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Esperienza

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2010 21:20
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05/02/2010 17:39
 
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Un cantante di successo diventa Testimone di Geova...

Ho avuto modo di intervistare un cantante di successo che trovando qualcosa di meglio (la "verità della Bibbia" ), si converte e diventa un "predicatore dei testimoni di Geova.
Domanda: Che educazione ti hanno dato i tuoi genitori?
Risposta: Non molta, in verità. Avevo sei anni quando mio padre e mia madre — gente benestante — divorziarono. Siccome vivevo con mia madre, papà non poteva dir molto riguardo alla mia educazione. La mamma era piuttosto severa, ma a 11 anni mi mandarono via dalle Isole Vergini, dove abitavamo, e mi misero in un collegio della Nuova Inghilterra. Essendo sempre solo, non ricevetti molto insegnamento dalla mia famiglia.
Domanda: Intendi l’insegnamento morale?
Risposta: Sì. Da grande, quando facevo qualcosa di male sapevo che era male, ma non avevo nessun motivo per agire diversamente. Gli altri facevano il male e pareva che se la cavassero bene. Perché io non dovevo fare altrettanto? Nessuno si era preso il tempo di insegnarmi qualcosa di diverso.
Domanda: I tuoi genitori facevano progetti per il tuo futuro, cioè sulla carriera che volevano seguissi nella vita?
Risposta: I miei genitori in realtà volevano che andassi ad Annapolis [l’Accademia Navale americana] o a West Point [l’Accademia Militare americana]. Così quando fui espulso da una scuola preparatoria della Nuova Inghilterra, mi mandarono a una scuola preparatoria con l’obiettivo di farmi andare ad Annapolis, nel New Jersey. Mio padre e suo fratello mi offrirono l’opportunità di andarci tramite il governatore delle Isole Vergini. Frequentavo quella scuola preparatoria da un paio d’anni quando decisi che non volevo far carriera in marina. Così mio zio dispose di mandarmi alla Syracuse University, per farmi prendere la laurea in scienze economiche e introdurmi quindi in Borsa. Ma io avevo altro in mente. Dall’età di nove anni mi interessavo di musica. A 14 anni avevo suonato per la prima volta da professionista a Puerto Rico. Quindi, dopo il diploma della scuola superiore, la cosa più naturale fu che andassi a vivere a Greenwich Village, a New York. A quell’epoca, al principio degli anni sessanta, sembrava che lì tutti fossero artisti, musicisti, poeti o giocatori di scacchi: si conduceva veramente una vita da “bohémien”.
Domanda: Vi trovasti la felicità?
Risposta: Tutt’altro. Dividevamo l’appartamento in cinque o sei. Il gruppo guadagnava due dollari per sera ed eravamo la principale attrazione nel caffè dove suonavamo! Gente come Richie Haven, Bill Cosby, Richard Pryor e Peter, Paul e Mary suonavano lì a quell’epoca. A volte veniva Bob Dylan come ospite speciale.
Domanda: Qual era il clima morale?
Risposta: Era immorale: ho detto tutto.
Domanda: Sei passato da Tommy Ray e la sua Carib Steel Band ai T-Bones, vero?
Risposta: Sì. I T-Bones erano un gruppo della California che con la pubblicità dell’Alka Seltzer “No Matter What Shape Your Stomach’s In” vendette un milione di dischi. Mi videro a New York e mi chiesero di unirmi al gruppo. Fu così che finii in California.
Poi facemmo una tournée in Giappone. I T-Bones ebbero alcuni grandi successi laggiù. Durante quel viaggio cominciai a riflettere. Vedevo quanto era pazzo il mondo: durante la guerra, un popolo aveva imparato a odiare un altro popolo; eppure siamo un solo popolo, una sola razza umana. E poi c’è il modo in cui ti guardano quando sei un cantante, come se in effetti non fossi un uomo. Ad ogni modo, tutto questo mi indusse a riflettere seriamente.
Domanda: Questo ti portò a fare cambiamenti nella tua vita?
Risposta: Non cambiamenti profondi, ma ci furono alcuni cambiamenti sul piano professionale. I T-Bones si sciolsero e io misi insieme un gruppo chiamato Shango. Scrivemmo una canzone, quasi per gioco, sulla paura del terremoto in California.
Aveva per titolo “Day after Day” e divenne il disco più venduto sulla costa occidentale [degli Stati Uniti]. Mi convinsi che ora avrei potuto avere successo per conto mio. Fu allora che conobbi a Las Vegas quella che sarebbe diventata mia moglie. Dopo il matrimonio comprammo un piccolo podere a Palmdale, in California, dove avrei potuto scrivere e preparare il mio album.
Nel podere coltivavamo tutto quello che ci serviva per mangiare e finimmo per diventare introversi, non frequentando nessuno. Poi un giorno passarono da noi due dei vecchi T-Bones. Suonavano in un locale notturno e mi chiesero se volevo unirmi a loro. Pur non dimenticando i miei progetti di lavorare da solo, formammo un gruppo. La prima canzone che registrammo, vendette quasi due milioni di dischi nel giro di sei mesi.
Domanda: Tua figlia Daisy nacque nello stesso periodo in cui uscì il tuo primo disco con questo nuovo gruppo, vero?
Risposta: Sì, Daisy nacque in quel periodo. Aveva solo 10 giorni quando partii per una tournée di cinque settimane. Essendo sempre in viaggio e avendo successo — secondo il criterio del mondo, ovviamente — e guadagnando 4.000 dollari per sera, c’erano molte occasioni di commettere immoralità. A causa delle pressioni, dei viaggi e del tempo che dovevo dedicare per rimanere sulla cresta dell’onda — quello che avevo sempre voluto — la relazione fra me e mia moglie divenne tesa. La situazione giunse a un punto tale che ci separammo. Lei se ne tornò a casa nel Texas e io rimasi a Los Angeles.
Un’altra ragione per cui ci separammo fu che non avevo realmente trovato la felicità e la pace che mi attendevo dal successo e avevo cominciato a cercare Dio. Avevo visto l’ipocrisia nelle chiese della cristianità, così mi interessai delle religioni orientali. Un guru seduto sul fianco di un monte a meditare mi ispirava un senso di pace maggiore di un tizio che, sceso dal pulpito, viaggiava in Cadillac. Per lo meno, questa era l’immagine che avevo degli ecclesiastici.
Nel frattempo, ero riuscito finalmente a trovare l’appoggio finanziario per registrare l’album “solo” che era stato il mio unico obiettivo in tutti quegli anni. Lo scrissi, lo cantai e lo registrai. Pensai che era un buon album. Ma all’improvviso tutta la mia vita cambiò completamente e inaspettatamente.
Fu il nostro batterista, che era stato il batterista di Janis Joplin fino alla sua morte, a indurmi a fare questo cambiamento. L’avevo sempre rispettato. Non solo era un batterista fantastico; era sempre coscienzioso. Non diceva mai bugie, e questo era insolito per la maggioranza di quelli che conoscevo. Sua moglie studiava con i testimoni di Geova. Così un giorno egli mi chiese se volevo andare a un’adunanza. Non avevo mai sentito il nome Geova. Dato che il batterista era della Louisiana, pensai fosse qualche strana religione del luogo.
Dissi: “Ci vengo”. Ma poi, essendo tanto addentrato nelle religioni orientali, pensai di doverlo salvare smascherando quella religione di matti.
Un martedì sera andai a uno degli studi biblici di gruppo che si teneva a Burbank (California), in casa di qualcuno. Studiavano una pubblicazione biblica intitolata “Paradiso restaurato per il genere umano, dalla Teocrazia!” Trattava la ricostruzione del tempio di Dio a Gerusalemme e le profezie di Aggeo e Zaccaria. Pensai: “Ma a chi interessa la ricostruzione di un edificio avvenuta nel 520 a.Cristo?” Notai però i presenti. Alcuni davano risposte sbagliate, ma nessuno diceva: “Deficiente! Perché non stai zitto?” C’erano persone di ogni tipo, neri, bianchi, Spagnoli, giovani e vecchi. Avevano tutti dei modi gentili. Non si davano arie: questa è una cosa che viene subito notata da chi viene dal mondo dello spettacolo. Soprattutto, questa gente mi sembrava felice. Io non lo ero.
Il conduttore dello studio di libro era un giovane. Pensai: “Sono stato in ogni parte del mondo. Come può saperne più di me sulla vita?” Tuttavia, parlando di Dio dava risposte calme e sicure. Dopo lo studio, il batterista e io fummo invitati a prendere il caffè. Restammo fino alle quattro del mattino. Feci ogni domanda che mi venne in mente e il conduttore dello studio rispose a ognuna con la Bibbia. A questo punto mi convinsi che era la verità.
Chiesi: “Cosa devo fare per iscrivermi?” Rispose: “Non ci si iscrive ai testimoni di Geova. Si diventa un testimone di Geova”.
Feci il primo studio biblico a domicilio il mercoledì. Il giovedì mi tagliai i capelli e cambiai pettinatura, questo per conformarmi maggiormente all’aspetto modesto che si addice a uno che vuole servire Dio. Avendo già rinunciato definitivamente alla droga e a ogni forma di impurità quando cercavo di acquistare conoscenza di Dio, il venerdì mi fu permesso di accompagnare alcuni Testimoni nell’opera di insegnamento. Da allora non ho più smesso.
Avendo cercato la verità per tanti anni, quando la trovai la riconobbi immediatamente, e non me la sarei lasciata sfuggire.
Domanda: E l’album che avevi appena registrato?
Risposta: Questo era ciò che avevo sempre pensato di desiderare. Ma sapevo che per lanciarlo avrei dovuto fare delle tournée. Dovevo scegliere tra questo e vivere la verità della Parola di Dio. Dovevo decidere personalmente perché se ricominciavo con le tournée, mi sarei trovato ogni giorno a contatto con la droga e l’immoralità. Compresi che infine ne sarei rimasto vittima. Così decisi subito: servire Geova.
Domanda: Così rinunciasti alla musica?
Risposta: A livello professionale, sì. Fu duro. Tanto per cominciare dovevo entrare nell’organizzazione di Geova. Per questo dovevo liberarmi da ogni sorta di contratto e impegno che mi avrebbe portato ancora più strettamente a contatto con la vita che volevo abbandonare. La ragione per cui lasciai la musica, e io amo la musica e suono ancora nell’orchestra alle assemblee dei testimoni di Geova, fu che volevo essere felice! Di tutte le persone che ho conosciute nel mondo dello spettacolo, non ne ho ancora vista una veramente felice. I Testimoni hanno quello che questa gente cerca: quella pace, quella soddisfazione che il mondo non ha. Il mondo non ce l’ha e quindi la gente non la può trovare. Non ci si rende conto di quanto siano veraci le parole di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. — Matt. 11:28.
Domanda: Quando ti hanno chiesto: “Perché non continui a cantare e non usi la musica per divulgare la tua religione?” come hai risposto?
Risposta: Il fatto è questo: Non c’è nulla di male a suonare e cantare. Ma quando scrivevo e cantavo, ero sempre fuori di casa, e conoscevo abbastanza la verità della Bibbia da sapere che non potevo condurre quel tipo di vita e nello stesso tempo servire il mio Creatore. Sì, ho conosciuto molti Testimoni musicisti che lavorano in studio e si guadagnano bene da vivere in questo modo. Vanno in studio, registrano e tornano a casa. Vedono la cosa nella giusta prospettiva.
Domanda: Questa nuova conoscenza ti aiutò a risolvere la tua crisi coniugale?
Risposta: Mia moglie e io ci eravamo sempre amati. Era stata solo la mia ricerca di ciò che consideravo il successo a far passare tutto al secondo posto, incluso il mio matrimonio. Non appena cominciai a studiare la Bibbia le telefonai per dirle che cambiavo vita. Pregai Geova che lei e io e nostra figlia potessimo riunirci. Quella preghiera fu esaudita. Nel giro di circa un mese erano di nuovo con me in California. Dopo tre settimane, mia moglie cominciò a frequentare le adunanze nella Sala del Regno insieme a me e a mia figlia. Sebbene dapprima venisse più che altro perché non voleva rimanere sola a casa, un componente della congregazione cominciò a tenere uno studio biblico a domicilio con lei e ben presto anch’essa condivise le mie stesse convinzioni. Così la nostra famiglia fu riunita. Non eravamo mai stati così felici. Dovetti ammettere che questo era ciò che avevo sempre cercato.
Domanda: Potresti fare un paragone fra la tua vita d’ora e quella di prima?
Risposta: Non c’è paragone! Questa sì che è vita. Cerco di aiutare i giovani — e anche i meno giovani — a rendersene conto. Ma non sono sicuro che tutti lo vogliano. Per esempio, i ragazzi venivano a chiedermi l’autografo, ragazzi bravi, sinceri. Anche allora dicevo: “Perché volete il mio autografo? Io sono uno come voi. Mi capita di fare questo lavoro. Non pensate agli autografi. Non è giusto”. Non sentivano ragioni. È difficile dir loro di non fare qualcosa che vogliono fare, quando anche tu l’hai fatto. Non vogliono sentirlo. Per lo meno, questa è stata la mia esperienza.
Domanda: Molti sono ancora attratti dalla fama e dal denaro, che il mondo tende a equiparare al successo, vero?
Risposta: Forse chi ne è attratto dovrebbe ragionare un po’ senza dover imparare per esperienza com’è accaduto a me. Pensa: Tutti vogliono essere amati per quello che sono. Nel mondo dello spettacolo invece si è chiaramente apprezzati solo per il denaro, le relazioni e il successo. In quanto a me, non potevo amare Dio e il prossimo e vivere quel tipo di vita perché in essa non c’è vero amore e benignità umana.
Domanda: Cos’è il successo?
Risposta: Per me il successo è servire Geova Dio. Mia moglie e io abbiamo avuto la vera soddisfazione di aiutare altre sei persone a conoscere le verità della Bibbia. Sono state battezzate per simboleggiare la loro dedicazione a Geova Dio e ora lo servono insieme noi. Questo è vero successo.
È interessante ciò che disse Gesù della via che conduce al successo. Egli dichiarò: “Stretta è la porta e angusta la strada che conduce alla vita”. Questa è la strada del successo, l’unica strada del successo. Mia moglie e io preghiamo Geova di tenerci su questa strada insieme a tutti i nostri fratelli e sorelle cristiani!
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Per molti giovani, il massimo simbolo del successo è un idolo della musica rock. Per questa ragione, i cantanti e i gruppi rock hanno contribuito in modo notevole a plasmare il concetto che i loro fans hanno della vita. In questa intervista un ex cantante rock, che aveva venduto milioni di dischi, ha spiegato cos’è per lui il vero successo. Riporto soltanto un riassunto dei punti principali emersi in tale intervista perchè potrebbe essere utile per chi desidera avere successo nella vita. Anche i giovani che leggono in Ciao potrebbero essere aiutati a rivedere il loro modo di pensare.

www.ciao.it/Testimoni_di_Geova__Opinione_1170777
05/02/2010 18:23
 
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Bella spero che i giovani possano farne tesoro [SM=g1944981]

Fil 4:7 "La pace di Dio sorpassa ogni pensiero"
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05/02/2010 20:21
 
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"Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione" - Edmund Burke
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