Mi sa che l'ho fatto! In un racconto che qui su EFP non ho ancora pubblicato, c'è qualcosa di simile allo "scoprire che X è parente di qualcun altro...", però è una cosa molto di sguincio. Niente scene strappalacrime su figli della colpa che rispuntano all'improvviso, proprio no. Non nego che sarei molto contenta di riuscire a piazzare una bella agnizione nel bel mezzo di una storia, mi viene l'acquolina in bocca solo a pensarci, perché adoro il romanzo di appendice con i suoi fantastici clichè. Il guaio è che bisognerebbe riuscire ad usarlo in modo che il lettore sorrida, riconosca il clichè ma nonostante questo non mandi maledizioni all'autore. Altrimenti non vale, ovvio. Quando si scrivono storie in fondo si fa come ai matrimoni: si mette sempre qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio e qualcosa di prestato. (Se poi usate il rosa e l'azzurro come metafore per maschile/femminile, Yin/ Yang, sole/luna, ecco che la somiglianza si fa ancora più marcata, ma qui si esula dal discorso.)
Va beh, mi accontento della mia mini-agnizione. E' già un passo avanti nella direzione giusta.
Però una bella agnizione, dai!
[Modificato da ReaderNotViewer 09/11/2009 11:33]