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alphubel

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2010 17:41
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01/01/2010 14:53
 
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Era l’epoca delle gite organizzate dal Club Alpino. Si partiva sabato pomeriggio in pullman, si arrivava al rifugio in serata, e la domenica si saliva in alto, molto in alto, salvo poi addormentarsi lunedì sulla scrivania dell’ufficio.
Un ricordo particolare va alla valle di Saas Fee, ove arrivammo sabato sera e salimmo per tre ore sulla morena fino ai tremila metri della Lange Fluh, con sci e pesanti sacchi sulle spalle. La partenza fu alla mattina prestissimo. La fila si snodava lenta sul ghiacciaio, quando, nella livida luce dell’alba, esplose l’aurora. Una linea netta avanzava veloce sulla neve. Al di là una luce violenta, di qui ancora bianco grigio. Eccomi di colpo investito da uno schiaffo di sole, e tutta l’aria si popolò di una polverina lucente, nevischio portato dal vento. E’ questo istante speciale che mi è rimasto in mente come un momento magico, in cui la persona si dilata fino a confondersi con il tutto.
La marcia proseguiva lenta, le pelli di foca mordevano la neve, ma a quattromila metri il capogita decise il ritorno senza un motivo.
Dissi a un compagno: “io ho corda e ramponi”. Ci capimmo al volo. Piantammo gli sci nella neve, superammo una fascia di ghiaccio vivo che circondava la vetta, e proseguimmo sull’interminabile calotta finale sprofondando nella neve fino al ginocchio. Fu un massacro. Mi sembrava di essere il protagonista di un’avventura himalaiana. Alla fine, dai quattromilatrecento metri dalla vetta, potei ammirare l’intera catena delle Alpi inondata di sole. Come sempre la gioia ha il suo prezzo. Il capogita, per punizione, fece ripartire il pullman, ed io mi trovai solo come un cane nel cuore della Svizzera, domenica sera.
Trovai il modo di arrangiarmi, ma il lunedì in ufficio dovetti ricorrere all’espediente specifico. Questo metodo consisteva nel tenere una mano alla tempia con aria pensosa, e una matita a rovescio nell’altra mano con la punta rivolta in alto. Se la testa crollava, la punta si conficcava nella fronte. La testa aveva un sobbalzo, ed io sembravo concentrato sul foglio che avevo innanzi. Ho molti dubbi che il capo ci credesse, ma lui era una brava persona. Ed io avevo vent’anni…

eugen
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A ventanni tutto e' possibile. Certi episodi nella vita rimangono impressi per sempre: grazie di averci resi partecipi della bellezza delle Alpi [SM=x142922]


...

Giovanna
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07/01/2010 17:41
 
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Grazie a te Giovanna...o sono stato appassionato per decenni alla montagna...quasi una ragione di vita...ma ti spiegherò il perchè e il percome. Ma scusa una curiosità...tu ci abiti in Canada o eri in gita?
Buona serata a te! [SM=g27817]
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