È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 

NOTIZIE INTERESSANTI

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2020 19:42
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
08/07/2012 15:06
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Una forma di evangelizzazione tra i mussulmani.

Pontifex.RomaE’ Sat7, l’emittente cristiana creata appositamente sedici anni fa per il pubblico di Turchia, Iran e Mondo Arabo. «Siamo convinti che l’ignoranza conduca al pregiudizio e al diffondersi dei conflitti e solo un’informazione onesta può arrestare questo processo», dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre Kurt Johansen, direttore dell’ufficio europeo di Sat7 con sede a Christiansfeld in Danimarca. Certo le difficoltà da affrontare sono molte per una piccola televisione che si rivolge ad una minoranza – peraltro in costante diminuzione - come quella cristiana in Medio Oriente e Nord Africa. «I cristiani rappresentano oggi circa il quattro per cento della popolazione mediorientale ...

... – continua il giornalista – Il resto degli abitanti conosce assai poco i fedeli e la loro religione. E spesso il Cristianesimo è associato all’Occidente, di cui in genere gli arabi non si fidano molto».

La missione della piccola tv satellitare - che ha il suo quartier generale a Nicosia, la capitale di Cipro – è raggiungere il pubblico musulmano e diffondere i valori della fede cristiana. «Un compito arduo in una regione vasta e a maggioranza islamica, dove vivono più di 200 milioni di persone e dove già trasmettono oltre 300 televisioni. Finora però il nostro impegno sta dando i suoi frutti». I telespettatori abituali di Sat7 sono circa 7 milioni ed in continua crescita. Responsabili dell’emittente sono le Chiese cristiane di Medio Oriente e Nord Africa, che raccolgono in media 12 milioni di dollari l’anno in donazioni. Aiuto alla Chiesa che Soffre sostiene regolarmente la televisione dal 1999.

La programmazione è fruibile 24 ore su 24 sui quattro canali in arabo e in farsi, e per quattro ore al giorno sul canale turco. Il palinsesto comprende talkshow che affrontano argomenti legati alla vita di tutti i giorni e ai temi religiosi, approfonditi con il contributo di esperti della materia. Ma il cavallo di battaglia della rete sono i film e i documentari ispirati agli episodi biblici. «In Medio Oriente la tradizione di raccontare storie è molto antica e apprezzata». Nel 2007 è stato creato un canale per bambini, Sat7 Kids, incentrato su programmi di cultura generale e reportage dal mondo arabo.

«Non affrontiamo mai temi di carattere politico, né ci occupiamo delle questioni interne al mondo arabo – continua Johansen – E quando dobbiamo trattare argomenti controversi, come il ruolo della donna, siamo sempre molto attenti a non urtare la sensibilità dello spettatore». La sensibilità non è però l’unica ragione per cui l’emittente è ben vista dalle autorità locali. Oltre i due terzi degli impiegati di Sat7 provengono dalla regione e circa l’80% dei programmi sono prodotti in Medio Oriente - per lo più in Egitto e in Libano.

«Ma neanche questo ci garantisce assoluta sicurezza. Per molti una tv cristiana rimane una spina nel fianco. Specie se vista da milioni di persone».

Marta Petrosillo

OFFLINE
26/07/2012 09:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Quanto è difficile essere padri atei

L’educazione cattolica, invece, si rivela ragionevole per il 68% dei figli, tanto che mantengono tale posizione anche da adulti. Secondo diversi antropologi, dati i bassi tassi di natalità e il tasso molto basso di “fedeltà”, la religione atea entrerà in crisi molto presto. Lo ha evidenziato uno studio dell’Università di Jena, in base al quale le società dominate da non credenti sono destinate all’estinzione mentre i popoli religiosi si evolveranno e si riprodurrano molto più velocemente.   

Si potrebbe obiettare che le “famiglie atee” non siano interessate ad educare i figliverso la loro posizione esistenziale, ma sappiamo bene che la neutralità educativa è un’utopia. Qualunque cosa dei genitori viene assorbita dai figli, nel bene e nel male, ed è giusto che sia così. Oltretutto sappiamo che esistono veri e propri Catechismi per l’educazione atea distribuiti dalle associazioni di militanti integralisti.

Dalla tabella qui sotto si nota che al primo posto di coloro che rimangono affiliati alla stessa religione nella quale sono cresciuti, ci sono gli indù. E’ abbastanza comprensibile essendo una religione fortemente localizzata in un aria geografica ben precisa, lo stesso dicasi per l’ebraismo (secondo posto) e i greco-ortodossi (quarto posto).

 

OFFLINE
10/08/2012 09:11
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

QUALI SETTORI RICHIEDONO LAVORO

lavoro al tempo della crisi

Si fa presto a dire crisi del lavoro: la verità è che, se da un lato troviamo specializzazioni in esubero che non trovano spazio in un mercato sempre più ristretto, dall’altro ci sono mestieri che funzionano ancora alla grande. Anzi, secondo le ultime rilevazioni, ci sono aziende che faticano a trovare personale qualificato per determinate mansioni. Il problema allora non è la mancanza di lavoro, ma la scarsa differenziazione della domanda.


La Cgia di Mestre, elaborando i dati presentati dall’Unioncamere – Ministero del lavoro, Sistema Informativo Excelsior, ha realizzato un vero e proprio borsino dei lavori più richiesti al tempo della crisi. Quali sono? Cuochi, camerieri, segretarie, addetti alla pulizia e alle persone, operai specializzati nell’edilizia, addetti all’accoglienza, conduttori di impianti industriali, addetti alla sanità e al sociale, operai specializzati nell’industria alimentare, legno e carta. Tutte professioni che secondo le stime faranno segnare un incremento significativo in termini di assunzioni nei prossimi mesi.

Il risultato è stato ottenuto mettendo a confronto i dati emersi nel terzo trimestre 2012 e quelli relativi allo stesso periodo dell’anno precedente, e quel che balza aglio occhi è spesso la bassa domanda in relazione alla ricca offerta: in poche parole sono molti i mestieri che nessuno vuole più fare (o non ha più le competenze per fare). Un problema che affonda le radici nel sistema scolastico e nello scarso accento sulla manualità, che cozza contro il ritorno prepotente delle professioni artigianali. Il risultato è che, mentre crescono i disoccupati, alcuni mestieri rischiano addirittura di sparire.

Secondo il segretario della Cgia di Mestre, le professioni più richieste sono quelle “legate, in particolar modo, alle attività che caratterizzano la nostra economia, come il turismo/ristorazione, i settori del made in Italy, la sanità ed il sociale. Mestieri non sempre di altissima specializzazione, ma indispensabili per mantenere in piedi i settori che stanno dando un contributo importante alla tenuta economica e occupazionale del nostro Paese”. Stiamo parlando di oltre 20mila posti di lavoro in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in netta contrapposizione con i licenziamenti e le chiusure di tante aziende.

Il rovescio della medaglia, nell’analisi della Cgia, è rappresentato dall’elenco di professioni che, con grande probabilità, faranno registrare un segno negativo nei dati occupazionali. Anche in questo caso si tratta di uno spettro piuttosto vario di professioni, dagli specialisti in scienze economiche agli operai specializzati nell’industria, dai metalmeccanici al personale non qualificato nell’industria e nella logistica e nella grande distribuzione. La crisi potrebbe portare via quasi 22mila unità in questi settori: “Sono professioni legate alle attività manifatturiere e a quelle commerciali che, da un lato, hanno risentito degli effetti dirompenti portati dalla concorrenza dei paesi emergenti, dall’altro, del forte calo dei consumi che ha caratterizzato il comportamento delle famiglie italiane”.

OFFLINE
21/08/2012 22:15
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Nuovo studio:
persone religiose fanno più beneficenza

In un contesto di narcisismo laicista e odio religiosocome quello della società attuale, le persone che osano credere in Dio e alla Chiesa vengono perfino accusate dinon pensare alla carità e alla generosità, ma soltanto egoisticamente a sé stessi. Ovviamente, si afferma, i non credenti si comportano al contrario, sono più civili, democratici e felici.

Interessante dunque leggere i risultati di alcune indagini sociologiche che analizzano queste questioni. Uno studio pubblicato nel giugno 2011, ad esempio, ha mostrato come i non credenti preferiscano sostenere opere a favore degli animali e della vegetazione piuttosto che Ong a favore degli uomini, impegnate per disastri ambientali, riduzione della povertà, persone con disabilità e progetti per lo sviluppo del bambino. Inoltre, la maggioranza delle persone religiose non sostengono specificamente un’opera religiosa, ma donino denaro ad enti non confessionali.

Uno studio del dicembre 2011 ha invece rilevato come gli adulti taiwanesi (compresi i non religiosi) hanno maggiori probabilità di fare donazioni verso enti di beneficenza sostenuti da persone religiose e che le persone non religiose appaiono molto meno inclini a fare beneficenza rispetto alle altre categorie di persone.  Nel febbraio 2012 è stato invece segnalato da “Charities Aid Foundation” (CAF) che le persone religiose donano soldi in beneficenza due volte di più rispetto a persone senza fede, e solo il 31% dei donatori religiosi hanno dato soldi ad una attività religiosa. Nel luglio scorso, un’indagine ha mostrato che il motivo per cui i cattolici sono così caritatevoli è la loro libera imitazione del comportamento di Gesù, e non un obbligo morale imposto dal substrato religioso.

Un ennesimo studio è stato pubblicato di recente, realizzato da Ben Johnson della University of North Carolina, il quale ha utilizzato i dati da un campione nazionale rappresentativo di 5.000 famiglie per studiare gli effetti della religione nella probabilità e nella quantità di donazioni per beneficenza. Il modello utilizzato ha mostrato che esserecattolici o protestanti significa avere una «maggiore probabilità di fare beneficenza rispetto alle persone che non si identificano con la religione». In media, «i cattolici danno 523,00 dollari in più delle persone senza preferenza religiosa, gli ebrei danno 2679,67 dollari di più e i protestanti 199,69 dollari di più».

In questa indagine, al contrario di quelle precedenti, è risultato che le persone religiosepreferiscono donare a Enti di carità religiosi rispetto a quelli secolari. Lo studioso ha però commentato che «non è sorprendente che essere protestante o cattolica renda una famiglia più propensa a donare ad una organizzazione religiosa rispetto ad una famiglia non religiosa». La conslusione in ogni caso rimane questa: «In media, le persone religiosedonano più soldi e più fanno più frequentemente beneficenza rispetto alle persone non religiose».

OFFLINE
02/09/2012 22:02
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

‎"LA LEGGE ANTI-CONVERSIONE VIOLA LA COSTITUZIONE"

Una sentenza storica per i cristiani indiani emessa dall'Alta Corte dell'Himachal Pradesh

ROMA, domenica, 2 settembre 2012 (ZENIT.org).- La legge anti-conversione approvata nello stato del Himachal Pradesh (nel Nord dell’India) è, in alcune parti, “anticostituzionale”. Infatti “una persona non solo ha il diritto alla libertà di coscienza, il diritto a professare una fede, il diritto di modificare la sua fede, ma ha anche il diritto di tenere le sue convinzioni segrete”.

E’ una sentenza storica quella dell’Alta Corte dell’Himachal Pradesh, emessa dai giudici Deepak Gupta e Rajiv Sharma. Il ricorso era stato presentato nel 2011 da un gruppo di organizzazioni cristiane che avevano impugnato la “Legge sulla Religione”, emanata nel 2006 ed entrata in vigore nel 2007.

La Corte ha dichiarato che “la Sezione 4 del provvedimento e gli artt. 3 e 5 del documento applicativo violano disposizioni costituzionali”. Tali norme dichiaravano illegittima la libera conversione da una religione all’altra, consentendola solo dopo una lunga procedura, indagini e autorizzazioni di un magistrato, e comminando, in caso contrario, multe e sanzioni. 

In un comunicato inviato a Fides, il Consiglio Globale dei Cristiani Indiani (Gcic), accogliendo con favore la sentenza, ringrazia gli avvocati di diverse religioni che si sono impegnati nel ricorso, sostenendo che la legge viola alcuni diritti fondamentali dei credenti. Il Consiglio, ricordando che “tutte le conversioni, avvenute per libero arbitrio, sono legali, sollecita i governi centrali e statali alla protezione di tutti i credenti che esercitino tale diritto”.

P. Dominc D’Abrio, portavoce della Conferenza Episcopale dell’India, nota a Fides: “E’ un passo molto positivo, i cristiani ne avranno grande beneficio. La sentenza potrebbe costituire un precedente e avere un effetto domino, incoraggiando ricorsi contro altre leggi anticonversione, dello stesso genere, in vigore in altri stati della Federazione indiana”.

Il primo stato ad approvare una legge che vieta le conversioni è stato l’Orissa nel 1967, seguito dal Madhya Pradesh nel 1968 e dall’Arunachal Pradesh nel 1978. Il governo del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) l’ha introdotta in Gujarat nel 2003 e in Chhattisgarh nel 2006, l'anno dopo è entrata in vigore anche in Himachal Pradesh. Secondo i cristiani, tali leggi, limitando il diritto fondamentali alla libertà religiosa, sono strumenti nelle mani di gruppi estremisti indù, che accusano i cristiani di “proselitismo e conversioni forzate”. Sono utilizzate per colpire le minoranze religiose, avvelenando il tessuto sociale e seminando odio all'interno della società indiana. 

(Fonte: Agenzia Fides, del 31 agosto 2012)
 
OFFLINE
29/09/2012 21:43
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Il "patto" con gli arabi:    libertà o ingerenza?

di Pietro Bongiolatti

25/09/2012 - Dopo le reazioni al film anti-Maometto e alle vignette francesi, l'Ue firma un documento contro le offese religiose e la violenza. Un passo fondamentale, secondo l'europarlamentare Mario Mauro: «Il dialogo religioso deve diventare pratica politica»

Un documento firmato da Unione Europea e Stati musulmani. Dopo le manifestazioni delle ultime settimane nel mondo islamico, l'Ue e le tre più grosse organizzazioni sovranazionali dei Paesi arabi (la Conferenza islamica, la Lega Araba e l’Unione Africana) hanno diramato una dichiarazione comune di condanna alla violenza religiosa e alle provocazioni gratuite. Sono temi delicati e che si sia giunti ad una posizione comune è un fatto singolare. Abbiamo chiesto a Mario Mauro, europarlamentare, di aiutarci a capirne l’importanza.

Come giudica questo documento?
Ha una duplice valenza positiva: da una parte, condanna l’offesa del sentimento religioso, perché la libertà di espressione non significa libertà di offesa religiosa ed etnica; dall’altra, afferma che nulla giustifica la reazione violenta che c’è stata. Queste organizzazioni sono tra loro molto diverse: quelle musulmane hanno un progetto politico lontano anni luce da quello dell’Unione Europea. Basti pensare alla loro visione sulla pena di morte o sulla persona umana. Eppure si è arrivati ad una espressione comune.

Ma che incidenza ha la dichiarazione?
Nei Paesi musulmani, l’ortodossia e il potere vanno insieme: essere i veri interpreti del Corano significa poter comandare. Negli anni passati e in situazioni simili l’Arabia Saudita, l’Iran o il Pakistan facevano a gara a cavalcare l’onda delle proteste per essere riconosciuti come i più ortodossi, quindi come Paese-guida dell’islam. Ora invece questi Stati, membri della Lega Araba, della Conferenza islamica o dell'Unione Africana, sono vincolati ai pronunciamenti di questo documento. Ed è quello che sta accadendo. Ho sentito molti politici che si definiscono islamisti prendere le distanze da chi guida le piazze.

Sono segnali che fanno ben sperare, anche se il cammino rimane lungo, non solo negli Stati islamici.
Anche in Europa occorre far diventare il dialogo religioso pratica politica. Bisogna fondare le basi per la coesistenza pacifica con i 15 milioni di musulmani che già vivono all’interno dell’Unione Europea. Per farlo occorre comprendere il fenomeno religioso, non basta una politica improvvisata di stampo laicista. Basta vedere come si è mosso il governo francese in questi giorni: è stato fedele alla sua storia di ferreo laicismo, permettendo che sul settimanale Charlie Hebdovenissero pubblicate le vignette offensive su Maometto, ma nei giorni successivi l’imbarazzo era forte: si sono accorti che è un problema di convivenza civile, non di libertà di espressione. La società non può essere fondata sull’offesa del sentimento religioso.

C’è chi ha visto in questa dichiarazione il cedimento dell’Europa ad un’ingerenza islamica. Quasi il primo passo verso la sharia.
Non è così. È difficile credere che l’Europa disconosca in un documento la propria laicità, che solitamente sbandiera con orgoglio. Se fosse così, sarebbe il segno dell’inconsistenza del disegno europeo. Invece questo progetto ha portato molti frutti: quello che adesso è lo scontro religioso, sessanta anni fa era nazionalistico, tra Francia e Germania.

Ora, quindi, l’Europa ha trovato degli interlocutori credibili?
Sì, anche grazie alla Primavera araba. Un fenomeno con molte storture, ma qualcosa si muove. La Tunisia viene solitamente presa ad esempio: il cambiamento è partito da qui e poi alle elezioni hanno vinto gli islamisti. Proprio quel Governo però in questi giorni ha preso posizione contro le proteste violente. Un fatto su tutti: a Bengasi trentamila manifestanti si sono riuniti per cacciare dalla città il gruppo estremista legato ad Al Qaeda che ha ucciso Christofer Stevens, il console americano. Non sono posizioni di comodo, per paura della reazione americana o dei tagli agli aiuti: è un cambiamento culturale. 

 
 
OFFLINE
13/11/2012 16:20
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

La FAO: «nel 2050 ci potranno essere cibo e risorse per tutti»

La forza di chi ritiene lecito uccidere esseri umani al primo stadio di vita, cioè gli abortisti, è così forte, perché a loro si sono uniti nel tempo gli ecologisti o, meglio, gli eco-catastofristi. Quelli che sostengono la bomba demografica, in poche parole, cioè che l’uomo sia il cancro del pianeta e che sterilizzazione,contraccezione e aborto siano indispensabili per controllare l’aumento demografico.

In Italia negli anni ’70 era attiva l'associazione che si ispirava a Thomas Malthus, specializzata a diffondere notizie allarmanti sulla popolazione mondiale, prevedendo catastrofi e distruzioni a causa di un presunto eccesso di popolazione.
   C'era chi riteneva che medicina ed igiene sono mezzi buoni ma usati per fini cattivi, favoriscono cioè la “proliferazione cancerosa” di uomini che continuano a «vivere sul pianeta come vermi sulla carogna» (da “Cento pagine per l’avvenire”, Mondadori, 1981).

 L’aborto sarebbe quindi giustificato come contrasto alla natalità e alla fantomatica “bomba demografica”, un argomento pericoloso che ci ha spinto a dedicare ad esso uno dei nostri dossier.

In questi giorni comunque, agli aborto-ecologisti sono arrivate addosso come un treno le dichiarazioni del direttore generale della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, José Graziano da Silva. Durante un convegno a Ginevra con i rappresentanti delle aziende private, governi, scienziati e ONG per discutere se saremo in grado di sfamare la popolazione nel 2050, ha infatti dichiarato«Ci sono risorse per assicurare cibo per tutti, ora e anche per altri quattro decenni». I problemi della mancanza di cibo nel mondo derivano non dalla sovrappopolazione, ma dal fatto che «si perde o si spreca un terzo del cibo prodotto ogni anno, cioè circa 1.300 milioni di tonnellate», come ha stabilito uno studio della FAO e dell’Istituto Svedese per le biotecnologie alimentari.

Nei Paesi in via di sviluppo il 40% delle perdite avviene dopo la raccolta, lavorazione, trasporto e stoccaggio. L’obiettivo dunque è quello di «studiare come garantire la sicurezza alimentare»;
 non c’è nemmeno bisogno di aumentare oltre il 60% la produzione alimentare. Dato confermato dal ministro nigeriano, che ha aggiunto: «se riduciamo le perdite del 25%, ci sarebbe cibo in più per oltre 500 milioni di persone all’anno, senza alcun bisogno di aumentare la produzione».

Possiamo stare tranquilli: non esiste nessuna bomba demografica, nessuna necessità di contrastare la natalità, se migliorano le politiche sociali ci sono risorse e cibo per tutti. 

OFFLINE
04/12/2012 15:18
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

“La presenza del Papa su Twitter è un’espressione concreta della sua convinzione che la Chiesa deve essere presente nel mondo digitale”, sottolinea una nota preparata in Vaticano per il lancio dell’account "@Pontifex" su Twitter.
“Il Papa vuole utilizzare quello che oggi in ambito comunicativo ha un suo particolare significato – ha detto monsignor Celli –. E’ un desiderio di questo papa che non è considerato molto mediatico di incontrare gli uomini e le donne di oggi lì dove sono”. Per Greg Burke, Twitter è “parte importante del mercato delle idee e la Chiesa vuole stare là” anche se il pontefice non si metterà, ad esempio,a rispondere alle storie sui media che considera inaccurate.

 Ma la rivoluzione digitale del Vaticano non si limita solo allo sbarco sul sito di microblogging con i suoi più di 500 milioni di utenti. Monsignor Celli ha anticipato che è in dirittura di arriva una app per smartphone dedicata al Papa. La app “The Pope” per iPhone e iPad verrà sottoposta alla Apple per approvazione la prossima settimana, ha spiegato Gustavo Entrala della società di comunicazione spagnola 101 e dovrebbe essere disponibile, gratuitamente, sull’Apple Store entro fine anno mentre è già in preparazione anche una versione per Android.

 La app permetterà di seguire in diretta i discorsi e le omelie del papa, di vedere in tempo reale cosa accade Oltretevere e a Castel Gandolfo grazie ad una serie di webcam, di venire notificati delle attività del Papa e integrerà al suo interno i vari organi di informazione vaticana come la Radio Vaticana (che ha già le sue app per iPhone e Android) e il portale news.va.

OFFLINE
24/12/2012 11:24
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Femministe e paladine della Chiesa cattolica

Presentazione del libro Breaking ThroughOsservando i casi delle Pussy Riot e delle Femensembra difficile pensare oggi all’esistenza di un femminismo non sguaiato, non violento e rispettoso della fede cattolica e dell’altrui pensiero. Ma a quanto pare si è in errore a sostenere questo.

Per grazia, delle “buone” femministe sembra ancora che esistano: una professoressa americana, Helen M. Alvaré, membro del Pontificio Consiglio per i laici, ha pubblicato recentemente Breaking Through. Catholic Women Speak for Themselves, di cui è curatrice. In questo testo nove donne dimostrano la conciliabilità, anzi  “la vitalità e la forza di essere nella Chiesa cattolica e di vivere al contempo il proprio femminismo.

Queste nove autrici, tra cui troviamo donne sposate, single, lavoratrici ecc. raccontano come la riscoperta della loro fede abbia dato un vero significato alla loro vita, nel lavoro, nella famiglia; non manca chi anche negli abusi e scandali che hanno macchiato la Chiesa individua una speranza da cui poter ripartire. E’ segno di ignoranza, a mio avviso, affermare che la Chiesa cattolica reputi le donne come persone di seconda classe, non degne di considerazione; non solo per riguardo alla Madonna, alla quale la Chiesa ha sempre tributato un onore mai concesso a nessun essere umano, ma anche riguardo a quei modelli di santità che sono le grandi martiri dei primi secoli. Pochi sanno che nel vecchio rito della messa oltre agli apostoli, ai primi papi e confessori della fede, si ricordavano e pregavano quelle sette martiri con grande devozione e stima.

La vera questione non è l’emancipazione delle donne, come viene presentata oggi, ma una riscoperta del “cuore”, del leitmotiv della vita, che, come nel caso di queste donne, passa nella valorizzazione di ogni meandro della loro esistenza; ogni “vena scoperta” del cuore dell’essere umano urla, esige risposta e questo, è quello che queste donne hanno riscoperto nell’alveo della Chiesa cattolica. Questo è l’obbiettivo di questo volume, e credo che possa interessare a chiunque le risposte che queste donne hanno “trovato”.

Un altro esempio di questo buon femminismo lo vediamo in Dorothy Day, fin dal 2000 Serva di Dio. Devo confessare che anche per me lei rimaneva una personalità ignota fino alla lettura di questo bell’articolo de Il Foglio. In esso si fa riferimento alla sua causa di beatificazione, ma non si può non raccontare un minimo chi era e cosa fece questa donna.

Prima di convertirsi al cattolicesimo, nel 1927, andò in prigione a diciassette anni perché chiedeva il voto per le donneanarchica e femminista, un connubio di tutti gli estremismi dell’epoca. Ma dopo la sua conversione e grazie al rapporto con il francese Peter Maurin, tutta la sua vitalità, forza e passione passarono al servizio di Cristo e della Chiesa nelle frange più dimenticate della società americana. Divenne la massima icona del cattolicesimo di sinistra in America, senza però mai fare combutta con chi facesse del male alla Chiesa. Evitò sempre con cura di affiancarsi coi comunisti e con gli atei.

Con la sua opera giornalistica nel Catholic Worker Movement non solo diffuse negli Stati Uniti i principi evangelici di pace, proprio negli anni tra le due guerre mondiali, ma si prodigò per anche per la diffusione della dottrina sociale della Chiesa, difendendo e sostenendo finanziariamente i senzatetto e, soprattutto, dato i suoi trascorsi da femminista, grandissima oppositrice dell’aborto. “Non c’è soltanto il genocidio degli ebrei. C’è anche un intero programma di controllo delle nascite e aborto, che è un altro genocidio.” Altro che i cattolici adulti di oggi, i quali mai difendono questi sacrosanti e benedetti principi non negoziabili che il nostro Santo Padre Benedetto XVI sempre mette come primo bastione contro il relativismo etico. Nascessero altri cattolici come la Day; che possa presto salire all’onore degli altari e possa essere ispiratrice di altri grandi cattolici non timorosi della loro fede!

Luca Bernardi

OFFLINE
18/01/2013 06:55
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Caso Armstrong È merito dei Nas
di Valerio Pece17-01-2013

 

La storia del lucchese Ivano Fanini, Presidente di Amore & Vita, la società ciclistica più longeva al mondo, quanto a bellezza di ideali e audacia nel perseguirli è di quelle da romanzo. Dalle sue battaglie contro il doping costategli minacce ininterrotte, alle 25 udienze private, un record, concesse da Giovanni Paolo II a lui e alla sua squadra; dalle sue ardite collaborazioni con i Nas capaci di rivoluzionare la storia recente del ciclismo, fino a una lotta all’aborto tutta particolare condotta insieme all’amico Roberto Formigoni.

Ivano Fanini, dal 2000 Commendatore al merito della Repubblica Italiana, poteva tranquillamente fermarsi alle gare di ciclismo, visto che nella sua veste di Presidente di club ha tesserato ben 4000 atleti, scoperto fuoriclasse del calibro di Mario Cipollini, Bartoli, Tafi e Sorensen e rilanciato campioni quali Chioccioli, Gavazzi e Baronchelli. Ma da cattolico non gli bastava, e nel 1989, in occasione di una visita della sua squadra a Papa Wojtyla, decise di far conoscere a tutti il suo pensiero su quello che per ogni vero cattolico è tema drammatico, l’aborto, facendo così scrivere sulle maglie dei suoi corridori la sigla "NO ALL' ABORTO".

Commendatore Fanini, partiamo da qui. Qual era la reazione della gente vedendo sfilare la maglietta della prima squadra antiabortista italiana?
Le persone erano curiose, ma felici; giornali e femministe invece ci fecero neri. Pochi giorni dopo la presentazione della maglia “No all’aborto” i miei ciclisti erano in piazza del Duomo a Milano, alla partenza della classica Milano–Vignola. Ad aspettarli c’era mezza piazza piena di femministe urlanti, con cucchiai, prezzemolo e non so neanch’io quanto spry rosso: finirono per aggredire gli atleti, imbrattando completamente le loro le maglie e le scritte contrarie all’aborto incise sulle nostre ammiraglie. Intervenne poi l’Unione Ciclisti che vietò formalmente la scritta per paura che altri gruppi di femministe, visto il ritardo con cui era partita quella gara, ripetessero le loro prodezze.

Ma non vi siete persi d’animo, mi sembra. 
Per niente, tanto che insieme all’Avv. Sergio Carpinelli, per anni Presidente Nazionale dell’Ordine Forense, e a Roberto Formigoni, da allora Presidente onorario della squadra, nel 1990 cambiammo il nome in “AMORE & VITA”: un messaggio universale tale da avvicinare tutte le persone, di qualsiasi cultura e credo. E forse non è un caso che la nostra è la squadra in attività più longeva della storia del ciclismo mondiale.

Veniamo al doping e alla stretta attualità. Nel salotto di Oprah Winfrey, regina dei talk show della CBS, Lance Armstrong ha confessato di essersi dopato. Lei lo ha da sempre sollecitato a farlo, ora come si sente? 
Sì, sono anni che lo invito pubblicamente a confessare, a ripulire la sua coscienza. Gli ho sempre chiesto di dedicarsi al mondo del ciclismo e di contribuire a cambiarlo in profondità. Ogni volta però il ciclista americano finiva per irritarsi per le mie dichiarazioni, che non erano altro che dei consigli paterni, perché ai corridori io voglio bene, e tanto. Ora finalmente ha confessato, e ne sono molto felice. Ma se lo ha fatto, e se ora può davvero tornare a vivere - perché “la Verità vi farà liberi” dice la Scrittura - lo deve ai miei amici del Nas di Firenze.

In che senso? Ci faccia capire. 
La storia mi obbliga a fare un passo indietro. Ho sempre fatto la lotta a questo mostro che è il doping, ma dopo che il mio Direttore sportivo, sfondando la porta d’albergo, trovò un ciclista della mia squadra in fin di vita e in un lago di sangue (se fossimo andati da lui la mattina seguente, neanche a dirlo, lo avremmo trovato morto), capii che dovevo fare qualcosa di più per questi ragazzi e per questo sport.

E organizzò la più grossa operazione antidoping della storia ciclistica, giusto? Ce la racconti. 
Nel 1996 il Giro d’Italia partiva dalla Grecia per celebrare il centenario dei Giochi olimpici dell'era moderna. Dopo le prime tre tappe il Giro si sarebbe trasferito in Italia, e per farlo ci si sarebbe dovuti imbarcare su una nave capace di portare tutti al porto di Brindisi: ciclisti, personale vario, dirigenti, ammiraglie comprese. Mentre il Direttore Sportivo di Amore & Vita, la mia squadra, mi raccontava sconsolato dei soliti tristi e loschi giri di doping che vedeva, dissi tra me: bene, ora ci penso io. Parlai con i Nas, il Nucleo Antisofisticazioni e Sanità dell'Arma dei Carabinieri di Firenze, e questi disposero di bloccare la nave non appena avesse attraccato a Brindisi, in modo che i 200 carabinieri avessero la possibilità di accertare tutto e di fare ogni controllo del caso. Se qualcosa da trovare c’era (e ce n’era molto) doveva trovarsi tutto sulla nave, ovviamente. Lo facevo anche a mie spese, sapevo infatti di qualche mio corridore che non seguiva la nostra idee adeguandosi all’andazzo generale. Ma per combattere il doping questo ed altro.

Come finì? 
I Carabinieri del Nas parlarono con il Coni, e lo fecero esclusivamente per organizzare al meglio l’operazione antidoping. Invece dal Coni partì una soffiata al Direttore del Giro d’Italia, che avvertì per tempo tutti i direttori sportivi i quali fecero sparire ogni prodotto sospetto. 
Non ancora paghi, il caporedattore della Gazzetta dello Sport scrisse il giorno prima un breve e ben nascosto articolo, un trafiletto: doveva essere poco visibile, in cui veniva annunciato che il giorno dopo i Carabinieri avrebbero fatto irruzione sulla nave. Per cui chi non aveva saputo della retata dal Direttore del Giro lo seppe dal quotidiano più letto. Praticamente una sorta di “pizzino rosa” visto che proveniva dalla Gazzetta.

E i 200 Nas pronti a intervenire cosa fecero? 
Non vollero passare da bischeri e non salirono sulla nave. Ma pare però di capire che se la legarono al dito, visto quanto iniziarono a fare da quel momento in poi. In effetti da quell’operazione del ‘96, sia pur saltata, i Nas e la Guardia di Finanza entrarono di petto nel mondo del ciclismo. Prima di quell’episodio della presenza di forze dell’ordine non c’era traccia, né al Giro, né al Tour. Da lì scoppiò il famoso “caso doping” che purtroppo non ha mai più abbandonato le cronache ciclistiche, e da lì iniziò quella rivoluzione che oggi, con l’ammissione di Armstrong, tocca una momento importante. 
Senza la loro autorevole azione il mondo del ciclismo avrebbe continuato a vita con la prassi del doping, senza nessun controllo, e senza curarsi di tutti i ciclisti morti – tantissimi giovani! - di cui si continua, vuoi per l’immagine della persona, vuoi per le assicurazioni che non coprirebbero, a parlare di infarti o altre cause più o meno improbabili. Coprendo tutto.

Ma con Armstrong cosa c’entrano i Nas fiorentini? 
C’entrano, perché l’Agenzia Antidoping americana, l’USADA, avendo visto che in Italia si era svolto un serissimo lavoro di indagine - e non parlo solo dei Nas di Firenze, ma anche quelli di Brescia e della Guardia di Finanza di Padova - si sono fatti passare tutto, intercettazioni comprese. Tramite queste, poi, hanno indotto tanti corridori intercettati a parlare e a confermare ciò che sapevano e vedevano, cioè il costante uso di doping da parte di Lance Armstrong. Per cui la sua confessione è obbligata. 
Ecco perché posso dire con assoluta libertà che se Armstrong ha confessato è a causa dei miei amici fiorentini del NAS, a cui da tanti anni ho dato informazioni “da dentro” e di cui sono stato il referente.

Fanini, quanto ha dovuto pagare per questa sua battaglia contro il doping condotta quasi in solitaria? 
Ho pagato carissimo, con umiliazioni indicibili e un ostracismo sfacciato. Pensi che la mia squadra correva il Giro d’Italia, per ben 16 edizioni consecutive. Per sbarazzarci di noi hanno poi cambiato le regole e il Giro è diventato a invito. Per cui per gli organizzatori escluderci dalle gare era diventato un gioco da ragazzi, per di più formalmente ineccepibile: bastava non invitarci più. Al giro del ’98, poi, Pantani dichiarò: “Dove correrà Amore & Vita io non parteciperò alle corse”. Figuriamoci, ero diventato un appestato.

Perché? Cosa successe con Pantani? 
Ci fu uno scambio di provette che salvò Pantani in rosa a danno del gregario Riccardo Forconi, che quell’anno correva nella sua squadra ma che aveva sempre corso con la mia Amore & Vita. Fecero passare Forconi per colpevole e lo esclusero dal Giro, me lo confessò in lacrime lui stesso il giorno dopo, venendo a sfogarsi nel mio ufficio alla presenza dell'allora nostro d.s. Salvestrini e di altre persone. A seguito della mia denuncia del fatto, la squadra di Pantani sistemò il gregario Forconi con un “risarcimento danni” talmente sostanzioso da trasformare un suo vecchio casolare in una villa con parchi e uliveti. Fui però contento delle minacce che in quei giorni mi piovvero addosso da parte di tutti coloro che ora fanno i moralisti: ho sempre pensato che le indagini, se servono a fare pulizia, sono le benvenute. A coloro che mi hanno sempre minacciato rispondevo: fareste correre i vostri figli nel ciclismo di questi ultimi 20 anni sapendo che negli ultimi 10 sono già morti oltre 100 ragazzi tra i 20 ai 35 anni? Se invece di gettarmi fango mi avessero ascoltato, forse Marco Pantani non avrebbe fatto quella fine...

 

 

OFFLINE
12/06/2013 19:37
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

CENTOMILA “INVISIBILI” A LORETO CON IL PAPA

Posted: 11 Jun 2013 12:41 AM PDT

Quali sono stati gli “eventi” dello scorso fine settimana? Intendo dire quali sono stati gli avvenimenti che hanno attirato e hanno visto la partecipazione di tante persone?

Porsi questa domanda dovrebbe essere una norma ovvia per chi fa informazione.

Allora faccio una rapida rassegna stampa delle cronache relative a sabato e domenica che si potevano leggere ieri, sulle pagine dei giornali più venduti.

Il “Corriere della sera” dedicava una pagina alla protesta che i “No Nav” hanno inscenato a Venezia contro il passaggio delle grandi navi da crociera davanti a Piazza San Marco.

Quanti saranno stati a manifestare? Gli stessi organizzatori dicono qualche centinaio di persone.

Un’altra mezza pagina è dedicata alla protesta “anti nozze gay” che è stata fatta a Parigi, al Roland Garros, dagli attivisti di “Hommen”: una decina di persone.

“La Repubblica”, sempre ieri, ha dedicato ovviamente molte pagine – con l’editoriale del direttore – all’iniziativa fiorentina dello stesso giornale, “La repubblica delle idee”, una manifestazione a cui hanno partecipato personalità molto importanti, la famosa “gente che piace”, quindi con tutti i riflettori su di loro.

Nella cronaca dello stesso quotidiano si leggeva: “gran finale in una Piazza della Signoria invasa dalla gente per il saluto alla città di Ezio Mauro e l’incontro conclusivo del festival che ha portato sul palco Jovanotti”.

Ma dalle foto e dai video non sembrava proprio di vedere una Piazza della Signoria “invasa dalla gente”. Saranno state due o tremila persone (a esagerare). Un bel numero, sia chiaro, ma non certo un’invasione.

Ancora ieri “La Stampa” dedicava alla protesta veneziana dei “No Nav” addirittura due intere pagine, perfino con una foto notizia in prima pagina sotto il titolo “Venezia si ribella ai giganti del mare”. Ripeto: i manifestanti erano qualche centinaio (secondo gli stessi organizzatori).

Ma forse il giornale torinese ha pensato di dare tutto questo spazio all’evento perché – ci informa la cronaca di Silvia Zanardi – “il corteo (era) guidato dalla voce al megafono di Tommaso Cacciari, nipote dell’ex sindaco di Venezia”. Ancora una volta c’era la “gente che piace”. La storia sono loro e pure la cronaca.

Poteva la filosofia sfuggire alla “gente che piace”? No. Infatti “La Stampa” ieri dedicava un’intera pagina anche al “Festival Filosofia” di Modena, arrivato alla tredicesima edizione, un altro evento che i salotti amano frequentare.

Quindi ritenuto meritevole di grande rilievo. E cosa volete che importi se il suddetto Festival non è in corso in questi giorni, ma si svolgerà dal 13 al 15 settembre. Quando si dice stare sulla notizia…

Evidentemente alla “Stampa” non hanno trovato altri eventi significativi, accaduti nello scorso fine settimana, su cui scrivere.

A dire il vero, però, qualche altra cosetta è accaduta fra sabato e domenica. Ma, per una svista collettiva, nessuno dei grandi giornali se n’è accorto.

Si tratta di circa centomila persone (cosa volete che siano centomila persone) che sabato sera, alle 20.30, hanno partecipato alla Santa Messa celebrata a Macerata dal cardinale Marc Ouellet, poi hanno ascoltato il Papa Francesco che ha parlato loro in collegamento e quindi sono partiti per il pellegrinaggio di notte che li ha portati – lungo ventotto chilometri – fino a Loreto, alla Santa Casa di Maria: sono arrivati domenica mattina alle 6.30, stanchissimi, ma felici e radiosi.

E’ il 35° anno. Iniziò come pellegrinaggio degli studenti di Comunione e liberazione di Macerata nel 1978: venne fatto in ringraziamento alla Madonna, alla fine dell’anno scolastico. Allora parteciparono trecento giovani della città.

Poi, anno dopo anno, questo gesto di preghiera e di affidamento è cresciuto ed è diventato ormai un evento caro a tutti i cattolici del nostro Paese.

Così un fiume immenso di persone anche quest’anno ha attraversato la notte e le campagne marchigiane che furono cantate dal Leopardi (il poeta più caro a don Giussani).

Un fiume di persone che alterna il silenzio, al rosario e ai canti. E’ commovente guardarli e la gente che nella notte aspetta il pellegrinaggio e dà ristoro a questi viandanti dell’eterno è profondamente toccata.

Ognuno porta ai piedi di Maria le sue pene, le sue ferite, le sue attese, le sue gioie e, insieme, le fatiche, il dolore e le gioie di tanti altri che – dalle loro case – partecipano spiritualmente.

Il tema di quest’anno era: “Che cosa può davvero saziare il desiderio dell’uomo?”. Una domanda che fa interrogare su ciò che è veramente essenziale nella vita e su ciò che rende felici.

Don Julian Carron ha invitato i pellegrini a “chiedere la fede”, facendo questo cammino. E ha aggiunto:

“Non ci accada con Gesù quello che il Papa ha descritto il giorno di Pentecoste: ‘Spesso lo seguiamo, lo accogliamo, ma fino ad un certo punto; ci è difficile abbandonarci a Lui con piena fiducia, lasciando che sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vita, in tutte le scelte’ ”.

Proprio Papa Francesco – dicevo – ha voluto salutare i pellegrini con un cordialissimo collegamento durante il quale ha detto: Siate aperti alle sorprese di Dio. Anche per voi l’avvenimento di questa notte, che ogni anno cresce, è una sorpresa, è il segno che nulla è impossibile a Dio. Come spiegare altrimenti che da 300 che eravate nel ‘78 siete diventati lo scorso anno 90.000? Anche voi potete appoggiarvi tutti su Gesù, su questa presenza così affascinante e attraente. Quando vi sentirete stanchi e vi verrà la tentazione di andare per conto vostro, pensate a questo: ripetete il vostro sì, pregate perché ciascuno di voi possa riconoscere nella sua carne piagata nel corpo e nello spirito la propria umanità bisognosa dell’umanità di Cristo, l’unica che può saziare davvero il desiderio dell’uomo”.

A questo straordinario evento nessuno dei grandi giornali, ieri, ha ritenuto di dedicare nemmeno una riga di resoconto. A meno che non mi sia sfuggita non è apparsa nemmeno una riga.

Per un’innocente distrazione, si capisce. Con i cristiani capita spesso. Loro sono invisibili. Sabato e domenica c’erano centomila invisibili a Loreto con il Papa.

Si potrebbero fare molte considerazioni sull’astiosa emarginazione del fatto cristiano: un allarme acuto e documentato su questo assurdo fenomeno, che caratterizza l’attuale Europa, è stato lanciato due settimane fa da Ernesto Galli Della Loggia con un bell’editoriale sul Corriere che, purtroppo, è stato fatto cadere nel silenzio anch’esso (a conferma di quanto vi si leggeva).

Del resto credo di poter dire che ai pellegrini di Loreto non importi poi granché dei (mancati) titoli dei giornali. Ognuno di loro aveva nel cuore tante cose più importanti e mendicava solo lo sguardo e l’abbraccio della Madre di Gesù.

In fondo il loro pellegrinaggio voleva affidare alla Madonna tutto il nostro popolo, tutto questo povero Paese, compresi giornali e giornalisti. E a volte dietro il silenzio e l’ostilità dei media si può leggere perfino un malcelato stupore, una segreta ammirazione, un’inconfessabile invidia. Quasi una tacita preghiera, in un momento così cupo e arido per tutti.

Perciò i pellegrini di Loreto – e i cristiani tutti – possono dirsi con un sorriso, ricordando le “Elegie duinesi” di Rilke: “Tutto cospira a tacere di noi/ un po’ come si tace un’onta/ forse un po’ come si tace/ una speranza ineffabile”.

 Antonio Socci

OFFLINE
02/07/2013 09:18
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Nuovi sondaggi sulla fede religiosa:
una rinascita?

Piazza San PietroAbbiamo già accennato al fatto che nel nuovo lessico degli italiani, studiato da Demos-Coop per la Repubblica delle Idee, al primo posto nel dizionario del nostro tempo c’è Papa Francesco, definito «vettore del consenso e del cambiamento. Riferimento condiviso. Da tutti. A destra ma anche a sinistra. Soprattutto fra le donne».

Nella rappresentazione sociale, anche il giudizio sulla Chiesamigliora decisamente, molti osservatori hanno parlato di un aumento delle persone che si riavvicinano alla Chiesa, in particolare per quanto riguarda l’accostamento al sacramento dellaConfessione. Un effetto (rinominato “l’effetto Francesco“) che secondo alcuni ha avuto inizio già durante il pontificato di Papa Benedetto XVI, non sappiamo comunque se lo stesso sta accadendo anche nel resto del mondo (abbiamo invece notizie simili dall’America Latina).

Un interessante sondaggio americano, realizzato da Gallup, rileva che per tre americani su quattro la religione starebbe perdendo la sua influenza negli Stati Uniti, Tuttavia per una percentuale quasi identica, il 75%, questo trend è di cattivo auspicio per il Paese in quanto secondo il campione analizzato sarebbe positivo se gli Usa fossero uno Stato più religioso di quanto già è oggi (per il 17%, invece, è una buona notizia).

Un altro importante studio, realizzato in Francia dal periodico “Le Monde Diplomatique” (del gruppo “Le Monde”), osserva invece che il numero dei credenti continuerà a crescere nel corso dei prossimi 40 anni e il cristianesimo rimarrà la prima comunità religiosa al mondo. In particolare, nel 2050 il Cristianesimo, l’Islam e l’Induismo saranno le tre religioni maggiormente cresciute, mentre per islam e induismo sarà dovuto alla crescita parallela agli alti tassi demografici, per il cristianesimo si spiegherà in relazione alle numerose conversioni. Si fa infine notare che questi dati negano il concetto europeo del declino delle religioni, mostrando il contrario: la buona salute delle confessioni. Si tratta, si legge, di una percezione eurocentricache non risponde alla vera realtà come è stato segnalato in Italia dall’interessante volume:America religiosa, Europa laica? Perché il secolarismo europeo è un’eccezione (Il Mulino 2010) realizzato da tre dei principali sociologi della religione: P. Berger, G. Davie, E. Fokas.

Della secolarizzazione e del suo declino ci occuperemo a breve con un articolo apposito analizzando recenti studi statistici, ci interessa infine notare come anche in due Stati a lungo sotto una dittatura, come la Corea del Sud e Cuba, stia rinascendo la fede religiosa. Recenti sondaggi hanno rilevato una importante crescita della popolazione cattolica in South Korea (mentre in quella del Nord prosegue la discriminazione dei cristiani da parte del governo ufficialmente ateo), ed anche a Cuba negli ultimi anni la Chiesa cattolica è diventata una deglienti più influenti al di fuori del governo, fattore che ha portato al Paese ad aprirsi maggiormente al resto del mondo.

Occorre comunque ricordare, come insegna Vittorio Messori, che per la la logica evangelica ogni possibile “trionfo” della fede sarà sempre accompagnato dallo scacco, almeno secondo le categorie umane. Anzi, stando al Nuovo Testamento, la fede sopravviverà sì fino al ritorno di Cristo, ma andrà declinando e sarà messa in pericolo. Sembra di capire, osserva Messori, che si ridurrà, almeno quantitativamente, mano a mano che si avvicina alla fine della storia (“Qualche ragione per credere”, Ares 2008, p. 277).

OFFLINE
17/07/2013 08:15
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

LA BELLA RIVOLUZIONE DI FRANCESCO
Posted: 14 Jul 2013 03:48 AM PDT
La Chiesa Cattolica vive una stagione di svolte epocali. La rinuncia al papato di Benedetto XVI, a febbraio, è stato un gesto storico di enorme portata, che ha messo in evidenza la drammaticità dei tempi.

L’arrivo poi, sulla Cattedra di Pietro, il 13 marzo, di papa Francesco è, fin dalla scelta del nome, l’inizio di una “rivoluzione” evangelica che già commuove i popoli (lo vedremo anche in Brasile col prossimo viaggio).

Di sicuro cambierà il Vaticano come lo conosciamo da alcuni secoli: da “corte rinascimentale” (per dirla con papa Bergoglio) diventerà la casa del Re umile e crocifisso, che abbraccia – come il colonnato del Bernini – tutte le miserie del mondo.

L’altro ieri un amico ed ex alunno del papa, lo scrittore e giornalista argentino Jorge Milia, ha riferito i suoi colloqui telefonici col pontefice. E ha dato flash illuminanti.

Ha sottolineato anzitutto “la riconoscenza e la tenerezza” che Francesco ha per il suo predecessore: “a me fa un po’ l’effetto di uno che ha ritrovato un vecchio amico”.

“Non ti immagini l’umiltà e la saggezza di quest’uomo” gli ha detto papa Francesco parlando di Benedetto XVI.

“Allora tienilo vicino”, gli ha risposto lo scrittore. E il papa: “non ci penso nemmeno a rinunciare al consiglio di una persona del genere, sarebbe sciocco da parte mia!”.

Poi Jorge Milia ha parlato della gran quantità di gente che accorre in piazza San Pietro per sentire le sue parole e abbracciarlo. E Francesco: “Lo devono poter fare! E’ mio dovere ascoltarli, confortarli, pregare con loro, stringergli le mani perché sentano che non sono soli”.

Ma Francesco ha aggiunto che non è facile far capire questa necessità in Vaticano, dove sono abituati a un’immagine del papa come entità inaccessibile.

“Non è stato facile, Jorge, qui ci sono molti ‘padroni’ del Papa e con molta anzianità di servizio”, ha detto il Santo Padre. Ha fatto capire che ogni cambiamento è durissimo da far digerire. A cominciare dalla scelta di non andare ad abitare il mitico “Appartamento” papale.

Egli ha preso questa decisione perché molti papi lassù hanno finito col diventare “prigionieri” delle loro segreterie e non voleva che accadesse così anche a lui: “Sono io che decido chi vedere, non i miei segretari…”.

Jorge Milia aggiunge: “Mi ha detto che i Papi sono stati isolati per secoli e che questo non va bene, il posto del Pastore è con le sue pecore …”.

E’ un pensiero che il Pontefice ha espresso più volte. Può sembrare solo una sua personale propensione alla cordialità, all’affabilità, alla compassione, ma non è solo questo. E’ molto di più. E’ una rivoluzione nella concezione del papato. Almeno quella dell’ultimo millennio.

Certo, già i suoi predecessori, a partire da Paolo VI, hanno iniziato un progressivo smantellamento della pesantezza regale della Curia. Giovanni Paolo II preferiva stare per le strade del mondo, anziché in Vaticano.

E Benedetto XVI ha sparato fulmini contro “carrierismo, clericalismo, mondanità, divisioni, ambizioni di potere”, ha richiamato anche lui alla povertà evangelica e ha usato la bomba atomica contro “la sporcizia nella Chiesa”.

Ora c’è papa Francesco e ha cominciato a realizzare (pare in modo travolgente) tutto quello che il predecessore aveva chiesto mille volte. Ma ciò che si preannuncia non è solo un rinnovamento di persone (tipico di ogni pontificato) e un forte cambiamento delle strutture: è un radicale mutamento del modo stesso di fare il Papa.

Francesco cerca di riportare tutta la Chiesa all’essenziale, alle sue origini apostoliche, in una parola: a Gesù Cristo. Come fece san Francesco nel XII secolo.

Il giovane di Assisi era nella cadente chiesina di San Damiano, quando si sentì rivolgere dal Crocifisso queste parole: “Va Francesco, e ripara la mia casa che, come vedi, va in rovina”.

Lui le interpretò alla lettera e si mise a ricostruire materialmente quella cappellina. Ma la sua pronta sequela alle parole di Gesù riparò tanti cuori feriti e alla fine la Chiesa stessa come edificio spirituale.

Così è per il Papa che ha scelto il nome del santo di Assisi. Anche lui ricomincia dall’essenziale, l’annuncio di Gesù, consolazione e tenerezza di Dio per gli uomini e specialmente per i più poveri e sofferenti.

Le altre due parole chiave di questo pontificato sono la “misericordia” (“Dio perdona sempre, perdona tutto. Siamo noi che ci stanchiamo di farci perdonare”) e la “preghiera” (ripete sempre: “E’ necessaria una preghiera forte, e questa preghiera umile e forte fa che Gesù possa fare il miracolo… Una preghiera coraggiosa, che lotta per arrivare a quel miracolo La preghiera fa miracoli, ma dobbiamo credere!”).

Non è che a papa Francesco sfugga l’enormità dell’attacco che il mondo, su tutti i fronti, sta portando alla Chiesa. Ma di che natura è questo attacco? Permangono le grandi persecuzioni ai cristiani in tutto il mondo islamico e sotto i regimi tirannici (dalla Cina al Vietnam, da Cuba ai diversi paesi africani).

E a questo, dopo il crollo del comunismo in Europa, venti anni fa, quando la Chiesa non serviva più come argine contro il marxismo, si è sommata l’ostilità anticristiana che dilaga dagli Usa di Clinton e di Obama, all’Europa della tecnocrazia.

Si attacca non solo la fede cristiana, ma anche le fondamenta della legge naturale: la famiglia, unione di uomo e donna, che è stata la base di tutte le civiltà, dall’antichità prima di Cristo ad oggi, è ormai radicalmente travolta e svuotata.

Dagli anni di Clinton (che videro anche il dirompente ingresso nel WTO della Cina) è stata proclamato nel mondo occidentale il nuovo “pensiero unico”: una totale “deregulation” sia degli scambi economico-finanziari che dei rapporti umani.

Nel primo caso – con l’esplosione della bolla finanziaria del 2008 – si è giunti sull’orlo della bancarotta planetaria. Nel secondo caso ad una svolta devastante nella storia della civiltà.

C’è stata pure la parentesi “conservatrice” di George Bush jr che, dopo l’11 settembre 2001, tendeva ad arruolare la religione cristiana in una sorta di “scontro di civiltà” e di religioni con l’Islam.

E la Chiesa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI – che pure conoscevano le sofferenze dei cristiani sotto l’Islam – ha dovuto rifiutare quell’arruolamento, sia perché sarebbe stato empio mettere il sigillo di Cristo a dei conflitti che avevano lo scopo di garantire l’approvvigionamento energetico dell’Occidente. Sia perché a pagarne le conseguenze sarebbero state le minoranze cristiane nei paesi islamici (come in effetti è accaduto).

Adesso che la Chiesa è sotto un assedio perfetto – da una parte Usa ed Europa anticristiani – dall’altra i regimi persecutori in Asia, Africa e paesi musulmani, Papa Francesco esce da questa tenaglia storica – che minaccia la sopravvivenza stessa della Chiesa – con l’unica arma irresistibile con cui sempre la Chiesa ha sempre vinto nel corso dei secoli sulle persecuzioni: il Vangelo (o, come direbbe il Papa, “la grazia”).

E’ falso che il papa – come gli rimproverano i cattoconservatori e come desidererebbero i cattoprogressisti – abbia accantonato l’insegnamento dei predecessori sui “valori non negoziabili” (lo dimostra la sua prima enciclica “Lumen Fidei”).

Semplicemente papa Francesco sa che, al punto in cui siamo arrivati, non ha più senso che la Chiesa si sfianchi in una battaglia culturale o in un’azione politica per scongiurare, con mezzi umani, il crollo di una civiltà e le “invasioni barbariche”.

La Chiesa sa che solo la grazia Cristo le è indispensabile. Ecco perché oggi il Papa chiede la conversione (a cominciare dallo smantellamento della “curia rinascimentale”); la preghiera incessante che ottiene miracoli; lo stupore per Gesù che “bacia le sue piaghe” nei poveri, nei malati e nei disperati; l’annuncio e l’esperienza della misericordia di Dio per gli uomini.

E’ così che duemila anni fa il cristianesimo ha conquistato pacificamente il mondo e lo ha ricostruito. E così accadrà di nuovo.


Antonio Socci
OFFLINE
10/08/2013 18:26
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Pedofilia: archiviata l’ultima accusa al Vaticano,
nessuna colpa

Tribunale E anche l’ultima causa intentata contro la Santa Seda per casi di pedofilia negli Stati Uniti è stata archiviata, in questo caso dalla Corte d’Appello dell’Oregon.

Ancora una volta, a poche ore dalla discussione della causa, Jeff Anderson il laicissimo avvocato-falco della vittima ha dovuto ritirare il ricorso contro l’assoluzione in primo grado del Vaticano avvenuta a Portland l’anno scorso, sapendo di non avere alcuna prova a sostegno. Ciò è avvenuto senza nessuna contropartita, di alcun genere, da parte del Vaticano, come riportato dal “Corriere della Sera”.

Il Vaticano era accusato di aver trasferito padre Andrew Ronan in diverse città (prima in Irlanda, poi a Chicago e infine a Portland) nonostante ripetuti casi di molestie sessuali su minori. Ma è stato dimostrato anche in questo caso, in base ai documenti depositati in Tribunale nel 2011, che il Vaticano aveva saputo degli abusi di Portland solo un anno dopo che erano avvenuti (nel 1965) e che subito dopo, nel giro di poche settimane, aveva ridotto Ronan allo stato laicale, su richiesta dell’Ordine religioso di appartenenza. La vittoria legale del Vaticano in Oregon è l’ultima di una serie riguardante processi per pedofilia negli Stati Uniti, che nel corso degli ultimi dieci anni hanno macchiato l’immagine della Santa Sede e lo stesso Pontificato di Benedetto XVI sui media anticlericali, ma che davanti ai giudici americani non hanno retto alla prova dei fatti.

Anche in questo caso, come è accaduto dopo l’archiviazione del “caso Murphy” di Milwaukee, il vaticanista sempre pronto a gettare fango sulla Chiesa e su Papa Ratzinger è rimasto in completo silenzio. Si tratta ovviamente di Marco Politi, aggressivo anticlericale de “Il Fatto Quotidiano”, che nel 2010 condannava la Santa Sede a causa dei «trasferimenti omertosidel prete-predatore Andrew Ronan (morto nel 1992), spostato via via dalle autorità ecclesiastiche dall’Irlanda a Chicago e infine a Portland, dove continuò ad abusare». La giustizia americana ha oggi accertato la non colpevolezza del Vaticano, ma nessun articolo in merito è stato scritto dal vaticanista Politi (non dovrebbe essere il suo lavoro?) e tanto meno nessuna richiesta di scuse.

OFFLINE
05/10/2013 14:33
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Il bilancio dello Ior
e l’imposta Ici-Imu pagata dalla Chiesa

Mensa poveriLa “banca vaticana”, lo IOR, ha fatto un altro passo avanti nellatrasparenza pubblicando il suo primo bilancio consultabile sul web, rivelando un utile 2012 di 86,6 milioni di euro, merito soprattutto delle operazioni sui titoli di Stato. Nel luglio scorso, lo ricordiamo il Moneyval, l’organismo del Consiglio d’Europa che valuta le legislazioni in tema di lotta al riciclaggio, ha “promosso” la Santa Sede per quanto riguarda l’azione finanziaria internazionalecontro il riciclaggio.

In realtà chiamare lo Ior “banca” è un po’ improprio, si tratta in realtà di un gestore di fondidelle finanze dello Stato del Vaticano. Gli investimenti in azioni oggi sono ormai molto ridotti e negli ultimi mesi Ernst von Freyberg, direttore generale, ha annunciato una operazione di pulizia affidata alla società Promontory Financial e il risultato è riportato in bilancio: tra il 2011 e il 2012 sono stati chiusi 2100 conti correnti inattivi o fuori linea rispetto ai criteri dell’istituto. Entro l’anno saranno chiusi tutti i conti correnti anomali o di persone che non hanno a che fare con le opere di religione e una speciale commissione sta revisionando lo statuto affinché l’attività dello Ior si concentri esclusivamente sulla “missione della Chiesa”. È stato anche istituito un Centro anti-riciclaggio, il cosiddetto Comitato di sicurezza finanziaria, che raggruppa esponenti della Segreteria di Stato, del ministero degli Esteri vaticano, del Governatorato, della Prefettura affari economici, della procura vaticana, dei servizi di sicurezza e dell’Autorità di informazione finanziaria «per assicurarci che non si verifichi nessuna azione di riciclaggio nell’Istituto», ha spiegato von Freyberg. «Siamo pronti per un’ispezione da parti terze», ha aggiunto.

In tema di economia vaticana ritorna puntuale anche il “tic” anticlericale sul pagamento dell’ICI-IMU, l’imposta comunale sugli immobili riservata agli enti non commerciali, quindi anche alla Chiesa. Ne abbiamo già parlato a suo tempo: l’imposta è sempre stata pagatadagli enti cattolici con fini commerciali (e chi eventualmnete non l’ha pagata è un evasore in più da perseguire legalmente), il problema esiste invece per una zona “grigia” che riguarda le attività “miste” (ovvero luoghi di rilevanza sociale ma anche con fini commerciali, per esempio). Non essendo chiara la legge per queste categorie, fino al 2012 alcuni enti no profit “misti” (di ispirazione laica e cattolica) non hanno pagato l’imposta. La Cei ha comunque accolto con favore il chiarimento della legge, dato che lo stesso era stato auspicato anche dal cardinaleAngelo Bagnasco.

In ogni caso questa campagna contro la Chiesa è una bolla di sapone anche per quanto riguarda l‘entità delle cifre in ballo: l’esenzione dell’ICI da parte della Chiesa cattolica (per le attività di rilevanza sociale come “Caritas”, mense dei poveri ecc.) toglie allo Stato circa 100 milioni di euro, una cifra assolutamente ininfluente per il bilancio pubblico statale, e che, tra l’altro, non è imputabile alla sola Chiesa ma comprende anche tutti gli altri enti no profit. Insomma, «tanto rumore per nulla» secondo il commento di “MilanoFinanza”Radio Radicale, per intenderci, da sola toglie 10 milioni all’anno per un servizio (la diretta con il Parlamento) garantito già dal web e da “Radio Rai Parlamento”.

In questi giorni è intervenuto anche Achille Colombo Clerici, Presidente di Assoedilizia, il quale ha spiegato che «è una vera fandonia parlare di miliardi di gettito non riscosso» sulla questione dell’Ici sugli “immobili della Chiesa”. «Intanto occorre ribadire che lo stock immobiliare la cui proprietà è possibile far risalire agli enti ecclesistici italiani può essere stimato complessivamente (includendo gli immobili di culto) attorno all’1-1,5% del totale e non certo al dato ampiamente inverosimile del 20%, come è stato riportato in alcuni servizi giornalistici». Inoltre, ha proseguito, occorre considerare «che, da un lato gli immobili destinati al culto (che costituiscono la stragrande maggioranza) sono fuori questione per riconoscimento stesso fattone dall’Europa, come pure gli immobili destinati alle attività religiose dirette (monasteri, conventi); e d’altro lato che gli immobili “messi a reddito” dagli enti ecclesiastici già pagavano l’Ici e ora hanno pagato l’Imu (senza nemmeno beneficiare della esenzione per la prima casa da poco introdotta)».

Quindi, concludendo, il presidente di Assoedilizia ha spiegato che stiamo parlando «di unaristretta nicchia di situazioni che si inserisce nel più ampio quadro degli immobili gestiti direttamente da realtà non profit (circa 40 mila enti in Italia di diversa ispirazione, laica e cattolica e di altre religioni) per le loro attività istituzionali di tipo assistenziale, benefico, culturale, ludico-sportivo, sanitario e, poi, ancora, camere di commercio, sedi diplomatiche estere, immobili appartenenti alle altre confessioni religiose… Se dobbiamo parlarne, parliamone pure. Ma dimentichiamoci i miliardi di gettito, e comunque non si può far passare il tema sotto la denominazione generica “di immobili della Chiesa”: si tratta di altro».

OFFLINE
09/10/2013 12:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Statistiche recenti
sulla Chiesa cattolica nel mondo

Cattolici indiani«La Chiesa non cresce per proselitismo. La Chiesa cresce per attrazione, l’attrazione della testimonianza che ognuno di noi dà al Popolo di Dio»ha detto Papa Francesco durante la recente visita pastorale ad Assisi. Evidentemente ancora esistono tanti testimoni credibili di Gesù, per questo la Chiesa continua a crescere.

Sorprendente notizia quella su “La Stampa” di qualche giorno fa: il presidente cinese Xi Jinping ha chiamato in causa il potere della religione allo scopo di portare maggiore moralità in un Paese che sembra aver perso alcuni parametri fondamentali e sarebbe ormai disposto a lasciare maggior spazio al cattolicesimo e al buddhismo.

D’altra parte la comunità cattolica in Cina è sempre più numerosa superando i 16 milioni di fedeli, la fine delle discriminazione da parte del governo cinese, ufficialmente ateo, comporterebbe certamente un aumento notevole dei numeri.

La crescita della Chiesa cattolica ha subito un significativo aumento dopo l’elezione del nuovo Pontefice, come avevamo già avuto modo di osservare. L’effetto Francesco verso le persone lontane o allontanatesi dalla Chiesa non accenna a diminuire: il quotidiano filo-socialista“El País” ha analizzato alcuni studi sociologici recenti spiegando che in Spagna Francesco appare in cima alla classifica dei leader mondiali. In Francia, l’82% della popolazione considera l’elezione di Papa Francesco “giusta” e il 79% dei cattolici attende grandi riforme da lui e inItalia ispira fiducia all’83% di la popolazione (e il 95% di coloro che si definiscono cattolici). Anche in Russia ha l’appoggio del 71% della popolazione. A proposito di Italia, secondo una ricerca promossa dall’Uelci (Unione Editori e Librai italiani) mentre il mercato del libro è in forte crisi (-14% nel 2012 rispetto al 2011), solo l’editoria cattolica limita le perdite con un: -4%.

Secondo un’indagine del “Pew Research Center”, negli Stati Uniti Papa Francesco è visto favorevolmente da otto cattolici su dieci (79%) e dal 58% della popolazione generale. Solo il 4% dei cattolici e il 12% della popolazione americana ha un’opinione negativa su di lui. Negli USA stanno crescendo anche le vocazioni sacerdotali, come riporta il “Washington Post”: nel 2013 i diplomati nei seminari sono stati 3.694, con un incremento del sedici per cento rispetto al 1995 e del dieci per cento rispetto al 2005 e l’età degli studenti va dai 22 ai 45 anni, generalmente abbassata rispetto al passato.

Anche in Inghilterra e Galles proseguono i cambiamenti, questa volta grazie a Benedetto XVI e alla sua visita apostolica nel 2010: secondo i risultati emersi da un’inchiesta condotta in 22 cattedrali e presentati dal vescovo responsabile per l’evangelizzazione, Kieran Conry, c’è stato un aumento del 65% nelle confessioni ed un aumento delle persone che frequentano la Messa, non solo quella domenicale.

Segnalando il curioso fenomeno delle conversioni di massa in Georgia dall’islam al cristianesimo ortodosso (dal 75% di musulmano nel 1991 al 75% di ortodossi nel 2013), informiamo anche che l’interesse verso la fede cristiana è sensibilmente aumentata anche sul web. Secondorecenti statistiche, infatti, 55 milioni di persone ogni mese cercando la parola “Dio” attraverso il motore di ricerca “Google”, 37 milioni di persone cercano la parola “Chiesa”, 25 milioni la parola “Gesù” e 17 milioni di la parola “amore”.

Come sanno bene i sociologi, il fenomeno sarà sempre più decisivo grazie ad un dato particolare riscontrato nell’ennesimo studio di questo genere, realizzato in questo caso dalCenter for Disease Control’s National Survey of Family Growth: le donne che frequentano la chiesa partoriscono più bambini e hanno 1.42 figli in media rispetto ai 1,11 figli delle donne in età simile che raramente o mai frequentano i servizi religiosi. L’indagine ha anche rilevato che le donne più religiose hanno anche detto che intendono avere più figli (2,62 per donna) rispetto alle donne non religiose (2,10 per donna).

OFFLINE
25/10/2013 06:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota



 


AVSI


Da Tracce
di Luca Fiore

“Dottore, si ricorda di me?”. Era più di quarant’anni fa, quando nel cuore del Continente Nero aprì la prima casa dei Memores Domini all’estero. Allora, sembrava non essere nato nulla. E invece oggi si vedono i frutti. Tanto che agli ultimi Esercizi…

Nel 1971, Burale era un bambino di dieci anni che correva a piedi nudi sulla strada di terra battuta. Occhi grandi e neri, capelli crespi, gambe lunghe e sottili. Un sorriso di quelli che si vedono solo in Africa. Il villaggio si chiamava Kiringye, in Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), quattrocento anime e un pungo di capanne di paglia e fango in mezzo alla savana. Quelli della casa dei Memores Domini notarono subito il ragazzino: era sveglio e di lui ci si poteva fidare. All’inizio fece da interprete al mercato. A 14 anni gli insegnarono a fare le analisi di laboratorio nei piccoli centri sanitari. Imparò anche a preparare i flaconi di soluzione da iniettabile durante l’epidemia di colera del 1977.

Immaginatevi la faccia del dottor Alfonso Fossà quando, tornato ad Uvira, se lo ritrova davanti. Burale è capo degli infermieri nell’ospedale locale, ha poco più di cinquant’anni e dieci figli. I due non si vedono da 25 anni. “Ho avuto una vita molto dura, dottore. Durante la guerra siamo dovuti scappare in Tanzania”. Parla della Seconda guerra del congo, che tra il 1998 e il 2008 ha ucciso cinque milioni di persone. “La mia famiglia si è divisa per avere più probabilità che qualcuno sopravvivesse. Oggi sono felice perchè ci siamo ritrovati tutti sani e salvi”. Fa una pausa. Alza gli occhi gonfi di commozione e aggiunge: “E poi volevo dirle, dottore, che in tutti questi anni sono stato fedele a mia moglie. Mi ricordavo di voi.”

Quella di Kiringye è stata la prima casa dei Momores Domini fuori dall’Italia. L’opera di sostegno allo sviluppo eè all’origine della nascita di AVSI. Con fossà c’erano Ezio Castelli, Giovanna Tagliabue, Letizia Vaccari e Vincenzo Bonetti. L’esperienza durò fino al 1983. Poi il ritorno in Italia. Furono dodici anni intensi. Talvolta avventurosi. Fecero nascere cooperative rurali per la produzione  e il commercio di riso e olio di semi. In paese non c’era energia elettrica. Così, con l’aiuto degli amici italiani, fecero arrivare un’intera centrale elettrica smontata in una valle del Trentino. Un’impresa epica.

Dopo tutto quel tempo ci si aspetterebbe la nascita di una fiorente comunità di Cl. E invece no. Nessuna comunità. “Provammo a organizzare qualche incontro di scuola di comunità, ma la cosa non attecchì”, spiega Alfonso: “Però non era quella la nostra preoccupazione. Eravamo lì per condividere la vita di questa gente. Vivevamo e lavoravamo con loro. Facevamo la vita dei buoni parrocchiani. Non sentivamo l’esigenza che nascesse l’associazione Cl”. Fossà è l’unico dei cinque che è riuscito a tornare più volte in Congo, dopo il rientro in Italia. Oggi vede frutti di “piante” che non sapeva nemmeno di aver seminato. Non solo: senza che nessuno lo pianificasse, quest’anno per la prima volta un piccolo gruppo di congolesi di Uvira – 180 km da Kiringye – è andato a Kampala per gli Esercizi della Fraternità di Cl.

“Posso portare un collega?”. Fabio De Petri dal 2012 è a Uvira per AVSI che è tornata in Congo dopo l’esperienza pionieristica di Kiringye. Si occupa di alcuni progetti, tra cui la costruzione di una strada di collegamento per un centro sanitario nella foresta. A volte deve presentare la sua organizzazione ai partner congolesi. Così parla del forte orientamento verso i progetti educativi della ong italiana. E a chi gli chiede il perché di questo interesse così accentuato, Fabio racconta della passione di Don Giussani per i giovani e della nascita di Cl. Ad ascoltarlo c’è Prospère, un impiegato sulla cinquantina di una ong locale.  E’ cattolico, ma un pòdisilluso. dice a Fabio: “Non sappiamo più cosa dire ai nostri giovani per trasmettergli la fede. Quello che dici di Don Giussani sembra essere quello di cui avremmo bisogno. Posso farti conoscere un mio giovane collega?”.

Evariste, 27 anni, si presenta, all’inizio da solo, poi con l’amico Jean-Jacques e la fidanzata Mauwa. Vogliono sapere meglio cosa sia Cl. Fabio racconta, poi propone di leggere un testo. L’unico che trova in francese è il libretto degli Esercizi della Fraternità del 2012. Evariste, che si è laureato in filosofia a Bukavu, rimane colpito da un brano in cui  don Juliàn Carron parla di nichilismo e panteismo. “Era la prima volta che mi capitava di sentire qualcuno che parla di filosofia e ti porta a dire che Dio esiste…Poi mi aveva colpito il fatto che non separava la vita sociale dalla vita religiosa. Era stato il tema della mia tesi di laurea: dicevo che non si può vivere sempre della fede, bisogna vivere nella religione dell’umanità. Cioè vivere nella religione di Auguste Comte, basata sul rapporto uomo-uomo. Ero persuaso che si poteva vivere tutto senza Dio. Ero molto convinto di questo e lo dicevo ai professori e alla gente che conoscevo. Poi ho cominciato a pensare e a dire che l’uomo non può vivere senza lavoro, senza potere, senza denaro. Ma alla fine ho capito che tutto, anche questo, viene da Dio. Leggendo le lezioni di Carron mi ha molto stupito che si possa dire in modo così ragionevole che Gesù è vivente e continua ad agire”.

Al gruppetto si uniscono anche Marie-Jeanne, Aimè e Elisabeth, anche loro di Uvira. Vengono invitati ad ascoltare una testimonianza di Alfonso. Alla fine dell’incontro, Marie-Jeanne si avvicina al dottore e gli dice: “Sono la figlia di Juma, il suo collaboratore si ricorda?In tutti questi anni la mamma ci ha sempre parlato di lei”.  A Fossà torna alla mente la faccia di quel ragazzotto intelligente. Lui e Giovanna l’avevano formato a Kiringye. Aveva capito che aveva le capacità per gestire i centri di sanità e lo avevano mandato a sostituire per un periodo un infermiere anziano a Lubarika. Il vecchio lo avvelenò per invidia. Troppo bravo, e intraprendente. E Juma lasciò una figlia di due anni: Marie-Jeanne.

Si trovano con Fabio una volta al mese. Poi la proposta: andare a Kampala per gli Esercizi della Fraternità. “In questi mesi la mia preoccupazione principale è stata quella di vivere Comunione e Liberazione”, racconta Evariste: “è stato naturale accettare l’invito di Fabio. Volevo vedere da vicino di cosa si trattava. Arrivati a Kampala c’è stata la messa con il nunzio. Poi le lezioni di Carron. Ha parlato della fede e lui stesso è stato un esempio di ciò di cui parlava. Mi ha colpito l’esempio di Zaccheo. E poi l’amore di dio: nulla ci può separare dal Suo amore. Questo è il tema che più mi ha colpito: tutto quello che l’uomo può fare è per amore di Dio. Averlo rpesente rafforza la fede. E’ stato bello vedere il sensodi fraternità e di amicizia con la gente che ho incontrato”.

“Abbiamo avuto un breve momento con Rose Busingye”, racconta Fabio: “Ci ha lasciati dicendo che oggi l’Africa non ha bisogno di rpedicatori, ma di testimoni”. Testimoni, oggi. come lo sono stati i ragazzi della casa di Kiringye trent’anni fa. 

Come una madre. Suor Feza veste una tunica blu, un pò kitsch, con immagini mariane. Appartiene alle Suore di San giuseppe di torino e lavora nella farmacia di un ospedale con cui collabora AVSI. Mentre accompagna Alfonso in auto, gli racconta di aver fondato un gruppo che lei chiama “Famiglie per l’accoglienza”. Senza sapere nulla di quel che accade in Italia con l’omonima associazione, si era accorta del gran numero di orfani di guerra. Trovava anche le famiglie disposte a prendersi cura dei bambini, ma spesso al disponibilità ideale non era accompagnata da quella economica. Così chiede alla propria superiora il permesso di comprare un ettaro di terra da coltivare: i prodotti del campo avrebbero aiutato le famiglie affidatarie. Cominciò con tre fratellini, oggi i bambini accolti sono un centinaio e una sessantina le famiglie coinvolte. Suor Feza a un certo punto dice ad Alfondo: “Lo sa perché faccio questo? Quando ero novizia, nel 1979, ho seguito un corso di educazione sessuale tenuto da un medico italiano.Quel medico ci disse che noi suore se non avessimo imparato a voler bene alle persone come una madre vuole bene ai propri figli, saremmo diventate aride zitelle. Io non ho mai dimenticato quelle parole. E oggi faccio quello che faccio perché voglio voler bene come una madre. E, dottor Fossà, forse non se lo ricorda, ma quel medico italiano era lei”.

OFFLINE
10/12/2013 10:54
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Gli orrori i fallimenti e i pericoli
della fecondazione artificiale

Si sospetta che sia coinvolto il sistema detto “imprinting genomico”, che riguarda i geni (legati allo sviluppo di tumori, in questo caso) espressi o inespressi nel nascituro. Un’altra ipotesi punta l’indice sulla somiglianza chimica tra i farmaci con cui si trattano le aspiranti mamme e il cancerogeno dietilstilbestrolo. I sostenitori dellafecondazione artificiale (scienziati inglesi, principalmente) attribuiscono la aumentata incidenza di tumori non ai trattamenti specifici della IVF, ma alla condizione in partenza non perfetta di queste coppie sterili.

Parallelamente, scienziati catalani hanno rilevato nei bambini nati in provetta un ispessimento delle arterieparagonabile a quello dei piccoli diabetici o obesi.

Anche gli aspetti sociologici della fecondazione artificiale sono controversi: nella fecondazione omologa (che è legale in Italia) ogni ciclo di terapia ha circa solo il 15% di probabilità di successo, ancora meno se si ricorre a quella Spoon River degli embrioni che è il congelamento. Spesso gli aspiranti genitori peregrinano da un centro specializzato ad un altro, illudendosi e spendendo moltissimi soldi, mentre sospendono i loro atti d’amore, poiché ormai per loro sesso significa siringhe, laboratori, provette, delusione, dolore.

C’è poi la galassia delle fecondazioni eterologhe, dove i genitori del nascituro non sono due sposi, ma possono essere chiunque, non c’è limite alla “creatività” del biologo che gioca a fare Dio: c’è la fecondazione triparentale (per ora illegale ovunque) alla quale concorrono un papà e due mamme, una delle quali per motivi sanitari non vuole trasmettere il proprio DNA mitocondriale; c’è il sistema ormai diffuso degli uteri in affitto, dove una ragazza spesso indiana e invariabilmente assai povera porta dentro di sé per nove mesi un bambino altrui che consegnerà alla nascita; coppie di lesbiche (con maschio anonimo donatore di sperma) di cui una fornisce l’ovulo e l’altra porta avanti la gravidanza e via così, una galleria di stranezze se non di orrori che si ripercuoterà sulla psiche dei bambini se, una volta cresciuti, apprenderanno che, oltre a non conoscere uno o più genitori, non sono stati concepiti secondo le leggi della natura.

Miriam Zoll, dopo aver tentato più volte, invano, di concepire un figlio attraverso la fecondazione artificiale, ha deciso di raccontare in un libro la terribile verità sulle cliniche (e sul business) della fertilità intitolato “Cracked Open”. Ha parlato di trattamenti che «falliscono quasi sempre», racconta le angosce nascoste dietro «la vendita di false speranze» da parte di un’industria miliardaria che ha gettato sul lastrico diverse famiglie e che«ha fini eugenetici». Infine racconta la scoperta che la maternità non è la «produzione di un essere secondo le tue idee» ma «qualcuno da amare», fino alla presa di coscienza che «il mistero del concepimento non deve essere manipolabile». Oggi Zoll è finalmente mamma. Grazie all’adozione.

Linda Gridelli


OFFLINE
17/12/2013 13:26
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Prosegue l’ “effetto Francesco”




Francesco bambinoCome ormai ampiamente noto, l’elezione di Papa Bergoglio ha suscitato grande entusiasmo nel mondo sia ecclesiale che civile. Al punto che si è più volte parlato di un “effetto Francesco” con molte e variegate ripercussioni, di cui ci siamo occupati più volte. Non ultime, da parte di laicisti e teologi progressisti, l’attribuzione al vescovo di Roma delle proprie opinioni.


Ecco altri spunti recenti circa l’ “effetto Francesco”, e altre buone notizie che possono aver risentito indirettamente di questa ondata di entusiasmo:


- “Francesco” è diventato il nome più diffuso tra i neonati italiani;


- nella statunitense Miami, in larga parte composta da latinos spesso tiepidamente cattolici, si verifica un’esplosione di partecipazione religiosa e un boom di iniziazioni ai sacramenti per adulti;


- a Roma, “pienoni alle messe, divorziati in chiesa”, arriva a titolare la non certo filo-cattolicaRepubblica;


- la stessa aumentata frequenza nella partecipazione religiosa è rilevata in Italia da una ricerca del sociologo Introvigne;


- anche in Spagna si rileva un incremento alla partecipazione religiosa, anche se lieve, e la Chiesa rappresenta l’istituzione sociale verso la quale si fa più affidamento


- la Corea del Sud ha raggiunto il 10% di fedeli cattolici, dall’1% presenti nel 1949.


Certo, l’ “effetto Francesco” non è certo una panacea per i mali della società, come anche la risposta definitiva ai cambiamenti della Chiesa che deve essere semper reformanda. Ma è un segno della grandezza di un Papa che sa parlare al cuore della gente, come il suo amato predecessore Benedetto XVI ha saputo parlare bene alla testa della gente.


Roberto Reggi



OFFLINE
13/01/2014 19:02
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Grazie anche allo IOR, 
la Chiesa aiuta materialmente milioni di persone

IorIl passato dello Ior, la cosiddetta “Banca Vaticana” non è certo limpido e passi in avanti fortunatamente se ne stanno facendo molti negli ultimi anni. Il futuro dello IOR, se lasciarlo com’è, chiuderlo o trasformarlo in una “banca etica”, è in mano a Papa Francesco e i suoi collaboratori.

Tuttavia vogliamo segnalare qualcosa che pochi sanno a proposito dell’Istituto Opere di Religione, oggi nei media sinonimo di “sporcizia”, “malaffare” e “corruzione”. Attraverso lo IOR, invece, si aiutano ogni giorno milioni e milioni di persone nel mondo.

E’ stato spiegato recentemente su (nientemeno che) “Repubblica” da Filippo di Giacomo:«Ogni mese la Chiesa cattolica paga circa trenta milioni di stipendi al personale della sua rete scolastica globale (70.544 scuole, 92.847 scuole primarie, 43.591 istituti secondari, 988 università e 211 istituti equivalenti) e a quella della sua rete sanitaria a carattere “umanitario” cioè a favore di tutti (5.305 ospedali, 18.179 dispensari, 547 lebbrosari, 17.223 case per anziani, malati cronici e handicappati, 11.379 giardini d’infanzia, 15.327 consultori matrimoniali, 34.331 centri di educazione o rieducazione sociale e 9.391 istituzioni di altro tipo)».

Anche Giovanni De Censi, presidente dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane e fino a due anni fa membro del board laico dello Ior e oggi ritornato in Vaticano, ha spiegato che sarebbe un errore chiuderlo, come auspicano alcuni cardinali, perché la Chiesa faticherebbe a trasferire sostegni alle Chiese in Paesi governati da dittature«Finalmente lo Ior è alla vigilia della White List», ha spiegato. «E’ stato compiuto un percorso necessario e latrasparenza è entrata a far parte del percorso di un organismo molto importante per la Chiesa. La trasparenza resta una pietra miliare e la logica deve essere quella di seguire procedure che consentano di aiutare ovunque le missioni nel mondo».

Ha quindi concluso: «La Chiesa ha bisogno di avere questo strumento per intervenire in tutti i Paesi del mondo. A volte la comunità cattolica è presente in zone difficili, dove la trasparenza non sempre è di casa. Di conseguenza c’è la necessità di avere a disposizione strumenti finanziari in grado di colloquiare e gestire al meglio le risorse a disposizione. Perché, non dimentichiamolo, vi è anche una responsabilità nei confronti dei tanti benefattori che mettono a disposizione i fondi».


OFFLINE
20/01/2014 14:52
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Che cosa sono la materia e l'energia oscura?

La materia oscura e l'energia oscura sono due degli ingredienti base del nostro universo. Insieme occupano il 96% del cosmo. Ma non possono essere misurate direttamente. Eppure la loro influenza è immensa.

l destino dell’universo non è determinato da atomi e molecole: li conosciamo, ma sono solo una piccola percentuale della sua composizione. Negli ultimi decenni si è scoperto infatti che siamo immersi in un mistero: esiste (ma non sappiamo che cos’è) una materia oscura, che tende a far restringere il cosmo per effetto della gravità. E c’è anche un’altrettanto misteriosa energia oscura, che tende a farlo espandere sempre più rapidamente.

In pratica, la cosiddetta SCIENZA comincia ad ipotizzare l'esistenza di "qualcosa", anche se non sa dire cosa essa sia, non essendo in alcun modo misurabile, dagli effetti che riscontra nella materia che conosce ed è misurabile. Quindi in sostanza anche la scienza ammette che può esistere anche ciò che non è misurabile.
Ci chiediamo allora come mai, osservando l'ordine e la bellezza della natura o se accadono miracoli, acclarati, e documentati certi scienziati sentenziano che non vi può essere alcun Dio, per il solo fatto che non lo si può vedere nè misurare?


In una conferenza TED di qualche anno fa Patricia Burchat ha spiegato in modo molto semplice e comprensibile uno dei campi più complessi e affascinanti della ricerca scientifica.

(TED - per i non addetti ai lavori - è un'organizzazione non-profit il cui scopo è "la diffusione delle idee", attraverso conferenze internazionali ).

Qui sotto la trascrizione della traduzione della conferenza.


Come fisico delle particelle mi occupo delle particelle elementari e delle loro interazioni fondamentali. Per quasi tutta la mia carriera di ricercatrice ho usato acceleratori, ad esempio l'acceleratore di elettroni alla Stanford University qui a due passi, per studiare le cose più piccole che esistono. Ultimamente però ho concentrato la mia attenzione sull'universo nella sua scala più grande. Questo perchè, come vedrete, le domande sull'estremamente piccolo e sull'estremamente grande sono in realtà connesse. Vi parlerò della visione dell'universo che abbiamo nel ventunesimo secolo, dei suoi componenti e di quali siano le grandi domande della fisica - alcune delle grandi domande.

Abbiamo capito solo recentemente che la materia ordinaria di cui è composto l'universo - e per ordinaria intendo voi, io, i pianeti, le stelle, le galassie - la materia ordinaria può giustificare solo una piccola percentuale di quello che è contenuto nell'universo. Quasi un quarto, approssimativamente, di tutta la materia nell'universo, è costituito di sostanza invisibile. Per invisibile intendo che non assorbe nello spettro elettromagnetico. Non emette nello spettro elettromagnetico. Non riflette. Non interagisce con lo spettro elettromagnetico, che è cio' che utilizziamo per rilevare le cose. Non interagisce in alcun modo. Quindi come sappiamo che c'è? Lo sappiamo a causa degli effetti gravitazionali. In effetti, questa materia oscura domina le forze gravitazionali di tutto l'universo, e vi mostrerò le prove di questa affermazione.

E il resto della torta? E' composta da una sostanza misteriosa chiamata energia oscura. Vi parlerò anche di quella tra un attimo. Per il momento concentriamoci sulle prove riguardo la materia oscura. In queste galassie, particolarmente nelle galassie a spirale, la maggior parte della massa delle stelle è concentrata nel centro della galassia. La massa enorme di tutte queste stelle ne tiene altre in orbita circolare, quindi abbiamo moltissime stelle che girano in cerchio, così. E' facile capire, anche se non conoscete la fisica - dovrebbe essere intuitivo - che le stelle più vicine alla massa al centro dovrebbero muoversi più velocemente di quelle all'esterno, giusto?

Quello che ci si aspetterebbe misurando le velocità orbitali di queste stelle, quindi, è che dovrebbero essere più lente all'esterno rispetto all'interno. In altre parole, se misurassimo la velocità in funzione della distanza - questo è l'unico grafico che farò vedere, promesso - ci aspetteremmo che scendesse al crescere della distanza dal centro della galassia. Quando effettivamente facciamo i calcoli, scopriamo che la velocità rimane praticamente costante al crescere della distanza. E se è costante significa che le stelle all'esterno risentono di forze gravitazionali generate da materia che non vediamo. In effetti, questa e tutte le altre galassie sembrano essere avvolte in una nuvola di questa invisibile materia oscura. Questa nuvola di materia è molto più sferica delle galassie stesse, e si estende per un raggio molto più vasto della galassia. Noi vediamo la galassia e ci concentriamo su quella, ma in realtà è la nuvola di materia oscura a dominare la struttura e le dinamiche della galassia.

Le galassie inoltre non si trovano sparse a caso nello spazio; tendono a formare ammassi. Ecco un esempio abbastanza famoso: l'ammasso della Chioma. Ci sono migliaia di galassie in questo ammasso. Sono gli oggetti bianchi, ellittici e sfocati. Se fotografiamo questi ammassi, adesso e tra una decina d'anni, sembreranno esattamente uguali. In realtà queste galassie si muovono ad altissime velocità, e si muovono intorno al pozzo gravitazionale creato dall'ammasso. Tutte le galassie si muovono. Possiamo misurare le velocità orbitali di queste galassie e quindi calcolare quanta massa c'è in questi agglomerati.

Scopriamo che c'è molta più massa di quanta possiamo giustificare con le galassie che vediamo. Se guardiamo in altre parti dello spettro elettromagnetico vediamo che c'è anche molto gas in questo ammasso, ma neanche questo può render conto della massa. A conti fatti sembra che ci sia una massa circa 10 volte maggiore sotto forma di materia oscura invisibile rispetto alla materia ordinaria. Sarebbe bello se potessimo vedere questa materia oscura più chiaramente. Io inserisco questa grossa bolla blu giusto per ricordarci che c'è. Possiamo renderla più chiaramente visibile? Certo.

Ora vi mostro come possiamo fare. Qui c'è un osservatore: può essere un occhio o un telescopio. Supponiamo ci sia una galassia da qualche parte nell'universo. Come facciamo a vederla? Un raggio di luce parte dalla galassia e dopo aver attraversato l'universo impiegando anche miliardi di anni arriva ed entra nel telescopio o nell'occhio. Ora, come deduciamo la posizione della galassia? Beh, lo capiamo dalla direzione in cui il raggio si muove quando arriva all'occhio, giusto? Diciamo che se il raggio arriva da questa direzione la galassia deve essere lì. Ora supponiamo che nel mezzo ci sia un ammasso di galassie, e non dimentichiamoci la materia oscura. Se ora immaginiamo un raggio di luce che parte in questa direzione dobbiamo tenere in considerazione quello che Einstein aveva predetto quando ha sviluppato la relatività generale. E cioè che il campo gravitazionale, a causa della massa, defletterà non solo la traiettoria delle particelle ma anche la luce stessa.

Quindi questo raggio di luce non viaggerà lungo una linea retta, ma piegherà la sua rotta e potrebbe finire nel nostro occhio. Dove vedrebbe la galassia questo osservatore? Potete rispondere... In alto, giusto? Andiamo a ritroso e diciamo che la galassia è in alto. Ci sono altri raggi che potrebbero arrivare all'occhio dell'osservatore da quella galassia? Esatto! Vedo qualcuno che mi fa segno "In basso." Un raggio potrebbe andare verso il basso, piegare e finire nell'occhio dell'osservatore, che vedrebbe il raggio di luce qui.

Tenete a mente che viviamo in un universo tridimensionale, in uno spazio tridimensionale. Ci sono altri raggi che potrebbero arrivare all'occhio? Esatto! I raggi si troverebbero disposti a cono. Quindi ci sono tutta una serie di raggi disposti su un cono che verrebbero deviati dall'ammasso per poi finire nell'occhio dell'osservatore. E se c'è un cono di luce che mi arriva in un occhio, io cosa vedo? Un cerchio, un anello. Si chiama Anello di Einstein, lui l'aveva predetto. E sarà un anello perfetto solo se la fonte, l'oggetto deflettore e l'occhio si trovano perfettamente allineati. Se sono spostati anche solo di un po' l'immagine sarà diversa.

Potete fare un esperimento stasera al buffet per vedere come apparirebbe l'immagine. Perchè c'è un tipo di lente che possiamo disegnare che ha la forma giusta per produrre questo tipo di effetto. Un fenomeno chiamato lente gravitazionale. Ecco il vostro strumento. (Risate) Ma ignorate la parte di sopra. E' la base su cui dobbiamo concentrarci. Ogni volta che a casa rompiamo un calice io prendo la base e la porto nella nostra officina. La lavoriamo un po' ed otteniamo una piccola lente gravitazionale. Ha la forma giusta per creare l'effetto lente. Il passo successivo del nostro esperimento è prendere un tovagliolo. Io ho usato la carta millimetrata... sono un fisico. (Risate) Quindi disegnate una piccola galassia nel mezzo e poi mettete la lente sopra la galassia. Ecco che potete vedere un anello, un Anello di Einstein. Se spostate un po' la lente l'anello si divide in archi. Funziona con qualunque immagine. Sulla carta millimetrata potete vedere come tutte le linee vengano distorte. E questo è in effetti un modello abbastanza accurato di quello che succede nella lente gravitazionale.

Allora la domanda è: vediamo questa cosa in cielo? Vediamo degli archi nel cielo quando guardiamo gli ammassi di galassie? E la risposta è sì. Ecco un immagine dal telescopio Hubble. Molte delle foto che vedete vengono dal telescopio Hubble. Allora, per prima cosa le forme dorate sono le galassie nell'ammasso. Sono quelle avvolte dal mare di materia oscura che causano la deviazione della luce che provoca le illusioni ottiche, miraggi in pratica, delle altre galassie sullo sfondo. Quindi queste striscie che vedete, tutte le striscie, sono in realtà immagini distorte di galassie molto più lontane.

Quello che possiamo fare, basandoci sulla quantità di distorsione presente nelle immagini, è calcolare quanta massa ci deve essere in questo ammasso. Ed è una quantità enorme. Si può anche vedere ad occhio nudo che questi archi non sono centrati su singole galassie; sono centrati su una struttura più ampia. E questa struttura è la materia oscura in cui l'ammasso è immerso. Questa è la cosa più vicina a vedere davvero ad occhio nudo almeno gli effetti che può creare la materia oscura.

Ok, un piccolo riassunto per vedere se siete stati attenti. La prova che abbiamo del fatto che un quarto dell'universo sia materia oscura - materia con forza gravitazionale - è che la velocità con cui le stelle che orbitano intorno alle galassie è troppo alta, quindi devono essere avvolte di materia oscura. La velocità con cui le galassie orbitano negli ammassi è troppo alta, quindi devono essere avvolte da materia oscura. E poi vediamo questi effetti da lente gravitazionale: queste distorsioni ci dicono, ancora, che gli ammassi sono avvolti da materia oscura.

Adesso concentriamoci sull'energia oscura. Per capire le prove sull'energia oscura, dobbiamo parlare di qualcosa a cui faceva riferimento prima Stephen Hawking: il fatto che lo spazio stesso si sta espandendo. Immaginiamo una sezione del nostro universo infinito, in cui ho inserito quattro galassie a spirale. Immaginiamo di disporre una serie di metri a nastro - ogni linea qui corrisponde ad un metro - orizzontali e verticali, per misurare dove sono le cose. Se lo potessimo fare, scopriremmo che al passare dei giorni, degli anni, persino dei miliardi di anni, la distanza tra le galassie sta aumentando. E non è perchè le galassie si allontanano le une dalle altre attraverso lo spazio; non si stanno muovendo in uno spazio immobile. Si stanno allontanando le une dalle altre perchè lo spazio stesso si sta espandendo. Ecco cosa vuole realmente dire l'espansione dello spazio. Quindi sono sempre più distanti.

Un'altra cosa che Stephen Hawking ha menzionato è che dopo il Big Bang lo spazio si è espanso molto velocemente. Ma dato che all'interno dello spazio troviamo materia che crea attrazione gravitazionale, questa tende a rallentarne l'espansione. Quindi l'espansione si fa più lenta col tempo. Nell'ultimo secolo le persone hanno dibattuto se l'espansione dello spazio debba continuare per sempre, nel senso che rallenterebbe, capite, andra' rallentando, ma per continuare all'infinito. Un rallentare fino a fermarsi in maniera asintotica, oppure se debba rallentare, fermarsi, per poi cominciare a contrarsi di nuovo. Poco più di dieci anni fa due gruppi di fisici e astronomi hanno cominciato a misurare la velocità con cui l'espansione dell'universo stava rallentando. Quanto più lenta è l'espansione oggi rispetto a, per esempio, un miliardo di anni fa?

La risposta stupefacente ottenuta da questi esperimenti è che lo spazio si sta espandendo più rapidamente adesso rispetto ad un miliardo di anni fa. Quindi la velocità con cui lo spazio si espande sta aumentando. Questo fu un risultato assolutamente sorprendente. Non c'è nessuna teoria scientifica che giustifichi perchè questo accade. Nessuno avrebbe potuto prevedere che i risultati sarebbero stati quelli. E' successo esattamente l'opposto di quello che ci si aspettava. Quindi avevamo bisogno di qualcosa per spiegarlo. E viene fuori che, nei calcoli, c'è un termine che si può inserire che rappresenta un'energia; ma è un tipo di energia completamente diverso da tutto quello che conosciamo al momento. La chiamiamo energia oscura ed è la causa dell'espansione dello spazio. Ma non abbiamo ancora una spiegazione valida per inserirla nei calcoli. Quindi il problema è che non sappiamo perchè dobbiamo inserirla.

A questo punto devo seriamente enfatizzare il fatto che, per prima cosa, materia oscura ed energia oscura sono due cose completamente diverse, ok? Ci sono in realtà due misteri là fuori che compongono la maggior parte dell'universo, ed hanno effetti molto diversi. La materia oscura, per il fatto che crea attrazione gravitazionale, tende ad incoraggiare la crescita delle strutture. Quindi si tenderanno a formare ammassi di galassie a causa di questa attrazione gravitazionale. Al contrario, l'energia oscura sta creando sempre più spazio tra le galassie. Fa in modo che l'attrazione gravitazionale tra di esse diminuisca, impedendo quindi la formazione di strutture. Quindi studiando gli ammassi di galassie - il loro numero e la loro densità, quante ce ne sono in funzione del tempo - possiamo capire come la materia oscura e l'energia oscura competono l'una contro l'altra nella formazione di strutture.

Come ho detto, non abbiamo ancora una spiegazione convincente per l'energia oscura. Abbiamo qualcosa per la materia oscura? La risposta è: sì. Abbiamo dei candidati attendibili per la materia oscura. Cosa intendo per attendibili? Voglio dire che abbiamo delle teorie matematicamente coerenti che in realtà sono state introdotte per spiegare fenomeni completamente diversi, cose di cui non ho nemmeno parlato, e ciascuna predice l'esistenza di una nuova particella che interagisce in modo molto debole.

E questo è esattamente ciò che si desidera in fisica: quando una predizione viene fuori da una teoria matematicamente coerente che in realtà è stata sviluppata per qualcos'altro. Ma non sappiamo se e quale di queste particelle sia per davvero il candidato per la materia oscura. Una? Ambedue? Chi lo sa? Potrebbe anche essere qualcosa di completamente diverso. Noi siamo alla ricerca di queste particelle di materia oscura perchè, in fondo, sono qui intorno a noi e non sono entrate dalla porta. Passano semplicemente attraverso le cose. Passano attraverso gli edifici, attraverso il pianeta; ecco quanto poco interagiscono.

Un modo per cercarle è costruire dei rilevatori estremamente sensibili alle particelle di materia oscura che li attraversano e li urtano. Ad esempio un cristallo che vibra quando questo accade. Un mio collega ed i suoi collaboratori hanno costruito un rilevatore di questo tipo. L'anno messo in fondo ad una miniera di ferro in Minnesota, molto in profondità, ed un paio di giorni fa hanno annunciato i risultati più precisi avuti finora. Non hanno visto niente, ma ci permettono comunque di mettere dei limiti sulla massa e sulla forza di interazione che queste particelle hanno. Un telescopio satellitare verrà lanciato più avanti quest'anno. Sarà puntato verso il centro della galassia per cercare particelle di materia oscura che si disintregrano e producono raggi gamma che possono essere individuati dal telescopio. Il Large Hadron Collider, un acceleratore di particelle, verrà messo in funzione tra qualche mese [La conferenza risale a qualche anno fa e l'LHC nel frattempo è già in funzione con ottimi risultati. NdR]. E' possibile che si producano particelle di materia oscura nel Large Hadron Collider.

Ora, visto che interagiscono così poco, in realtà usciranno dai rilevatori quindi la loro firma sarà dell'energia mancante. Purtroppo c'è molta fisica nuova che lascerebbe la stessa firma di energia mancante, quindi sarà difficile capire la differenza. Infine, le prossime avventure: si stanno progettando telescopi specifici per affrontare le domande sulla materia oscura e sull'energia oscura. Questi sono installati a terra. E ci sono anche tre telescopi spaziali che sono in competizione al momento per essere lanciati ad investigare la materia oscura e l'energia oscura. Quindi le due domande fondamentali sono: Cos'è la materia oscura? Cos'è l'energia oscura? Sono le grandi domande che la fisica deve affrontare.
OFFLINE
21/01/2014 09:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

LA SANTA SEDE DECIDE SU MEDJUGORJE:
IL CARDINALE RUINI CHIUDE L’INCHIESTA SULLE APPARIZIONI

di Paolo Brosio


Il 18 gennaio 2014 resterà una data storica per la Chiesa e le apparizioni mariane nel mondo. Nel tardo pomeriggio di sabato, dopo tre anni e dieci mesi di riunioni riservate, testimonianze e audizioni dei veggenti, interrogatori dei frati francescani, acquisizioni di prove documentali, fotografiche e filmati che rievocano la storia e i momenti salienti di trentatre anni di apparizioni a Medjugorje la documentazione della Commissione Internazionale d'Inchiesta e le sue conclusioni, obbligatorie e non vincolanti, sono state trasmesse ieri dal presidente Cardinale Camillo Ruini alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Il lavoro si è concluso con una dichiarazione finale sui contenuti della quale si mantiene per ora il più fitto riserbo.

L'esame dell'ex Santo Uffizio durerà alcuni mesi ma l'ultima parola comunque spetterà a Papa Francesco. Può darsi che il giudizio formulato nei quasi quattro anni di lavoro istruttorio della commissione presieduta da Ruini non coincida poi con la decisione della congregazione della Dottrina della Fede, così come può anche darsi che invece ci sia piena identità di vedute. Comunque, il giudizio non potrà essere definitivo né totale in quanto che le apparizioni sono tuttora in atto e sono addirittura quotidiane per tre dei sei veggenti: Vicka che risiede ancora a Medjugorje, Marija sposata in Italia e Ivan che vive negli Stati Uniti a Boston. In altri termini non è possibile in questo momento esprimersi in maniera definitiva sulla soprannaturalità delle apparizioni poiché sono in atto.

Cari amici lettori, a questo punto, così come ho fatto nel corso dell'intervista rilasciata al TG5 delle 20.00 di sabato 18 gennaio 2014, azzardo un ragionamento e poi un'ipotesi di decisione della Commissione Internazionale d'Inchiesta e di quello che potrà formulare la Congregazione della Dottrina della Fede: Medjugorje, a mio personale e sindacabile giudizio, verrà riconosciuta come "Luogo di culto e di preghiera dalla Santa Sede", il che implica anche un riconoscimento della Parrocchia di Medjugorje come Santuario internazionale che molto probabilmente verrà sottoposto al controllo diretto della Santa Sede e verrà estromesso dalla giurisdizione ecclesiastica della Diocesi di Mostar. Il che significa che il Vescovo Ratko Peric, non potrà più gestire l'attività spirituale, amministrativa del santuario e che, se così fosse, le parrocchie e le diocesi potranno organizzare viaggi a Medjugorje e non più affidarsi a privati. Da sempre c'è un forte contrasto fra frati francescani minori della provincia di Mostar e i Vescovi dell'Erzegovina. Tutto ciò ha un fondamento storico ed era iniziato nel corso dei secoli prima delle apparizioni del 1981.

Come noto per quasi cinquecento anni fino alla fine del 1800 i musulmani turchi di Istanbul avevano conquistato gran parte dei Balcani. Conseguenza di questa invasione in zone geografiche fortemente cattoliche, è stata la fuga verso Vienna e Venezia dei sacerdoti diocesani e dei Vescovi. Le parrocchie sono rimaste vuote e occupate dai frati francescani che sono rimasti con il popolo nonostante le vessazioni, le torture e le limitazioni dei diritti civili, amministrativi e religiosi imposti dal regime turco. Così anche la parrocchia di Medjugorje è stata occupata dai frati francescani minori che non hanno mai abbandonato, a costo della vita, il popolo di Bosnia, della regione Erzegovina e della Croazia.

Poi ci sono state le devastazioni della prima guerra mondiale scoppiata a Sarajevo, capitale della Bosnia, le rovine della seconda guerra mondiale al termine della quale ha preso il sopravvento il regime comunista di Tito che per cinquant'anni fino al 1990 ha imposto una dittatura in nome della ragione di stato di stampo marxista costringendo ancora una volta il popolo e la chiesa a forti limitazioni della libertà religiosa. C'è stata la sanguinosa guerra civile che ha tormentato la ex Jugoslavia dal 1990 al 1995-96. Solo nei primi anni del 2000 queste popolazioni hanno cominciato a respirare, la Madonna dal 1981 ad oggi ha dato loro la speranza, la forza e il coraggio di andare avanti fra distruzioni, morti e centinaia di migliaia di feriti, mutilati e stupri etnici di una violenza inaudita fra cristiano-ortodossi di etnia serba, cattolici cristiani di etnia croata e musulmani.

Dal punto di vista religioso la grande svolta c'è stata a mio giudizio nel capodanno del 2009-2010 quando il Cardinale Christoph Schonborn, arcivescovo di Vienna, primate d'Austria, grande e raffinato teologo, allievo di Benedetto XXVI all'Università di Ratisbona in Germania, si è presentato a sorpresa a Medjugorje celebrando la Messa solenne di mezzanotte e paragonando i veggenti ai pastori della natività di Betlemme che hanno visto e udito gli angeli e riferito a Giuseppe e Maria.

Non solo, Schonborn, dopo tre giorni da pellegrino, durante i quali l'ho intervistato in esclusiva per Canale 5 e Rai Uno, ha dichiarato solennemente: "Sapevo dei grandi frutti di Medjugorje ma non conoscevo l'albero. Sono venuto qui ed ho potuto prendere atto della grazia e della misericordia infinita di Dio e della Madonna che si può trovare in questo luogo che una delle più importanti sorgenti spirituali del mondo. Se non ci fosse stata Medjugorje avrei chiuso i seminari della mia Diocesi e in molte città dell'Austria. Questo luogo è una fucina di conversioni e vocazioni. "Dunque, Medjugorje come il più grande confessionale del mondo a cielo aperto e allora posso ben dirvi cari amici lettori e del mio sito che il Vaticano non potrà ignorare la valanga di frutti che arrivano da Medjugorje: centinaia di casi di guarigioni inspiegabili, vocazioni, conversioni e segni prodigiosi che ogni giorno vengono documentati, fotografati e filmati da studiosi, giornalisti e semplici pellegrini che a loro volta amplificano e propagano i fatti straordinari che continuano a verificarsi nel triangolo spirituale compreso tra la chiesa di San Giacomo, il monte Krizevac e la collina della apparizioni, il Podbrdo.

Come sostiene anche il mio amico Antonio Socci non a caso Giovanni Paolo II arrivò a dire: "Medjugorje è il centro spirituale del mondo". E poi il 24 novembre 1993, Papa Wojtyla ricevendo i vescovi dell'Oceano Indiano e conversando con loro a cena disse: "I messaggi della Madonna a Medjugorje sono la chiave per comprendere ciò che avviene e ciò che avverrà nel mondo". Insomma, non credo proprio che da questa documentazione - come argomenta anche Antonio Socci sul suo sito www.antoniosocci.com - con la quale si è chiuso il lavoro della Commissione Internazionale d'Inchiesta presieduta da Ruini, si possa arrivare ad una bocciatura che condanni il fenomeno Medjugorje come se fosse una truffa da cui ci si deve guardare. Come ho detto sarà improbabile un riconoscimento definitivo perché le apparizioni sono in atto mentre sarà più probabile una dichiarazione sul tipo di quella che ho evidenziato.

C'è chi storce il naso sul fatto che la Madonna possa, a Medjugorje, parlare per così tanto tempo e continuare a farlo tutt'oggi. Anche qui, niente di strano: a Laus, in Francia, la Madonna apparve alla pastorella Benedetta Rencurel dal 1664 al 1718 quindi per 54 anni e queste apparizioni sono state ufficialmente riconosciute dalla chiesa soltanto nel 2008. Il punto fondamentale sono i frutti di Medjugorje e come dice il Vangelo "Non c'è albero che dia frutti cattivi, né albero cattivo che dia frutti buoni. Ogni albero si riconosce dai suoi frutti" (Luca cap.6-43,44) e come abbiamo visto i frutti di Medjugorje sono assolutamente straordinari. Come sosteneva il Cardinal Tonini, che era felice della mia conversione e ho avuto modo di incontrarlo più volte, e come ebbe a dire lo scrittore Vittorio Messori il fenomeno di Medjugorje rappresenta il maggior movimento di masse cattoliche del post concilio. Detto in parole povere vanno là milioni di persone e si convertono.

Come dice il mio amico e collega Antonio Socci : "Tanti tornano alla Fede, ai sacramenti e alla preghiera, alla penitenza in un mondo che invece ha imboccato la china opposta, quella dell'anti cristianesimo accanito. "Cari amici una volta anch'io ero lontano da Dio, lo sanno tutti, poi il 2 febbraio 2009 sono arrivato sulla cima della collina del Podbrdo e per me è cambiato il mondo.
OFFLINE
25/01/2014 18:18
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Il crocifisso nei luoghi pubblici
continua a vincere

La vicenda si è rivelata essere una delle più efficaci iniziative per l’affermazione dei simboli cristiani in Europa degli ultimi decenni. Non solo ha permesso che molti italiani prendessero posizione (a favore del crocifisso l’84%secondo i sondaggi), che la Corte di Cassazioneribadisse che in tribunale è ammesso solo il crocifisso (e non altri simboli religiosi) e che tantissime scuole appendessero i crocifissi nelle aule in cui mancavano, ma anche che diversi Paesi membri dell’Unione Europa prendessero posizione affiancando l’Italia e il rabbino ebreoJoseph Weiler a sostegno del simbolo religioso cristiano nelle aule scolastiche: Armenia, Albania, Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Moldavia, Principato di Monaco, Polonia, Romania, Russia, San Marino, Serbia, Slovacchia, Ungheria e Ucraina.

La sentenza ha creato un precedente fondamentale, imprescindibile per la questione della presenza dei simboli religiosi negli spazi pubblici, rafforzando una norma giuridica finora poco chiara. Dopo questa sentenza, infatti, la Corte Costituzionale dell’Austria ha potuto respingere la richiesta di togliere i crocifissi dagli asili dello Stato. L’eco della sentenza è arrivato fino inPerù, dove la Corte Costituzionale ha a sua volta respinto la richiesta di togliere il crocifisso e la Bibbia dai tribunali.

Le vittorie della laicità positiva continuano ancora oggiNel dicembre scorso è stata la Corte d’Appello della Polonia a stabilire che il crocifisso deve rimanere nel Parlamento polacco, dal momento che «non viola alcun diritto», respingendo così le richieste delle forze anticlericali. La croce è stata appesa spontaneamente nel parlamento polacco dal 2007, nel 2011 un sondaggio ha rivelato che il 71% dei polacchi era a favore.

Tornando in Italia, è accaduto che in Basilicata il neo assessore alla Salute, Flavia Franconi,ha deciso di togliere il crocifisso dal muro perché «rappresenta solo una parte dei cittadini». L’opposizione, attraverso Vito Santarsiero (PD) ha immediatamente reagito parlando di«gravissimo non solo il gesto ma anche e sopratutto la motivazione», assieme a moltissimi cittadini. La polemica è cresciuta talmente che la Franconi ha riappeso il crocifisso: «Voglio rispettare le sensibilità diffuse», ha detto. Dal “rappresentare solo una parte” a “sensibilità diffuse”…poche idee, ma chiare. Purtroppo, sempre in Italia, abbiamo professori di religione che ritengono il segno di croce un gesto offensivo. Ma questa è un’altra storia.

In Argentina, a Buenos Aires, un noto giudice Luis Maria Rizzi ha respinto una piccola campagna contro i crocifissi nei tribunali scrivendo ai leader delle associazioni anticlericali che non darà alcuna disposizione affinché vengano rimossi i crocifissi: «ho rispetto della croce e di una persona innocente, la più innocente dei condannati a morte, e che è il simbolo della fede e dell’identità della maggior parte del nostro popolo. La croce non offende nessuno, siano essi credenti o non credenti, e nessuno dovrebbe per sentirsi attaccato, sconvolto o infastidito e ancor meno discriminato a causa della sua presenza». Essa «testimonia che chi lavora sotto la sua protezione è una persona che ha timore di Dio e per questo è imparziale e agisce secondo giustizia».

Le parole del giudice argentino ricordano molto quelle della scrittrice atea Natalia Ginzburg, la quale nel 1998 scrisse sull’Unità il famoso articolo Non togliete quel crocifissoIn esso si opponeva all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, ma scrivendo anche: «il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo.  Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti».


OFFLINE
05/02/2014 09:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Bomba demografica?
La bufala della mancanza di risorse

 
di Antonio Brandi
 
da Notizie Pro Vita, luglio-agosto 2013
 
 Dopo i piani quinquennali, il massacro di milioni di persone e le catastrofiche politiche economiche e sociali che hanno causato fame e carestia, la natalità diminuiva drasticamente e l’URSS era di fronte ad una disastrosa crisi demografica. Quindi, persino il dittatore Josef Stalin capì che l’unico modo per salvare il suo paese era quello di spingere la crescita della popolazione.

Perciò nel 1936 abolì l’aborto, rese difficile il divorzio e cercò di promuovere la famiglia. Oggi in Italia, ci troviamo di fronte a un’analoga crisi demografica: siamo al 219° posto su 221 paesi in materia di natalità. Le teorie malthusiane sono menzognere. La storia, infatti, ci insegna come le risorse si siano moltiplicate più dell’aumento della popolazione, grazie alla creatività e alla capacità produttiva dell’uomo perché la maggioranza delle fonti utili non consiste in un quantitativo prefissato erogato dall’ambiente naturale. Per esempio fra le risorse – quali le foreste, i pascoli e il suolo agricolo in genere – lo sviluppo e il mantenimento delle caratteristiche di rinnovabilità dipendono dall’abilità e dalla cura dell’abitante o del coltivatore.

Tant’è vero che i dati della FAO sono molto incoraggianti circa lo sviluppo della produzione agricola mondiale. È vero che esistono risorse, come il petrolio che non sono rinnovabili, ma ci sono numerose soluzioni al problema delle fonti energetiche come il sole (fonte di energia termica ed elettrica), il vento (fonte d’elettricità), le maree e le correnti marine in genere, i salti d’acqua (energia idroelettrica), le biomasse (combustione per generazione termica e cogenerazione di calore ed elettricità), ecc. Disponiamo sempre di risorse alternative in natura. Per esempio, alcuni anni fa si temeva che l’esaurirsi del rame avrebbe danneggiato il sistema mondiale delle telecomunicazioni, poi sono state scoperte le fibre ottiche, che hanno sostituito il rame con il silicio, elemento ampiamente disponibile nella sabbia. È l’ingegno dell’uomo, stimolato e provocato dalla necessità, che usa e aumenta le risorse a disposizione, per questo è necessario che cresca la popolazione.

Fra le numerose cause della caduta dell’Impero Romano una, e non trascurabile, fu proprio la riduzione della natalità e la conseguente crisi demografica. Al contrario, il grande sviluppo culturale e socio-economico delle città cristiane in Europa intorno all’anno Mille si dovette alla crescita demografica. Il problema, oggi, non è nella mancanza di risorse, ma nel loro controllo e nella loro distribuzione che sono sempre più nelle mani di un numero decrescente di persone. Ricordiamo per esempio, lo strapotere delle multinazionali come Cargill, Louis Dreyfus, Archer Daniel Midland e Monsanto nella produzione e trasformazione dei prodotti agricoli in Italia e nel mondo. In Italia, dal 1978 la legge 194 ha permesso l’uccisione di oltre 5 milioni di bambiniche oggi sarebbero i giovani di cui l’Italia ha urgente bisogno per assicurare la rinascita economica, e anche socio- culturale del paese.


OFFLINE
15/03/2014 14:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Un ringraziamento al rabbino Riccardo Di Segni




Con poche parole è riuscito a chiarire benissimo la nota strumentalizzazione delle parole di Papa Francesco nata in ambiente laicista e cavalcata irrispettosamente da Scalfari, che vorrebbe passare invece come nuovo amicone del Pontefice. Facciamo prima a citare direttamente le parole di Di Segni quando parla dell’innovazione di Papa Francesco:«Sull’immagine proposta di una Chiesa povera, sulla volontà del papa di lotta alla corruzione, sul suo richiamo all’onestà non ci sono dubbi. Ma cosa c’è di sostanza nella sua apertura al tema del peccato? Perché, per fare degli esempi, un conto è dire che c’è accoglienza per i divorziati, un altro riconoscere il divorzio; un conto è esaltare il ruolo della donna, un altroammetterla al sacerdozio; un conto è essere comprensivi dell’omosessualità, un altroriconoscere legalmente le unioni».


Di Segni ha capito perfettamente: si tratta di piani diversi, cosa che non riesce a capire -o finge di non capire per “creare la notizia anche dove non c’è”- la maggior parte dei media.


Il rabbino ha voluto ricordare che anche nell’ebraismo la misericordia è una virtù importante e misericordioso è anche il Dio dell’Antico Testamento. Importante questo secondo riconoscimento, completamente opposto al politicamente corretto: «Che poi Gesù di Nazareth sia solo amore e non giustizia, in una melensa rappresentazione di comodo buonismo imperante, è tutto da dimostrare». Mentre la risposta di Scalfari è il solito illeggibile minestrone, ci ha fatto piacere leggere questa lettera di Riccardo Di Segni, il cui contenuto mostra che il messaggio di Papa Francesco è assolutamente chiaro e privo di equivoci, tanto che viene correttamente compreso anche dai leader di altre religioni.


Ci auguriamo che Di Segni sia altrettanto attento anche per quanto riguarda il giudizio storico su Pio XII, accettando tutti i responsi storici (la maggior parte ormai a favore di Pacelli) ericordando che il suo predecessore Eugenio Zolli, rabbino capo di Roma proprio durante l’occupazione tedesca, oltre a presiedere una solenne celebrazione nel Tempio Maggiore ebraico di Roma nel luglio 1944 per esprimere pubblicamente la riconoscenza della comunità ebraica a Pio XII, per l’aiuto dato loro durante la persecuzione nazista, si convertì al cattolicesimo facendosi battezzare con il nome “Pio” in segno di riconoscenza verso l’aiuto di Papa Pacelli al popolo ebraico.



[Modificato da Credente 15/03/2014 14:43]
OFFLINE
28/03/2014 16:46
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Accuse all’utopia sessantottina:
«ha creato adulti infantili»

FemminismoSecondo la nostra visione la colpa più grave delle ribellioni sessantottine è quella di aver creato degli eterni bambini,incapaci di educare e di essere testimoni credibili per le generazioni future (compresa la nostra). Ribellione all’autorità, libertinismo sessuale, laicismo, antiproibizionismo ecc. non hanno liberato l’uomo, lo hanno reso più solo, più schiavo dei suoi vizi e più impaurito della realtà. Più infantile.

Ci è sembrato di trovarne conferma, come abbiamo spiegato in un nostro articolo, in diversi interventi recenti di noti intellettuali italiani, come Antonio Polito (da leggere il suo “Contro i papà”, Rizzoli 2012), Antonio Scurati e Antonio Socci.

Un’ulteriore conferma arriva in questi giorni dalle colonne di “Repubblica”, doveSimonetta Fiori ha recensito un recente libro di Marina D’Amato, docente di Sociologia dell’infanzia e professoressa della Sorbonne, dal titolo “Ci siamo persi i bambini” (Laterza 2014). L’articolo parla così del contenuto del libro: «I bambini? Non ci sono più. Li abbiamo fatti crescere in fretta. Non più figli ma quasi coetanei. Complici nei pasticci sentimentali e negli imprevisti della vita che gli adulti infantilinon sanno più reggere da soli. Abbiamo ucciso i bambini perché ci siamo sostituiti a loro, barattando la loro irresponsabilità con la nostra. Ci siamo persi i bambini perché i bambini siamo noi». Parole chiare, anche se non si dice -lo si dirà dopo- che i genitori di oggi sono i sessantottini di ieri.

Si accusa, giustamente, il «mito dell’eterna giovinezza, dove genitori e figli vestono allo stesso modo, si divertono allo stesso modo e talvolta parlano la stessa raccapricciante lingua. Con una pericolosa confusione di ruoli». L’argomento tocca anche un’altro cavallo di battaglia del ’68, il libertinismo sessuale, arrivato oggi inevitabilmente fin nella mente delle bambine: «Oggi ci sono case di moda che fabbricano reggiseni imbottiti per bambine di quattro anni. E mamme che li acquistano. Ma così costringi creature inconsapevoli ad assumere sembianze che non solo loro. Possiamo poi sorprenderci che, divenute adolescenti, ritengano normale vendere il proprio corpo?», si è domandata la D’Amato.

Verso la fine dell’articolo, finalmente, si arriva ad accusare direttamente la rivoluzione sessantottina: «secondo la sociologa interviene anche il nuovo clima culturale in cui sono stati allevati i figli degli anni Settanta, tra il permissivismo del Dottor Spock e le parole d’ordine di Bettelheim». Spiega direttamente la sociologa:«Molti tra i nuovi papà e le nuove mamme sono stati educati da genitori che avevano fatto del “vietato vietare” un principio irrinunciabile».

Anche su “Repubblica”, dunque, è finalmente apparsa l’ammissione del fallimento umano dell’utopia sessantottina, causa principale dell’emergenza educativa in cui vivono i giovani oggi.


OFFLINE
21/04/2014 12:02
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Aumentano gli adulti
che si convertono al cattolicesimo

Negli Stati Unitisecondo una revisione della della Official Catholic Directory, negli ultimi 8 anni -dal 2005 al 2012- circa un milione di adulti sono entrati nella Chiesa cattolica attraverso il sacramento del Battesimo, e 6 su 10 erano stati precedentemente battezzati in altre comunità cristiane. Anche quest’anno saranno tanti i catecumeni (i nuovi cattolici adulti) che riceveranno il battesimo nel giorno di Pasqua: la diocesi di Galveston -Houston accoglierà 2.300 nuovi battezzati adulti, ad Atlanta saranno 1.913, a Los Angeles saranno 1666, a New York saranno 1350. L’arcidiocesi di Washington battezzerà oltre 650 catecumeni adulti (mai battezzati prima da alcuna confessione cristiana). A Cleveland nel giorno di Pasqua riceveranno il battesimo 511 adulti, 100 in più rispetto allo scorso anno, ecc.

Dalla Francia arrivano dati sorprendenti: un documento della Conferenza Episcopale ha rilevato che 3.600 adulti saranno battezzati nel 2014, con un aumento del 50%rispetto al passato. Oltre a 1.500 adolescenti dai 12 ai 18 anni. D’altronde, negli ultimi 10 anni è cresciuto il numero di francesi che hanno deciso di convertirsi in età adulta: se ne contano 29.037, che diventano 31.576 se si tiene conto anche dell’anno 2004, la maggior parte con un’età tra i 20 e i 35 anni.

In Spagna, dai dati che arrivano dal Centro de Investigaciones Sociológicas Barómetros (CIS), si rileva che nel 2014 è cresciuta del 23,2% la percentuale di cattolici che frequentano la Chiesa ogni settimana, e di coloro che partecipano alla Messa più volte alla settimana: aumento del 29,4%. In linea generale è cresciuto del 1% anche il numero di spagnoli che si dichiarano cattolici (dal 70 al 71%). Sempre in Spagna, secondo le statistiche rilasciate dalla Conferenza Episcopale Spagnola (CEE), anche il numero dei seminaristi è aumentato nel 2013-2014, per il terzo anno consecutivo. Oggi si contano 1.321 seminaristi, con un incremento dell’1% rispetto all’anno precedente (nel 2011-2012 sono aumentati da 1227 a 1278; nel 2012-2013 sono cresciuti a 1.307).

Nel Regno Unito un sondaggio realizzato tra le 22 Cattedrali di Inghilterra e Galles, ha rilevato un aumento del 65% di cattolici che vogliono riconciliarsi con il Signore tramite la Confessione. Molti non si accostavano al Sacramento da 10 o 20 anni e, in alcuni casi, addirittura da 40. Anche in questo caso si parla di “effetto Francesco”. Un altro sondaggio ha rilevato tuttavia che gli inglesi sono più propensi a credere nei fantasmi e nella superstizione rispetto a Dio.

In Argentina secondo i dati elaborati dall’Ufficio del Consiglio dei Ministri, sono esponenzialmente cresciuti i nomi riferiti a personaggi cristiani. Ovviamente è un boom di neonati chiamati Francisco e Francisca, accompagnato dalla crescita di altri nomi di origine italiana e spagnola con riferimento ai santi della Chiesa cattolica, come Giovanni, Pietro, Matteo e Luca.

Tornando agli Stati Uniti, secondo un sondaggio NBC/WSJ è aumentato al 20% il numero degli intervistati secondo cui la religione “non è così importante” per la loro vita, rispetto al 16% che hanno detto lo stesso nel 1999. Tuttavia più della metà degli americani pongono una maggiore enfasi sulla loro fede, il 13% ha affermato che la religione è l’aspetto più importante della loro vita e il 41% ha detto che è “molto importante”.

Sul web, Papa Francesco è stato il personaggio con il maggior volume di ricerche mensili su Google (1.737.300) e il più menzionato sul web (oltre 49 milioni) se confrontato con alcuni dei leader mondiali più influenti del 2013 quali Barack Obama (1,5 milioni ricerche su Google, 38 milioni d menzioni) e Vladimir Putin (246mila ricerche su Google, 8 milioni di menzioni). È il risultato dell’analisi La rete ama Papa Francesco realizzata dalla società 3rdPlace (3rdplace.com) per conto dal network cattolico d’informazione Aleteia.org.


OFFLINE
03/05/2014 16:32
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Come si spiega
il successo mediatico del cristianesimo?

NoahPerché l’editoria religiosa è l’unica che non è crollata? Se il libropiù tradotto, più venduto e probabilmente più letto dell’umanità è la Bibbia, se due miliardi di persone recentemente hanno seguito lacanonizzazione dei Papi santi in televisione, come si spiega il successo puntuale della serie televisiva Don Matteo o de “La Bibbia”seguita da cinque milioni di italiani (e da 100milioni negli USA), di Suor Cristina al programma “The Voice”, il successo del film hollywoodiano “Noah” e di tanti altri programmi televisivi, opere d’arte, brani musicali ispirati alla Bibbia e al Vangelo?

Una risposta interessante arriva da “Famiglia Cristiana”«come ci hanno insegnato la parabole evangeliche, nelle storie della Bibbia c’è il tentativo di dare forma alle grandi domande dell’uomo e di seguire un cammino», la storia della Salvezza dell’uomo.

Ciò che gli uomini di ogni tempo cercano nella Bibbia è un senso al loro esistere, una speranza oltre il dolore, un ideale per cui valga la pena spendersi: per questo il cinema, la Tv, i libri tornano incessantemente ad essa.

D’accordo, si precisa sul settimanale dei paolini, «nei produttori hollywoodiani si può immaginare anche la furbizia di chi sa che, toccando una certa materia, può arrivare al cuore e alla mente della gente. Ma ciò è possibile unicamente perché la sete di una Parola che si innalzi sul rumore di fondo dei nostri giorni non si estingue mai».


OFFLINE
10/05/2014 22:36
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota






Il gioco degli scacchi serve a evangelizzare?






Può essere un valido strumento per l'evangelizzazione della cultura, auspicata e incoraggiata dagli ultimi papi














 


 





© chrisgj6


09.05.2014 // STAMPA



Gli scacchi sono un gioco per due persone con 64 riquadri alternati bianchi e neri, con 16 pezzi per ogni giocatore e in cui non c'è un fattore aleatorio, dovuto al tirare i dadi o cose simili. Ogni gruppo di pezzi – uno bianco e uno nero – è composto da otto pedoni, due torri, due cavalli, due alfieri, una dama (regina) e un re. Ogni tipo di pezzo ha caratteristiche e movimenti specifici, contribuendo alla grande complessità strategica del gioco. L'obiettivo è fare scacco matto al re dell'avversario, ovvero minacciarlo in modo che non ci sia difesa possibile, terminando la partita in questo tipo di posizione. I bianchi iniziano sempre la partita, e le mosse si alternano senza che esista un limite ad esse.

Un gioco simile agli scacchi, il Bao, è noto fin dall'antico Egitto, ma l'origine degli scacchi attuali si ritrova nel Chaturanga, un antico gioco dell'India del V secolo d.C. di tipo militare, per quattro giocatori e anche con dadi, in cui quattro eserciti si disputano la supremazia. È passato poi in Persia con il nome Shatrang (“Shah mat”, ovvero “il re è morto”, da cui l'espressione “scacco matto” attuale). Nel 651 gli arabi conquistarono la Persia, e il gioco si sviluppò considerevolmente, nascendo i primi grandi giocatori, esperti di problemi, i teorici del gioco e i primi libri sul tema.

In seguito, le conquiste musulmane hanno portato il gioco nel sud d'Europa, dove nel Medioevo godette di grande prestigio, soprattutto tra i nobili. In questo periodo vennero fissate le regole che si stabiliranno nel gioco moderno, e nacquero importanti riferimenti al gioco in letteratura – poesia, epiche, gesti. Nel 1575, Filippo II di Spagna organizzò il primo grande torneo “mondiale” tra i quattro migliori giocatori dell'epoca. Dal XIV secolo sorsero i nomi di riferimento dei grandi giocatori dell'epoca moderna, con il sacerdote spagnolo Ruy López de Segura che venne reso immortale dall'apertura che porta il suo nome ed è una delle più utilizzate fino ad oggi (Becker, 1978; Dextreit; Engel, 1981).

In poche parole, gli scacchi sono intesi come un gioco perché richiedono abilità, come scienza per la necessità di calcoli e come arte per la creatività, l'immaginazione e il senso estetico che lo sviluppo delle posizioni sulla scacchiera può fornire all'intelletto e alla sensibilità. Il “re dei giochi e il gioco dei re”, per la sua profondità (e nell'antichità perché era più conosciuto e apprezzato dalla nobiltà), offre ancora molte possibilità di analogie con numerose situazioni della vita, traendosi da questo il suo valore educativo. È fonte di ispirazione per varie manifestazioni artistiche, come la pittura, la scultura, la letteratura, il teatro e anche il cinema (“Il Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman è un riferimento essenziale). Di fatto, dalle premesse del gioco è possibile sviluppare temi di stampo filosofico, sociologico e del comportamento umano, soprattutto per la psicologia (cfr. Dextreit; Engel, 1981). Senza pretendere di enumerarle in modo esaustivo, è importante commentare alcune caratteristiche del gioco.

Una delle grandi particolarità degli scacchi è proprio il fatto che non includono il fattore della fortuna, come accade invece in molti altri giochi. Ogni giocatore, quindi, è del tutto responsabile di ogni movimento che sceglie per i propri pezzi. Ciò implica da un lato un'assoluta libertà di scelta – ad eccezione dei limiti imposti dalle regole –, dall'altro la responsabilità per le azioni scelte, siano positive o negative le loro conseguenze. Anche la necessità di seguire delle regole è un fattore di grande rilievo, perché condiziona il comportamento onesto di fronte a parametri riconosciuti e universalmente accettati. Entrambi gli aspetti parlano delle condizioni della vita umana, aprendo gli orizzonti a molte riflessioni. Spicca anche la caratteristica dell'individualità, e ogni giocatore ha uno stile proprio e inimitabile, che valorizza la persona come unica e irripetibile. Allo stesso tempo, si può giocare in squadre – ogni giocatore in una squadra che ne affronta uno della squadra avversaria –, e in questo senso si sviluppa anche la nozione di cooperazione, visto che il risultato di una partita ha conseguenze sul risultato generale, mantenendosi ad ogni modo l'importanza dell'elemento individuale.

Negli scacchi si perfeziona anche il tema della libertà individuale, e uno degli aspetti più interessanti in questo senso è il caso dell'egemonia degli scacchi sovietici a partire dagli anni Sessanta. Sotto un regime totalitario, arbitrario e falsamente egualitario come il comunismo, lo sport nazionale sovietico, in cui i grandi maestri hanno ricevuto lo status di veri eroi nazionali, ha permesso di aumentare il valore individuale e la libertà di scelta (cfr. Pachman, 1974; Dextreit; Engel, 1981), essendo molto probabilmente una delle ragioni per l'enorme sviluppo del gioco nel mondo sovietico.

Anche da un punto di vista filosofico gli scacchi permettono considerazioni importanti. Ad esempio, il libro di Emanuel Lasker (“Lasker's Manual of Chess”, 1960), campione del mondo per 27 anni consecutivi (1894-1921), apporta ponderazioni non semplicemente tecniche sul gioco, ma un'elaborazione di idee generali e profonde, come il concetto di “prima di attaccare, considerare il rafforzamento dei punti deboli della propria posizione”. Tra le altre cose, come la prudenza, questo approccio punta allo sviluppo dell'umiltà nel riconoscimento dei propri limiti e a un'obiettività concomitante di riconoscere la realtà di una situazione. Lasker ha sviluppato anche la percezione di scegliere stili di gioco in funzione dei suoi avversari, optando spesso non per le giocate migliori (considerate oggettivamente in una determinata posizione), ma per quelle che avrebbero indirizzato la partita verso una posizione che fosse più esigente per gli altri concorrenti... si può definire un “gioco psicologico”, che insieme alla sua straordinaria capacità personale induceva all'errore gli altri giocatori. Lo studio dello stile personale degli altri concorrenti è oggi obbligatorio per qualsiasi giocatore professionista che disputi tornei, soprattutto a livello internazionale.

Il gioco degli scacchi richiede poi l'uso di valori estetici (cfr. Abrahams, 1974), e questa prospettiva è un passo decisivo per le relazioni tra il gioco e i valori religiosi. Per tutti questi aspetti e altri ancora, gli scacchi si consolidano come uno strumento speciale nel campo dell'educazione, favorendo lo sviluppo di numerose qualità nella formazione degli studenti.

Gioco degli scacchi e insegnamento religioso

Le conseguenze etiche collegate agli scacchi rimandano a valori di cui ci si può avvalere anche nell'insegnamento religioso, soprattutto cristiano e cattolico. Questo aspetto è attualmente oggetto di un lavoro accademico in preparazione da parte dell'autore. Alcuni approcci in questo senso sono, ad esempio, oltre alle già menzionate libertà, responsabilità personale nelle decisioni, ecc., la nozione di chiarezza di un obiettivo finale – un fine ultimo che, per essere fruttuoso, deve essere perseguito con impegno e perseveranza; l'idea che l'aspetto materiale non è il più importante, ma che il sacrificio dell'aspetto materiale è spesso la condizione per ottenere la vittoria (in molte situazioni la consegna di pezzi, pur lasciando il giocatore in svantaggio a livello di materiale, permette di ottenere una posizione vittoriosa); il valore relativo dei pezzi – la regina, per la sua maggiore mobilità, è la più preziosa, ma in base alla posizione sulla scacchiera può essere meno importante di un pedone, il pezzo con minor valore assoluto. Da ciò deriva la comprensione per cui il valore assoluto dei beni materiali è falso (un riferimento a questo si esplicita nel valore dell'obolo della vedova e nella questione dell'offerta dei farisei, cfr. Mc 12, 41-44; Lc 21, 1-4). Allo stesso tempo, c'è un solo pezzo che può essere sacrificato – il re –, visto che è intorno a lui che si sviluppa il gioco; ci sono quindi valori non negoziabili, indipendentemente dalla situazione, con una forte analogia con quello che non può mai essere sacrificato in termini religiosi, ovvero l'anima, la cui vittoria spirituale è il centro della vita umana.

Un altro approccio interessante è quello del pedone, che pur avendo il valore più bass è l'unico che può, se arriva all'altro estremo della scacchiera, essere promosso a un pezzo di maggior valore: anche l'essere umano, se arriva correttamente alla fine del suo pellegrinaggio in questa vita, riceve come premio la partecipazione alla natura divina. Sono quindi molte le analogie, e presentano, sotto la forma ludica del gioco, preziosi insegnamenti nell'ambito religioso. Atteggiamenti concreti di fronte agli altri concorrenti, come il necessario riconoscimento del loro valore individuale, indipendentemente dalla loro apparenza, età, condizione sociale ecc., portano alla riflessione sul valore intrinseco di ogni essere umano e sull'origine, in ultima istanza, di questo valore, rimandando all'uguale dignità di tutti gli esseri umani come figli di Dio e alla valorizzazione delle loro caratteristiche uniche.

Questi esempi illustrano in modo semplificato la potenzialità del gioco degli scacchi anche in ambito religioso. Si tratta di un prezioso strumento per l'evangelizzazione della cultura, desiderata e incoraggiata dagli ultimi papi, soprattutto a partire da San Giovanni Paolo II (egli stesso grande giocatore di scacchi, arrivando anche a sviluppare una variante di apertura che porta il suo nome). Si può quindi dire propriamente che “gli scacchi, che riuniscono organicamente elementi artistici, scientifici e sportivi, nel corso dei secoli hanno costituito una parte inalienabile della cultura e della civiltà mondiale” (Isaac Linder, storico dell'Università di Mosca, scrittore ed esperto di storia degi scacchi).


[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

OFFLINE
17/05/2014 15:40
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota






 







Public Domain

Perché i culti satanici prendono tanto di mira il cattolicesimo?

I satanisti in genere non deridono induisti, ebrei, musulmani e nemmeno i protestanti

16.05.2014 /
L'Harvard Extension Cultural Studies Club ha cercato di realizzare alcuni giorni fa una messa nera, parodia satanica del santo sacrificio della Messa. È arrivato anche ad annunciare che durante la sua “celebrazione” avrebbe profanato un'ostia consacrata.

Ora, però, il gruppo responsabile della messa nera afferma di non avere alcuna ostia, perché “rispetta tutte le religioni e non vuole che nessuno si senta offeso”. “Comprendiamo il potente ruolo dell'Eucaristia nella religione cristiana, e non vogliamo in alcun modo sembrare irrispettosi nei confronti delle sue tradizioni”, sostiene.

La mia prima impressione, leggendo questo, è stato che si tratta dell'immagine perfetta dell'accademia del XXI secolo: vogliono realizzare nientepopodimeno che una messa satanica, ma senza offendere nessuno!

Dopo una riflessione molto approfondita, nel frattempo, mi è venuto in mente che questa è un'argomentazione potente a favore del cattolicesimo. Pensiamola così: l'Eucaristia o è Gesù o è male.

L'Eucaristia o è Gesù o è mero pane e vino. Se l'Eucaristia è Gesù, non dovrebbero esserci protestantesimo, religione mormone, islam, ateismo... Ma se l'Eucaristia non è Gesù, allora per duemila anni i seguaci di Gesù Cristo sono stati degli idolatri. E se fosse questo il caso, nessuno dovrebbe essere cattolico.

Sono queste, quindi, le due scommesse. Tutti, davanti a Gesù di Nazareth, si confrontano con una domanda cruciale: è Dio, in qualche modo misterioso, o non lo è? I primi cristiani hanno formulato questo dilemma come "aut Deus aut malus homo" (o Dio o uomo malvagio). Tutti, davanti all'Eucaristia, si confrontano con lo stesso dilemma: o è Dio o è idolatria.

E se l'Eucaristia è idolatria pagana, allora è demoniaca! Ricordiamoci del brano della I lettera ai Corinzi (10,20): “I sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio”. L'Eucaristia è Gesù o è un idolo? Il sacrificio della Messa è offerto a Dio o ai demoni?

Satana odia l'Eucaristia

La messa nera satanica è un'inversione rituale (e una ridicolizzazione) del santo sacrificio della Messa, realizzata da satanisti. Esistono due tipi di satanisti: i “satanisti di LaVey” e i “satanisti teologici”. Il Tempio Satanico, entità che è dietro alla messa nera annunciata (e cancellata) qualche giorno fa, è formato da satanisti della corrente di LaVey. In altre parole, si tratta di atei che credono in Satana e usano il “satanismo” come semplice strumento per provocare e assediare i cristiani (contrariamente ai “satanisti teologici”, che di fatto credono in Satana e lo adorano).

Questa storia della messa nera nelle strutture dall'Università di Harvard, così come il monumento satanico in Oklahoma, è una provocazione deliberata. Indipendentemente dal fatto che chi pratica questo culto stia scherzando con l'occultismo o agendo seriamente, non c'è dubbio che si stia rapportando a forze spirituali pericolosamente oscure. Satana sta agendo in questa storia.

È importante anche sottolineare che quando i satanisti (di entrambi i tipi) vogliono prendersi gioco di un rituale religioso, possiamo scommettere che l'obiettivo sarà il sacrificio della Messa. Quante volte avete sentito che rituali musulmani, induisti, ebraici o anche protestanti sono stati sottoposti a qualche forma di derisione quanto la Messa cattolica?

Questo attacco satanico contro la Messa non ha niente di nuovo. Già nel IV secolo, Sant'Epifanio di Salamina ha descritto una setta gnostica che prendeva in giro in modo perverso la Santa Messa. Senza scendere in dettagli, basta dire che i membri di quella setta sono stati conosciuti come “gli immondi”.

Satana non caccia Satana

Nuova Discussione
Rispondi
LUNA ATTUALE
--Clicca sotto e ascolta >> RADIO MARIA<< =============

Santo del giorno

san francesco d'assisi pastore e martire

Cerca in BIBBIA CEI
PER VERSETTO
(es. Mt 28,1-20):
PER PAROLA:

 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:58. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com