è anche costretto a ubbidire a seguaci di Cristo che agiscono nel suo nome. Spesso il maligno afferma espressamente di essere costretto a parlare cosa che fa di tutto per evitare.
Ma, ad esempio, quando è costretto a rivelare il suo nome, è per lui una grossa umiliazione, un segno di sconfìtta. Guai però se l'esorcista si perdesse dietro a domande curiose (che il Rituale espressamente vieta) o se si lasciasse guidare in una discussione dal demonio! Proprio perché è maestro di menzogna, satana resti umiliato quando Dio lo costringe a dire la verità.
Sappiamo che satana odia Dio. Si pui dire che anche Dio odia satana, per la sua perfidia? Esiste dialogo tra Dio e satana'
“Dio è Amore”, come lo definisce S Giovanni (1 Gv 4,8). In Dio ci può essere disapprovazione per il comportamento, mai odio: “Tu ami le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato” (Sap 11,23 24). L'odio è un tormento, forse il pii grande dei tormenti; è inammissibile n Dio. Quanto al dialogo, possono le creatun interromperlo col Creatore, ma non viceversa.
Vediamo libro di Giobbe, i colloqui tra Gesù e gli indemoniati, le affermazioni dell'Apocalisse; ad esempio: “Ora è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli colui che li accusava davanti a Dio giorno e notte” (12,10), lasciano supporre che noi c'è chiusura da parte di Dio di fronte alii sue creature, per quanto perverse.
La Madonna a Medjugorje parli spesso di satana. Si può dire che egli ogg sia più forte che nel passato?
Credo di sì. Ci sono epoche storiche d maggior corruzione che altre, anche si sempre troviamo il bene e il male. a( esempio, se studiarne la condizione de Romani ai tempi della decadenzi dell'Impero, non c'è dubbio che troviam< generalizzata una corruzione che non c'ei: ai tempi della Repubblica.
Cristo ha sconfìtto satana e dove regn Cristo, satana cede. Per questo troviamo 11 certe aree del paganesimo uno scatenare del demonio superiore a quanto riscontna mo presso i popoli cristiani.
Ho, ad esempio, studiato questo feno meno in certe zone dell'Africa. Oggi i demonio è assai più forte nella vecchi; Europa cattolica (Italia, Francia, Spagna Austria...) perché in queste nazioni il cai* della Fede è pauroso e intere masse si soni date in preda alla superstizione, comi abbiamo fatto notare a proposito de' cause dei mali malefici.

MEZZI DI LIBERAZIONE Nei nostri incontri di preghiera av­vengono spesso liberazioni dal maligno, benché non si facciano esorcismi, ma solo preghiere di liberazione. Lei ci cre­de o pensa che ci illudiamo?
Ci credo perché credo nella forza della preghiera. Il Vangelo ci presenta il caso più difficile di liberazione, quando ci parla di quel giovane su cui gli apostoli hanno pregato invano.
Ne abbiamo parlato nel secondo capi­tolo. Ebbene, Gesù richiede tré condi­zioni: la Fede, la preghiera, il digiuno. E questi restano sempre i mezzi più efficaci. Indubbiamente la preghiera è più forte quando è fatta da un gruppo. Anche questo il Vangelo ce lo dice.
Non mi stancherò mai di ripetere che ci si può liberare dal demonio con la pre­ghiera e senza esorcismi; mai con gli esor­cismi e senza preghiera.
Aggiungo poi che, quando preghiamo, il Signore ci da ciò di cui abbiamo bisogne, anche indipendentemente dalle nostre parole. Noi non sappiamo quello che dobbiamo chiedere; è lo Spirito che prega per noi, “con gemiti inesprimibili”.
Per cui il Signore ci da molto di più di quello che domandiamo, molto di più di quello che oseremmo sperare.
Mi è capitato di vedere persone liberate dal demonio mentre Padre Tardif faceva preghiere di guarigione; e mi è capitato di assistere a guarigioni mentre Mons. Milingo faceva preghiere di liberazione. Preghiamo: ci pensa poi il Signore a darci quello di cui abbiamo bisogno.
Esistono luoghi privilegiati per la liberazione da mali malefici? Talvolta se ne sente parlare.
Si può pregare ovunque, ma non c'è dubbio che da sempre sono luoghi pri­vilegiati di preghiera quelli in cui il Signore si è particolarmente manifestato o quelli a lui direttamente consacrati. Già presso il popolo ebraico troviamo tutta una serie di questi luoghi: dove Dio si era manifestato ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe... Noi pensiamo ai nostri San-tuari, alle nostre Chiese. Per cui spesso le liberazioni dal demonio non avvengono alla fine di un esorcismo, ma presso un Santuario. Padre Candido era particolar­mente legato a Loreto e Lourdes, perché molti suoi malati sono stati liberati in quei Santuari.
È vero che ci sono anche luoghi in cui ricorrono con speciale fiducia coloro che sono colpiti dal demonio. Ad esempio a Sarsina, dove il collare di ferro, usato per penitenza da S. Vicinio, è stato spesso occasione di liberazioni; un tempo si andava al Santuario di Caravaggio oppure a Clauzetto, dove si venera una reliquia del preziosissimo Sangue di Nostro Signore; in questi luoghi spesso i colpiti dal demo­nio hanno ottenuto la guarigione. Direi che anche il ricorso a luoghi particolari è utile per provocare in noi una maggior Fede; ed è questa che conta.
Mi sono liberata. La preghiera e il digiuno mi hanno giovato più degli esorcismi, da cui ho avuto solo benefici passeggeri.
Ritengo valida anche questa testimonianza; sostanzialmente abbiamo già sopra la risposta.
Ribadiamo il concetto, molto importante, che il colpito non deve avere uni teggiamento passivo, come se stesse ni l'esorcista il compito di liberarlo; ma è necessario che collabori attivamente:
l'acqua benedetta e l'acqua di Lourdes o di altri Santuari. Così pure che differenza c*è tra l'olio esorcizzato e l'olio che scaturisce da certe immagini sacra che arde nelle lampade poste in Santuari e che viene usato con devozione.
L'acqua, l'olio, il sale esorcizzati o benedetti sono dei sacramentali. Ma anche i ricevono un'efficacia particolare per l'ii tercessione della Chiesa, è la Fede con ci vengono usati a conferire loro l'efficac nei casi concreti. Gli altri oggetti di ci parla il richiedente non sono sacramenta] ma hanno la loro efficacia conferita dal Fede, attraverso cui si invoca l'interce sione derivante dalla loro provenienz dalla Madonna di Lourdes, dal Bambino di Praga,ecc.
Ho un vomito continuo di saliva densa e schiumosa. Nessun medico ha saputo darmene spiegazione.
Se ne sente beneficio, può essere i segno di liberazione da qualche influsso malefico. Spesso chi ha ricevuto un maleficio, mangiando o bevendo qualcosa di fatturato, se ne libera vomitando saliva densa e schiumosa. In questi casi consigli tutto ciò che si suggerisce quando occorre una liberazione: molta preghiera, Sacra menti, perdono di cuore... quanto già ab­biamo detto. In più, bere acqua benedetta e olio esorcizzato.

Le gelosie e le invidie possono cusare mali malefici solo se sono occa­sioni per fare un malefìcio. Diversamente sono sentimenti che corrodono chi li ha e che, indubbiamente, turbano la buona ar­monia. Pensiamo anche solo alla gelosia di un coniuge: non causa mali malefici, ma rende infelice un matrimonio che avrebbe potuto essere ben riuscito. Non causano altri disturbi.

“Mi è stato consigliato di fare spesso preghiere di rinuncia a Satana. Non ne ho ben capito il motivo”.
È sempre utilissimo il rinnovo dei voti battesimali, in cui riaffermiamo la nostra Fede in Dio, la nostra adesione a lui, e rinunciamo a Satana e a tutto quello che ci proviene dal demonio. Il consiglio che le è stato dato suppone che lei abbia contratto dei legami che deve spezzare. Chi fre­quenta maghi, contrae un legame malefico sia col demonio sia col mago; così chi fre­quenta sedute spiritiche, sètte sataniche, ecc. Tutta la Bibbia, soprattutto l'Antico Testamento, è un continuo invito a spez­zare ogni legame con gli idoli e a rivolgersi decisamente all'unico Dio.
“Che valore protettivo ha portare al collo immagini sacre? Sono molto in uso medaglie., crocifissi, scapolari...”
Hanno sicura efficacia se questi oggetti sono usati con Fede, e non come se fossero amuleti. La preghiera usata per benedire le immagini sacre insiste su due concetti: imitare le virtù di chi è rappresentato dall'immagine e ottenerne la protezione.
Se uno credesse di potersi esporre a pericoli, ad esempio, andare a un culto sa­tanico, sicuro di essere protetto da conse­guenze malefìche perché porta al collo un'immagine sacra, sbaglierebbe di gros­so. Le immagini sacre debbono inco­raggiarci a vivere coerentemente la vita.

“Il mio parroco sostiene che il miglior esorcismo è la confessione”
II suo parroco ha ragione. Il mezzo più diretto che combatte satana è la Confes­sione, perché è il Sa­cramento che strap­pa le anime al demo­nio, da forza contro il peccato, unisce sem­pre di più a Dio av­viando le anime a uniformare sempre più la loro vita alla volontà divina. A tutte le persone col­pite da mali malefìci consigliamo la Con­fessione frequente, possibilmente settimanale.
Ne tratta espres­samente 111 quattro I paragrafi. Al n. 517, parlando della Redenzione operata da Cristo, ricorda anche i suoi esorcismi. Il n. 550 dice testual­mente: “La venuta del Regno di Dio è la sconfìtta de! regno di satana. "Se io scac­cio i demoni per vir­tù dello Spinto di Dio, è certo giunto tra voi il Regno di Dio"(Mt 12,28). Gli esorcismi di Gesù liberano alcuni uomini dal tormento dei demoni. Anticipano la grande vittoria di Gesù sul "principe di questo mondo " (Gv 12,31)”.
Il n. 1237 tratta degli esorcismi inseriti nel Battesimo. “Dal momento che il Battesimo significa la liberazione dal peccato e dal suo istigatore, il diavolo, viene pronunciato uno o più esorcismi sul candidato.
Questi viene unto con l'olio del cate­cumeni, oppure il celebrante impone su di lui la mano, ed egli rinunzia esplici­tamente a Satana. Così preparato, può professare la Fede della Chiesa alla quale sarà consegnato per mezzo del Batte­simo”.
con mai v nome d i oggetto maligno compito
Sinotiqucsi.i i m portante precisazione, in cui si riconosce che non esiste solo la vera e propria possessione diabolica, ma esistono anche altre forme di influenza demoniaca. Rimandiamo al prossimo arti­colo per le altre precisazioni.
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23/02/2010 21:42
 
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La preghiera di liberazione
Padre Matteo La Grua


INTRODUZIONE
« Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa? Non vi stupisca come semplicistica, o addirittura come superstiziosa e irreale, la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo demonio» (Paolo VI, Disc. 15-11-1975).
Oggi il diavolo è tornato alla ribalta, non solo sugli schermi della televisione e sui rotocalchi - il che si può spiegare con l'accentuato gusto del pubblico per il sensazionale ed occulto - a prescindere che vi si creda o no - ma anche è tornato alla ribalta nei discorsi dei Pontefici, prima di Paolo VI e oggi di Giovanni Paolo II il che può trovare spiegazione nella preoccupazione dei supremi garanti della sana dottrina della Chiesa di riaffermare una verità messa troppo facilmente in discussione, anche in campo cattolico, e di additare a tutti, credenti o non credenti, l'agente occulto che sta dietro il male organizzato del mondo.
È indubbio merito dei Movimenti carismatici postconciliari, e tra di essi, in Italia, del Rinnovamento nello Spirito, avere attirato l'attenzione sulla presenza attiva del diavolo nel
mondo di oggi proprio in un tempo in cui quasi nessuno prende sul serio le sue manifestazioni, e «una teologia razionalista e riduzionista - come dice il Card. Ratzinger nella presentazione del più recente libro del Card. Suenens - riduce il demonio e il mondo degli spiriti cattivi a una semplice etichetta che copre tutto ciò che minaccia l'uomo nella sua subbiettività » (L. J. Suenens, Rinnovamento e potenze delle tenebre, EP. 1982, p. 5).

Si direbbe che lo Spirito Buono abbia sensibilizzato alla presenza dello spirito cattivo, e che l'esperienza delle cose di Dio abbia portato a cogliere la realtà delle cose del maligno.
La presa di coscienza della pericolosa attività di Satana da parte del Rinnovamento ha dato origine, in seno ad esso, a preghiere di « liberazione » , e in alcuni gruppi ha fatto sorgere veri e propri ministeri di liberazione, i quali, se da una parte hanno alleviato molte sofferenze, d'altra parte hanno esposto ed espongono il Rinnovamento a serie critiche e le persone interessate a veri pericoli.
I pericoli sono su per giù quelli denunziati dal Card. Suenens nel suddetto libro (p. 108): pericoli per il paziente che potrebbe essere traumatizzato dalla sua stessa immagine di « vittima di influenze malefiche che sfuggono alla sua responsabilità » , o potrebbe sentirsi dispensato da una « ascesi faticosa » personale, per evadere dalla sua situazione attraverso un mezzo più rapido e tutto esteriore; pericoli per l'operatore che potrebbe subire un danno dall'impatto improvviso con forze spirituali esplosive, quando non vi sia preparato.
Nè va taciuto il pericolo, facile a verificarsi, di invadere il campo riservato alla Gerarchia, quando dalla semplice preghiera di liberazione si dovesse passare a veri e propri esorcismi, ancora una volta proibiti dalla nuova legislazione ecclesiastica (Can. 1172, C.J.C.), mettendosi, così, fuori dalla mens e dalla disciplina della Chiesa.
La critica di maggior rilievo riguarda il fatto che, dando spazio a questa attività, si distrae l'attenzione dei fratelli da ciò che è più importante e caratteristico nei nostri gruppi, la preghiera di lode, e che, parlando troppo del diavolo, si può compromettere l'equilibrio del nostro cristianesimo, che ha al centro Cristo.
Dice il Card. Suenens, nel suo recente libro: « L 'insidia più sottile del Maligno consiste nell'attirare l'attenzione su di lui e sulle sue opere invece che su Gesù, Salvatore del mondo » (p. 132).
Pur avendo per scontato che « nel cuore della nostra fede non c'è la demonologia ma il Cristo », tuttavia non « si contraddice il Vangelo che è buona novella e messaggio liberatore » (1. c.) quando, anche con insistenza, secondo l'insegnamento di Gesù e degli Apostoli, mettiamo noi stessi e gli altri in guardia contro le insidie del tentatore.
Dopo tutto è anche vero quello che diceva Gide, e con lui altri, che l'insidia più sottile di Satana consiste nell'occultare la sua presenza e nel farci credere che non esiste, perché « non lo si serve mai così bene che quando lo si ignora » (G. Bernanos, Satan singe de Dieu, in Bonanno, C. Bernanos e il mistero del male, Palermo,1981, p. 46).
Quel che conta non è tanto parlare più o meno del diavolo, quanto come se ne parla.
Noi ne parliamo nella luce di Cristo, di Colui che ci ha liberati « dal potere delle tenebre » e ci ha fatti « figli della luce », che « lo ha vinto » e « lo ha cacciato fuori » e ci ha insegnato come combatterlo e come vincerlo.
Questo libro vuole anche portare un po' di luce in un campo per tanti versi oscuro e ambiguo, e aiutare i fratelli che prestano servizio nei gruppi di liberazione a fare opera di discernimento prima di procedere ad una preghiera di liberazione, che potrebbe essere anche controindicata: a discernere cioè se, come e a quali livelli opera lo spirito del male nelle persone che vengono a noi e incolpano il diavolo dei loro disturbi,
L 'esperienza ci insegna che un'altissima percentuale dei disturbi attribuiti al maligno in realtà sono disturbi psicofisici dovuti a malattie o a fattori medianici. È più saggio in questi casi smontare le idee, pacificare gli animi, fare preghiere di lode, non di liberazione. -
Al contrario, ci sono casi in cui il nemico c'è, e abilmente si nasconde. Allora è saggezza scovarlo e invocare la potenza di Dio perché lo cacci; è carità curare le ferite da lui lasciate nel fratello che soffre; è prudenza prendere tutte le precauzioni perché il nemico non nuoccia.

Questo libro vuole essere anche di aiuto a tutti. « La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne... ma contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti » (Ef. 6,12). Una battaglia che ha, si, la prospettiva della vittoria, ma che ci impegna seriamente nel presente finché non entreremo nella pienezza della Resurrezione.
Il lavoro si divide in tre parti :

1)elementi dottrinali sulla natura e attività del maligno;

2) il combattimento spirituale contro il maligno;

3) la pratica della liberazione e preghiere di liberazione.

Padre MATTEO

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23/02/2010 21:42
 
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I. IL MALIGNO

« Tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno » (1 Gv. 5,19).

Al centro della nostra fede c'è Gesù, Figlio di Dio, inviato dal Padre « per la nostra salvezza ». Egli riempie di Sè tutta la Rivelazione, e riempie anche tutta la nostra vita.
Egli è venuto « per distruggere le opere del diavolo » (1 Gv. 3,8) e liberare l'uomo dalla sua schiavitù, trasferendolo dal regno delle tenebre al regno della luce.
Questa opera di sgretolamento e di liberazione continuerà incessantemente fino alla sua seconda venuta, quando « restituirà il regno a Dio Padre » (1 Cor. 15,24). Nel tempo intermedio tra la prima e la seconda venuta, il Nemico, « sapendo che poco tempo gli resta » (Ap. 12,12), lotta per contrastare a Cristo il possesso degli uomini e ostacolare il suo piano di salvezza.
Dovendo parlare di questa lotta e della liberazione che Cristo ancora compie nella sua Chiesa, è pur necessario parlare con chiarezza di questo nemico.
Se parlarne molto è un male, perché non può stare mai al centro della nostra attenzione, non parlarne affatto, quasi ad ignorarlo, o parlarne superficialmente, quasi a sottovalutarlo, è un male maggiore, per il pericolo a cui si va incontro, trattandosi di un nemico che ci gira attorno per divorarci, e contro cui ci si dice di stare in guardia (cfr. 1 Pt. 5,8).

Ne trattiamo, tenendo « gli occhi fissi su Gesù » (Ebr. 12,2), nella certezza che Egli « lo ha vinto » (Lc. 11,22), « lo ha gettato fuori » (Vv. 12,31), e che anche noi lo vinceremo e siederemo con Lui sul suo trono (cfr. Ap. 3,21).
Un discorso serio sul diavolo non è facile, perché nessuno l'ha mai visto, essendo puro spirito. Solo alla luce della Rivelazione possiamo entrare nel mondo delle tenebre e scoprire i lineamenti di questa misteriosa realtà negativa, di cui avvertiamo la presenza nella nostra vita, ma di cui ci sfugge il diretto controllo.
La Sacra Scrittura, particolarmente i Vangeli, parlano frequentemente del Regno di Dio, ma accennano anche ad un altro Regno, quello di Satana (Mt. 12,25-29), che coesiste con quello (Mt. 13,38) ed è proprio di questo mondo (Lc. 4,5-6). Le Scritture parlano pure, doviziosamente e in tutti i toni, della Potenza di Dio; ma accennano anche ad un'altra Potenza, quella delle tenebre. Non la mettono evidentemente sullo stesso piano, perché - è bene sottolinearlo contro ogni risorgente manicheismo - Dio è l'unico principio da cui tutto procede e a cui tutto è sottomesso, ma la presentano tuttavia come una « Potenza » , una Potenza tremendamente attiva nella scena di questo mondo.
È Gesù stesso che rivela questa Potenza. Rivolto ai soldati che erano venuti a catturarlo nell'Orto degli ulivi, dice: « Sono stato con voi ogni giorno nel tempio e non avete steso le mani contro di me, ma questa è la vostra ora, è la Potenza delle tenebre » (Lc. 22,53).
Paolo, raccontando l'apparizione di Gesù sulla via di Damasco, mette in bocca a Lui queste parole: « lo sono Gesù... ti mando ad aprire gli occhi ai pagani, perché passino dalle tenebre alla luce, dal potere di Satana a Dio » (At. 26,15-17); e nella lettera ai Colossesi benedice Dio « che ci ha liberati dal potere delle tenebre » (Col. 1,13). Giovanni, poi, afferma: « Tutto il mondo giace sotto la potenza del maligno » (1 Gv. 5,19).

1. Il nome

A questa potenza che sta al centro del « Mysterium iniquitatis », (2 Ts. 2,3-12) - che è quasi in opposizione al «Mysterium salutis » (Ef. 3,3-5; 1 Pt. 1,10) - le Scritture si interessano con nomi o appellativi diversi, secondo l'angolo visuale da cui la guardano; ma, in ogni caso, si tratta di una potenza malvagia, pericolosa, contro cui l'uomo deve combattere per non soccombere.
Questa potenza si accentra in un capo che viene chiamato: Diavolo - Il termine, da diaballein (greco), mettere per traverso indica un « ostacolo », un « avversario », uno che si mette di mezzo per impedire il passaggio e che trae fuori strada.
Con il significato di ingannatore e calunniatore lo troviamo 6 volte nel V.T. e 36 volte nel N.T.
Satana -Il termine Shatan in ebraico corrisponde, nella radice e nel significato, al greco « diabolos ». Nel senso di « avversario » è menzionato 13 volte nel V.T. , e 34 volte (nella forma greca, Satanas) nel N.T.
Viene presentato come un essere che fa male, « inganna », « seduce », « tenta » e « accusa » gli uomini al tribunale di Dio. Nel N.T. è presentato come « antagonista » di Cristo. Gesù lo chiama « Principe di questo mondo » (Gv. 14,30; 16,11), e Paolo anche « Dio di questo mondo » (2 Cor. 4,4).
Con altro nome è chiamato Beelzebul) cioè « principe dei baal o dei demoni » , 6 volte nei Sinottici.
Nemico è chiamato semplicemente nella parabola della zizzania (Mt. 13,28).
Il Tentatore nelle tentazioni di Gesù nel deserto (Mt. 4,3).
Maligno il malvagio per antonomasia, colui che assomma in se ogni male, è chiamato 5 volte nella 1 Lettera di Giovanni.
Tutti questi nomi sono al singolare) e ricorrono sempre in un contesto di peccato o induzione al peccato, di errore e deviazione dalla verità, di rovina o male spirituale per l'uomo.

Attorno a Satana, come attorno a un capo, troviamo una pluralità di esseri, chiamati demoni o spiriti.
Demonio è un termine che può significare « ispiratore » o « istigatore » , e richiama il daimon dei greci ( come la « voce » di Socrate), o il genius dei latini, non in senso buono e creativo, ma in senso deteriore e distruttivo.
Ricorre 17 volte al singolare e una volta al plurale nel V.T.; 7 volte al plurale, e 69 volte al singolare nel N.T. Il singolare è partitivo, cioè « uno » dei demoni. Qualche volta è assunto come sinonimo di diavolo.
I demoni appaiono come esseri intelligenti, ministri di Satana nel procurare il male, ma a volte sembrano personificazioni del male stesso che procurano.
Spirito cattivo è un altro termine per designare un emissario di Satana. A volte è presentato come un messaggero di Dio, come lo spirito cattivo inviato da Dio su Abimelek (Gdc. 9,23) e su Saul (1 Sam. 16,14-23; 18,10; 19,9). A volte si identifica con un male specifico, come lo spirito di menzogna sulla bocca dei falsi profeti (1Re, 22,23; 1 Cr. 18,20-22), lo spirito di fornicazione o prostituzione (Os. 12,2-4), lo spirito di errore (1 Gv. 4,3,6).
Nel N. T. troviamo spesso lo spirito immondo o impuro (pneuma akàtarton) al singolare o al plurale, e lo spirito maligno (pneuma poneron) . Marco ci parla di uno spirito sordo e muto, perché legava bocca e orecchi dell'ossesso, (7,31; 9,16), e Luca di uno spirito di infermità con cui Satana aveva legato per diciotto anni la donna ricurva (Lc. 13,16).
Demoni e spiriti vengono menzionati nel N.T. quasi sempre in un contesto di male fisico, sono cioè legati a malattie neuropsichiche e fisiche, e sono oggetto delle numerose liberazioni di Gesù.


2. Esistenza e personalità

Il diavolo e i demoni, di cui parlano le Scritture, sono esseri reali o simbolici? Hanno una esistenza propria e autonoma, oppure sono la personificazione del male che, a diversi livelli, è fuori di noi, o anche la proiezione del disordine, della concupiscenza profonda che è dentro di noi?

Non può darsi che questi demoni siano in realtà i nostri vizi, e questi spiriti siano le tendenze cattive o anche gli influssi negativi che noi proiettiamo o recepiamo dagli altri, e non hanno una esistenza propria?

Il credente non può nutrire alcun dubbio che il diavolo sia una realtà concreta, un essere personale, dotato di intelligenza e volontà, e che i demoni siano anche delle realtà concrete e non simboliche, una pluralità intelligente che con Satana, potenza singolare, costituiscono un tutt'uno, cioè il regno del male.

A questa conclusione si viene innanzi tutto dall'esame dei testi, che escludono ogni mitizzazione.

Gesù nel deserto non si incontra con un personaggio mitico, ma con un personaggio reale. Egli ha la coscienza di opporsi ad una potenza malvagia, che vuole sviarlo dalla sua missione, che batte in ritirata, ma tornerà (Lc. 4,13).

A Pietro, prima della passione, Gesù dice: « Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te... » (Lc. 22,31). Purtroppo la preghiera di Gesù che raggiunge Pietro non raggiunge « il figlio della perdizione »; e « Satana entrò in lui » (Gv. 13,27) per compiere, attraverso il suo tradimento, il deicidio, nella illusione di frustrare il piano della salvezza.

Per Paolo il diavolo è un essere personale. Nella seconda ai Corinti egli parla delle « macchinazioni di Satana » (2 Cor. 2,18), e dice di stare attenti perché talvolta « si maschera da angelo di luce » (2 Cor. 11,14) per ingannare.

In Efesini parla del « Principe delle potenze dell'aria... che ora opera negli uomini ribelli, nel numero dei quali eravamo anche noi un tempo, seguendo le voglie della carne... » (Ef. 2,2-3), dove distingue nettamente il male e l'istigatore al male, e mette costui a capo di una schiera di malvagi esseri celesti. E prosegue ammonendo di «attingere forza nel Signore, per potere resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti è contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male » (Ef. 6,10-12), distinguendo anche qui il male e il mondo del male dai loro « dominatori ».

Ai Tessalonicesi dice: « Per ben due volte, io Paolo, ho desiderato di venire da voi, ma Satana me lo ha impedito» (1 Ts. 2,18), dove si vede chiaramente che Satana è una persona. Per altri testi paolini si veda 1 Ts. 3,5; 1 Tm. 3,7; 6,9.

Pietro, che nella casa di Cornelio, riassumendo l'opera di Gesù, dice che « passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo » (At. 10,38), nella sua prima Lettera ammonisce: « Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1 Pt. 5,8).

Più chiari ancora sono i testi di Giovanni.

« Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me » (Gv.14,30). Egli, « il principe dì questo mondo è stato giudicato... e sarà gettato fuori » (Gv. 16,11; 12,3 1). Qui Satana è evidentemente una persona, l'antagonista di Cristo.

Ai giudei « che non avevano creduto in lui » e si vantavano di avere Abramo per padre, Gesù dice che hanno un altro padre, « avete il diavolo per padre, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non ha perseverato nella verità » (Gv. 8,44-45). L'allusione a Lucifero e al dramma della sua caduta è chiara, come è chiara la contrapposizione tra due esseri personali, Lui e il diavolo.

Questa contrapposizione è ribadita nella 1 Lettera: « Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non commette peccato », (1 Gv. 3,8-9).
Due personaggi, il Figlio di Dio e il diavolo; due figliolanze, quella dei figli di Dio, quella dei figli del diavolo. « Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo... » (1 Gv. 3,10).

Tutti i testi sono così chiari che non si può dubitare che Satana sia una persona.

In quanto ai demoni e agli spiriti, anche se talvolta possiamo pensare a personificazioni di mali spirituali e fisici, tuttavia da molti testi la loro personalità è evidente.

Sono i testi in cui Cristo caccia i demoni e gli spiriti, distinguendo bene gli indemoniati dai malati, anche quando i sintomi sono apparentemente uguali, come nei due sordomuti di Marco, di cui uno è ammalato e Cristo lo guarisce con la saliva (Me. 7,33-35), e l'altro è ossesso e Cristo lo libera col comando (Mc. 9,25-26).

I demoni riconoscono Gesù, hanno paura e gridano. « Scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano » (MC. 1,34); « Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio" "» (Mc 3,11); « Da molti uscivano demoni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo » (Lc. 4,41).

A Cafarnao lo spirito immondo lo riconosce e interpella Gesù: « Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio ». E Gesù lo sgridò: « Taci! Esci da quell'uomo ». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui » (Mc. 1,34-36).

A Gadara o Gerasa lo spirito immondo ha un colloquio con Cristo; alla domanda di Gesù: « Come ti chiami? », risponde: « Mi chiamo Legione, perché siamo in molti ». Lo spirito, che si sente tormentato dalla sua sola presenza, temendo di dover abbandonare quel luogo, lo scongiura: « Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi ». Gesù glielo permette. « E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci » (Mc. 5,1-20; Mt. 8,28-34; Lc. 8,26-39).

Tutti questi atti compiuti dai demoni denotano un'attività cosciente, propria di esseri personali.

Gesù stesso, sollevando un velo su questa attività nascosta del demonio, ci mette a conoscenza delle sue manovre per rientrare in un uomo da cui è uscito: « Allora dice: "Rientrerò alla mia abitazione... va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima" » (Mt. 12,43-45).

In sintesi, stando ai testi della Scrittura, non possiamo minimamente dubitare che questa Potenza malvagia, composta da Satana e dai suoi satelliti, sia una potenza personale, singolare e multipla, dotata di intelligenza e volontà.

Ma, al limite, non si può pensare che Gesù si sia adattato alla mentalità del tempo, che credeva nella esistenza personale degli spiriti cattivi, e abbia fatto sua la credenza dei rabbini che attribuivano ai demoni le manifestazioni che chiameremmo oggi neuropsichiche e agli spiriti immondi le malattie fisiche? Tale adattamento o principio di accomodamento nel presente caso non corre. Non si trattava di una credenza popolare trascurabile, su cui poteva anche sorvolare lasciando i suoi interlocutori nella loro falsa supposizione, ma si trattava di una verità fondamentale per la salvezza. La missione di Gesù, quale traspariva dal Vangelo, dall'inizio della vita pubblica fino alla morte, si basava sulla esistenza reale e sulla nefasta attività del diavolo, che egli personalmente affronta nel deserto, e che combatte passo passo, smantellando l'errore, distruggendo il peccato, guarendo le malattie, liberando gli ossessi, tutti segni del suo dominio sugli uomini.

Cristo, che era venuto a « rendere testimonianza alla verità » (Gv. 18,37) non poteva usare un linguaggio ambiguo, da cui si poteva anche concludere per l'esistenza o non esistenza reale del nemico, data l'importanza che la sua esistenza effettiva e personale ha nell'economia della salvezza.
Troppo spazio nel Vangelo, e in genere nella Rivelazione del N.T., viene riservato al diavolo per poter dubitare sulla realtà della sua persona, che rientra perciò, sia pure come punto nero, nel messaggio della salvezza.

L'insegnamento dei Padri, rispecchia, fin dall'inizio, l'insegnamento di Cristo e degli Apostoli.

« Cristo - dice Ireneo - ricapitolando tutte le cose in se stesso, ha ricapitolato anche la guerra contro il nostro nemico: ha provocato e vinto colui che all'inizio in Adamo ci fece schiavi, e ha calpestato il suo capo... Dopo averlo vinto, lo sottomise all'uomo, dicendo: « Ecco, io vi do il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra qualunque potenza del nemico », affinché, come dominò sull'uomo per mezzo dell'apostasia, così la sua apostasia sia a sua volta annientata per mezzo dell'uomo che ritorna a Dio » (S. Ireneo, Contro le eresie, Jaca Book, Milano, 1981, V, 21,1; 24,4, pp. 450-457).

Lo stesso Ireneo attribuisce tutte le eresie al Diavolo, e chiama gli eretici « inviati di nascosto da Satana per corrompere la fede » (o.c., 111, 16,1, p. 263).

Il diavolo, vinto, cerca ancora di insidiare l'uomo. « Il diavolo va da tutti i servi di Dio, per provarli - dice Erma -. Quelli che sono pieni di fede gli resistono energicamente, e lui si allontana da loro non avendo dove entrare. Allora egli va dai vani e, trovando lo spazio, entra da loro ed agisce con questi come vuole e gli diventano soggetti... Ma non può dominare i servi di Dio che sperano con tutto il cuore in lui. Il diavolo può combattere, ma non può trionfare. Se lo contrastate, vinto e scornato fuggirà da voi » (Erma, Il pastore, 12,48, Padri Apostolici, ed. Città nuova, p. 228).

A volte la lotta contro Satana si fa serrata, e bisogna stare in guardia. S. Atanasio, nella vita di S. Antonio Abate, riporta le parole che questi soleva dire ai suoi monaci: « Abbiamo nemici molto potenti, molto cattivi, e ingegnosissimi, i perfidi demoni; ed è appunto contro di loro che dobbiamo combattere » (Vita... 21, Mg. 26,837 c).

Le citazioni dai testi dei Padri potrebbero riempire interi volumi, e la loro demonologia è molto spinta. Si confronti, ad esempio, Tertulliano, De Baptismo, 5,34; De anima, 39,3; Apologeticus, 22; Cipriano, De mortalitate, 4.

Il Magistero della Chiesa è pure costante. « Per ciò che concerne la demonologia la posizione della Chiesa è chiara e ferma. E' vero che nei secoli addietro l'esistenza di Satana e dei
demoni non è stata fatta mai oggetto di una affermazione esplicita del suo magistero. La ragione è che la questione non fu mai posta in questi termini: gli eretici e i fedeli, ugualmente
fondandosi sulla Scrittura, erano d'accordo nel riconoscere la loro esistenza. Per questo oggi, quando è messa in dubbio la realtà demoniaca, è necessario riferirsi alla fede costante e universale della Chiesa » (Osservatore Romano, 26-6-1975).

Tuttavia c'è una dichiarazione solenne del Conc. Laterano IV (a. 1215): « Il diavolo e gli altri demoni furono creati buoni per natura da Dio, ma essi “per sé” si sono fatti cattivi » (Denz., Ench. Symb. 1957, p. 428).

Il Concilio Vaticano II è eco fedelissima di questa costante tradizione della Chiesa. « Tutta intera la storia umana - dice G.S. - è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre, lotta incominciata fin dalle origini del mondo » (G.S., 37). « L'uomo tentato dal Maligno fin dagli inizi della storia, abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio... Rifiutando di riconoscere Dio come suo principio, l'uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo ultimo fine » (G.S., 13). « Ma Dio inviò suo Figlio nel mondo per sottrarre a suo mezzo gli uomini al potere delle tenebre e del demonio » (Ad Gentes, 1,3). Ed effettivamente, egli « Agnello innocente, col suo sangue sparso liberamente, ci ha strappati dalla schiavitù di Satana e del peccato » (G.S., 22). La lotta contro « gli spiriti maligni continua e durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno » (G.S., 37).
Dopo il Concilio Vaticano II, gli interventi dei Papi sono stati frequenti, in parecchie allocuzioni e dichiarazioni.

Si ricordi il Credo di Paolo VI, dove il diavolo è menzionato come essere personale, della cui esistenza il credente non può dubitare. In un discorso del 15 nov. 1975 il Papa dice: « Sappiamo che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana » (Paolo VI, Encicliche e discorsi, v. XXIII, p. 520).

Anche il Pontefice Giovanni Paolo II, in un discorso tenuto ai giovani universitari nella Quaresima del 1980, parla del regno di Satana ben organizzato, che si oppone al Regno di Cristo; e più recentemente, in parecchi discorsi tenuti alle folle nell'America latina, mette in guardia contro le insidie del nemico, affermandone non solo l'esistenza, ma anche la funesta attività nelle cose di questo mondo.

La Liturgia, che per noi credenti esprime la fede della Chiesa - lex precandi lex et credendi - ha ordinato riti e formule, fin dall'antichità, per cacciare il maligno, il che non avrebbe senso se effettivamente il maligno fosse un fantasma, e non esistesse nella realtà. Nella liturgia della Chiesa Romana del II secolo, secondo la Traditio apostolorum di Ippolito, i catecumeni, nelle settimane che precedevano il conferimento del Battesimo, venivano sottoposti, ogni giorno, a riti di esorcismo: « All'avvicinarsi del giorno in cui dovranno ricevere il Battesimo, il vescovo li esorcizzi uno per uno per vedere se sono puri. Chi non è buono o non è puro venga scartato, perché non ha ascoltato con fede la parola: è impossibile difatti che lo straniero (allotrios, spiritus alienus = demonio) si nasconda sempre... Il sacerdote, prendendo in disparte uno per uno coloro che devono ricevere il Battesimo, gli ordini di abiurare dicendo: "Rinuncio a te, Satana, a tutte le tue pompe e a tutte le tue opere". Dopo che ha abiurato, lo unga con l'olio dell'esorcismo dicendogli: "Ogni spirito si allontani da te" » Ippolito di Roma, Tradizione apostolica, EP. 1979, p. 79,82).
Questi esorcismi sono stati sempre in uso nella Chiesa e sono stati conservati anche nel nuovo Rito del Battesimo sia per i bambini che per gli adulti.

Le orazioni liturgiche nei Messali e le formule delle benedizioni nei Rituali testimoniano il perenne sensus ecclesiae, dagli inizi fino ad oggi. Si ricordi, di recente, la bella preghiera di Leone XIII che si recitava alla fine della S. Messa, fino alla riforma liturgica: « S. Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti, rinserra nell'inferno Satana e gli altri spiriti che per la rovina degli uomini vanno in giro per il mondo ». E’ semplicemente insulso, perciò, quanto si auspica un teologo, citato da Serafino Falvo: « Il cristianesimo deve eliminare dai suoi insegnamenti ogni idea relativa al demonio come ad una realtà personale » (S. Falvo, Il Risveglio dei carismi, EP. 1975, p. 166).

L'esperienza quotidiana conferma per il credente i dati della fede, ma vale anche per il non credente. Il quale, se ben riflette, deve ammettere l'esistenza di una entità maligna, intelligente, nel mondo, o quanto meno deve porsi l'interrogativo della sua effettiva presenza nella nostra vita.

Qui entriamo nel demoniaco in noi e nel mondo, oggi.

Certo non si può negare l'esistenza del male, a livello fisico, a livello di aberrazione intellettuale e di aberrazione morale; a livello individuale e a livello collettivo.

C'è una certa corrente di pensiero che spiega il male col demoniaco che è nell'uomo. Il quale sarebbe un impulso prepotente alla autoaffermazione che, quando è integrato nella persona, è creativo; quando invece altera l'equilibrio dell'uomo, dà luogo, nell'individuo, a forme di aggressività, di crudeltà, di ricerca ossessiva del sesso, di aberrazioni morali. Quando questi impulsi disgreganti si impossessano, per contagio, di migliaia di individui e di intere collettività, danno luogo alle violenze, ai genocidi, alle guerre (cfr. May Rollo, Volontà e amore, Astrolabio, Roma, 1971, pp. 125-165).
Noi crediamo invece che certe forme di violenza, certe esplosioni di male, superano le possibilità dell'uomo, e non si possono spiegare se non con l'intervento di forze estranee, superiori all'uomo stesso. L'odio super-umano di razza, gli eccidi di milioni e milioni di individui, le stragi di innocenti non si possono spiegare se non ammettendo che ci sia uno, il quale supera l'uomo, organizza e « tira le cordicelle » di una trama per fare scempio dell'umanità.

Dice Bernanos: « Il male non è una fatalità astratta, ma il volere di una entità che odia l'uomo, poiché Dio lo ha creato per restaurare il piano della creazione sconvolto dalla negazione di Lucifero. L'opera di costui solo, nell'insieme della rivelazione biblica, trova la spiegazione possibile e ragionevole alle difficoltà di cui soffre il mondo »... « Chi oserebbe negare che il male non sia organizzato, un universo più reale che quello che ci svelano i nostri sensi?... Un regno allo stesso tempo spirituale e carnale, di una densità prodigiosa, di una misura pressoché infinita, davanti a cui i regni della terra rassomigliano a delle figure, a dei simboli? Un Regno a cui non si oppone realmente che il misterioso Regno di Dio, che noi nominiamo, senza conoscerlo e neanche concepirlo, e di cui non pertanto attendiamo l'avvento? » (G. Bernanos, Le grandes cimitieres sous la lune, II, p. 81, da Bonanno, George Bernanos, II, Il mistero del male, Palermo, 1981, p. 16).

Anche nella nostra piccola vita quotidiana entra il diavolo. « Io so che ripugna a noi tutti, più o meno, di introdurre il diavolo nella nostra piccola vita. Noi amiamo immaginarci che le sue passioni siano diverse da quelle nostre. La gente seria e rispettabile si rifiuta di credere che essa condivide con questa canaglia l'uso dei sette vizi capitali » (da Bonanno, op. cit., p. 27). Ci sono « certe forme malefiche che non possono originarsi nelle capacità umane di peccato.. In realtà il male fatto dagli uomini sembra possedere una autonomia troppo grande in rapporto ad essi, per cui appare evidente che gli uomini sono condotti dal male e inghiottiti in esso. Tutte le menzogne non hanno che un padre, e questo padre non è di qui » (Bernanos, Satan singe de Dieu, Bonanno l. c. p. 34).

La più grande trovata del diavolo è di persuaderci che egli non esiste - diceva Gide -. E così noi cadiamo nell'inganno, anche di fronte all'evidenza.

Come è riprovevole l'atteggiamento di chi nega l'esistenza del diavolo e dei demoni - atteggiamento proprio della cultura « moderna » che rifiuta tutto ciò che non quadra con i suoi schemi mentali, e, superbamente, impone di credere solo a ciò che può essere spiegato con la ragione e provato con i mezzi scientifici di essa - così pure è riprovevole e pericolosa l'ammissione di altre forze spirituali, sconosciute al sano cristianesimo.

L'esistenza di queste forze o entità spirituali è ammessa da una fascia di cultura che si rifà alla dottrina evoluzionistica, da « spiritisti » e cultori di scienze esoteriche, i quali, per darsi credito, cercano di presentare le loro « teorie » e le loro « esperienze » in termini accettabili al pensiero moderno, e deviano l'uomo dall'unica via di salvezza, che è Cristo Gesù, proponendo altre vie. Contro questi affermiamo che non esistono, oltre agli angeli e ai demoni, altre forze neutrali.

I cosiddetti « spiriti superiori », che nella loro evoluzione avrebbero un grado di perfezione maggiore della nostra, non esistono, o, se si presentano come tali, sono spiriti ingannevoli, camuffati da entità di luce, e appartenenti in realtà al mondo demoniaco.

Essi, offrendo una falsa « guida », mirano a rendere gli uomini dipendenti da loro, e i favori iniziali si mutano ben presto in una trappola da cui difficilmente potranno liberarsi.

Pericolosa altresì la credenza diffusa nel popolino, che ammette, oltre agli spiriti cattivi, anche gli « spiriti buoni ». Questi - beati quelli che ce l'hanno! - aiutano, proteggono, avvisano; sono « doni di Dio » che bisogna « conservare », o anche « sviluppare » se disturbano la creatura! Pericolosa credenza, che, rimettendo l'uomo « sotto gli elementi di questo mondo », crea un alone di mistero e di paura, e alimenta un mondo di affari dominato da streghe e fattucchieri. Bisogna far capire che questi « spiriti buoni » non esistono, o, se esistono, sono spiriti cattivi, quando non sono parti di fantasia o influssi malefici.

Così anche gli « spiriti dei morti », che invadono e tormentano i viventi, non sono le « anime » dei morti, che, lasciato il corpo, tornano a Dio, per ricevere il loro definitivo destino; ma sono: o un « quid » lasciato dalle creature umane, che lo spirito del male può manipolare per danneggiare l'uomo, o simulazioni create dallo stesso spirito cattivo per ingannarci.

Con ciò non vogliamo negare che Dio possa legare, prima del giudizio finale, le anime dei dannati a qualche luogo, dove scontano la loro pena e sono esposte ai tormenti dei demoni; e che possa anche legare a qualche luogo le anime purganti, « o per istruzione dei vivi, o per l'aiuto che ne viene agli stessi defunti dai suffragi che essi chiedono e che ricevono dalla Chiesa », come dice S. Tommaso (S.T. Quaestio de purgatorio, app., art. 2).

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23/02/2010 21:45
 
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3. Natura e attività

Dice Origene: « Riguardo al diavolo e ai suoi angeli e alle potenze ostili, l'insegnamento della Chiesa ritiene che questi esseri esistono davvero; ma come siano o come esistano non è spiegato con totale chiarezza. L'opinione comune è comunque che il diavolo era un angelo; e avendo apostatato, persuase il più gran numero possibile degli angeli ad andarsene con lui; e questi, anche al giorno d'oggi, sono chiamati i suoi angeli » (Origene, De principiis, Praef. 6, Patrologia G., 10,119).

Questa « opinione comune » nella Chiesa è basata saldamente sulla Rivelazione. Lasciando da parte i due testi di Isaia ed Ezechiele che riguardano rispettivamente il re di Babilonia e il re di Tiro, ma vengono interpretati come la caduta di Lucifero - « Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? ... Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso! » (Is. 14,12-15);
EZECHIELE Capitolo 28,11 Mi fu rivolta questa parola del Signore: 12Figlio
dell'uomo, intona un lamento sul principe di Tiro e digli: Così
dice il Signore Dio:

Tu eri un modello di perfezione,
pieno di sapienza,
perfetto in bellezza;
13in Eden, giardino di Dio,
tu eri coperto d'ogni pietra preziosa:
rubini, topazi, diamanti, cris•liti, •nici
e diaspri, zaffヘri, carbonchi e smeraldi;
e d'oro era il lavoro dei tuoi castoni e delle tue
legature,
preparato nel giorno in cui fosti creato.
14Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa;
io ti posi sul monte santo di Dio
e camminavi in mezzo a pietre di fuoco.
15Perfetto tu eri nella tua condotta,
da quando sei stato creato,
finch‚ fu trovata in te l'iniquit….
16Crescendo i tuoi commerci
ti sei riempito di violenza e di peccati;
io ti ho scacciato dal monte di Dio
e ti ho fatto perire, cherubino protettore,
in mezzo alle pietre di fuoco.
17Il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza,
la tua saggezza si era corrotta
a causa del tuo splendore:
ti ho gettato a terra
e ti ho posto davanti ai re che ti vedano.
18Con la gravità dei tuoi delitti,
con la disonestà del tuo commercio
hai profanato i tuoi santuari;
perciò in mezzo a te ho fatto sprigionare un fuoco
per divorarti.
Ti ho ridotto in cenere sulla terra
sotto gli occhi di quanti ti guardano.
19Quanti fra i popoli ti hanno conosciuto
sono rimasti attoniti per te,
sei divenuto oggetto di terrore, finito per sempre¯.(Ez. 28,12-18) -

Troviamo alcuni testi attinenti nel N.T.

Quando i settantadue discepoli tornarono da Gesù pieni di gioia, dicendo: « Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome », egli disse: « lo vedevo Satana cadere dal cielo come la folgore », riferendosi certamente alla sua caduta, e attingendo quasi a un suo ricordo personale (Lc. 10,18).

S. Pietro, nella seconda Lettera, dice: « Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio » (2 Pt. 2,4).

Nella lettera di Giuda è scritto: « Riserbò per il giudizio del gran giorno, legati da eterne catene e immersi nelle tenebre, gli angeli che non conservarono la loro dignità, ma abbandonarono la loro dimora » (Gd. 6).

L'ultimo testo è quello dell'Apocalisse che descrive la guerra nel cielo tra Michele e i suoi angeli e il Drago e i suoi angeli. Per questi « nel cielo non vi fu più posto ». E il grande Drago, l'antico serpente, che si chiama diavolo e Satana, il seduttore del mondo intero, « fu precipitato sulla terra e i suoi angeli furono precipitati con lui » (Ap. 12,7-9).

Questi testi sono eco della Tradizione che ritiene Satana un angelo decaduto dal suo splendore iniziale; e precipitato nell'abisso per essersi ribellato a Dio. Con lui c'è una immensa schiera di altri spiriti che lo seguirono nella ribellione.

La storia di questi spiriti ha inizio prima del tempo umano, ma è in relazione col mondo umano. Prima di creare l'uomo, Dio decide di creare gli spiriti intelligenti, liberi di amarlo e di respingerlo. Questa creazione sembra legata alla sua decisione di legarsi all'uomo, mediante l'Incarnazione; di entrare nel mondo della materia, dello spazio e dei tempo. La creazione degli angeli, dunque, fu orientata fin dall'inizio verso il mondo, al cui centro c'è l'uomo, in cui il Verbo prende carne, e, umanato, dà consistenza e significato a tutto l'universo, compresi gli angeli.

La ribellione di Lucifero e degli angeli che lo seguirono dovette riguardare il Verbo umanato, e il « corpo » degli uomini di cui Egli si fece capo. Possiamo così congetturare che il peccato primordiale fu di empietà, di falsità vitale, stando alla affermazione di Gesù in Giovanni (Gv. 8, 44), in quanto Lucifero ambì, creatura come era, di farsi Dio, e conseguentemente di ribellarsi al piano divino; di negare Dio e affermare sé stesso.

Secondo la tradizione, Michele, uno dei Serafini, reagendo subitamente, al grido « Chi è come Dio », proclama la sua fedeltà e sottomissione al Signore e schiera dietro di sé moltitudini di angeli. Dio interviene, e sprofonda nell'abisso Lucifero e gli altri spiriti ribelli.

(Gesù, riferendosi a questo episodio e rifacendosi ai suoi ricordi personali, dice: « Io vedevo Satana cadere come la folgore dal cielo » (Lc. 10,18)). Lucifero e gli angeli ribelli vengono degradati: dal bene passano al male. La loro relazione verso Dio creatore e verso il mondo creato rimane, perché legata alla loro stessa creazione; però l'amore si muta in odio, la verità si muta in falsità.

L'orientamento verso gli uomini rimane, ma non per aiutarli ed essere ministri di bene, come nell'ordinamento primigenio, ma per distruggerli, abbruttirli, prenderli, sconvolgendo e annullando, per quanto loro possibile, il piano divino.

Come sabotò in cielo il piano di Dio, così lo sabota sulla terra facendo cadere gli uomini in Adamo; dopo che Dio ha restaurato il suo piano in Cristo, che non può crollare, continua la sua lotta nel mondo per ostacolarne il compimento.

I diavoli sono dunque esistenze capovolte, personali. che conservano la loro intelligenza e la loro volontà, ma diretta verso l'errore e verso la malignità.

Le Scritture presentano il diavolo come:

a) Un omicida. Uccise spiritualmente il primo uomo e continua ad uccidere gli uomini. « Egli è stato omicida fin da principio » (Gv. 8,44). Odia l'uomo, per invidia, perché egli occupa il posto che lui voleva occupare nel piano divino, e perché in Cristo egli è partecipe della natura divina. Attacca la persona dell'uomo, cercando di disgregarla. Spinge all'avvilimento, alla degradazione; spinge all'omicidio e al suicidio. Tante stragi hanno per padre lui. Spinge al vuoto, al nulla.

b) Un mentitore. « La verità non è in lui » (Gv. 8,44). La menzogna si fa impostura e inganno. Ingannò Eva, e continua a ingannare. E’ la falsità personificata (Gv. 8 l.c.), come Cristo è la verità personificata.

c) Un accusatore. Prima tenta gli uomini per rovinarli e poi li accusa davanti a Dio, esigendo giustizia e condanna (cfr. Zac. 3, 1 ss.). Nell'Apocalisse è presentato come il grande accusatore (Ap. 12,10). Ma Dio ci ha dato due grandi avvocati e difensori: Cristo Gesù, che si interpone per evitarci la condanna, offrendo il suo sangue di riscatto (1 Gv. 2,1-2), e lo Spirito Santo, che è detto appunto Paraclito (Gv. 14,16).

d) Tenebra. L'ostilità di Satana si manifesta nel rifiuto della luce. Dice Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: « La Luce venne nel mondo » (Gv. 1, 9). Satana è il signore delle tenebre. Le tenebre sono tempo di tentazione, di delitti. E’ nella notte che si operano i misfatti, gli omicidi, i furti, le immoralità. Chi opera nelle tenebre non vuole la luce « perché non siano manifeste le sue opere » (Gv. 3,20; 1 Tes. 5,7; Ef. 5,7). Cristo fu tradito nella notte (1 Cor. 11,23). E il deicidio produsse le « tenebre su tutta la terra » per l'apparente trionfo del principe delle tenebre.
Ma in realtà il diavolo è « un vinto » con un entourage di piccoli vinti, che recita il suo ruolo di antagonista di Cristo, ma sa bene che Cristo è venuto « per ridurre all'impotenza colui che aveva il potere della morte, il diavolo » (Ebr. 2,14). Tuttavia si ostina per la sua perversa natura ad operare il male.

L'attività principale di Satana è essere SCIMMIA di Dio. Scimmiotta Dio, creandosi, come abbiamo detto, un Regno, con organizzazioni e ordinamenti. Scimmiotta soprattutto il piano di Dio che fa perno in Cristo.

Opera la controincarnazione e l'antichiesa.

Al centro del mistero cristiano c'è l'Incarnazione. Satana cerca di rifare l'incarnazione, in una inversione sacrilega. In Giovanni si legge: « E il Verbo si fece carne » (Gv. 1,14). E’ come la materializzazione del Logos in una realtà di amore.

Questa controincarnazione si manifesta soprattutto a due livelli, a livello di idee e a livello di carne, e sfocia nel tentativo di fare l'antichiesa, ossia una organizzazione di sostegno.

Il diavolo sa che è necessario che una idea si incarni dentro di noi, che cioè il verbo si faccia carne, perché questa abbia forza di azione.

E attraverso le ideologie stabilisce la schiavitù dell'uomo, illudendolo con una falsa libertà, in antitesi alla vera libertà operata da Cristo nell'uomo attraverso il Logos che scende e si incarna.

L'altra schiavitù avviene nella carne.

Il Figlio di Dio, facendosi carne, redime la carne e la eleva unendola a Dio. La carne in Cristo è strumento di redenzione e termine di santità, perché Cristo attraverso la carne - Verbum caro factum est - ci redime, e la carne nostra, destinata alla corruzione e alla morte, diventa supporto alla vita dello Spirito.

Il diavolo odia la carne. Si serve cosi della carne, di cui Cristo si è servito nella Incarnazione per redimere l'uomo e salvare il mondo restaurando il piano divino, proprio per rovinare il piano divino e lo stesso uomo. Facendo idolatrare la carne - contraffazione del Verbo incarnato e insulto al Verbo incarnato - rovina l'uomo il quale doveva salvarsi attraverso la carne assunta dal Verbo. Satana punta sulla carne. Il sesso diventa così strumento di degradazione, di distruzione dell'uomo stesso. Attraverso il mistero tenebroso della carne, Satana distrugge l'amore, e rovina l'uomo.

Dice Balthassar (Ordre et Pénitence, p. 345) citando un pensiero di Bernanos: « Se il peccato è soprattutto una menzogna, la sessualità ne è la sua più grande immagine: mezzo multiforme di tradurre tutta la presenza del male. Il suo valore sta qui, che il corpo che doveva servire alla manifestazione fenomenica dell'amore spirituale, serve invece più a velarlo che a rivelarlo, serve a pervertirlo anziché a tradurlo in un puro dono di sé » (Bonanno, o.c., p. 122). Così la carne diventa cancer, cancro che produce la morte nell'uomo.

La controincarnazione porta Satana al tentativo di creare l'antichiesa, cioè la chiesa del peccato, a sostegno delle false ideologie e della idolatria del sesso, della triplice concupiscenza (1 Gv. 2,16). Ma non ci riesce perché il male non fa incontrare gli uomini, il male è disgregante. Il diavolo non arriverà mai a fondare la sua chiesa, con i suoi ministri, i suoi riti, i suoi luoghi di culto, una chiesa che metta in comune il peccato, come la Chiesa di Cristo mette in comune la Grazia. Vogliamo dire che il diavolo può aggregare e asservire, ma non potrà creare comunione e libertà tra gli adepti. Il peccatore peccherà solo, anche quando saranno tutti a peccare, perché il peccato è morte, e si muore soli, anche quando si muore insieme in una ecatombe. Il male, ripetiamo, non può essere fermento di unione vera; per cui l'antichiesa intesa come istituzione organizzata e compatta, è grottesca, è un'opera fallita della Scimmia.

Tuttavia il diavolo crea la sua « città », la città della confusione, la Babilonia con tutti i suoi quartieri, le sue strade, che egli percorre con i suoi spiriti ribelli, e dove trova i suoi alleati, i suoi complici: gli uomini legati alle false ideologie del potere, del sesso, del denaro, della gloria, e asserviti al suo trionfo.
La città della confusione, la Babilonia, dove anche noi viviamo, è il luogo dove il diavolo scorazza con l'ateismo pratico, con la pornografia, con le violenze, l'odio, la sete del denaro, la criminalità, la tossicomania, le magie, i riti superstiziosi.

La « bestia » di cui parla l'Apocalisse (13,5-7), che proferisce « parole d'orgoglio e bestemmie », a cui è permesso di «far guerra ai santi e vincerli», coinvolge tutte le forze umane, anche politiche, che sono alleate con Satana nella grande Babilonia.

Ma Babilonia è destinata a cadere. Profeticamente Giovanni grida: « E’ caduta, è caduta Babilonia la grande... Uscite popolo mio da Babilonia, per non associarvi ai suoi peccati e non ricevere parte dei suoi flagelli. Sarà bruciata dal fuoco, poiché potente Signore è Dio che l'ha condannata » (Ap. 18,2 ss.).

Alla caduta di Babilonia succederà la definitiva vittoria di Cristo, con la disfatta del diavolo, che sarà precipitato nel fuoco (Ap. 20,10), e la discesa della « Città di Dio » dal cielo, la celeste Gerusalemme (Ap. 21,1 ss.).

Questo sarà l'epilogo della storia, della lotta tra le tenebre e la Luce.



4. Il mistero di Satana: poteri e limiti

Il diavolo è puro spirito, la cui personalità si esprime diversamente da quella dell'uomo, e il cui potere è certamente superiore a quello dell'essere umano, legato al corpo. I demoni mancano di una esistenza fisica, e cioè di un proprio corpo. Sono localizzati in un luogo non dalla propria sostanza ma dalla propria attività, cioè si trovano là dove operano, « per contactum virtutis », dice S. Tommaso (S.T., I, q. 8, a. 2). Essendo puri spiriti, esprimono se stessi senza ricorrere agli elementi psicofisici, propri delle persone umane, con la loro attività. Questa si differenzia secondo il grado di intelligenza e la forza di volontà il che comporta una gerarchizzazione di dominio e una graduatoria di poteri. S. Tommaso parla di differenza specifica tra di loro (S.T., 1, 50, ad 4).

A volte sembra che non siano entità separate; sono simultaneamente « io » e « noi », « uno » e « legione », dicono « mio » e « nostro ». Possono agire insieme, come « uno » e come « sette » o un « multiplo » di sette. Non possono trovarsi contemporaneamente in due luoghi distanti, come del resto gli angeli (S.T., q. 52, ad 3). Però i demoni possono operare separatamente nello stesso luogo.

Come il diavolo agisce sulla materia?
Il diavolo, in forza della sottigliezza (subtilitas) dice S. Tommaso (II Sent., d. 8, p. 2) può penetrare nei corpi materiali; ma non può produrre mutazioni sostanziali nella materia. Può però trasportare corpi pesanti, tenerli sospesi, metterli in collisione; può, con l'uso di sostanze adatte, creare suoni, luci, rappresentazioni fantasmagoriche; può far sentire melodie e canti, può dare anche visioni.

Come agisce sull'uomo?
L'uomo è dotato di anima e di corpo, di una vita fisica e di una vita psichica. Il cristiano poi partecipa, in Cristo, della vita divina.
a)In quanto alla vita soprannaturale, nessuno spirito, per quanto dotato di intelligenza superiore, di forza di volontà eccezionale e di capacità di operare, può interferire nella nostra vita soprannaturale, il cui ingresso gli è sempre vietato. Il diavolo infatti appartiene alla natura angelica, superiore sì alla natura umana, ma inferiore essenzialmente a quella divina, e perciò a quella nostra, come partecipi in Cristo della filiazione divina. Il diavolo è un essere preternaturale, non soprannaturale; mentre noi siamo naturali (per la natura umana), ma anche soprannaturali (per la natura divina partecipata). Per la prima siamo inferiori a lui, e perciò soggetti al suo influsso; per la seconda, cioè per la grazia, siamo superiori a lui, e immuni dal suo influsso diretto, anzi siamo dotati di influsso su di lui. Noi siamo l'umanità di Cristo e, uniti attualmente a Cristo, siamo potenti contro il diavolo.

b)In quanto alla vita psichica, il diavolo, non solo può conoscere, attraverso i segni corporei, i nostri pensieri più intimi (Cfr. S.T. qu. 57, a. 3), ma può anche influenzare la nostra mente con la confusione di idee, storpiando la verità e offuscando l'intelligenza.

Può similmente sollecitare la volontà al male, suscitando ogni forma di passione, o intorpidendo la stessa volontà, fino a violentarla, come avviene talvolta nei posseduti.
Può manipolare la psiche umana e produrre stati paranormali (telecinesi, telepatia, viaggi astrali). Può produrre effetti affascinanti nei campi della percezione e del comportamento umano; può affascinare la fantasia con seduzioni e attrazioni, può produrre immagini sessuali. Però non può produrre nulla che non sia già in noi o allo stato effettivo o allo stato potenziale. Può agire, cioè, in base a ciò che trova in noi e sempre nei limiti delle nostre coscienze e, come diremo, della permissione divina.
Il diavolo non può interferire direttamente sul comportamento morale dell'uomo. Può creare e offrire del denaro, ma non può costringere a prenderlo. La libertà umana è garantita da Dio. Anche quando dice che è stato lui a peccare in una persona, è sempre vero che la persona fu libera interiormente, se non era impedita nell'esercizio della sua libertà. Il peccato, se c'è, è solo dell'uomo; l'azione materiale può essere anche attribuita al diavolo, ma la responsabilità morale, cioè il peccato, no.
Quanto alla vita fisica, il diavolo, in forza della sua capacità preternaturale, può influire sul corpo, sulla vita vegetativa e sensitiva. Come si è detto, non può penetrare nel pensiero, e solo « consequenter », cioè attraverso i riflessi organici, le onde che emaniamo, può conoscere quello che abbiamo in mente; direttamente non può penetrare nella nostra volontà, ma solo « indirecte », attraverso elementi psicofisici, può muoverla; invece, quando si tratta del corpo, può direttamente influire ed esercitare un certo dominio, perché può perfino penetrare nel corpo. Certamente non può « animare » il corpo, ma può affliggerlo ed esercitare su di esso un potere dispotico, sempre nei limiti della permissione divina.

Sembra a molti che non possa indurre direttamente la morte, e neanche malattia, se non manipolando quello che già in potenza c'era nell'individuo. Potrebbe però fissare stati di malattie, aggravarli e impedire la guarigione. Altri invece contestano e affermano che Satana, sempre nei limiti della permissione divina, può causare malattie e morte. E’ comunque un mistero non risolto.


Limiti all'attività del diavolo

Se vasto è il raggio di azione del diavolo nella vita dell'uomo, in concreto però il suo campo di azione è più ristretto.

I limiti provengono da tre fonti.

a) Dalla natura stessa demoniaca. Può fare, ma non strafare. Non può fare miracoli in senso stretto, perché solo Dio può fare miracoli. Può fare cose meravigliose, ciò che la natura può fare, in modo diverso o in tempi più brevi. Può così guarire ammalati in breve tempo: egli conosce le malattie, conosce le medicine e il loro uso. E così si spiega come talvolta i maghi che sono in relazione con lui conoscono le malattie e possono ottenere delle guarigioni. Non conosce però gli eventi futuri che dipendono dalla volontà divina o umana; perciò non possono i diavoli sapere quello che farà l'esorcista domani e perciò non possono predisporre impedimenti.

b) Dalla diversa condizione dei singoli demoni. Conservano, a quanto pare, il grado gerarchico a cui appartenevano prima della caduta. Hanno perciò diversi gradi di perfezione. Differiscono per specie. Un serafino non è come un semplice angelo. Poiché « non hanno perduto i doni naturali » (S.T., q 100, ad 2), ciò che può fare un serafino o un cherubino non può fare un angelo inferiore. Non tutti hanno pari forza e intelligenza, anzi sembra che molti siano ottenebrati e ignavi.

c) Dalla volontà di Dio. Cristo ha vinto Satana, e il potere dei demoni è limitato. Sono ministri di Dio. e possono fare solo quello che Dio permette. Dice S. Agostino: « Se il diavolo potesse fare quello che vuole, nessuno di noi rimarrebbe in vita » (Enar. in Ps. 96,12, MI. 37,1246). « L'impugnazione - dice S. Tommaso - viene da loro (cioè dai diavoli), ma il modo di impugnare viene dallo stesso Dio » (S.T. q. 114). Il Signore permise a Satana di tentare Giobbe, di colpirlo nella pelle, ma gli proibì di toccargli la vita (Giobbe 1,1 ss.). Questa limitazione da parte di Dio riguarda l'agire, che Egli ferma e circoscrive direttamente o attraverso persone sacre o attraverso simboli (p. e., crocifissi), e riguarda anche la conoscenza, per cui tante cose sono nascoste da Dio a Satana e gli angeli ribelli.

5. I poteri di Cristo, della Chiesa e del cristiano su Satana

Gesù ha vinto Satana. A coloro che gli dicevano che egli cacciava i demoni in nome di Beelzebul principe dei demoni, Gesù faceva osservare che Satana non può scacciare Satana, e aggiungeva: « Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il Regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino » (Lc. 11,20-22). Egli, Gesù, è il più forte, e lo ha vinto, lo « ha legato » (Mc. 3,27); Mt. 12,29), lo ha spogliato, ha saccheggiato il suo regno che « sta per finire » (Mc. 3,26).

Abbiamo detto sopra che le espulsioni degli spiriti immondi dagli ossessi vengono presentate dagli evangelisti come tanti episodi della lotta e della vittoria di Gesù su Satana. Cacciare i diavoli è uno dei capisaldi della missione di Gesù. Egli fa dire ad Erode che lo voleva uccidere: « Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demoni oggi e domani, e il terzo giorno avrò finito » (Lc. 13,32).

Gesù affida questa missione alla Chiesa.

Scelse i Dodici perché « stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di cacciare i demoni » (Mc. 3,15). S. Luca nel cap. 9 del Vangelo ci dice che Gesù chiamò i Dodici « e diede loro potere e autorità su tutti i demoni » (Lc. 9,1) e li mandò ad annunziare il regno di Dio.

Nel cap. 10 lo stesso Luca ci dice che Gesù estese questa missione ai settantadue discepoli, i quali di ritorno riferirono a Gesù con gioia quanto avevano fatto: « Signore - dissero - anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome » (Lc. 10, 17).

Dopo l'ascensione di Gesù gli apostoli e i discepoli continuarono a cacciare i demoni (At. 5,16; 8,5-8; 16,16-18; 19,11-16).

Al tempo in cui Marco scrive il suo Vangelo l'esercizio di questo potere è praticato nella comunità dei fedeli, anzi è il primo segno carismatico tra coloro che credono (Mc. 16,17).

Nel periodo patristico varie sono le testimonianze riguardo all'esercizio di questo potere da parte dei cristiani.

S. Giustino scrive: « Numerosi indemoniati in ogni parte del mondo e della vostra città, che non furono guariti da tutti gli altri esorcisti, incantatori e fattucchieri, li guarirono e anche ora li guariscono molti dei nostri cristiani, facendo scongiuri nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, riducendo all'impotenza e cacciando i demoni che possiedono gli uomini (Apologia 11,6, P.G., 6,455).

Alcuni Padri e scrittori ecclesiastici, per provare la verità della nostra religione, ricorrono alla confessione che fanno gli stessi diavoli, sotto l'ingiunzione dei cristiani.

Così Minucio Felice: « Molti fra voi sanno che i demoni stessi confermano tali cose, ogni qualvolta vengono da noi costretti ad uscire dai corpi con la forza degli esorcismi e l'ardore della preghiera » (Octavius, 27, MI. 3,325).

Anche Tertulliano nell'Apologeticus presenta questa sfida: « Si presenti nei vostri tribunali un indemoniato. Forzato a parlare da qualsiasi cristiano, quello spirito affermerà il vero nel chiamarsi un demonio... Temendo Cristo in Dio e Dio in Cristo i diavoli si assoggettano ai servi di Dio e di Cristo » (Apol., 23, MI. 1,113).

Per la liberazione i cristiani usavano, con la preghiera e lo scongiuro, l’imposizione delle mani e la insufflazione in bocca. Tertulliano dice: « Al nostro contatto e al nostro soffio i diavoli, presi dalla visione e dalla rappresentazione di quel fuoco, se ne escono anche dai corpi, sia pure di malavoglia rattristati e con grande vostra vergogna » (Apol. l.c., MI. 415).

Tante volte i diavoli resistono - ci dice Origene - ma non per questo bisogna desistere; anzi bisogna moltiplicare le preghiere, i digiuni, le invocazioni, e soprattutto le buone opere, perché « le buone opere e gli atti virtuosi aggravano e affliggono ogni specie di demoni e ogni forza avversaria » (Orig. In Librum Jesu, hom. 24,1, Mg., 12,940).

Più tardi la Chiesa, per regolare l'esercizio di questo potere e non dare luogo ad abusi, determinò delle formule e dei riti di esorcismo, e incaricò alcune persone determinate che esercitassero questo potere in suo nome.

L'antica formula per il conferimento dell'ordine minore dell'esorcistato, in uso fino all'abolizione avvenuta con la riforma liturgica del Vaticano II, dice: « Prendi (questo libro) e imparalo a memoria e ricevi la potestà di imporre le mani sopra l'indemoniato sia battezzato che catecumeno » (Denz., 155).

Più tardi ancora la Chiesa credette bene riservare ai vescovi e ai sacerdoti espressamente da loro designati l'esercizio ufficiale del potere sugli indemoniati, mediante esorcismi; mentre per preservare i fedeli dagli altri influssi del maligno predispone una lunga serie di sacramentali.

Sarebbe utile fare un esame di tutte le formule contenute nel Rituale Romano, per vedere con quale cura la Madre Chiesa ha voluto offrire, attraverso i secoli, dei sussidi ai cristiani nella lotta contro il nemico.

Attraverso particolari benedizioni gli elementi vengono sottratti ad ogni influsso del nemico - riflettendo, in questo, la mentalità del tempo, che però non è sempre errata - e vengono caricati di una forza divina per servire da segni della potenza divina contro le incursioni del diavolo.

Nella benedizione del sale per l'acqua benedetta, si dice: « Fugga dal luogo dove tu sarai asperso ogni malignità, ogni fantasma, ogni astuzia della frode diabolica e ogni spirito immondo ».

Sull'acqua si prega così: « ... Infondi, Signore, in questa acqua la forza della tua benedizione, perché serva a cacciare i demoni, ad espellere tutte le malattie, e perché ogni luogo dove sarà aspersa questa acqua sia immune da ogni immondezza, da ogni cosa nociva, non vi si posi lo spirito pestifero o l'aura che corrompe, siano messe in fuga tutte le insidie del nemico che si nasconde ».

Per la benedizione dell'olio è detto: « ... Sradica e metti in fuga da questa creatura dell'olio ogni esercito avversario, ogni esercito diabolico, ogni incursione, ogni fantasma di Satana».

Per la benedizione delle candele il sacerdote dice: « ... Dovunque queste candele siano deposte o accese, vadano via i principi delle tenebre, tremino, e fuggano pavidi i diavoli con tutti i loro servitori dalle abitazioni degli uomini, e non presumano più di turbare la quiete o di molestare coloro che Ti servono, o Dio onnipotente... » (cfr. Rituale Romano, ed 1954, pp. 315, 394, 397).

Nell'amministrazione del sacramento del Battesimo il rito in uso fino a pochi anni fa prevedeva tre esorcismi, che vengono conservati, ma in forma più blanda, nel Nuovo Rito dell'iniziazione degli adulti, dove sono proposte diverse formule: « Col soffio della tua bocca allontana, Signore, gli spiriti maligni; comanda ad essi di andarsene, perché il tuo regno è vicino... »; « ... Allontana da loro ogni spirito maligno, la servitù degli idoli e la magia, gli incantesimi e la negromanzia, la cupidigia del denaro... » (Rito iniz. cristiana degli adulti pp. 59, 74-75).

La potestà che ha la Chiesa, per delega di Cristo, contro gli spiriti del male, ce l'ha anche il cristiano, secondo misura.

Il cristiano è congiunto a Cristo nel suo Mistico Corpo, è animato dallo Spirito Santo, e partecipa dell'autorità di Cristo.

Dice il Balducci nella sua pregiata opera « Gli indemoniati » che il semplice cristiano a due titoli può esercitare il suo potere sul diavolo, quando esso esercita il suo influsso su una persona e su un ambiente:

a) in forza di un carisma particolare (carisma di liberazione, Mc. 16,17) che gli conferisce un effettivo potere sul demonio;

b) in forza dell'appropriazione del potere di Cristo, a cui è congiunto, e in nome di Cui può allontanare il maligno (Balducci, Gli indemoniati, Roma, 1959, pp. 95-99).

Per il predetto autore l'efficacia del potere carismatico è sicura e l'effetto è infallibile; nel caso invece dell'appropriazione del potere di Cristo, l'efficacia non è sicura, mancando la forza carismatica (dono personale) e la forza dell'impetrazione della Chiesa.

Se tutto questo è vero, tuttavia, in pratica, quando si tratta di casi di infestazione o di presenze maligne, ogni prudenza non è mai eccessiva. Possiamo trovarci di fronte a cariche esplosive, di ordine spirituale, che possono deflagrare e seriamente nuocere a chi non è preparato.

Resta fermo che, nei casi di possessione accertata, l'esorcismo è riservato all'Ordinario e al suo delegato, e che anche chi ha il dono carismatico, non può intervenire. La nuova legislazione della Chiesa è chiara al riguardo (con 1172, c.j.c.).

Il semplice fedele che vuole appropriarsi del potere di Cristo può farlo, ma con maggiore prudenza, sapendo di esporsi a gravi rischi, ove egli non sia intimamente congiunto con Cristo. Se poi il fedele è debole nella fede o nella carità, se soprattutto ha subito di recente influssi demoniaci da cui non si è completamente ristabilito, allora ogni intervento fatto da solo è sconsigliabile, anzi deve essere vietato.

Diverso è il caso quando il cristiano è attaccato lui stesso da Satana. Allora egli può usare tutte le armi per autoliberarsi, può appellarsi all'autorità di Cristo e ingiungere al diavolo di allontanarsi.

Dobbiamo avere fiducia nella potenza di Dio che è in noi e nella forza della preghiera. « Resistete al diavolo - ci dice S. Giacomo - ed egli fuggirà da voi » (Gc. 4,7). Erma ammonisce: « Non temere il diavolo; temendo infatti il Signore dominerai il diavolo perché in lui non c'è potenza » (Erma Il Pastore. mandato 7,2); e ancora: « Il diavolo può combattere, ma non può trionfare. Se lo contrastate, vinto e scornato fuggirà da voi... Il diavolo va da tutti i servi di Dio, per provarli. Quelli che sono pieni di fede gli resistono energicamente e lui si allontana da loro non avendo per dove entrare » (o.c. mand. 12). L'autore delle Recognitiones dice: « Quando avrete abbandonato il peccato e avrete creduto in Dio con tutto il trasporto del vostro essere, anche dagli altri potete cacciare il
diavolo » (Recognitiones, 4,32), Pg. 1,1329).

Le buone opere, poi, ci mettono in condizione di superiorità sul diavolo. Ce lo dice Origene: « Coloro che con le buone opere gravano la mano sul diavolo, anche se non lo arrivano ad espellere completamente, certamente se lo rendono tributario e soggetto ». (Origene, o.c., hom. 24,1; Mg. 12,940).

Purtroppo il mondo oggi è attraversato da orde di diavoli scatenati. Il cristiano deve arrestarli o sviare i loro agguati con l'esempio di vita buona, vincendo il male col bene, e con la preghiera assidua. Abbiamo una bella preghiera alla Madonna, dettata dalla stessa Augusta Regina ad un'anima devota, e indulgenziata da S. Pio X nel 1908: « O Augusta Regina del cielo e sovrana degli angeli, a voi che avete ricevuto da Dio il potere e la missione di schiacciare la testa di satana, noi chiediamo umilmente di mandarci legioni celesti, perché al vostro comando inseguano i demoni, li combattano dappertutto, reprimano la loro audacia e li respingano nell'abisso ».

E c'è l'altra bella preghiera composta da Leone XIII all'Arcangelo S. Michele, che si recitava dopo la S. Messa insieme al Prologo di S. Giovanni, prima della riforma liturgica, e che sarebbe bene riprendere: « S. Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; contro le malvagità e le insidie del diavolo sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: Comandi a lui il Signore!, e tu, principe delle milizie celesti, con la forza di Dio ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni, i quali scorazzano per il mondo a perdizione delle anime ».

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23/02/2010 21:46
 
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6. I campi di Satana

« I dominatori di questo mondo di tenebra, gli spiriti che abitano nelle regioni dell'aria » (Ef. 6,12) scorazzano per tutta la terra, percorrono le vie delle grandi città, e le vie del deserto, penetrano nelle case dei peccatori ed anche nella casa di Dio, bivaccano nelle oasi del peccato e della violenza fisica e mentale, e si infiltrano, anche nelle cose sante.

Ma i campi preferenziali in cui il nemico scende per combattere l'uomo sono:


1) Il campo dell'errore

Spirito di menzogna, padre di ogni errore e di ogni eresia, come lo dicono gli antichi Padri della Chiesa, il diavolo semina zizzania di false dottrine, confonde le idee, crea pericolose e funeste ideologie, suscita contese, divisioni, scismi Arriva talvolta a vestirsi di angelo di luce (2 Cor. 11,14) per sedurre anche gli eletti.

Nei singoli suscita dubbi e perplessità, mescola il vero e il falso dando parvenza di verità a ciò che è erroneo Sostiene la pervicacia in coloro che sostengono posizioni errate, con capziosi ragionamenti.

Nelle masse fomenta l'incredulità, scredita la dottrina della Chiesa e le venerande tradizioni, scardina la fede nei suo fondamenti, oscura i grandi valori dello spirito, afferma il materialismo servendosi di tutti i mezzi di comunicazione sociale per avvelenare le menti e corrodere i costumi.

In questo campo così vasto sono in attività moltissimi demoni, intelligenze decadute di diverso grado e potenza, che usano con astuzia le loro arti per ottenebrare l'intelletto de l'uomo e impedire l'acquisizione della verità.

Quando vengono individuati sollecitano la curiosità di sapere, invitano al ragionamento, cercano di trarre l'interlocutore nel loro campo, come fece il serpente con Eva. Con tutti questi generi di demoni è saggia cosa restare nel campo della fede, ossia nel nostro terreno, e appellarci sempre, come fece Gesù nel deserto, alla parola di Dio.

2) Il campo del peccato

E' un campo vastissimo. Per invidia del diavolo il peccato è entrato in questo modo, e per l'attività del diavolo domina in questo mondo. La nostra civiltà è permeata di peccato; le stesse strutture sociali sono viziate di peccato e non si possono sostenere senza di esso.

Si tratta in particolare di tutti i peccati di perversione sessuale, di odio e di violenza, di ingiustizie e di oppressioni, tutti i peccati connessi con le tre concupiscenze di cui parla Giovanni (1 Gv. 2,16).
E’ chiaro che in ogni peccato non bisogna vedere Satana, ed è ancora più chiaro che in ogni peccato, anche il più grave e degradante, la responsabilità prima non è di Satana, ma dell'uomo che si lascia sedurre e si fa complice nel male.

Tuttavia in tante situazioni di peccato la presenza di Satana è evidente e bisogna identificare i singoli demoni che le sostengono.

Bisogna discernere in qual modo siano entrati, in qual modo operino, e in qual modo possano essere vinti, per non combattere « come chi batte l'aria » (1 Cor. 9,26), ma con armi appropriate.


3) Il campo della malattia

Certamente c'è un nesso misterioso tra malattia e demonio, come tra malattia e peccato. La malattia appartiene al mondo decaduto, dove domina il male e l'autore primo del male.

Il demonio può esercitare il suo influsso diretto sul corpo, come su qualunque materia, può influenzare le funzioni fisiopsichiche dell'uomo, come abbiamo detto più sopra, e indirettamente anche le sue facoltà superiori.

Può il demonio causare direttamente le malattie?
Lo abbiamo accennato sopra.
Generalmente si ritiene che egli direttamente non può causare le malattie; ma solo perché Dio non lo permette. In linea assoluta lo potrebbe, diversamente di come deve dirsi per il peccato. Infatti non si può mettere sullo stesso piano il peccato e la malattia, perché nel peccato è coinvolta la responsabilità dell'uomo, essere libero, e il suo destino eterno, mentre nella malattia non è coinvolta la responsabilità morale dell'uomo né il suo destino.

Ma è poi sicuro che Dio non lo permette? Il caso di Giobbe, e tanto più il caso della donna « che uno spirito teneva inferma da diciotto anni » e che Cristo guarisce, sciogliendola
« dal legame di Satana » (Lc. 13,11-16), dovrebbero farci riflettere; come dovrebbero farci riflettere tanti casi di malefici, in cui la malattia legata alla fattura o all'attacco psichico arriva inesorabilmente

Comunque, se nella linea ordinaria il diavolo non causa direttamente la malattia, tuttavia entra largamente nel campo della malattia sia fisica che psichica, soprattutto in questa.

Il diavolo manipola quello che trova nella persona. Può acuire una malattia già presente, può impedirne la guarigione. Il diavolo è presente in alcune malattie fisiche inspiegabili e resistenti a qualunque cura, è presente in alcune nevrosi e psicosi; senza volere dire con questo che tutto ciò che è inspiegabile sul piano fisico o psichico debba attribuirsi a lui.

L'attività del diavolo nelle malattie è piuttosto a livello morale. La malattia menoma le forze di resistenza della persona, ed offre facile adito alle forze diaboliche della paura, della sfiducia, della disperazione, della dissociazione, della ribellione a Dio. Il diavolo procura all'uomo ammalato sconforto, amarezza; Spinge talvolta al suicidio.

Ci vuole molto discernimento per vedere nella luce di Dio uno stato morboso e individuare il luogo dove il nemico eventualmente si annida, e come esercita il suo influsso nell'ammalato, per approntare i più opportuni rimedi spirituali.

4) II campo della magia

E’ il campo degli interventi più distruttivi e più sconcertanti di Satana. Stregonerie, spiritismo, occultismo e simili comportano il più delle volte la presenza del demonio. Già tante operazioni si compiono con l'aiuto del demonio, invocato direttamente, specialmente nelle pratiche della magia nera. Quanto meno le pratiche occulte e i riti magici ne favoriscono l'interferenza.

E' vero che oggi la scienza ritiene fondatamente che molti dei fenomeni paranormali (psicometria, poltergeist, telecinesi) che prima venivano attribuiti al diavolo (ipotesi demoniaca) o agli spiriti vaganti (ipotesi spiritica) o ad attacchi psichici da parte di anime incarnate o disincarnate (ipotesi occultista) oggi si attribuiscono a forze misteriose della psiche umana che in date occasioni si sviluppano in alcuni soggetti (ipotesi psichica), ma è pur vero che non tutto può spiegarsi con la natura, e che, a monte di molte manifestazioni misteriose, ci sono attività di esseri intelligenti e di forze malvagie. Quando non troviamo nei fenomeni la consequenzialità tra causa ed effetto, quando manca la costante tra i dati, per cui c'è varietà e imprevedibilità, noi propendiamo per l'interferenza di uno che manovra dietro le quinte.

Sta di fatto che la ricerca del meraviglioso - tentativo di rompere le barriere che Dio ha poste alle possibilità conoscitive e operative dell'uomo, contro l'ammonimento del Siracide, 3,21-24 - provoca l'intervento dello spirito ingannatore e seduttore.
Sir 3,21 Non cercare le cose troppo difficili per te, non indagare le cose per te troppo grandi. 22 Bada a quello che ti è stato comandato, poiché tu non devi occuparti delle cose misteriose. 23 Non sforzarti in ciò che trascende le tue capacità, poiché ti è stato mostrato più di quanto comprende un'intelligenza umana. 24 Molti ha fatto smarrire la loro presunzione, una misera illusione ha fuorviato i loro pensieri. 25 Un cuore ostinato alla fine cadrà nel male;

Abbiamo voluto accennare a. questi campi di Satana, perché è qui che il nemico opera preferenzialmente, disponendo le sue direttrici di marcia per distruggere la personalità dell'uomo, demolire il piano di Dio e affermare il suo schiavizzante dominio.


7. Il nemico all'attacco: le direttrici e le fasi di penetrazione


1) La tentazione

Nel Padre Nostro Cristo ci fa pregare: « ... e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male (o dal maligno) » (Mt. 6,13). C'è una tentazione umana, che cioè viene dall'uomo. « Ciascuno è piuttosto tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce », dice l'apostolo Giacomo (1,14), e altrove: « Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? » (Gc.4,1). S. Paolo scrive ai Corinzi: « Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via di uscita e la forza per sopportarla » (1 Cor. 10,13).

Ma c'è anche una tentazione diabolica (cfr. 1 Pt. 5,7-8; Ef. 6,11 ss.; At. 5,3; 1 Cor. 7,5).

Il primo ad essere tentato da Satana, che viene chiamato nel Vangelo « il tentatore » Mt. 4,3) fu Gesù (Mt. 4,1 ss.; Mc. 1,13; Lc. 4,2 ss.). E dopo Gesù tutti saremo tentati dal diavolo qualche volta, come furono tentati Simone e gli Apostoli: « Simone, Simone, ecco Satana ha cercato di vagliarvi come il grano... » (Lc. 22,31), e come saranno attaccati i discepoli del Signore: « Ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova... » (Ap. 2, 10).

Satana ci tenta indirettamente, attraverso strumenti umani (scandali, istigazioni al male, persecuzioni) o attraverso le passioni (1 Tim. 6,9; 1 Cor. 7,5).

Ci attacca direttamente nella sfera psichica, suscitando fantasie e ricordi, o nella sfera fisica, con molestie corporali.

La tentazioni diabolica diretta si caratterizza per la sua particolare violenza, la sua improvvisa irruzione, talvolta senza una causa plausibile e proporzionata; e cede facilmente ad una forte preghiera. Talvolta può persistere uno stato di tentazione, ma Dio « ci custodirà dal maligno » (2 Ts. 3,3).

Talvolta la tentazione assume carattere di vessazione o di persecuzione. Ricordiamo le vessazioni di Giobbe. Anche le prove di Tobia rientrano in quest'ordine: gli insulti della moglie, la cecità, ecc. Ci sono persone che sono continuamente attaccate da disgrazie personali e familiari, fisiche, economiche, morali. In tante di queste persone con disgrazie a catena riconosciamo le vessazioni di Satana. La « spina » di Paolo può essere una malattia o una persecuzione particolarmente pungente e insistente.

A volte Satana suscita persecuzioni anche da parte dei buoni, inspiegabili sotto il profilo umano, in cui si nota un accanimento, una insistenza che trovano la più plausibile spiegazione in un intervento persecutorio di Satana, cui Dio permette di tormentarci. In tutti questi casi bisogna tenersi fermi in Cristo, in attesa che la persecuzione abbia termine, sicuri che alla fine Dio « stritolerà il nemico sotto i vostri piedi » (Rom. 16,20).

La suggestione è una tentazione subdola, che si insinua in noi senza che ce ne accorgiamo. Il diavolo è un incantatore formidabile. Ammaliò Eva: « La donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza » (Gn. 3,6). Ammalia anche noi con i suoi incantesimi e con i suoi ragionamenti, ci dà una falsa sicurezza: « Non morirete affatto! Anzi Dio sa che... » (Gen. 3,4-5). Non dà spazio alla riflessione e alla luce e azione dello Spirito.

Lo scopo di Satana nella tentazione, sia che essa prenda il carattere di un attacco frontale o di una vessazione, sia che si presenti come una suggestione o una seduzione, è quello di ostacolate o interrompere il rapporto con Dio, e conseguentemente di sabotare e contrastare il regno di Dio nell'uomo. La lotta è sempre tra i due regni.

Non si sottolinea mai abbastanza l'astuzia del Nemico e la sua ostinatezza. La tattica più astuta è di non farsi riconoscere nella tentazione. Dietro un'avarizia ostinata, una libidine continua, un'iracondia ricorrente, un'ambizione nascosta che finalizza tutta la nostra attività, una stranezza di comportamento inspiegabile, ci può essere anche lui che si mimetizza. Il guaio è che spesso noi questo non lo vogliamo ammettere.

Il diavolo non desiste mai dal tentarci. Non desistette dal tentare Gesù, dopo il primo scacco nel deserto, ma tornò da lui all'ora stabilita, e non potendo piegarlo direttamente, cercò, attraverso l'odio dei Giudei e il tradimento di Giuda, di spazzarlo via da questo mondo, illudendosi di scalzare il suo regno.

Anche adesso, vinto, non desiste dal tentare i figli del Regno. « E’ l'avversario vecchio e il nemico antico colui col quale combattiamo - dice S. Cipriano - sono già quasi seimila anni che il diavolo attacca l'uomo. Dalla stessa esperienza consumata ha imparato tutti i modi di tentare, le arti e le insidie per uccidere » (Cyprianus, Epistula ad Fortunatum, Prefatio, 3, P.I., 4).

Le armi migliori contro la tentazione sono la vigilanza e la preghiera, come ci ha insegnato il Signore (Mt. 26,61), o anche il ricorso alla parola di Dio, come ha fatto lo stesso Signore (Mt. 4,4).


2) Oppressione

L'oppressione diabolica si ha quando un demonio o più demoni creano attorno a noi un clima di pesantezza che schiaccia, incatena, offusca la mente, intorpidisce la volontà e smorza l'entusiasmo. A volte crea eccitazione, e l'atmosfera - per es. in una riunione - diventa elettrica, irritante. Non ci si accetta gli uni gli altri, corre astio, animosità, dissidio tra le persone, senza che le persone stesse sappiano spiegarsi il perché.

Talvolta il diavolo crea svogliatezza, o sonnolenza. Un torpore invade più o meno tutti.

Le persone sensibili - soprattutto i sensitivi - avvertono subito l'oppressione diabolica in un ambiente, o in una assemblea. Le persone « opache » ne subiscono l'effetto, senza rendersene conto.

Col discernimento degli spiriti è facile accorgersi, a livello carismatico, dell'oppressione diabolica e scoprire quali demoni sono in attività. Una buona preghiera di liberazione è sufficiente a ristabilire l'equilibrio, se si tratta di un ambiente sano; se invece si tratta di un ambiente malsano, vizioso, è difficile eliminare il clima di oppressione che appunto è dovuto al peccato (pornografia, prostituzione, violenza, ecc.).


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23/02/2010 21:46
 
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3 ) Infestazione locale.

Abbiamo affermato che il diavolo può esercitare attività diretta sulla natura inanimata e animata inferiore, per arrivare all'uomo. L'infestazione locale può rivestire carattere di maleficio.
Attenti a non confondere l’infestazione con fenomeni di poltergeist (esplosione di forze naturali concentrate, che venivano attribuite ad uno spirito rumoroso - poltergeist).
In genere infestazione e poltergeist presentano differente ri­levabili ad una attenta diagnosi. Gli incidenti di poltergeist sono collegati con un individuo, mentre le infestazioni sembrano connesse con una località, generalmente una casa. Nel poltergeist predominano i disturbi fisici, nelle infestazioni le esperienze allucinatorie. Queste esperienze possono comprendere appari­zioni di fantasmi, rumori di passi, ombre; e sono dette allucinatorie perché sono percepibili da una sola persona. Differiscono queste allucinazioni da quelle di persone turbate mentalmente (psicastenia, isteria ecc.); si riferiscono ad esperienze analoghe avute da altre persone, indipendentemente, e corrispondono a fatti o persone del passato, e sono dunque da considerare allucinazioni « veridiche » (cfr. William Roll - Il pol­tergeist, Ed. Ancora, Milano, 1978, pp. 215-222).
Le infestazioni tendono a durare per lunghi periodi; mentre i fenomeni di poltergeist sono di breve durata (due o tre mesi). Le infestazioni non sono legate ad una persona vivente, mentre in genere lo sono i fenomeni di poltergeist.
Per noi i fenomeni di poltergeist possono spiegarsi naturalmente, per via del potenziale energetico (PK) che in alcuni soggetti è generato da forti cariche passionali, anche se l'in­dividuo non se ne accorge, le quali scaricano l'energia sugli oggetti vicini producendo movimenti e rumori.
Le infestazioni, invece, mentre per i cultori di parapsicologia vengono fatte rientrare nei fenomeni ESP, per noi in gran parte vanno attribuite a forze demoniache.
È chiaro che quando ad un attento esame le manifestazioni sono da attribuire al potenziale PK, l'eventuale intervento nostro - il caso per sé va risolto dal psicoterapista - mira a rendere consapevole l'individuo della realtà dei fatti. Sappia­mo che quando l'uomo diviene consapevole delle sue forze segrete distruttive, queste perdono il loro carattere di aggres­sività. Conviene, nel caso, far rientrare queste forze che hanno assunto aspetto demoniaco e riordinarle in senso positivo, in modo che, integrate, siano forze costruttive e creative nella persona.
Le manifestazioni di infestazione, una volta accertate, van­no trattate con preghiera di liberazione e, nei casi più molesti, vanno rimesse all'esorcista.
8. L'attacco di Satana all'interno

Fin qui abbiamo considerato l'attacco esterno del nemico. Con la tentazione, la vessazione, l'oppressione, l'infestazione locale, il diavolo ci disturba dal di fuori. Adesso consideriamo una prima serie di attacchi dal di dentro, attraverso infiltrazioni interne sempre più profonde che racchiudiamo sotto un'unica denominazione, infestazione.
Riprendiamo da un libro scritto da una comunità france­se carismatica, edito a cura, del dr. Philippe Madre, e tradotto in italiano col titolo « Ma liberaci dal male », ed. REM, Roma, 1980, alcune linee interessanti, perché frutto della loro espe­rienza.
Il peccato originale ha intaccato l'uomo, e sebbene le due facoltà superiori dell'anima, sia pure indebolite, sono rimaste integre, tuttavia le funzioni « corruttibili » dell'anima, cioè la facoltà di ricordare, l'immaginazione e l'affettività, nella loro « espressione corporale », che sono le passioni, sono ri­maste fragili, lese, esposte a molteplici aggressioni e perciò aperte alle suggestioni del male.
Il diavolo, non potendo attaccare direttamente le facoltà superiori, si insinua attraverso le « incrinature » della psiche ferita. Quando arriva a mettere piede su una porzione della in­crinatura psichica, progredisce subdolamente, come un cancro, attraverso le brecce della memoria, dell'immaginazione, della affettività, allo scopo di indebolire la volontà, sede della libertà, che tende ad asservire. « Esiste dunque tutta una gamma di gradi di alienazione che bisogna conoscere per poterli discernere nel corso della liberazione » (o.c., p. 68). Il guaio è che « il ma­ligno non attende il sì decisivo della volontà per entrare. L'uomo può dire di sì al maligno involontariamente, per ignoranza o per semplice stanchezza, senza la minima idea delle tremende conseguenze... Solamente più tardi prenderà coscienza dell'ostacolo sempre più grande che lo aliena in certe manifestazioni del­la sua personalità » (o.c., p. 68).
I settori dell'anima che possono essere pervertiti sono:
Memoria. E' la facoltà di ricordare situazioni dolorose o felici, rimosse talvolta nelle profondità di un inconscio non bene scandagliato. La memoria può imporre immagini dolorose a scadenza ripetuta, generando un profondo stato di ansia. La volontà potrebbe dominare questa ridda di pensieri, ma avrebbe bisogno di una grazia speciale dello Spirito Santo: la memoria non è più docile ai movimenti della volontà e si pro­duce, soprattutto negli individui di coscienza delicata, uno stato di colpevolezza che aumenta l'ansia.
Il discernimento, a questo punto, deve dirci se si tratti di una pura patologia psichica - e allora il caso va portato al medico adatto - oppure, se c'entra il maligno, occorre soste­nere lo stato di ansia e di colpevolezza.
In questo caso bisogna ricorrere alla preghiera di libera­zione, che mira non tanto a cancellare i ricordi ripetitivi e trau­matizzanti, quanto a cacciare il maligno per disinnescare dalla loro azione distruggitrice i ritmi mnemonici e mettere gli stessi ricordi nella luce dello Spirito, il quale, risvegliando la memo­ria ontologica del nostro essere figli di Dio, amati da Lui, ci di­fende dalle insinuazioni del maligno.

Immaginazione. Questa facoltà corruttibile ci presenta spes­so le cose diverse dalla realtà. Il pericolo della immaginazione alienata è maggiore di quello della memoria, perché essa si basa non solo sul reale, ma anche sull'irreale; e il maligno, esperto nel creare miraggi, vi si trova a suo agio.
Sotto la spinta del maligno l'immaginazione può architetta­re tutto. L'intelligenza perde la sua lucidità e coerenza e inclina la volontà ad agire di conseguenza.
Rientrano nell'attività del maligno, al riguardo, allucina­zioni e deliri, che in realtà si ritrovano in tante malattie neuropsichiche.
Solo il discernimento e la preghiera di liberazione, fatta in seguito al discernimento, potranno dirci se ci troviamo di fronte ad una pura turba psichica o di fronte ad una azione del nemico.
Affettività. È una delle funzioni primordiali dell'anima. Sotto l'azione della grazia essa si orienta verso Dio e trova la sua stabilità. Nell'affettività, che non è il semplice amore, sono in giunco i nostri sentimenti, nei quali c'è un fondo di ego­centrismo. Il maligno attacca facilmente questa facoltà fragile, e può far deviare le nostre emozioni verso la sensualità e le altre passioni. Di qui il passo ai quadri anormali dell'affettività è breve: perversità, sadismo, masochismo, ansia patologica.
Solo il discernimento ci dirà se in questo quadro della per­versione dell'affettività ci sia di mezzo il maligno.
Una distinzione tra queste tre facoltà non si può fare quando c'è di mezzo l'influsso del maligno, perché egli, infil­trandosi, attacca tutte e tre le facoltà.
Se c'è distinzione da fare, questa, in linea pratica, è sul grado di influsso che il nemico esercita all'interno dell'anima umana.
a) Primo grado: la ferita. È una piaga benigna dell'anima, nella quale la memoria, l'affettività o l'immaginazione sono sta­te lese. La lesione comporta una difficoltà di rapporti con gli altri. La volontà resiste, ma, nonostante la buona volontà, la persona è presa da pensieri, sentimenti, preoccupazioni insisten­ti, giudizi, aggressività.
La persona è turbata e vive penosamente, soprattutto se è in ambiente religioso, e cade in uno stato di conflitto e di ansietà.
La psicoterapia arriva, in questo caso, ad individuare le cause psicologiche del disagio, cioè le circostanze che hanno originato e sostengono « per ricordo » il conflitto, ma la terapia è poco efficace. Una preghiera di intercessione può risolvere il caso.
b) Secondo grado: la legatura. È un grado maggiore di in­fluenza del maligno. Può provenire da aggravamento della feri­ta, oppure può prodursi direttamente in circostanze pericolose.

Il legame può rimanere nascosto per parecchio tempo e manifestarsi dopo, quando la persona cerca di superarsi. La persona si sente legata da situazioni precedenti. La volontà è ostacolata, non libera di esprimersi come vorrebbe, perché legata.

Quattro sono le caratteristiche di un legame:

1) una resistenza di ordine spirituale non semplicemente psicologica, sebbene sia scontato che ciò che è di ordine spi­rituale passa pure per lo psicologico e il fisiologico, a causa dell’unità della persona. Ma la radice è di ordine spirituale, come ad es. in un dubbio ostinato, che resiste anche per anni, e non si scioglie con nessun colloquio, non si attenua con i mezzi ordi­nari di grazia, e affossa sempre più la persona. In questo caso
il legame attacca la fede o la speranza. Il nemico tende ad an­nebbiare la persona legata e a portarla alla disperazione;
2) settorialità. Il legame è settoriale, delimitato ad una sfera. Una persona legata nel dubbio, può essere eccellente nella carità verso il prossimo, può annunciare con efficacia la parola di Dio, può osservare bene la castità. In altri termi­ni, la vita spirituale è bloccata solo in un antro;
3) compulsività. L'uomo legato in un punto è come ne­cessitato. Non può farci niente. È in quello stato, suo malgra­do. Non può per es. reprimere quel dubbio, reprimere quel­l'ostilità legata ad un ricordo;
4) dinamismo. Il legame ha un suo dinamismo, cioè un suo processo di sviluppo. Cresce, cioè, e blocca sempre più la persona in quel settore. Come chi è impedito di camminare bene con una gamba, a poco a poco avverte che la gamba si paralizza, e poi si atrofizza, se non corre ai rimedi.
Solo quando si trovano le quattro caratteristiche di cui sopra, si può parlare di un legame di origine diabolica, da di­stinguere dai semplici legami di natura psicologica.

Qual è la causa dei legami?

a) la prima fonte è il peccato, anzi possiamo dire che in ogni legame non manca mai il peccato. Possono causare le­gami i persistenti peccati di odio, e di deviazione morale, o di pratica di alcool, di droga.
b) Altra fonte molto comune sono le pratiche occulte, spi­ritismo, magia, esoterismo. Anche chi frequenta maghi, o strin­ge amicizia con persone malefiche e pervertite fino a farle entrare nella propria vita, può contrarre dei legami.
c) Altra fonte di legami sono i malefici, quando colpevol­mente la persona colpita presta il fianco alla persona attaccante.

Il legame si scioglie con la scoperta della causa che l'ha prodotto. Bisogna scoprire la verità, cioè fare verità sulla si­tuazione.
Scoperta la verità, o la causa del legame, bisogna proce­dere alla rinuncia alla causa che l'ha prodotto.
In questa operazione, il più delle volte, è necessaria la presenza del sacerdote o dell'esorcista, che scopra e faccia ca­dere l’« intonaco », che « stracci i veli », « strappi i lacci » che « irretiscono le anime come uccelli », e lasci libera « la preda » (Ez. 13,11-12; 20,21).

c) Terzo grado: infestazione maligna. L'individuo non è soltanto legato, ma abitato da una o più potenze, innestate nel suo essere umano, nell'anima o anche nel corpo. La persona si accorge che c'è « qualche cosa » in lei, di « estraneo », che tal­volta la spinge a fare ciò che non vuole, e la vuole distruggere.
L'infestazione porta un certo oscuramento della intelli­genza, e un certo indebolimento della volontà. La persona è pre­sa spesso da ansia irrazionale, e diventa talvolta impulsiva o aggressiva, preda di pensieri osceni o blasfemi. È in stato di quasi permanente conflitto interiore per questa « invasione » di forze « estranee ».
Solo il discernimento ci può consentire di individuare una infestazione o invasione maligna, di precisare le « potenze » oc­cupanti, e di saggiare quale tipo di preghiera sia più efficace.
Il discernimento deve essere fatto con cura quando si ri­scontrano « presenze », per distinguerle da eventuali presenze proiettate dalla persona dissociata o indotte per suggestione da altre persone. Le « presenze » diaboliche hanno delle caratte­ristiche « proprie » che bisogna sapere riconoscere, come dire­mo parlando del discernimento.
La preghiera di liberazione comporta normalmente l'in­tervento del carisma di autorità. Nei casi più resistenti, ri­mandare all'esorcista.
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23/02/2010 21:47
 
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9. Turbe psichiche e influsso del maligno

Un tempo i traumi della psiche, e tutte quelle turbe che oggi vanno sotto il nome di psicosi, venivano attribuiti al maligno. Così epilettici e isterici spesso venivano classificati come posseduti da spiriti maligni. Lo sviluppo della psichiatria ha chiarito in moltissimi casi l'origine naturale delle turbe neuropsichiche.
Tuttavia, nota bene il dr. Madre, nel libro citato « Ma liberaci dal Maligno » (p. 87-88), tanti punti oscuri sono rima­sti: « le scoperte scientifiche non offrono nessun valido argo­mento per negare la realtà del maligno... Senza voler cadere in eccessi, noi siamo attualmente portati a considerare la pos­sibilità di una influenza maligna, sia come fenomeno aggiunto, che aggrava talvolta una alterazione psichica in atto, sia come causa di una malattia psichica evidente, che ne è solamente l'effetto ».
È chiaro, continua il dr. Madre, che bisogna guardarsi da una facile demonologia, ma neanche bisogna eliminare troppo rapidamente la dimensione spirituale della malattia. « Dispia­ce constatare che molti psichiatri, anche cristiani, rifiutano di prendere in considerazione queste realtà » (o.c., p. 88).
Certamente l'anamnesi, nei casi di nevrosi e di psicosi, va fatta con molto discernimento, per concludere che si tratti di sintomi dovuti non solamente a cause psichiche ma anche a fattori di altra dimensione.
Conviene esaminare la qualità e la tonalità dei sintomi. Molte affezioni neuropsichiche presentano sintomi analoghi a quelli della infestazione maligna. Allucinazioni interne ed ester­ne possono trovarsi nei psicastenici e negli isterici; deliri, idee impulsive possono trovarsi nei melanconici e in tante forme di depressione psichica; possono anche ritrovarsi negli infestati.
La tonalità di questi disturbi, l'indagine di quando e di come sono sorti, ci possono aiutare a riconoscere una causa naturale o una causa estrapsichica. L'esame della personalità, se è un neurolabile e se lo è sempre stato; se appartiene ad una famiglia di neurolabili, ed altri elementi possono aiutarci nella diagnosi. L'esame del contesto, cioè dell'ambiente in cui la per­sona ha vissuto, delle persone e dei luoghi che ha praticati, ci può orientare nel formularci un giudizio sulla causa dei disturbi.
Soprattutto il discernimento in preghiera ci guiderà nello individuare il nemico, se effettivamente si nasconde in una par­te della psiche o anche del corpo.
Nel dubbio una preghiera di intercessione fa sempre bene; ma non procedere ad una preghiera di liberazione con impiego di autorità sullo spirito del male, se non si è moralmente si­curi dell'infestazione maligna.
10. Il maleficio e i disturbi fisici

Il maleficio è una forma particolare di magia nera, che si esplica attraverso riti e cerimoniali, allo scopo di nuocere alle persone. Si chiama anche fattura, perché si agisce con partico­lari oggetti opportunamente preparati.
Nel maleficio, diversamente da quanto si può supporre nella magia bianca, in cui si vuole recare un beneficio agli altri, interviene in genere il diavolo, sia che lo si invochi di­rettamente o meno, tanto che gli antichi definirono il maleficio:
Arte di nuocere agli altri con l'intervento del demonio ».
Il materiale usato come strumento di fattura è molto va­rio e strano, ma ha valore di segno sensibile che veicola la vo­lontà perversa di nuocere e costituisce lo strumento esterno attraverso cui Satana esercita il suo influsso negativo.
Nella fattura dunque bisogna distinguere tre elementi:
1) la volontà di nuocere dell'operatore, il quale carica un og­getto di perversi sentimenti;
2) l'oggetto che è caricato di questi sentimenti perversi, il quale tanto più riesce pericoloso quanto più è stato caricato;
3) il diavolo che, attraverso questo oggetto, si rende presente e nuoce alla persona contro cui è diretto il maleficio.
Il diavolo attraverso la fattura, confezionata con formule magiche e malefiche, riceve un culto di adorazione, di cui lo scimmiottatore di Dio, è avidissimo.
Il maleficio, secondo gli effetti che produce, è detto ama­torio, se dà luogo ad un forte sentimento di amore o di odio verso una persona; è venefico, se è inteso a produrre una malattia, un danno, un disturbo alla persona maleficiata, alla sua famiglia, ai suoi beni; è diabolico se è diretto a introdurre nella persona una presenza maligna, che la infesti o la ossessioni.
Il maleficio, secondo come viene operato, è diretto o indiretto.
Il maleficio diretto si compie direttamente sulla persona della vittima, con materiale debitamente preparato (sangue, ossa di morti, polveri, erbe) e confezionato con formule oc­culte, che viene mescolato al cibo o alla bevanda, o viene messo in contatto con la persona.
Il maleficio indiretto si attua su oggetti che rappresentano la vittima, su una sua fotografia, su un suo indumento, o su un altro materiale rappresentativo (un pupazzo, una bambola, un animaletto) che è materiale di transfert, su cui si scarica il male che si vuole, con segni e con parole.
La scelta e la manipolazione del materiale sono regolate dal principio di omeopatia: il simile produce il simile. L'ope­razione su materiale obbedisce pure al principio di analogia. Così:
a) con l'infissione di chiodi, aghi, coltelli si vuole produrre sofferenza e strazio nella vittima;
b) con la putrefazione (sotterrando per es. la fattura) si vuole produrre, attraverso una malattia inesorabile, il deperimento e la morte della vittima (fattura a morte);
c) con l'annodamento o legatura del materiale di transfert (capelli, strisce di stoffa, ecc.) si vuole produrre impedimento, difficoltà, impossibilità a realizzare una cosa (per es. ,legatura al matrimonio, legatura alla generazione, al rappor­to sessuale) oppure difficoltà a sciogliersi da una situazione.
Gli annodamenti di crini di cavallo, i fittissimi intrecci di capelli sulle teste di donne o di bambini (trecce di donne), i fit­tissimi trapunti su materassi con disegni di corone, lasciano talvolta allibiti per la loro maestria e improvvisa presenza, e tradiscono l'intervento misterioso di una mano invisibile.
Il maleficio opera più efficacemente se la persona fatturata sa delle pratiche che sono state eseguite a suo danno.
Tra i popoli primitivi, presso i quali le pratiche magiche sono molto sviluppate, lo stregone informa sempre, diretta­mente o indirettamente, la vittima designata. In questo caso entra in giunco la suggestione, che, operando nel soggetto fa­cilmente impressionabile, produce il suo effetto, spesso imme­diato: la vittima si ammala, deperisce, e in pochi giorni muore (maleficio a morte). La casistica è molto vasta al riguardo (cfr. Diz. Enciclopedico di Parapsicologia, Popoli primitivi, sorti­legi, Fabbri, 1984, pp. 447 ss.).
Quando la vittima non sa, più difficilmente la fattura
• sortilegio ottiene l'effetto desiderato; se l'effetto viene otte­nuto all'insaputa totale della vittima, allora bisogna ammettere l'intervento di una forza occulta, che noi crediamo sia lo spirito cattivo, invocato dal mago, o a cui il mago è asservito.
Tuttavia, anche in questo caso, l'efficacia della fattura ha sempre dei limiti.
La limitazione proviene:
a) dal demonio stesso che è bu­giardo, non mantiene le promesse, e inganna i suoi stessi ser­vitori;
b) dagli operatori di maleficio che non sanno operare
• spesso imbrogliano i clienti per amore di lucro;
c) dagli indi­vidui sui quali viene fatto il maleficio, i quali spesso sono re­frattari grazie all'aiuto di segni sacri;
d) dalla potenza divina che limita il potere del demonio o lo annulla completamente.
Un rilievo importante da farsi è che non bisogna credere facilmente ai malefici, ai sortilegi e alle fatture.
Un esame attento dei fatti tradisce il più delle volte, alla base di disturbi o di inconvenienti e insuccessi, cause psichiche e fattori naturali.
Pertanto occorre sfatare pregiudizi e facili allarmismi in per­sone che attribuiscono i loro mali o le loro disgrazie a interventi di megere, prezzolate da nemici o anche da parenti invidiosi.


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Terapia
Una volta accertata l'esistenza di un maleficio, o perché l'operatore ha confessato il suo crimine e l'effetto della fat­tura è manifesto, o perché il disturbo è inspiegabile, per es. una malattia resiste ad ogni cura perché non si conosce l'origine e si è fondato motivo per credere che ci sia di mezzo un maleficio, allora bisogna ricorrere ad una terapia.
La terapia soprannaturale è giustificata dal fatto che nel maleficiato opera, almeno mediante, cioè a mezzo della fattura, lo spirito maligno, il quale sostiene e alimenta il disturbo (per es. la malattia) e produce inoltre alcuni fenomeni tipici degli infestati e degli ossessi.
La preghiera di liberazione, ripetuta più volte, ha una sod­disfacente efficacia e blocca il disturbo o attenua i sintomi del male; scioglie inoltre molte legature. Nei casi più resistenti biso­gna ricorrere all'esorcista.
Più facile la liberazione con preghiera nei casi di maleficio semplice, senza fattura materiale, come nell'attacco psichico, sferrato da una persona che concentra il suo odio distruttivo, la sua rabbia o altro sentimento nel suo spirito e poi lo lascia flui­re sull'oggetto (un individuo, una cosa).
La terapia naturale consiste nella distruzione della fattura a cui è legato il maleficio o della formula magica con cui si è fatta una legatura.
Se la fattura è un cibo o una bevanda somministrati al maleficiato, questi vengono spesso rimessi nel corso della preghiera; se invece è un oggetto, questo va ritrovato e distrutto.
Quando si tratta di sciogliere un maleficio, è lecito chiedere lo scioglimento a chi lo ha fatto o consultare altra persona esper­ta in questo affare.
Non è però opportuno, come sostiene invece un autore peraltro molto apprezzato (Balduccí, Gli indemoniati, p. 572) rivolgersi ad uno stregone per togliere un maleficio, sia perché potrebbe farlo con un altro maleficio, sia perché in ogni inter­vento del genere non si usano sempre mezzi naturali.
Vale sempre la norma dettata dalla Chiesa di non ricor­rere ai maghi: « caveat ne ob hoc (maleficium) ad magos, vel ad sagas, vel ad alios, quam ad Ecclesiae ministros confugiat » (Rit. Rom. XII. c. t. 8).

11. Possessione diabolica
Per completezza, diciamo qualche cosa della possessione diabolica, che quando è piena rappresenta l'ultimo grado del dominio di Satana nell'uomo.
Nella possessione il diavolo può esercitare una attività in una parte del corpo, in una sfera particolare (possessione par­ziale o ossessione), e può esercitare la sua attività in tutto il corpo, senza peraltro possedere lo spirito (possessione piena).
L'unione con l'uomo è evidentemente estrinseca. Egli pe­netra ed esce a suo piacimento, per cui il paziente ha momenti o periodi di remissione del suo male. Ma quando il demonio è attivo, egli « si sostituisce alla forza direttiva dell'anima, dopo averla con violenza brutale ridotta impotente, e così da padrone dispotico opera in quel misero corpo a suo piacimento » (Bal­ducci, Gli indemoniati, p. 36). « Nel posseduto quindi è il diavolo che agisce, non più l'individuo, divenuto uno strumento cieco, docile, fatalmente obbediente, incapace di reagire alla forza maggiore che l'opprime » (Balducci, o. c., p. 37).
Tuttavia, se la persona è in grazia di Dio, permane in essa la inabitazione della SS.ma Trinità, anche negli arnesi diabolici.
Che il diavolo possa giungere a tanto ce lo documenta il Vangelo, come negli episodi dell'indemoniato di Gerasa, pos­seduto da Legione, e del fanciullo epilettico (Mc. 9,14-29). E ce lo documentano numerosi casi, di cui qualcuno sperimen­tato personalmente.
L'indemoniato presenta fenomeni caratteristici di ordine psichico, di ordine metapsichico, e di ordine spirituale.
La fenomenologia psichica rassomiglia molto a quella de­gli ammalati psichici, per cui occorre molto discernimento.
Questi disturbi si spiegano col fatto che le anomalie pro­dotte negli organi con la presenza maligna determinano squi­libri nell'esercizio della facoltà dell'anima, nella percezione, nella conoscenza, nella volizione.
Ma analoghi disturbi ritroviamo nei quadri clinici di molte malattie neuropsichiche. Disturbi allucinatori (allucinazioni esterne della vista, dell'udito, del tatto, allucinazioni cenestetiche e allucinazioni psichiche con presenze di oggetti ó di persone estra­nee) troviamo nella psicastenia, nell'isterismo, ecc. Disturbi im­pulsivi (atti sconnessi o coatti, attentati sessuali o suicidi, la­cerazioni, morsi ecc.) troviamo nell'epilessia, nella schizofrenia, ecc. Idee deliranti (deliri di esaltazione, di depressione, deliri di colpa, deliri di accusa) troviamo nella paranoia e in altre psicosi maniaco-depressive.
Solo l'esame anamnestico e diagnostico, fatto possibilmen­te da un medico specialista, può orientarci sulla naturalità o pre­ternaturalità dei predetti disturbi. E diciamo subito che non sono tanto i disturbi che debbono metterci in allarme sulla possibile presenza diabolica, quanto le modalità con cui essi si manifestano e la correlazione con altri dati già acquisiti.
La fenomenologia metapsichica, così detta perché presenta analogia con i fenomeni paranormali che si verificano talvolta in alcuni soggetti, naturalmente, accompagna gli stadi più acuti del male.
Si tratta di fenomeni di chiaroveggenza, di psicometria, di telecinesi. Il posseduto mostra di conoscere cose occulte o lon­tane, di sapere fatti e circostanze della vita delle persone pre­senti; mostra la capacità di spostare gli oggetti da un punto al­l'altro, di prendere posizioni strane e mirabolanti; sviluppa tal­volta una forza superiore alle sue condizioni fisiche, ecc.
Questi fenomeni, presi in sé isolatamente, non dimostrano la presenza diabolica. Ma quando sono molti e rivelano dietro le quinte un essere intelligente che manovra a suo piacere, e varia i segni senza un nesso di consequenzialità, allora noi legit­timamente possiamo orientarci per una possessione diabolica.
I fenomeni di ordine spirituale sono:
a) L'avversione al sacro. Il posseduto dimostra uno spicca­to senso di avversione alle cose sacre, al nome di Gesù e di Maria, ai segni sacri, alle reliquie dei santi, agli Agnus Dei e ai crocifissi; talvolta avversione ad entrare in chiesa o ad assi­stere ad azioni liturgiche, alla recita delle preghiere.
Questa avversione non si nota sempre, anche nei casi ac­certati, ma è molto frequente ed ha una sua precisa tonalità, che la distingue da altra avversione al sacro o al fastidio per la preghiera che notiamo in alcune persone isteriche.
b) La vocazione al male. Il diavolo vuole sempre il male, o di ordine mentale (errore, menzogna, aberrazioni di idee) o morale (peccato, perversione, distruzione della personalità). Nell'indemoniato notiamo i segni di questa attività nascosta di Satana; quando questi segni mancano, o non c'è vera posses­sione, ovvero la possessione non è maligna e pericolosa.

Anche nel corpo il diavolo possidente lascia dei segni, che gli esperti riconoscono a prima vista.
È possibile una presenza demoniaca limitata ad un sem­plice disturbo fisico?
Sì, è possibile, ma si tratta sempre di possessione parzia­le. Direi che è più frequente di quanto non sembri, sebbene sia difficile averne la sicurezza.
Si tratta di malattie restie ad ogni cura, di disturbi molesti resistenti ad ogni terapia, che logorano la persona e la rovinano anche economicamente. Queste possessioni parziali vanno però in gran parte ricollegate ai malefici, a pratiche magiche e simili.
Dei segni che la Chiesa dà, nel Rituale Romano, per rico­noscere la possessione diabolica daremo un accenno parlando del discernimento, ma di sfuggita, perché questo libretto non è un manuale per esorcisti.
Le tentazioni di Gesù nel deserto
« Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato qua­ranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse:
« Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane ».
Ma egli rispose: "Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".
Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa,
lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse:
"Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli dà ordini al riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede".
Gesù gli rispose: "Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo ".
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un mon­te altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:
« Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai ».
Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto".
Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si acco­starono e lo servivano.
MATTEO 4,1-11



II - IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE

1. Conoscenza delle posizioni nemiche: il discernimento

È di somma importanza, prima di intraprendere una pre­ghiera di liberazione, conoscere su quale piano ci moviamo; cioè è necessario sapere:
a) se veramente la persona è sotto l'influsso del maligno ed ha perciò bisogno di liberazione;
b) in caso affermativo, quali demoni sono in attività e a quali livelli operano;
c) se è opportuno, nelle circostanze concrete, procedere alla preghiera di liberazione o consigliare altri mezzi.
Il discernimento degli spiriti, se è un dono carismatico (1 Cor. 12,10) utile all'esercizio di ogni mistero, perché ci fa cogliere il « vero di Dio » in ogni situazione di fatto o in ogni progetto o anche in una semplice ispirazione, nel ministero della liberazione è di somma utilità per il prezioso contributo che offre alla conoscenza del nemico che vogliamo combattere.
Il danno di una preghiera di liberazione, e tanto più di uno scon­giuro, fatto senza discernimento, può essere rilevante.

Il discernimento di cui parliamo non è da confondersi con l'intuito naturale di cui sono dotate alcune persone, che in una situazione ti spaccano il capello e colgono l'essenziale dal mar­ginale. Anche questo è un dono che può essere coltivato con l'uso, con l'ausilio del raziocinio e delle scienze umane, e può prestare un prezioso aiuto quando manca il dono del discer­nimento.
Non è neanche da confondersi con un altro dono naturale, che hanno alcuni sensitivi, di cogliere gli influssi negativi in un ambiente, in una persona, e da questi risalire alle fonti di emana­zione; talento anche questo molto utile che, usato con pruden­za soprannaturale, può rendere un buon servizio in alcune fasi della preghiera.
Il discernimento è una « luce » particolare che ci fa vedere in Dio come stanno le cose. Una « luce pregata » che si ottiene in preghiera e si esercita in preghiera; un dono dato da Dio agli umili e ai puri di cuore in una comunità orante, e che va usato comunitariamente con l'ausilio degli altri, con il confronto della parola divina e il senso della fede. Allora diventa anche un'arte umano-divina, perché si serve di criteri acquisiti attra­verso i dati rivelati e l'esperienza.
La prima cosa che bisogna fare, quando un fratello chie­de la preghiera di liberazione, è informarsi su di lui, guardarlo nella luce del Signore, e iniziare - in disparte se lo desidera - un dialogo con lui per avere un quadro generale della situa­zione, attraverso l'anamnesi personale, familiare, ambientale, anche se non approfondita.
Il primo punto da stabilire è l'origine naturale o preter­naturale dei disturbi, sofferenze e anomalie che il fratello accusa.
La maggior parte delle persone sofferenti che vengono a chiedere la liberazione sono affette da disturbi neuropsichici, e buona parte è passata, oltre che dai medici, da maghi e guaritori.
Bisogna allora assodare ciò che è semplicemente un di­sturbo naturale e ciò che, eventualmente, è da attribuire ad una infezione per pratiche magiche.
L'esperienza ci insegna che tante persone sono semplice­mente spaventate di avere in corpo qualche diavolo o di essere vittime di fatture. E una volta che sono rassicurate che non hanno diavoli e che non sono state fatturate, i disturbi si dileguano e tornano ad una vita tranquilla.
Tante volte si tratta di persone affette da nevrosi ossessive, somatizzate, di depressi psichici, ansiosi, angosciati, che attri­buiscono tutti i dolori e tutte le ansie al diavolo; con una buona preghiera di lode e di conforto si sentono rianimate, acquistano fiducia, escono dalla loro angoscia, e si avviano verso la guarigione.
Altre volte invece si tratta di persone isteriche. L'isteria in tutte le sue forme presenta dei disturbi e dei fenomeni che simulano bene i disturbi e i fenomeni dell'infestazione diabolica e anche della possessione parziale. Bisogna aver presenti i quadri clinici delle forme isteriche per non cadere in abbagli:
a) la sintomatologia psichica con i disturbi della sfera affettiva (depressione, eccitamento isterico) e della sfera della coscienza (letargia o sonno isterico, stati crepuscolari, sdoppia­mento della personalità, allucinazioni visive, auditive, sessuali,
deliri, ecc.);
b) la sintomatologia somatica, con i disturbi motori (pa­ralisi parziali, contratture spesso ad arco, ecc. ), disturbi sen­soriali (anestesie e, iperestesie, chiodo isterico sulla testa, bolo isterico o corpo estraneo che si muove all'interno), disturbi neu­rovegetativi e viscerali (febbre, pallore, rossore, dermografismo. spasmi, dolori intestinali, palpitazioni di cuore, vaginismo, pru­rito, sbadigli, ecc.).
È vero che a sostenere queste forme di isterismo può en­trare il maligno, ma questo va visto non tanto nei disturbi, nelle manifestazioni, quanto nei gangli vitali più profondi, nella sfera della mentalità e della affettività lese e portate a minare, ad esaltarsi, a ripiegarsi, a mettersi al centro dell'attenzione.
Comunque il trattamento spirituale degli isterici non è facile, né scevro da pericoli; e la preghiera di liberazione può attenuare il male, cacciando quel tanto di influsso del maligno che si è potuto insinuare e anche fissare, ma non risolverlo del tutto.
Le persone che sono passate per le mani di maghi e gua­ritori, quelle che effettivamente sono state oggetto di maleficio, hanno frequentato sedute spiritiche o corsi di pratiche esote­riche, vanno sottoposte ad attento esame, portando il discer­nimento sui seguenti punti di anamnesi:
a) pratiche occulte, personali o familiari, soprattutto su magie, spiritismo, divinazione;
b) frequenza di sette esoteriche e iniziazione a pratiche yogistiche di conoscenza trascendentale, concentrazione sull'ar­cano ecc.;
c) esperienze alienanti con droga, alcool e farmaci alle­nanti;
d) depravazioni sessuali di ogni specie, escluse le rela­zioni normali;
e) traumi psicoaffettivi dell'infanzia, adolescenza, età adulta.
La scoperta di uno o più elementi di questa anamnesi non significa infestazione diabolica. La sensibilità alle infestazioni maligne varia in larga misura, secondo la costituzione, la spi­ritualità della persona, l'ambiente in cui è vissuta.


2. Problema delle presenze

Un punto difficile di diagnosi restano sempre le presenze estranee che si autorivelano. Anche sotto il profilo teologico la questione non si può dire risolta.
Nel corso della preghiera si presentano delle entità, le più diverse, come talvolta avviene nelle sedute spiritiche. Par­lano in lingua volgare, nel dialetto del luogo o in altri dialetti, spesso in lingue, francese, inglese, tedesco, giapponese, arabo, qualche volta correttamente, più spesso approssimativamente. Le entità si qualificano come persone morte, di epoca recente o anche antica, in incidenti di strada o di lavoro, più spesso uccise. Appartengono alle più disparate categorie sociali, pro­fessionisti, operai, commercianti, casalinghe, pastori, contadini, soldati, preti, frati, suore.
Narrano i particolari della loro vita prima della loro morte violenta, dando le loro generalità, che tante volte alla verifica ri­sultano vere, altre volte invece false.
Alcuni di questi « individui » sono entrati spontaneamen­te, altri sono stati mandati, o per fare del male o per proteg­gere una persona. Alcuni si mostrano cattivi, pieni di livore e di odio, altri invece si mostrano buoni, religiosi, credenti in Dio. Altri si dicono dannati per sempre, in attesa di cadere nell'inferno, altri invece sono in viaggio verso Dio, come in uno stato di purificazione. Tanti esortano la persona a fare opere buone, persuasi che le opere buone della persona possedu­ta giovano anche a loro. Ne ho incontrati di quelli che, ramma­ricati di non poter amare Dio, tentano di avvicinarsi a Lui e di sentire l'eco dell'amore nella persona posseduta. Spesso aiu­tano la persona a pregare, pregano essi stessi nella persona ri­spondendo con devozione alle preghiere, o anche pregando spon­taneamente. Alcuni, che si qualificano inviati da Dio, indicano lo stato in cui si trova la persona posseduta, quanti spiriti ha in corpo, e dànno consigli per liberare la persona. Tanti do­mandano suffragi, e quando si è pregato per loro mostrano quie­te, gioia, e ringraziano forante.
Il problema si pone.
La prima ipotesi, quella comune presso il popolo, è che si tratta di anime di defunti, soprattutto di quelli morti violentemente, che vagano nell'aria e tendono ad entrare nei vi­venti per continuare in essi la propria vita interrotta anzi tempo. In questo loro vagare possono essere catturate dal demonio, soprattutto attraverso i maghi, e costrette ad entrare nelle persone per torturarle.
Questa ipotesi è da scartare. Le anime, dopo la morte, vanno al giudizio di Dio, che segna loro la sorte definitiva: pa­radiso, purgatorio, inferno.
E vero che il paradiso, il purgatorio, l'inferno, più che un luogo sono uno stato, e che, soprattutto nel tempo intermedio tra la morte e la futura risurrezione, Dio può permettere alle anime di stare in qualche luogo particolare. Ma non possiamo ammettere che queste anime siano alla mercé dei maghi, che le catturano, le strumentalizzano d'accordo con il diavolo, an­che se sono dannate, per nuocere ai viventi o per « aiutare » i viventi.
L'ipotesi dell'origine psichica di queste presenze è, oggi, quella che ha più credito.
L'uomo proietta quello che vuole essere, o quello di cui sente di aver bisogno, o quello di cui teme. Dà volto alle sue paure o ai suoi sogni, soprattutto quando è in una fase di disso­ciazione o di turbamento psichico.
A queste sue creazioni egli tende a dare personalità (pro­sopopesi); arriva ad identificarsi con esse, imitandone i gesti, il linguaggio, e finanche la fisionomia (trasfigurazione), quasi come avviene, nei limiti del normale, all'attore teatrale, che impersona il suo personaggio, lo imita a meraviglia, nei modi, nella voce, nell'espressione dei sentimenti, fino quasi a trasfi­gurarsi in esso. Le presenze allora sarebbero personalità fittizie, endogene.
Tra i cultori di parapsicologia c'è chi parla di personalità alternanti: un individuo, in stato di veglia, cambia improvvi­samente e spontaneamente personalità, con gesti, parole, con­cetti diversi da quelli della personalità normale (cfr. Diz. enciclopedico di parapsicologia e spiritismo, Fabbri, 1984, « Pos­sessione », p. 481).
Altri parlano di polipsichismo: nell'uomo ci sarebbero nu­merosi centri psichici raggruppati gerarchicamente sotto la di­rezione di un organismo che ne è a capo, ma dotati ognuno di un certo grado di volontà e di coscienza. In alcuni casi di anormalità questi centri acquisterebbero più autonomia, sì da dare l'impressione di parecchie personalità conviventi (cfr. op. cit., « Polipsichismo », pag. 466).
Altri spiegano il fenomeno delle presenze, nei casi in cui queste mostrano di sapere cose superiori al grado di cultura del soggetto, oppure cose occulte e lontane, con il serbatoio co­smico o memoria universale, dove si conserverebbero tutti i ricordi, le orme, delle persone che ci hanno preceduti, e a cui il soggetto attingerebbe le notizie, dando l'impressione di es­sere altra persona vissuta in altro tempo e in altro luogo.
Si parla anche di presenze indotte o provocate: maghi o ipnotizzatori possono talmente soggiogare le persone che chie­dono loro un servizio, da indurre in loro immagini o forme-pen­siero di individui defunti o anche viventi. Ho riscontrato per­sonalmente, in due casi, presenze di viventi (maghi) in individui plagiati, con voce, gesti, modi di fare del plagiatore.
Spiritisti e occultisti parlano invece di presenze reali, eso­gene. Quando l'uomo muore, il corpo va in disfacimento, ma la vita psichica con tutte le sue cariche personali sopravvive per qualche tempo, soprattutto negli uomini attaccati alla vita e soppressi violentemente. Queste cariche vitali, o resti psichici dei defunti, che sono gli « elementari » per gli occultisti, e gli « spiriti » per gli spiritisti, sarebbero all'origine delle « presen­ze » e delle loro manifestazioni, locuzioni, apparizioni. Essi in­fatti tenderebbero a rivitalizzarsi, e dove trovino un uomo affine, che li riceva (il soggetto ospitante), si radicherebbero, come un parassita che succhia vitalità in un'altra pianta, per prolungare la propria sopravvivenza (cfr. Papus, La magia e l'ipnosi, Napoli, 1921, pp. 125-130).
Ultimamente il Benedettino p. Pellegrino Ernetti ha ri­preso e rielaborato questa ipotesi dei residui psichici, o « ri­manenze ».
Niente dell'uomo si distrugge. Ogni vibrazione di pensieri e di sentimenti lascia un'impronta, ogni azione lascia un re­siduo nel luogo dove viene compiuta. Di ogni parola resta l'eco, carica dei connotati della persona che l'ha pronunziata.
Queste « rimanenze » tendono a rivitalizzarsi e ad inte­grarsi, dando luogo a personalità psichiche, effimere e di fra­gile consistenza.
Ove si voglia tener conto di questa ipotesi (cfr. Diz. di parapsicologia e spiritismo, cit., p. 484) possiamo anche pen­sare che il diavolo, sfrutti, come abile manovratore e prestigia­tore, questi « resti » per creare « presenze » disturbatrici, dan­do ad essi i connotati di persone defunte; come, secondo il pensiero dell'Ernetti, può fare anche un medium o un mago, ri­costruendo con questi dati una personalità.
Checché ne sia di tutte queste ipotesi per spiegare le « pre­senze », a noi, che perseguiamo uno scopo pratico, interessa sapere se e in quale maniera il diavolo operi attraverso di esse.
La saggezza della Chiesa avverte l'esorcista di non credere « si daemon simularet se esse animam alicuius sancii vel de­Íuncti » (Rit. Romanum, XII, 1,14).
Può talvolta il diavolo operare nelle vesti di una presen­za. Il discernimento potrà orientarci al riguardo, e ci può fare scovare se e quali demoni si camuffano nelle singole presenze, oppure se si tratti di azioni diversive del nemico per sviare dalla preghiera.
Ove non dovessimo capirci molto, perché la luce di Dio non ci soccorre, accettiamo con umiltà il consiglio del Sira­cide: « Non indagare le cose per te troppo grandi; non sforzar­ti in ciò che trascende le tue capacità, poiché tu non devi oc­cuparti delle cose misteriose » (Sir. 3,21-23).
Se le presenze sono collegate con disturbi fisici, non bi­sogna lasciarsi ingannare dalle manifestazioni locali degli spiriti cattivi che tormentano una parte del corpo, simulano di essere nascosti in quel luogo; anzi le reazioni del paziente non coin­cidono con l'attività del maligno, ma possono essere anche naturali; e il maligno se ne serve per distogliere la nostra at­tenzione e non farsi individuare.
Siccome ogni spirito si qualifica per la sua attività, e non per la sua sostanza, bisogna che noi identifichiamo gli effetti, per risalire alla causa agente, tenendo presente che il maligno, il quale ha la vocazione all'errore, alla falsità, al peccato, all'av­versione a Dio, si troverà là dove ci sono perversioni mentali o aberrazioni morali, o dove c'è particolare avversione al sacro. Dove questi effetti mancassero, c'è molto da dubitare della presenza del maligno anche di fronte a manifestazioni vistose, che vanno ricondotte nel campo del psichico o del metapsichico naturali.
Comunque - e non lo si ripete mai abbastanza - nella preghiera troveremo luce sufficiente e la guida sicura dello Spi­rito di Dio.

3. Consigli pratici

1. Quando si presentano persone che accusano disturbi del maligno, si tenga conto che:
a) i disturbi psico-fisici possono provenire:
1) da malattie fisiche non bene diagnosticate e curate; è bene, pertanto, consigliare ripetute visite mediche ed esami clinici;
2) da malattie neuropsichiche, spesso resistenti alle cure mediche, come nevrastenia, psicastenia, epilessia, isteria, schi­zofrenia, melanconia, che simulano bene, con i loro fenomeni di cui è stato detto sopra, gli attacchi dello spirito del male nelle infestazioni e possessioni diaboliche. L'uso del discernimento ci sarà indispensabile;
3) da disturbi effettivi del demonio, connessi spesso con malefici e contatti con streghe e maghi, che solo il discerni­mento può assodare.

b) I disturbi di ordine metapsichico possono provenire:

1) da una causa naturale, come medianicità del soggetto, traumi dovuti a pratiche spiritiche spesso fatte per giunco, che hanno alterato l'equilibrio delle facoltà e hanno scatenato il demonio nell'individuo;
2) da interventi di spiriti maligni.
In tutti e due i casi bisogna affidarsi al discernimento.

c) I disturbi locali possono provenire:

1) da fenomeni di poltergeist, come si è detto sopra;
2) da concentrazione di onde malefiche, che le persone più sensibili e influenzabili possono avvertire, o come peso al petto, o come senso di oppressione e spossatezza. Tali concen­trazioni sono dovute a influssi di depravazioni peccaminose, o ad attacchi psichici sferrati da persone per nuocere agli abitanti del luogo. Secondo i sensitivi, odori cattivi in un luogo denote­rebbero un attacco di origine magica, cioè fatto con riti magici; odori di carne in decomposizione o di concime denoterebbero un maleficio compiuto per procurare una malattia, odore di zolfo o di bruciato denoterebbero un attacco ad opera o col concorso di spiriti maligni. In questi casi è opportuno uscire dal luogo infetto, o purificarlo;
3) dal maligno che vuole nuocere alle persone o ai loro beni. In questo caso è opportuno un esorcismo di disinfestazione.
2. Il primo consiglio da dare alle persone disturbate è di non aver paura. La migliore difesa è la calma e la fiducia in Dio che ci protegge. Questo, soprattutto, vale per le persone che temono attacchi psichici, malefici e sortilegi.
Secondo consiglio da dare è di usare i mezzi più idonei suggeriti dal buon senso, per alleviare i disturbi psicofisici. Talvolta l'esodo dall'ambiente in cui si vive, l'allontanamento da certe persone e da certe pratiche, l'astinenza da certi cibi o bevande (caffè, alcool, fumo ecc.) possono determinare un netto miglioramento.
Terzo consiglio da suggerire è la pratica dei sacramenti, la preghiera, l'apertura agli altri, il costante controllo medico.

3. Prima di passare alla preghiera, bisogna:
a) curare che l'unità della persona sia tutelata, e favorire tutti quei mezzi che sono ritenuti adatti al recupero delle for­ze interiori e all'integrazione;
b) coinvolgere il paziente nella sua liberazione, aiutarlo, cioè a liberarsi da se stesso, facendo leva sulle sue possibilità.
Sarebbe un grave errore far dipendere la sua liberazione dalle nostre preghiere; renderlo cioè succube del nostro aiuto;
c) smontare le persone con decisione e pazienza dalle false convinzioni che i loro disturbi sono dovuti al maligno o a persone che agiscono sotto influsso del maligno. Demolire cioè tutte le demonopatie, o nate per suggestione propria o indotte da altri (parenti, amici, maghi), quando effettivamente i di­sturbi non sono di chiara origine diabolica.
4. Esaminato bene il caso, bisogna stabilire il tipo di pre­ghiera, che sarà di:
a) consolazione;
b) intercessione;
c) liberazione psicologica;
d) liberazione dal maligno.
Particolare attenzione bisogna usare in quest'ultimo tipo di preghiera, che va fatta con un gruppo ben assortito dove sono presenti i carismi di misericordia, di discernimento, di intercessione, di autorità, e disponendo di un tempo sufficiente.
5. È da ricordare che non si deve pregare su nessuno senza il suo consenso, anzi senza la sua richiesta. Non si deve pregare su chi non è pronto spiritualmente a ricevere la pre­ghiera, o che rifiuta di uscire dal suo stato. Non si deve pre­gare per la liberazione di una persona, se non si può provvedere a continuare le preghiere dopo la liberazione o ad affidare il paziente ad una comunità di preghiera. Il nemico tornerà ine­sorabilmente, e « la condizione di quell'uomo sarà peggiore di quella di prima ».

6. Ci sono dei casi in cui non bisogna pregare:

1) quando si tratta di prove mistiche. Ci sono persone che portano la croce di Cristo nelle loro membra per contem­plare la passione del Signore. Le prove di queste « anime vit­time » possono essere malattie misteriose, e possono anche essere « spine di Satana ». Dio può permettere al diavolo di tormentare una persona - Satana anzi diventa suo ministro - come lo permise per Giobbe e per S. Paolo (2 Cor. 12,7). Solo attraverso un sano discernimento potremo scoprire « le prove passive » di un'anima mistica nei disturbi psico-fisici do­vuti all'intervento del maligno. In questo caso si farà una pre­ghiera di consolazione;
2 ) quando si tratta di maghi o di sciamani. Una preghiera di liberazione su queste persone è pericolosa, per il conflitto che potrebbe scatenarsi tra forze avverse, con danno delle stesse persone.
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23/02/2010 21:48
 
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4. Le armi dello Spirito

« Le armi della nostra battaglia non sono carnali », dice Paolo ai Corinzi (2 Cor. 10,3). E la ragione è che « la nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo
mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti » (Ef. 6,12; 2,2).
Con la carne si può anche combattere con armi materiali, ma con creature spirituali bisogna combattere con armi spiri­tuali, senza miscuglio.
Per questo l'Apostolo ci ammonisce: « Rivestitevi dell'ar­matura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo...Prendete l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel gior­no malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le pro­ve » (Ef. 6,11,13).
Qual è questa armatura di Dio?
Le scritture del V. T. ci mostrano « il Signore degli eser­citi » come un guerriero armato, che scende in battaglia per difendere il suo popolo e far valere i suoi diritti.
Il salmista nel salmo 18 (vv. 10-16) e il profeta Abacuc (3,9-14) descrivono una battaglia di Dio con toni solenni, in cui Dio si serve degli elementi della natura come di armi mi­cidiali. Il profeta Isaia e il libro della Sapienza ci descrivono l'equipaggiamento di Jahvè in battaglia: « Egli si è rivestito di giustizia come di una corazza, e sul suo capo ha posto l'elmo del­la salvezza... si è avvolto di zelo come di un manto » (Is. 59,17); « Egli prenderà per armatura il suo zelo... indosserà la giu­stizia come corazza e si metterà come elmo un giudizio infalli­bile, prenderà come scudo una santità inespugnabile, affilerà la sua collera inesorabile come spada affilata... scoccheranno gli infallibili dardi, ecc. » (Sap. 5,17-21).
S. Paolo evidentemente si rifà ai testi del V. T. per pre­sentarci l'armatura di Dio nella battaglia contro gli spiriti, vo­lendoci con questo indicare che la nostra battaglia è la battaglia contro gli spiriti; è la battaglia di Dio, la quale continua attra­verso noi, e che va combattuta con l'armatura di Dio.
Anche Gesù nel N. T. è presentato come un lottatore. Dal suo primo ingresso nella vita pubblica fino alla fine dei tempi egli è in lotta contro il principe delle tenebre, per strappargli il do­minio sugli uomini e affermare il suo Regno di pace e di amore.
L'Apocalisse ce lo presenta come un guerriero armato e ci descrive con enfasi il combattimento escatologico, che vale la pena riportare: « Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava « Fedele » e « Ve­race »: egli giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; por­ta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. È av­volto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio... Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti... Ambedue (la bestia e il falso profeta) furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo. Tutti gli altri furono uccisi dalla spada che usciva di bocca al Cavaliere... E il diavolo che li aveva sedotti fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli » (Ap. 19,11-21; 20,10).
Anche noi siamo lottatori dietro di Cristo, e per questo è detto: « Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio... Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono » (Ap. 3,12,21).
Ma per vincere bisogna « attingere forza nel Signore e nel vigore della sua potenza » (Ef. 6,10).
La battaglia che combattiamo è la battaglia di Cristo. È Cristo che la combatte contro il grande nemico, in noi, con noi e attraverso di noi.
Per questo l'Apostolo ci esorta: « Rivestitevi del Signore Gesù Cristo » (Rom. 13,14).
È importante insistere su questo « rivestirci » di Cristo, come del resto vi insiste S. Paolo. « Battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo », dice ai Galati (Gal. 3,27); « Avete rive­stito l'uomo nuovo », dice ai Colossesi (Col. 3,10).
A chi è rivestito di Cristo vengono consegnate le « armi della luce » (Rom. 13,12) perché possa combattere contro le tenebre.
Chi combatte con Cristo, vince. Ma la vittoria è data non in forza della volontà dell'uomo, non dalla sua capacità di lottare e di giostrare, ma unicamente dal « potere » di Cristo operante in lui. Di qui la necessità di essere « fermi » in Lui, « seduti » in Lui, « uniti » a Lui.
E adesso ritorniamo all'armatura spirituale descritta dal­l'Apostolo nel testo di Efesini 6,14-17.
Troviamo cinque pezzi di « rivestimento » che sono come armi di difesa nel combattimento.
1) La cintura ai fianchi, che è la verità.
La cintura allaccia tutti gli altri pezzi dell'armatura, dà loro consistenza, ai fianchi, che sono la parte centrale, come la vita, dell'uomo.
La verità di Dio cinge il combattente.
La prima tattica sferrata dal serpente contro l'uomo nel paradiso terrestre fu la falsità. Insinuò in Eva il dubbio sulla parola di Dio, cercando di distaccarla dalla verità. « Non è vero », disse. « Non morirete affatto, anzi... » (Gen. 3,4). E in­trappolò l'uomo nel peccato, facendolo suo schiavo.
Cristo, che è la Verità, ci ha resi liberi (Gv. 14,6). È ade­rendo a Lui, alla sua Parola che diventiamo liberi: « Se rimane­te fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli, cono­scerete la verità e la verità vi farà liberi » (Gv. 8,32).
Aderire alla verità rivelata è la prima esigenza per essere soldati di Cristo e per combattere contro il falsario, contro co­lui « che non ha perseverato nella verità... e quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della men­zogna » (Gv. 8,44).
Aderire alla verità significa anche avere sincerità di vita, nutrirsi degli « azzimi della sincerità » e non più « del lievito della malizia e della perversità » (1 Cor. 5,7-8).
Gesù domandò al Padre lo Spirito di verità per noi, perché ci introdusse in tutta la verità, e perché fossimo « santificati nella verità » (Gv. 17,17,19).
Essere cinti della verità, come di una cintura, significa aderire strettamente a Cristo, col pensiero, con la volontà, con la vita.

2) La corazza della giustizia.
La corazza è una parte molto importante dell'armatura. Protegge il petto, le spalle, il cuore del combattente, e gli dà un senso di sicurezza contro i colpi del nemico.
La giustizia è una proprietà di Dio. Lui solo è giusto, Lui solo è il santo. Ma Dio può comunicarla agli altri, giustificandoli e santificandoli. E Dio ha fatto questo per noi in Cristo. Siamo stati giustificati nel suo sangue e resi santi al suo cospetto nella luce (cfr. Rom. cc. 3-6; Ef, cc. 1-2; ecc.).
La giustizia, pertanto, che corazza l'uomo, non è la giu­stizia dell'uomo perché l'uomo non si può rendere giusto con le sue opere davanti a Dio, ma è la giustizia di Cristo, non solo im­putata, ma anche data realmente all'uomo, che lo mette in con­dizione, per lo Spirito di Cristo che gli è stato infuso, di com­piere quelle opere giuste « che Dio ha preordinato che prati­cassimo » (Ef. 2,10).
Appropriarci dei meriti di Cristo e corazzarci della sua giu­stizia ci dà un grande senso di sicurezza, ci protegge contro ogni attacco al cuore, contro ogni emozione, ci protegge so­prattutto nella fede e nell'amore. L'Apostolo, nella prima let­tera ai Tessalonicesi, identifica questa corazza con la fede e con l'amore, che sono i frutti della giustizia di Cristo in noi. « Noi che siamo del giorno - dice - dobbiamo essere sobri, rivestiti della corazza della fede e dell'amore, e avendo come elmo la speranza della salvezza »(I Tess. 5,8).


3) La calzatura ai piedi, che è lo zelo per propagare il vangelo della pace.
Lo zelo indica 'in Dio un atteggiamento di difesa del suo onore contro chiunque voglia profanarlo o del suo posto contro chiunque voglia usurparlo.
Dio rivendica la gloria che gli è dovuta come Signore, che
non cede a nessuno (Is. 42,8) e si scaglia contro i culti idola­trici, rivendica l'amore che gli è dovuto come Padre (Is. 1,2-3), come Sposo (Ez. c. 16; Os. c. 2).
Dio comunica all'uomo fedele il suo zelo, perché egli di­fenda i diritti di Dio contro chiunque voglia o pretenda di usur­parli e perché faccia riconoscere agli altri l'onore che è dovuto a Dio. Finees (Pincas) è lodato perché « zelò lo zelo di Dio » (I Mac. 2,54) uccidendo Zimri (Num. 25,7).
Gesù ricevette lo zelo di Dio, ne fu « divorato », dice Giovanni, (Gv. 2,17) applicando a Lui la parola del salmo « Lo zelo per la tua casa mi divora » (Sal. 69,10), e cacciò i profa­natori del tempio, che avevano mutato « in luogo di mercato » « la casa di preghiera » (Gv. 2,16).
Lo zelo di Gesù avvampa anche noi, quando difendiamo i diritti di Dio, quando evangelizziamo per affermare il suo regno, quando contro l'odio predichiamo la Pace.
Nell'ossessione il demonio usurpa i diritti di Dio. Dio sol­tanto può esercitare il suo dominio sull'uomo, fatto a sua im­magine. Ogni uomo appartiene a Cristo, fa parte del suo corpo, perché Egli ha dato il suo sangue per tutti. Lo zelo per riven­dicare a Dio quello che a Dio appartiene deve sempre muoverci a pregare per la liberazione e deve sempre accompagnarci e sostenerci in tutte le fasi della liberazione.

4) Lo scudo della Fede.
Le scritture del V.T. e del N.T. mettono in risalto, in modo sorprendente, l'importanza unica e suprema della Fede, «fonda­mento (realtà fondante) delle cose che si sperano e prova di quel­le che non si vedono» (Ebr. 11,1). La base che ci apre le porte a ciò che attendiamo e ci convince di ciò che non vediamo, Dio, è appunto la fede. Di qui la sua grandezza, e di qui anche il suo in­commensurabile valore, perché ci rende possibile quello che solo a Dio è possibile. « A Dio tutto è possibile » (Mt. 19,26), « Tutto è possibile per chi crede » (Mc. 9,23). Ciò che è impossibile al­l'uomo, è possibile a Dio e a chi crede! È su questa linea che dobbiamo leggere e credere le parole di Gesù ai discepoli che per la «poca fede» non avevano potuto cacciare un diavolo: «Se avrete fede pari ad un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impos­sibile » (Mt. 17,20); e in questa luce dobbiamo cogliere le affermazioni di Gesù ai miracolati: « La tua fede ti ha salvata » (Le. 8,48) « Sia fatto a voi secondo la vostra fede » (Mt. 9,29).
Dobbiamo chiedere a Dio questo dono, che radicalmente abbiamo già ricevuto nel battesimo, ma di cui abbiamo bisogno in abbondanza, non solo per crescere nella nostra dimensione personale, ma anche per esercitare il nostro ministero.
Nella liberazione non possiamo fare a meno della fede. Ci vuole fede in noi, perché operiamo nel campo dell'invisibile e abbordiamo ciò che è impossibile; fede che dobbiamo ecci­tare nei pazienti, perché credano all'amore di Dio e nella sua potenza liberante.
La fede comporta una grande umiltà nel ministero della liberazione. Convinti che nulla possiamo da noi, perché nulla noi siamo, dobbiamo tuffarci nella fede, e attender fiduciosi che la dynamis di Cristo si manifesti nella nostra astenìa.
Talvolta il diavolo ci mette alla prova, ci attacca da ogni lato, ci insinua il dubbio, ci opprime con la sfiducia e la stan­chezza. È allora che dobbiamo giostrare con lo scudo della fede, nasconderci dietro di esso ed eludere « tutti i dardi infocati del maligno » (Ef. 6,16).

5) L'elmo della salvezza.
L'elmo protegge il capo, che è la parte più vitale dell'uomo. Se il capo è scoperto, il nemico mirerà al capo e tutto sarà finito.
L'elmo nostro è la salvezza, è cioè Dio in azione verso di noi.
Jahvé significa appunto salvezza, che viene da Dio; è Lui che ci salva con mano potente.
Anche Gesù significa salvezza: « Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati » (Mt. 1,21).
Invocare il suo Nome è avere la salvezza. « Chiunque in­vocherà il nome del Signore sarà salvo » (Rom. 10,13; GI. 3,5). E Pietro proclama: « In nessun altro c'è salvezza; non v'è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati » (At. 4,12).
L'esperienza ci insegna l'efficacia del Nome di Gesù nella liberazione degli ossessi, efficacia già notata dagli antichi Padri.
Quando ci mettiamo a pregare, invochiamo anche su di noi la protezione del Santissimo Nome di Gesù, e combat­tiamo con senso di grande sicurezza, perché abbiamo la sal­vezza del Signore. Quando siamo deboli o in pochi, confidiamo nell'elmo, ossia nella protezione del Signore, ripetendo come Gionata: « Non è difficile per il Signore salvare con molti o con pochi » (1 Sam. 14,6), o con Giuda Maccabeo: « Non c'è differenza per il cielo salvare per mezzo di molti o per mezzo di pochi » (1 Mac. 3,18).
Qualche parola sulle armi di offesa.
1) La spada dello Spirito, che è la Parola di Dio.
Gesù, sospinto dallo Spirito, che era disceso su di Lui nel Giordano, va nel deserto e contro il tentatore maneggia come spada la Parola di Dio, insegnando anche a noi ad usarla e ad usarla bene. Pure il diavolo osa brandire quest'arma, per trarre in inganno, ma quest'arma si ritorce contro di lui e lo condanna
(Gv. 12,48).
La Parola di Dio è veramente « una spada a doppio taglio », « viva », « efficace », « tagliente »; essa penetra fino in fondo e dove arriva separa « le giunture dalle midolla, scruta i senti­menti e i pensieri del cuore. Nessuna creatura può nascondersi a Lui » (Ebr. 4,12-13), cioè al Signore che brandisce quest'arma. Neanche il diavolo può resistere ai colpi della Parola di Dio.
L'Apocalisse ci presenta Gesù con la spada affilata a dop­pio taglio che esce dalla sua bocca, ed è la Parola. « Dalla boc­ca gli usciva una spada affilata a doppio taglio » (Ap. 1,19), « per colpire con essa le genti » (Ap. 19,15). I1 servo di Jahvè, in Isaia, « col soffio della sua bocca uc­cide gli empi » (Is. 11,4). E il libro della Sapienza ci presenta la Parola onnipotente che, come « guerriero implacabile, si lan­ciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando come spada affilata, il tuo ordine inesorabile. Fermatasi, riempì tutto di morte; toccava il cielo e camminava sulla terra » (Sap. 18,15-16).
Gesù continua ad uccidere il Dragone con la parola della sua bocca e a portare lo sterminio del suo campo, quando noi la usiamo nel combattimento spirituale.
Durante la liberazione, quando l'iniquo accenna a compa­rire, usiamo la Parola del Signore, « e il Signore Gesù lo distruggerà col soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della` sua venuta » (2 Tes. 2,8).
L'esperienza ci insegna che tra le « parole » le più efficaci sono quelle pronunziate da Gesù nei discorsi del Vangelo. Sembra che il nemico avverta la presenza del Signore al suono delle sue parole.
Anche per noi, mentre preghiamo, la Parola è luce: ci illu­mina il cammino come lampada accesa, ci consente di discernere e di scandagliare le tenebre. E quando siamo stanchi ci con­sola; è una boccata d'acqua fresca nell'arsura della lotta.
2) La preghiera fatta « incessantemente » e « vigilando ».
È sempre bello ricordare l'episodio di Mosè che prega sul monte, mentre a valle infuria la battaglia contro Amalek, il quale poi sembra simbolo del diavolo: « vi sarà guerra del Si­gnore contro Amalek di generazione in generazione » (Es. 17-16). « Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli a fil di spada » (Es. 17,11-13).
L'episodio sottolinea l'importanza della preghiera nella lotta contro il nemico, la sua efficacia quando è « incessante », e la forza della intercessione.
Il particolare della pietra su cui siede Mosè ci richiama a Cristo, che nelle Scritture è presentato come pietra. Egli è la pie­tra su cui dorme Giacobbe e, dormendo, vede la visione di Dio e la consacra versandovi dell'olio: « Questa è proprio la casa di Dio » (Gen. 28,10-18). Egli è la pietra da cui scaturisce l'acqua nel deserto (Es. 17,5-6), la pietra che sempre accom­pagnò Israele nel suo cammino: « Tutti bevvero la stessa be­vanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era Cristo » (1 Cor. 10,4).
La nostra preghiera trae forza da Cristo, in cui siamo « seduti », anzi è l'acqua stessa che sgorga da Cristo.
Per questo è importante entrare nella preghiera di Gesù, perché sia sempre Lui a pregare in noi come capo, e sia Lui come sacerdote ad intercedere presso il Padre per la liberazione. Al­lora la preghiera sarà efficace.
C'è poi una preghiera fatta nello Spirito. « Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, perché nemmeno sappia­mo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inenarrabili, e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, perché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio » (Rom. 8,26-27).
La preghiera in lingue è una preghiera nello Spirito.
L'esperienza ci insegna che i demoni sono molto sensi­bili alla preghiera in lingue.
Nel corso di una liberazione, quando già parecchi demoni erano usciti ma altri resistevano tenacemente, domandammo per telefono alla comunità riunita in preghiera a parecchi chilome­tri di distanza di venirci in aiuto. Ci aiutarono pregando in lin­gue: « Chi sono questi che cantano lontano, che sono queste lingue che io sento? » disse lo spirito che teneva legata la ragazza, e dopo averla rotolata a terra per parecchi metri, fuggì ruggendo.
Quanto più resistenza offre il maligno tanto più dobbiamo insistere con la preghiera. Abbiamo sperimentato che la pre­ghiera di lode è più forte degli scongiuri.
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23/02/2010 21:49
 
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5. I nostri alleati: gli angeli

Abbiamo accennato all'esistenza degli angeli buoni par­lando degli angeli ribelli. Qui ne discorriamo più diffusamen­te perché è di grande conforto sapere che nella lotta contro le potenze delle tenebre abbiamo dei potenti alleati, che Dio ha messi accanto a noi perché abbiano cura di noi.
È sintomatico che accanto a Gesù tentato dal diavolo nel deserto troviamo gli angeli che lo servono (Mc. 1,13); e accan­to a Gesù nel Getsemani, dove il diavolo che si era allontanato da lui « per tornare al tempo fissato » (Lc. 4,13) venne di nuo­vo a tentarlo, troviamo l'angelo della consolazione (Lc. 22,43).
La vita di Cristo è profumata dalla presenza degli angeli, a cominciare dall'Annunciazione, e così anche l'agiografia cri­stiana è costellata di angeli.
Peccato che oggi l'angelogia presso i teologi non goda molta simpatia e che alcuni l'abbiano bandita dal loro insegnamento, an­zi dal catechismo (vedi Catechismo olandese); e peccato ancora che molti cristiani ignorino la presenza degli angeli nella loro vita e non riveriscano coloro che Dio ha mandati per custodirci nel cammino e farci entrare nel luogo che ha preparato (cfr. Es. 23,20).
Il termine Angelo nella Bibbia traduce il greco aggelos e l'ebraico mal'ak, che significa messaggero, e ne indica più il compito che la natura.
La credenza negli angeli nel V. T. è attestata già in Gen. 28-12 (la visione della scala di Giacobbe), in Gios 5,14 (l'eser­cito di Jahvè), in Giud. 2,1 ss.; 13,2; nei salmi (91,103,104 ecc.), nei profeti (passim), e la voce vi ricorre oltre 150 volte.
Vengono nominati i serafini (Is.), e i cherubini (Ez.) e i tre arcangeli Michele (Dan.), Gabriele (Dan.) e Raffaele (Tob.).
Nel N.T. troviamo le apparizioni di angeli nella nascita di Gesù e nella resurrezione. Essi invisibilmente sono attorno a Gesù e ai suoi ordini (Mt. 26,53; Gv. 1,51) e lo accompa­gneranno nell'ultima venuta (Mt. 16,27; 25,31). Un angelo libera Pietro dal carcere (At. 8,26) e compare a Paolo per rassicurarlo (At. 27,23). Nell'Apocalisse troviamo ad ogni pagi­na gli angeli del Signore. Celebrano la liturgia celeste ed ese­guono gli ordini di Dio. Dalle lettere agli Efesini (1,21) e ai Colossesi (1,16) desumiamo i nomi di cinque classi o ordini di angeli (Dominazioni, Potestà, Troni, Principati, Virtù), che ag­giunti agli Angeli e Arcangeli, ai Cherubini e Serafini, formano i nove cori della gerarchia celeste.
Tra gli angeli, ci sono gli angeli custodi delle nazioni (Dan. 10,13-20) e gli angeli custodi degli uomini (Mt. 18,10; At. 12,15). Tutti però sono « spiriti servitori », « messi a servi­zio di coloro che devono ereditare la salvezza » (Ebr. 1,14).
Il principale avversario di Satana è San Michele. Egli di­fende il primato di Dio, come dice il suo stesso nome: « Chi è come Dio? ». Egli è il protettore della Chiesa che lotta sulla terra, e noi dobbiamo sempre invocarlo nella nostra battaglia quotidiana contro le forze del male.
La presenza del mondo angelico attorno a noi deve ri­schiarare il mondo tenebroso degli spiriti, e la conversazione con gli angeli deve infonderci sicurezza contro il nemico: « Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l'avversario dei tuoi avversari » (Es. 23,22).


6. L'armatura di Satana

C'è l'armatura di Dio (Ef. 6,11-17) e c'è l'armatura di Sa­tana. Ce ne parla Gesù quando presenta l'uomo forte, bene armato, che viene spogliato dell'armatura in cui tanto confidava, ad opera dell'uomo più forte, che è Lui.. « Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura in cui confidava e ne di­stribuisce il bottino » (Lc. 11,21-22).
Qual è questa armatura?
Da quanto abbiamo detto più sopra possiamo abbozzare questo quadro.
1) Conoscenza del male. Intelligenza superiore, ha delle cose una conoscenza più vasta e profonda che noi, la quale può far valere nell'ordire le sue trame a nostro danno e nel di­sporre il suo attacco, facendo leva sulla nostra ignoranza.
Ma ha soprattutto la conoscenza del male, di tutte le sue pieghe e i suoi risvolti, e questa stessa conoscenza del male può prospettare come un valore all'uomo sprovveduto, seducendo le intelligenze più acute. Sedusse Eva sotto questa prospettiva: «Di­ventereste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gen. 3,5).
A questa cintura di conoscenza buia, illuminata da bagliori di illusioni e miraggi, noi opponiamo la cintura di verità che è Cristo. Egli è la luce che splende nel mondo e nella sua luce vediamo le sagome di ogni cosa e siamo liberi dalle illusioni. « Il pensiero di Cristo » è dentro di noi e noi giudichiamo di ogni cosa (1 Cor. 2,15-16).
2) Il potere. Anche capovolto, il diavolo conserva la sua potenza. Agli spiriti malvagi vengono conservati i nomi di « Principati e Potestà », « Troni e Dominazioni » (1 Col. 1,16; Ef. 1,21). Cristo ancora chiama « principe di questo mondo » il diavolo, e Paolo parla del « principe delle potenze dell'aria » (Ef. 2,2).
Egli ha il potere sulla materia che può manipolare a suo mo­do, ha potere sull'uomo: « egli opera negli uomini ribelli. Nel numero di quei ribelli siamo vissuti anche noi, un tempo, con i desideri della nostra carne... » (Ef. 2,3). Può attaccare anche
l'uomo buono, nel suo essere biopsichico, a causa della superio­rità della sua natura. Cristo gli riconosce il potere su questo mondo, e non obietta nulla quando il diavolo gli dice, mostran­dogli « tutti i regni del mondo »: « tutte queste cose io te le darò » (Mt. 4,9).
Su questo « potere », limitato solo dal potere di Cristo, egli fa leva, e se ne veste come di una corazza.
3) La perversità. La volontà di Satana è fissata nel male. Egli è la « perversità » personificata, il « Maligno ». E come tale è agli antipodi di Dio, che è « il Buono ». Egli, perverso, persegue questa sua perversità fino in fondo. L'Apocalisse ci parla delle « profondità di Satana », cioè dell'abisso delle aber­razioni mentali e morali che Satana prospetta come un traguar­do allettante da raggiungere. Il male ha la sua intrinseca se­duzione.
Noi opponiamo la « santità » di Dio.
4) L'odio. L'odio contro Dio e contro l'uomo fatto a sua im­magine è una forza potente che spinge Satana ad agire e lo so­stiene nella sua lotta furibonda, nell'intento di rapire a Dio i suoi servitori e di impedire all'uomo, rapitore del suo posto, di raggiungere il cielo.
L'odio che lo portò ad uccidere « fin da principio » (Gv. 8,44) lo porta sempre ad uccidere l'uomo. Egli accende l'ira omicida nei cuori degli uomini, fomenta gli odi e le discordie, scaglia i popoli gli uni verso gli altri. La distruzione dell'av­versario, sia esso un singolo uomo, sia esso un popolo intero, ha la sua esaltante e sinistra attrazione. Ogni distruzione ha origi­ne dall'odio come ogni creazione ha origine dall'amore.
5) La falsità, l'inganno. Padre di menzogna, falsario, si serve dell'inganno per far cadere l'uomo. « Ogni uomo è men­dace » (Sal. 116,11) per lui. Egli si nasconde, come dietro ad uno « scudo »,' per non mostrare il suo volto e colpire. Il suo nome stesso è inganno. Il V.T. e il N.T. lo presentano come l'ingannatore per eccellenza.
Noi opponiamo « la fede », che ci radica in Dio che è verità, e la cui parola non ci inganna. La fede ci fa eludere i dardi infocati del maligno (Ef. 6,16), nella fede possiamo si­curamente resistere ai suoi assalti (1 Pt. 5,9). Se Eva avesse opposto la fede in Dio non sarebbe caduta nell'insidia del serpente.
Sono questi i cinque pezzi principali dell'armatura di Sa­tana che hanno una analogia con i cinque pezzi dell'armatura di Dio.
Il demonio poi ha due potenti alleati, che usa come due armi micidiali. Un alleato all'interno dell'uomo, la carne, con la sua triplice concupiscenza, e un alleato esterno all'uomo, il mondo.


7. Gli alleati di Satana

La carne intesa non tanto come « corpo » o elemento cor­poreo dell'uomo, quanto, nel suo senso peggiorativo, come sinonimo di « uomo vecchio » (Ef. 4,25), di natura umana de­caduta (Rom. cc. 7-8), inficiata di peccato e perciò detta anche « carne di peccato » (Rom. 8,3), è facile strumento di Satana che, attraverso il peccato, domina l'uomo (Ef. 2,5), producendo in lui frutti di carne (Gal. 5,17-21) e impedendogli, anche dopo il suo inserimento in Cristo col battesimo, di vivere « secondo lo Spirito di Cristo » (Rom. 8,4,12-14) e produrre « il frutto dello Spirito » (Gal. 5,22). '
La carne, strumentalizzata da Satana, diviene così una for­za cattiva abitante nell'uomo, una potenza misteriosa, quasi una persona (Rom. 8,12), la quale pecca (Col. 2,18; Ef. 2,2-3), concupisce (Col. 3,5), aspira alla perdizione (Rom. 8,6), è ostile a Dio (Rom. 8,7).
Il demoniaco nell'uomo è questa realtà, che trova la sua espressione più vistosa nei sette vizi capitali, che sono come le sette teste della bestia dell'Apocalisse (Ap. 13,1).
Attraverso questi vizi Satana si infiltra nell'uomo e vive quasi in simbiosi con lui, mimetizzando la sua presenza e dissi­mulando il suo influsso.
L'uomo « carnale » infatti che soddisfa se stesso, seguen­do i propri istinti, in realtà soddisfa i desideri di Satana, e fa­cendo arbitro se stesso del giusto e dell'ingiusto, del vero e del falso, si mette nella via di Satana. Egli potrà ancora illudersi, rinchiuso nelle tenebre del suo Io e privo della luce di Dio, di potenziare la sua persona, mentre in realtà, sotto l'azione funesta del maligno, la sua persona si va via via disgregando, e l'uomo perde se stesso.
Il mondo, nel senso etico, è il regno degli uomini, pene­trato dal peccato e perciò divenuto ostile a Dio e oggetto della sua ira (Ef. 5,6) e del suo giudizio (Gv. 12,31; 16,8). È la società costruita secondo falsi modelli di potenza, con una cultura cen­trata sull'uomo e avulsa da Dio, venata di sapienza che per Dio è « follia » (1 Cor. 3,19). È tutto un sistema di relazioni, dove i valori, le idee, i comportamenti sono opposti a quelli dei regno di Dio, largamente dominati da Satana, per cui dice bene S. Giovanni: « Tutto il mondo giace sotto il potere del ma­ligno » (1 Gv. 5,21).
Mondo e regno di Dio coesistono fianco a fianco, nello stes­so ambiente, e il cristiano ne subisce l'influsso deleterio. Ma Cristo ha pregato per i suoi che sono « nel mondo » ma non sono « del mondo », perché « siano custoditi dal maligno » (Gv. 17,15).
Paolo ci avverte di « non conformarci alla mentalità di questo mondo » (Rom. 12,2). E Giovanni ci dice: « Non amate il mondo, né le cose del mondo » (1 Gv. 2,15). C'è il pericolo infatti che la nostra mentalità aderisca alla mentalità del mondo, quasi senza avvedercene, e che il nostro cuore rimanga invi­schiato nelle cose di quaggiù.
Il cristiano, per riconoscere l'influenza del mondo nella propria vita e nella vita degli altri, e distinguere l'orma del maligno, deve aprire bene gli occhi sui valori cristiani e i va­lori mondani, sulle idee cristiane e le idee mondane, sui com­portamenti cristiani e i comportamenti mondani.
A volte l'opposizione è chiara e ce ne accorgiamo subito.
Talvolta invece l'opposizione non è chiara, ma subdola.
I valori del mondo, sempre in senso etico peggiorativo, si mescolano a scopi validi, rendendo difficile il discernimento. Il metro per giudicare è se, in effetti, si cerca e si ottiene la gloria di Dio e il bene delle anime.
Le idee possono offrire difficoltà. Spesso c'è mescolanza di verità e di errore. Anzi il più delle volte l'errore è veicolato dalla verità. Si trova in mezzo alla verità, come un seme di morte in un frutto bello a vedersi e dolce a gustarsi. Un attento di­scernimento ci farà scoprire la subdola orma del maligno.
I comportamenti possono essere camuffati da beni illu­sori, da prospettive valide; ma sono in urto col Vangelo, appena si esaminano a fondo. Il discernimento ci farà trovare i segni di Satana.
Siccome le forze che guidano il mondo sono le tre concu­piscenze, « tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre ma dal mondo » (1 Gv. 2,16); bisogna te­nere gli occhi aperti per riscontrare la loro eventuale presenza e guardarci dal maligno.

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23/02/2010 21:49
 
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8. Carismi e ministeri nella preghiera di liberazione

Nella preghiera di liberazione intervengono diversi cari­smi e ministeri, ed è per l'interazione di questi che la preghiera risulta più efficace.
Ritorna il concetto che la liberazione è un fatto della Chie­sa come corpo, non il fatto di un privato individuo anche se dotato; e l'attività della Chiesa si esplica attraverso il concorso dei diversi ministeri. Per questo, nei nostri gruppi carismatici,
la liberazione, come del resto la guarigione, non è invocata mai da una singola persona.

I principali carismi che ricorrono nella liberazione sono:

1) Carisma della misericordia.
Le scritture del V.T. tessono un inno continuo alla mi­sericordia di Dio, la quale sta sopra tutte le sue opere, come una firma di autore, e riempie di sé tutta la terra (Salmi 32,5; 119,64). La voce « misericordia » ricorre 234 volte nel V. T. (131 volte nei salmi), senza contare le altre voci della stessa ra­dice e dello stesso significato, « misericors », « miseratio », « mi­serator », « miseror ».
Il salmo 136 - il « grande hallel » che Gesù recitò con i discepoli nell'ultima cena (Mt. 26,30) -- ad ogni versetto ha il ritornello: « Perché eterna è la sua misericordia ».
Anche il N. T. celebra la misericordia di Dio, il quale « quando venne la pienezza del tempo, mandò suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a fi­gli » (Gal. 4,4).
E il Figlio di Dio, come suo Padre, si presentò agli uomi­ni come il « misericordioso ». Egli cerca la pecorella smarrita, perdona l'adultera e la Maddalena, sta con i peccatori, e a quelli che si scandalizzano del suo comportamento ricorda il testo di Osea: « Voglio misericordia e non sacrificio » (Mt. 12,7; Os. 6,7). Proclama beati i misericordiosi (Mt. 5,7), anzi comanda: « Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro » (Lc. 6,36).
La liberazione è l'intervento della infinita misericordia di Dio che trae l'uomo dagli artigli del leone. Non c'è miseria più nefasta per l'uomo che cadere schiavo del suo più grande ne­mico, e non c'è atto più squisito dell'amore di Dio che liberarlo.
Le liberazioni operate da Gesù sono frutto della sua com­passione, della congiunzione del suo Cuore con la miseria dell'uomo. Il comando dato da Gesù agli apostoli, e poi trasmesso alla Chiesa, di cacciare gli spiriti maligni, è dettato dal suo amore misericordioso, è l'eco di quel suo « miseror super tur­bam » (Mc. 8,2).
Chi partecipa al ministero della liberazione deve avere il Cuore del Signore, « gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù »(Fil. 2,5). Come buon Samaritano deve piegarsi sul malcapitato che i briganti lasciarono mezzo morto sulla strada tra Gerico e Gerusalemme; deve versare olio e vino sulle sue piaghe, fasciarle e aver cura di lui, portandolo nell'albergo.
L'ossesso o il ferito dal diavolo va guardato con amore e riguardo. Dopo tutto, anche lui è Cristo, malmenato e fatto prigioniero: « Io ero in carcere e siete venuti a trovarmi » (Mt. 25,36).
Se nel gruppo orante non c'è nessuno che abbia questo cuore pieno di misericordia, che accoglie il paziente, lo confor­ta e lo sostiene durante le fasi della preghiera, è meglio non met­tersi a fare liberazione.

2 ) Carisma della intercessione.
Il V.T. ci offre esempi di potenti intercessori presso Dio. Sono in genere profeti e uomini di Dio, come Mosè, Geremia, e altri.
Essi conoscono il Signore e i progetti del Signore, perché « il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo con­siglio ai suoi servítori, i profeti » (Am. 3,7). Conoscono se Dio è proclive a perdonare, a liberare. Pregano e ottengono.
Ma talvolta, pur sapendo che Dio non è proclive, tentano l'impossibile. È commovente la preghiera di Mosè per il po­polo che ha fatto il vitello d'oro: « Cancellami dal tuo libro », dice al Signore, « se tu non perdoni ». Ma Dio non aderisce alla richiesta, e « il Signore percosse il popolo » (Es. 32,32-35).
Talvolta è Dio stesso che previene e taglia la preghiera, come fece con Geremia: « Anche se Mosè e Samuele si pre­sentassero davanti a me, io non mi piegherei verso questo popolo... » (Ger. 15,1).
Nel N. T. il grande intercessore è Cristo che, essendo Fi­glio di Dio e Sommo Sacerdote del nuovo patto, si trova in un'altra posizione.
Egli « nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime e fu esaudito per la sua pietà » (Ebr. 5,7). Egli è superiore a Mosè - dice l'autore della lettera agli Ebrei - perché non è servo ma « Figlio » e « sa­cerdote per sempre ». .E mentre per la sua natura umana è congiunto a noi e perciò capace di comprendere e di compatire, d'altra parte, essendo Figlio, tutto può ottenere, e tutti in Lui possiamo « ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiu­tati al momento opportuno » (Ebr. 4,14-16).
Anche noi, entrando nella preghiera di Cristo, possiamo entrare nel suo potere di intercessione, e diventare intercesso­ri. Certamente l'unico Mediatore è Lui, ma tutti in Lui possia­mo trovare accesso al Padre.
Dio suole concedere ad alcuni in particolare il dono o ca­risma della intercessione. Sono uomini dotati di una grande fede, che sanno premere nello Spirito sul cuore di Dio; uomi­ni dotati di grande amore per il prossimo sofferente, e piangendo con chi piange (Rom. 12,15) ottengono da Dio tante grazie.
Nel gruppo orante non deve mancare l'intercessore.

3) Carisma del discernimento.
Ne abbiamo parlato sopra e abbiamo anche suggerito alcuni consigli pratici. Qui aggiungiamo qualche osservazione.
Sebbene nei nostri gruppi non si pratichino esorcismi, tut­tavia è sommamente utile tener presente quanto dice il Rituale Romano nell'introduzione al rito dell'esorcismo, sia per quanto concerne i segni della presenza del maligno sia per quanto ri­guarda gli accorgimenti che deve usare il ministro.
Circa la presenza è da notare che i segni - parlare o ca­pire lingue ignote, mostrare una forza superiore alla condizione o all'età, manifestare cose occulte o lontane - presi singolar­mente non hanno valore perché l'uno o l'altro possono verificarsi per cause naturali; e neanche presi insieme hanno valore di prova, ma solo di un indizio. C'è tutta una situazione gene­rale da esaminare, in cui inquadrare i detti segni; e c'è tutto un discernimento da fare prima di parlare di presenza diabolica.
Ci sono poi i consigli e gli accorgimenti suggeriti all'esorcista per non cadere in inganno che può essere di facile cre­dulità per cui può scambiare una malattia o un disturbo natu­rale per una attività demoniaca; o, all'opposto, di incredulità, per cui crede che si tratti di un morbo naturale quando effetti­vamente, dietro quella manifestazione, c'è il maligno che si nasconde.
Solo il discernimento ci può venire in aiuto.
Valga comunque, come criterio generale, che là dove non c'è distruzione della persona - a questo mira il maligno -, cioè dove non c'è corruzione mentale o depravazione morale, conseguenti a manifestazioni di possibile natura demoniaca, è difficile ammettere la presenza attiva del maligno. I disturbi psicofisici da soli non bastano a farci propendere, anche quando non si riscontra una causa proporzionata, per una infestazione diabolica, a meno che il dono del discernimento non ci faccia orientare in altro senso.
Quando dovesse manifestarsi una presenza, e questa è riconosciuta come diabolica - attenti alle presenze pseudo-demonache, di origine psichica, nate nel paziente o indotte in lui da altri - allora usare somma prudenza, e possibilmente ri­mandare subito il paziente all'esorcista, e non intavolare di­scussioni con essa.
Quando dovessimo trovarci di fronte al nemico, bisogna stare attenti alla sua tattica, che varia sempre da persona a per­sona, secondo il sesso, l'età, la mentalità, l'educazione, la cultura.
Il diavolo manipola quello che trova dentro la persona, e sa trovare i punti deboli dove attaccare. Così il medesimo demone impuro può attaccare una donna, facendo leva sulle sue turbe emotive, sulle sue frustrazioni, su desideri non soddi­sfatti, e prendere così il ruolo del seduttore, mentre con un uomo assume un altro aspetto e suscita altre reazioni. Con una persona rozza userà una tattica diversa da quella che userà con una persona colta. In Africa si comporterà in un modo, in Europa in un altro modo, utilizzando credenze, costumi, modi di pensare e comportamenti diversi.
Anzi con la stessa persona muta facilmente tattica, e nello stesso corso della preghiera di liberazione può variare sistema di attacco e di difesa.
Un avvertimento utile è questo: non scambiare le reazioni psicofisiche del paziente con altrettanti attacchi diabolici. Il diavolo può scoccare la freccia e colpire un punto, ma non è là dove ha colpito. Bisogna trovare il luogo da dove ha scoccato la freccia. Può darsi anche che abbia teso l'arco, abbia inviato il dardo, e poi lui se ne sia andato. Può darsi che il malore in superficie abbia un'origine interna più profonda, dove il ne­mico ha agito.
Tutto questo nei casi, non frequenti , di vera infestazione diabolica. Nei casi di semplici ferite, molto più frequenti, que­ste osservazioni sono fuori luogo.
Il discernimento deve essere come un lume che ci accom­pagna sempre nel labirinto della persona disturbata, durante tutto il corso della liberazione.

4) Carisma di autorità.
Gesù « Chiamò i dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni » (Lc. 9,1). Questa stessa autorità conferì ai settantadue discepoli: « Ecco io vi ho dato il potere di cammi­nare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico » (Lc. 19,19).
Questo potere adesso risiede nella Chiesa, e in modo particolare in coloro che esercitano l'autorità nella Chiesa, i Vescovi e i sacerdoti che partecipano del loro ministero.
Questa « unzione di autorità » i sacerdoti la ricevono nel­la sacra ordinazione, e sebbene l'esercizio di essa, per certi versi, è limitato dal Vescovo - nell'esorcismo pubblico - tuttavia, in forza del carattere sacerdotale, essa è radicalmente in tutti.
Questa stessa « unzione », per via di un dono di libera­zione, può trovarsi in alcuni carismatici; ma tale dono nel suo esercizio è sempre legato all'autorità competente che però de­termina in quali casi e con quali modalità va esercitato.
Nel gruppo orante è bene che ci sia un sacerdote ricono­sciuto e delegato dal Vescovo che eserciti questa autorità, e se vi è un fratello che abbia l’« unzione di autorità sopra i demo­ni », questi può agire in silenzio.
Se l'uno o l'altro dovesse mancare, il gruppo stesso, che è chiesa, usurpando l'autorità di Cristo, eserciti con fede questo potere, ma sempre nei casi minori, e con la preghiera, non con lo scongiuro.
È opportuno usare la formula in terza persona, prenden­done una di quelle che si trovano nel Rito dell'iniziazione degli adulti.
Quando la formula è diretta, il comando in nome di Cristo va fatto mentalmente o anche a voce sostenuta: « Ti ordino, nel nome di Gesù, per il sangue di Gesù, di lasciare questo servo di Dio ».
Guerra in cielo e in terra
« Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago com­batteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto in cielo per essi.
Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipi­tato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.
Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.
Ma essi lo hanno vinto, per mezzo del sangue dell'Agnello
grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate dunque o cieli. e voi che abitate in essi. Ma guai a voi terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo ».
Or quando il drago si vide precipitare sulla terra, si avventò contro la donna, che aveva partorito il figlio ma­schio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso della donna, aprendo una voragine, e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca.
Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in pos­sesso della testimonianza di Gesù.
E si fermò sulla spiaggia del mare ».
APOCALISSE 12,7-18
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23/02/2010 21:50
 
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III - PRATICA DELLA LIBERAZIONE

1. La liberazione

« Liberazione » è un termine molto ampio, come il termi­ne opposto « schiavitù », e si estende a tutta la gamma del­l'opera liberatrice di Cristo, « il quale passò beneficando e ri­sanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo » (At. 10,38).
Satana manifesta il suo potere agli uomini con l'errore e il peccato, con la malattia e con la morte, con l'oppressione e l'odio. Cristo ci libera dall'errore e dal peccato, dandoci la ve­rità e la grazia; dalla malattia e dalla morte donandoci la salute e immettendoci nel regno della vita; dall'oppressione e dall'odio, ridonandoci la libertà dei figli di Dio e comunican­doci l'amore.
Qui, però, parlando di liberazione, restringiamo il di­scorso, nella sua attuazione pratica, alla liberazione dagli in­flussi demoniaci, di cui abbiamo parlato nei capitoli prece­denti.
Questa liberazione è un dono di Dio, e Dio può liberare quando vuole e come vuole, anche senza l'intervento dell'uomo e di intermediari umani.
L'uomo però può impetrarla.
Senza nulla togliere all'efficacia dei Sacramenti, degli atti penitenziali, della lettura o ascolto della Parola, qui noi voglia­mo impetrarla attraverso la preghiera di liberazione.
Questa può essere fatta da persona singola, per la propria liberazione; e può essere fatta dalla comunità per la libera­zione degli altri.
Noi sempre preferiamo questa forma comunitaria e, per diversi motivi, di ordine teologico e pastorale.
Annettiamo grande valore alla Chiesa, e per Chiesa in­tendiamo non solo la Chiesa universale o particolare, ma anche ogni comunità di credenti, che si riunisce attorno a Gesù e in­voca il suo Nome. Nella comunità dei credenti è Cristo che prega e che opera, è Cristo che continua a liberare i suoi fratelli dal Nemico.
D'altra parte, come abbiano annotato più sopra parlando di « carismi e ministeri della preghiera di liberazione », rite­niamo per certo che la liberazione sia una funzione dello stesso Corpo di Cristo, il quale deve eliminare le infiltrazioni del Ne­mico, in qualunque parte esse si manifestino, perché ogni ma­nifestazione è di peso e di danno per l'intero corpo.
Inoltre la preghiera comunitaria, cioè fatta in gruppo, consente l'intervento di diversi carismi e l'interazione di di­versi ministeri, che rendono più efficace la preghiera; e d'altra parte ci preservano dal pericolo di essere confusi con maghi e guaritori, che operano sempre isolatamente.
La preghiera, perciò, sugli oppressi va fatta sempre in gruppo, a meno che la persona (per es. il sacerdote, il medico) non si trovi nella necessità di operare da solo.
La preghiera può assumere il carattere di una richiesta fatta a Dio perché intervenga e comandi allo spirito delle te­nebre perché abbandoni una persona, una situazione, un luogo: si chiama « preghiera deprecatoria ». Può assumere il carat­tere di uno scongiuro diretto alle forze del male perché desistano dal sostenere una situazione, dal molestare una persona, dall'in­festare un luogo: si chiama « preghiera imprecatoria », o più propriamente « scongiuro », « esorcismo ».
Noi usiamo normalmente la preghiera deprecatoria - la sola che merita il nome di preghiera - in tutti i nostri inter­venti, a qualsiasi livello.
L'imprecazione - che impropriamente è detta preghie­ra - ossia lo scongiuro o l'esorcismo, non viene normalmente usato, tranne che nel caso dell'autoliberazione. Chiunque in­fatti che sia aggredito può respingere direttamente l'assalto, e, fidando in Dio, aggredire e cacciare l'avversario. Riteniamo perciò che chiunque può usare su di sé l'esorcismo di Leone, preghiera deprecatoria.
Negli esorcismi del Rituale Romano le due forme, impre­catoria diretta a Satana, e deprecatoria diretta a Dio, sono ab­binate. Negli esorcismi minori del Battesimo, secondo il nuovo rito, si usa solo la forma deprecatoria.

2. L'autoliberazione
La liberazione è opera di Dio. « In quel giorno romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzando le sue catene » (Ger. 30,8). Il Padre inviò Gesù « per ridurre all'impotenza il diavolo e liberare tutti quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita » (Ebr. 2,14). È Lui che « spezza le catene, infrange le porte di bronzo, spezza le sbarre di ferro » (Sal. 107,14-16), e « porta via con sé i prigionieri » (Ef. 4,8; Sal. 68,19).
Ma l'uomo è invitato a lasciarsi liberare da Gesù. Egli stesso deve « rompere le catene inique, sciogliere i legami del giogo » (Is. 58,6). « Sciogliti dal collo i legami, schiava figlia di Sion - dice il Signore in Isaia - senza prezzo foste ven­duti e sarete riscattati senza denaro » (52,2-3).
Da quali vincoli e come l'uomo può liberarsi?
1) Schiavitù personali
La prima autoliberazione riguarda le schiavitù personali, che possono irretire il pensiero, il sentimento, l'azione, impe­dendo la presa di possesso del regno di Dio in tutte le aree della nostra vita personale.
Un'area influenzabile da parte del Maligno può essere la fissazione delle idee: idee bizzarre che danno una visione erra­ta della realtà e occupano insistentemente la nostra mente, im­pedendoci di concentrare la nostra attenzione sul lavoro, sullo studio, e ostacolando la vita di relazione; pensieri strani, come quello di essere seriamente ammalati, o quello della morte a breve scadenza, che paralizzano ogni attività.
Altra area influenzabile è quella che concerne la vita mo­rale. Una forma di lussuria che crea abitudini schiavizzanti; un'ira che diventa collera ad ogni piccolo stress; un'ignavia che ci inchioda al letto e ci rende inetti a qualsiasi attività.
La schiavitù può interessare anche la sfera fisica: dolori mestruali allucinanti che bloccano la persona quattro-cinque giorni al mese, con stati di ansia che precedono il ciclo; malattie misteriose in coincidenza con le grandi festività; malessere nell'entrare in chiesa e nell'assistere alle celebrazioni liturgiche.
Tutte queste schiavitù che comportano ferite più o meno profonde alla personalità dell'uomo, nelle diverse sfere della sua attività psico-fisica, possono essere curate, oltre che con i Sacramenti e gli atti penitenziali, con l'uso frequente della pre­ghiera di lode, e con l'autocomando, previa rinuncia specifica allo spirito che si presume mantenere quella schiavitù.
, Gli effetti benefici non si faranno attendere molto. Nei casi più resistenti, ricorrere alla preghiera del fratello.
2 ) Schiavitù sociali

Intendiamo quelle schiavitù che si radicano nell'uomo, membro di una società malsana, che vive nel « naturale », schia­va della materia e degli elementi del cosmo.
L'uomo psichico, nel senso paolino, vive a livello delle pulsioni, delle tendenze, delle immaginazioni e delle opinioni. « Quando, per dichiararle innocenti, diciamo di queste cose: "è naturale", ci facciamo complici del loro recupero da parte degli spiriti del male. Noi disconosciamo il fatto che esse sono per­vertite dal peccato originale, e perciò non possono sbocciare, fiorire senza essere prima ri-create, ossia senza passare attra­verso una morte e una resurrezione; così ci collochiamo sul piano di una saggezza tutta umana, quella dei "prìncipi di que­sto mondo" e per la quale le esigenze della vita dello Spirito sembrano follia (1 Cor. 2,6) » (D. Ange, Balsamo è il tuo nome, Ed. Ancora, Milano, 1982, p. 323).
Sotto il velo dell'umanesimo, che lusinga le tendenze na­turali, si nasconde un paganesimo, cioè un ritorno al mondo dominato dal maligno, uno sganciamento da Cristo e un pas­saggio sotto « gli elementi del mondo »(Gal. 4,9; Col. 2,8). Le stesse cose buone, « che sono sane e non hanno veleno di morte » (Sap. 1,14), se sono idolatrate legano il cuore, violano la libertà interiore, e ci fanno amoreggiare col « dio di questo mondo » (2 Cor. 4,4).
La stessa libertà viene violata dal collettivo. A livello della coscienza personale si pone sempre la scelta libera. Ora questa libertà di scelta è condizionata e compromessa dall'opinione collettiva, anonima e dominante, che spersonalizza l'uomo. È qui che il diavolo gioca la sua carta, perché più facilmente può operare nell'uomo spersonalizzato, menomato e legato attra­verso i mass-media. Le cose « normalizzate » dalla massa fini­scono col passare come « naturali », « lecite », « buone », per­ché tutti le fanno, anche quando sono in flagrante contrasto col Vangelo.
Tutto questo può determinare un rientro sotto l'influsso del signore di questo mondo, da cui bisogna liberarsi.
La liberazione avviene attraverso la parola di Dio, che penetra e scandaglia, ed è luce che rischiara, ed ha una forza di distruzione e di creazione.
Avviene pure attraverso la separazione dai mezzi di co­municazione inquinanti e alienanti.
Avviene attraverso la lotta alla triplice concupiscenza, nella luce della fede.
3 ) Legami sottili
La partecipazione saltuaria a sedute medianiche, a pra­tiche esoteriche, il ricorso a maghi, l'uso inconsiderato del pendolo o dell'oroscopo nell'ordinare la nostra attività, e simili, possono facilmente creare dei legami. Se si tratta di legami forti questi vanno sciolti con la preghiera di liberazione o con l'esor­cismo, ma se sono deboli perché non hanno impegnato la per­sona, allora possono essere risolti privatamente dalla stessa persona:
a) con la rinunzia esplicita a queste pratiche e a que­sti legami;
b) con la riconsacrazione a Cristo Signore;
c) con l'uso continuato di sacramentali;
d) con la recita personale del­l'esorcismo di Leone XIII o altra formula di scongiuro.

L'autoliberazione, per tutti questi casi, comporta un serio mutamento di vita e una pratica costante delle virtù cristiane e della preghiera personale.
3. La potenza del nome di Gesù
Uno dei mezzi più potenti per disincagliarci dal potere del Maligno e per difenderci dai suoi attacchi è l'invocazione del Nome di Gesù.
Il Nome che porta in radice, nella sua prima sillaba, l'ori­gine divina di Gesù, e nella seconda sillaba la sua missione sal­vifica, Dio-salva, è il Nome che « è al di sopra di ogni altro nome, che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro » (Ef. 1,21).
È un Nome che incanta il cielo e tira dietro a sé le anime amanti: « Olio profumato è il tuo Nome » (Cant. 1,2). È un Nome che apre ogni porta celeste: « Qualunque cosa chiede­rete al Padre nel mio nome, egli ve la darà » (Gv. 16,23).
È un Nome che dà speranza di salvezza ai credenti: «Chiun­que invocherà il nome del Signore sarà salvo » (Rm. 10,13), dove « il Signore », nella citazione di Gioele (GI. 3,5), in verità è Gesù (Rm. 10,9).
È il Nome che raddrizza gli storpi e fa dire a Pietro: « È il Nome di Gesù che ha dato vigore a quest'uomo, perché non c'è altro nome nel quale è stabilito che possiamo essere sal­vati » (At. 3,16; 1,12).
Ed è il Nome che scaccia i demoni (Mc. 16,17) e sottomet­te ogni potenza del Nemico (Lc. 10,17). Il Nome che, pronun­ziato da Gesù: « Sono io » (Gv. 18,5), fa stramazzare i soldati venuti a catturarlo.
Per questo « al Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra, e sottoterra »(Fil. 2,10).
Nessuno però può efficacemente pronunziare questo No­me, se non nello Spirito Santo (1 Cor. 12,3 ).
È lui che lo mette nella nostra bocca, lo carica di una forza potente, per cui il diavolo fugge.
Però se è vero che nessuno può invocare salutarmente Gesù se non nello Spirito Santo, è pur vero che Gesù, invocato, risponde a questa invocazione dando il suo Spirito.
Lo Spirito di Gesù che è diametralmente opposto allo Spi­rito malvagio, sottrae gradatamente l'uomo al suo dominio e lo colloca in Cristo Signore, anzi forma in lui il figlio di Dio ad immagine di Cristo Signore; in altri termini mette Gesù nella nostra vita, e ci rende così invulnerabili.
Questa azione dello Spirito interessa la mente, il cuore, e anche il corpo.
Attraverso la sua santa « Unzione » (1 Cor. 1,21; 1 Gv. 2,20-27) sottrae la mente all'influsso delle tenebre che oscu­rano il pensiero, al modo di ragionare « umano » e « mondano », e crea in noi una mentalità nuova, una certa affinità con Dio, facendoci entrare nel « pensiero » di Cristo (1 Cor. 2,16).
Lo Spirito libera il cuore dalle 12 intenzioni cattive che inquinano l'uomo (Mc. 7,22) e vi introduce i « sentimenti » di Cristo, veicola in noi l'« operazione » di Cristo, per cui il nostro agire si innesta nell'opzione fondamentale di Cristo, la « volontà » del Padre (Ebr. 10,5).
Lo Spirito sottrae il nostro corpo all'influsso della carne corrotta e lo immette nel sacrificio di Cristo, insegnandoci « ad offrire i nostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio » (Rm. 12,1), per riprodurre in noi l'immagine di Cristo, secondo il principio di conformità (2 Cor. 4,10; Fil. 3,21; Rm. 8,29; 1 Cor. 15,49; Gal. 5,24; 6,14-17).
Affidarsi allo Spirito di Gesù, lasciarsi vivere da Lui, la­sciarsi fare da Lui « Icona di Cristo », lasciarsi possedere da lui in tutti i meandri dell'essere, significa non lasciare al nemico nessuno spazio, nessun punto dove appigliarsi pur nella nostra fragilità creaturale. Gesù diceva: « Viene il principe di questo mondo, e in me non ha nulla » (Gv. 14,30). Così dobbiamo poter dire noi: non trovi in noi nulla di suo, e perciò non abbia nessun potere su di noi.
Col nome di Gesù invochiamo anche il nome di Maria. La sua presenza nella nostra vita è garanzia contro gli assalti del maligno.
L'esperienza ci insegna che alcuni demoni, soprattutto i demoni dell'impurità, tremano di fronte al nome di Maria.
Essa ricorda loro la creatura bella, senza macchia, sfug­gita al loro dominio.
Essa ricorda loro la sconfitta: « Porrò inimicizia tra te la donna; essa ti schiaccerà il capo » (Gn. 3,15).
Essa è come « un esercito schierato in campo » e, se noi la invocheremo, saremo vittoriosi nella lotta.


4. Per un ministero di liberazione

La liberazione dai disturbi demoniaci, o « per esorcismi » o per « preghiera », è uno dei compiti più delicati della Chiesa, e non può essere lasciata, come un fatto privato, all'arbitrio del singolo o anche di un gruppo particolare.
Ora, nota bene il Card. Suenens, la Chiesa ha legiferato per i casi di possessione riservando al Vescovo l'intervento, mentre ha lasciato « nel vago e indefinito tutto ciò che si colloca « al di fuori » della possessione » (o.c., p. 119, n. 58); per cui è una « necessità urgente definire una nuova pastorale in mate­ria... con norme adeguate da rispettare » (ivi).
Sarebbe auspicabile che la Chiesa ripristinasse il ministero dell'esorcistato, scomparso come ordine minore nella riforma liturgica conciliare, almeno per quelle regioni dove più vivo se ne sente il bisogno. E niente vieta che qualche Conferenza episcopale faccia istanza a Roma in questa direzione. Potrebbe essere un ministero aperto anche a laici qualificati e dotati, al­meno in casi particolari.
Ma finché l'autorità competente non si muove in questa direzione, oserei avanzare una proposta.
In ogni diocesi il Vescovo dovrebbe mettere accanto al­l'esorcista un gruppo di discernimento, composto di tre o quattro persone, tra cui un medico e uno psicologo. Tutti i casi « sospet­ti » dovrebbero essere portati a questo gruppo, il quale, dopo conveniente esame, dirotterà il paziente o al medico, o all'esor­cista, o al gruppo orante.
Il gruppo orante o i gruppi oranti, se i casi sono molti, dovrebbero essere costituiti da persone esperte e preparate, e dovrebbero intervenire nei così detti « casi minori », lascian­do all'esorcista il trattamento dei casi più importanti. Nel grup­po orante.non dovrebbe mai mancare il sacerdote.
La liberazione, così, rientrerebbe nel piano normale della pastorale degli infermi.
Una terapia bene impostata dovrebbe articolarsi nei se­guenti punti:
a) evangelizzazione, per consentire, soprattutto ai lon­tani che hanno idee confuse e passano da un mago ad una cartomante, da un medium ad un pranoterapeuta, senza alcun risultato, di ritrovare, nella Fede, la via della salvezza;
b) pratica guidata dei Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, per consentire una lenta e indispensabile purifica­zione e un necessario irrobustimento della vita cristiana;
c) esercizi ascetici, preghiere liturgiche, lettura o ascolto della Parola di Dio, che sono fonti di liberazione da ogni influs­so maligno;
d) frequenza a gruppi di preghiera, dove il disturbato trova un clima di quiete, esce dal proprio isolamento e, nella gioia della fraternità, riacquista fiducia in se stesso, negli altri e in Dio.
Anche dopo la liberazione, l'oppresso avrà bisogno, per qualche tempo, di frequentare il gruppo, per restaurare le forze esauste, per abituarsi ad usare le armi spirituali (Ef. 6,11-18) contro il Nemico che tornerà sicuramente all'attacco (Mt. 12,44).
Noi attribuiamo le molte e durature liberazioni proprio alla frequenza costante del gruppo di preghiera, dove l'amore dei fratelli e la preghiera di lode impediscono ogni ricaduta.
In attesa che le Conferenze episcopali si sensibilizzino a questo problema, con le iniziative che riterranno più opportu­ne, i gruppi di Rinnovamento, che sogliono fare preghiera comunitaria di « guarigione » o « risanamento interiore », po­tranno fare anche preghiera di « liberazione », rispettando sem­pre la « linea di demarcazione », e sempre che il Vescovo non sia esplicitamente contrario.
È superfluo dire che anche nei casi minori non si possono fare « scongiuri » sulle persone, ma solo « preghiere », a meno che non ci sia il sacerdote autorizzato.
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23/02/2010 21:51
 
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5. La preghiera comunitaria di liberazione
a) Premesse
E’ bene aver chiari alcuni punti che concernono i modi di essere e di operare degli spiriti maligni, accennati qua e là in precedenza, e che qui raccogliamo perché si abbiano presenti prima di iniziare una preghiera di liberazione. Questi modi di essere e di operare da una parte presentano caratteristiche costanti, d'altra parte si diversificano da persona a persona, se­condo lo stato, la cultura, l'ambiente.
Una costante è che spesso gli spiriti si raggruppano e si richiamano. Se c'è uno spirito di odio, facilmente subentra lo spirito dell'ira, di vendetta, di maledizione; se c'è lo spirito di gola, questo richiama lo spirito di lussuria, di ignavia; con lo spirito di invidia c'è quasi sempre lo spirito di superbia. Questi spiriti possono anche camuffarsi sotto forma di presenze per­sonali.
Un'altra costante è l'avvicendamento degli spiriti. Ad uno spirito che induce al peccato, subentra, una volta che la per­sona è caduta, uno spirito accusatore - da non confondersi col rimorso di coscienza - che porta alla disperazione, o uno spirito di depressione che può portare al suicidio. Ad uno spi­rito di gnosi, che spinge l'uomo a tentare vie occulte o supe­riori alle proprie forze per acquisire cognizioni che non sono alla portata di tutti e lo mettono in uno stato di superiorità su­gli altri, subentra spesso uno spirito di confusione mentale o di aberrazione che altera il campo della ideazione e getta l'uomo nel dubbio sistematico o in un comportamento strano.
Accanto a queste costanti di raggruppamento e di avvicen­damento, dove anche si nota uno spirito dominante che mano­vra tutto, ci sono poi varietà di essere e di operare, a diversi livelli, e con peculiarità diverse.
Notiamo innanzi tutto che l'attività satanica nella vita di una persona - la quale attività, non è sempre manifesta, ma non per questo è meno deleteria - è il risultato di una sim­biosi tra:
1) peccato e cicatrici che questo ha lasciate;
2) in­flusso di spiriti maligni connessi col peccato;
3) ambiente di sviluppo dominato da forze negative;
4) insoddisfazione o fru­strazione di bisogni emotivi fondamentali.
La presenza di uno spirito cattivo nella vita di una perso­na può non avere relazione col peccato proprio o altrui, ma può essere determinata da un fatto traumatico, da un incidente per­sonale che ha aperto le porte; può essere anche un fatto ereditario, nel senso che un discendente erediti una certa vulne­rabilità verso uno spirito cattivo che dominava nei suoi geni­tori o nei suoi antenati, e prenda anche i connotati di costoro.
A volte l'influsso negativo è dovuto ad una maledizione che trova nella persona un terreno adatto per radicarsi e svilup­parsi; altre volte è dovuto al contagio personale di un mago o a pratiche spiritiche.
A volte, infine, la presenza non è collegabile con un fatto particolare, e rientra nel piano misterioso di Dio.
Si spiega così l'attività dello spirito cattivo in alcuni bam­bini, in certe persone buone, ed anche in anime sante, come, per citare un esempio recente, nella Piccola Araba, sr. Maria del SS. Crocifisso, Carmelitana, elevata agli onori degli altari dal regnante Pontefice, Giovanni Paolo II.
Altra cosa da notare è che a volte è facile scoprire ed espellere gli spiriti cattivi. Altre volte invece è difficile sco­prirli e più difficile cacciarli.
Quando gli spiriti sono in una persona da molti anni, questa può restare anche inconsapevole della loro presenza. Gli spiriti sono diventati come una parte della sua personalità. La persona si è formata adattandosi alle esigenze degli spiriti.
La persona percepisce alcune incapacità di fondo, alcune difficoltà insormontabili, incapacità di accettarsi, di amarsi; dif­ficoltà di accettare gli altri e il mondo che la circonda.
La persona scambia queste incapacità e difficoltà per note costitutive della sua personalità, dovute al suo psicologismo, all'ambiente in cui è cresciuta; mentre in realtà sono condi­zionamenti di spiriti cattivi.
A volte gli spiriti cattivi possono nascondere la loro pre­senza sotto forma di qualità positive, di un virtuosismo nel trafficare, nell'ammaliare, nel comporre. Allora è difficile sco­prirli - ci si può anche ingannare sulla loro identità - ed è ancora più difficile staccarli dalla persona, che trova in essi una forza per affermarsi nella vita.
Ho conosciuto una donna che aveva vinto in quattro anni
18 premi di poesia, e ne aveva gli attestati e le medaglie espo­ste in casa. I componimenti arieggiavano bene un poeta ame­ricano e un noto poeta italiano (Pasolini) morto di recente, e sembravano quasi composizioni di detti poeti. Dopo l'esorcismo l'estro poetico è scomparso e non è stata più capace di compor­re una poesia.
Più facile è invece scoprire gli spiriti di infermità che tor­mentano le persone infestate o disturbate nella sfera fisica. Conosciamo dal Vangelo lo spirito di infermità della donna ri­curva (Mc. 5,25 ss.) e del muto indemoniato (Mt. 9,32 ss.). Questi spiriti producono la malattia o la sostengono e impedi­scono che guarisca: sono influssi del maligno contro cui va fatto l'esorcismo, diretto o indiretto.
Finalmente, per chiudere, notiamo che ci sono spiriti che contaminano un ambiente, ed influiscono sulle persone che vi abitano. Uscendo da questo ambiente, le persone si sentono più libere e meno oppresse.
Di tutte queste diversità di situazioni bisogna tener conto nel corso della preghiera per la liberazione, chiedendo luce al Signore.
Altre cose ci sono che non sono state qui notate, e che l'esperienza insegnerà cammin facendo. Queste - credo - sono sufficienti per orientarsi in un ministero tanto delicato quanto oneroso.
b) Schema di intervento
1. Il gruppo orante, possibilmente a digiuno, si riunisce nel luogo designato, che sarà purificato e benedetto, e sosta in preghiera personale per qualche minuto.
La celebrazione della liberazione ha inizio con un salmo introitale, per es. il salmo 95: « Venite, applaudiamo al Signo­re » o il salmo 24: « Del Signore è la terra... ».
Segue la confessione dei peccati, o purificazione: « Con­fessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti » (Gc. 5,16; cfr. 1 Gv. 5,16). La confessione o purificazione si conclude con un salmo di lode per es. salmo 66: « Acclamate a Dio da tutta la terra ».
Si invoca la presenza di Cristo e del suo Spirito, e si veri­fica l'unione di carità tra i membri del gruppo, condizione indi­spensabile per proseguire.

2. L'accoglienza del fratello che chiede la liberazione vie­ne fatta in un clima di sincerità. Tutti debbono mostrare inte­ressamento al fratello e attenzione al suo caso.
Mentre il fratello che presiede alla preghiera o un altro che abbia il dono del discernimento si apparta con il paziente per un colloquio personale, gli altri proseguono la preghiera con salmi di ringraziamento, sia collettivo (per es. salmi 33, 67, 68, 118, 124) che individuale (per es. salmi 18, 30, 34, 40, 144) e con invocazioni spontanee.

3. Al termine del colloquio, si invita il paziente ad asso­ciarsi alla preghiera di lode. Si possono usare preghiere spon­tanee, salmi di lode (per es. 105, 106, 145-150), inni del N.T. (Fil. 2,6-11; Ef. 1,3-10; Col. 3,12-20; Ap. 4,11; 5,9-12; 12,10-12; 15,3-4; 19,1-2) e del V.T. (Is. 40,10-17; 42,10-16; 45,15-26; Ger. 31,10-14; Es. 15,1-18; 1 Cr. 29,10-13; Dan. 3,26-45; 52-90), o della liturgia (Gloria, Santo).

4. Approccio. Durante la preghiera di lode il paziente potrà associarsi alla preghiera del gruppo, potrà restare indiffe­rente (la preghiera scivola e non lo interessa), potrà avere delle reazioni. Sfruttando i dati del colloquio avuto in precedenza, continuando a conversare con lui, interrogando il Signore e te­nendo conto delle divine ispirazioni, dei testi della S. Scrittura, attraverso il discernimento comunitario, non sarà difficile for­mulare una diagnosi, che verrà via via approfondita nella pre­ghiera. La diagnosi mira a stabilire se c'è o non c'è infezione diabolica, di che grado o di che tipo è tale infezione.
Se la diagnosi è negativa, allora, dopo una breve preghiera di consolazione e opportuni suggerimenti, il paziente viene congedato.

5. Se la diagnosi è positiva, allora si procede alla preghie­ra di petizione. Si chiede al Signore di liberare il fratello dai disturbi del maligno, o di scioglierlo dai legami. Si può ini­ziare con i salmi di liberazione (6, 22, 35, 42-43, 51, 54-59; 64, 69-70, 102, 130, 140-143) o con le litanie dei santi, e proseguire con preghiere spontanee, con preghiere in lingue. Se il paziente è in grado di pregare sia coinvolto nella preghiera di petizione.
Nei gradi minori di infezione, ferite, legami, oppressioni, circumsessioni, la preghiera così fatta è seguita normalmente da effetto: senso di sollievo e di rilassamento.

c) Casi di interventi particolari
1. Nei casi di infestazione, quando si è individuata una potenza occupante, o attraverso il colloquio, o attraverso la pre­ghiera, o attraverso il discernimento, allora bisogna proce­dere alla disinfestazione.
Si invoca la protezione di Gesù: il suo Sangue prezioso che ci rivesta. Si invoca la protezione di Maria: la sua verginità che ci circondi. Si invoca la presenza dell'arcangelo S. Michele: la sua spada che ci difenda da ogni assalto del nemico.
Si fa appello quindi, in ginocchio, alla potenza del Si­gnore, perché le forze del male siano domate. È opportuno re­citare la formula: « Umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre » (Fil. 2,8-11).
Si chiede, a questo punto, al paziente di rinnegare i pro­pri peccati, soprattutto quelli legati allo spirito infestante, e di cacciare lui stesso il demone occupante. Chi esercita l'autorità, interviene con il comando. Questo deve essere dato in maniera specifica, nominando il demone che si vuole cacciare, e iniziando, se ce ne sono molti, da quello della divinazione, e poi da quello della paura. Il comando può essere fatto mentalmente o sottovoce, ma con fermezza, usando qual­siasi formula, come il Signore detta in quel momento. Gli altri preghino perché il potere di Cristo si manifesti nel ministro che esercita la sua autorità.
Si continui nella preghiera e nell'esercizio dell'autorità finché il nemico non sia eliminato, o almeno notevolmente piegato ed estenuato. Attenti a non stuzzicare il nemico - è molto facile - se poi non si riesce ad espellerlo o a domarlo, legando la sua attività.
Un senso di sollievo e di leggerezza annunzia l'effetto posi­tivo della preghiera di liberazione.
2, Nei casi di maleficio accertato, si proceda allo stesso modo: preghiera di lode, discernimento, petizione, invocazione del potere di Cristo, dell'assistenza di Maria e dei SS. Angeli.
Poi si inizia col Prologo di S. Giovanni. Si può leggere utilmente la preghiera contro i malefici tratta dal Rituale greco. Si prosegue con preghiere di lode, e preghiera in lingue.
Se l'ammalato rigetta - avviene molto spesso - lo si aiuti caritatevolmente. Non si diano però medicine od erbe per farlo rigettare, come usano spesso i maghi; né si ricorra ad altri mezzi per liberarlo dal maleficio o eliminare i suoi disturbi psicofisici, ricordando che le nostre armi sono spirituali.
Non è però vietato, anzi è consigliato, distruggere l'even­tuale fattura a cui sarebbe legato il maleficio, e chiedere per questo l'aiuto di persone esperte.
La liberazione dai malefici non è facile. Ecco perché si consiglia di rimettere il caso al sacerdote autorizzato.
3. Nei casi di possessione, piena o parziale. Nei nostri gruppi di Rinnovamento non si trattano questi casi, che sono di esclusiva competenza dell'esorcista. Quando durante la preghiera apparisse manifesta la pos­sessione, allora non si prosegua. Tutto al più si può leggere insieme l'esorcismo di Leone XIII, qualche preghiera di lode. Si consoli il paziente, e si diano gli opportuni consigli.
4. Nei casi refrattari, quando dopo due o tre preghiere il paziente non dovesse ricevere alcun beneficio dalla preghiera, allora bisogna riesaminare il caso per vedere se la diagnosi sia sbagliata o se qualche cosa non è andata nel gruppo di preghie­ra. Se dopo altra preghiera lo stato del paziente dovesse persi­stere, sarà opportuno rimettere l'ammalato al medico o ad altro gruppo orante.
d) Liberazione e convalescenza
La liberazione è contrassegnata da un senso di leggerezza, di slegamento, di vuoto.
Conviene subito invocare lo Spirito Santo perché riempia gli spazi vuoti, rimargini le ferite, versi vino ed olio sulle livi­dure lasciate dal nemico.
Convalescenza. È molto importante seguire il paziente dopo la liberazione. Innanzitutto bisogna consigliare di cambiare modi, abitudini di vita, e nei casi più gravi di cambiare am­biente. Il paziente dovrà tenersi vicino a Dio con l'uso dei sacramenti, la preghiera personale, la vita corretta. Dovrà inol­tre frequentare una comunità o un gruppo di preghiera, per qualche tempo, perché la sua guarigione sia condotta a com­pimento e siano rafforzate le sue difese contro il nemico che certamente si farà risentire.
Si tenga per certo che se ALLONTANARE TEMPORANEAMENTE IL MALE è relativamente facile, mantenere libera la persona è più difficile. Per questo conviene, nei casi gravi, non procedere alla liberazione se prima non è assicurato un congruo periodo di convalescenza, nell'ambiente adatto.
Le prove di Giobbe
« Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; Sia benedetto il nome del Signore! »
« C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male... Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro. Il Signore disse a Satana: « Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Satana rispose al Signore e disse: « Stendi la mano un poco e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia! ». Il Signore disse a Satana: « Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui ». Satana si allontanò dal Signore... Allora Giob­be si alzò e disse:
"Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore".
Quando un giorno i figli di Dio andarono a presen­tarsi al Signore, anche Satana andò in mezzo a loro. Il Si­gnore disse a Satana: « Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra... Satana rispose al Signore: « Pelle per pelle; tutto quanto ha, l'uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell'osso e nella carne e vedrai come ti bene­dirà in faccia ». Il Signore disse a Satana: « Eccolo nelle tue mani. Soltanto risparmia la sua vita ».
Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo... Giobbe rispose (alla moglie): « Come parlerebbe una stolta tu hai parlato. Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male? ». In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra ». (Giobbe, cc. 1-2).

La liberazione di Sara

« Quanto al cuore e al fegato del pesce, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo, e ces­serà in essa ogni vessazione e non ne resterà più trac­cia alcuna ».
Raffaele disse al ragazzo: « Fratello Tobia! ». Gli ri­spose: « Eccomi! ». Riprese: « Questa notte dobbiamo al­loggiare presso Raguele che è tuo parente. Egli ha una fi­glia chiamata Sara. È una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona. E aggiunse: « Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera, perché la serbi come tua fidanzata ».
Allora Tobia rispose a Raffaele: « Fratello Azaria, ho sentito dire che essa è stata già data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti. Per questo ho paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qual­cuno le si vuole accostare, egli lo uccide »...
« Ascoltami, dunque, o fratello: « Non preoccuparti di questo demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie. Quando però entri nella camera nu­ziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un poco nella brace degli incensi. L'odore si spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà e non comparirà più intorno a lei. Poi prima di unirti a lei, alzatevi tutti e due a pregare... ».
Lo introdussero nella camera da letto. Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell'incenso. L'odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell'alto Egitto. Raffaele vi si recò all'istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi » (Tobia, cc. 6-8).
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23/02/2010 21:52
 
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CONCLUSIONE

Eccoci alla conclusione di questo lavoro.
Non ho voluto corredarlo di un apparato critico, con note e riferimenti bibliografici, sia per non appesantire la lettura, sia per l'indole dell'opuscolo e l'uso che se ne deve fare.
Neppure ho voluto documentare con dati o fatti di espe­rienza personale quanto son venuto via via dicendo, come forse sarebbe stato conveniente sotto un certo profilo, per non pre­sentare dei quadri in cui qualcuno corrivamente potrebbe rav­visare casi personali o di propria conoscenza.
Comunque l'esperienza che ho acquisita in nove anni di ministero è molto ricca, con una vasta gamma di campionatura: oltre 1000 casi sono passati per le mie mani.
Posso dire che oltre la metà delle persone che hanno chie­sto la preghiera di liberazione era semplicemente ammalata di turbe neuropsichiche con somatizzazioni varie, attribuite alla presenza o alla azione del maligno. Gente angosciata, preda di paure, incapace di impegnarsi o di amare, che al primo approc­cio rivelava prostrazione fino allo svenimento o reazioni abnor­mi di tipo isterico o istero-epilettico, con dissociazioni e proie­zioni di presenze; ma che ad una indagine più profonda svela­va il bambino che talvolta si nasconde in noi, il quale ha subíto i traumi della madre, o è stato lasciato solo nel momento del pericolo, o è stato trascurato affettivamente, o ha avuto un incidente di ordine fisico o morale nella prima infanzia. Gente che è stata trattata, più che con preghiere di liberazione, con Cristoterapia, intrisa di Verità e di Amore, allo scopo di re­cuperare nella forza di Cristo l'unità della persona, parzialmente compromessa, e riportare l'armonia interiore, facendo fare alla persona la pace con se stessa e con gli altri. Gran parte di que­sta gente è stata liberata. Evidentemente si è trattato di libe­razione psicologica. In altre persone, sotto la corteccia di contorsioni e di cram­pi allo stomaco, simulanti attacchi di infestazione diabolica, si sono scoperti rimorsi di coscienza per peccati, talvolta obliterati (aborti, danneggiamenti, calunnie, ecc.). La terapia sacramen­tale, gestita dal sacerdote con la collaborazione del gruppo orante, ha risolto la situazione.
Sono stati relativamente pochi i casi di vera infezione o di infestazione - non ho avuto mai un caso di possessione totale - legate a pratiche magiche o a situazioni particolari, che hanno richiesto preghiere di liberazione e scongiuri. Ma anche in questi casi la forza dell'Amore ha giocato un ruolo di primo piano.
Per cui sono entrato nella convinzione che, in ogni caso, le carte da giocare sono la Parola, la Lode, l'Amore. Con la Pa­rola si fa strada la Verità che « rende liberi »; con la Lode ci si apre al Liberatore; con l'Amore lo spirito malvagio che è « odio » scappa.
Questo ho voluto sottolineare per scoraggiare quanti ri­corrono con facilità, e con pericolo per sé e per gli altri, a pra­tiche esorcistiche.
I casi più refrattari ad ogni trattamento si sono manife­stati alcuni malefici legati a fatture e alcune ossessioni in sog­getti isterici, in cui la presenza del nemico affonda le radici nella costituzione stessa dell'individuo.
Per contro ho fatto questa esperienza: la presenza attiva periferica del maligno in parecchie persone che neanche la sospettano, e che influenza il loro agire, e la presenza di spiriti di discordia o di ignavia in alcune riunioni, anche di carattere religioso, senza che nessuno se ne accorga, ma di cui molti subiscono gli effetti.
Sono soltanto alcune delle esperienze acquisite.


Il potente patrocinio della Vergine Maria, che ha stritolato la testa dell'antico serpente, ci protegga sempre nell'eserci­zio così gravoso del ministero della liberazione, e ci accompa­gni sempre nel cammino della vita.


Piccola appendice sul modo d'agire dello Spirito Diabolico


- Il demonio agisce come un capitano o capo d'esercito, che piantando il suo
accampamento e osservando le forze o disposizione di un castello, lo assale
dalla parte più debole. Allo stesso modo il nemico della natura umana,
girandoci attorno incessantemente, osserva da ogni parte ciascuna delle
nostre virtù e quando ha scoperto in noi il lato più debole e meno protetto
dalle armi della salvezza, là ci attacca e cerca di riportare su di noi
completa vittoria -

(Sant'Ignazio di Loyola )



 Scrive Egon von Petersdorff, - ex occultista e parapsicologo convertitosi
al cattolicesimo,  considerato il più grande demonologo del nostro secolo -:



" Fantasia, passioni, istinti e memoria sono il campo d'azione preferito dai
demoni, perché qui possono operare non avvertiti, in un primo tempo,
dall'intelletto e dalla volontà. Così è loro possibile, per esempio,
ricomporre in modo nuovo immagini sensibili preesistenti, sopprimendo un
particolare, accentuandone un altro: fare insomma, come fa il fotografo
quando ritocca le fotografie; non possono però produrre nuove immagini, come
per esempio fare apparire nella fantasia di un cieco nato le immagini
proprie di chi ci vede.

  Possono inoltre attenuare o spegnere la coscienza della colpa, oscurando
le immagini corrispondenti impresse nella memoria; viceversa possono
suscitare un falso senso di colpa, mettendo in forte evidenza un peccato
passato, magari solo immaginario, e stornando l'attenzione dall'idea del
perdono già ricevuto con la confessione e la penitenza: ed ecco nascere così
scrupoli che sembrano inestirpabili. Oppure possono rievocare e far sorgere
dalla memoria, sotto forma di apparizioni fantastiche, le immagini di
persone defunte già venerate e così far risuonare nella fantasia voci
illusorie, che vengono scambiate per "messaggi dell'aldilà". Solitamente
però questi messaggi ( ed ecco un importante segno distintivo ! )
contrastano, da principio solo un po' e dopo sempre più spesso e più
apertamente, con l'insegnamento della Chiesa.

  Ciò può accadere anche nel sonno naturale come pure nel sonno artificiale
detto trance: in entrambi i casi dunque fuori dal controllo della mente e
della volontà.

  Altrettanto si deve dire infine, in modo ancora più particolare, del
cosiddetto "subcosciente", nel quale rientra anzitutto quello che la memoria
ritiene sì, ma senza averne chiara coscienza, e poi, (.) tutto ciò (.) che,
cacciato via dal piano della coscienza, ha trovato rifugio in un piano
inferiore, detto della subcoscienza. Qui i demoni possono lavorare
indisturbati, facendo nascere dai desideri ( rimossi: ndr ) (.) dei
complessi e facendo poi in modo che questi complessi (.) acquistino sempre
maggior risalto, fino allo stadio finale ( e non è caso raro) di una
malattia mentale grave (.)-



( Egon Von Pertsdorff, Demonologia, le forze occulte di ieri e di oggi,
traduzione di Giuseppe Magna, invito alla lettura di Massimo Introvigne,
prefazione di Pietro Cantoni, pp.111-112, Leonardo, Milano 1995 )



" La semplice tentazione è la forma più comune di cui si serve il demonio
per esercitare la sua nefasta  azione sul mondo. Nessuno ne va esente (.).
Variano le forme, aumenta o diminuisce l'intensità, ma il fatto della
tentazione rimane. L'ossessione (.) si distingue per la sua violenza e
durata. L'ossessione può essere interna ed esterna. La prima si rivolge alle
potenze interiori, in modo particolare all'immaginazione, provocando
impressioni intime. La seconda tende ai sensi esterni (.). E' raro che l'
esterna si trovi sola, dal momento che il tentatore mediante i sensi intende
turbare la pace dell'anima. Tuttavia le vite dei santi ci offrono esempi in
cui ai più furiosi attacchi di ossessioni esterne si accompagnava la più
serena pace dell'anima.. (.) L'ossessione interna può prendere gli aspetti
più diversi. Alcune volte si manifesterà in forma di idea fissa sulla quale
sembrano concentrarsi tutte le energie intellettuali; altre volte in forma
di immagini e rappresentazioni tanto vive, che si impongono con la forza
delle più toccanti e assorbenti realtà; ora causa una ripugnanza quasi
insuperabile per i doveri del proprio stato, ora fa desiderare con ardore
ciò che è proibito, ecc.(.)  L'ossessione può avere origine anche dalla
propensione naturale dell'ossesso che offre a Satana il punto debole per
attaccarlo. Questa ragione non vale per le ossessioni esterne, che non hanno
nulla a che vedere col temperamento di colui che le patisce; ma è importante
per le ossessioni interne, che trovano il terreno favorevole in un
temperamento melanconico e incline agli scrupoli, alle inquietudini, alla
tristezze. In ogni caso, l'ossessione, per quanto violenta, non priva mai il
soggetto della sua libertà, e con la grazia di Dio può sempre essere vinta "

( Antonio Royo Marìn, o. p., Teologia della perfezione cristiana, trad.
italiana, pp.389-394, ed. paoline, Cinisello Balsamo ( Milano ) 1987



La Vergine di  Medjugorje a Mirjana:

"  Era necessario che tu sapessi che Satana esiste. Egli ha il permesso da
Dio di provare la Chiesa, ma non la

distruggerà. Quando saranno realizzati i segreti affidati a voi, il potere
di Satana sarà distrutto. Ora è diventato aggressivo, distrugge i matrimoni,
mette litigio fra i sacerdoti, ossessiona le persone. Perciò proteggetevi da
lui con la preghiera, col digiuno; innanzitutto con la preghiera
comunitaria. Portate con voi i segni sacri e nelle vostre case rinnovate l'
uso dell'acqua benedetta. Satana non può nulla contro coloro che hanno fede
ferma in Dio"

( cfr Patrizia Lori, Un evento per immagini, Medjugorje, p. 28, ed.
Bertoncello, Cittadella ( Padova ) 1985 )




APPENDICE




PREGHIERE DI LIBERAZIONE (che possono fare anche i semplici fedeli non espressamente autorizzati dal Vescovo)

Queste preghiere valgono esclusiva­mente per "l'auto liberazione". Anche se il fine è lodevole, NESSUNO può attaccare direttamente satana per liberare altre persone. Qualora un familiare, un conoscente o tu stesso/a, avverti difficoltà a recitarle, rivolgiti all'esorcista della tua diocesi di appartenenza. Ricordati sempre che il punto di partenza, è una buona e sincera CONFESSIONE!
Questa sequenza di preghiere, meglio se ripetuta più volte, spezza molti legami con satana.

Per la tua Croce o Signore, fuggano le potenze nemiche! Vinse il Leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, Gesu cristo. Alleluia!


Testi liturgici

l. Dal Rituale Romano

Preghiera. Onnipotente Verbo di Dio Padre, Cristo Gesù, Signore di tutto il creato, a te che desti ai tuoi apostoli il po­tere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni, e il comando veramente mirabile, di cacciare i demoni; a te che facesti pre­cipitare Satana dal cielo come una folgore, con la forza del tuo braccio, io rivolgo umilmente la mia supplica: dà a me, inde­gnissimo tuo servo innanzi tutto il perdono dei miei peccati, e poi una fede robusta e il potere di attaccare nel tuo nome e so­stenuto dalla tua potenza, questo crudele demone, che turba il tuo servo... Te lo chiedo per te stesso, Signore Gesù Cristo, che devi venire a giudicare i vivi e i morti e questo secolo nel fuoco. Amen! (Ed. 1954, p. 694).

Preghiera. O Dio, creatore e difensore del genere umano, che hai creato l'uomo a tua immagine e somiglianza, guarda que­sto tuo servo... che viene attaccato dalle insidie dello spirito immondo, e turbato, scosso e impaurito dalle mene dell'antico avversario, dell'antico nemico della terra. Allontana, Signore, i suoi assalti, sventa le sue insidie fallaci, caccia via il tentatore. Segna il tuo servo, e sia tutelato con il tuo nome nell'anima e nel corpo. Custodisci il suo petto, le sue viscere, il suo cuore. Dissipa i tentativi dell'avversario di penetrare nel suo intimo. Concedi, o Signore, la grazia che, invocando il tuo santissimo nome, colui che fino ad ora incuteva timore, egli stesso, atterrito e vinto, se ne fugga, in modo che questo tuo servo, con cuore fermo e mente sincera, ti possa debitamente servire. Per Cri­sto nostro Signore. Amen. (Ed. 1954, p. 686).

2. Dal rito di iniziazione cristiana degli adulti

Col soffio della tua bocca allontana, Signore, gli spiriti maligni: comanda ad essi di andarsene, perché « il tuo regno è vicino » (p. 59).
Dio onnipotente ed eterno, che per mezzo del tuo unico Figlio ci hai promesso lo Spirito Santo, ascolta la nostra pre­ghiera per questo tuo servo che si offre a te; allontana da lui ogni spirito maligno, ogni opera dell'errore e del peccato, perché possa diventare tempio dello Spirito Santo. Per Cristo nostro Signore (p. 74).
Ti supplichiamo, Signore, per questo tuo servo, che si dichiara peccatore. Degnati di reprimere la nefasta potenza del nemico, e fa che dopo l'esperienza della tua misericordia, sia ri­sanato dalle ferite del peccato e trovi la pace del cuore. Amen (p. 229).
Ti supplichiamo, Signore, per questo tuo servo, che ti adora come unico vero Dio: illumina e visita il suo cuore, allon­tana da lui ogni tentazione e insidia del nemico, guariscilo dai peccati e dalle infermità, perché aderendo alla tua amabile vo­lontà, obbedisca con perseveranza al tuo vangelo. Amen (p. 228).





3. Dal rituale greco

« Non avrò timore del male perché tu sei con me, tu sei il mio Dio, la mia forza, il mio Signore potente, Signore della pace, padre dei secoli futuri ».
Sì, Signore Dio nostro, abbi compassione della tua im­magine e salva il tuo servo... da ogni danno o minaccia pro­veniente da maleficio, e proteggilo ponendolo al di sopra di ogni male; per l'intercessione della più che benedetta, glo­riosa Signora la Madre di Dio e sempre vergine Maria, dei risplendenti Arcangeli e di tutti i tuoi santi. Amen!

GLORIA A DIO PADRE, AL FIGLIO GESU’
E ALLO SPIRITO SANTO NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN

A Gesù Salvatore:
O Gesù Salvatore, Signore mio e Dio imo, mio Dio e mio tutto, che con il sacrifìcio della Croce ci hai redenti e hai confìtto il potere di satana, ti prego di Iterarmi da ogni presenza malefica e da gni influenza del maligno.
Tè lo chiedo nel tuo Santo Nome, tè lo chiedo per le tue Sante Piaghe, tè lo chiedo per la tua Croce, tè lo chiedo per l'inter­cessione di Maria, Immacolata e Addo­lorata. Il Sangue e l'acqua che scaturirono dal tuo costato scendano su di me per purificarmi, liberarmi e guarirmi. Amen!

A Maria Santissima:
O Augusta Regina del Cielo e Sovrana degli Angeli, a tè che hai ricevuto da Dio la missione di schiacciare la testa di satana, noi chiediamo umilmente di mandarci le legioni celesti, perché al tuo comando in­seguano i demoni, li combattano, repri­mano la loro audacia e li respingano nel­l'abisso dell'inferno. Amen!

A San Michele Arcangelo:
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; contro le malvagità e le insidie del diavolo sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la po­tenza che ti viene da Dio, ricaccia nel­l'inferno satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen!

Preghiera di Liberazione:
O Signore tu sei grande, tu sei Dio, tu sei Padre, noi ti preghiamo per l'inter­cessione e con l'aiuto degli Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele, affinchè i nostri fratelli e sorelle siano liberati dal maligno che li ha resi schiavi. O Santi tutti venite in nostro aiuto: Dall'angoscia, dalla tristezza, dalle ossessioni. Noi ti preghia-
mo. Liberaci o Signore! Dall'odio, dalla fornicazione, dall'invidia. Noi ti preghia­mo. Liberaci o Signore! Dai pensieri di gelosia, di rabbia, di morte. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Da ogni pensiero di suicidio e aborto. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Da ogni forma di sessualità cattiva. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Dalla divisione di famiglia, da ogni amicizia cattiva. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Da ogni forma di maleficio, di fattura, di stregoneria e da qualsiasi male occulto. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! O Signore che hai detto: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace", per l'intercessione della Vergine Maria, concedici di essere liberati da ogni maledizione e di godere sempre della tua pace. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Le seguenti preghiere sono tratte dal Libro di Don Gabriele Amorth "Un Esorcista Racconta ".
Preghiera contro ogni male:
Spirito del Signore, Spirito di Dio. Padre, Figlio e Spirito Santo, SS. Trinità. Vergine Immacolata, Angeli, Arcangeli e Santi del Paradiso, scendete su di me Fondimi, Signore, plasmami, riempimi di tè, usami. Caccia via da me le forze del male, annientale, distruggile, perché io possa stare bene e operare il bene. Caccia via da me i malefici, le stregonerie, la ma­gia nera, le messe nere, le fatture, le lega­ture, le maledizioni, il malocchio; l'infe­stazione diabolica, la possessione dia­bolica, l'ossessione diabolica; tutto ciò che è male, peccato, invidia, gelosia, perfìdia. la malattia fìsica, psichica, spirituale. diabolica. Brucia tutti questi mali nell'inferno, perché non abbiano mai più a toccare me e nessun'altra creatura al mondo. Ordino e comando: con la forza di Dio Onnipotente, nel nome di Gesù Cristo Salvatore, per intercessione della Vergine Immacolata: A tutti gli spiriti immondi, a tutte le presenze che mi molestano, di la­sciarmi immediatamente, di lasciarmi de­finitivamente, e di andare nell'inferno eter­no, incatenati da S. Michele Arcangelo, da S. Gabriele, da S. Raffaele, dai nostri Angeli Custodi, schiacciati sotto il calca­gno della Vergine Santissima. Amen.
Preghiera di Liberazione dell'albero genealogico:
O Dio Padre di Misericordia, per inter­cessione dell'Immacolato Cuore di Maria Santissima ti preghiamo di liberarci da tutti i mali causati dai nostri antenati che partecipavano all'occultismo, allo spiri tismo, alla stregoneria, alle sette sata-niche. Tronca il potere del maligno che per colpa loro, ancora pesa sulle nostre ge­nerazioni. Spezza la catena di maledizioni, malefici, opere sataniche che gravano sulla nostra famiglia. Liberaci da patti satanici, dai legami fisici e mentali con i seguaci di satana e il peccato. Tienici sempre lontano da ogni attività e persone con cui satana può continuare ad avere dominio su di noi e sui nostri figli. Prendi sotto il tuo potere qualsiasi area che sia stata consegnata a satana dai nostri antenati. Allontana per sempre lo spirito cattivo, ripara ogni suo danno, salvaci da ogni sua nuova insidia. Tè lo chiediamo o Dio, nel nome e per i dolori, il sangue, e i
meriti delle Santissime Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, che morendo sulla Croce ha vinto satana e le sue opere per sempre. Amen!

Preghiera per benedire i luoghi di vita e di lavoro:
Vìsita o Padre la nostra casa (ufficio, negozio...) e tieni lontano le insidie del nemico; vengano i Santi Angeli a custodirci nella pace e la tua benedizione rimanga sempre con noi. Per Cris to, Nostro Signore. Amen!
Signore Gesù Cristo, che hai coman­dato ai tuoi Apostoli di invocare la pace su quanti abitavano le case in cui fossero entrati, santifica, ti preghiamo, questa casa per mezzo della nostra fiduciosa preghiera. Effondi sopra di essa le tue benedizioni e l'abbondanza della pace. Giunga in essa la salvezza, come già alla casa di Zaccheo, quando tu vi sei entrato. Incarica i tuoi Santi Angeli di custodirla e di cacciare via da essa il potere del maligno. Concedi a tutti coloro che vi abitano di piacere a Te per le loro opere virtuose, cosi da meritare, quando sarà il tempo, di venire accolti nella dimora celeste. Te lo chiediamo per Cristo, Nostro Signore. Amen!

PREGHIERA CONTRO IL MALEFICIO
Signore pietà. Signore Dio nostro, o Sovrano dei secoli. Onnipotente e Onni­possente, tu che hai fatto tutto e che tutto trasformi con la tua sola vo­lontà; tu che a Babilonia hai tra­sformato in rugiada la fiamma della fornace sette volte più ardente e che hai protetto e salvato i tuoi santi tré fanciulli. Tu che sei dottore e me­dico delle nostre anime: tu che sei la salvezza di coloro che a tè si rivol­gono, ti chiediamo e ti invochiamo, vanifica, scaccia e metti in fuga ogni potenza diabolica, ogni pre­senza e macchinazione satanica, e ogni influenza maligna, ogni male­fìcio o malocchio di persone malefiche e malvagio operati sul tuo servo (nome). Fa' che in cambio dell'invidia e del malefìcio ne con­segua abbondanza di beni, forza, successo e carità;
Noi ti preghiamo, liberaci, o Signore. Da ogni forma di cattiveria. liberaci, o Signore,.dall’invidia e dalla gelosia, da ogni amicizia cattiva.
Noi ti preghiamo, liberaci, o Signore. Da ogni forma di malefìcio, di fattura, di strego­neria e da qualsiasi male occulto. Noi ti preghiamo, liberaci, o Signore.
O Signore che hai detto: "Vi lascio la pace, vi dò la mia pace", per l'interces­sione della Vergine Maria, concedici di es­sere liberati da ogni maledizione e di gode­re sempre della tua pace. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Tu. Signore che ami gli uomini, stendi le tue mani possenti e le tue braccia altissime e potenti e vieni a soccorrere e visita questa tua creatura, mandando su di essa l'Angelo della pace, forte e protettore dell'anima e del corpo, che terrà lontano e scaccerà qualunque forza malvagia, ogni venefìcio e malia di persone corruttrici e invidiose; così che sotto di tè il tuo supplicchevole servo con gratitudine ti canti: "// Signore è il mio soccorritore e non avrò timore, che cosae potrà farmi l'uomo?". E ancora: "Non avrò timore del male perché tu sei con me, tu sei il mio Dio, la mia forza, il mio Signore potente, Signore della pace. Padre dei secoli futuri ".

Si, Signore Dio nostro, abbi compassione di questo tuo figlio e salva il tuo servo (nome) da ogni danno o minac­cia proveniente da malefìcio, e proteggilo ponendolo al di sopra di ogni male; per l'intercessione della Benedetta, gloriosa sempre Vergine Maria, dei risplendenti Arcangeli e di tutti i tuoi Santi. Amen.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

4. ESORCISMO contro Satana e gli Spiriti ribelli, di Leo­ne XIII
(RISERVATO AD ESORCISTI AUTORIZZATI)

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Nel nome di Gesù Cristo, nostro Dio e Signore, con l'intercessione dell'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, di S. Michele Arcangelo, dei SS. Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i santi, noi intraprendiamo la battaglia per re­spingere gli attacchi e gli assalti del demonio.

Salmo 68: Sorga Dio e i suoi nemici si disperdano,
fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi.

V./+ Ecco la croce del Signore, fuggite potenze nemiche.
R./. Vince il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide.
V./. La tua misericordia, Signore, sia su di noi.
R./. Come noi abbiamo sperato in te. Gloria Patri….

Noi ti esorcizziamo, spirito immondo, potenza satanica, in­vasione del nemico infernale, legione, riunione, setta diaboli­ca; nel nome e nel potere di nostro Signore + Gesù Cristo, sii sradicato dalla Chiesa di Dio e dalle anime riscattate col pre­zioso sangue del divino Agnello +. - D'ora innanzi non osare più, perfido serpente, ingannare il genere umano, perse­guitare la Chiesa di Dio, scuotere e crivellare, come frumento gli eletti di Dio. Te lo comanda l'Altissimo Dio, al quale, nella tua grande superbia, presumi essere simile.
Te lo comanda Dio Padre +; te lo comanda Dio Figlio +; te lo comanda Dio Spirito Santo +.
Te lo comanda il Cristo, Verbo di Dio fatto carne +, che per la salvezza della nostra razza perduta, a causa della tua gelosia, « si è umiliato e reso obbediente fino alla morte ».
Te lo comanda il segno della Croce + e il potere di tutti i misteri della nostra fede cristiana.
Te lo comanda la potente Madre di Dio la Vergine Ma­ria + che dal primo istante della sua Immacolata Concezione per la sua umiltà ha schiacciato la tua testa orgogliosa.
Dunque, dragone maledetto, e tutta la legione diabolica, noi ti scongiuriamo per il Dio + vivo, per il Dio + vero, per il Dio + santo: cessa di ingannare le umane creature e di ver­sare su di loro il veleno della dannazione eterna; cessa di nuo­cere alla Chiesa e di mettere lacci alla sua libertà.
[Modificato da Credente 23/02/2010 21:53]
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29/06/2010 00:19
 
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UNA MAGA LIBERATA
DAL LIBRO : MEMORIE DI UN ESORCISTA. (Di Padre Gabriele Amorth)

Ero nell'ufficio parrocchiale quando sono entrate due donne: la prima la conoscevo bene, ma l'altra non
l'avevo mai vista. Quella che conoscevo mi ha detto: << Padre, questa donna ha bisogno di lei>>. Mi sono
rivolto alla nuova venuta e le ho chiesto per quale motivo si era rivolta a me. La fissavo in faccia; faceva
strani segni con gli occhi e con le mani. Già mi era venuto in mente chi potesse essere e le ho detto:
<<Signora, di chi ha paura? Qui non c'è il demonio, qui c'è Cristo Signore>>. E le ho messo davanti agli occhi
il Crocifisso che tengo sulla scrivania. A quel punto l'agitazione della donna si è fatta violenta, ma ero
preparato al peggio e le ho gridato: <<Ma tu sei una maga! Che cosa vuoi da Dio?>>. Dapprima è rimasta
sorpresa, e poi mi ha detto : <<Voglio essere liberata dal demonio perché il mio uomo sta morendo>>. Le
ho risposto in tono perentorio: <<Di che cosa sta morendo il tuo uomo? Forse gli hai fatto una fattura o gli
hai mandato una maledizione?>>. E lei tra le lacrime mi ha risposto che gli aveva gridato, con cattiveria:
<<Ti pigliasse una cancrena!>>. Quella maledizione era giunta a segno e il suo uomo stava in ospedale
morente, in camera di rianimazione.
Con voce severa le ho detto: <<Io non sono un santo e non faccio miracoli; sono un esorcista che, con
l'aiuto e nel nome di Dio, scaccio i demoni: Ma la vita al tuo uomo non posso restituirla>>. A questo punto
la donna ha fatto un balzo tale da salire in ginocchio sulla scrivania e ha allungato le braccia con
l'intenzione di afferrarlo per il collo. Ero preparato a quella reazione del demonio e ho fatto in tempo a
gridare: <<satana, in nome di Dio, fermati!>>. Ella, con gli occhi sbarrati e con la bocca spalancata, pur
tenendo ancora le braccia tese verso il mio collo, è rimasta immobile: Dio mi aveva protetto. Allora ho
gridato al demonio:<<In nome di Dio, satana, ti ordino di non muoverti da questa posizione>>.
Sono andato in Chiesa, ho messo la teca sul petto. Quando sono tornato nell'ufficio parrocchiale la donna
era ancora nella posizione in cui l'avevo lasciata. Le ho ordinato di scendere dalla scrivania, di non tentare
di avvicinarsi a me più di quella distanza di quando stava seduta. Con l'Ostia consacrata ero più tranquillo e
con voce risoluta le ho detto: <<Invece di piangere per il tuo uomo, dovresti piangere per le tante persone
alle quali in vent'anni di carriera hai fatto del male>>.
Ella con voce cavernosa mi ha gridato: <<Se il mio uomo muore farò del male a tutta la città>>. Io mi sono
alzato di scatto, l'ho afferrata per le spalle e l'ho spinta fuori dall'ufficio e dalla chiesa gridandole:
<<Con l'odio che hai nel cuore non sei degna di stare qui>>. Allora la donna che l'accompagnava mi ha
detto: <<Padre, lei tratta tutti con gentilezza e non manda via quelli che sono posseduti dal demonio. Come
mai quella lì l'ha cacciata via in malo modo?>>. Le ho risposto: <<Noi esorcisti possiamo aiutare a liberarsi
dalla possessione demoniaca solo quelli che lo desiderano. Ma chi ha l'odio nel cuore non desidera essere
liberato. E poi sta certa che entro un'ora la maga verrà di nuovo qui>>.
Infatti poco dopo ella è ritornata e le ho detto che se voleva che le facessi l'esorcismo doveva darmi la
dimostrazione che voleva essere liberata, portandomi tutto quello che aveva di magico. Alle 15 ho riaperto
la Chiesa e ho visto che le due donne stavano lì ad aspettarmi; avevano due grosse borse mi ha fatto
rabbrividire: oltre ad attrezzi vari, come vassoi per bruciare l'incenso, c'erano candele rosse e nere, chiodi,
spilli, limoni, fotografie da cui ritagliare il ritratto di una persona; e poi decine e decine di fatture già fatte.
C'erano inoltre libri sulla magia, sulla stregoneria, sulle fatture, sulle messe nere, sulle orge sataniche e
tante altre cose.
Dopo aver cosparso il tutto per bene con l'acqua benedetta e dopo aver invocato Dio perché annullasse

ogni maleficio, ho chiuso tutta quella roba in un armadio affinché nessuno la potesse trovare.
Poi ho inviato la maga a tornare la sera con quattro uomini, quando la chiesa era chiusa. Sono arrivati
puntuali. Mi ero reso conto che non era necessario consultare uno psichiatra, tanto era chiara la presenza
demoniaca . Ho indossato i paramenti sacri e ho cominciato l'esorcismo. Ho subito comandato al demonio
di non fare del male ad alcuno dei presenti, di non avvicinarsi a nessuno, di star lontano almeno mezzo
metro da ognuno. Poi ho iniziato il rito. Ogni tanto la maga scattava in piedi, urlava, bestemmiava;
io facevo finta di non sentirla. Ella allungava le mani intorno a sé, ma non toccava nessuno, tanto che il
demonio ha urlato: <<Che avete messo qui davanti? Non riesco a passare!>>.
Il demonio interrompeva spesso la preghiera; diceva che loro erano in tredici, mentre io ero solo e non
sarei mai riuscito a cacciarli via. Gli comandavo in nome di Dio di tacere; e a quest'ordine si infuriava, e una
volta mi ha gridato: <<Ma che cosa hai messo fra te e me? Una lastra di cristallo?>> Alla fine mi ha detto :
<<Ma smettila! Lei non vuole essere liberata; altrimenti ti avrebbe portato tutto; invece nell'armadio della
sua camera ha due borse di fattura già fatte e pronte per essere spedite>>. A questo punto la donna ha
affermato di essere stanca, di non poter resistere più. Ho colto l'occasione per troncare l'esorcismo
dicendole: <<Con i demoni stanchi io non combatto. Proseguiremo domani, ma a condizione che tu domani
mattina mi porti le due buste di fatture che, a quanto mi ha detto il demonio, tieni nascoste nell'armadio.
Ti aspetto domani alle sette>>.
L'indomani alle sette precise era davanti alla porta della chiesa con le borse; e piangendo mi ha detto: <<Il
mio uomo sta morendo. Lo hanno messo nel polmone d'acciaio>>. Io le ho detto: <<Ora vai in ospedale a
trovare il tuo uomo; ma a lui ci penserà Dio. Ritornerai questa sera alle 20, con gli uomini che ti hanno
accompagnata ieri>>. Alle 19 erano già tutti in chiesa. Ho chiuso le porte, ho indossato i paramenti e mi
sono preparato per la lotta. La maga non faceva altro che ripetermi di fare presto, perché i dottori avevano
dato al suo uomo un'ora di vita.
Ho recitato poche preghiere, poi ho ripreso subito l'esorcismo imperativo. A un certo punto, urlando, la
donna ha cominciato a vomitare; dalla bocca è uscito un grumo di terra marrone e saliva. Mentre lo
aspergevo con acqua benedetta, contavo; questo è il primo demonio. Seguitavo a pregare, a dare ordini, e
uno dopo l'altro sono usciti altri dodici demoni. Allora una voce cavernosa mi ha gridato: <<Io sono satana;
non riuscirai a cacciarmi>>. Ho guardato l'orologio e ho visto che mezzanotte era passata da una decina di
minuti. Ho detto: <<Già siamo nella festa dell'Immacolata Concezione. Satana, in nome di Maria Santissima
Immacolata ti ordino di uscire da questa donna e di andare dove Dio ti ha comandato di andare>>. Ho
ripetuto questo comando una decina di volte, fino a quando la rauca voce del demone si è fatta di nuovo
sentire: <<Basta con quel nome, Non lo voglio più sentire!>>.
Ho risposto: <<Demonio, quel nome lo ripeterò per tutta la notte; se non vuoi sentirmi nominare il nome di
Maria Santissima Immacolata, Madre di Gesù, esci da questa donna e vattene via>>. Allora la maga ha
ricominciato a vomitare, e dopo un urlo è caduta a terra svenuta. Era finalmente libera da tutti i demoni.
Ci siamo messi a fare pulizia, mentre la maga dormiva. Usavo acqua benedetta, con molto alcool nel
secchio; poi ho dato fuoco a un foglio e l'ho buttato sui residui vomitati con l'uscita dei tredici diavoli. Solo
quando tutto era pulito ho ordinato alla maga, in nome di Dio, di alzarsi. Si è alzata molto lentamente,
come se il demonio l'avesse fatta a pezzi. Le ho detto che quella mattina l'aspettavo in chiesa; si doveva
confessare e comunicare.
Così fu fatto. Dopo pochi giorni, mentre mi trovavo in una casa per una preghiera di liberazione, ha
squillato il telefono. La padrona è andata a rispondere e poi è venuta di corsa a riferirmi: <<Quella signora
(che era una maga) mi ha detto di riferirle che suo marito sta bene. I medici, il giorno dell'Immacolata, sono
rimasti stupiti: credevano di trovare il paziente morto e invece l'hanno trovato che stava meglio e voleva
mangiare. Poi l'hanno riportato in corsia; migliorava a vista d'occhio e mangiava regolarmente. Prima di
Natale è tornato a casa guarito>>.

Il giorno di Natale marito e moglie erano in chiesa. Poi sono venuti nell'ufficio parrocchiale a ringraziarmi, si
sono confessati e hanno fatto la comunione. Dio è grande!
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07/03/2012 21:30
 
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Pontifex.RomaADORATORI DEL MALIGNO     

Se lo definiamo come l'adorazione in forma rituale del personaggio noto nella Bibbia come il diavolo o Satana, il satanismo è un fenomeno tipicamente moderno, da non confondere con i riferimenti al diavolo in contesti del tutto diversi come la stregoneria del Medioevo. Si manifesta per la prima volta nel gruppo attivo ai margini della corte del re di Francia Luigi XIV (1638-1715) intorno a Catherine La Voisin (11680). Con l'aiuto di un sacerdote cattolico rinnegato, l’abbé Étienne Guibourg (1603-1683), la La Voisin organizza per dame di corte le prime "Messe nere" nelle quali il diavolo è adorato per ottenere favori o vantaggi materiali. La La Voisin è condannata a morte, mentre Guibourg muore in carcere. Questo episodio, scandaloso ma circoscritto, acquista un'enorme notorietà europea grazie alle gazzette, in un'epoca in cui la stampa comincia a diventare socialmente importante. Così sorgono, sia pure in proporzioni modeste, imitatori.

      "Messe nere" e altre cerimonie sataniche sono celebrate nel Settecento in Italia - nel Ducato di Modena, ai margini più discutibili dell'eresia quietista -; in Inghilterra, fra i libertini che si riuniscono all'abbazia di Medmenham intorno al ministro delle Finanze sir Francis Dashwood (1708-1781), che danno tuttavia al satanismo un'impronta ludica, razionalista e anti-clericale; e forse in Russia, dove peraltro le fonti sono scarse.

Nell'Ottocento le informazioni sul satanismo sono incerte e ambigue, e provengono spesso da personaggi che - pure avendo veramente indagato nella subcultura satanista - talora ne fanno in qualche modo parte, ovvero mescolano la fantasia con la realtà, come il giornalista Jules Bois (1868-1943).

Quest'ultimo è uno dei principali informatori del romanziere Joris-Karl Huysmans (1848-1907), che nel 1891 pubblica il romanzo Là-bas ("Nell'abisso"). Questo testo contiene la più famosa descrizione letteraria di una "Messa nera", che è servita da modello a numerosi satanisti in carne e ossa.

Nel romanzo, Huysmans ha utilizzato - certo rielaborandole - informazioni relative alle esperienze negli ambienti satanisti della sua amica Berthe Courrière (1852-1917), in seguito alle quali egli riteneva credibili le accuse rivolte al sacerdote belga Louis Van Haecke (1829-1912) - la cui effettiva colpevolezza costituisce ancora oggi argomento di fervente dibattito fra gli storici - di celebrare Messe nere e di essere, in realtà, un importante capo satanista. L'intera vicenda scuote profondamente Huysmans che, miscredente al momento della sua inchiesta e della pubblicazione del romanzo. Si converte e diventa un buon cattolico.

Il caso Taxil

Léo Taxil (1854-1907), un massone autore di virulente opere anticlericali di carattere pornografico, nel 1885 annuncia la sua clamorosa conversione al cattolicesimo. Dopo la pubblicazione di Là-bas di Huysmans e attingendo abbondantemente all'opera del romanziere belga, produce, con alcuni collaboratori, in pochi anni decine di opere e migliaia di pagine in cui rivela le attività dei palladisti che, ispirati direttamente da Satana, guidano segretamente la massoneria e controllano numerosi governi europei.

Molti avversari della massoneria gli credono, ma non tutti; altri - nello stesso mondo cattolico - sospettano un inganno. Finalmente, di fronte alle pressioni, Taxil il 19 aprile 1897 confessa in una conferenza a Parigi di avere semplicemente simulato la sua conversione e di avere completamente inventato la storia del palladismo per prendersi gioco dell'estrema credulità di certi cattolici.

La vicenda di Taxil rimane problematica e oscura - è certo che abbia abilmente mescolato documenti veri e falsi, mentre rimane un dubbio sulle sue motivazioni ultime - ma, per quanto riguarda il satanismo, il prevedibile effetto è quello di fare riemergere satanisti autentici che - per paura di essere confusa con le provocazioni del famoso impostore - la stampa, nei primi anni del ventesimo secolo, tratta perfino con simpatia. È il caso di Maria de Naglowska (1883-1936), che apre a Parigi un Tempio di Satana, descritto con singolare indulgenza dalla stampa e giustificato da una complessa quanto bizzarra teologia.

Sono anche questi gli anni in cui si esercita sull'ambiente satanista l'influenza di Aleister Crowley (1875-1947). A rigore non satanista, in quanto non crede all'esistenza del diavolo - e anzi polemico con i satanisti, che accusa di credere al "nemico", cioè alla Bibbia cristiana -, Crowley influenza in modo decisivo John Whiteside Parsons (1914-1952), un ingegnere e scienziato californiano, celebre esperto di esplosivi, che elabora nella Loggia Agape un culto dell'Anticristo prima di saltare in aria nell'esplosione del suo laboratorio.

Con Parsons ci troviamo alla vigilia del vero e proprio satanismo contemporaneo, che nasce con un cineasta underground di Hollywood, Kenneth Anger, e con il suo amico Anton Szandor LaVey (1930-1997), fondatori nel 1961 di un'organizzazione chiamata Magic Circle e nel 1966 della Chiesa di Satana. Negli stessi anni Mary Ann Maclean (1931-2005) e suo marito Robert de Grimston Moor (nato nel 1935 e tuttora vivente) fondano a Londra The Process, un'organizzazione oggi non più esistente costruita intorno a una teologia "luciferiana" particolarmente sofisticata. I primi anni della Chiesa di Satana di LaVey sono quelli del maggiore successo giornalistico, grazie all'adesione di personalità di Hollywood.

La Chiesa di Satana è peraltro piagata, sin dalle sue origini, da problemi interni ed esterni. All'interno si sviluppa una tensione tra il satanismo "razionalista" di LaVey, che interpreta sostanzialmente Satana come il simbolo di una rivolta razionalista e atea contro la religione e la morale, e un'ala "occultista", il cui leader è il luogotenente stesso di LaVey, Michael Aquino (all'epoca colonnello dell'esercito americano, specializzato in guerra psicologica e disinformazione). Queste tensioni portano nel 1975 a uno scisma e alla fondazione da parte di Aquino del Tempio di Set.

Da questo satanismo degli adulti, che si articola in gruppi che hanno una continuità dottrinale e rituali, capi identificabili, sedi, talora anche pubblicazioni, si deve distinguere un satanismo giovanile, talora chiamato satanismo "acido", per la sua associazione assai frequente con la droga. Quest'ultimo è composto da gruppuscoli di giovani, privi di una continuità organizzativa e rituale e di contatti con i gruppi del satanismo organizzato, che mettono in scena rituali satanici "selvaggi" o caserecci sotto l'influsso di film, trasmissioni televisive, fumetti, musica. I due filoni - adulto e giovanile -hanno tra loro collegamenti solo indiretti. Ma degli eccessi del secondo il primo non può dirsi innocente, perché gioca il tipico ruolo del "cattivo maestro".

Il problema del "satanismo giovanile"

Nei gruppi giovanili è più facile che sia completamente perso il senso del limite fra metafora e realtà, e che quindi - spesso sotto l'influsso della droga - si trascenda in atti di violenza carnale, e in casi molto rari (ma non inesistenti) si verifichino anche sacrifici umani, come mostra il gravissimo episodio italiano delle Bestie di Satana venuto alla luce in Lombardia nel 2004 con la scoperta di almeno tre omicidi perpetrati da un gruppuscolo di satanisti del Varesotto. Il caso di Varese è un monito per tutti quelli che dimenticano che il satanismo - se rischia talora di essere sopravvalutato nelle sue dimensioni quantitative - non è però mai innocuo.

In Italia, prima del caso delle Bestie di Satana, un campanello d'allarme era del resto già suonato il 7 giugno 2000 con il caso di Chiavenna (Sondrio), li quando una religiosa della congregazione delle Figlie della Croce - Suore di Sant'Andrea, suor Maria Laura Mainetti (1939-2000), era stata uccisa da tre ragazze, tutte minorenni, che avevano dichiarato di voler sacrificare la suora a Satana. La religiosa - di cui è iniziato nel 2005 il processo di beatificazione - era morta chiedendo a Dio di perdonare le sue assassine. Le tre ragazze non erano in contatto con nessun gruppo organizzato di satanisti, e avevano tratto da Internet i loro rituali fai da te.

Neppure le Bestie di Satana facevano parte, peraltro, di potenti network nazionali o internazionali di satanisti: i processi lo hanno esplicitamente escluso. Forse i media farebbero bene a sottolinearlo, perché ipotizzando fantasiosi complotti mondiali dietro questi drammi dello squallore giovanile il rischio è che qualcuno - specie tra i giovani psicologicamente e culturalmente più deboli - rimanga non solo spaventato ma affascinato.

Il modo più efficace di mettere in guardia i giovani è quello di mostrare questi satanisti del "fai da te" criminale per quello che sono: perdenti senza onore e senza idee, non potenti principi delle tenebre ma - molto letteralmente, e nel senso peggiore del termine - poveri diavoli.

Massimo Introvigne (Il Timone n.92)

Bibliografia:

Massimo Introvigne, I satanisti. Storia, riti e miti del satanismo, Sugarco, 2010. 
Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, L'ora di Satana, Piemme, 2009. 
Don Gino Oliosi, Il demonio come essere personale, Fede & Cultura, 2008. 
P. Morene Fiori O.P., Spiritismo, satanismo, demonologia, Aleph edizioni, 2009. 
Annalisa Colzi, Come Satana corrompe la società. Con intervista esclusiva a P. Gabriele Amorth, Città ideale, 2009.

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24/11/2012 21:18
 
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Preghiera di Guarigione interiore – Le santissime piaghe di Gesù

Eterno Padre Santo, siamo qui alla tua presenza, davanti al tuo trono a te l’onore la gloria nei secoli, ci mettiamo dinanzi all’agnello senza macchia che si è donato e immolato per la salvezza e la redenzione di tutto il genere umano.

Grazie per il suo sangue prezioso.

Infondi il tuo Spirito d’amore su di noi figli, siamo a tua immagine, eredi e coeredi del tuo Figlio Gesù Cristo.

Gesù, per il tuo cuore squarciato, invochiamo la tua misericordia, la tua luce, la tua potenza nello Spirito Santo, coprici con le tue mani amorose.

Il tuo cuore si commuove davanti alla nostra sofferenza e ai nostri peccati, noi fiduciosi della tua santa misericordia ti invochiamo, pietà di noi.

Padre Onnipotente, ci mettiamo sotto la santissima croce del tuo Figlio Gesù, possa Lui legare, inchiodare il nostro peccato, il male, la sofferenza alla tua santa croce e inchinati sotto di essa, scenda come effusione il tuo preziosissimo sangue, ci hai comprato a caro prezzo, grazie ad esso e alle tue santissime piaghe siamo stati guariti.

Gesù, vogliamo contemplare la piaga della tua mano destra inchiodata, trafitta da questo chiodo fino al legno della croce, da dove sgorga sangue fino a noi e tu ci parli dicendo: mi sono lasciato inchiodare per amor tuo, mettiti dentro questa piaga, affidati ad essa perchè con essa ti ho creato e che mi procura tanto dolore, ti voglio guarire.

Contempla la mia mano sinistra inchiodata fino al legno della croce gronda di sangue per la tua salvezza, affidati a questa mano, per essere guidato e perché essa sia sempre sopra di te per proteggerti.

Contempla i miei piedi inchiodati da questo unico chiodo, mi fa un male terribile, guarda il mio piede destro forato, sanguinante, affidati a questo mio piede, chi cammina con me, cammina nella luce e non inciamperà mai, io ti sostengo quando vacilli.

Guarda il mio piede sinistro attraversato da questo chiodo, il mio sangue cade su di te, affidati a questa piaga del mio piede, Io sono la via che conduce al Padre, Io sono la verità che ti illumina, Io sono la vita che si dona per te.

Contempla il mio costato squarciato dalla lancia, esce sangue e acqua, questo sangue che ti salva dalla morte donandoti la vita, dalle tenebre donandoti la luce, dall’odio donandoti l’amore.

L’acqua che sgorga dal mio costato ti lava da tutti i tuoi peccati anche se i tuoi peccati sono rosso come scarlatto io li farò diventare bianchi come lana.

Contempla il mio capo trafitto da questa corona di spine, esso è uno dei dolori più atroci del mio corpo, tutto il mio volto è sanguinante, ti voglio coprire con questo sangue e questo mio dolore perché i miei pensieri siano i tuoi pensieri, il mio amore sia il tuo amore perché tu abbia pensieri di giustizia e rettitudine.

Tutto il mio corpo è dolorante e sanguina in continuazione per la salvezza dell’umanità, così io ho preso tutti i vostri peccati e li ho inchiodati a questa croce vittoriosa.

A te ho gridato, Signore, e tu mi hai guarito; ti loderò per sempre.
Perché nel nome di Cristo Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo in terra e sotto terra e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore a gloria di Dio Padre.

Chi è come Dio nessuno come Dio
Chi è come Dio nessuno come Dio
Chi è come Dio nessuno come Dio

Fuggite potenze nemiche Gesù Cristo ha vinto
Fuggite potenze nemiche Gesù Cristo ha vinto
Fuggite potenze nemiche Gesù Cristo ha vinto.

Per intercessione del grande Principe Arcangelo delle milizie celesti San Michele, difendici nella battaglia contro le potenze malefiche, distruggi il potere delle tenebre e incatena gli spiriti immondi. Amen.
Per intercessione del grande Principe Arcangelo Raffaele, medicina e guarigione di Dio, guarisci tutte le nostre infermità del corpo e dell’anima, liberaci dai mali che ci assoggettano nel tempo presente. Amen.
Per intercessione del grande Principe Arcangelo Gabriele, potenza e forza di Dio, donaci la potenza di combattere il male, la forza della fede, la forza della speranza, la forza della costanza, la forza della temperanza e reca il lieto annuncio della pace, serenità e gioia nel cuore. Amen.
Per intercessione di tutta la corte celeste angeli e santi di Dio pregate per noi.

Per intercessione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Grazia e di misericordia, coprici col tuo manto materno, proteggici in tutti i nostri passi, prendici per mano e portaci al tuo Figlio Gesù. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo oh Vergine gloriosa e benedetta.

Amen
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07/05/2014 19:34
 
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Le tre armi per sconfiggere il Diavolo:
ragione, libertà, dignità.
Spettacolare intervista all’esorcista Babolin

Evitate spiegazioni sensazionalistiche, il Maligno lo si combatte con un «doveroso discernimento». La confusione e la schiavitù dell’istinto, l’amore e il perdono. 
 
diavolo-donna-signorelliCome si sconfigge il Diavolo? Oggi su Avvenire è stata pubblicata un’interessante intervista a don Sante Babolin, esorcista a Padova e autore di un libro appena pubblicato dalle Edizioni Messaggero Padova (L’esorcismo. Ministero della consolazione). Diciamolo subito: l’intervista a Babolin è di notevole interesse soprattutto perché il sacerdote tratta il tema del male e del Maligno rifuggendo spiegazioni sensazionalistiche e, come spesso vediamo sia sulla stampa laica sia su quella cattolica, approfittando del tema per ingenerare più curiosità che comprensione.

Invece la presenza del Diavolo è trattata da Babolin con grande accortezza, misura e – soprattutto – profondità di giudizio. Babolin, dalla sua, non ha solo alle spalle una trentennale esperienza di insegnamento alle Gregoriana, ma anche una conoscenza diretta della “materia”, avendo seguito negli ultimi sette anni «oltre 1300 persone con disagi dell’anima più o meno gravi. E si tratta di uomini e donne della sola diocesi perché ho deciso, d’accordo con i Superiori, di non accogliere le richieste che vengono da fuori diocesi. Un po’ perché non riuscirei, un po’ perché è importante che i vescovi comprendano l’urgenza del problema e non trascurino la nomina di esorcisti».

LA RAGIONE. Punto numero uno: l’uso corretto della ragione. Anzi delle «santità della ragione», come dice Babolin citando il filosofo Maurice Blondel. «È l’argomento decisivo», spiega nell’intervista. «Quando ero professore, il mio obiettivo era unire la cattedra (la ragione) con l’altare (la preghiera), senza sovrapporle, e ho considerato l’insegnamento come un ministero. Ora che sono sempre ancorato all’altare so di dover continuare a usare la ragione, l’unico strumento che un uomo possiede per esercitare il suo doveroso discernimento». Un discernimento che la cultura moderna contrasta correndo «il serio rischio di restare sempre alla superficie. Si apprezzano le sensazioni, si fanno collezioni di belle esperienze… Ma non si ragiona. Il tempo per il discernimento è ridotto al minimo. E questo è un guaio».

LA LIBERTA’. Punto numero due: la libertà. Babolin lo collega strettamente alla questione della ragione. Vivendo in un mondo che fa della spontaneità la modalità d’approccio a ogni questione, l’esorcista nota che, in questo modo, «la libertà sfuma, perché la radice della libertà sta nella ragione. La libertà è la ragione della ragione, perché sta nella scelta, come sostiene Blondel, influenzato dal De Consideratione di San Bernardo, che vede nella libertà dell’uomo l’immagine di Dio. Quindi diminuire la ragione vuol dire diminuire la libertà, significa diventare irresponsabili della realtà in cui viviamo, in balia dell’immediato, del “mi sento”».
È questo il grande inganno, che ormai è diventato il perno attorno cui ruota il nuovo concetto di educazione. «I giovani, ma sempre di più anche gli adulti – nota Babolin - dicono: “Se mi sento lo faccio”. Ma non è sul “mi sento” che si fonda la legge, la libera convivenza civile. Se c’è un impegno non devo aspettare di “sentirmi”. Ne vale della mia dignità di essere umano».

LA DIGNITA’. Punto numero tre: la dignità. «Tutto è collegato – spiega l’esorcista -: ragione, libertà, dignità. La mia dignità di essere umano si esercita nell’uso della ragione, del discernimento, nella consapevolezza di essere quello che sono: una sintesi perfetta di materia e di spirito. La santità equivale alla firma di sottoscrizione: mi riconosco per quell’essere sacro che sono».

CONFUSIONE E ISTINTO. Dove sta il Diavolo? Nella confusione, spiega l’esorcista. «È tipico del diavolo tenerci lontani dalla pienezza della nostra identità di esseri umani. La sua arma più sottile è la confusione, per cui non si sa più dove sia la destra e dove sia la sinistra, come la gente di Ninive alla quale viene inviato Giona. Ho imparato che, quando c’è confusione, c’è sempre il Maligno che opera».
Che armi usa? La seduzione. «L’attrazione per l’immediato, per il facile che si incontra, per il tutto subito e senza fatica», sono le false promesse del Maligno. «Ma non possiamo essere liberi se siamo dominati dai sensi e dall’istinto», dice Babolin. In altre parole, il Diavolo approfitta del nostro agire senza pensarci, senza mettere in campo la nostra ragione. «L’istinto è ciò che abbiamo in comune con gli animali. Ma l’essere umano è chiamato a gestire le cose secondo la ragione. Non è schiavo dell’istinto. È libero di dare ogni giorno una risposta all’amore di Dio che si riversa su di lui… Anzi, la vera libertà si attua amando. Si è liberi per amare, non si è liberi per essere liberi».

AMORE, PERDONO E SANTITA’. Ecco, l’amore. Qui Babolin risponde nell’intervista dando questa risposta: «Al Maligno dà fastidio l’amore umano. In un esorcismo il diavolo mi disse con rabbia: “Non sopporto che si amino!”. Si riferiva a una coppia sposata. Questo mi ha fatto molto riflettere sul ruolo fondamentale del matrimonio. Sono due le armi, in nostro possesso, contro il demonio: la preghiera, cioè la relazione d’amore con Dio Padre e l’amore per il prossimo. Il matrimonio è il sacramento dell’amore. Per questo il diavolo lo vuole distruggere. E tanti problemi si superano con un atto di perdono, che è un di più d’amore, che mette “ko” il diavolo».
L’amore è amore per la verità: «È nell’amore per la verità e nell’attaccamento a Cristo unico esorcista; per questo l’unico esorcismo è la Croce, che ha vinto definitivamente il Maligno. Cristo è il nuovo Adamo, capostipite dell’umanità nuova, insieme con sua Madre, la Beata Vergine Maria, nuova Eva, in un rapporto d’amore autentico».


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16/05/2014 12:10
 
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lotta col male
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14/06/2014 14:09
 
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IL NEMICO DELLA SOCIETÀ, IDENTIKIT DEL DIAVOLO SECONDO FRANCESCO: “IL DEMONIO C’È ANCHE NEL SECOLO XXI”


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Il pontefice riafferma la tradizione dei suoi predecessori. 
di Agostino Paravicini Bagliani - 


QUALCHE giorno fa, il primo giugno, nel suo discorso allo Stadio Olimpico, a Roma, papa Francesco ha detto che il diavolo «non vuole la famiglia, ecco perché cerca di distruggerla». Qualche mese prima (primo aprile), durante l’omelia mattutina a Santa Marta, il papa si era riferito al diavolo per riaffermarne l’esistenza:

«Il diavolo c’è. Il diavolo c’è. Anche nel secolo XXI». Già nella sua prima omelia nella Cappella Sistina, all’indomani della sua elezione (13 marzo 2013), davanti ai cardinali che lo avevano eletto, Francesco, parlando a braccio, ricordò il demonio, affermando che «quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del demonio».
Questo frequentissimo riferirsi al demonio potrebbe a prima vista sorprendere, se non fosse che tutti i papi di questi ultimi decenni hanno parlato del demonio. Paolo VI scelse persino il 29 giugno 1972, festa di san Pietro, per sostenere con gravità che «da qualche fessura sembra essere entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». Giovanni Paolo II avrebbe persino celebrato due volte il rito di esorcismo nella sua cappella privata.

Anche per papa Woytila, l’esistenza del demonio era reale. Lo disse il 24 maggio 1987 a Monte Sant’Angelo, nel luogo in cui nacque il culto dell’Arcangelo Michele: «Il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo». Il male non è soltanto la conseguenza del peccato originale, ma «l’effetto dell’azione infestatrice e oscura di Satana ». Benedetto XVI avvertì un giorno (26 agosto 2012) i fedeli accorsi a Castel Gandolfo per l’Angelus che la «colpa più grave di Giuda fu la falsità, che è il marchio del diavolo ». Leone XIII (1878-1903) formulò persino una preghiera a San Michele Arcangelo affinché proteggesse i cristiani «in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia».


Rispetto ai suoi predecessori, Papa Francesco usa però uno stile diverso per parlare del demonio, più moderno, meno retorico, diretto e semplice. Poche parole bastano. «Il diavolo c’è. Il diavolo c’è. Anche nel secolo XXI». Se il linguaggio di papa Francesco è così semplice, la sostanza è in perfetta sintonia con la tradizione. Anche per Francesco, il demonio è una realtà, quella «realtà terribile, misteriosa e paurosa» di cui aveva parlato Paolo VI. Anche per Francesco, il demonio è il nemico principale della società, a tal punto che potrebbe anche distruggerne le fondamenta, come ad esempio la famiglia. In questo senso la continuità attraversa i secoli. Già per i primi scrittori cristiani, il demonio è, ad esempio, l’istigatore dei sensi, a tal punto che si riteneva che il demonio facesse perdere il controllo della ragione attraverso il riso.
Per descrivere i primi casi di eresie medievali, il monaco Rodolfo il Glabro, “lo storico dell’anno Mille”, attribuisce al demonio un ruolo di protagonista grazie anche al suo potere di trasformarsi.

- See more at: http://apocalisselaica.net/varie/cristianesimo-cattolicesimo-e-altre-religioni/il-nemico-della-societa-identikit-del-diavolo-secondo-francesco-il-demonio-ce-anche-nel-secolo-xxi?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+ApocalisseLaicaPrimaPagina+%28Apocalisse+Laica%29#sthash.sJdzol6u.dpuf
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03/07/2014 17:59
 
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Il Vaticano riconosce
l’Associazione internazionale degli esorcisti

Un esorcismo al cinema

UN ESORCISMO AL CINEMA

La Congregazione per il clero ha approvato gli statuti. Oggi l'Aie conta circa duecentocinquanta esorcisti in trenta Paesi

REDAZIONE
ROMA

L’organizzazione internazionale degli esorcisti (Aie), ora ha anche statuto giuridico. Con decreto del 13 giugno 2014 infatti, come riferisce l'Osservatore romano, la Congregazione per il clero ha riconosciuto  giuridicamente l'Associazione internazionale esorcisti (Aie).

 In base al canone 322 paragrafo 1 del Codex iuris canonici, ne ha infatti approvato gli statuti, conferendo all'Aie personalità giuridica privata quale associazione privata internazionale di fedeli secondo il canone 116 paragrafo 2, con tutti i diritti e gli obblighi stabiliti dal codice stesso.

 

 

L'idea di riunire in associazione gli esorcisti, ricorda l'Osservatore romano, venne in Italia a don Gabriele Amorth, religioso della Società San Paolo, negli anni ottanta del secolo scorso. In quel periodo infatti si andavano diffondendo le pratiche occulte e un crescente numero di fedeli, ritenendosi in pericolo o minacciati, si rivolgeva a esorcisti. Maturò allora nel paolino l'idea di riunire gli esorcisti per scambiare esperienze e riflessioni in modo da poter offrire un aiuto più concreto ed efficace a quanti si rivolgevano loro. Nacque così, il 4 settembre 1991, l'Associazione italiana esorcisti. Nel 1993 don Amorth e altri esorcisti italiani parteciparono a un convegno organizzato dall'esorcista francese Rene' Chenessau e dal teologo Rene' Laurentin. L'esperienza fu positiva, e venne ripetuta nel 1994 ad Ariccia, dove si decise di dare continuità a questi incontri internazionali, con cadenza biennale. Fu eletto presidente della struttura organizzativa don Amorth e venne stesa la bozza di statuto di un'associazione internazionale.

 L'approvazione dell'Aie da parte della Santa Sede, ha detto all'Osservatore romano padre Francesco Bamonte, esorcista della diocesi di Roma, «è motivo di gioia non solo per noi associati, ma per tutta la Chiesa», nella quale «Dio chiama alcuni sacerdoti a questo prezioso ministero dell'esorcismo e della liberazione, con il compito di accompagnare con umiltà, fede e carità» queste persone bisognose di una specifica attenzione spirituale e pastorale per sostenerle e incoraggiarle nel cammino della liberazione e per ravvivare in loro la speranza". 

Il presidente dell'Aie si augura poi che «altri sacerdoti si rendano conto di questa drammatica realtà, spesso ignorata o sottovalutata». Infatti, anche «l'esorcismo è una forma di carità, beneficio di persone che soffrono; esso rientra, senza dubbio, tra le opere di misericordia corporale e spirituale». Oggi l'Aie conta circa duecentocinquanta esorcisti in trenta Nazioni.


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21/08/2014 17:22
 
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Il demonio "è forte con chi è cedevole
e pavido con chi lo contrasta"

 
[...] Sulla sfiducia interiore contro le insidie del demonio, Sant’Ignazio offre questo testo saporito: «Il demonio fa come la donna: fa il debole, quando affrontato con energia; e si mostra forte, quando gli si cede terreno. Quindi, così come è proprio alla donna invigliacchirsi e fuggire appena l’uomo si impone energicamente; e, al contrario, la sua furia, il suo desiderio di vendetta e ferocità vanno in crescendo e arrivano all’estremo, se l’uomo, perdendo il coraggio, incomincia a cedere, così pure è proprio al demonio invigliacchirsi e perdere l’audacia, desistendo dei suoi attacchi appena la persona si esercita nelle cose spirituali lo affronta impavidamente, opponendosi diametralmente a ciò che gli suggerisce. Se, però, l’esercitante comincia ad avere paura e a scoraggiarsi in mezzo alle tentazioni, allora non ci sarà in tutto il mondo una belva talmente spaventosa e che persista con tanta malizia nei suoi malefici intenti, come il nemico della natura umana» (Regole sul discernimento degli spiriti, n°13).

E sulla rigidità troviamo un po’ prima queste parole: «Il demonio procede pure come un falso innamorato, che corteggia di nascosto e non vuole essere scoperto. Poiché, così come l’innamorato - che con le sue pessime sollecitazioni per sedurre la figlia di un padre onesto, o la sposa di un marito onorato, fa in modo che le sue conversazioni insinuanti rimangano in segreto; e invece rimane molto dispiaciuto che la ragazza o la moglie svelino al padre o al marito le sue frivole conversazioni e le sue intenzioni depravate, perché teme che il tentativo vada a monte - così pure il nemico del genere umano, quando inculca nell’anima del giusto le sue frodi e suggestioni, vuole a tutti i costi che siano accolte e tenute in segreto» (ibid., n° 12)
 
Di tutto questo ne risulta un principio. È che il vero cattolico può cedere in tutto…purché la sua concessione non nutra le cattive passioni. Perché ogni concessione che avesse questo effetto, aggraverebbe i problemi invece di risolverli. [...]
Plinio Corrêa de Oliveira 

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20/09/2014 09:00
 
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Intervista a Mons.Gemma sulla sua esperienza di esorcista.

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20/09/2014 18:31
 
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Gli ANGELI : Come orientarsi nelle giuste scelte spirituali

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30/10/2014 22:33
 
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CITTA’ DEL VATICANO - Belzebù, Satana, Asmodeo, Lucifero. I nomi cambiano la sostanza resta: “il diavolo esiste davvero”. Parola di Papa Bergoglio che stamattina, nella messa mattutina di Santa Marta è tornato a martellare sull’argomento per fare capire ai fedeli che la presenza del Male, quello con la M maiuscola, non è frutto di una fiction o di un romanzo fantasy.

«A questa generazione hanno fatto credere che il
diavolo fosse un mito, una figura, un'idea, l'idea del male. Ma il diavolo esiste e noi dobbiamo lottare contro di lui». Insomma una presenza reale che lavora dietro le quinte anche la maggior parte dei fedeli resta scettica. Bergoglio lo descrive con termini ben precisi. «È il bugiardo, è il padre dei bugiardi, il padre della menzogna», è un seminatore di zizzania, fa litigare, induce nell’errore grave. “Il diavolo non ci butta addosso fiori ma frecce infuocate, per ucciderci». Da qui, l'esortazione a «prendere l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito che è la Parola di Dio». L’antidoto secondo Francesco resta la fede e la consapevolezza che «la vita sia una milizia. La vita cristiana è una lotta, una lotta bellissima, perché quando il Signore vince in ogni passo della nostra vita, ci dà una gioia, una felicità grande”. Insomma, “si deve combattere: non è un semplice scontro, è un combattimento continuo».

Nella predicazione di papa Bergoglio il soggetto demoniaco ritorna con notevole frequenza. Lo definisce per quello che è, un pericolo reale, senza ridurlo a metafora. Più volte ha chiesto ai fedeli di non minimizzare il lavorìo del diavolo, insistendo soprattutto sulla concretezza di una presenza nefasta nella vita di ognuno, nel quotidiano. Per papa Bergoglio il diavolo non è un mito, ma una persona reale. "Il principe di questo mondo":

Al diavolo bisogna reagire come ha fatto Gesù, che "ha risposto con la parola di Dio. Con il principe di questo mondo non si può dialogare. Il dialogo è necessario fra noi, è necessario per la pace, è un atteggiamento che dobbiamo avere tra noi per sentirci, per capirci. E deve mantenersi sempre. Il dialogo nasce dalla carità, dall’amore. Ma con quel principe non si può dialogare; si può soltanto rispondere con la parola di Dio che ci difende". Insomma, mette in guardia Francesco, bisogna imparare a riconoscere la sua seduzione e a difendersi dai suoi attacchi.
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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