Treviso calcio, se n’è andato anche De Bernardi
Dopo Nico Zambianchi se n’è andato anche "Debe", al secolo Carlo De Bernardi: un altro pezzo di bandiera ammainata, un pregiato e prezioso ritaglio della ultra centenaria storia calcistica trevigiana che va in archivio.
Carlo, nato a Busto Arsizio il 9 dicembre 1952, è mancato ieri in ospedale a Casalpusterlengo (Lodi), dopo una sofferenza durata circa otto mesi quando gli fu diagnosticato un tumore ai polmoni. E dire, ironia della sorte, che non fumava e non beveva.
De Bernardi aveva cominciato nella Gallaratese, approdò poi al Mantova e a Piacenza (dove s’era stabilito ultimamente). Quindi fu voluto espressamente a Treviso da Tino Molina (premier dell’allora Comitato di reggenza era Ildebrando Stefanelli) e, nella Marca, Carlo rimase per altre quattro stagioni conquistando la promozione dalla D alla C con Giacomini. Salì allora a Udine per espresso volere di Massimo e qui contribuì alla doppia promozione dalla C alla A. Giocò poi a Cesena, quindi nell’Atalanta e chiuse a Modena con Osellame.
Ragazzo straordinario nella vita che ha condiviso con la moglie Gabriella, pur senza il piacere di un figlio, si trasformava non appena scendeva sul terreno di gioco dove esprimeva un innato senso del gol unito a dribbling stretti e secchi, ma anche a una grande visione di gioco. Insomma, un asso dell’attacco.
Nella storia del Treviso De Bernardi sta a Osellame come Fiorio a Pradella tanto per citare alcuni dei punteros degli ultimi 35 anni. «Grande persona - spiega Carlo Osellame che con Zambianchi, Colusso, Musello e/o Speggiorin completava il quintetto davanti -, assieme abbiamo vestito ben tre maglie, dapprima a Treviso, poi in seguito a Bergamo nell’Atalante e, infine, siamo scesi assieme a Modena. Era un attaccante rapidissimo, fulmineo, con un destro vellutato. Vedeva la porta anche più del sottoscritto, insomma un goleador di razza. La scorsa settimana avevo ricevuto una telefonata dalla moglie Gabriella che mi aveva annunciato il peggioramento della situazione. Se n’è andato, dopo Zambianchi, un altro Grande oltreché un amico fraterno».
Anche Silvano Colusso, l’uomo di raccordo a centrocampo, ricorda Carlo: «Un ragazzo straordinario con cui dividevo, dopo gli allenamenti, le passeggiate. Avevamo anche acquistato una bici in società pur di scorazzare per la città e dintorni. Debe poi era un amante della pesca, disciplina che gli permetteva di rilassarsi. Un amico carissimo, dentro e fuori del campo. Di certo uno dei più forti e completi attaccanti nella storia del Treviso, con Osellame componeva una coppia da fuochi d’artificio».
Attoniti anche i compagni più o meni giovani di Debe. Tino Speggiorin ha incassato un altro colpo dopo quello di Zambianchi, così come Remo Zavarise. Le serpentine di Debe - che a Treviso aveva giocato anche con Melotti, Gregorutti, Pasinato, Cusinato, Walter Frandoli, Attilio Tesser, Cusinato, Tomasini, Palù, Sirena, Mazzon, Volpato, Da Ros, Alberti, Scheda, Belligrandi, Silotto, Schugur, per citarne alcuni - le ricordano tutti, ancora oggi. Ma, in particolare, Dino Caramel che puntualmente lo ospitava a pranzo e a cena.
I funerali si svolgeranno lunedì a S. Antonio di Piacenza.
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