Forum
Gemellati



L'Angolo Rotondo*
Pubblicitá in FFZ*
Il Bivacco
Il Paradiso della Poesia*
Ali di Poesia*
Freeworld Forum*
AC Milan*
Thelma&Louise Forum*
Marenostrum
Pensando Vivendo*
Parole & Poesia*
Il Paradiso dell'Amicizia*
FORUMANDO*
Tempio
Sommerso*
Vale and Friends*
Transilvania*
Solaris*
CiboMania*
Il Tempio dei Maghi*
Svagolandia Forum*
Il Residence*
Romanticismo*
The Two's forum*



Il Sito


Biografia
Discografia
Videografia
News
Sorcini all'opera
Zerofoto
Link
Top 100
Qui siamo noi



Vota
il forum
















Aggiungi Zerofollia Forum ai preferiti


Ascolta la musica di ZEROFOLLIA


Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Festival di Sanremo

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2010 10:28
OFFLINE
Post: 42.729
Post: 22.460
Registrato il: 29/12/2004
Registrato il: 29/12/2004
Sesso: Femminile
Utente Gold


Sanremo dà uno schiaffo al principe:
fuori Emanuele Filiberto, come Cutugno
Eliminato anche D'Angelo. Per Morgan solo un veloce accenno della Clerici. Dita Von Teese, strip da 80mila euro



di Simona Orlando
SANREMO (17 febbraio) - Fuori Toto Cutugno con la sentimentale Aeroplani, Nino D’Angelo e Maria Nazionale con la dialettale Jammo jà e il trio Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici (accolto in sala a suon di fischi) con Italia amore mio: un brano oltre i limiti del genere trash, oltre il consentito in una manifestazione che si rispetti. L’esibizione offensiva per occhi e orecchi ha visto Pupo al piano che recitava un testo davvero ruffiano, il Principe che ne mimava le parole e fingeva disperazione, il tenore che alzava i toni patriottici, insomma è stata la dimostrazione che al festival purtroppo si arriva anche senza saper cantare, basta essere dotati di faccia tosta e sciorinare una carnevalata in tema col calendario.

A nulla è servito tappezzare la riviera di adesivi pro-trio e far girare la minaccia che avrebbe addirittura vinto. A scongiurare questa possibilità, prima del televoto, è giunto il giudizio della giuria demoscopica. Restano in gara La cometa di Halley di Irene Grandi, scritta con Francesco Bianconi dei Baustelle, da subito considerata una delle migliori, Per tutte le volte che di Valerio Scanu (il giovane principe di Amici che a Sanremo gira smarrito davanti a una platea il cui consenso va conquistato), Malamorenò, la filastrocca fantascientifica en travesti di Arisa (con le Sorelle Marinetti viene da canticchiare Tuli-tuli-tulipan), il vincitore di X Factor Marco Mengoni con Credimi ancora, vestito da Joker bianconero, a pronunciare le dentali all’anglosa ssone e ad ostentare le sue capacità vocali, il tiro rock di Meno male di Simone Cristicchi, la sofisticata Ricomincio da qui di Malika Ayane, La notte delle fate di Enrico Ruggeri, Baby dei Sonhora, La verità di Povia (un recitato presuntuoso su un tema delicatissimo, qui tradotto in una letterina da elementari), Il mondo piange di Irene Fornaciari (che né la mano di papà Zucchero né quella dei Nomadi riescono ad aiutare), Noemi con Per tutta la vita, un’altra delle favorite, sanremese vecchio stile interpretata da una voce piena di sfumature, Fabrizio Moro con il reggae di Non è una canzone.

La prima serata è andata via liscia, apprezzabilmente, salvo le solite noiosaggini che però sono organiche alla manifestazione. Era necessario un affiancamento per non correre il rischio di una brutta partenza, così in apertura di Festival abbiamo ritrovato al buio l’accoppiata Bonolis-Laurenti, come se dallo scorso anno non se ne fossero mai andati, quasi avessero abitato nel teatro dismesso, sempre rapidi a rincorrersi nelle battute, nel paradiso della pubblicità come nel girone sanremese.

Qualche riferimento alle polemiche dei giorni scorsi («Se aveva mo qualcosa da confessare andavamo nelle sedi opportune: da Vespa», «Se vince Emanuele Filiberto ci ridanno la Corsica»), poi un messaggio per le donne complessate dal peso («Godetevi la vostra taglia: il 42 è il burqa dell’occidente») e il passaggio di consegne ad Antonella Clerici, scesa da un’astronave, vestita di rosso con un decolleté troppo compresso, alla sua prova del fuoco.

Tutto sommato se l’è cavata bene, sola sul palco, con il sorriso, la compostezza, il rispetto dei tempi televisivi e delle canzoni. Una conduzione casalinga, poco pretenziosa, come promesso. Ha presentato «un ospite fantasioso e ribelle, in bilico fra in coscienza e innocenza, fra genio e sregolatezza» ma non era Morgan, semmai Antonio Cassano, calciatore un po’ vittimista, prima in versione Sora Camilla, tutti lo vogliono ma nessuno se lo piglia (i doriani cominciano ad accusare il fatto che da quando non gioca, la squadra vince), poi in versione cuore di mamma, poi pentito dei suoi errori (confessa che a Totti dedicherebbe Un amico di Renato Zero, che i loro problemi sono dipesi dalla sua testa matta, mentre a Lippi gliele vorrebbe suonare), insomma si è cimentato in una serie imbarazzante di sgrammaticatezze e in un’intervista perfettamente inutile.

Morgan è stato velocemente citato dalla Clerici: «Sono lontana anni luce dalla droga, la mia unica dipendenza è la mia famiglia, il lavoro, un cappuccino al bar la mattina. Sono addirittura intollerante verso questo vizio, verso chi non ha amore per la vita. Ma per lui la passione è la musica». Ha letto un estratto del testo La sera, qualche nota di accompagnamento, poi, inevitabile, l’italica benedizione: «Morgan spero che tu e tutti quelli come te si possano ritrovare», così ancora una volta non si è capito se lo si chiama in causa per misericordia o per stima professionale.

Ospiti sono state Susan Boyle, la bruttina dalla voce incantevole che “sognava un sogno” e lo ha realizzato (anche se poi è seguito un forte esaurimento nervoso ) e Dita Von Teese, la pin up regina del burlesque, ex moglie di Marylin Manson, che per ottantamila euro è finita seminuda in una coppa di champagne. Vedremo se gli ascolti di domani faranno brindare qualcuno.



ilmessaggero
Ciao Ní
Amministratrice di Zerofollia Forum

Zerofollia Website




Iscriviti nella Top 100---->







18/02/2010 11:00
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 42.729
Post: 22.460
Registrato il: 29/12/2004
Registrato il: 29/12/2004
Sesso: Femminile
Utente Gold
Sanremo, Nina Zilli: io, giovane squinzia seguace della Winehouse all'Ariston




Fra gli aspiranti della categoria Nuova Generazione
la musicista che odia i reality e ama Mike Patton


di Simona Orlando
SANREMO (17 febbraio) - Se ha un merito questo Sanremo è quello di aver intercettato fra gli aspiranti della categoria Nuova Generazione Nina Zilli. Nina come Nina Simone, suo incrollabile idolo. Cresciuta tra Irlanda e Stati Uniti, compone, suona piano e chitarra, canta, arrangia, si ispira alla musica americana anni 50’ e 60’, rilegge lo ska, il rocksteady, il reggae e il beat italiano.

La scorsa estate ha ottenuto successo con il singolo 50mila, cantato insieme a Giuliano Palma, poi voluto da Ferzan Ozpetek per il suo prossimo film Mine vaganti. E ora ha un delizioso album di debutto dal titolo Sempre lontano che include la cover delle Supremes You can’ t hurry love e il brano sanremese L’uomo che amava le donne. E’ uno di quei progetti che, festival o non festival, andrà avanti con le proprie gambe. Lei è la proposta più originale di questa edizione, eppure propone una musica di vecchia data.
Come se lo spiega?
«Sembra un paradosso, ma la musica anni ‘50 ha la caratteristica di non scadere. Il suono della Motown rappresentò il primo pop a livello mondiale, le melodie so ul di allora restano indimenticabili. Devo ringraziare Amy Winehouse per aver riportato l’attenzione su questa epoca artistica e per aver risvegliato l’interesse della discografia e del pubblico. Sono in tour da anni, ho un mio stile definito ma se non fosse stato per lei, forse nessuno si sarebbe accorto di me».
E’ nota nel sottobosco musicale italiano, quello cioè che in genere non perdona ad un artista di essersi piegato a Sanremo. Come se la caverà?
«A me piaceva il Sanremo dei tempi di Mina e Tenco, poi ammetto che la sua qualità si sia andata deteriorando. Molti amici mi hanno sconsigliato di partecipare, mi hanno detto che sarebbe stato incoerente da parte mia. Ma io vado all’Ariston senza compromessi e con dignità. Sono la lunga gavetta e la costanza ad avermi portato qui, non ci sono rimbalzata per caso grazie ad un reality».
Cos’ha contro i reality?
«Trattano la musica come merce e non come arte. Forse servono a chi si deve forma re, non a chi ha già una strada segnata. Chi ha le idee chiare su ciò che vuole dire e fare non accetta tanta pressione esterna. Io con la coscienza sono a posto, Sanremo non è un reality ma un programma televisivo. Non avrei rinunciato per niente al mondo alla possibilità di sentire il mio brano suonato da quell’orchestra».
Sul suo sito c’è un post intitolato “Sogni e soprannaturale”…
«Mi sembra un miracolo: io giovane squinzia al di fuori di ogni meccanismo, catapultata al centro del mondo. Sono sorpresa che mi abbiano preso, pensavo che la categoria giovani tendesse ad evitare gli emergenti fortemente connotati, con una personalità evidente».
E’ stata VJ ad Mtv e co-conduttrice dell’ultima edizione del Roxy Bar. Lo rimpiange?
«Da artista sì. Red Ronnie ha fatto tanto per la musica in Italia. A passare i primi cinque cantanti in classifica son capaci tutti, invece lui si è occupato di realtà più piccole e non meno importanti, e soprattutto ha permesso a molti di suonare dal vivo: un’abitudine completamente scomparsa in tv».
Ha partecipato a molti festival reggae europei, immagino sia una antiproibizionista…
«Vorrei che la nostra legge facesse distinzione fra droghe pesanti e leggere, invece in Italia si è più tolleranti con la cocaina e con l’alcol che con la cannabis. La vicenda Morgan non è servita purtroppo ad affrontare questo tema seriamente».
Nel suo brano sanremese cita un film del 1977 diretto da François Truffaut, come mai?
«Il regista è riuscito a ritrarre perfettamente una categoria di uomo che conosco bene: colui che fa sentire assolutamente unica te e molte altre».
Con quale uomo duetterebbe?
«Mike Patton dei Faith No More»
Come festeggerebbe un eventuale premio?
«La mia famiglia non mi ha mai appoggiato perché era coscienziosa e preferiva che studiassi. Vedere mia mamma e mia nonna sedute all’Ariston mentre canto un mio brano è la vittoria più grande».


ilmessaggero
Ciao Ní
Amministratrice di Zerofollia Forum

Zerofollia Website




Iscriviti nella Top 100---->







18/02/2010 11:02
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 42.729
Post: 22.460
Registrato il: 29/12/2004
Registrato il: 29/12/2004
Sesso: Femminile
Utente Gold
Al Festival lo show dei big Principe ripescato: fischi Palco vietato alla 15enne




Sanremo - Comunque è un’altra cosa. Celebrandosi, ieri sera il Festival di Sanremo si è consacrato. Celebrandosi, ha confermato che i bei tempi andati, quelli sì, avevano una marcia in più. E non c’è stato bisogno di vedere, seguire, patire, l’ingresso della «prima regina del Festival», come Antonella Clerici ha chiamato alle undici e mezza Nilla Pizzi dopo il suo ingresso incerto, circondata dai boys, accompagnata da Carmen Consoli che, bella e sensualissima con quel taglio di capelli anni Trenta, aveva appena finito di intonare Grazie dei fiori. Ieri sera il Festival di Sanremo ha finito velocemente il primo ripescaggio, salvando con facilità, grazie a televoto e parere della Sanremo Festival Orchestra, il giovanissimo Valerio Scanu, in grande spolvero nel duetto con Alessandra Amoroso in Per tutte le volte che, e con un po’ più di fiatone anche il trio Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici con Italia amore mio. Ma poi ha sforato con la gara dei giovani, visto che la quindicenne Jessica Brando non ha potuto esibirsi oltre la mezzanotte ed è stata trasmessa la sua canzone solo con un video registrato. Però l’Ariston ha fatto un altro strepitoso ripescaggio: quello del passato. Quello che non passa. Quello che qualcuno dimentica ma è sempre lì.
D’accordo, c’è stata Carmen Consoli, splendida in Amore di plastica e in Mandami una cartolina ma sublime in quella Grazie dei fiori che per decenni è stata in Italia quasi una barzelletta. Ma volete mettere se paragonata con gli Aeroplani cantata (male) da Toto Cutugno e (molto meglio) da una sorprendente Belen Rodriguez per una volta meno seminuda del solito: si capisce subito perché una resiste da sessant’anni e l’altra sparirà presto. Insomma, celebrandosi il Festival si è dato la tara. Meglio prima. Ma migliorato adesso.
Dieci anni fa qui era più o meno come il Deserto dei Gobi, adesso ci sono brani che forse (forse) resisteranno un po’ di più. Certo, quando Massimo Ranieri ha iniziato la sua Perdere l’amore c’è stato un brivido anche in sala stampa, oltre che in platea e quindi figuriamoci a casa. Intoccabile. Altissimo. Non parliamone quando ha iniziato Io che non vivo senza te: brividi, signori, brividi veri. Idem per Cocciante. Vero, si è messo in confronto con Modugno in Nel blu dipinto di blu, mica poco. E l’ha fatto anche con personalità, modificando un po’ il bridge, mettendoci il suo marchio che magari a qualcuno è piaciuto pochino. Però che canzone. Con tutto il rispetto, ieri sera al ripescaggio si sono scontrati i Sonora di Baby e Pupo con il Principe Emanuele Filiberto e il tenore Luca Canonici, l’unico del trio che ha iniziato una nuova carriera (nel pop).
Per capirci, confronto impietoso. E se bravo è stato Gianmarco Mazzi, direttore artistico con un diavolo per capello vista la straordinaria difficoltà di organizzare una serata come ieri, bravissimo è stato il Festival che in questi sessant’anni ha dato pezzi di enorme musica, capaci di resistere fino a oggi, di rivivere con Francesco Renga, sempre stellare, nella Voce del silenzio, attaccata con un tono basso pieno e completo, e nell’Immensità. Per non dire di Edoardo Bennato, intensissimo in Un giorno credi. O di Elisa, che ha aperto la sfilata dei talenti prestati al Festival cantando la sua Luce (Tramonti a Nord Est) che ha vinto nel 2001 e poi continuando, lei vestita con camicia bianca e gilet nero e inedito cilindro sul capo, con un medley delle sue ultime Ti vorrei sollevare (a cappella), Anche se non trovi le parole e Your manifesto. Insomma, ieri sera Antonella Clerici ha presentato un talent show trasversale, una divertente, quasi perfetta e un po’ sadica gara tra passato e presente. D’accordo, certe canzoni come Non ho l’età di Gigliola Cinguetti, rifatta ieri sera da un Miguel Bosè non proprio a suo agio (sembrava roba da night, altro che il fragile ma fortissimo urlo di un adolescente) sono rafforzate dalla storicizzazione, sono simboli, icone, manifesti intoccabili (e difatti lui è migliorato decisamente nella sua nuova Por ti). Ma la costruzione melodica, lo studio dei testi e l’armonia nelle vecchie canzoni di ieri sera spesso non ha paragone con quelle di oggi, che sono nuove, vergini, iniziano adesso il confronto con il tempo e auguri perché è mica facile, ammettiamolo.


ilgiornale
Ciao Ní
Amministratrice di Zerofollia Forum

Zerofollia Website




Iscriviti nella Top 100---->







19/02/2010 10:14
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 42.729
Post: 22.460
Registrato il: 29/12/2004
Registrato il: 29/12/2004
Sesso: Femminile
Utente Gold
Sanremo grazia Pupo, il principe e Lippi ma fa fuori Ruggeri e Fabrizio Moro


Intervento da “rosso” del ct azzurro, la sala invoca Cassano. Jennifer Lopez in versione pantofole. Maiello primo fra i giovani


di Simona Orlando
SANREMO (20 febbraio) - Ed ecco il secondo irreparabile danno del televoto. Non vengono ammessi alla finale Fabrizio Moro, raggiunto da Jarabe De Palo nel reggae di Non è una canzone, ed Enrico Ruggeri, riunito ai suoi Decibel in La notte delle fate (per l’occasione ha anche rimesso i suoi vecchi occhiali) e che oggi in conferenza stampa si era augurato un trattamento di riguardo in quanto buon cantautore, razza in estinzione.

Il “golpe” avviene invece sul versante sabaudo. Alla presentazione del ripescato trio la platea dell’Ariston insorge a suon di fischi. Il senso del testo di Italia, amore mio viene stravolto da monarchico a calcistico (passano infatti le immagini della Nazionale e nasce la nuova frase “in quella notte di Berlino”), ma, viceversa, il duetto con il CT Marcello Lippi si trasforma da citazione calcistica ad arringa difensiva, in tessitura di lodi per questi tre talentuosi artisti. Quando la Clerici, in difficoltà, interviene perché da regolamento non si può sponsorizzare un concorrente, si può solo cantare, Lippi chiede ancora due minuti, così la sala scandisce un coro in favore di Cassano. Non se l’aspettava, Lippi, quindi, nell’imbarazzo, svisa ricordando lo scomparsa di Franco Ballerini, poi fa leva sull’amore degli italiani conquistato sul campo e via retorizzando. Anche Pupo insiste a parlare e dice la sua, ben sapendo che è vietato, mostrando quella spontanea prepotenza di chi si sente intoccabile, grazie alla corazza contrattuale che gli ascolti dei suoi programmi assicurano. Ad esser seri, il trio ha scambiato Sanremo per una puntata dei Raccomandati e si potrebbe considerare la squalifica. Intanto il popolo sovrano gli fa la grazia.

Il vincitore della categoria Nuova Generazione con Il linguaggio della resa è Tony Maiello, il pupillo di Mara Maionchi, il primo frutto extra X Factor di questa edizione, mentre alla brava Nina Zilli va il Premio Critica per L’uomo che amava le donne. Ingresso a passo di valzer per Sissi-Cristina Capotondi e Daniel Ezralow (che oggi in conferenza stampa è stato colto da mitomania: «La Clerici per il Festival è come Obama per l’America»), poi gli attesissimi Tokio Hotel accompagnati dall’orchestra in World behind my wall, senza infamia né lode.

La quarta serata passa nella pista aristoniana, al ritmo dance del Dj francese Bob Sinclair, su cui si dibattono ballerini, breakers e, in controtempo, quaranta meditanti della scuola di yoga. Poi irrompe Gianni Vernia in versione Jonny Groove, un prestito di Zelig (a rinsaldare l’amicizia Raiset), discotecaro rintronato che cerca Dj Vessicchio, scambia la Clerici per Lady Gaga e lista le sue espressioni più note “Essiamonoi”, “Ti stimo”, “Nuoo!”. Verso la fine della puntata torna a comandare il ritmo “unz unz” e la Antonellona passa da un vestito in stile pesce azzurro (almeno coprente) a una mise da ragazza cubo, ritenta una danza, spendendo, per sua ammissione, «gli ultimi colpi della babbiona».

Per i duetti Malika Ayane inserisce Ricomincio da qui in una cornice classica e chiama Sabrina Brazzo (prima ballerina della scala), Simone Cristicchi in Meno male si fa affiancare dal Coro dei Minatori di Santa Fiora, il suo attuale social club, che parte con un saluto stornellato in romano e si innesta appena nel ritornello. Irene Grandi convoca ne La cometa di Halley il toscano Marco Cocci (che è prima cantante eddievedderiano dei Malfunk e poi attore virziniano e mucciniano), Irene Fornaciari in Il mondo piange aggiunge ai Nomadi (purtroppo poco sfruttati) Mousse T. e Suzie, Marco Mengoni scarnifica Credimi ancora e poggia la voce sugli archi dei Solis String Quartet, incrementando la stima di chi già lo sostiene. Per Malamorenò Arisa sceglie il dixieland della Lino Patruno Jazz band, Noemi e Kataklò si uniscono in Per tutta la vita, Povia e Marco Masini drammatizzano La verità, con tanto di candida bimba a svolazzargli intorno.

Chi parte bene è a metà dell’opera, soprattutto a Sanremo, dove lo slancio è tutto, il primo risultato condiziona e determina quelli successivi. La Clerici perpetua così la sua formula domestica, apparecchia la tavola nello stesso conveniente modo, serve una ricetta della nonna che piace a dieci milioni di italiani e rischia di essere tramandata alle prossime generazioni di conduttrici. La locandiera tende a infilare le ciabatte anche a una come Jennifer Lopez che nell’intervista si trasforma in una ragazza semplice e dedita alle piccole cose («Sono rimasta quella cresciuta nel Bronx. I miei figli avranno una casa più grande ma li educherò come mia madre ha educato me»), comune («Sono come chiunque altra nella vita di tutti i giorni: lavoro sodo, faccio la mamma»), coi suoi umani cedimenti («Ci sono momenti in cui non mi piaccio») e nemmeno troppo interessata all’estetica («Sono i miei figli che mi mantengono in forma»). Poi la cantante-attrice illumina le coscienze rivelando che l’anima conta più del corpo e nega di essersi assicurata per milioni di dollari gambe e sedere. Questa normale ragazza del Bronx è stata assoldata a Sanremo per non si sa quale cifra (dai 300mila agli 800mila euro), per dare qualche risposta falsa e un medley di vecchi successi (Love don’t cost a thing, Let’s get loud) e nella sua sobrietà si è prodigata in non pochi capricci: ha voluto una suite a Montecarlo invasa da rose e orchidee bianche, una passerella personale all’Ariston, il camerino più grande del teatro, 25 assistenti e dieci bauli di vestiti.

Domani la serata finale con ospite Mary J Blige (ma senza Tiziano Ferro, assente ufficialmente a causa di una laringite). Restano favoriti Marco Mengoni e Irene Grandi, anche se la roulette russa del televoto rende le previsioni aleatorie.


ilmessaggero
Ciao Ní
Amministratrice di Zerofollia Forum

Zerofollia Website




Iscriviti nella Top 100---->







20/02/2010 10:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag cloud   [vedi tutti]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:59. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com


Sito ufficiale di Zerofollia Forum



Ricercasiti.com