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Riflessioni per l'Anno sacerdotale

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2010 19:25
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28/01/2010 19:26

Riflessioni per l'Anno sacerdotale

Claret de la Touche e la santità dei preti


di Piergiorgio Debernardi

Vescovo di Pinerolo

Negli ultimi due secoli numerose sono state le persone che hanno ricevuto dal Signore la missione di offrire la loro vita per la santificazione del clero. Tra queste, particolarmente esemplare è la venerabile madre Luisa Margherita Claret de la Touche, monaca della Visitazione. Ella nacque a Saint-Germain-en-Lay (Francia) il 15 marzo 1868 in una famiglia borghese e benestante. Attratta dalla vita contemplativa, entrò nel monastero della Visitazione di Romans, nella diocesi di Valence, il 20 novembre 1890.

Il 1902 è l'anno in cui il Signore rivelò a madre Luisa Margherita ciò che doveva dire ai sacerdoti e ciò che doveva realizzare per la loro santificazione. Il Signore stava prendendo possesso totale della sua vita, del suo corpo e del suo spirito. La forza dell'amore si manifestava anche sensibilmente in forti palpitazioni del cuore, tanto che le sembrava che questo si staccasse per unirsi a quello di Cristo. Provava dolori ai piedi, alle mani e al fianco destro, come già era avvenuto altre volte. Il Signore la univa a sé, ancora più strettamente.
 Il 5 giugno 1902, vigilia della festa del Sacro Cuore, è la data che segna l'affidamento a madre Luisa Margherita di una particolare missione da compiere nella Chiesa nei confronti dei sacerdoti. Essa deve ricordare loro le insondabili ricchezze dell'amore del cuore di Cristo, continuando la missione già iniziata con le rivelazioni a Margherita Maria Alacoque.
Madre Luisa Margherita sentì per diversi giorni la voce che le affidava questo compito. Il 6 giugno, festa del Sacro Cuore, scrive:  "Ieri mi trovavo dinanzi al santissimo sacramento; soffrivo ed ero in quello stato d'animo stanco e doloroso nel quale mi trovavo già da qualche settimana, quando Gesù si fece sentire alla mia anima. Lo adoravo, dolcemente consolata della sua presenza e mentre lo pregavo per il nostro piccolo noviziato, gli chiedevo qualche anima da formare per Lui. Allora mi rispose:  "Ti darò delle anime di uomini". Profondamente sorpresa da queste parole di cui non comprendevo il senso, me ne stavo silenziosa cercando di spiegarmele. E Gesù riprese:  "Ti darò delle anime di sacerdoti. Tu sei colei che s'immolerà per il mio clero. Voglio darti istruzioni durante questa ottava, scrivi tutto ciò che ti dirò"".

Il racconto prosegue con la successiva rivelazione:  ""Il prete è un essere talmente investito di Cristo da diventare quasi un Dio; ma è anche un uomo, e bisogna che lo sia. Bisogna che senta le debolezze, le lotte, i dolori, le tentazioni, i timori, le rivolte dell'uomo; deve fare l'esperienza della propria miseria per poter essere misericordioso; ed è anche necessario che sia forte, puro, santo per poter santificare. Per amare, il mio prete deve avere il cuore grande, tenero, ardente, forte. Quanto deve amare il prete! Deve amare me, suo Maestro, fratello, amico, consolatore, come io ho amato lui; e io l'ho amato fino a confondere la mia vita con la sua, fino a rendermi obbediente alla sua parola. Deve amare la mia Sposa, che è la sua Sposa, la santa Chiesa, e di quale amore! Un amore appassionato e geloso, geloso della sua gloria, della sua purezza, della sua unità, della sua fecondità. Infine, deve amare le anime come suoi figli. Quale padre ha tanti figli da amare quanto il prete?"".

Il 7 giugno una nuova rivelazione:  ""Il cuore del mio sacerdote deve essere una fiamma ardente che riscalda e che purifica. Se il mio prete conoscesse i tesori d'amore che il mio Cuore racchiude per lui! Venga al mio Cuore, vi attinga, si riempia d'amore fino a traboccarne spandendolo sul mondo! Margherita Maria ha mostrato il mio Cuore al mondo; tu mostralo ai miei sacerdoti, attirali tutti al mio Cuore"".
Il 10 giugno:  "Dopo la comunione ho detto a Gesù:  "Mio Salvatore, quando la nostra beata sorella ha mostrato il tuo divin Cuore al mondo, i sacerdoti lo hanno visto; non basta forse?". Gesù mi ha risposto:  "Adesso voglio fare a loro una speciale manifestazione". Poi mi ha fatto vedere che vi è un'opera da compiere:  riscaldare il mondo con l'amore e per quest'opera vuole servirsi dei suoi sacerdoti. E, con un'espressione così toccante e tenera che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, mi ha detto:  "Ho bisogno di loro per compiere la mia opera!". Perché possano spandere l'amore, essi debbono esserne ricolmi ed è nel Cuore di Gesù che debbono attingerlo".

Il 13 giugno:  "Questa mattina, riflettendo fra me, pensavo che si potrebbe forse fare un ramo speciale della Guardia d'Onore per i sacerdoti. Gesù mi ha detto:  "No". Mi ha fatto capire che non vuole che i suoi sacerdoti siano soltanto degli adoratori del suo Cuore; Egli vuole formare una milizia che combatta per il trionfo del suo amore. Quelli che faranno parte di questa milizia del cuore di Cristo, s'impegneranno fra l'altro a predicare l'Amore Infinito e la Misericordia, a essere uniti fra di loro per il bene, con un cuor solo e un'anima sola, senza mai frapporsi vicendevolmente ostacoli nelle loro opere".
Nella vita di madre Luisa Margherita tutto è cominciato con questi messaggi che cadono nel momento in cui la Chiesa è scossa dalle teorie moderniste, che giungono in alcuni casi a demolire le stesse verità della fede. In effetti, pur nella semplicità del linguaggio, suor Luisa Margherita portava alla Chiesa un richiamo forte a leggere la storia come opera dell'Amore e un invito specifico ai sacerdoti a rendere visibile l'amore e la misericordia che Dio ha per il mondo.

Nell'ottobre 1902, durante il tempo di meditazione coltivò alcune riflessioni "sulle virtù sacerdotali di Cristo". Ebbe l'ispirazione di annotare questi pensieri. Chiese il permesso alla superiora, che glielo accordò:  "La Madre mi disse di scrivere ed io lo faccio. Se quanto scrivo non servirà a nulla, non ci sarà che da metterlo al fuoco, sarà presto fatto. Ma non è ancora finito. Ho già avuto due volte la tentazione di bruciarlo. Non l'ho fatto, temo di disobbedirle". È questo il primo accenno agli scritti che formeranno il libro Il Sacro Cuore e il Sacerdozio. Il libro incoraggia a realizzare il ministero sacerdotale come un "compito d'amore". Infatti, attraverso la carità pastorale, il sacerdote imita Cristo nella sua donazione e, immergendosi nella storia della sua gente, l'educa ai valori evangelici, soprattutto al comandamento dell'amore e all'impegno della solidarietà.
Quando il libro fu stampato, pochissime persone conoscevano il nome dell'autore. Si credeva che fosse stato scritto dal direttore spirituale del monastero, padre Alfredo Charrier - a lui giungevano da varie parti messaggi di congratulazione - e madre Luisa Margherita, con molta umiltà, mantenne sempre a questo riguardo uno scrupoloso silenzio. Era il messaggio contenuto che a lei interessava, non la sua persona.

Nel dicembre 1903 la superiora diede l'incarico a madre Luisa Margherita di scrivere una lettera a padre Charrier per porgergli gli auguri per il nuovo anno. Essa ubbidì, ma chiese anche l'autorizzazione di potervi accludere un foglietto su cui era scritta una preghiera:  "O Gesù, Pontefice eterno, divino Sacrificatore, tu che, in uno slancio incomparabile d'amore per gli uomini tuoi fratelli, hai fatto sgorgare dal tuo Sacro Cuore il sacerdozio cristiano, degnati di continuare a versare nei tuoi sacerdoti le onde vivificanti dell'Amore Infinito. Vivi in essi, trasformali in te, rendili per mezzo della tua grazia gli strumenti delle tue misericordie; opera in essi e per essi fa' che, dopo essersi rivestiti di te, per mezzo della fedele imitazione delle tue adorabili virtù, essi facciano in tuo nome e per la forza del tuo Spirito, le opere che hai compiuto tu stesso per la salvezza del mondo. O divin Redentore delle anime, vedi quanto è grande la moltitudine di quelli che dormono ancora nelle tenebre dell'errore; conta il numero di quelle pecorelle infedeli che camminano sull'orlo del precipizio; considera la folla dei poveri, degli affamati, degli ignoranti e dei deboli che gemono nell'abbandono. Ritorna a noi per mezzo dei tuoi sacerdoti; vivi o buon Gesù in essi, opera per essi e passa di nuovo in mezzo al mondo insegnando, perdonando, consolando, sacrificando, riannodando i sacri vincoli dell'amore fra il cuore di Dio e il cuore dell'uomo. Amen".

Questa preghiera ebbe in breve tempo una diffusione straordinaria. Lo stesso padre Charrier e le varie Visitazioni si impegnarono a diffonderla in molte nazioni. Dal 1905 sino a oggi la preghiera fu continuamente stampata e diffusa nel mondo. È stata tradotta in ventidue lingue. Un vero record di universalità. Un'umilissima origine e un'amplissima diffusione.
Ma che cos'è quest'Opera - che poi prenderà le forme dell'"Alleanza sacerdotale" - di cui madre Luisa Margherita riceve le prime indicazioni e di cui in seguito parlerà tante volte nei suoi scritti? È innanzitutto un'Opera che il Signore stesso realizza attraverso il ministero dei sacerdoti:  "Ho bisogno di loro per compiere la mia Opera!".

Dunque, prima ancora che un'opera fatta con mezzi umani è uno sguardo sul progetto di salvezza che Dio ha sul mondo. Solo in un secondo momento l'Opera è intesa come risposta di amore del sacerdote nello sforzo di riprodurre in sé l'immagine di Cristo e compiere ciò che lui ha detto e ha fatto. Quando parla della parte organizzativa, madre Luisa Margherita la presenta come espressione del suo modo di sentire e di vedere il problema, senza mai assolutizzare quanto propone:  è l'aspetto più debole e più soggetto al mutare dei tempi. Mentre invece insiste su ciò che a lei pare fondamentale:  l'Opera si realizza diffondendo, con la predicazione e le attività, la conoscenza dell'Amore Infinito e la Misericordia. Vi è, poi, un invito pressante rivolto ai sacerdoti perché cerchino e trovino modi e forme per incontrarsi tra di loro. L'Opera, infatti, ha questa finalità:  incoraggiarli e sostenerli nel cammino di santità, aiutandoli a "unirsi tra di loro", ad "agire con uno stesso spirito" e a "potenziare l'azione per mezzo dell'unione". I sacerdoti incontrandosi s'impegnano nello studio della persona di Cristo, cercano di conformare la propria vita alle sue virtù sacerdotali e tendono a realizzare una autentica fraternità. Il ritrovarsi insieme è, dunque, non soltanto finalizzato alla preghiera, ma all'"unione e cooperazione nelle opere", cioè lavorare uniti attorno a un progetto pastorale, pensato insieme e realizzato comunitariamente. È perciò d'attualità la raccomandazione che la suora fa ai sacerdoti "ad aiutarsi reciprocamente, senza mai ostacolarsi a vicenda"; a "essere uniti tra loro per il bene, formando un cuor solo e un'anima sola, senza mai frapporsi vicendevolmente degli ostacoli nelle loro opere".

Mai come in questi ultimi decenni troviamo nel Magistero tanta insistenza perché si valorizzino all'interno del presbiterio gli incontri di preghiera, di studio e di programmazione pastorale, come momenti e mezzi privilegiati di formazione permanente. Meraviglia quindi che una suora, molto tempo prima, abbia indicato sentieri e percorsi non ancora aperti.

Il concilio Vaticano ii, nella Presbyterorum Ordinis, ha ribadito con forza questa esigenza:  "L'unione tra i presbiteri e i vescovi è particolarmente necessaria ai nostri giorni. Nessun presbitero è quindi in condizione di realizzare a fondo la propria missione se agisce da solo e per proprio conto, senza mai unire le proprie forze a quelle degli altri presbiteri sotto la guida del vescovo". Questa unità è richiesta dalla legge della reciprocità dell'amore:  i sacerdoti riconoscano nel vescovo il loro padre; il vescovo consideri i suoi sacerdoti come figli e amici. Realizzare l'unità è il fine dell'Opera. Qui comprendiamo quanto sia riduttivo equiparare l'Opera a un'associazione, sia pure ampia e diffusa nel mondo. Compito fondamentale dell'Opera è, dunque, aiutare i sacerdoti a crescere nella comunione e nell'unità. Tante pagine del Diario di madre Luisa Margherita possono essere lette, oggi, come profezia di quanto è maturato nella Chiesa dopo il Concilio. Nell'esortazione apostolica Pastores dabo vobis c'è questa sottolineatura:  "La fisionomia del presbiterio è, dunque, quella di una vera famiglia, di una fraternità, i cui legami non sono dalla carne e dal sangue, ma sono dalla grazia dell'Ordine". È un'autorevole conferma ai messaggi ricevuti da madre Luisa Margherita sulla vita e sul ministero dei sacerdoti.



(©L'Osservatore Romano - 29 gennaio 2010)
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