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LETTERA A DIO CONTROVOGLIA

Ultimo Aggiornamento: 06/11/2009 21:49
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LETTERA A DIO CONTROVOGLIA

E’ il pensarti volo di formiche alate nelle vene,
supplizio oscenamente martoriante di blasfemia
perché osceno e blasfemo è il pensare altra esistenza.
E così, intrecciato in laocoontica attesa, io Ti temo,
Ti irrido, Ti scruto di lontano...
E mortifica la carne ed ancora di più l’intelletto
lo scoccare di campana a rinfocolare i sensi sopiti,
perché di Te sono fatto, corpo, anima
e mi ripudi. Ma non sono io un figlio di Azathoth.

Eppure centra mille volte il bersaglio
la Tua freccia insanguinata: riaccende in me
la voglia di Discorso, di carpire ogni Tua parola
regalata ai pastori, e si propaga
nelle mie ossa al limite della pandemia.

Abbracciato al Tuo calore, non dei Tuoi seguaci,
Ti ascolto, Virtù celeste che ci taci
ogni sospiro di salvezza.
Muoio nei Tuoi sbadigli di fronte all'uomo;
gemo nei Tuoi ricordi di figlio abbracciato al Monte
e il cuore mio assediato si confonde,
fantasia sfrenata di Prometeo che scintilla,
se Ti scopro di buon mattino a darmi caccia,
Diana ad Atteone, nei deserti
circoscritti dal diabolico Leone…

Ora, temerario, io ti sfido
a trovare una parola sola ad ogni uomo.
Se i fuochi al cielo sono Tuoi presagi,
e l’anima mia, pur non sana,
non è ancora prossima al Lete,
io Ti esorto a dare pace a questa sete
e a ripescare per una volta
i Tuoi dispersi baci dal Giordano…

E che Tu sia dannato se qui taci,
perché, Signore Mio,
ovunque Tu sia io ti amo.
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Molto bello. E mi sembra che denoti una grande fede. Forse non è condivisibile il modo in cui l'esistenza di Dio viene data per scontata, il pensare che da qualche parte debba esserci necessariamente.. Ma questo è solo il pensiero di un'atea. :)
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Cara Giselle,

Dici che ho una grande fede e che do per scontata l'esistenza di dio. Certo, se la poesia fosse composta solo dall'ultima strofa, bisognerebbe senz'altro darti ragione. Però bisogna vedere anche come ci arrivo, a quell'ultima strofa...

Forse è vero: ho una grande fede. Però non so nemmeno io in "cosa". Sono sicuro che "qualcosa" là fuori ci sia, ma se ti dovessi dire che questa "cosa" è morta su una croce, o ha 8 braccia, o non si è mai manifestata qui da noi, oppure se vive nei totem, o ancora se siamo figli degli ufo... beh non saprei risponderti. Le combinazioni della realtà in cui viviamo (posto che non sia tutto un sogno - ed anche questa è una possibilità da non scartare assolutamente) sono talmente alte che mi sembra impossibile che ,fra miliardi di miliardi di miliardi di "casi", non esista anche un qualche cosa che possa corrispondere all'idea che noi uomini ci siamo fatti di un "dio". Insomma, la possibilità c'è. Ed è per questo che è folle, a mio avviso, e dopo lunghissima meditazione personale, più proclamarsi completamente atei che completamente credenti. Io, come ti ho detto, non sono nè l'uno nè l'altro: sono un 50% e ,non a caso, in questa poesia ho usato immagini provenienti dalle rappresentazioni di divinità provenienti dalle culture più disparate. Pure dalla fantasia (Azathoth).

Se poi vogliamo scendere nel significato vero della poesia, io comincio dicendo proprio che
"E’ il pensarti volo di formiche alate nelle vene,
supplizio oscenamente martoriante di blasfemia
perché osceno e blasfemo è il pensare altra esistenza. "
Ovvero che, secondo ragione, il vero assurdo, la vera blasfemia (contro l'intelletto umano) è proprio quella di pensare un'esistenza parallela a quella reale in cui viviamo. Ovvero è follia il solo pensare a un dio sul nostro stesso piano di esistenza.

Eppure l'uomo è da sempre alla ricerca del divino. E lo ha così cercato, rappresentato, temuto, invocato, amato... che ormai (dico io) fa parte del suo dna. E' inallontanabile ormai. E torna a riproporsi a tutti noi (sì, pure ai totalmente atei) di quando in quando ed alle nostre coscienze. Perché non potremo MAI essere totalmente sicuri...


[Modificato da cabal22 06/11/2009 21:51]
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