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LE PIU' BELLE POESIE D'AMORE D'OGNI TEMPO E PAESE

Ultimo Aggiornamento: 30/12/2010 20:27
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18/05/2010 10:42



CHARLES BAUDELAIRE


Vienimi sopra il cuore, anima sorda e crudele,
Tigre adorata, mostro dalle arie indolenti;
Le mie dita che tremano io voglio lungamente
Affondare nel gorgo dei tuoi folti capelli;

Voglio nelle tue gonne, intrise del tuo odore,
Seppellire la testa che mi duole
E respirare come un fiore fradicio
Del mio amore defunto il dolce afrore.

Voglio dormire! Meglio che vivere è dormire!
In un sonno che è dolce come è dolce la morte.
Senza rimorso stenderò i miei baci
Sul tuo corpo lucente come il rame.

Nulla più che l'abisso del tuo letto
Per sciogliere i singhiozzi nella quiete;
L'oblio profondo sta sulla tua bocca
e solo nei tuoi baci scorre il Lete.

E al destino, che è ormai la mia delizia,
Obbedirò come un predestinato,
Come un martire docile, un puro condannato
Che attizza col fervore il suo supplizio,

E succhierò, per spegnere il rancore,
Il nepente e la provvida cicuta
Sulle punte incantevoli di quel tuo seno eretto
Dove mai ha trovato la sua dimora un cuore.




FEDERICO FARCIA LORCA


Io vorrei stare sopra le tue labbra
per spegnermi alla neve dei tuoi denti.
Io vorrei stare dentro il tuo petto
per sciogliermi al tuo sangue.
Fra i tuoi capelli d'oro
vorrei eternamente sognare.
E che diventasse il tuo cuore
la tomba al mio che duole.
Che la tua carne fosse la mia carne,
che la mia fronte fosse la tua fronte.
Tutta l'anima vorrei che entrasse
nel tuo piccolo corpo,
essere io il tuo pensiero, io
il tuo vestito bianco,
perché tu t'innamori
di me d'una passione così forte
che ti consumi cercandomi
senza trovarmi mai.
E perché tu il mio nome
vada gridando ai tramonti,
chiedendo di me all'acqua,
bevendo, triste, tutte le amarezze
che sulla strada ho lasciato,
desiderandoti, il cuore.
E intanto io penetrerò nel tuo
tenero corpo dolce
essendo io te stessa
e dimorando in te, donna, per sempre,
mentre tu ancora mi cerchi invano
da Oriente ad Occidente,
fin che alla fine saremo bruciati
dalla livida fiamma della morte.




EDWARD ESTLIN CUMMINGS


Mi piace il mio corpo quando sta con il tuo
corpo. E' davvero una cosa nuovissima.
I muscoli ho migliori e ho più nervi.
Mi piace il tuo corpo. Mi piace
quello che fa, mi piace come lo fa. Mi piace
sentire la spina dorsale del tuo corpo e le ossa,
e quel monte fremente sodo-liscio che voglio
ancora e ancora e ancora
baciare, e tutta mi piace baciarti,
mi piace dolcemente accarezzare
l'eccitante arruffìo del tuo pelo magnetico,
e quel-che-c'è-che viene
su dalla carne che s'apre...
E grandi briciole d'amore gli occhi,

e forse mi piace il brivido

di te così completamente nuova
sotto di me.




CHARLES BAUDELAIRE


Al tempo in cui Natura nel suo estro possente
Concepiva ogni giorno un essere mostruoso,
Poter vivere accanto a una fanciulla gigante
Come d'una regina il gatto voluttuoso.

Mi sarebbe piaciuto vederne il corpo e l'anima
Liberamente crescere nei suoi tremendi giochi;
E capire se il cuore covasse fosche fiamme
Dalle umide nebbie vaganti nei suoi occhi;

Senza tregua percorrere le magnifiche forme;
scalare, arrampicandomi, il suo ginocchio enorme,
E talvolta, d'estate, quando i soli malsani

In mezzo alla campagna, stanca, la fan sdraiare,
All'ombra del suo seno potermi addormentare
Come ai piedi d'un monte un villaggio sereno.




CHARLES BAUDELAIRE


Era nuda la donna che tanto amavo e aveva
Per esaltarmi tenuto i suoi gioielli sonori
E quell'addobbo sfarzoso simile la rendeva,
Nei loro giorni lieti, alle schiave dei Mori.

Quando, quasi danzando, quel monte sfolgorante
Di metallo e di pietra manda un vivo tinnire
Son rapito dall'estasi, e amo follemente
Quelle cose che sanno la luce e il suono unire.

Era dunque adagiata e si lasciava amare
E dall'alto divano mi sorrideva altera
Del mio amore profondo e dolce come il mare
Che verso lei saliva come su una scogliera.

Con gli occhi di una tigre ammansita guardandomi
Un po' vaga e sognante altre pose cercava
Ed era al tempo stesso così lasciva e candida
Che per quel suo mutare nuove ebrezze mi dava.

E il suo braccio e la gamba, la sua coscia, i suoi reni
Che ha lisci come l'olio, flessuosi come un cigno
Passavano stampandosi nei miei occhi sereni;
E il suo ventre e i suoi seni, grappoli della vigna

Che è mia, si protendevano verso me più invitanti
degli Angeli del male, e l'anima destavano
Dal riposo e violando la roccia di cristallo
Dov'era solitaria e quieta, la stanavano.

Mi parve di vedere uniti in un disegno
i fianchi dell'Antiope al busto di un imberbe
Per quanto dalla vita risaltava il bacino.
Su quel fulvo e bruno il trucco era superbo!

E quando solamente il fuoco del camino
Dava luce alla stanza perché il lume languiva
Ogni volta che aveva sospiri fiammeggianti
Quella sua pelle d'ambra s'inondava di sangue!










_________Aurora Ageno___________
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