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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Lettera di mons. B. Fellay ad Amici e Benefattori della FSSPX

Ultimo Aggiornamento: 24/12/2011 08:37
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21/09/2009 20:54
 
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Lettera agli amici e benefattori, primavera 2009

  + Ave Maria!

  Cari amici e benefattori,

  Quando lanciammo una nuova crociata del Rosario, in occasione del nostro pellegrinaggio a Lourdes lo scorso ottobre, non contavamo certo su una così rapida risposta del Cielo alla nostra richiesta! In effetti, come per la nostra prima supplica a cui la nostra buona Madre del Cielo rispose così efficacemente per il tramite del Vicario di Cristo e del suo Motu Proprio sulla Messa tradizionale, è più alla Vergine Maria che dobbiamo questa seconda grazia che ci è stata concessa ancor più rapidamente: nella stessa visita a Roma, nel mese di gennaio, per consegnare il bouquet di 1.703.000 Rosari al Sommo Pontefice, ricevetti dalle mani del Cardinale Castrillon il decreto di remissione delle “scomuniche”.

  Noi avevamo già chiesto questo nel 2001, come segno di benevolenza da parte del Vaticano nei confronti del movimento tradizionale. Poiché, dopo il Concilio, tutto quello che è e che vuole essere tradizionale nella Santa Chiesa ha subito sopruso su sopruso, fino al rifiuto del diritto di cittadinanza. Evidentemente questo ha distrutto, in parte anche totalmente, la fiducia nei confronti delle autorità romane. Fintanto che questa fiducia non sia parzialmente ristabilita, dicevamo allora, le nostre relazioni rimarranno minimali.

La fiducia non è solo un buon sentimento, essa è il frutto che nasce naturalmente quando riconosciamo in queste autorità dei pastori che hanno a cuore il bene di tutto ciò che noi chiamiamo la Tradizione. E le nostre richieste preliminari furono formulate in questo spirito. In effetti, è impossibile comprendere la nostra posizione e il nostro atteggiamento verso la Santa Sede se non si include la percezione dello stato di crisi in cui si trova la Chiesa. Non si tratta di un avvenimento superficiale, né di una visione personale. Si tratta di una realtà indipendente dalla nostra percezione, riconosciuta di volta in volta dalle stesse autorità e verificata tante volte nei fatti. Questa crisi ha degli aspetti molteplici, differenziati, talvolta profondi, talaltra circostanziali, e ne soffriamo tutti. I fedeli sono colpiti soprattutto dalle cerimonie della nuova liturgia - molto spesso scandalose! -, dalla predicazione ordinaria in cui si assumono posizioni sulla morale in totale contraddizione con l'insegnamento plurisecolare della Chiesa e con l'esempio dei Santi.
 
I genitori, molto spesso, hanno provato l'immenso dolore per la perdita della fede nei loro figli affidati a degli istituti di educazione cattolica o ne hanno deplorato la quasi totale ignoranza della dottrina cattolica in mancanza di un serio catechismo. I religiosi, in numero incalcolabile, in seguito alla revisione delle loro costituzioni e dopo il riciclaggio postconciliare, manifestano una perdita dello spirito evangelico, in particolare dello spirito di rinuncia, di povertà, di sacrificio; perdita che ha avuto come conseguenza quasi immediata una tale diminuzione delle vocazioni che diversi ordini e congregazioni chiudono i loro conventi, gli uni dopo gli altri, quando non spariscono puramente e semplicemente. Parimenti drammatica è la situazione di numerose diocesi.

  Tutto questo costituisce un insieme coerente, che non si è verificato per caso, ma in seguito ad un Concilio che si è voluto riformatore, pretendendo di mettere la Chiesa al passo con la moda del momento. Ci si accusa, sia di vedere una crisi dove non ci sarebbe, sia di attribuire falsamente a questo Concilio i risultati comunque disastrosi ed estremamente gravi che chiunque può constatare, sia ancora di approfittare di questa situazione per giustificare un'attitudine scorretta di ribellione o di indipendenza.

  Eppure, si prendano i testi dei Padri della Chiesa, del Magistero, della liturgia, della teologia di tutti i tempi: vi troviamo un'unità alla quale noi aderiamo completamente. E questa unità dottrinale è fortemente contraddetta, ferita, sminuita nella pratica dalle linee di condotta attuali. Non siamo noi che inventiamo una rottura, essa esiste, molto malauguratamente, basta vedere il modo in cui ci trattano certi episcopati, anche dopo il ritiro delle scomuniche, e si constaterà quant'è profondo il rigetto dei moderni di tutto ciò che ha il sapore di Tradizione, al punto che è impossibile non dare a questo rigetto il nome di rottura col passato.

  Sì, siamo rimasti sorpresi dalla pubblicazione del decreto del 21 gennaio, tanto quanto lo siamo stati dalla violenza nei nostri confronti della reazione dei progressisti e della sinistra in generale. Vero è che costoro hanno colto l'occasione d'oro delle infelici parole di Mons. Williamson, che, con una amalgama molto ingiusto, hanno permesso loro di trattare male la nostra Fraternità, considerata come un capro espiatorio. In realtà, noi siamo stati strumentalizzati in una lotta ancora molto più importante: quella della Chiesa, che si chiama propriamente militante, contro quegli spiriti malvagi che si aggirano nell'aria, come dice San Paolo. Sì, noi non esitiamo a inscrivere la nostra piccola storia nella grande storia della Chiesa, nella storia di questa lotta titanica per la salvezza delle anime annunciata fin dalla Genesi e descritta in maniera così impressionante nell'Apocalisse di San Giovanni. Spesso questa lotta rimane a livello spirituale, di tanto in tanto, dal livello degli spiriti e delle anime, essa scende al livello dei corpi e diventa visibile, come nelle aperte persecuzioni.

  Guardando a ciò che è accaduto in questi mesi, occorre saper riconoscervi un momento più intenso di questa lotta. Ed è ben chiaro che colui che in fin dei conti è preso di mira è il Vicario di Cristo, nel suo sforzo di dare inizio ad una certa restaurazione della Chiesa. Si teme un avvicinamento tra la direzione della Chiesa e il nostro movimento, si teme una perdita delle acquisizioni del Vaticano II, e si fa di tutto per neutralizzarle.

Che ne pensa veramente il Papa? Dove si colloca? Ebrei e progressisti gli intimano di scegliere tra il Vaticano II e noi… al punto che per rassicurarli la Segreteria di Stato non ha trovato di meglio che porre come condizione necessaria per la nostra esistenza canonica, la completa accettazione di ciò che noi consideriamo come la fonte principale dei problemi attuali, ai quali ci opponiamo da sempre…

Tuttavia, essi come noi sono vincolati dal giuramento antimodernista e da tutte le altre condanne della Chiesa. È per questo che noi accettiamo di abbordare il Vaticano II solo alla luce di queste solenni dichiarazioni (professione di fede e giuramento antimodernisti) fatte davanti a Dio e alla Chiesa. E se questo sembrerà incompatibile, allora necessariamente sono le novità che hanno torto. Noi contiamo sulle discussioni dottrinali annunciate per far chiarezza il più profondamente possibile su questi punti.

    Approfittando della nuova situazione seguita al decreto sulle scomuniche, che non ha affatto cambiato lo statuto canonico della Fraternità, molti vescovi cercano di imporci una quadratura del cerchio, esigendo da noi l'obbedienza alla lettera al Diritto Canonico, di tutto punto, come se fossimo perfettamente in regola, nello stesso momento in cui ci dichiarano canonicamente inesistenti! Già un vescovo tedesco ha annunciato che prima della fine dell'anno la Fraternità sarà di nuovo fuori della Chiesa… Prospettiva affascinante! La sola soluzione praticabile, quella peraltro chiesta da noi, è una situazione intermedia, necessariamente incompleta e imperfetta sul piano canonico, ma che sia accettata come tale, senza che ci si getti continuamente in faccia l'accusa di disobbedienza o di ribellione, senza che si lancino nei nostri confronti delle interdizioni insostenibili. Poiché, in fin dei conti, lo stato anormale in cui si trova la Chiesa, e che noi chiamiamo stato di necessità, trova conferma una volta di più nei comportamenti e nelle parole di certi vescovi riguardo al Papa e alla Tradizione.

  Come evolveranno le cose? Non lo sappiamo. Noi manteniamo la nostra posizione: accettare la nostra attuale imperfetta situazione come provvisoria, abbordando infine le discussioni dottrinali annunciate con la speranza che portino buoni frutti!

  Ma su questo cammino così difficile, a fronte di così violente opposizioni, vi chiediamo, cari fedeli, ancora una volta, di ricorrere alla preghiera. Ci sembra che sia giunto il momento di lanciare un'offensiva in grande stile, profondamente ancorata al messaggio di Nostra Signora di Fatima, di cui lei stessa ha promesso la felice riuscita, poiché ha annunciato che alla fine il suo Cuore Immacolato trionferà. È questo trionfo che Le chiediamo, con i mezzi chiesti da lei stessa: la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, fatta dal Pastore Supremo e da tutti i vescovi del mondo cattolico, e la diffusione della devozione al suo Cuore addolorato e immacolato. È a questo scopo che vogliamo offrirle, per il 25 marzo 2010, un bouquet di 12.000.000 di Rosari, come una corona di altrettante stelle intorno alla sua persona, accompagnata da una somma ugualmente importante di sacrifici quotidiani, che noi avremo cura di realizzare prima di tutto con il compimento fedele del nostro dovere di stato e con la promessa di propagare la devozione al suo Cuore Immacolato. È lei stessa che ha presentato questo come lo scopo delle sue apparizioni a Fatima.

Noi siamo intimamente convinti che seguendo con attenzione ciò che ci ha chiesto, otterremo molto più di quello che mai oseremmo sperare, e soprattutto ci assicureremo la salvezza, beneficiando delle grazie che lei ci ha promesse.

  Di conseguenza, chiediamo ai nostri sacerdoti anche uno sforzo particolare per facilitare questa devozione ai fedeli, ponendo l'accento non solo sulla comunione riparatrice dei primi sabati del mese, ma anche incitando i fedeli a vivere in una profonda intimità con la Madonna, consacrandosi al suo Cuore Immacolato. Sarebbe anche bene conoscere meglio e approfondire la spiritualità del grande araldo dell'Immacolata, il Padre Massimiliano Kolbe.

  La nostra Fraternità si è consacrata al Cuore Immacolato esattamente 25 anni fa. Noi vogliamo oggi rinnovare quella felice iniziativa di don Schimdberger, mettendoci tutta la nostra anima e ravvivando i nostri cuori in questo spirito. È del tutto evidente che non abbiamo l'intenzione di suggerire alla Divina Provvidenza ciò che dovrebbe fare, ma abbiamo appreso dagli esempi dei Santi e dalla stessa Sacra Scrittura che i grandi desideri possono accelerare in maniera impressionante i disegni del Buon Dio.

È con questa audacia che depositiamo oggi accanto al Cuore Immacolato di Maria questa intenzione, chiedendole di prendervi tutti sotto la sua materna protezione.

Dio vi benedica abbondantemente!

Nella Festa della Resurrezione gloriosa di Nostro Signore Gesù Cristo.

  Winona, Pasqua 2009.

  + Bernard Fellay



 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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21/10/2009 12:22
 
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Lettera agli amici e benefattori

S.E. Mons. Bernard Fellay
 
Cari amici e benefattori,

l’entusiasmo che constatiamo nel mondo intero per la nostra crociata del rosario ci riempie di consolazione e ci incita a ritornare ancora una volta su questo soggetto con voi.
Se sollecitiamo il Cielo con questa moltitudine di Ave Maria è sicuramente perché l’ora è grave. Abbiamo la certezza della vittoria della Madonna poiché ella stessa lo ha promesso, ma gli eventi che si sono succeduti da circa un secolo, da quando questo trionfo è stato annunciato a Fatima, ci obbligano a supporre che altri mali potrebbero ancora colpire l’umanità prima di questa vittoria.


Eppure il messaggio dato a Fatima dalla Madre di Dio era molto semplice: se il mondo non si convertirà sarà castigato: “ci sarà una seconda guerra, più terribile della prima”. Il mondo non si è convertito e la risposta di Dio non si e fatta attendere a lungo. Dalla seconda guerra mondiale il mondo non si è ancora convertito. Se si pensa che la Russia si è convertita, bisognerebbe allora spiegarci in che cosa essa si è convertita, e a chi... al liberalismo economico?

Dopo quasi cent’anni, costatiamo che il mondo non è certamente divenuto migliore, al contrario. La guerra di coloro che non hanno la fede continua in maniera più aspra, ma ha preso un aspetto del tutto inatteso: la demolizione prosegue in particolare grazie ad una sovversione, un’infiltrazione interna alla Chiesa. La Santa Chiesa, nostra Madre, si sta trasformando in un ammasso di rovine spirituali, mentre la facciata esterna ancora si mantiene più o meno bene, ingannando cosi la moltitudine sul suo stato reale.  Siamo obbligati a constatare che questa sovversione ha trovato una efficacia accresciuta e insperata in  occasione del Concilio Vaticano II non c´è bisogno di fare alta teologia, questo è un fatto storico.

Quale parte di responsabilità bisogna attribuire al Concilio stesso?, È una domanda difficile, ma è evidente che questo Concilio non è restato senza effetto e  le sue conseguenze sono evidentemente disastrose. A causa sua si è realizzato un accordo con il mondo. “Anche noi  più di ogni altro, abbiamo il culto dell’uomo”, diceva Paolo VI, in occasione della chiusura del Concilio. L’orientamento antropocentrico del  Vaticano II è stata sottolineato a sazietà da Giovanni Paolo II. Ora questo orientamento è totalmente estraneo alla Chiesa di Dio, soprannaturale nella sua essenza; questa ha ricevuto da Nostro Signore Gesù Cristo non soltanto la sua costituzione, i suoi mezzi, ma anche e soprattutto il suo fine, che non è nient’altro che la continuazione della missione redentrice e di salvezza delle anime di Gesù stesso: “Andate nel mondo intero, proclamate il Vangelo a tutta la creazione. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato”. (Mc 16,15)
Adesso, ed è questo il dramma, alla sua missione divina è sostituita una missione tutta umana. Questo è un grande mistero che lascia stupefatti. La salvezza è passata in secondo piano per non dir peggio.

Pochi uomini, molto pochi purtroppo, comprendono che la terribile crisi della Chiesa dal Concilio Vaticano II è una punizione più terribile di tutte le altre, poiché questa volta la catastrofe è spirituale; ciò che è ferito, ciò che è ucciso senza rumore e in un’indifferenza peggiore della morte, sono le anime. La perdita della grazie in un’anima è la catastrofe più terribile che possa capitare, ma non fa rumore sensibile, non si percepisce. E la voce delle sentinelle ha taciuto. L’appello alla conversione, alla penitenza, alla fuga del peccato, delle tentazioni e del mondo, ha ceduto il posto ad una compiacenza o almeno ad una simpatia verso il mondo. C´è una vera volontà di fare la pace con il mondo moderno.

La missione di salvezza ha ceduto il passo ad una nuova sorta di missione umanitaria; si tratta di aiutare gli uomini di tutte le condizioni, di tutte le religioni a vivere bene e insieme sulla terra.

Non c’è alcun dubbio:  tutto ciò che riguarda il messaggio della Madonna a Fatima, ciò che è chiamato il segreto di Fatima, non è un argomento chiuso Sicuramente quello che viviamo è necessariamente iscritto in quell’insieme di eventi che  terminerà alla fine con il trionfo di Maria. Come questo avverrà? Come lo vedremo? Sappiamo in ogni caso che ciò avverrà attraverso la conversione della Russia, secondo le parole stesse della Madonna.

Nel 1917 a Roma gli empi celebravano i 200 anni della massoneria e i 400 anni del protestantesimo, con delle sfilate particolarmente virulente contro la Santa Sede. I manifestanti vociferavano e proclamavano il regno di Satana sul Vaticano ed il Sommo Pontefice.

Ancora seminarista, Massimiliano Kolbe assisteva a questi dolorosi eventi e diceva: “Quest’odio mortale contro la Chiesa di Gesù Cristo e contro il suo Vicario non è una semplice ragazzata di individui disturbati, ma un’azione sistematica che viene dal principio della massoneria:  “distruggete ogni religione qualunque essa sia, soprattutto la religione cattolica”. [Pisma Ojca Maksymiliana Marii Kolbego franciszkanina, Niepokalanow, maszynopsis, 1970]. (…) “È possibile che i nostri nemici debbano dispiegare tanta attività, fino ad avere la superiorità, mentre noi restiamo senza far niente, tutt’al più applicati a pregare, senza metterci all’opera? Non abbiamo forse delle armi più potenti, la protezione del Cielo della Vergine Immacolata?  L´Immacolata, vittoriosa e trionfatrice su tutte le eresie, non cederà il posto al nemico che rialza la testa, se troverà dei servitori fedeli e docili ai suoi ordini: riporterà  nuove vittorie più grandi di tutto quello che si può immaginare.
Dobbiamo divenire strumenti docili tra le sue mani, impiegando tutti i mezzi leciti, introducendoci dappertutto con la parola, la diffusione della stampa mariana e della medaglia miracolosa, valorizzando la nostra azione con la preghiera e con  il buon esempio.” [Testimonianza del P. Pignalberi riportata nel processo di beatificazione].

 Egli fondò la Milizia dell’Immacolata soltanto qualche giorno dopo l´apparizione del 13 ottobre della Madonna a Fatima, quando si verificò il grande miracolo del sole. Sarà infatti il 16 ottobre che, con sei compagni di seminario, si consacrerà al Cuore Immacolato di Maria per ricondurre a Dio il mondo intero, per mezzo dell’Immacolata.

Quando si considera il legame fra il messaggio di Fatima e la risposta del francescano polacco, non si può che essere impressionati, leggendo il suo atto di consacrazione: “Degnate ricevere come lode, oh Vergine benedetta, Immacolata Concezione, Regina del Cielo e della terra, Rifugio dei peccatori e Madre amantissima cui Dio ha voluto affidare tutto l’ordine della misericordia, eccomi ai vostri piedi, io, povero peccatore. Vi supplico, accettate tutto intero il mio essere come vostro bene e vostra proprietà; agite in me secondo la vostra volontà, nella mia anima e nel mio corpo, nella mia vita, nella mia morte e nella mia eternità. Prima di tutto disponete di me come lo desiderate, perché si realizzi infine ciò che è detto di voi: “La Donna schiaccerà la testa del serpente” ed anche “Voi sola vincerete le eresie nel mondo intero”. Fate che possa divenire, nelle vostre mani purissime, così ricche di misericordia, uno strumento del vostro amore, capace di rianimare e di far sbocciare pienamente tante anime tiepide o smarrite. Così si estenderà senza fine il regno del Cuore Divino di Gesù. Davvero la vostra sola presenza attira le grazie che convertono e santificano le anime, poiché la grazia sgorga dal Cuore divino di Gesù su di noi, passando attraverso le vostre mani materne”. [Scritti di Massimiliano Kolbe, Nuova edizione volume unico ENMI Roma, 1997]

Con questo spirito, cari fedeli, noi abbiamo lanciato questa crociata del rosario. Ma la preghiera non ne è che una parte: non dimentichiamo gli altri due elementi che sono anch’essi molto importanti: la penitenza e la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Vogliamo riparare con la mortificazione le ingiurie fatte a Maria; vogliamo, in unione con il suo Cuore doloroso, associarci il più strettamente possibile al Sacrificio della Croce di Nostro Signore, poiché è in esso che si realizza la nostra salvezza. Siamo così al cuore del messaggio di Fatima: “Dio vuole introdurre la devozione al mio Cuore Immacolato”. Forse non si insiste abbastanza su quest’ultimo aspetto, che a noi sembra ancora più importante della consacrazione della Russia, e che è la seconda condizione indicata da Maria al Papa per il suo trionfo: consacrare la Russia E promuovere la devozione al suo Cuore Immacolato.

In questo mese di ottobre comincia una nuova fase delle nostre relazioni con il Vaticano, quella delle discussione dottrinali. La posta in gioco è molto alta e le raccomandiamo alle vostre preghiere. Anche questo fa parte, senza alcun dubbio, della nostra crociata, ed è evidente che questa intenzione è inclusa nel trionfo del Cuore Immacolato di Maria che noi tutti desideriamo.  Ciò sorpassa completamente le nostre forze e sarebbe follia pura e semplice lanciarci in una tale impresa, se essa non fosse sostenuta dai mezzi soprannaturali che sono la preghiera e la penitenza.

Non vogliamo terminare questa lettera senza ringraziarvi per i vostri sforzi generosi che permettono alla nostra opera di svilupparsi dappertutto nel mondo. C’è però qualcosa che ci rallenta: la messe è abbondante ma mancano gli operai per la raccolta. Già Nostro Signore lo diceva e indicava il rimedio: pregate per le vocazioni. Come vorremmo venire in aiuto di tutti i fedeli, molti  dei quali  hanno la S. Messa una sola volta al mese o soltanto la domenica, non potendo così beneficiare di tutto il sostegno sacerdotale normale... Comunque il Signore ci ha fatto la grazia quest’anno di 27 nuovi sacerdoti; e aspettiamo per l’anno prossimo un numero un po’ più elevato. Ma ciò non è sufficiente, tanto la richiesta è grande nel mondo intero.

Siate tutti ringraziati profondamente per i vostri sforzi. Che Dio ve li renda in grazie e benedizioni abbondanti che noi invochiamo con tutto il cuore su voi, sulle vostre famiglie e i vostri figli. Che la Madonna del Rosario, il Cuore Immacolato di Maria vi protegga.
 
Festa della Maternità divina di Maria, 11 Ottobre 2009.

+ Bernard Fellay
Superiore Generale della Fraternità sacerdotale San Pio X


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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07/05/2010 22:32
 
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Una bella analisi del Superiore della Frat. San Pio X sugli attacchi al Papa

E' apparsa oggi sul sito della FSSPX, DICI, la lettera agli amici e benefattori di mons. Fellay, datata peraltro primo maggio. Eccola, nella traduzione ufficiale.






Cari amici e benefattori,

La situazione della Chiesa somiglia sempre più ad un mare agitato in ogni senso. Vi si possono vedere delle onde, che sempre più sembrano voler rovesciare la barca di Pietro, per trascinarla in abissi senza fine. Dal Vaticano II in poi, un’onda sembra voler portare tutto verso il fondo, lasciando solo un ammasso di rovine, un deserto spirituale che i Papi stessi hanno chiamato un’apostasia. Noi non vogliamo descrivere di nuovo questa dura realtà, l’abbiamo già fatto spesso e voi tutti potete constatarla. Ci sembra tuttavia utile commentare un po’ gli avvenimenti di questi ultimi mesi: voglio parlare di questi attacchi, sorprendenti per la loro violenza e particolarmente ben orchestrati, che sono portati contro la Chiesa e il Sommo Pontefice. Perché tale violenza?

Per riprendere la nostra immagine, si direbbe che da qualche tempo, più o meno dopo l’ascesa al Pontificato di Benedetto XVI, sia apparsa una nuova onda, più modesta della prima, ma sufficientemente costante perché si possa comunque notarla. Contro ogni attesa, essa sembra dirigersi nel senso opposto della prima. Gli indizi sono sufficientemente vari e numerosi per affermare che questo nuovo movimento di riforma o restaurazione è reale. Lo si constata specialmente nelle giovani generazioni, manifestamente frustrate dalla poca efficacia spirituale delle riforme del Vaticano II. Se si considerano gli amari e duri rimproveri che i progressisti rivolgono a Benedetto XVI, è chiaro che questi percepiscono nella persona dell’attuale Papa una delle cause più vigorose di questo inizio di rinnovamento. E di fatto, anche se noi troviamo le iniziative del Papa piuttosto timide, queste contrariano profondamente il mondo rivoluzionario e sinistrorso, sia all’interno sia all’esterno della Chiesa, e a vari livelli.

Questo fastidio del mondo e dei progressisti si fa anzitutto sentire nelle questioni che toccano la morale. In particolare, la sinistra e i liberali sono stati infastiditi dalle dichiarazioni (peraltro molto ponderate) del Papa in Africa sull’uso dei preservativi nella questione dell’AIDS in Africa. Riguardo alla vita della Chiesa, la riabilitazione della Messa di sempre nei suoi diritti nel 2007, e l’annullamento due anni dopo della pena infamante che voleva squalificarci, hanno provocato il furore dei liberali e dei progressisti di ogni specie. In più, la felice iniziativa di un anno sacerdotale che rimette in onore il prete, ricordando la sua importanza capitale e così necessaria per la salvezza delle anime, e proponendo come modello il Santo Curato d’Ars, non è solamente un invito fatto al popolo cristiano a pregare per i sacerdoti, ma anche un appello a ricorrere al sacramento della Penitenza, completamente caduto nell’oblio in larghe fasce della Chiesa, come anche a prendersi cura del culto eucaristico, considerando soprattutto l’importanza dell’adorazione di Nostro Signore nell’Ostia Santa, chiara indicazione della presenza reale e sostanziale di Nostro Signore Gesù Cristo.

Ugualmente, la nomina di Vescovi decisamente più conservatori, tra i quali un certo numero che già celebrava la Messa tridentina in precedenza. Si potrebbe anche citare come esempio di questa piccola onda contraria la Lettera ai cattolici d’Irlanda che invita alla penitenza, alla confessione, agli esercizi spirituali, chiedendo anche l’adorazione di Gesù Eucaristia. Anche se con ragione si valuterà, nei nostri ambienti, che questi sforzi sono ancora insufficienti per arrestare la decadenza e la crisi della Chiesa, soprattutto vedendo un certo numero di atti che si collocano nella triste linea del suo Predecessore, come le visite alla sinagoga e al tempio protestante, tuttavia negli ambienti modernisti l’ora della chiamata alle armi è suonata! L’onda grande se la prende con la piccola con sorprendente violenza. Non c’è da stupirsi se lo scontro di queste due onde, molto disuguali, causa molti sommovimenti e tumulti, e provoca una situazione assai confusa per cui è molto difficile distinguere e predire quale delle due avrà il sopravvento. Ad ogni modo questo è nuovo e merita di essere riconosciuto. Non si tratta di cadere in un entusiasmo sconsiderato che voglia farci credere che la crisi è terminata. Anzi, le forze che invecchiano e che vedono rimessi in questione di punti che credevano definitivamente acquisiti, stanno certamente per dare battaglia in modo vigoroso per cercare di salvare questo sogno di modernità che comincia a sprofondare. Resta molto importante conservare uno sguardo del tutto realista su ciò che avviene. Se ci rallegriamo di tutto ciò che si fa di buono nella Chiesa e nel mondo, restiamo tuttavia senza illusioni sulla gravità della situazione attuale.

Cosa dobbiamo prevedere per gli anni a venire? La pace della Chiesa, o la guerra? Il trionfo del bene e il suo tanto sperato ritorno, o una nuova tormenta? La piccola onda riuscirà a crescere abbastanza per riuscire un giorno ad imporsi? La certezza del compiersi della promessa della Madonna a Fatima – “alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà” – non risolve necessariamente e direttamente la nostra questione, perché non è affatto escluso che sia necessario prima passare attraverso una tribolazione anche più grande, per arrivare al trionfo tanto atteso…

Questa formidabile posta in gioco si ritrova anche nella nostra Crociata del Rosario: non vorremmo per nulla togliere qualcosa alla gioia dell’annuncio del risultato straordinario della nostra Crociata. Vi chiedevamo con audacia, un anno fa, dodici milioni di corone per circondare di un magnifico serto di lodi come di altrettante stelle la nostra buona Madre del Cielo, la Madre di Dio, questa Madre che si presenta davanti ai nemici di Dio “terribile come un esercito schierato in battaglia” (Cant. 6, 3). Avete risposto con tale generosità che possiamo ora presentare a Roma un bouquet di più di 19 milioni di corone del Rosario, senza contare tutti quelli che si sono uniti a noi senza essere direttamente nostri fedeli.

Non è certo un caso se Pio XII, proclamando il dogma dell’Assunzione, ha voluto cambiare l’Introito della festa del 15 agosto con il passaggio dell’Apocalisse che saluta il grande segno apparso nel cielo. Questo versetto dell’Apocalisse apre la descrizione di una delle guerre più terribili che siano raccontate nel Libro Santo: il grande drago, che con la sua coda trascina un terzo delle stelle, viene a dar battaglia alla grande Signora (cf. Apoc. 12). Tutto questo passaggio è destinato ai nostri tempi? Si può facilmente crederlo, pur evitando di fare applicazioni troppo letterali o univoche di queste misteriose e profetiche descrizioni. Non abbiamo nessun dubbio che tutte le nostre preghiere abbiano la loro importanza, anzi una grandissima importanza, nel momento storico in cui ci troviamo. Tuttavia noi pensiamo anche di dovervi avvertire e incoraggiare in queste circostanze della storia della Chiesa.

La vostra generosità dimostra, senza il minimo dubbio possibile, il vostro attaccamento e il vostro amore concreto alla nostra Madre la Chiesa cattolica romana, al Successore di San Pietro, alla gerarchia, anche se abbiamo molto a soffrire da questa. Dio è più forte del male e il bene vincerà, ma forse non con tutta la pompa che vorremmo.

Occorre ora convincere le autorità a compiere la famosa consacrazione della Russia che dicono di avere già fatta; occorre ricordare l’attualità di quanto la Madonna diceva a Fatima, mentre nell’anno 2000 hanno voluto girare una pagina per non tornarci più. Le difficoltà e gli ostacoli sembrano moltiplicarsi perché ciò che chiediamo assolutamente non si realizzi. Poco importa, non confidiamo molto più in Dio che negli uomini, così come noi ci aspettiamo da atti tanto semplici quanto la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria dei risultati sorprendenti per la Chiesa e per il mondo, dei risultati che sorpassano tutto quanto possiamo immaginare. Follia agli occhi degli uomini, ma riflesso di quanto san Paolo già predicava ai suoi tempi: ciò che è saggio agli occhi degli uomini è follia per Dio, mentre la sapienza di Dio è considerata dai saggi di questo mondo come una follia insensata (1Co. 1, 20).

Mentre noi porteremo a conoscenza del Santo Padre i vostri notevoli sforzi insieme alla ragione di queste preghiere nella speranza di contribuire così, a nostro modo, al bene della Chiesa, vi chiediamo di continuare questi medesimi sforzi. Seguendo l’invito di Nostro Signore nella sua toccante esortazione alla preghiera “Chiedete e riceverete”, insistendo e anche molto (Mt. 7, 7-11). La grandezza di ciò che chiediamo, senza dubitare di essere esauditi, reclama un’insistenza e una perseveranza proporzionate.

Ricordiamo che l’essenziale del messaggio di Fatima non si trova solamente nella consacrazione della Russia, ma piuttosto nella devozione al Cuore Immacolato di Maria. Che tutte queste preghiere e sacrifici facciano crescere e approfondire in noi tutti questa devozione al Cuore della Madre di Dio. Da lì Dio vuole essere toccato.

Che in questo inizio del mese di maggio, il mese di Maria, possiamo ritrovarci tutti ancor più sotto la sua materna protezione, è il nostro augurio più caro. Ringraziandovi della vostra grandissima generosità, chiediamo alla Madonna di benedirvi con il Bambino Gesù.



+Bernard Fellay

1° maggio 2010, festa di san Giuseppe Artigiano
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Il viaggio missionario di Benedetto XVI nella sinagoga di Roma.

L’ultima lettera agli amici e benefattori [1], di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Bernard Fellay, senz’altro rincuora chi attende con ansia il ristabilirsi della piena comunione della Fraternità San Pio X con la Chiesa. Non manca infatti - da parte del presule Svizzero - il riconoscimento dell’azione di Benedetto XVI in favore di tutto ciò che sta a cuore non solo alla FSSPX, ma a tutti i buoni cattolici.

Tuttavia vi sono ancora alcune espressioni senza dubbio ingenerose nei confronti del Santo Padre.

Mi riferisco in particolare alla frase seguente:

“questi sforzi sono ancora insufficienti per arrestare la decadenza e la crisi della Chiesa, soprattutto vedendo un certo numero di atti che si collocano nella triste linea del suo Predecessore, come le visite alla sinagoga e al tempio protestante”.

Vorrei soffermarmi sulle riserve circa la visita alla sinagoga di Roma, perché mi sembra proprio assurdo che una parte del mondo tradizionalista non comprenda quanto Benedetto XVI sta facendo per ri-equilibrare la teologia cattolica circa la religione ebraica, mentre lo capiscono benissimo i progressisti e gli Ebrei stessi.

Cito alcune frasi (corsivi nostri)

Hans Küng:

È mancata la continuità del dialogo con gli ebrei: il papa ha reintrodotto l’uso preconciliare della preghiera per l’illuminazione degli ebrei [...] e prende in seria considerazione l’ebraismo solo in quanto radice storica del cristianesimo, e non già come comunità di fede che tuttora persegue il proprio cammino di salvezza”[2].

Riccardo Di Segni:

A) sulla nuova preghiera “pro conversione Iudaeorum”

“Su questo mutamento del testo tutti i rabbini del mondo hanno dichiarato la loro preoccupazione, seppur con diversi livelli di allarme”[3].

B) sul concetto di dialogo secondo Benedetto XVI

Lei come intende il dialogo?

«Come uso della parola per rispettarsi».

Benedetto XVI ha un altro approccio?

«Sin da quando era cardinale, Ratzinger diceva che il dialogo è missione».

Tradotto?

«Per Ratzinger il dialogo serve a convincere l’altro che è lui a sbagliare, per farlo passare nelle proprie file. Già i presupposti storici lo rendono complicato, se poi il dialogo assume queste finalità…»[4].

Questi giudizi costituiscono una vera e propria probatio ex adversariis che la condotta di Benedetto XVI nei confronti degli Ebrei è ineccepibile da un punto di vista cattolico.

* * *

Ma adesso veniamo ad esaminare il discorso del Papa, pronunciato il 17 gennaio 20101, nella sinagoga di Roma.

Che cosa ha detto sostanzialmente?

Il Papa ha citato il suo discorso ad Auschwitz, in cui aveva fornito l’interpretazione teologica della shoa:

“In fondo, quei criminali violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno. Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all'uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all’uomo - a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo. Con la distruzione di Israele, con la Shoa, volevano, in fin dei conti, strappare anche la radice, su cui si basa la fede cristiana, sostituendola definitivamente con la fede fatta da sé, la fede nel dominio dell'uomo, del forte”[5].

Dove il Papa si allontanerebbe dalla verità cattolica, richiamando in una sinagoga il discorso in cui aveva dichiarato che la Shoa è stata compiuta in odio ad ogni Rivelazione soprannaturale, in ultima analisi in odio a Gesù Cristo?

Il resto del discorso è un compendio della dottrina sociale della Chiesa ricavato dai dieci comandamenti.

È da notare che i dieci comandamenti spiegati così, in modo che nessun ebreo possa fare alcuna critica, sono molto più corretti di tante interpretazioni rabbiniche, che vanno per la maggiore anche tra gli Ebrei italiani.

Prendiamo ad esempio la questione dell’aborto e della pillola omicida RU 486.

In Israele esiste una legge che consente l’aborto simile alla legge italiana, e, secondo le interpretazioni ebraiche - talmudiche e non - della legge, una donna ebrea può certamente abortire quando la sua vita è seriamente minacciata, ed è aperta la discussione nel caso di una grave malformazione del feto, quando la salute della donna è minacciata (anche non gravemente) e quando una donna concepisce dopo una violenza carnale. In questi casi, stando alle parole del rabbino Di Segni, se una donna decide di abortire, “quanto prima lo fa meglio è”, e di conseguenza, “questo tipo di ricorso farmacologico (la pillola RU 486) potrebbe essere incluso nelle soluzioni possibili”[6].

È in questo contesto che il Papa è andato in una sinagoga a ribadire che:

“Le “Dieci Parole” chiedono il rispetto, la protezione della vita, contro ogni ingiustizia e sopruso, riconoscendo il valore di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio. Quante volte, in ogni parte della terra, vicina e lontana, vengono ancora calpestati la dignità, la libertà, i diritti dell’essere umano! Testimoniare insieme il valore supremo della vita contro ogni egoismo, è offrire un importante apporto per un mondo in cui regni la giustizia e la pace, lo “shalom” auspicato dai legislatori, dai profeti e dai sapienti di Israele”.

E se anche gli Ebrei alla fine della visita del Papa hanno canto un inno di Maimonide in cui si professa che il Messia deve ancora venire, chi mai potrebbe pensare che la Chiesa Cattolica avvalli o dichiari possibile una simile opinione?

In conclusione, la visita alla sinagoga ha mostrato solo fedeltà alla nostra religione e amore al popolo ebraico (ma non ai suoi errori).

E questo atteggiamento non è una novità post-conciliare, ma fa parte del patrimonio patristico. Vorrei citare alcune belle considerazioni di S. Agostino, che commenta da par suo l’episodio delle due meretrici che si contendono il figlio rimasto vivo davanti al re Salomone. Secondo il grande dottore la madre che vuole salvo il bambino è figura della Chiesa; eccone uno stralcio del discorso:

“Il giudizio dato dal re nella disputa sorta tra le due donne ci insegna che dobbiamo combattere per la verità e allontanare l'ipocrisia, cioè la falsa madre, dal dono spirituale della Chiesa, cioè dal bambino vivo, figlio dell'altra; non dobbiamo tollerare che essa spadroneggi sulla grazia concessa ad altri, mentre non ha potuto conservare la sua. Lo dobbiamo fare, difendendo e combattendo, non però fino al pericolo della divisione. La sentenza del giudice infatti, quando questi comandò di dividere in due il bambino, aveva lo scopo non di spezzare l'unità del bambino, ma di provare l'amore della madre. Il nome Salomone infatti, come viene interpretato dai latini, significa pacifico. Il re pacifico non dilacera le membra che nella loro unità e concordia racchiudono uno spirito vitale”[7].

Cosa significano le frasi secondo cui bisogna evitare il pericolo della divisione e il re pacifico non dilacera le membra che nella loro unità e concordia racchiudono uno spirito vitale? Proprio quello che ha fatto il Santo Padre, che con il suo magistero difende e combatte, esclude cioè una via di salvezza parallela nell’ebraismo, e nella prassi pastorale non vuole dilacerare le membra, facendo tutto il possibile per giungere a quel “tutto Israele” che “alla fine sarà salvato”, secondo la profezia di San Paolo (cf Rom 9-11).

Preghiamo dunque perché certi ambienti tradizionalisti la smettano di vedere pericoli dove non ci sono e possiamo presto salutare il giorno della piena riconciliazione della FSSPX con la Chiesa – riconciliazione temuta e osteggiata dai progressisti, ma desiderata da tutti i buoni cristiani.

don Alfredo Morselli, Stiatico di San Giorgio di Piano, 10 maggio 2010

NOTE

[1] Lettera agli amici e benefattori, n 76; cf. tinyurl.com/2an5zpt visitato il 10/05/10.

[2] Hans Kung, «Benedetto XVI ha fallito, Repubblica, 15 aprile 2010.

[3] «Ebrei e cattolici. Dialogo o conversione?» Colloquio di Lia Tagliacozzo con Riccardo Di Segni, in tinyurl.com/ygcrl9t, visitato il 14/3/2010.

[4] Magazine del Corriere della Sera (giovedì 6 marzo 08), intervista di Vittorio Zincone a Rav Riccardo di Segni; cf.http://tinyurl.com/333oau7, visitato il 10/05/10.

[5] Benedetto XVI, Discorso durante la visita al campo di Auschwitz, 28 maggio 2006. Citazione dal sito WEB della Santa Sede: tinyurl.com/3cjqe4, visitato il 24 marzo 2010.

[6] David Bibi, «L'aborto e la RU486 secondo gli ebrei: intervista a Riccardo Di Segni», Radio Radicale, 4-8-2009, ore 18.27; cf. tinyurl.com/2bv2jrk, visitato il 10/05/10.

[7] S. Agostino di Ippona, Discorso 10. Trattato sul giudizio di Salomone nei confronti delle due meretrici, 4.




*************************************************************************************

Don Alfredo!!!!  
Lasci che l'abbracci, le baci le mani non solo perchè venerande, ma anche per ciò che ha scritto.... Laughing  
Credevo di essere una aliena avendo affrontato in un forum l'argomento della visita del Papa e una persona a cui voglio bene, proprio non è riuscita a capire che quella visita, in quella visita non c'è stato uno sbaglio e che anzi, il Papa ha lanciato dei chiarissimi segnali di un ecumenismo molto più sincero che non si fondi sul "volemose bene", ma che nel volersi bene NON nasconda ciò che ci divide...  
 
Sono 5 anni che soffro per la questione ecumenica (ed anche interreligiosa) perchè, lo confesso, mi aspettavo dal Papa degli atti più incisivi, più diretti... ma con il tempo ho cominciato a dire a me stessa: "se non comprendi, attendi con pazienza e PREGA! Preoccupati di perseverare nella Fede, fai il tuo ed abbi fede...." Smile  
 
Io non discuto sulla sofferenza di mons. Fellay che porto nel cuore, e non discuto sulla sofferenza di taluni "tradizionalisti", tuttavia non sarebbe ingiusto attribuire a Benedetto XVI atteggiamenti ecumenici "lontani dalla Tradizione".....??  
 
Ottimo il riferimento sul come il Papa, MAESTRO NELLA FEDE, abbia spiegato i Dieci Comandamenti nell'interpretazione Cattolica....e non affatto sincretista, infatti è vero che una parte del mondo ebraico è favorevole all'aborto.... come è possibile questo quando il Comandamento vale per tutti?  
 
Il Papa è andato li da Sommo Pontefice in questi Tempi e non certo si sarebbe mai potuto pretendere, ma men che meno volere, che vi andasse con la CULTURA del passato....  
La Cultura NON è nemica della Verità quando si attiene ad essa... e la Verità non teme nè il dialogo tanto meno una visita alla Sinagoga o in una comunità luterana....  
 
Grazie don Alfredo! grazie di tutto cuore....

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Lettera agli amici e benefattori
di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay
Superiore Generale della Fraternità San Pio X
28 novembre 2010


Cari amici e benefattori,
                                  quarant’anni fa, il 1 novembre 1970, Mons. François Charrière, vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, firmava il decreto di erezione della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Chi avrebbe pensato allora che noi avremmo attraversato questi quarant’anni come abbiamo fatto? Infatti, la somma degli avvenimenti a cui è andata incontro la nostra società supera ogni immaginazione. A cominciare dall’ingiusta soppressione che la colpì cinque anni più tardi…

Il cardinale Oddi riassumeva il motivo di questa situazione dicendo che Mons. Lefebvre aveva agito per un amore troppo grande della Chiesa! Argomento piuttosto sorprendente per spiegare una sequenza impressionante di condanne. Quel che è certo, è che la nostra società ha conosciuto un destino unico negli annali della storia della Chiesa.

La consacrazione dei quattro vescovi ha certo amplificato la controversia nella quale la Fraternità è stata implicata quasi fin dalla sua fondazione. E tuttavia, questa controversia ha continuato a riguardare persone che hanno a cuore la conservazione di tutti i principi più cari della Chiesa cattolica. Essi si glorificano del titolo di fedeli e sono talmente legati a questi elementi essenziali che hanno meritato l’appellativo di tradizionalisti. Essi hanno in orrore la contestazione, la sovversione, la rivoluzione, eppure, fin dall’inizio, essi apparivano come dei ribelli, dei contestatori in aperta opposizione all’autorità, un’autorità che essi affermano di voler riconoscere sinceramente e alla quale tuttavia si oppongono fermamente.

Si, le contraddizioni riscontrate nel corso della nostra piccola storia ci fanno ripetere con commosso stupore le parole con le quali San Paolo descriveva le prove che lui stesso attraversava allora: «nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possiede tutto» (2 Cor 6, 8-10).

Ma in questa riflessione, possiamo andare ancora più lontano, soprattutto quando vediamo che siamo precisamente puniti a causa della nostra obbedienza, in particolare a causa del nostro attaccamento alle verità affermate dalla Chiesa da sempre e a causa della nostra opposizione agli errori da essa condannati.

Ecco ciò che ci ha procurato tante maledizioni da parte di coloro che oggi hanno autorità nella Chiesa. Fino al punto in cui, ancora oggi, certi ci considerano o ci dichiarano scismatici. Mentre noi vogliamo solo portare la buona novella della Salvezza, i nostri comportamenti e le nostre iniziative vengono considerate come pericolose da molti; la più piccola delle nostre azioni provoca delle reazioni totalmente sproporzionate.
Si prenderebbero maggiori precauzioni se bisognasse premunirsi contro il diavolo?

Noi davvero portiamo in noi il segno annunciato dalla profezia di Simeone alla Santissima Vergine, il segno di contraddizione di Nostro Signore. Ma se questo implica molta sofferenza nei nostri cuori, molta incomprensione, ciò malgrado noi ci rallegriamo per aver parte alle sofferenze di Nostro Signore e alla magnifica beatitudine, l’ultima riportata da San Matteo: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5, 11-12).

Tutti questi elementi ci ricordano che qui in terra la Chiesa porta il nome di “militante”, perché essa deve sempre combattere. Il fine che le ha assegnato Nostro Signore e che consiste nel salvare le anime, non si ottiene senza lotta, una lotta essenzialmente spirituale, ma molto reale, che conosce qua e là delle ricadute temporali più o meno marcate.

Nostro Signore Gesù Cristo ha ingaggiato una battaglia definitiva col demonio per strappargli queste povere anime che arrivano nel mondo in suo potere con la macchia del peccato originale. Questa battaglia è quella di tutti i secoli; dimenticarla significa condannarsi a non comprendere seriamente alcunché della grande storia degli uomini.

Quanto a noi, portiamo tutti i giorni le stimmate di questa battaglia, e questo è per noi occasione di grande gioia. In ogni tempo, gli autori spirituali hanno considerato la prova come un buon segno e anche un marchio di predilezione. Poiché oggi si fa di tutto per dimenticare e perfino per negare queste verità fondamentali del combattimento spirituale, noi siamo felici di contribuire, per la nostra piccola parte, a mantenere viva nella nostra carne una tale verità.

Non che noi non aspiriamo alla pace, che verrà a suo tempo, secondo il beneplacito della Divina Provvidenza, che non vogliamo anticipare in niente.

In questo, noi seguiamo da vicino il cammino tracciato dal nostro venerato fondatore, Mons. Marcel Lefebvre. Cammino luminoso in mezzo alle tenebre della più spaventosa prova che possa capitare ad un cattolico: trovarsi in una situazione di contraddizione con le autorità romane e perfino col Vicario di Cristo.

Questi quarant’anni sono zeppi di lezioni che fanno vedere quanto la percezione di Mons. Lefebvre fosse giusta. Sul Concilio, sulle cause della crisi, sulla decadenza del sacerdozio, sull’indebolimento della dottrina, sulla simpatia mai vista della Chiesa per il mondo e le altre religioni, sul liberalismo. Ma anche sui rimedi da applicare, che si basano sulla fedeltà sia alla dottrina sia alla plurisecolare disciplina della Chiesa.
Veramente, noi non abbiamo nulla da inventare!

I mezzi dati da Nostro Signore alla sua Chiesa sono sempre assai fecondi e lo saranno sempre, poiché vengono da Dio nostro Creatore e Salvatore; la fede e la grazia superano tutte le circostanze di tempo e di luogo, tutte le contingenze, poiché esse superano essenzialmente la natura umana, le sue capacità, le sue speranze. Questi mezzi sono propriamente soprannaturali.

Ecco perché il cammino di Mons. Lefebvre è sempre attuale. Ciò che egli diceva trent’anni, quarant’anni fa, è ancora perfettamente valido oggi. Questo ci obbliga ad una grandissima azione di grazie verso Dio per averci donato – come a tutta la Chiesa – un tale vescovo.

Non v’è alcun dubbio che, se nella Chiesa si seguissero le sue preziose indicazioni, tutto il Corpo Mistico si comporterebbe meglio e ben presto uscirebbe da questa crisi.

Ma a guardare ciò che accade nella Chiesa, anche se qua e là appaiono dei barlumi di speranza, si deve constatare che, nel suo insieme, il vascello prosegue la sua corsa iniziata a partire dal Vaticano II – certo un po’ rallentata con Benedetto XVI, ma niente di più che una caduta libera frenata da un paracadute.

***
Fra le lezioni che Mons. Lefebvre ci ha lasciato, vorremmo sottolinearne due che egli legava intimamente.

La prima riguarda il regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, e cioè il titolo e il diritto di Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio, Creatore dell’intero Universo, per il quale e col quale tutto è stato creato (Col 1), e vero uomo. «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra»: parole queste che ci vengono direttamente dalla sua bocca divina.

Questa regalità esprime proprio il fatto che, anche se la prima missione di Gesù Cristo è la salvezza degli uomini, questa non sopprime affatto le altre sue prerogative, che Egli utilizza a servizio di tale fine primario.

Quanto è più facile per le anime operare la propria salvezza allorché la società civile, penetrata dai principi che le ispira il diritto cristiano, esercita su di esse quell’influenza benefica di leggi conformi al diritto naturale e alla legge eterna! Non occorre riflettere molto per prendere coscienza dei benefici che può e che dovrebbe apportare la società temporale agli uomini che la compongono, che Dio ha creato per un fine soprannaturale.

Monsignore ha riassunto questa questione in una frase lapidaria: «è perché il regno di Nostro Signore non è più al centro delle preoccupazioni e delle attività di coloro che ci sono praepositi, che essi hanno perduto il senso di Dio e del sacerdozio.»

Frase molto forte, e estremamente profonda, che descrive bene il dramma della Chiesa del nostro tempo. A forza di volersi allineare al mondo si è perduto di vista l’essenziale, Dio. Al pari di colui che è stato scelto da Dio per condurre gli uomini a Lui, il sacerdote.

Già Paolo VI, alla fine del Concilio, diceva che più di ogni altro, anche la Chiesa ha il culto dell’uomo. Giovanni Paolo II parlava di antropocentrismo della Chiesa. Queste espressioni dimostrano bene lo slittamento che si è prodotto a partire dal Vaticano II: la nuova preoccupazione della Chiesa è l’uomo. Mentre prima era – e dev’esserlo per tutti i tempi, poiché non può esserci altro fine – la gloria di Dio, inseparabile dalla salvezza.

Servire Dio, onorarLo, glorificarLo, ecco la ragion d’essere degli uomini, e di conseguenza della Chiesa!

Seguendo la china del mondo è come se ci si fosse dimenticati di Dio fin nel suo Tempio, sostituendovi il culto dell’uomo.

Che le autorità della Chiesa rimettano Dio, Nostro Signore, al suo posto nel mondo, e la restaurazione della Chiesa si produrrà come per miracolo! Certo, non si tratta di confondere tutto, la dottrina cattolica ha sempre riconosciuto che la Chiesa e la società civile sono due società perfette, distinte, aventi ciascuna il loro fine e i loro mezzi propri. Ma questo non elimina Dio né dall’una né dall’altra.

Il mondo liberale e socialista vuole liberarsi dal giogo di Dio: non v’è niente di più funesto per la creatura umana. La presente situazione del mondo, che mai prima d’ora ha spinto così in avanti le sue aspirazioni di indipendenza riguardo al suo Creatore, presenta ogni giorno il meschino risultato dei suoi disegni insensati. Dappertutto l’instabilità, la paura. Cosa prevedono effettivamente i governanti per gli anni a venire? E i finanzieri, e gli economisti?

«Se non è venuto il momento per Gesù Cristo di regnare, allora non è venuto il momento per i governi di durare» (Card. Pie). Tutte le cose, e non solo quelle soprannaturali, hanno in Lui la loro consistenza. Un mondo senza Dio è insensato. Diventa assurdo. Il fine comune di tutte le creature è e resterà sempre Dio. Di conseguenza, il mezzo migliore per giungere ad una pace e ad una prosperità vere in questo mondo, è rispettare e sottomettersi a Colui che l’ha fatto.

Ecco cosa deve ricordare la Chiesa al mondo odierno, ed ecco dove interviene il sacerdote, di cui Mons. Lefebvre ci ricorda la missione. E questa è la seconda lezione, intimamente legata alla prima.

***

Il mondo decaduto, al pari della natura umana decaduta, non può trovare la sua perfezione al di fuori di Colui che gli è stato inviato dal Padre. Anche se la missione di Nostro Signore è essenzialmente soprannaturale – poiché riguarda la salvezza degli uomini, la loro redenzione, la loro purificazione dal peccato attraverso il sacrificio soddisfattorio della Croce – essa comunque si rivolge a degli uomini che sono destinati a questo fine soprannaturale e insieme sono membri della società umana e civile. Così, quand’essi si santificano, apportano necessariamente il più gran bene alla società umana. Nel piano della salvezza, non v’è posto alcuno per l’opposizione o per la contraddizione; proprio il contrario invece, se ciascuno resta al suo posto e nel suo ordine vi sarà l’armonia più grande e più auspicabile.

Così il sacerdote, tutto dedito alla perpetuazione del sacrificio di Nostro Signore Sommo Sacerdote, renderà a Dio il culto e l’omaggio che Gli sono dovuti, e al tempo stesso apporterà agli uomini i benefici di Dio. Da sempre il mondo ha avuto bisogno di questa mediazione, e questa è stata sempre l’opera del sacerdote, che, alter Christus, giuoca un ruolo centrale nell’avvenire degli uomini.

«Restaurare tutte le cose in Cristo», non potrebbe essere un’opzione tra le altre, ma è esattamente una necessità che scaturisce dalla natura delle cose, dal loro essere create. Poco importa che la società moderna si dimostra impermeabile ad un tale discorso! Che persegua i suoi sogni, il risveglio sarà tanto più doloroso! Ma più che mai la Chiesa ha qualcosa da dire al mondo. E si tratta sempre della stessa cosa.

Gli avvenimenti di questi ultimi anni mostrano un certo movimento di ritorno, finora ancora assai leggero, e tuttavia molto reale. Nessun dubbio che la Fraternità San Pio X può apportarvi un contributo molto importante. Ma rimane molto difficile predire qualcosa di più concreto nelle sue relazioni con Roma.

***

Infine, noi vogliamo continuare nel nostro slancio mariale, confermare la necessità della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria e proseguire la nostra campagna di preghiere. Facciamo il posto al trono delle grazie della Madonna; con la moltitudine delle rose dei nostri Rosari offriamole i nostri omaggi, proseguiamo nella nostra domanda e intensifichiamo la nostra supplica: che il suo Cuore Immacolato e doloroso voglia proprio trionfare! Che ella voglia affrettare questo tempo benedetto.

Noi non vi dimentichiamo, cari amici e benefattori, nelle nostre preghiere e azioni di grazie quotidiane. Che Dio vi renda il centuplo per la vostra generosità, soprattutto in grazie eterne, e che vi benedica abbondantemente.

Menzingen, Prima Domenica d’Avvento, 28 novembre 2010

+ Bernard Fellay



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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20/04/2011 12:19
 
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"la situazione della Chiesa e del mondo ci suggerisce di chiedervi insistentemente di non fermare questo movimento di preghiera per il bene della Chiesa e del mondo, per il trionfo del Cuore Immacolato di Maria" (mons. Fellay)

Lettera agli amici e benefattori n°78

Cari amici e benefattori,

Il nuovo anno ci ha riservato molte sorprese piuttosto spiacevoli, per non dire drammatiche. Naturalmente parliamo degli avvenimenti che riguardano la Chiesa, e non delle catastrofi a catena che colpiscono il Giappone e neanche dei disordini nei paesi arabi o in Africa che pure dovrebbero servire a tutti da avvertimento! Ma chi li interpreta ancora così?

Sì, assai più dannose di tutte queste catastrofi naturali con i loro morti e le loro tragedie e sofferenze dolorosissime, sono le catastrofi che feriscono o uccidono le anime. Se gli uomini si preoccupassero altrettanto delle loro anime che del loro corpo, la faccia della terra cambierebbe. Ma ciò che a buon diritto fa ricercare la guarigione a livello corporeo a causa del dolore immediato provato, ahimè non esiste quasi più a livello spirituale. Il peccato che causa tanto male a tutta l'umanità e ad ogni essere umano, è avvertito assai poco, ed è per questo che non si cercano i rimedi adeguati. Parliamo di catastrofe spirituale: in effetti, quale altro nome potremmo dare ad un avvenimento che fuorvia una moltitudine di anime? Che mette in pericolo la salvezza di milioni, di miliardi di anime? Ora, sono almeno due i fatti suscettibili di provocare la non–conversione, e dunque la perdita eterna delle anime, annunciati a Roma all'inizio di quest'anno: la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II e la reiterazione della giornata di preghiera di Assisi, in occasione del 25° anniversario del primo incontro di tutte le religioni organizzato ad Assisi dallo stesso Giovanni Paolo II.

Per chi avesse difficoltà a capire il significato di questi due eventi, citiamo semplicemente ciò che scrisse don Franz Schmidberger, primo successore di Mons. Marcel Lefebvre a capo della Fraternità San Pio X, venticinque anni fa in questa stessa Lettera agli amici e benefattori. Egli faceva una lista non esaustiva degli atti compiuti dal papa Giovanni Paolo II, che sarà beatificato:

“Il 25 gennaio 1986, il Papa, in un discorso pronunciato nella basilica di san Paolo fuori le Mura, invita tutte le religioni ad Assisi per pregare insieme per la pace.

Basta dare uno sguardo agli eventi degli ultimi tre anni per vedere a che punto adesso ci avviciniamo alla istituzione di una grande religione universale sotto l'egida del Papa, con l'unico dogma della libertà, uguaglianza e fratellanza della rivoluzione francese e delle logge massoniche.

1. Il nuovo Diritto Canonico, promulgato dallo stesso Papa il 25 gennaio 1983, abolisce lo stato clericale. D'ora in poi, la Chiesa è il “popolo di Dio” in senso protestante ed egualitario, senza subordinati e senza capi. La gerarchia non è che un “servizio”: secondo l'esposto di Giovanni Paolo II nella sua Costituzione, la Chiesa si definisce come una “comunione” e in rapporto alla sua “preoccupazione per l'ecumenismo”. Il canone 844 permette espressamente la comunione reciproca, il canone 204 confonde il sacerdozio del prete col sacerdozio spirituale dei laici, ecc.

2. Domenica 11 dicembre 1983, il Papa predica in una chiesa protestante di Roma, e questo dopo esservisi più o meno invitato da solo.

3. Il Vescovo di Sherbrooke in Quebec (Canada) ha invitato a più riprese i protestanti nella sua cattedrale per la cerimonia della loro falsa ordinazione. Ha partecipato egli stesso a una delle cerimonie ed ha ricevuto la “comunione” dalle mani di una pastora ordinata da poco.

4. Il 18 febbraio 1984, viene concluso un nuovo concordato tra la Santa Sede e l'Italia: ormai in applicazione della dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa, l'Italia non è più uno Stato cattolico, ma uno Stato laico, cioè ateo; secondo il medesimo documento, Roma non è più la Città santa!

5. Il 10 maggio 1984, il Papa visita un tempio buddista in Thailandia, si toglie le scarpe e si siede ai piedi del bonzo buddista, seduto egli stesso davanti all'altare in cui si trova una grande statua di Budda.

6. Nella loro lettera pastorale del 16 settembre 1984, i Vescovi svizzeri giungono a questa importante conclusione, che “Il desiderio di ricevere insieme lo stesso pane alla stessa tavola, cioè il desiderio che la messa e la cena non siano celebrate separatamente, proviene da Dio”. “Occorre tuttavia considerare con prudenza il momento in cui realizzeremo questo desiderio”, aggiungono i Vescovi. Inoltre hanno sostenuto un progetto di legge mirante a cambiare il diritto matrimoniale e che distrugge, né più né meno, il matrimonio e la famiglia. Ebbene, grazie al loro sostegno, questo nuovo diritto matrimoniale è stato accolto in Svizzera il 22 settembre 1985. Ancora una volta, i Vescovi risultano essere non soltanto gli affossatori dell'ordine soprannaturale, ma anche dell'ordine naturale stabilito da Dio.

7. L'episcopato francese continua ad imporre il catechismo eretico Pierres vivantes per l'istruzione religiosa, con gran danno dei bambini. “Ma colui che scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli venisse legata al collo la mola girata dall'asino, e fosse gettato in fondo al mare” ( Mt. 18, 6).

8. Una dichiarazione comune del Cardinale Höffner e di M. Lohse, presidente del consiglio della Chiesa Evangelica Tedesca firmata il 1° gennaio 1985, concede, per i matrimoni misti, la libertà di sposarsi, di far battezzare i propri figli e di educarli nell'una o nell'altra Chiesa. Ora, il Diritto Canonico del 1917, canone 2319, punisce ciascuno di questi tre crimini con una scomunica speciale.

9. Nel suo libro Rapporto sulla Fede (1985), il Cardinale Ratzinger pretende che le altre religioni siano, al limite, dei mezzi “straordinari” di salvezza. No, Eminenza, Gesù Cristo solo, solo Lui, è la Via, la Verità e la Vita; nessuno va al Padre senza di Lui!

10. In una nota sulla presentazione del giudaismo nella catechesi, pubblicata il 24 giugno 1985, il Cardinale Willebrands sostiene che noi aspettiamo il Messia con gli Ebrei! E fa riferimento al Papa stesso, che ha dichiarato davanti agli Ebrei, il 17 novembre 1980 a Mayence, che la Vecchia Alleanza non è stata ancora abolita.

11. Nell'estate 1985, il Vaticano invia un delegato ufficiale alla posa della prima pietra di una nuova gigantesca moschea a Roma.

12. Nell'agosto 1985, a Casablanca il Papa proclama ai giovani musulmani che noi cristiani, adoriamo il loro stesso Dio – come se nell'Islam ci fosse una Santissima Trinità ed una Incarnazione di Dio! – Pochi giorni dopo, egli si reca, con dei preti animisti e la loro scorta, alla periferia di Lohomay, a un culto nella “foresta santa” in cui si evoca “la forza dell'acqua” e le anime divinizzate degli antenati. E almeno due volte, a Kara e a Togoville – a Kara prima della santa Messa! – versa dell'acqua e getta della farina di mais in fondo ad una buccia secca di zucca, gesto con cui si professa una falsa credenza religiosa.

13. Una commissione cattolico-evangelica, costituita per chiudere la visita del Papa in Germania nel 1980, dichiara nel suo rapporto finale, pubblicato il 24 gennaio 1986, che non vi è più divergenza fra le due confessioni in ciò che concerne la giustificazione, l’eucaristia, il sacerdozio ed il papato. Ad un attento osservatore non sfugge che si proclama qui apertamente la religione ecumenica unificata.

14. Ed ora, il 25 gennaio 1986, il Pontefice chiama tutte le religioni a riunirsi ad Assisi per una preghiera di pace in autunno. (…) – “Quale Dio pregheranno quelli che negano espressamente la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo? Questa è una vera e propria insinuazione del diavolo”, commenta Monsignor Lefebvre.

15. Infine, durante il viaggio in India, il Papa non parla che di dialogo, di comprensione reciproca delle religioni, per promuovere in comunione la fratellanza umana ed il benessere sociale.

Cari amici e benefattori, pensate che questa esposizione sia per noi una buona notizia? L'abbiamo scritta pieni di dolore, con l'unica preoccupazione del bene della santa Chiesa. Allo stesso modo, lungi da noi voler giudicare il Papa. – Lasciamo volentieri questo delicato compito ad un ulteriore giudizio della Chiesa. Non facciamo parte di quelli che dichiarano affrettatamente vacante la sede papale, ma ci lasciamo guidare dalla Storia della Chiesa. Papa Onorio fu anatematizzato dal VI Concilio ecumenico a causa dei suoi falsi insegnamenti, ma non si è mai preteso che Onorio non fosse Papa. Tuttavia, ci è impossibile chiudere gli occhi di fronte ai fatti.
E le istruzioni segrete dei Carbonari così come la loro corrispondenza, verso il 1820, sono anch'esse dei fatti! Vi leggiamo: “Il lavoro che stiamo per intraprendere (…) può durare parecchi anni, forse un secolo (…). Quello che dobbiamo cercare e aspettare, come gli Ebrei aspettano il Messia, è un Papa secondo i nostri bisogni (…). Così, per spezzare la roccia su cui Dio ha costruito la sua Chiesa, (…) abbiamo il successore di Pietro inserito nell'ingranaggio del complotto (…). Per garantirci un Papa secondo il nostro cuore, si tratta innanzitutto di formare (…) una generazione degna del regno che vogliamo noi (…). Fatevi una reputazione di buon cattolico (…). Questa reputazione aprirà alle nostre dottrine il cuore del giovane clero (…). Tra qualche anno, questo giovane clero avrà, per forza di cose, invaso tutte le funzioni (…); sarà chiamato a scegliere il Pontefice (…) e quel Pontefice, come la maggior parte dei contemporanei, sarà necessariamente (…) imbevuto dei principi (...) umanitari che stiamo per mettere in circolazione”.

“Noi dobbiamo (…) arrivare, con modi molto graduali (…) al trionfo dell'idea rivoluzionaria tramite un Papa (…). Questo progetto mi è sempre parso di un calcolo sovrumano”.

Inoltre, leggiamo nel piccolo esorcismo di Leone XIII, nella sua versione originale: “Ecco che dei nemici molto astuti hanno riempito di amarezza la Chiesa, sposa dell'Agnello immacolato, l'hanno abbeverata d'assenzio, hanno allungato le loro mani empie su tutto ciò che di desiderabile vi è in essa. Laddove il Trono del beato Pietro e la Cattedra della verità venne stabilita come una luce per le nazioni, là hanno posto il trono dell'abominazione della loro empietà; affinché, una volta colpito il pastore, possano disperdere il gregge”.

Che fare, di fronte a questa situazione, umanamente parlando, disperata? Pregare, lavorare e soffrire con la Chiesa.”

Venticinque anni dopo, queste parole hanno forse perso la loro forzà? Si è potuto sperare, con l'avvento di Benedetto XVI, in un risanamento della situazione, dato che egli stesso riconosceva che la Chiesa si trovava in una situazione drammatica. E di fatto ha posto parecchie basi che possono servire ad una restaurazione, in mezzo a molta ostilità.
Gli atti benevoli che ha compiuto in favore della nostra Fraternità sono molto presenti alla nostra memoria riconoscente. Ma la reiterazione di Assisi, anche edulcorata, anche modificata, come pare essere nelle sue intenzioni, ricorderà inevitabilmente la prima Assisi che fu scandalosa sotto tanti aspetti, di cui uno dei più notevoli fu lo spettacolo pietoso e penoso del vedere fianco a fianco il Vicario di Cristo ed una moltitudine variopinta di pagani che invocavano i loro falsi dei e idoli, – di cui la posa della statua di Budda sul tabernacolo della chiesa di san Pietro d'Assisi resta la più agghiacciante e spaventosa illustrazione. Ora, quando si intende festeggiare l'anniversario di tale riunione, per ciò stesso ci si vieta di biasimarne il promotore. Benedetto XVI ha scritto ad un pastore evangelico che protestava contro questa nuova Assisi, che avrebbe fatto di tutto per evitare il sincretismo. Ma si dirà ai partecipanti provenienti da altre religioni che ce n'è solo una vera capace di salvare? Si dirà loro che non c'è nessun altro nome sotto il cielo da cui si può essere salvati se non il nome di Gesù, come ha insegnato san Pietro, il primo Papa? (cf. Atti, 4, 12). Eppure sono dogmi di fede.

Se si tacciono loro delle verità così essenziali, li si inganna! Se si nasconde loro l'unico necessario, unum necessarium, facendo credere loro che va bene così, perché lo Spirito Santo si serve anche delle altre religioni come mezzi di salvezza, anche se si parla di mezzi straordinari, secondo il nuovo magistero del Concilio Vaticano II, li si induce in errore, privandoli del mezzo per salvarsi.

Quanto alla beatificazione di Giovanni Paolo II, avrà come effetto immediato di consacrare l'insieme del suo pontificato, tutte le sue iniziative, anche le più scandalose, quelle descritte sopra e le altre, come il bacio del Corano e le molteplici cerimonie di mea culpa che lasciano pensare che la Chiesa sia colpevole di scismi che hanno visto perdersi tante anime cristiane per la separazione dalla nostra Santa Madre Chiesa, e per l'adesione all'errore e all'eresia. In pratica, tutto questo porta all'indifferentismo nella vita quotidiana, e i pochi sforzi di Roma per far cambiare un poco una rotta così nociva alla Chiesa non offrono che magri risultati: la Chiesa stessa è esangue.

Ci diranno che esageriamo, che drammatizziamo o che usiamo della retorica di circostanza, tuttavia questa drammatica constatazione la troviamo sulla bocca stessa dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Ma appare come una stella cadente nel firmamento, dimenticata in fretta e che lascia totalmente indifferente la moltitudine che non si cura di guardare in alto, verso il Cielo. Che fare? Che possiamo fare da parte nostra, carissimi amici?
“Preghiera e penitenza” era la parola d'ordine della nostra buona Madre del Cielo, la santissima Vergine Maria sia a Lourdes che a Fatima; queste direttive celesti valgono sempre e perfino ancora di più del momento in cui furono pronunciate. Molti di voi si chiedono che effetto ha avuto la nostra Crociata del Rosario finita l'anno scorso.
Ne abbiamo comunicato il risultato accompagnato dalla nostra richiesta al Sommo Pontefice che non si è degnato di rispondere, non fosse altro che con un avviso di ricevimento. Tuttavia ciò non deve scoraggiarci. La nostra preghiera si è involata verso il Cielo, verso la Madonna, la nostra Madre tanto buona e misericordiosa, e verso il Dio delle Misericordie; non abbiamo quindi il diritto di dubitare di essere esauditi, secondo le disposizioni infallibili della divina Provvidenza. Fidiamoci del buon Dio. Tuttavia, la situazione della Chiesa e del mondo ci suggerisce di chiedervi insistentemente di non fermare questo movimento di preghiera per il bene della Chiesa e del mondo, per il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. L'intensità della crisi, il moltiplicarsi di ogni tipo di disgrazie che colpiscono o minacciano l'umanità, richiede da parte nostra un atteggiamento corrispondente: “Bisogna sempre pregare e non smettere mai, oportet semper orare et numquam deficere” (Lc 18, 1).

Per questo ci sembra urgente e più che opportuno, visto il raddoppiare d'intensità dei mali che sommergono la santa Chiesa, di lanciare ancora una volta una crociata del Rosario, una crociata di preghiera e di penitenza.
 
Vi invitiamo ad unire tutti i vostri sforzi, tutte le vostre forze per formare a partire da Pasqua di quest'anno e fino alla Pentecoste 2012 un nuovo mazzo di fiori spirituale, una nuova catena di quelle rose così gradite dalla Madonna, per supplicarla d'intercedere in favore dei suoi figli presso il suo Figlio Divino e il Padre Onnipotente.
La confusione non fa che aumentare tra le anime, abbandonate ai lupi rapaci fin dentro all'ovile. La prova è così forte che si perderebbero perfino gli eletti, se essa non fosse abbreviata. I pochi elementi riconfortanti di questi ultimi anni non sono sufficienti per osare dire che le cose sono davvero cambiate in profondità. Lasciano grandi speranze per il futuro, ma come il chiarore che si scorge quando ci si trova ancora in fondo al tunnel.
Così domandiamo con tutto il cuore l’intervento della nostra Madre celeste affinché questa prova terribile sia abbreviata; la cappa modernista che circonda la Chiesa – almeno dal Vaticano II – venga strappata; le Autorità svolgano il loro ruolo salvifico presso le anime; la Chiesa ritrovi il suo splendore e la sua bellezza spirituale; le anime del mondo intero possano udire la Buona Novella che converte, ricevere i Sacramenti che salvano ritrovando l'unico ovile. Ah! Quanto vorremmo poter usare un linguaggio meno drammatico, ma sarebbe una menzogna ed una colpevole negligenza da parte nostra tranquillizzarvi lasciandovi nella speranza che le cose miglioreranno da sole.

Contiamo sulla vostra generosità per riunire nuovamente un mazzo di almeno dodici milioni di rosari perché la Chiesa sia liberata dai mali che la opprimono o che la minacciano in un prossimo futuro; perché la Russia venga consacrata e giunga presto il Trionfo dell'Immacolata.

Affinché le nostre preghiere siano ancora più efficaci e ciascuno possa trarne un beneficio maggiore, vorremmo terminare ricordando che quando si recita il Rosario, la cosa più importante non è il numero delle Ave Maria, ma il modo in cui le recitiamo. Il rischio della monotonia o della distrazione può essere combattuto efficacemente recitando il Rosario secondo le indicazioni della Madonna stessa: sgranando la corona, si tratta di meditare sulle scene della vita e sui misteri di Nostro Signore e della sua santa Madre. La cosa più importante è quel contatto con la vita del Salvatore che si stabilisce quando si pensa amorevolmente agli avvenimenti enunciati ad ogni decina, i “misteri” del Rosario.
Le decine di Ave diventano come una melodia di fondo che accompagna e sostiene questo potente e dolce contatto con Dio, con Nostro Signore e con la Madonna.
Suor Lucia di Fatima ha potuto dire, dopo i Papi, che Dio ha voluto conferire a questa preghiera una potenza tutta speciale, in modo tale che non esiste nessun problema che non possa essere risolto da questa magnifica orazione. Ci permettiamo d'insistere sulla preghiera in famiglia, che dà prova ogni giorno della sua efficacia proteggendo i bambini ed i giovani dalle tentazioni e dai pericoli spaventosi del mondo moderno e protegge l'unità familiare in mezzo ai tanti pericoli che la minacciano. Non lasciamoci scoraggiare dal silenzio apparente della divina Provvidenza dopo la nostra ultima crociata. Non è forse così che Dio vuole che gli proviamo, nelle cose importanti, che sappiamo stimare nel suo giusto valore quello che domandiamo e che siamo pronti a pagarne il prezzo?

Nel momento in cui ci avviciniamo alla Passione di Nostro Signore, alla Settimana Santa ed alla gloriosa Resurrezione del Salvatore, domandiamo alla Madonna che degni benedire la vostra generosità, prendervi sotto la sua benevola protezione ed esaudire le vostre insistenti preghiere.

Menzingen, 1ª Domenica di Passione

+ Bernard Fellay, Superiore generale

[Modificato da Caterina63 22/04/2011 10:32]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Lettera agli amici e benefattori, n° 79

di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay 
Superiore Generale della Fraternità San Pio X

21 dicembre 2011
Festa di San Tommaso, Apostolo


La lettera è sta pubblicata sul sito del Distretto italiano della Fraternità

(Sottolineature e impaginazione sono nostre, unavox )



Cari amici e benefattori,

Fra pochi giorni celebreremo il felice avvenimento della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo. La santa liturgia dell’Avvento e del tempo di Natale è piena della fede nella divinità di Nostro Signore. Richiamandosi soprattutto al Vecchio Testamento, là ove è profetizzata la sua venuta, essa impregna la nostra intelligenza e il nostro cuore della grandezza infinita delle prerogative e dei diritti del Bambino appena nato.

«Colui che da tutta l’eternità è nato da un padre senza madre, nasce nel tempo da una Madre senza padre!» (Professione di fede dell’XI Concilio di Toledo).

Ricevendo la sua natura umana dalla Santissima Vergine Maria, sua Madre, di cui Egli preserva la Verginità, Egli prova per ciò stesso che non ha perduto alcunché della sua Divinità. «Nel roveto che vedeva Mosè e che non si consumava, noi riconosciamo la vostra lodevole Verginità conservata.» (Antifona delle Lodi, 1° gennaio), Vero Dio, vero uomo, alla Chiesa piace accogliere il Salvatore Gesù onorandolo col titolo di Re.

Il Re della pace. Rex pacificus. Qui ci piace sviluppare un po’ questa verità, che è come al cuore della crisi che scuote la Chiesa e che condiziona le relazioni della Fraternità San Pio X con la Santa Sede.

*

In effetti, ci sembra che il fondo del problema attuale si possa riassumere in una perdita della fede nella divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. Oh! Certo molti protestano che credono che Gesù è Dio, ma ben pochi sono pronti a trarre le conseguenze concrete di questa verità fondamentale che esploderà agli occhi del mondo intero alla fine dei tempi. In quel momento, Egli lascerà finalmente risplendere la sua gloria in tutta la sua perfezione. L’estensione dei suoi poteri su tutte le creature sarà tale che tutti gli uomini – pagani, cristiani, atei, miscredenti, banditi e fedeli – tutti saranno prostrati davanti a Lui, poiché all’evocazione del suo Nome ogni ginocchio si piegherà sulla terra come in cielo (Cfr. Fil. 2, 10).

Per il breve tempo della sua vita terrena, durante la quale si è compiaciuto di stare tra noi, Egli ha nascosto in parte la sua sovranità. Ma si trattò del tempo della prova, del tempo per compiere la sua missione redentrice: «È morto per i nostri peccati» (1 Cor. 15, 3).

Ma durante questo tempo in cui ha nascosto ai nostri occhi la sua onnipotenza, Egli non l’ha perduta in niente. «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra» (Mt. 28, 18) è un’affermazione da prendere alla lettera, Lui che crea tutte le cose, per cui tutto è stato creato, senza di cui niente è stato fatto di ciò che è stato creato (Cfr. Gv. 1, 3).

Il rifiuto pratico della divinità di Nostro Signore si manifesta spesso nella storia degli uomini con il rigetto della sua Regalità, che è già il titolo e la ragione della sua condanna: «Jesus Nazarenus, Rex Judaeorum» (Gv. 19, 19).

E nella storia, molto spesso il rigetto di Dio si manifesta col rigetto della sottomissione a Nostro Signore Gesù Cristo.

Bisogna arrivare a metà del XX secolo per assistere a quell’incredibile avvenimento che permette di vedere un concilio che, in nome dell’adattamento alla situazione concreta della società umana in piena decadenza, modifica la proclamazione di tutti i tempi: «Bisogna che Egli regni» (1 Cor. 15, 25). Si pretende che questo modo di fare sia in armonia con i Vangeli, mentre invece è proprio il contrario.

I sofisti del liberalismo hanno fatto dire che lo Stato, la società umana, anch’essa creatura di Dio, doveva trattare alla pari l’unica vera religione e tutte quelle false, accordando ugualmente a ciascuna il diritto di esistere, di svilupparsi senza impedimenti e di esercitare il suo culto.

Con questo si pretende di opporsi agli abusi dello Stato totalitario che schiaccia ingiustamente gli esseri umani ed opprime la coscienza di ciascuno. Gli stessi massoni hanno espresso allora la loro gioia nel sentire risuonare sotto la cupola di San Pietro queste tesi che sono loro proprie (cfr. Yves Marsaudon, L’œcuménisme vu par un franc-maçon de tradition, 1964).

Evidentemente, vi è qualcosa di vero nel male denunciato, ma il rimedio è quello che la Chiesa ha sempre indicato: la tolleranza. Il diritto alla libertà religiosa, così come è proclamato dal Vaticano II, è altra cosa. È questo uno dei punti sui quali siamo in contrasto con la Santa Sede.

Questa libertà religiosa, ponendo su un piano di parità il vero e il falso, dispensa deliberatamente lo Stato e la società umana dai loro doveri di onorare e servire Dio, loro Creatore. Essa apre la strada a tutte le licenze in materia religiosa. È come se nella Chiesa si fosse rinunciato alla prerogativa di essere l’unica via di salvezza per tutti gli uomini. Quelli che vi credono ancora non lo dicono più. Molti fanno pensare perfino il contrario. Questa concessione al mondo di oggi si fa al prezzo della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.

*

Un’altra conseguenza, lungo questa linea che abbiamo appena indicata, si vede nella pratica dell’ecumenismo. Col pretesto di poter essere più vicini ai nostri «fratelli separati», non si proclamano più quelle verità che tuttavia sono salvifiche, perché costoro non vogliono sentirle. E deliberatamente, neanche si cerca più di convertirli.
L’ecumenismo NON VUOL PIU’ CONVERTIRE. Questa parola è stata bandita, la si tollera ancora, ma in nome della libertà religiosa!
Dov’è dunque la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo?
Dov’è finita la fierezza dei cattolici?
E sono i capi che li fanno diventare pusillanimi! Come si è potuto constatare recentemente in Francia, quando si è trattato di biasimare dei lavori teatrali blasfemi.
Se simili offese fossero state fatte nei confronti dei musulmani, i paesi sarebbero stati messi a ferro e a fuoco!
Oggi i cristiani sono diventati talmente morbidi che lasciano fare di tutto! Si attenta all’onore non di un re di questo mondo, ma del Re dei re, del Signore dei signori, Nostro Salvatore da cui abbiamo ricevuto tutto!

Chiaramente noi abbiamo a cuore la salvezza e il ritorno all’ovile di tutte queste anime così care al Cuore di Nostro Signore, perché Egli le ha riscattate a prezzo della sua vita! Ma l’attuale maniera di fare non ha più niente in comune con la cura dell’unità della Chiesa dei secoli passati. Tutti sono supposti buoni e quindi la prospettiva che certuni potrebbero dannarsi in eterno fa gridare allo scandalo. Si predica che l’inferno è vuoto o quasi. L’insegnamento della Chiesa è tutt’altro…

*

Una terza pietra d’inciampo è legata alla diminuzione dell’autorità.

Nostro Signore è il capo della Chiesa. Ma avendo voluto che la sua Chiesa fosse visibile ed essendo salito in cielo, Egli le ha conferito un capo visibile che è il suo Vicario sulla terra, Pietro e i suoi successori… A lui solo Nostro Signore ha dato il potere di pascere agnelli e pecore, lui solo ha un potere pieno, sovrano, immediato su tutti e ciascuno dei membri della Chiesa. È per questo che la Chiesa si è sempre proclamata una monarchia, governata da uno solo. Certo, il carattere umano del governo rende comprensibile la ricerca del consiglio e dei pareri di persone sagge, ma una forma di democrazia importata nella Chiesa con la collegialità e con la parodia parlamentare delle conferenze episcopali, permette ogni sorta di abuso e lascia alla pressione del gruppo le disposizioni di Diritto divino che vuole che ogni diocesi abbia un solo capo, il vescovo del luogo.

Oggi l’autorità è seriamente scossa, non solo dal di fuori per la contestazione dei responsabili laici che pretendono una parte del governo, ma ancor più all’interno della Chiesa, per l’introduzione di una quantità di consigli e commissioni che, nell’atmosfera odierna, impediscono il giusto esercizio dell’autorità delegata da Nostro Signore Gesù Cristo.

*

Non è sorprendente constatare come in ciascuna di queste pietre d’inciampo ritroviamo al fondo lo stesso problema? Per piacere al mondo, o quanto meno per adattarvisi e trattare con esso, si è sacrificata in una maniera o in un’altra l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo sui fedeli cristiani, su tutti gli uomini per i quali Egli ha versato il suo Sangue, su tutte le nazioni di cui essi sono membri.

Ecco cos’è che mina la Chiesa. Per uscire da questa crisi, bisogna «restaurare tutte le cose in Cristo» (Ef. 1, 10). DarGli il primo posto dappertutto e in tutto, a Lui che vuol essere tutto in tutti. Fino a quando non si vedrà andar via quest’aria liberale che impesta la Chiesa, essa continuerà a deperire.

È a causa di questa dolorosa realtà che le nostre relazioni con Roma sono difficili.

Ecco perché nella Fraternità noi parliamo spesso della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, poiché essa è nella vita pratica la sintesi del riconoscimento della sua Divinità. Egli ha puramente e semplicemente ogni diritto su di noi.

Ed è a Lui che tutti gli uomini, pagani o cattolici, giovani o vecchi, ricchi o poveri, potenti o deboli, tutti, assolutamente tutti rendono conto della loro vita terrena – a Lui, loro sovrano giudice e loro Dio, da cui hanno ricevuto tutto. Speriamo che queste righe mostrino quanto la dottrina della Regalità di Nostro Signore sia attuale, quanto non sia desueta la battaglia per questa Regalità di Nostro Signore, anzi sia molto necessaria. Oggi, si tratta di un dovere da seguire.

Si degni la Madonna, Madre di Gesù, Madre di Dio, di ascoltare le nostre preghiere per la gloria di suo Figlio. Che Ella ci protegga, che conservi la nostra piccola Fraternità in mezzo ai tanti pericoli, e che sia la nostra guida, la nostra avvocata, la nostra vittoria contro noi stessi e la nostra pusillanimità. Che Ella sia la nostra speranza, in attesa del suo trionfo per il quale preghiamo assiduamente, che sia la nostra gioia da qui all’eternità.

Nos cum prole pia, benedicat Virgo Maria.


+ Bernard Fellay, Superiore generale

Nella festa di San Tommaso, Apostolo

[SM=g1740738]
faccio solo un distinguo al messaggio che in gran parte condivido: la Chiesa NON ha rinunciato ad evangelizzare.... in questa libertà religiosa chiede ai Cattolici di non offuscare la propria identità e di essere luce e sale.... in questa libertà la Chiesa, che è Madre e Maestra, ci chiede continuamente di vivere in Cristo e di essere suoi strumenti ... il problema non è la libertà religiosa, non sta in questo, ma in ciò che noi siamo: Battezzati incoerenti e spesso disobbedienti al mandato ricevuto nel Battesimo....
Buon Natale!



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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