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Il progetto dei lefebvriani: diventare come l’Opus Dei

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2009 09:46
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17/10/2009 07:47

Il progetto dei lefebvriani: diventare come l’Opus Dei

di Andrea Tornielli

Roma
È un appunto di lavoro di poche pagine quello che è stato predisposto per l’inizio dei colloqui fra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X fondata da Lefebvre. Un appunto che elenca alcuni dei temi considerati più controversi dai lefebvriani – la collegialità episcopale, la libertà religiosa, l’ecumenismo e il rapporto con le religioni non cristiane – proponendo un’interpretazione dei testi del Concilio Vaticano II alla luce della tradizione, secondo quella che Benedetto XVI ha definito «l’ermeneutica del rinnovamento nella continuità».
Una lettura di tutt’altro segno rispetto a quell’«ermeneutica della discontinuità», che secondo il Papa ha avuto la meglio nei mass media e in parte della teologia moderna, e che presenta il Vaticano II come un evento di totale rottura con il passato affermando la necessità di spingersi oltre gli stessi documenti conciliari in nome dello «spirito del Concilio».
Il primo incontro tra le due delegazioni avverrà la mattina di lunedì 26 ottobre nel palazzo del Sant’Uffizio. Vi prenderanno parte, per la Santa Sede, monsignor Guido Pozzo, segretario della commissione «Ecclesia Dei»; il segretario della Congregazione per la dottrina della fede, l’arcivescovo Luis Ladaria Ferrer; padre Charles Morerod, segretario della Commissione teologica internazionale, uno degli autori del libro «Vatican II. Renewal with Tradition»; Fernando Ocariz, vicario generale dell’Opus Dei e il gesuita Karl Josef Becker. La delegazione della Fraternità, che ha ottenuto il permesso di celebrare la messa antica in Vaticano prima dell’inizio dei lavori, sarà guidata dal vescovo Alfonso de Gallareta, direttore del seminario dell’Argentina.
Due erano le condizioni previe che la Fraternità aveva posto al Vaticano: la
liberalizzazione del messale preconciliare e la revoca della scomunica per i quattro vescovi consacrati illecitamente. Benedetto XVI, con grande magnanimità, ha acconsentito ad entrambe le richieste. Ora si entra nel vivo del confronto.
«Nessuno vuole tornare indietro o cancellare il Concilio – spiegano al Giornale autorevoli fonti vaticane –.
Si tratta invece di leggerlo e interpretarlo correttamente, come è già stato fatto nel
Catechismo della Chiesa cattolica pubblicato nel 1992».
Il percorso non sarà breve. I lefebvriani, comunità piccola ma diffusa in vari Paesi, puntano a ottenere dal Vaticano lo status di «prelatura personale», fino ad oggi riconosciuto soltanto all’Opus Dei.

© Copyright Il Giornale, 17 ottobre 2009 consultabile online anche
qui.
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17/10/2009 11:46

Progetti dei Lefebvriani: diventare prelatura personale?

Secondo l'informatissimo Tornielli l'innalzamento della Fraternità sacerdotale San Pio X a prelatura personale, come l'Opus Dei, sarebbe la contropartita richiesta dai Lefebvriani per rientrare in piena comunione con la Chiesa di Roma. Lo scrive oggi su Il Giornale.
Dopo aver già ottenuto la remissione della scomunica dei quattro vescovi illecitamente ordinati da Mons. Lefebvre, e la liberalizzazione dell'uso del Messale del 1962 con il Motu Proprio Summorum Pontificum, adesso gli oppositori delle riforme del Vaticano II vorrebbero assicurarsi l'indipendenza completa dai vescovi diocesani (a questo, in fondo, punterebbe la presunta richiesta di erezione in Prelatura Personale).
Secondo me i problemi dei tradizionalisti lefebvriani sono altri, e di due tipi.

1) Problemi teologici, che anche Tornielli mette giustamente in evidenza. E questi verranno affrontati nelle sessioni dell'apposita commissione di dialogo che affronterà l'ermeneutica dei punti controversi del Concilio Vaticano II (ovviamente non di TUTTO il Concilio, come qualche giornalista disinformatore continua ad asserire). In realtà questi dialoghi serviranno a tutta la Chiesa Cattolica, perchè chiederanno di esplicitare come devono essere interpretate "cattolicamente" le posizioni conciliari sulla collegialità episcopale, la libertà religiosa, l’ecumenismo e il rapporto con le religioni non cristiane.

2) Seconda serie di problemi viene alla FSSPX dai membri interni recalcitranti e dai sostenitori laici che non vogliono venire a patti con la Sede di Roma, da cui ormai per troppo tempo si sono sentiti indipendenti. Una fraternità che si è autoproclamata la principale (unica?) difesa rimasta alla Tradizione Cattolica e si è identificata in questa lotta non è per nulla facile da ricondurre intera e compatta all'unione con quelli che fino a ieri erano "eretici" e nemici. Molti laici, che dopotutto sostengono economicamente l'attività della FSSPX come benefattori, potrebbero insistere nel volere i loro preti "di corte", indipendenti dal Papa di Roma. E lo stato maggiore della Fraternità dovrà allora decidere tra il ritorno nelle braccia della Madre Chiesa e la sicurezza economica. Alcuni di questi preti potrebbero poi mettersi nuovamente "in proprio", staccandosi dalla Fraternità che torna a casa, e chissà, magari trovano anche un vescovo disposto a consacrarli al sommo sacerdozio.
Sono pericoli da non trascurare.

Per quanto riguarda ancora lo status di Prelatura Personale, sarebbe ben strano venisse concesso. Abbiamo già più di un precedente di ritorno di Lefebvriani. Per es. cito la Fraternità sacerdotale di San Pietro. Tornati in punta di piedi vent'anni fa, dodici preti staccatisi dalla FSSPX per non voler aderire al movimento scismatico, sono ora diventati 219! E hanno 11 diaconi, futuri preti, e circa 129 seminaristi! Quante piccole congregazioni possono vantare questi numeri? (qui i dati ufficiali). Eppure il loro status nella Chiesa è quello di una semplice Società di vita apostolica di diritto pontificio.
Sarebbe abbastanza preoccupante che venisse eretta un'altra "anomalia ecclesiologica", qual è ogni prelatura personale (meglio che ne rimanga una sola), soprattutto quando non ce n'è alcun bisogno per il bene della Chiesa. A sistemare in qualche ministero o dicastero i quattro vescovi di ritorno (se torneranno tutti e quattro...) ci penserà la fantasia del Santo Padre e dei suoi collaboratori.

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22/10/2009 15:30

Fellay: credo che la Fraternità sarà una prelatura personale

Intervista rilasciata da mons. Fellay il 18 ottobre al periodico cileno El Mercurio


-Quale eredità ha ricevuto la Sua congregazione da parte della Chiesa cattolica?

Abbiamo ricevuto tutto ciò che è cattolico. E per questo noi vogliamo rimanere fedeli alla Chiesa del nostro battesimo.

-Secondo lei, che cosa più vi unisce alla Chiesa cattolica?

Abbiamo tutto ciò che è necessario per essere membri della Chiesa cattolica. Prima di tutto, la fede, che abbiamo ricevuto dalla Chiesa e vogliamo mantenere fino alla morte, perché senza fede è impossibile esser graditi a Dio. La seconda, la grazia, la preghiera e la liturgia che ci vengono dalla Chiesa, come molto ben espresso dal Papa nel
Motu Proprio quando afferma che l'antico rituale della massa non è mai stato abolito. E, infine, anche se potrebbe sembrare contraddittorio, lo stesso Papa e la gerarchia della Chiesa. Il capo della Chiesa, il Vicario di Cristo è l'autorità che riconosciamo.

-Questo significa che tra i tradizionalisti e la Chiesa va tutto bene?

No. Ci sono problemi, ma questi problemi non significano che abbiamo perso tale relazione di sottomissione all'autorità del S. Padre.

-Si può dire che avete vissuto separati dalla Chiesa?

Mai. Ci sono lotte, come un certo rifiuto di una parte della Chiesa, ma ciò non significa separazione. Non vi è mai stato una dichiarazione di scisma della Chiesa verso di noi. Si è parlato per un certo tempo della dei vescovi, ma mai di una separazione.

-E' necessario questo tipo di separazione?

Il problema non è nostro. Noi, come gruppo, siamo come il sintomo di un problema all'interno della Chiesa. C'è una separazione reale, sebbene non definitiva, tra quelli che noi chiamiamo «progressisti» e i «conservatori». Noi siamo una specie di termometro della situazione, che rivela che esiste un problema serio nella Chiesa. Lo stesso Papa attuale, Benedetto XVI, ha condannato l'opinione che il Concilio Vaticano II e la riforma che ne è seguita costituiscano una rottura con il passato, e che la Chiesa ha dovuto cambiare".

-Molto si è speculato che la fraternità S. Pio X potrebbe essere elevata a prelatura personale come l'Opus dei. Che cosa c'è di certo in tutto questo?

C'è molto di certo. Credo che il Vaticano stia camminando verso tale soluzione canonica.

- Il vescovo Williamson ha escluso alcuni mesi fa, in un'intervista con una tv svedese, la possibilità che sei milioni di ebrei siano morti per mano dei nazisti durante la seconda guerra mondiale e stimato al massimo "tra 200.000 e 300.000 morti nei campi di concentramento, ma nessuno in camere a gas". Che cosa pensa di tutti questo?

Penso che questo è stato un attacco molto ben pianificato, non contro la Fraternità, ma direttamente contro la persona di Papa Benedetto XVI, per offuscare la sua gestione.
Il Papa Benedetto XVI è molto più aperto di alcuni Vescovi della Chiesa cattolica.

http://blog.messainlatino.it/2009/10/fellay-credo-che-la-fraternita-sara-una.html
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LEFEBVRIANI: PORTAVOCE OPUS DEI, CONFUSIONE SU 'PRELATURA PERSONALE'

Il portavoce dell'Opus dei in Italia, Pippo Corigliano, e' scettico sulla possibilita' che i lefebvriani vengano inquadrati nella Chiesa cattolica in una struttura giuridica analoga alla prelatura personale riservata da papa Giovanni Paolo II al movimento fondato da San Josemaria Escriva' de Balaguer.
''A titolo personale - scrive Corigliano in una nota - vorrei chiarire un punto su cui c'e' un po' di confusione. Leggo da varie parti che la prelatura personale dell'Opus Dei puo' servire da precedente o da modello per i Lefebvriani. Anche per il caso degli anglicani cattolici (non so esattamente come si chiameranno) si e' parlato della prelatura personale come modello. In questi casi il modello gia' esistente e' l'ordinariato militare. Cioe' una diocesi a tutti gli effetti che provvede alla cura pastorale dei propri fedeli che vi aderiscono a titolo personale, come i militari in questo caso.
Questa e' una diocesi personale, non una prelatura personale. La diocesi territoriale, come quella di Bari o Napoli, invece conta i suoi fedeli in base al territorio''.
''Le prelature personali - prosegue Corigliano - sono state pensate dal Concilio come strutture che si creano per peculiari attivita' pastorali.
Nel caso dell'Opus Dei questo scopo pastorale e' l'aiuto spirituale per santificare il lavoro ordinario e la vita quotidiana. Esse sono compatibili con le diocesi territoriali e collaborano con esse. Ad esempio se marito e moglie sono dell'Opus Dei si sono sposati dal loro parroco che battezzera' i loro bambini. Vanno a messa in parrocchia e cosi' via... Mentre i militari hanno un loro vescovo e un loro clero che provvede a tutte le loro necessita' pastorali. Probabilmente dico cose gia' note ma ultimamente circolano inesattezze in crescendo''.

© Copyright Asca

Vaticano/ Portavoce Opus dei: Evitare confusione su lefebvriani

Corigliano: Prelatura personale non è come ordinariato militare

Il portavoce italiano dell'Opus dei, Pippo Corigliano, mette in dubbio la notizia che i lefebvriani vengano inquadrati nella Chiesa cattolica in una struttura giuridica analoga alla prelatura personale dei seguaci di Josemaria Escrivà de Balaguer. "A titolo personale - scrive Corigliano in una nota - vorrei chiarire un punto su cui c'è un po' di confusione. Leggo da varie parti che la prelatura personale dell'Opus Dei può servire da precedente o da modello per i Lefebvriani. Anche per il caso degli anglicani cattolici (non so esattamente come si chiameranno) si è parlato della prelatura personale come modello. In questi casi il modello già esistente è l'ordinariato militare. Cioé una diocesi a tutti gli effetti che provvede alla cura pastorale dei propri fedeli che vi aderiscono a titolo personale, come i militari in questo caso. Questa è una diocesi personale, non una prelatura personale. La diocesi territoriale, come quella di Bari o Napoli, invece conta i suoi fedeli in base al territorio". "Le prelature personali - prosegue Corigliano - sono state pensate dal Concilio come strutture che si creano per peculiari attività pastorali. Nel caso dell'Opus Dei questo scopo pastorale è l'aiuto spirituale per santificare il lavoro ordinario e la vita quotidiana. Esse sono compatibili con le diocesi territoriali e collaborano con esse. Ad esempio se marito e moglie sono dell'Opus Dei si sono sposati dal loro parroco che battezzerà i loro bambini. Vanno a messa in parrocchia e così via... Mentre i militari hanno un loro vescovo e un loro clero che provvede a tutte le loro necessità pastorali. Probabilmente dico cose già note ma ultimamente circolano inesattezze in crescendo".

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