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Passeggiata.

Ultimo Aggiornamento: 30/12/2009 01:08
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Camminavo sulla sabbia e camminava il mio pensiero. Non sapevo bene chi dei due precedesse l’altro: forse era un alternarsi, un accelerare dell’ uno per poi rallentare e lasciare il posto all’altro. Mi vedevo inserita in uno scenario quasi biblico: cielo color pece che tuttavia non oscurava il pomeriggio e riflessi d’argento e d’ oro su tutto il paesaggio. Testardi, infatti, alcuni raggi di luce penetravano le nubi e si facevano largo, decisi, seguendo rette ben delineate, a raggiera, partendo da un unico fuoco. Era tutto così mirabilmente bello nella bufera … Le onde, con fragore, si succedevano l’ una all’altra, generando schiuma; seguivo il loro formarsi o, per lo meno, ciò che appariva in superficie e sorridevo ricordando le mie lezioni di geografia agli alunni più piccoli e come fosse risultato semplice a loro capire il moto circolatorio e l’azione dei venti. Sorridevo. Sì anche una minuscola lezione è parte della vita. Il vento continuava a soffiare forte, impetuoso, maschio: era quasi difficile procedere e, a tratti , correvo il rischio di essere risospinta all’ indietro. Osservavo la vegetazione sulle dune di sabbia: anch’ essa era tormentata, appiattita, quasi, sulla rena. Quei pochi fili d’ erba che c’ erano , unitamente alle piante semigrasse e a qualche cespuglio , ondeggiavano sbattuti - ma non vinti - da questa tempesta incessante. Continuavo ad osservare il paesaggio e, non so per quale motivo, riflettevo sulla mia vita. Sollevai lo sguardo e seguii il volo del corriere piccolo, dei gabbiani e dei falchi. Non riuscivo a distogliere l’attenzione da loro, completamente affascinata e rapita da altre direzioni di vita. Quale la loro meta, quale il loro fine e quale la loro essenza? Ciò che ai miei occhi appariva così libero e leggero lo era realmente? Pensavo ancora a me … per un attimo abbassai lo sguardo e pensai che forse non avevo volato nei cieli più azzurri, forse ero rimasta incatenata in situazioni che non mi si confacevano, forse … chissà. Eppure mi sentivo serena e felice avvolta da quel turbine infrequente, pienamente consapevole del mio essere donna, una donna di mezz’ età, matura e, al tempo stesso, capace di giocare. Un bambino si sgranchiva le gambe accanto a me: il suo sguardo, il mio sguardo. E’ straordinario come in talune circostanze l’altro, specie se bimbo, entri dentro di te e ti doni il suo spirito e la sua gioia. “Amore” – pensai- “come sei bello nella tua innocenza”. Sì, ero serena, sono serena se solo contemplo le meraviglie della Vita.



[SM=x142887]


Laura.
[Modificato da Raggio di Sole21. 27/12/2009 18:52]


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Laura______Raggio di Sole21.
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Leggere il tuo scritto e' stato come passeggiare insieme a te vivendo, attraverso le descrizioni, le tue emozioni. Bellissimo il finale che ci riporta ai veri valori della vita cosi' legata alla natura ed al sorriso di un bambino. Complimenti: bravissima ! [SM=x142922]


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Giovanna
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28/12/2009 08:15
 
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Avvincente ma ha trasportato nel tuo sentire e nei tuoi pensieri ricavandone piacevoli emozioni (anche nella bufera).
Bello il finale, ma sinceramente vorrei tanto fosse un inizio...

Bravissima. [SM=x142873] [SM=x142874]

[SM=x142892] Giancarlo


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- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.- (Cobite)
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Ho provato aggiungere qualche considerazione al racconto ma è solo un esperimento. Il racconto è lo stesso. Per me anche il titolo è sbagliato: sostituirei il presente con "La bufera". Che dite?


Camminavo sulla sabbia e camminava il mio pensiero. Non sapevo bene chi dei due precedesse l’altro: forse era un alternarsi, un accelerare dell’ uno per poi rallentare e lasciare il posto all’altro. Mi vedevo inserita in uno scenario quasi biblico: cielo color pece che tuttavia non oscurava il pomeriggio e riflessi d’argento e d’ oro su tutto il paesaggio. Testardi, infatti, alcuni raggi di luce penetravano le nubi e si facevano largo, decisi, seguendo rette ben delineate, a raggiera, partendo da un unico fuoco. Era tutto così mirabilmente bello nella bufera … Le onde, con fragore, si succedevano l’ una all’altra, generando schiuma; seguivo il loro formarsi o, per lo meno, ciò che appariva in superficie e sorridevo ricordando le mie lezioni di geografia agli alunni più piccoli e come fosse risultato semplice a loro capire il moto circolatorio e l’azione dei venti. Sorridevo. Sì anche una minuscola lezione è parte della vita. Il vento continuava a soffiare forte, impetuoso, maschio: era quasi difficile procedere e, a tratti , correvo il rischio di essere risospinta all’ indietro. Osservavo la vegetazione sulle dune di sabbia: anch’ essa era tormentata, appiattita, quasi, sulla rena. Quei pochi fili d’ erba che c’ erano , unitamente alle piante semigrasse e a qualche cespuglio , ondeggiavano sbattuti - ma non vinti - da quella tempesta incessante. Continuavo ad osservare il paesaggio e, non so per quale motivo, riflettevo sulla mia vita. Sollevai lo sguardo e seguii il volo del corriere piccolo, dei gabbiani e dei falchi. Non riuscivo a distogliere l’attenzione da loro, completamente affascinata e rapita da altre direzioni di vita. Quale la loro meta, quale il loro fine e quale la loro essenza? Ciò che ai miei occhi appariva così libero e leggero lo era realmente? Pensavo ancora a me … per un attimo abbassai lo sguardo e pensai che forse non avevo volato nei cieli più azzurri, forse ero rimasta incatenata in situazioni che non mi si confacevano, forse … chissà. Eppure mi sentivo serena e felice avvolta da quel turbine infrequente, pienamente consapevole del mio essere donna, una donna di mezz’ età, matura e, al tempo stesso, capace di giocare. Un bambino si sgranchiva le gambe accanto a me: il suo sguardo, il mio sguardo. I suoi occhi, i miei occhi con quel vago nonsoché di esotico e quel colore … il mio uguale al suo, nero nero. Ricordai le mie rimostranze da bambina a mia madre per non “avermi fatta” bella. Credevo che le persone belle, infatti, dovessero essere necessariamente bionde con gli occhi azzurri: così le mie bambole che tenevo in braccio. Non c’ era scampo. Tutte bionde con degli spettacolari occhi azzurri. Ora ho cambiato idea: ora amo tutti i colori dell’ iride ma il nero ha, per me, un fascino in più che sa di malinconia e di mistero. Pensavo a come , nel corso degli anni avevo imparato ad amare i miei difetti , le imperfezioni e le deficienze fisiche. Nella loro ricchezza. Ero io e basta. Il bello? Un’altra cosa: il Bello, ora, cercavo di raggiungerlo “dentro”. Intanto quegli occhi puntati su di me, quegli occhi … bambini e, al tempo stesso adulti che sapevano e sanno capire quando sono triste e diventano, a loro volta, tristi. Pensai alla mia maternità mancata ma pensai anche all’accettazione della mia condizione e all’amore e alla gioia trasferito su altri bambini.
Quegli occhietti m’ invitavano a giocare … ”guardavamo” entrambi il vento, le dune e la macchia mediterranea. Era come una sfida lanciata a quella bufera d’aria : “nonostante tu stia soffiando così forte” , sembravamo dire, “noi riusciremo a vincerti, correndo”. Sentii il cuore salirmi su … su … fino al viso e il mio sorriso si aprì alla vita.
Mi accorsi come fosse straordinario che in talune circostanze l’altro, specie se bimbo, possa entrare dentro di te e donarti il suo spirito e la sua gioia. “Amore” – pensai- “come sei bello nella tua innocenza”. Sì, ero serena, sono serena se solo contemplo le meraviglie della Vita. Le onde del mare, ormai, finivano sulla battigia con sempre maggiore violenza ed il frangente, prima di formare la risacca, dava luogo ad una nebbiolina che sfumava i tratti del paesaggio, come si trattasse di un dipinto spettacolare. Al momento tutto quel vapore acqueo nebulizzato in modo così eccezionale mi fece pensare ai divisionisti o agli impressionisti ma pensai anche che la mia cultura in storia dell’arte era veramente limitata. Sorrisi anche per questo e continuai a camminare, ormai verso la strada del ritorno. Ero stranamente sollevata ed arricchita da una semplice passeggiata. Quanti pensieri mi avevano piacevolmente tenuto compagnia nel corso del pomeriggio e come ne ero stata contenta! Mi osservavo. “Bello osservarsi” pensai. Forse significava essere in pace con se stessi. Scrutai il mio passo deciso, la mia energia, la mia forza nel correre ed il mio abbigliamento, ancora ragazzino. Ma, in fondo “chi ero io” mi domandai. Sorrisi ancora e mi risposi: “Una che ha vinto la bufera”.



[SM=x142887]


Laura.


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Laura______Raggio di Sole21.
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Bella Laura la tua passeggiata piena di pensieri sulla sabbia. Bene il titolo
secondo me...perchè la bufera sarebbe in contrasto con la tua visione serena. Io ho amato da sempre la natura...per gli stessi tuoi motivi. Un saluto! Eugenio
[Modificato da ibisco28 29/12/2009 17:03]
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Sempre più bella e coinvolgente.
Sei proprio brava.
[SM=x142874]
[SM=x142887] Giancarlo


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Pescare secondo Natura
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Molto piu' profondo e completo. Un applauso. Lascerei il titolo Passeggiata [SM=x142922]


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Giovanna
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