QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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DIO - IL DISCORSO SU DIO

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2009 16:39
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18/09/2009 16:39



1. - Le definizioni che si danno di Dio sono inadeguate


Un poeta di Agrigento dice di Dio: «Non è possibile vederlo con gli occhi o toccarlo con le mani: la via migliore per giungere a Dio è che gli uomini se ne convincano in cuor loro». E l`apostolo Giovanni: Nessuno ha mai visto Dio; l`unigenito Dio, che è nel seno del Padre, ce l`ha fatto conoscere (Gv 1,18).
    Riferendosi all`espressione «seno di Dio», di per sé sconcertante e misteriosa, alcuni hanno definito il Signore come abisso, che comprende e racchiude tutte le cose nell`intimo di se stesso, senza poter essere raggiunto da nessuno, nella sua infinità.
    Indubbiamente, un discorso su Dio è difficilissimo a farsi. Se infatti è già un`impresa tutt`altro che semplice discernere il principio di qualsiasi cosa, figuriamoci quando si tratta del primo e più antico dei princìpi, che è poi anche la causa dell`essere e del divenire di tutte le cose. Come si potrebbe, d`altronde, trovare una definizione per ciò che non costituisce né un genere né una differenza né una specie né un individuo né una quantità, e neppure un qualcosa che compia o che subisca un determinato fenomeno?
    Nessuno potrebbe mai chiamarlo a ragione «tutto»: egli infatti viene definito «tutto» per la sua grandezza, ma è, in certo senso, il padre di tutto. D`altronde, non si può dire che in lui c`è pluralità di parti: infatti l`uno è indivisibile. Anzi, proprio per questo è infinito: non cioè nel senso che sia inesplicabile, ma perché è senza dimensioni né parti, senza immagine né definizione. E se talvolta lo definiamo impropriamente, chiamandolo l`Uno, il Bene, la Mente, «colui che veramente è», Padre, Dio, Creatore, Signore; non è che pronunciamo il suo vero nome, ma ci serviamo di belle definizioni, per la mancanza di quella vera. Il nostro pensiero così, senza correre il rischio di sviarsi completamente, potrà avere almeno qualche valido punto di riferimento.
    Nessuna di queste definizioni infatti, presa singolarmente, fornisce un adeguato concetto di Dio; ciò nondimeno, considerate nel loro complesso, esse danno almeno un`idea della potenza dell`onnipotente. Quando si definisce una cosa, la indichiamo attraverso ciò che in essa si trova oppure attraverso il suo rapporto con le altre cose; ma per definire Dio non è possibile né l`una né l`altra cosa.
    Neppure la scienza può essere ritenuta valida a questo fine. Essa presuppone infatti elementi antecedenti e conosciuti; invece, non c`è nulla prima dell`ingenito.
    Rimane un`unica strada per conoscere quanto ci è ignoto: la grazia di Dio e il solo Logos, che è presso di lui. Anche Luca, negli Atti degli apostoli, ricorda che Paolo parlò in questo modo: Ateniesi, sotto ogni rapporto, io vi trovo molto religiosi. Mentre passeggiavo, infatti, e guardavo le statue che voi adorate, ho notato anche un altare sul quale era scritto: «Al Dio ignoto». Perciò io vi annuncio colui che, anche senza conoscerlo, voi già adorate (At 17,22-23).

    Clemente Alessandrino, Stromata, 5, 81,2-82,4


2. - I nomi di Dio: molti o nessuno?



Gli autori sacri lodano Dio sia come innominabile, sia con ogni sorta di nomi. Lo lodano come innominabile quando affermano, per esempio, che in una mistica visione della teofania simbolica rimproverò chi gli aveva chiesto: Qual è il tuo nome? (Gen 32,29). E altrove, quasi intendesse ripudiare ogni nome, soggiunse: Perché vuoi sapere il mio nome? Esso è misterioso (Gdc 13,18). E non è questo un nome veramente misterioso, superiore a ogni altro nome, privo di nome, collocato sopra ogni nome che venga pronunciato, sia in questo secolo, sia in quello futuro (Ef 1,21)?
    D`altra parte, molti nomi si attribuiscono a Dio, come quando si ricorda che lui stesso affermò di sé: Io sono colui che sono (Es 3,14). Lo si definisce altresì come vita, luce, Dio, verità. Sapendo poi che Dio è creatore di ogni cosa, guardando la sua opera i sapienti sacri lo lodano come buono, bello, sapiente, diletto, Dio degli dèi, Signore dei signori, Santo dei santi, eterno, colui che è, autore dei secoli, largitore di vita, sapienza, intelligenza, Verbo, conoscenza che racchiude in se stessa, superlativamente, tutti i tesori di ogni scienza. E ancora, Iddio è acclamato come potenza e come potente, Re dei re, antico di giorni, immutabile e che mai invecchia, salvezza, giustizia, santificazione, redenzione, la cui grandezza è al di sopra di tutto, presente nell`atmosfera invisibile.
    Essi dicono che Dio è presente anche negli spiriti, nelle anime e nei corpi, in cielo e in terra e, simultaneamente, nel mondo e intorno al mondo e sul mondo, al di sopra del cielo, al di sopra di ogni sostanza. Dicono che Dio sia anche il sole, le stelle, il fuoco, l`acqua, l`atmosfera, la rugiada, le nuvole, persino i sassi e le pietre. Insomma, Dio è tutto ciò che esiste, e nulla di ciò che esiste.

    Pseudo-Dionigi Areopagita, I nomi divini, 1,6


2a. - I dieci nomi ebraici con cui nella Scrittura si indica Dio



1) Mentre esponevo il Salmo 90, soffermandomi al versetto dove si dice: Colui che dimora sotto la protezione dell`Altissimo, se ne starà sotto la tutela del Dio del cielo (Sal 90,1), avevo spiegato che presso gli ebrei al posto di Dio del cielo sta il vocabolo saddai, tradotto da Aquila con icanón e che noi possiamo interpretare robusto e capace di compiere ogni cosa. E` uno dei dieci nomi con cui essi designano Dio.
    Tu, con la tua risaputa diligenza, mi hai chiesto lì per lì di farti avere tutti questi nomi con la rispettiva traduzione. Ed eccomi ad accontentare la tua richiesta.
    2) Il primo nome di Dio è hel, tradotto dai Settanta [erano dottori ebrei, inviati, pare, da Tolomeo Filadelfo a tradurre l`Antico Testamento in greco. Si ebbe così la versione dei Settanta (secolo III a.C.)] con Dio, mentre Aquila - che ne esprime l`etimologia - lo traduce con iskurón, cioè forte.
    Poi viene eloim ed eloe, che significa ugualmente Dio.
    Il quarto è sabaoth che i Settanta tradussero delle virtù e Aquila degli eserciti.
    Elion è il quinto, che per noi equivale ad Altissimo.
    Il sesto è eser ieie; si trova nell`Esodo: Colui che è mi ha mandato (Es 3,14).
    Adonai è il settimo nome, e noi lo traduciamo generalmente Signore. L`ottavo è ia; viene attribuito solo a Dio e lo si riscontra nell`ultima sillaba di alleluia.
    Il nono è composto di quattro lettere (tetragramma); lo si pensava anecfóneton, cioè ineffabile [i giudei dell`epoca bassa non permettevano che si pronunziasse il nome di Dio rivelato a Mosè. I segni che usavano, tutte consonanti, uniti alle vocali del nome Adonai (che significa mio Signore) danno l`attuale pronunzia Jéhovah, o Jahvéh], e si scrive con queste lettere: iod, he, vau, he. Ma alcuni non l`hanno decifrato a motivo della rassomiglianza dei segni; e quando lo hanno trovato nei libri greci l`hanno letto di solito... [segno indecifrabile].
    Il decimo è quello di cui s`è parlato all`inizio: saddai, che nel testo di Ezechiele non viene tradotto. Bisogna sapere però che eloim è di numero indefinito, in quanto può designare sia l`unico Dio che più dèi allo stesso modo che con samaim si indicano i cieli o il cielo. E` per questo motivo che spesso gli interpreti non usano la medesima dizione. Un esempio simile lo possiamo trovare nella nostra lingua: Atene, Tebe, Salona [sono nomi propri di città che in latino hanno solo la forma plurale].

    Girolamo, Le Lettere, I, 25 (a Marcella)


3. - Il nome delle cose visibili esprime l`invisibile



Sappiamo molto bene che a spiegare esaurientemente le realtà divine non può bastare né l`elogio degli uomini, né il confronto con la natura umana. Quello infatti che è inesprimibile non ha modo di spiegarsi, né è soggetto a spiegazione: quello poi che è spirituale è nettamente distinto dalle realtà corporee e da ogni paragone con loro. Dato tuttavia che qui trattiamo della ricerca sulle realtà divine, questi concetti, che la nostra mente creata pur contiene, essa li deve esprimere secondo l`uso proprio della sua essenza e dei suoi mezzi di espressione: ciò non è commisurato alla dignità di Dio, ma condizionato dalla debolezza del nostro spirito. Cercheremo perciò di rendere comprensibile, secondo i nostri moduli concettuali e linguistici, ciò che pur conosciamo e comprendiamo. Vogliamo perciò raccomandare che non si creda che noi pensiamo di Dio in un modo consono alle realtà corporee allorché eventualmente proponiamo qualcosa come paragone, cosa che è comune agli uomini; e perciò, anche che non si creda di noi che giudichiamo di Dio come delle realtà corporee, equiparando le realtà spirituali al nostro modo di pensare e di vivere: proponiamo solo la singolarità delle realtà visibili per giungere alla conoscenza delle realtà invisibili.

    Ilario di Poitiers, La Trinità, 4,2


4. - Inadeguatezza del linguaggio e del pensiero



Pensare incessantemente a Dio è cosa davvero pia e l`anima che ama il Signore non se ne sazia mai. Temerario, invece, è il tentativo di spiegare a parole ciò che lo riguarda. La nostra intelligenza è infatti lontanissima da quelle cose così sublimi e il discorso, per di più, esprime in modo oscuro e impreciso quanto riesce a comprendere. E allora, se veramente la grandezza di una simile verità è tanto al di sopra del nostro intelletto e la nostra capacità di esprimerci è a sua volta inferiore all`intelletto stesso, cos`altro fare se non tacere, affinché la dignità della teologia non appaia seriamente compromessa dall`inadeguatezza delle parole?
    Innato nella natura umana è il desiderio di pensare Dio con le nostre categorie intellettuali, ma nessuno di noi ne è all`altezza. Infatti, sebbene facciamo a gara l`uno con l`altro nel nostro zelo religioso, tuttavia nessuno di noi è cieco e traviato al punto da credere di aver conquistato la vetta della conoscenza. Anzi, quanto più si conosce, tanto più si avverte la propria debolezza.
    Così era Abramo, così Mosè: quando fu concesso loro di vedere Dio, nella misura in cui è possibile all`uomo, allora soprattutto si mostrarono umili. Abramo chiamò se stesso terra e cenere (Gen 18,27}), Mosè si riconobbe uomo dalla debole voce e dalla lingua tarda (Es 4,10), incapace com`era a descrivere la grandezza di ciò che aveva compreso.
    Ciò nondimeno, se è vero che ogni orecchio è aperto ad ascoltare la teologia e la Chiesa non si sazia mai di un simile ascolto, secondo quanto è scritto nell`Ecclesiaste: L`orecchio non sarà mai pieno di udire (Sir 1,8); allora è necessario parlare da uomini. Diremo, d`altronde, non certo quanto è grande Dio, ma unicamente quanto a noi è dato di comprenderne. Infatti, anche se non arriviamo ad abbracciare con lo sguardo tutto lo spazio compreso fra il cielo e la terra, non per questo rinunciamo a investigare anche quanto ci è possibile. Allo stesso modo, diciamo anche adesso qualche parola per soddisfare la nostra pietà, ma, al fondo di ogni ragionamento, non dimentichiamo di dichiararci vinti di fronte alla grandezza dell`oggetto del nostro discorso. Né le lingue degli angeli infatti, quali ch`esse siano, né degli arcangeli, né tutte le creature razionali messe assieme hanno mai potuto penetrare la benché minima parte di Dio, né, tantomeno, sono in grado di spiegare interamente la sua realtà.
    Se vuoi veramente dire qualcosa su Dio, o ascoltarla, lascia il tuo corpo, lascia i sensi fisici, lascia la terra, lascia il mare; poni l`atmosfera al di sotto di te stesso, passa al di là dei tempi, del susseguirsi dei cicli cronologici, di tutte le cose terrene: èlevati sugli spazi celesti, va` al di sopra delle stelle, di tutte le loro meraviglie, della loro mole e bellezza, di tutto quanto l`universo trae di utile da esse, della loro disposizione geometrica, del loro splendore, dei loro movimenti di separazione e di congiunzione. Sorpassate tutte le cose con lo spirito e con l`intelligenza, volando oltre il cielo e giunto più in alto di quello, guarda intorno ogni cosa in un`unica sublime intuizione: gli eserciti celesti, i cori degli angeli, la bellezza degli arcangeli, la gloria delle dominazioni, lo schieramento dei troni, le virtù, i principati, le potestà.
    Superato ancora tutto questo, con lo spirito elevato al di sopra di ogni creatura, contempla la divina essenza: immobile, immutabile, inalterabile, impassibile, semplice, senza mescolanza veruna, indivisibile, luce inaccessibile (1Tm 6,16), potenza ineffabile, grandezza infinita, gloria abbagliante, bontà amorosa, bellezza irresistibile. L`anima, ferita, si sgomenta di fronte a un simile spettacolo; nulla, però, riesce a descriverne con le parole.

    Basilio il Grande, Omelia sulla fede, 1


5. - Ineffabilità di colui che è irraggiungibile dal nostro pensiero



Qualunque cosa, diversa da sé, pensi l`uomo, un oggetto che è stato fabbricato non sarà mai simile a colui che lo ha fatto... Dio è ineffabile, più facilmente diciamo ciò che non è, anziché ciò che è. Pensi alla terra: Dio non è questo! Pensi al mare: Dio non è questo! Pensi a tutte le cose che sono sulla terra, agli uomini e agli animali: Dio non è questo! A tutte le cose che sono in mare o che volano in aria: Dio non è questo! A ciò che splende nel cielo, le stelle, il sole, la luna: Dio non è questo! Pensi al cielo: Dio non è questo! Pensi agli angeli, alle virtù, alle potestà, agli arcangeli, ai troni, alle sedi, alle dominazioni: Dio non è questo! E che cosa è? Questo solo ho potuto dire: ciò che non è. Mi chiedi che cosa è? Ciò che occhio non ha visto, né orecchio ha udito, né è penetrato nel cuore dell`uomo. Come pretendi che salga sulla lingua ciò che non è entrato nel cuore?

    Agostino, Esposizione sui Salmi, 85,8(12)


6. - Le descrizioni antropomorfiche di Dio tradiscono profondi significati



Leggendo la sacra Scrittura, c`imbattiamo sovente in numerosissimi passi nei quali Dio, in un certo qual modo, viene presentato, simbolicamente o in allegoria, come se avesse anche lui un corpo. Ciò nondimeno, bisogna sapere che noi siamo uomini e siamo avvolti da misera carne così che ci è impossibile pensare ed esprimere le azioni divine, sublimi e immateriali di Dio senza far uso di metafore e di simboli consoni alla nostra condizione.
    Appare quindi evidente che tutto ciò che di materiale è stato detto su Dio, è stato detto simbolicamente e racchiude un più alto significato: Dio è, infatti, assolutamente semplice e senza forma.
    Gli occhi di Dio, le sue palpebre, il suo sguardo, la sua capacità di vedere tutte le cose significano l`onniscienza a cui nulla sfugge, in quanto è merito di tale senso se la nostra conoscenza si fa più perfetta e completa. Le sue orecchie e il suo udito, dobbiamo intenderli come la disposizione a perdonare e la benignità nell`accogliere le nostre preghiere. Infatti noi, proprio grazie al senso dell`udito, ci mostriamo di solito miti e ben disposti verso coloro che ci supplicano di qualcosa.
    La bocca e le parole di Dio dobbiamo identificarle con la dichiarazione della sua volontà, come noi stessi, d`altronde, manifestiamo con la parola e il discorso i sentimenti nascosti del nostro cuore. I cibi e le bevande di Dio dobbiamo intenderli come il nostro accesso alla sua volontà non diversamente da come anche noi, con il senso del gusto, esprimiamo il nostro naturale appetito. Nell`olfatto di Dio riconosciamo quella virtù grazie alla quale i nostri pensieri gli sono graditi. Noi pure, del resto, non percepiamo forse con l`olfatto la fragranza degli odori?
    Il volto di Dio dobbiamo intenderlo nel senso che Dio si manifesta e si rivela attraverso le opere, così come noi ci esprimiamo attraverso il volto. Le mani di Dio dobbiamo intenderle come l`efficacia del suo agire. Infatti, noi facciamo con le nostre stesse mani le cose più utili e migliori. La destra di Dio significa il suo aiuto nelle cose favorevoli: perché anche noi, nelle faccende più impegnative e che richiedono molta forza, usiamo preferibilmente la mano destra. Il tatto di Dio significa il suo accuratissimo discernimento e giudizio sulle cose più piccole e nascoste. Analogamente, per quanto ci riguarda, neppure a noi coloro che tocchiamo possono tener nascosto nulla di sé.
    I piedi e l`incedere di Dio significano il suo arrivo e la sua presenza per recare aiuto a chi ne ha bisogno o per distruggere i nemici o per qualche altro scopo. Non diversamente, a noi i piedi servono per questo: a farci arrivare da qualche parte.
    Il giuramento da parte di Dio significa l`immutabilità della sua decisione, allo stesso modo come presso di noi, giurando su qualcosa di stabilito, vengono confermati i reciproci impegni. La sua ira e il suo furore dobbiamo intenderli come il suo odio e la sua avversione per il male. Noi, d`altronde, non ci adiriamo forse quando abbiamo in odio quelle cose che contrastano il nostro modo di pensare? L`oblio e il sonno di Dio, infine, significano una dilazione del castigo verso i nemici o il ritardo dell`aiuto consueto ai suoi [amici: n.d.t.].
    Insomma, in una parola, in tutto quanto è detto di Dio attraverso immagini concernenti il corpo importa un significato più profondo con il quale, attraverso espressioni commisurate a noi, siamo edotti su quelle al di sopra di noi. A meno che non si parli dell`incarnazione del Verbo di Dio. In tale occasione, infatti, egli assunse tutto l`uomo per la nostra salvezza: l`anima razionale e il corpo, tutte le peculiarità dell`umana natura, comprese quelle fisiche, e i sentimenti irreprensibili.

    Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1,11


7. - Tutti i discorsi su Dio ce ne offrono solo un`apparenza



Ogni dottrina sull`ineffabile essenza divina, nonostante l`apparenza di discorso elevato e rispondente alla realtà di Dio, è soltanto una somiglianza dell`oro, non l`oro vero. Infatti, un valore che supera l`intelligenza e ogni concetto razionale, non è possibile che sia mostrato nella sua interezza e perfezione. Ancorché si tratti di un Paolo, iniziato in paradiso agli arcani misteri: egli ascoltò sì parole ineffabili (2Cor 12,4), ma ineffabili rimangono i pensieri su Dio. Egli stesso afferma infatti che questi pensieri non si possono esprimere a parole.
    E allora, coloro che suggeriscono qualche valida considerazione sull`intelligenza dei misteri, non possono affermare come questi siano in se stessi, ma si limitano a descrivere lo splendore della gloria, l`immagine dell`essenza, la bellezza di Dio; ad affermare che in principio era il Verbo, che il Verbo è Dio. E tutto ciò a noi, che non abbiamo visto quel divino tesoro, sembra che sia oro; invece, per coloro che possono contemplare la verità, appare come oro, ma non lo è...
    L`essenza divina è al di sopra dell`ambito del pensiero. Anzi, il concetto che ne abbiamo è solo un`immagine di quello dovuto. Infatti, esso non mostra l`autentica realtà di colui che nessuno ha conosciuto né può conoscere o vedere, ma, come in uno specchio e in una figura misteriosa, ne descrive soltanto un`apparenza...
    L`anima invece, condotta per mano attraverso tali pensieri alla concezione delle cose ineffabili, con la sola fede deve ospitare in sé quell`essenza che supera ogni intelletto.

    Gregorio di Nissa, Commento al Cantico dei cantici, 3


8. - Che cosa significano i nomi di Dio?



Potresti dirmi: «Tu che ci vedi, spiegami com`è fatto Dio». Ascolta, o uomo: l`aspetto di Dio non si può descrivere e neppure può essere visto con gli occhi fisici. La sua gloria, infatti, è senza limiti né la sua grandezza può essere misurata, né la sua altezza pensata. La sua forza non è suscettibile di confronto, la sua sapienza non può essere paragonabile ad alcunché. Inimitabile è la sua bontà, indescrivibile la generosità.
    Quando chiamo Dio luce, dico il nome di una sua creatura; quando lo chiamo Verbo, dico il nome del suo principio; quando lo chiamo mente, nomino la sua intelligenza; quando lo chiamo spirito, nomino il suo respiro. Quando lo chiamo sapienza, nomino ciò che egli genera; quando lo chiamo forza, descrivo il suo governo; quando lo chiamo potenza, nomino il suo modo d`agire; quando lo chiamo provvidenza, parlo della sua bontà. Se dico che Dio è autorità suprema, intendo la sua gloria; se lo chiamo Signore, lo riconosco giudice; se lo chiamo giudice, lo dico giusto; se lo chiamo padre, dico che egli è il tutto; se lo chiamo fuoco, nomino la sua ira.
    Potresti dirmi allora: «Si adira Dio?». Moltissimo, contro coloro che agiscono male; buono, invece, e benigno e misericordioso verso coloro che lo amano e lo temono. Infatti egli è maestro dei pii e padre dei giusti; giudice e vindice, al contrario, per gli empi.
    Dio è privo di principio perché ingenerato, immutabile perché immortale... E` Signore perché domina su tutte le cose; Padre, perché prima di tutto; fondatore e creatore, perché ha fondato e creato tutto; Altissimo, perché al di sopra di tutto; Onnipotente, perché tutto domina e tutto abbraccia in sé.
    Le altezze dei cieli e le profondità degli abissi e i confini di tutto l`universo sono nelle sue mani; né esiste luogo nel quale egli resti inoperoso. Infatti, il cielo è opera sua, la terra sua fattura, il mare sua creazione, l`uomo la sua opera e somiglianza. Il sole, la luna e le stelle sono suoi elementi fatti da lui per indicare i segni e le stagioni, i giorni e gli anni, per servire gli uomini. E Dio ha fatto tutte le cose, suscitandole dal nulla, affinché dalle sue opere si conosca e si comprenda la sua grandezza.

    Teofilo d`Antiochia, Ad Autolico, 1,3



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