Parte Terza
ERRORI E VERITA'
Contro la venerazione della Croce
I - L'errore: “Del corpo umano di Cristo dispone Dio, non dev'essere adorato come se fosse un crocifisso”. A conferma, i tdG citano 1 Pietro 3, 18; Giovanni 20, 6-7 e 13; 2 Corinzi 5,16
La verità: Si tratta d'un autentico imbroglio o sofisma geovista. Smascheriamo prima l'imbroglio e diamo poi l'esatto significato dei testi biblici strumentalizzati.
L'imbroglio:
a) Ora certamente il corpo di Cristo non è più sulla Croce. Vi rimase solo poche ore. Il corpo di Cristo risuscitato da morte si trova in uno stato glorioso (cfr. Filippesì 3, 20-21). Nella sua nuova condizione il corpo umano di Cristo, sempre unito alla divinità, non è più soggetto alla morte. E' detto “corpo spirituale” (1 Corinzi 15, 44-49).
b) Ma la storia della vita terrena di Gesù nessuno può cancellarla o ignorarla. Essa è una perenne esposizione di immagini sacre offerte alla vista e alla meditazione degli uomini di buona volontà, specialmente dei veri discepoli di Cristo. Anche dopo la risurrezione, gli Apostoli ricordavano e descrivevano la vita terrena di Cristo, specialmente la storia della sua passione e morte, pur sapendo che egli non era più sulla Croce. San Paolo rappresentava al vivo Gesù Crocifisso ai Galati (cfr. Galati 3, 1) e ai Corinzi (cfr. 1 Corinzi 2, 2), convertendoli alla fede e all'amore di Lui (cfr. 2 Corinzi 5, 14-15).
c) Come gli Apostoli e i cristiani dei primi tempi, hanno fatto sempre e faranno i veri cristiani di ogni tempo. Essi sanno che fisicamente Gesù non è più sulla Croce' Sanno che Egli non sarà mai più crocifisso perchè morto una sola volta (cfr. 1 Pietro 3, 18), vive ora per sempre (cfr. Romani 6, 9-1 1). Tuttavia vogliono raffigurarselo così com'è stato al tempo della prova suprema del suo amore per gli uomini: vogliono guardare, amare e venerare il Crocifisso, perché in esso si concretizza l'infinito amore di Dio per noi (cfr. Giovanni 3, 16).
Chi può biasimare e condannare questo comportamento, se conserva ancora un minimo di intelligenza e di onestà? Nessun uomo normale e ragionevole farà questo. In effetti, l'immagine è il linguaggio migliore per ricordare persone e fatti, e suscitare sentimenti di amore, di venerazione, di adorazione. Così fa una mamma che conserva gelosamente l'album dov'è in immagini la vita del
proprio figlio morto forse vittima d'amore per gli altri. Ama sfogliare quell'album, soffermarsi su quelle immagini, godere o soffrire al ricordo dei figlio. Così fa il discepolo nei riguardi del maestro, l'amico con l'amico.
d) I tdG, pur affermando che del corpo umano di Cristo dispose Dio, sogliono raffigurarlo in immagini così com'era una volta sulla terra, proprio inchiodato sulla croce; ma fanno vedere solo le gambe". Soprattutto lo raffigurano come un terribile guerriero, armato d'un missile per distruggere in un bagno di sangue l'umanità intera nell'imminente apocalissel. Due pesi e due misure, sempre, ipocritamente, per ingannare, per oscurare la Verità di Dio!
Esatto significato dei testi biblici abusati.
a) 1 Pietro 3, 18: “Ucciso sì quanto alla carne, ma vivificato quanto allo spirito” (Garofalo).
Spiegazione:
San Pietro non parla affatto di come Dio avrebbe disposto del corpo umano di Cristo, se cioè Cristo sia risorto con un corpo glorioso come fu di fatto, oppure senza corpo come erroneamente spiegano i tdG. L'Apostolo Pietro dice solo che Cristo dopo la morte “fu vivificato quanto allo spirito”, ossia, fu mutato in un nuovo stato di vita opposto a quello che aveva prima di morire. Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo:
“Spirito è- una nozione biblica, che non si oppone né al corpo né alla materia né al sensibile né all'esterno, ma alla carne, cioè alla condizione della creatura nella sua debolezza e caducità”.
Cristo di fatto, dopo la morte, fu mutato in corpo spirituale, unito sempre alla divinità (cfr. 1 Corinzi 15, 44), e non in puro spirito come erroneamente insegnato dai tdG Così è presentato nei vangeli (cfr. Luca 24, 39 3; Giovanni 20, 19 tutto questo ha poco o nulla a che vedere con la que-
stione di cui trattiamo, se cioè è lecito o no raffigurarsi Cristo sulla Croce. Qualunque sia stata la sorte del corpo di Cristo, i suoi veri discepoli possono in ogni tempo raffigurarselo nei vari momenti della sua vita, e tra questi vi è anche, possiamo dire in primo piano, la sua crocifissione.
b) Giovanni 20, 6-7. 13: “E (Pietro) vede i pannillini per terra e il sudario, che era sul capo di Gesù, non per terra con i pannillini, ma avvolto a parte, in un altro posto (...) Essa (Maria) risponde: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano messo!” (Garofalo),
Spiegazione:
I) In nessun modo è detto qui da Giovanni che Dio dispose del corpo umano di Cristo, tramutandolo in spirito. E tanto meno è detto che Dio cancellò dalla mente e dal cuore degli Apostoli l'immagine del loro Maestro così come l'avevano conosciuto nei momenti più forti della sua vita terrena. Giovanni dice solo che Pietro e Giovanni non trovarono il corpo di Gesù nel sepolcro. Non dice altro! Essi forse pensavano che fosse stato trafugato come aveva fatto capire la Maddalena (ivi verso 2).
II) Poi, nello stesso capitolo 20, san Giovanni descrive minuziosamente le apparizioni di Cristo Risorto sia a Maria Maddalena (vv. 11-18) sia ai discepoli (vv. 19-23), mostrando loro “le mani e il fianco” (v. 20), sia a Tommaso (v. 27), a cui disse: “Porta qui il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio fianco” (v. 27). Si tratta sempre del corpo di Cristo visto sensibilmente da più testimoni.
III) Queste apparizioni del Cristo col suo corpo glorioso sono passate sotto silenzio dai tdG. Se ne devono parlare, si affrettano a dire che si trattava di un giuoco illusionistico... da prestigiatore... di una o più pie menzogne da parte del Risorto per ingannare i discepoli, facendo loro vedere una cosa che in realtà non c'era.
No! I discepoli di Gesù hanno veduto coi loro occhi sia il corpo di Cristo crocifisso, sia quello del Cristo glorioso, e ne hanno conservato l'immagine nella loro mente e nei loro cuori per amarlo sempre più, per venerarlo, per adorarlo.
c) 2 Corinzi 5, 16: “E se anche abbiamo un tempo considerato Cristo secondo criteri umani, tuttavia ora non lo consideriamo più così” (Garofalo).
Spiegazione: San Paolo non dice ,affatto che prima aveva conosciuto Cristo in carne e ossa, ossia nel corpo fisico, mentre poi lo conosceva e lo pensava senza corpo.
L'Apostolo parla solo di conoscenza secondo la carne in senso biblico, vale a dire secondo criteri umani, in opposizione al suo nuovo modo di conoscere e di giudicare Cristo e la sua opera dopo la sua conversione.
Qui non c'entra affatto il corpo di Cristo conosciuto prima in un modo, e poi in un altro modo, cioè in nessun modo. Tant'è vero che Paolo, nella sua predicazione, ricordava spesso, diremo di preferenza, Gesù Crocifisso, ne parlava con ardore e lo descriveva ai cristiani con vivi colori (cfr. supra pp. 7-9).
2 - L'errore: “Il “paio di tortura” è un simbolo di morte nella vergogna, e un biasimo dai nemici sui cristiani”. A prova i tdG citano Ebrei 12, 2; Ebrei 6, 6; Matteo 16, 24; Galati 6, 12; Matteo 27, 29-44.
La verità:
a) Certamente la croce, prima che Cristo “tollerò la croce, sprezzante l'ignominia” (Ebrei 12, 2), era un simbolo di morte nella vergogna. E anche dopo tale scelta fatta da Cristo, la croce rimase scandalo per i Giudei e follia per i pagani (1 Corinzi 1, 23). Ed è perciò vero che la Croce è un biasimo da parte dei nemici dei veri cristiani. I testimoni di Geova, che biasimano la Croce e vogliono distrutte croci e crocifissi, sono i legittimi discendenti dei Gìudei e dei pagani di cui parla san Paolo (1 Corinzi 1, 23) perché si comportano da nemici della Croce di Cristo (Filippesi 3, 18). “Loro fine è la perdizione, loro dio è il ventre” (Filiippesi 3, 19).
Ma per i veri cristiani, imitatori dell'Apostolo san Paolo (1 Corinzi 1 1, 1), la Croce è motivo di gloria perché Cristo Crocifisso è potenza e sapienza di Dio (1 Corinzi 1, 23-24).
b) Fuori posto deve dirsi pure il riferimento geovista ad Ebrei 6, 6.
Riportiamo prima il testo di Ebrei 6, 6 nel suo contesto,
“Quelli che sono caduti di nuovo nel male, non possono più cambiare vita ed essere rinnovati ancora una volta. Già una volta hanno avuto la luce di Dio, hanno provato il dono celeste, hanno ricevuto lo Spirito Santo, hanno gustato la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro. Eppure, per quanto sta in loro, essi crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo mettono di fronte agli insulti di tutti”. (Ebrei 6 4-6, Interconfessionale).
Spiegazione:
Qui non si tratta di mostrare sensibilmente la Croce, esporla cioè come simbolo di morte e di vergogna. Si tratta invece del comportamento immorale di alcuni che non credono più nella virtù salvifica della Croce.
L'autore della Lettera agli Ebrei si rivolge ad alcuni cristiani che avevano apostatato dalla fede. Egli dice che costoro, mediante il loro comportamento, hanno rinnovato in se stessi la crocifissione di Cristo. Ciò facendo Lo hanno come esposto a ludibrio, in qualche modo come i Giudei nel giorno della Sua morte sul Calvario.
Neppure lontanamente l'autore sacro fa riferimento ai cristiani che mostrano la Croce visibilmente. Al contrario, parla di apostati che col loro comportamento, sono motivo di biasimo contro la Croce; i cristiani invece, mostrando la Croce, vogliono ricordare l'immenso amore che Cristo ebbe per noi. Il loro gesto onora Cristo Crocifìsso e accresce la fede e l'amore verso di Lui.
b) In Matteo 16, 24 Gesù dice:
“Chi vuole seguirmi rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Garofalo). Cf. Matteo 10, 38; Luca 9, 23.
Spiegazione:
E' lecito domandarsi che cosa intendeva dire Gesù con queste parole, che sono un invito, anzi un comando, - a seguirlo, a imitarlo. Voleva forse dire che non bisogna mostrare la Croce, che essa è simbolo di morte nella vergogna e che perciò bisogna eliminarla, distruggerla?
No! Gesù voleva dire tutto il contrario, vale a dire che il vero cristiano deve imitarlo appunto nell'amore della Croce: portarla nel suo corpo, nella sua vita, in faccia a tutto il mondo perché essa è strumento di salvezza.
Questa fedele imitazione di Cristo sarà certamente un biasimo da parte dei nemici di Cristo. Ma per i veri cristiani sarà un vanto come lo era per san Paolo (cfr. Galati 6, 14).
d) In Galati 6, 12 san Paolo dice:
“Quelli che vi spingono a farvi circoncidere vogliono far bella figura nel foro umano, al solo scopo di sottrarsi alle persecuzioni per la croce di Cristo” (Garofato).
Spiegazione:
Qui come nei testi precedenti e in quel che segue non vi è nessun valido motivo contro la venerazione della Croce. Certamente san Paolo parla di biasimo contro o a motivo della Croce. Ma egli si riferisce ai Giudei o Giudaizzanti del suo tempo, nemici dichiarati della Croce di Cristo. Per essi la Croce era uno scandalo (cfr. 1 Corinzi 1, 23).
Con parole pungenti scritte di proprio pugno, Paolo stigmatizza i suoi avversari - i nemici della croce - e mette a nudo le loro intenzioni recondite: vogliono fare bella figura davanti agli uo- mini (nel foro umano), col solo scopo di sottrarsi alle persecuzioni per la Croce di Cristo.
e) Citando infine Matteo 27, 39-44 i testimoni di Geova commettono una nuova, peggiore profanazione della Parola di Dio. Riportiamo le parole di Matteo:
“I passanti lo insultavano scrollando la testa e dicendo: "Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo riedifichi, salva te stesso: se sei Figlio di Dio scendi dalla croce!”. Similmente anche i gran sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, se ne facevano beffe dicendo: " Salvò altri e non può salvare se stesso! E' re d'Israele! Discenda, adesso, dalla croce e crederemo in lui! Ha confidato in Dio, lo liberi Dio, adesso, se gli vuol bene; perché egli ha detto: Son Figlio di Dio! " Anche i ladroni che erano crocifissi con lui lo oltraggiavano alla stessa maniera” (Garofalo).
Spiegazione:
I) Leggendo questo testo con un minimo dì intelligenza e soprattutto con un minimo di onestà appare evidente che la croce era simbolo di vergogna e di biasimo per i nemici di Cristo, il Figlio di Dio. Il testo dice che a insultare il Crocifisso erano i capi della nazione giudaica - gran sacerdoti, scribi, anziani. Anche i ladroni o malfattori bestemmiavano contro il Crocifisso. La visione della croce era per loro motivo di riprovazione, così com'è oggi per i testimoni di Geova, legittimi discendenti di quei crocifissosi del Figlio di Dio.
II) Non così per le pie donne, per la Madre di Gesù, per l'apostolo Giovanni, per il buon ladrone, per il centurione ecc. Alla vista della Croce tutte queste persone, non insensibili come i nemici di Cristo, si battevano il petto, confessavano quel Crocifisso come Giusto, si convertivano a Lui (Luca 23, 41-47; Giovanni 19, 25-27).
Stando così le cose, l'insegnamento della Bibbia è radicalmente diverso da ciò che dicono e scrivono i testimoni di Geova. Vedendo la Croce, le persone rette, che cercano sinceramente la verità, si convertono a Cristo; ma i nemici di Cristo bestemmiano, si vergognano della Croce, vorrebbero che fosse distrutta...
Contro la forma della Croce
L'errore: “Traduzioni cattoliche e protestanti della Bibbia, in certi versetti, dicono che Gesù mori su un legno”. A conferma i geovisti citano il Libro degli Atti (5, 30 e 10, 39), la Lettera di San Paolo ai Galati (3, 13) e la Prima Lettera di San Pietro (2, 24).
La verità.
Riportiamo, com'è nostra abitudine, i testi biblici strumentalizzati dai tdG e poi faremo alcune precisazioni. Citeremo le traduzioni di cattolici e di protestanti.
Atti 5, 30:
“Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste appendendolo a una croce” (Garofalo, cattolico).
“L'Iddio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste appendendolo al legno” (Giovanni Luzzi, non cattolico).
“Il Dio dei nostri padri risuscitò Gesù che voi ucci- deste appendendolo a un albero” (Revised Standard Version, non cattolica).
“L'Iddio dei nostri antenati ha destato Gesù, che voi avete ucciso, appendendolo a un palo” (Bibbia dei tdG, edizione del 1986).
Atti 10, 39:
“E noi siamo testimoni di quanto operò sia in Palestina che a Gerusalemme, finché lo uccisero appendendolo a una croce” (Garofalo, cattolico).
“E noi siamo testimoni di tutte le cose ch'egli ha fatte nel paese dei Giudei e in Gerusalemme; ed essi l'hanno ucciso, appendendolo a un legno” (Giovanni Luzzi, non cattolico).
“Lo uccisero mettendola in croce, oppure appendendolo a un legno” (Interconfessionale).
“Ma essi lo soppressero, appendendolo a un palo” (Bibbia dei tdG).
“L'hanno messo a morte appendendolo a un albero” (Revised Standard Version, non cattolica).
Galati 3, 13:
“Cristo ci ha riscattato da questa maledizione della legge, essendo per noi divenuto maledizione sta scritto infatti: Sia maledetto chiunque è appeso al legno del patibolo” (Garofalo, cattolico).
“Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno)” (Giovanni Luzzi, non cattolico).
“Cristo ce ne ha liberati quando sulla croce ha preso su di sé questa maledizione. Infatti la Bibbia dice: Chiunque è appeso a un legno è maledetto” (Interconfessionale).
“Cristo ci ha redento dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi - è scritto infatti: " Sia maledetto chiunque è appeso a un albero "” (Revised Standard Version, non cattolica).
“Cristo ci liberò mediante acquisto dalla maledizione della Legge, divenendo una maledizione invece di noi, perché è scritto: "Maledetto ogni uomo appeso al palo"” (Bibbia dei tdG).
1 Pietro 2, 24:
“Lui che personalmente portò nel suo corpo i nostri peccati sulla croce” (Garofalo, cattolico).
“Egli, che ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo, sul legno” (Giovanni Luzzi, non cattolico).
“Egli ha preso su di se i nostri peccati, e li ha portati con sé sulla croce” (Interconfessionale).
“Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sull' albero” (Revised Standard Version, non cattolica).
“Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul palo” (Bibbia dei tdG).
Osservazioni:
Come sempre nelle loro affermazioni, i tdG dicono le cose in modo equivoco, solo a metà, per creare confusione nei meno accorti. La verità biblica e l'esatto significato dei testi sopra citati si possono riassumere nei seguenti punti:
a - Sia nel Libro degli Atti che nella Lettera ai Galati e nella Prima Lettera di san Pietro la parola greca corrispondente a “legno” è sempre xylon. Abbiamo già spiegato e documentato che xylon è tradotto “legno” solo alcune volte. Altre volte è tradotto albero oppure legno di croce oppure strumento di supplizio (gibet). Xylon mai è tradotto “palo”. I tdG avrebbero dovuto dire anche questo per amore della verità.
b - In ogni modo, le Bibbie cattoliche e protestanti, traducendo xylon con la parola “legno”, non intendono affatto dire che la Croce di Cristo avesse la forma di palo. Nei testi citati (Atti 5,
10, 39; Galati 3, 13; 1 Pietro 2, 24) gli autori ispirati hanno usato xvlon senza alcun riferimento alla forma della Croce il loro pensiero è ben diverso.
c - In effetti, l'espressione “appeso al legno” o “all'albero” (Atti 5, 30; 10, 39; Galati 3, 13 ecc.) è presa dal Libro del Deuteronomio 21, 22, dov.è detto che il criminale, messo a morte, deve poi venire appeso a un legno o albero. Non si tratta di croce. Questo gesto post mortem indicava il giustizíato come maledetto da Dio: “L'appeso è una maledezione” (Deuteronomio 21, 22-23).
Gli autori ispirati, soprattutto san Paolo (Galati 3, 13), adattano il testo del Deutoronomio 21, 22 per dirci che Gesù, benché Giusto, Innocente, Santo (Atti 3, 14; Giovanni 19, 6; 1 Pietro 3, 18), volle sostituirsi a noi veri colpevoli e degni di maledizione: volle cioè apparire come maledetto da Dio.
La forma della Croce, su cui Cristo offri la vita per la nostra salvezza, qui non c'entra affatto. Nè Luca (Atti degli Apostoli) né Paolo né Pietro, nei testi citati, pensano menomamente alla forma della Croce. Attribuire loro questa intenzione equivale a corrompere disonestamente la Parola di Dio.
d - E segue dai testi biblici sopra citati che la Croce sia degna di riprovazione? No assolutamente!
Anche sulla Croce Gesù rimase Giusto (1 Pietro 3, 18), Figlio di Dio (Romani 5, 10). In effetti, la Croce fu per Gesù motivo di esaltazione (Filippesi 2, 8-1 1). In Lui il Padre sempre si compiace e Lo glorifica (Atti 3, 13), perché con un grande gesto d'amore che gli costò la vita, salvò gli uomini: “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno” (Pie- tro 2, 24). La Croce è segno e oggetto di approvazione divina, non di riprovazione.
E così anche da noi cristiani, che abbiamo creduto all'amore (7 Giovanni 4, 16), la Croce può e deve essere amata e venerata. In virtù della morte di Cristo sulla Croce, quello strumento di morte ignominiosa si è tramutato in albero di salvezza.
Ancora equivoci e confusione
I - Hanno scritto: “Predicare circa il palo di tortura di Cristo significa predicare circa la sua morte come riscatto”. A prova i geovisti citano 1 Cor. 1: 17-23; 2: 2; 1 Tim. 2: 5,6; Gal. 3: 1 37.
La verità: E' chiaro che si tratta d'un grosso equivoco o, se volete, d'un autentico imbroglio. In effetti, quando i veri cristiani, a cominciare dagli immediati discepoli di Gesù, parlavano della Croce con grande affetto e riverenza, la loro mente non si fermava allo strumento di morte in quanto tale. Col ricordo e la descrizione della Croce i veri discepoli di Cristo intendevano annunciare la grande verità del nostra riscatto mediante quella Croce e quel Crocifisso., La predicazione circa la morte di Cristo come riscatto era storicamente congiunta con la Croce.
Stando così le cose, i veri cristiani d'ogni tempo, usando immagini della Croce, venerando la Croce, intendono ricordare e trasmettere la grande verità del nostro riscatto. Questa grande verità si può ricordare e trasmettere con la sola parola “croce”. Ma si può anche ricordare e trasmettere, forse in modo, più impressivo, mediante l'immagine della Croce e del Crocifisso. L'immagine, come la parola, più della parola, è un'efficace predicazione della morte di Cristo come riscatto. L'immagine è una parola visibile, diceva sant'Agostino.
I libri e le riviste del tdG sono strapieni di immagini vere o fantastiche con lo scopo di trasmettere agl'incauti le loro grossolane manipolazioni della Scrittura e della storia e di predicare le loro eresie. Come sempre, due pesi e due misure, ipocritamente!
Alla luce di queste spiegazioni si può capire il vero significato dei testi citati dai geovisti. In Cor. 1, 17-23 san Paolo, per predicare la dottrina del nostro riscatto, si serve della Croce: le due cose non vanno disgiunte. E così in Galati 3, I.
2 - Hanno ancora scritto: “Nemici dei palo di tortura” sono quelli che negano che il riscatto fu provveduto per mezzo della morte di Cristo”. A prova i tdG citano Filip. 3. 18, 19; 2 Piet. 2: 1 38.
La verità: Nemici della Croce di Cristo erano quelli che si vergognavano del modo con cui era piaciuto a Dio di provvedere al nostro riscatto, ossia mediante la morte di croce, “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1 Corinzi 1, 23). I Giudei infatti si aspettavano non un Messia Crocifisso, ma guerriero, trionfatore sulle nazioni mediante la forza brutale e la distruzione cruenta, proprio come vanno predicando oggi i testimoni di Geova, legittimi discendenti degli antichi giudei.
Prendiamo ora in esame i due testi biblici strumentalizzati dai tdG.
a) Filippesi 3, 18-19: “Molti, infatti, sono quelli che, come spesso ve lo dicevo ed ora di nuovo ve lo dico in lacrime, camminano da nemici della croce di Cristo: loro fine è la perdizione, loro dio il ventre, e la loro gloria nella propria vergogna; essi apprezzano solo le cose terrene” (Garofalo).
Osservazioni: Non vi poteva essere descrizione più vivace e più mordace dei nemici della Croce quali sono appunto i tdG! A loro interessa distruggere croci e crocifissi e promettere “solo le cose terrene”, un prossimo paradiso terrestre dove passeranno il tempo senza fine mangiando e bevendo. Loro dio è il ventre. Parola di Dio!
b) 2 Pietro 2, 1: “Ma vi furono tra il popolo falsi profeti; così pure tra voi ci saranno falsi maestri, che introdurranno dannose fazioni e rinnegheranno il Padrone ,che li acquistò, attirando su se stessi una pronta rovine” (Garofalo).
Osservazioni: Qui san Pietro parla di falsi profeti. Sono appunto i tdG, che tante volte hanno fornito dati cronologici, scadenze di tempi determinati sulla fine del mondo, che sempre si sono rivelate false (cfr. Deuteronomio 18, 22).
Ciò facendo hanno rinnegato e rinnegano “il Padrone che li acquistò”, ossia il Signore Gesù, l'unico Profeta degli ultimi tempi (cfr. Atti 3, 22). Di Lui “il Signore dei signori e il Re dei re - (cfr. Apocalisse 17, 14) i geovisti hanno fatto “l'infimo del genere umano”, “un rappresentante di Geova”, con la presunzione di saperne più di Lui (cfr. Marco 13, 22), più del Padre! (Cf r. Atti 1, 7)
IL SEGNO DELLA CROCE
L'uso del segno della Croce
I testimoni di Geova proibiscono ai loro seguaci di fare il segno della Croce. A loro avviso, sarebbe un gesto diabolico, un atto idolatrico, che dispiace e offende Geova.
Eppure il punto di vista della Bibbia e dei più antichi scrittori cristiani è completamente diverso dall'insegnamento e dal comportamento dei geovisti. San Paolo soleva dire: “Sono crocifisso con Cristo” (Galati 2, 19). E ancora: “lo porto le stigmate di Gesù nel mio corpo” (Galati 6, 17). Le stimmate di Paolo sono i segni della sua unione con Cristo Crocifisso.
In effetti, la vita cristiana è un ricordo vivo, come una rinnovazione nella propria vita della vita di Gesù Crocifisso. Il ricordo vivo del Crocifisso ha sempre occupato un posto di primo piano nella vita del vero cristiano.
Il segno della croce indica appunto questa volontà del cristiano, di essere sempre in tutto e per tutto unito al suo Salvatore Crocifisso, avere nella propria persona i segni della sua appartenenza a Lui Crocifisso, nel momento più forte della vita di Cristo quale fu appunto la crocifissione.
I martiri facevano il segno della Croce prima di affrontare il martirio. Tutti i veri cristiani, fin dai tempi immemorabili, volevano che il segno della Croce li accompagnasse in ogni momento e in tutte le azioni della loro giornata.
Leggiamo in Tertulliano: “All'uscire di casa e all'entrare, nel vestirsi, nel bagno, nel sedersi a mensa, nell'andare a letto, insomma in ogni azione che la vita quotidiana comporta, ci segniamo la fronte con la Croce”.
San Girolamo, il grande biblista dell'antichità, raccomandava di accompagnare col segno della Croce del Signore qualsiasi atto della vita . E San Cirillo di Gerusalemme dice che i cristiani non solo segnano la loro fronte, ma ogni cosa, il pane che mangiano, le coppe nelle quali bevono ecc. Col segno della Croce tutto nella Chiesa viene benedetto, consacrato e santificato
Ippolito, che fini col martirio la sua vita nell'anno 235 dopo Cristo, raccolse con cura e tramandò fedelmente tutte le osservanze liturgiche e le pie pratiche dei cristiani vissuti prima di lui fin dai tempi apostolo.
Del segno della Croce scrisse quanto segue:
“Procura in ogni tempo di segnarti dignitosamente la fronte perché questo è il segno della Passione, noto e sperimentato contro il diavolo, se tu lo farai con fede. Segnandoci la fronte e gli occhi con la mano, noi allontaniamo colui che tenta di sterminarci”.
Forma del segno della Croce
Com'era fatto il segno della Croce? Attraverso il tempo assunse forme diverse. A principio si trattava di un piccolo segno di croce a doppio braccio, mai di un palo. Veniva fatto sulla fronte in forma di T o di X, con un solo dito, probabilmente col pollice. Come dice Tertulliano: “Ci segniamo la fronte con la Croce”. Anche gli oggetti venivano segnati allo stesso modo.
In seguito il segno, oltre che sulla fronte, era fatto anche sulle labbra e sul petto, nella parte sinistra in direzione del cuore. Questa forma è ancora in uso prima della lettura del vangelo durante la Messa. Verso la fine del secolo XIII cominciò a diffondersi l'uso del gran segno di Croce. Fronte, petto e spalle, com'è praticato oggi universalmente.
Qualunque possa essere stata la forma (mai però quella d'un palo), è certo che la pratica di segnarsi e di segnare le cose fu comune tra i veri cristiani fin dai primissimi tempi, secoli prima di Costantino. Con questo segno distintivo essi volevano ricordare la loro appartenenza a Cristo Crocifisso e onorare la Sua Croce, divenuta per tutti noi albero di salvezza.
Solo i Giudei e i pagani aborrivano la Croce. In modo molto significativo l'autorevole Bible de Jérusalem traduce Ezechiele 9, 4 nel modo seguente: “E (Dio) disse (all'uomo vestito di bianco): Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna con una croce la fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono”.
Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo: “Dio ordina all'angelo vestito di lino di fare un thau (una croce), un segno sulla fronte dei giusti... Il segno indica un'idea più alta: quanti gemono per il trionfo del male, ossia i segnati con la croce, sono oggetto particolare della provvidenza divina”.
Lo Spirito Santo aveva già fatto intravedere che Dio salva solo mediante la Croce.