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LA CROCE E LE CROCI

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 17:06
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05/09/2009 17:05

P. Nicola Tornese

PARTE PRIMA

LA VENERAZIONE DELLA CROCE

L'errore geovista

Ai testimoni di Geova (tgG) non piace la Croce. A loro avviso dovremmo distruggere croci e crocifissi: sarebbero oggetti superstiziosi, strumenti diabolici. Chi fa il segno della croce commette una grave offesa a Dio (cioè a Geova). Tutto questo sarebbe un'usanza popolare che dispiace a Geova, il loro dio.

 

Hanno scritto:

“La croce è in effetti di origine pagana. I fatti mostrano che, invece di essere l'esclusivo simbolo del Cristianesimo, la croce era usata secoli prima della nascita di Cristo”.

 

E ancora: “Poiché è provato che la croce è un simbolo pagano, le persone che portano tale oggetto o hanno avuto crocifissi nelle loro case pensando che questo onorasse Dia e il suo Figlio Gesù Cristo, si trovano in condizioni di dover prendere un'importante decisione. Continueranno ad usarli? Solo li terranno? L'amore per la verità e il desiderio dispiacere a Geova in tutte le cose aiuteranno a prendere una decisione - Deut. 7: 26”, cioè distruggerli.

La verità biblica

L'amore per la verità e il desiderio di piace in tutto a Dio (non a Geova) ci hanno indotto consultare la Bibbia, a esaminare come realmente stanno le cose, in piena conformità al consiglio san Paolo:

“Esaminate ogni cosa e ritenete ciò che è buono (1 Tessalonicesi 5, 21, Garofalo).

 

Abbiamo constatato che a riguardo della Croce  il punto di vista degli autori ispirati, cioè del Bibbia, è diametralmente opposto a quello dei tdG.

 

Esaminiamo per ora solo alcuni testi:

 

I - In Deutoronomio 7, 26, citato e sfrutta dai tdG, si legge:

“Nella tua casa non introdurrai un abominio: diverresti anatema come esso. Devi detestarlo e abominai poiché è anatema”.

 

Spiegazione:

 

Questo testo biblico non ha nessun rapporto con la venerazione cristiana della Croce. L'auto sacro si riferisce alle sculture degli dèi (idoli) d popoli pagani sottomessi dagli Israeliti al teml della loro penetrazione nella terra di Canaan (l'odierna Palestina) durante la seconda metà del secondo( millennio avanti Cristo. Poco prima infatti è detto “Darai alle fiamme le immagini scolpite dei loro dèi” (verso 25). Non erano immagini della Croce.

 

In effetti, in quel comando divino non vi è nulla che abbia il minimo riferimento alla venerazione della Croce di Cristo, all'uso pio di tenere croci e crocifissi. Questi oggetti non sono immagini di idoli o dèi pagani. Non sono stati sottratti per avidità di oro e di argento a nessun popolo pagano (ivi verso 25). Al contrario, raffigurano e ricordano l'Uomo-Dio, Gesù Crocifisso, e ci aiutano, in virtù dì questo ricordo, a distaccarci dalle cose di questa terra.

Abbiamo qui un esempio del modo aberrante con cui i tdG fanno uso della Parola di Dio!

 

 

2 - Parimenti aberrante è l'uso che i tdG fanno di Esodo 202 4-5:

“Non ti farai idolo nè immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai” (CEI) .

 

Spiegazione:

 

a)   Con un minimo di serietà e di onestà si può capire che qui si tratta di immagini rappresentanti dèi pagani. Non c'entra affatto la Croce di Cristo. Dio proibiva agli antichi Israeliti il culto di tali immagini perché non si corrompessero e non si facessero ... l'immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio e femmina, la figura di qualunque animale, la figura di un uccello che vola nei cieli, la figura d'una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto terra; perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l'esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle” (Deuteronomio 4, 16-19).

 

b) Ripetiamo: con questa proibizione divina la Croce di Cristo non ha nulla che vedere. Essa non è immagine di nessuna figura di quelle qui elencate. La Croce ci ricorda solo il supremo gesto d'amore di Dio “che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato (sulla Croce) per tutti noi” (Romani 8, 32).

 

3 - Per questa ragione i tdG continuano ancora a profanare la Parola di Dio quando applicano alla venerazione della Croce 1 Corinzi 10, 14: “Miei cari, fuggite l'idolatria”. E per giustificare questa loro profanazione, aggiungono: “Un idolo è un'immagine o simbolo che è oggetto di intensa devozione, venerazione o adorazione”.

 

Spiegazione:

 

Si tratta d'un autentico inganno. Infatti non basta dire che “un idolo è una immagine o sim- bolo di intensa devozione ecc”. Bisogna avere la onestà di aggiungere che un idolo è un'immagine di divinità pagane. Ma questo i geovisti non lo dicono. Anzi cercano di nasconderlo. Come pure non dicono che nel testo citato di 1 Corinzi 10, 14 san Paolo parla esplicitamente di culti che si riferiscono a divinità pagane, non della Croce di Cristo.

San Paolo e la Croce

1 - Contro tali tentativi geovisti di oscurare la verità di Dio sta il fatto che l'apostolo Paolo ebbe una grande venerazione per la Croce, sì per la Croce di Cristo.

 

Ai Galati scriveva:

“O stolti Galati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?” (Galati 3, 1).

 

Con la forza della viva voce, meglio che coi colori del pennello o lo scalpello dello scultore, Paolo aveva messo davanti agli occhi e soprattutto davanti al cuore dei Galati l'immagine di Gesù Crocifisso.

 

E chiudendo la stessa Lettera esclama:

“Non sia mai, invece, che io mi glori d'altro all'infuori della Croce del Signore nostro, Gesù Cristo” (Galati 6, 14, Garofalo).

 

Paolo diceva questo in contrasto coi suoi avversari e persecutori, che volevano oscurare la Croce come fanno oggi i tdG.

 

E anche ai cristiani di Corinto l'apostolo scriveva:

“La predicazione della croce è certamente una follia per coloro che si perdono, ma per coloro che sono sulla via della salvezza, per noi, essa è forza di Dio (... ) Noi predichiamo un Cristo crocifisso, oggetto di scandalo per i Giudei e follia per i pagani” (1 Corinzi 1, 18-24, Garofalo).

 

 

 

E ai cristiani di Filippi:

“Divenite miei imitatori, fratelli, e fissate il vostro sguardo su coloro che camminano così come in noi avete un modello. Molti, infatti, sono quelli che, come spesso ve lo dicevo ed ora di nuovo ve lo dico in lacrime, camminano da nemici della croce di Cristo: loro fine è la perdizione, loro dio il ventre, e la loro gloria nella propria vergogna; essi apprezzano solo le cose terrene” (Filippesi 3, 17-19, Garofalo).

 

2 - E ora notate: gloriarsi unicamente della croce di Cristo, predicare la croce di Cristo come l'unica forza di Dio, compiangere quelli che si comportano da nemici della croce di Cristo sono tutte espressioni che rivelano una grande venerazione della Croce. Sì, l'apostolo Paolo fu tra i primi e tra i più grandi veri discepoli di Cristo che hanno avuto ferma e sincera venerazione della Croce.

Paolo considerava la Croce come la bandiera del vero cristiano (cf Matteo 10, 38; Luca 9, 23). Con questa bandiera egli si presentava ai popoli da convertire alla fede in Cristo:

 

“E io, o fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunziarvi la testimonianza di Dio con elevatezza di eloquio o di sapienza; infatti mi proposi di non saper altro in mezzo a voi all'infuori di Gesù Cristo, e Gesù Cristo crocifisso” (1 Corinzi 2, 1-2, Garofalo).

 

3 - 1 fatti, dunque, dimostrano che il punto di vista della Bibbia in quanto alla venerazione della Croce differisce radicalmente da quello dei tdG. Per san Paolo la Croce è motivo di gloria, forza di Dio, bandiera del vero apostolo di Cristo. Solo coloro che sono destinati alla perdizione si comportano da nemici della Croce di Cristo. I Giudei perseguitavano san Paolo perché era innamorato della Croce, venerava intensamente la Croce di Cristo. Essi si aspettavano un Cristo guerriero che con la forza brutale avrebbe instaurato un regno terreno, su questa terra con abbondanza di cibi e bevande prelibate. I tdG sono i legittimi discendenti di quei Giudei nemici della Croce di Cristo.

Chiacchiere profane (2 Tim. 2, 16)

E' penoso dirlo, ma è doveroso: la mente dirigente della società geovista ha un solo interesse, che è quello di distruggere l'autentico insegnamento della Bibbia a danno di quanti incautamente si abbandonano al lavaggio di cervello operato dalle squadre operaie del Quartier Generale di Brooklyn, N. Y., sguinzagliate in tutte le parti del mondo. Questo inutile sforzo si nota anche nel loro tentativo di eliminare la venerazione della Croce, che tanti frutti di vera adorazione ha prodotto e produce nei veri discepoli di Cristo.

A tal fine deleterio la intellighenzia geovista si sforza di dimostrare che le origini della venerazione della croce sarebbero da ricercarsi in usi e costumi di antichi popoli pagani . Il metodo usato è quello di sempre, vale a dire equivoco, ingannevole, menzognero. Sono citate alcune righe di qualche enciclopedia, ma tralasciate tante altre che danno il vero significato di quelle citate. Ecco qualche esempio.

 

1 - Citando l'Encyclopoedia Britannica i tdG riportano solo il seguente brano: “Vari oggetti contrassegnati da croci di diverso disegno e risalenti a periodi molto anteriori all'era cristiana sono stati trovati quasi in ogni parte del mondo antico. India, Siria, Persia ed Egitto ne han tutti fornito innumerevoli esempi... L'uso della croce come simbolo religioso dei tempi precristiani e fra popoli non cristiani può forse essere considerato quasi universale, e in moltissimi casi era collegato con qualche forma di adorazione della natura”.

 

Fin qui i geovisti. Ma la Incyclopoedia Britannica continua, e proprio nella pagina seguente precisa:

 

“La morte di Cristo su una croce conferì necessariamente un significato nuovo à un segno, che fino allora ero stato associato con un mondo religioso non solo non cristiano, ma radicalmente spesso ad esso contrario”.

 

 

 

Come mai i tdG hanno omesso di informare i loro lettori sulla radicale differenza che l'Encyclopoedia Britannica precisa tra le croci dei pagani e la Croce dei cristiani? E' senza dubbio un caso di malafede, che punta sulla ignoranza di tanta gente.

 

2 - Una seconda testimonianza riportata dai tdG e da loro condivisa deve qualificarsi volgare e blasfema. Eccola:

“Varie figure di croci si trovano dappertutto su monumenti e sulle tombe degli egiziani e sono considerate da molti esperti simboli del fallo (rappresentazione dell'organo sessuale maschile) o del coito... Nelle tombe egiziane la croce ansata (croce sormontata da un cerchio o impugnatura) si trova accanto al fallo”.

 

E ora notate:

 

a) Si tratta di una croce cristiana o di una Non--Christian Cross (= croce non cristiana)? E se questo è il caso, come di fatto è, come mai i geovisti fanno un accostamento tra la croce non cristiana simbolo del fallo o del coito, e la Croce su cui Cristo è morto per la salvezza di tutti? La croce di cui Paolo si vantava (cf. Galati 6, 14) era la croce dei culti fallici pagani oppure quella di Cristo? Come mai non è venuto in mente ai dirigenti della società geovista che né Paolo né Luca né Giovanni né Matteo, parlando della Croce di Cristo, avevano minimamente pensato alla croce ansata delle tombe egiziane? Evidentemente siamo qui di fronte a un caso di spudorata sfrontatezza geovista,  di inqualificabile volgarità, davanti al quale inorridisce qualunque coscienza umana e cristiana, un caso che rivela la mancanza di qualsiasi pudore e del minimo senso morale. Eppure i tdG si vantano di essere le persone più oneste del mondo!

 

3 - Una terza testimonianza è la seguente:

“Queste croci erano usate come simboli del dio-sole babilonese, e si vedono per la prima volta su una moneta di Giulio Cesare, 100-44 a.C., e poi su una moneta coniata dall'erede di Cesare (Augusto) 20. a.C. Sulle monete di Costantino il simbolo più frequente è PX; ma si usa lo stesso simbolo senza il cerchio intorno, e con i quattro bracci verticali e orizzontali uguali; e questa era il simbolo particolarmente venerato come 'disco solare'. Bisogna dire che Costantino era un adoratore del dio-sole, e non entrò nella 'Chiesa' che un quarto di secolo dopo aver visto tale croce nei cieli”.

 

Osservazioni:

 

a) Si tratta ancora di accostamenti contrari alla storia e alla Bibbia. Se la storia parla di croci usate come simboli del dio-sole, non intende affatto affermare che tali croci abbiano dato origine alla Croce di Cristo venerata dai cristiani. Vi è un abisso tra la croce dei babilonesi e la Croce dei cristiani: quella riguardava il sole deificato, questa ricordava unicamente il Figlio di Dio messo a morte per i nostri peccati. Ogni accostamento tra le due croci deve dirsi infondato, anzi falso e volutamente ingannevole.

 

b) Si può anche aggiungere: Com'è possibile che i cristiani abbiano fatto proprio un simbolo pagano usato da imperatori romani se erano perseguitati e messi a morte appunto perché nemici dichiarati dei culti e delle credenze pagane?

 

c) In quanto la Costantino, anche se era stato un adoratore del dio-sole, non entrò nella Chiesa un quarto di secolo dopo la visione o segno della Croce, ma divenne catecumeno, ossia discepolo di Cristo, subito dopo quella visione, avvenuta nell'ottobre del 312 d.C. Tanto è vero che tredici anni dopo quella visione, nel 325, promosse il Concilio di Nicea dove convennero tutti i vescovi e dove fu condannato Ario, che insegnava gli stessi errori divulgati oggi dai tdG. Solo volle ricevere il battesimo alcuni anni dopo, prima di morire.

 

A conferma della sua fede cristiana sta il fatto che sul Labarum o bandiera da lui introdotta c'era il segno della Croce cristiana, con il monogramma, cioè il simbolo del nome di Cristo - e non quello del dio-sole.” Il simbolo  vuol dire Cristo'.

 

4 - Quanto detto finora contro le aberrazioni geoviste è  confermato dai grandi studiosi. Ecco tre testimonianze:

 

La prima. “Se mai un argomento dell'archeologia cristiana è stato complicato da trattazioni di dilettanti, da costruzioni ipotetiche senza critica, questo è ben la storia e l'archeologia della Croce cristiana. Devono perciò ritenersi infondati gli accostamenti alla Croce cristiana di *croci” ritrovate in monumenti pagani precristiani. Ed è di per se stesso evidente che l'origine assoluta del “mistero della Croce” non può temere paralleli non ha nulla a che fare con croci pre-cristiane”.

 

La seconda. “L'interesse degli scrittori del N.T. per la croce non è né archeologico, né storico, ma esclusivamente cristologico. Se essi parlano della croce, si tratta sempre della croce di Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio”.

 

Questo vuol dire che Paolo e tutti gli scrittori ispirati del N.T. hanno avuto interesse esclusivo di una sola Croce.- quella su cui Gesù Cristo, l'Uomo- Dio, diede la vita per la nostra salvezza. Essi parlano ed esaltano, cioè venerano la Croce di Cristo solo in quanto essa fu strumento di salvezza per volere di Dio, che sceglie ciò che è stolto per confondere i sapienti (1 Corinzi 1, 27).

Di altre croci o di altri problemi riguardanti la Croce mai né Paolo né Luca né altro autore ispirato mostrano il minimo interesse. Eppure Paolo e Luca potevano disquisire perché erano persone colte.

Fu conosciuta la croce prima di Crìsto? Quale uso ne facevano i pagani? Sono tutte questioni irrilevanti, problemi di nessun interesse per gli autori ispirati e, sul loro esempio, per tutti i veri cristiani. Essi li scartano, li ignorano perché fanno parte d'un sapienza mondana che rende vana la Croce di Cristo (cf. 1 Corinzi 1, 17-31). Sono “chiacchiere profane” (2 Tim. 2, 16).

 

La terza: “La croce tra i pagani come simbolo religioso ricorre frequentissimamente, specialmente in Egitto (...), ma anche tra i popoli indogermanici, gli Assiri, i Persiani ed altri popoli dell'Asia Minore .La Croce cristiana non deriva in alcun modo dalle figurazioni pagane suaccennate: non storicamente perché essa è solo la rappresentazione del supplizio di Gesù; non idealmente perché il senso religioso della croce pagana è tutt'altro da quella cristiana” li.

Ancora errori, insulti, volgarità

1 - L'errore: “Non è normale considerare caro ed adorare lo strumento usato per assassinare qualcuno che amiamo. Chi penserebbe di baciare la rivoltella, usata per assassinare una persona amata o di portarla intorno al Collo?”.

 

La verità:

 

a) Certo non è cosa normale amare e venerare la Croce di Cristo per chi si compiace di ragionamenti umani, sofisticati, contrari alla Scrittura. Ma chi conosce bene la Parola di Dio e ne fa un uso corretto, trova che l'amore e la venerazione della Croce sono motivo di vanto.

 

San Paolo si vantava della Croce di Cristo. Eppure egli sapeva che la croce era stato lo strumento di morte per la persona che egli amava più d'ogni altro (cf. Filippesi 3, 8). E Paolo amava Gesù appunto perché era morte in croce per amore! (cf. Galati 2, 20-21; 2 Corinzi 5, 14-15). Se dovessimo prestar fede al ragionamento contorto e ingannevole dei tdG, il comportamento di Paolo dovrebbe dirsi anormale!

 

b)Il ragionamento mondana dei geovisti (cf. 1 Corinzi 1, 20) si scioglie come nebbia al sole se ricordiamo che i veri cristiani (i tdG non sono cristíani) amano e venerano la Croce di Cristo non per approvare minimamente l'ingiustizia dei Giudei e la crudeltà dei carnefici che hanno eseguito la sentenza di Pilato. Ogni persona ragionevole capisce questo! Guardando alla Croce, baciando la Croce, venerando la Croce i veri cristiani vogliono ricordare con gratitudine e meditare con frutti spirituali sull'amore infinito di Dio “che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato (sulla Croce) per tutti noi” (Romani 8, 32).

 

 

2 - L'insulto: “Nell'antico Israele, giudei infedeli piangevano la morte del falso dio Tammuz. Geova disse che ciò che facevano era 'detestabile' (Ezec. 8: 13, 14). Se ne comprende meglio la ragione quando si scopre che, storicamente, Tammuz non era che un altro nome di Nimrod, il ribelle postdiluviano che si schierò contro Geova. Il simbolo di Tammuz era la croce. Venerandola si onora Nimrod. - Gen. lo: 8-10”13.

 

La verità:

 

 a) Notate anzitutto la grossolana contraddizione in cui cadono i geovisti. Prima ci hanno detto che non bisogna venerare la croce perché è stata strumento di morte per una persona cara. Ora ci fanno sapere che non bisogna venerarla perché simbolo di un nemico di Geova! E' lecito e ragionevole domandare: la croce ricorda un amico o un nemico di Dio? Ma è inutile trovare un filo di logica, di ragionamento, di dignità nei tdG. Jahve disse: “Confondiamo la loro lingua perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro” (Genesi 11, 6-7).

 

b) Ma si tratta d'un insulto blasfemo. Se fosse come dicono i geovisti, san Paolo sarebbe un giudeo infedele perché, col suo vantarsi della Croce, avrebbe onorato il dio Tammuz, cioè Nimrod. Venerando la Croce, Paolo si sarebbe messo alla sequela di Nimrod, il ribelle postdiluviano che si schierò contro Geova. Ma siamo in presenza d'una autentica follia della propaganda geovista!

 

3 - Volgarità: “Come si legge in Ezechiele 8: 17, i giudei apostati inoltre 'stendevano il germoglio, al naso di Geova'. Questo "germoglio ", spiegano alcuni commentatori, era una rappresentazione dell'organo sessuale maschile, usata nell'adorazione fallica. Come deve quindi considerare Geova l'uso della croce, che, come si è visto, era impiegata nell'antichità come simbolo di culti fallici”.

 

La verità:

 

 a) Abbia o visto che l'uso della Croce di Cristo non ha nulla proprio nulla, a che vedere con l'uso che i popoli pagani facevano della croce, né storicamente né idealmente. Lo affermano tutti i competenti dì storia delle religioni, di storia profana, di archeologia, eccetto naturalmente i tdG.

 

b) Se l'accostamento tra la Croce di Cristo e il germogliò steso al naso di Geova avesse il minimo fondamento, ne seguirebbe che Paolo, venerando la Croce, avrebbe praticato culti fallici, sarebbe stato un adoratore di divinità pagane, un idolatra! Parimenti quando tutti gli autori ispirati del Nuovo Testamento parlano della Croce, sarebbero seguaci dei giudei apostati, che stendevano il germoglio al naso di Geova.

 

c) Ma vi è il peggio! Anche Gesù Cristo ha parlato di croce: “Chi non prende la sua croce (stauròs) e mi segue non è degno di me” (Matteo 10,38, Garofalo); anzi vuole che il suo degno discepolo prenda la sua croce ogni giorno (cf. Luca 9,23). Dato che, a parere dei geovisti, la croce è in stretto rapporto coi culti fallici e con l'adorazione del dio Tammuz, in cui bisogna vedere il ribelle Nimrod, Gesù Cristo avrebbe consigliato, anzi imposto con autorità ai suoi seguaci, pena la perdita della salvezza (cf. Luca 9,24), di schierarsi col ribelle Nimrod e di praticare ogni giorno culti fallici.

Ma qui siamo in presenza di volgari profanatori della Parola di Dio. Questo equivale a fare propaganda delle proprie idee mediante la pornografia. E il miglior commento, anzi l'unica spiegazione di tanta aberrazione sono le parole di Gesù che ha detto:

 

“Ha reso ciechi i loro occhi e ]ha indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano col cuore, e si convertano e io li guarisca” (Giovanni 12, 40; Isaia 6, 9-10). Parola del Signore!

Rendono vana la Croce di Cristo (1 Cor. 1, 17)

Da quanto detto fin qui, analizzando con assoluta obiettività gli errori, gli insulti, le volgarità dei tdG contro la venerazione della Croce, appare chiaro, evidente, che il loro interesse per la Croce non coincide con quello della Bibbia, ossia degli autori che hanno scritto perché “mossi da Spirito Santo” (2 Pietro 1, 21).

I tdG si suffermano di preferenza su questioni estranee alla Parola di Dio, anzi contrarie a ciò che dice lo Spirito Santo. Le loro disquisizione “non servono a nulla se non alla perdizione di chi le ascolta” (2 Timoteo 2, 14). La loro scienza della Croce è una scienza profana (cf. 2 Timoteo 2, 16; 1 Corinzi   2, 5). “Non hanno ancora imparato come bisogna sapere” (1 Corinzi 8, 2).

in effetti, le fonti a cui i tdG attingono le loro chiacchiere sulla croce, non sono i libri sacri, ma elucubrazioni umane di gente senza fede, gonfi di una scienza mondana, nemici appunto della Croce di Cristo.

 

 

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PARTE SECONDA

LA FORMA DELLA CROCE

L'errore

Nel loro sofisticato parlare della croce, uno dei problemi che interessa di più i testimoni di Geova è quello riguardante la forma della Croce. Qualsiasi seguace della setta, anche se analfabeta oppure digiuno di una elementare istruzione, vi dirà con assoluta certezza che Cristo è morto su un palo, non sulla croce a due bracci così com'è universalmente venerata dai veri cristiani.

Tutti i geovistì attingono questa loro cultura sulla forma della Croce da un libricino largamente diffuso dai tdG, che serve da catechismo per, indottrinare i candidati alla setta. Trascriviamo quanto è stato scritto:

 

“Ma non fu Gesù messo a morte su una croce a due bracci? La Bibbia indica di no. In Atti 5: 30 e 10: 39 (RV, Ri), traduzioni sia cattoliche che protestanti della Bibbia ci dicono che Gesù morì su un 'legno'. La parola 'legno' traduce qui la parola greca xylon (o xulon). Circa questa parola e la parola stauros tradotta 'croce' in alcune versioni, The Companion Bible dice a pagina 186 delle 'Appendici': Omero usa la parola stauros di un palo comune, o di un pezzo di legno. E questo è il significato e l'uso della parola in tutti i classici greci”.

La verità

Vogliamo ripeterlo: la disquisizione sulla forma della Croce di Cristo è “una chiacchiera profana” (2 Timoteo 2, 16), estranea al Vangelo. A Paolo, agli Apostoli, agli evangelisti, ai veri cristiani d'ogni tempo interessò poco o nulla sapere se il loro Signore abbia offerto la sua vita su un palo o su una croce a due bracci. Per essi, motivo d'amore per Cristo fu e rimane il fatto che “Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per Lui che è morto e risuscitato per loro” (2 orinzi 5, 15).

Non così per i geovisti. Essi strumentalizzano questa chiacchiera profana allo scopo di gettare discredito sul veri cristiani e distruggere la fede autenticamente evangelica. Vogliono creare solo confusione e confermare nell'ignoranza quanti incautamente li hanno seguiti, accettando ciecamente il loro errato insegnamento.

Noi siamo abituati a non accettare acriticamente ciò che dicono o scrivono i tdG. Siamo fedeli alla Bibbia, che sapientemente ci avverte: “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1 Tessalonicesi 5, 21). Oltre a ciò, un'esperienza ormai lunga ci ha convinto che i tdG nelle loro affermazioni omettono tante cose necessarie a sapersi, oppure ricorrono a facili e confuse generalizzazioni. E' questo il loro metodo abituale per ingannare gli incauti.

Perciò, come in altri problemi biblici, anche in questo circa la forma della Croce abbiamo dubitato di quanto dicono i tdG e abbiamo voluto consultare molte traduzioni della Bibbia, oltre al testo originale. Con l'aiuto anche di buoni dizionari di lingua greca abbiamo potuto precisare il significato di xylon e di stauròs.

Ne è venuta fuori l'evidenza che le cose stanno in modo completamente diverso da ciò che affermano i tdG. Il testo sopra citato dal loro catechismo si è rivelato un capolavoro di confusione e di inesattezza, che tradisce la Parola di Dio e inganna chi non sa discernere come consiglia san Paolo (1 Tessalonicesi 5, 21).

 

Per maggior chiarezza dividiamo in tre punti le cose che abbiamo accertato.

 

1 - Testo originale e versioni

 

a) Nel testo originale greco del Nuovo Testa- mento lo strumento di morte su cui Gesù offri la sua vita, è detto abitualmente stauròs, non xylon. Stauròs ricorre una quarantina di volte, xylon solo cinque Volte .

I tdG capovolgono le parti, mettendo xylon in primo piano e stauròs in secondo. Con questa astuta manovra si aprono la strada per inoculare il loro errore. Ma siamo in presenza d'una manipolazione settaria della Parola di Dio. I tdG abitualmente fanno dire alla Bibbia ciò che essi vogliono a danno sempre degli ignoranti.

 

b) In tutte le versioni della Bibbia antiche e moderne, cattoliche e non cattoliche, la parola originale greca stauròs è tradotta sempre “croce”.Fanno eccezione i tdG che traducono sempre palo. I tdG dicono che la parolo stauròs è tradotta 'croce' in alcune versioni. Ma questo non è esatto. E' una reticenza voluta, un'affermazione non vera. Un inganno.

 

c) La parola originale greca xylon, in tutte le Bibbie, non è mai tradotta palo. Fanno natu- ralmente eccezione i tdG. che traducono sempre palo. La traduzione che di xylon danno le Bibbie non geoviste è alcune volte 'albero', altre volte 'legno della croce' o semplicemente 'croce'. Nell' autorevole Bible de Jérusalem, 'xylon' è tradotto gibet', che vuol dire 'strumento di supplizio "'.

Insinuare - come fanno ì tdG - che tra stauròs e xylon non vi sia differenza di rilievo e che xylon debba essere tradotto palo, è di nuovo un grave errore o travisamento della Parola di Dio a danno sempre degli ignoranti.

Con la guida ora di buoni vocabolari vogliamo far conoscere il vero significato o i significati sia di stauròs che di xylon.

 

2 - Significati di stauròs

 

a) Nel vocabolario greco-italiano del gesuita Lorenzo Rocci, a pagina 1699, è detto che stauròs può avete due significati: quello di palo (più antico), e quello di croce, ossia strumento di supplizio (più recente) . Col primo significato, cioè quello di palo, si trova in Omero, che scrisse almeno sei secoli prima di Cristo, quando la croce non era ancora conosciuta come strumento di supplizio, almeno dai Romani.

Col secondo significato, cioè quello di croce, la parola stauròs è usata da scrittori greci posteriori ad Omero, dopo che nel mondo greco-romano fu introdotta la morte mediante la croce.

Stando così le cose, deve dirsi equivoca e anche falsa l'affermazione geovista secondo cui stau- ròs significa un palo comune o un pezzo di legno “in tutti i classici greci”. Questo non corrisponde e affatto a verità. E' un errore e un inganno.

 

b) Precisazioni sui significati di 'stauròs'. Il grecista Lorenzo Rocci, ed altri, sulla scorta dei classici greci ci fa sapere che la stessa parola greca stauròs può avere due significati: quello di palo, più antico, e quello di croce, più recente. Con questa precisazione egli indica chiaramente che tra palo e croce vi deve essere una differenza. Ciò equivale a dire che non sempre stauròs significa un palo comune. Può significare secondo i casi un palo non comune, un palo cioè usato come strumento di morte. In tali casi stauròs significa croce. La croce era un palo (o stauròs) 'adattato' in modo tale da essere strumento di morte.

Quale fosse stato questo adattamento la parola stauròs, di per sé, non ce lo dice. Bisogna ricorrere ad altre fonti, fare altre ricerche, interrogare cioè scrittori antichi, esaminare raffigurazioni ecc. riguardanti la forma della croce, ossia dello stauròs adattato a strumento di supplizio.

 

c) Facciamo un esempio, per capire meglio come una stessa parola può, nel corso del tempo, prendere un nuovo significato.

La parola piombo indicava, fino a una certa epoca, soltanto il metallo, di cui si occupa la chimica. Ma la stessa parola, in epoca posteriore, cominciò a significare quello stesso metallo adattato a strumento dì morte, ossia una pallottola, come nella frase.- “Il tale è caduto sotto il piombo”.

La pallottola è piombo adattato, ossia avente una forma propria e uno scopo determinato, che è quello di uccidere. In altre parole, dopo l'invenzione dell'arma da fuoco, la stessa parola 'piombo' cominciò a significare anche un piombo non generico, comune, ma specifico, particolare, di cui si occupa la balistica.

Dalla sola parola piombo non possiamo determinare di che forma o di che calibro sia la pallottola. Bisogna fare altri studi, ricorrere ad altre fonti e testimonianze.

 

3 - Significati di xylon

 

Analogo procedimento bisogna seguire per determinare i significati biblici della parola xylon.

 

a) Nello stesso vocabolario greco-italiano di Lorenzo Rocci, a pagina 1299, è detto che xylon significa 'legno'. Ma è pure detto che può significare tante altre cose fatte di legno come ceppo, bastone, gorga (= strumento di pena), croce ecc. Può significare anche 'albero'. Non è detto che significa “palo”.

La parola xylon ha dunque un significato generico, cioè quello di 'legno', ed altri specifici (cep- po, bastone, croce ecc.). Tutti questi oggetti sono xylon o legno adattato. Dalla sola parola xylon non è possibile Sapere quale forma prendesse il 'legno' adattato a strumento di supplizio o ad altri usi. Bisogna fare altri studi ' ricorrere ad altre fonti.

 

b) Oltre a ciò, bisogna tener presente che gli scrittori del Nuovo Testamento usano la parola xylon (solo cinque volte) senza la minima intenzione di dirci che la Croce di Cristo avesse la forma di palo. La parola xylon è usata nel Nuovo Testamento in riferimento a Deuteronomio 21, 22-23, dove non si parla di strumento di supplizio in for- ma di palo, ma di albero, a cui era appeso il con- dannato a morte dopo eseguita la sentenza.

Quando perciò i tdG insinuano che gli autori ispirati usano la parola xylon per indicare che la Croce di Cristo avesse la forma di palo, strumentalizzano un'ennesima volta la Parola di Dio a fini prettamente settari.

La forma della Croce di Cristo

Ripetiamo ancora una volta dalle parole stauròs e xylon non è possibile avere una risposta diretta e sicura circa la forma della Croce di Cristo. E' perciò sbagliato dire che secondo la Bibbia Cristo non fu messo a morte su una croce a due bracci. La Bibbia non dice questo. La Bibbia dice solo che lo strumento della morte di Cristo o crocifissione era chiamato stauròs. Per sapere quale forma avesse quello stauròs, ossia  quel paio adattato a strumento di morte, bisogna ricorrere ad altre testimonianze o prove di carattere storico, archeologico ecc. Queste non mancano, grazie a Dio, a beneficio di quanti cercano sinceramente la verità. Ne ricordiamo solo alcune.

 

1 - Lo storico giudeo Giuseppe Flavio racconta che durante l'assedio di Gerusalemme negli anni 69 e 70 dopo Cristo, i soldati romani catturavano molti Giudei che cercavano la salvezza nella fuga e li inchiodavano “quale in una posizione e quale in un'altra”.

Qui la diversa posizione indica certamente la diversa forma dello strumento di morte, a cui venivano inchiodati quegli infelici prigionieri. E' dunque certo che ai tempi di Gesù, in Palestina, erano in uso diverse forme di croci.

 

Quale fu la forma della Croce di Gesù?

 

2 - Tutti e quattro gli evangelisti c'informano che Gesù fu costretto a portare lo strumento del suo supplizio verso il luogo dell'esecuzione. Ora è risaputo che sul luogo della crocifissione era preparato in antecedenza lo stipes, ossia il braccio o palo verticale di quello strumento di morte. Gesù perciò dovette portare un altro braccio o palo - quello trasversale - detto patibulum. Si può dunque concludere che lo strumento di morte su cui Gesù immolò la sua vita per la salvezza del mondo era format/o da due bracci o pali, di cui uno verticale e uno trasversale, e non già da un semplice palo verticale.

L'informazione data dai vangeli, anche se indiretta, va contro la posizione dei tdG, ed è in piena armonia con quanto sappiamo dalla storia profana sulla forma della croce.

 

3 - Una conferma è data da Materno Firmico, uno scrittore romano dell'antichità. Il condannato - egli dice - “patibulo suffixus crudeliter in crucem erigitur”, che tradotto vuol dire: “Il condannato confitto al patibolo viene tra atroci dolori sollevato verso il palo”. li patibulum - come già si è detto - designa il braccio trasversale della croce. A questo veniva inchiodato il condannato steso ancora per terra (Giovanni 20, 25; Luca 24, 29-30). Poi il patibulum con la vittima inchiodata veniva sollevata da terra (erigitur) e legato o inchiodato al braccio o palo verticale o stipes .

 

La voce degli studiosi A conferma riportiamo la testimonianza di alcuni studiosi:

 

“La croce era una specie di patibolo composta di due legni, uno diritto e uno traverso, su cui si legavano o s'inchiodavano i condannati. La forma usuale della croce in Roma non è probabile che sia stata quella che conosciamo. Si doveva trattare d'un palo conficcato in terra sul quale veniva issato il condannato con le braccia legate al patibúlum, sbarra di legno passata dietro le spalle”.

- “Per generale testimonianza, Cristo morì su una croce immissa; alcuni comunque ritengono che era una croce a forma di T” 23.

 

- “E' estremamente probabile che lo strumento di supplizio adottato, lo stauròs, comportasse un pezzo di legno incrociato e quindi avesse la forma delle due travi in croce. Le fonti profane comunque non permettono di dire quale fosse esattamente la forma, se di crux immissa (+) oppure di crux commissa (T)... E' assai probabile che venisse applicata l'usanza del “Portare la croce” fuori città (Mc. 15,20-21). Se lo stauròs era la trave traversa (il patibulum) è Verosimile che la forma della croce fosse quella della crux commossa (T).

Le più antiche raffigurazioni della Croce

Fu la Croce a doppio braccio e non un palo quella che i veri cristiani, secoli prima di Costantino, ebbero sempre cara e amarono raffigurarsi. Essa era legata al ricordo della morte salvifica del loro Signore. Per altri la croce poteva essere un segno d'infamia oppure un simbolo pagano. Non per i veri cristiani.

 

Nella pia raffigurazione della Croce di Cristo, fin dalle prime generazioni cristiane, non vi è mai traccia di palo. Si tratta solo e sempre di Croce a, doppio braccio. Oltre alle testimonianze autorevoli già riportate abbiamo i fatti decisamente a favore, di questa affermazione.

Prima di Costantino i cristiani non ebbero vita, facile. Fu quella l'èra dei martiri. Accuse e persecuzioni erano mosse contro di loro sia dai Giudei. che dai pagani. I Giudei aborrivano un Messia Crocifisso. Per i pagani la croce era un segno malfamato perché strumento di morte degli schiavi. Questo è il chiaro pensiero di san Paolo quando scrisse: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (i Corinzi 1, 23).

Questo spiega lo scarso numero di croci esposte al culto pubblico nell'epoca precostantiniana. Ma non vi mancano esempi, anche se rari in confronto, di ciò che verrà dopo il trionfo della Croce con Costantino.

 

1 - Tra le testimonianze indirette abbiamo quella dei segni convenzionali della Croce. In essi la Croce è sempre raffigurata a due bracci. Il più comune è quello dell'àncora a forma di croce. L'asta trasversale (il patibulum), contrariamente a quanto vediamo nelle àncore comuni, era collocata a metà circa di quella verticale (lo stipes). In questo modo l'àncora simboleggiava meglio la Croce di Cristo a doppio braccio. Alcune volte l'àncora cruciforme è associata all'Agnello, fìgura di Cristo che si immola (Giovanni 1, 29).

Nell'àncora cruciforme, conosciuta e venerata fin dal secondo secolo, abbiamo associati due simboli genuinamente cristiane quello della speranza ,com'è detto espressamente nella Lettera agli Ebrei (6, 19), e quello della virtù salvifica della Croce, su cui Cristo, Agnello immacolato, immolandosi, ha tolto i peccati del mondo (Giovanni 1, 29).

 

 

Ancora cruciforme (Catacombe di Priscilla) Il sec. d.C.

 

2 - Come testimonianza indiretta, sempre nella epoca precostantiniana, possiamo riportare le parole di Tertulliano, belle nella loro semplicità, d'un candore quasi serafico. Parlando della preghiera Tertulliano dice:

“Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura... Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e a posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera”.

 

 Due cose sono qui indicate dall'avvocato Tertulliano, che ai suoi tempi erano di comune conoscenza tra i cristiani. La prima è che la preghiera era fatta aprendo o allargando le mani in modo da ricordare la croce o piuttosto Cristo morente sulla Croce. La seconda che la forma della Croce era a doppio braccio qual è appunto quella dell'uccello che apre le sue ali in forma di croce a due bracci

Testimonianze dirette

Testimonianze dirette di come i cristiani dell'epoca precostantiniana si raffiguravano la Croce ci vengono dagli antichi monumenti. Gli archeologi hanno potuto segnalare finora alcune decine di questi preziosi reperti.

 

Ricordiamo solo alcuni.

 

1 - L'Iscrizione di Rufina si trova a Roma dove “la Chiesa grandissima e antichissima e conosciuta da tutti fu fondata e stabilita dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo” (S. Ireneo).

Nel cimitero o catacombe di Callisto si conserva un'iscrizione in marmo. A parere degli esperti essa risale al terzo secolo dopo Cristo, prima cioè di Costantino. L'iscrizione ricorda il nome di una certa Rufina Irene e sotto il nome è raffigurata o incisa una croce. Non si tratta d'un palo, ma d'una croce a doppio braccio di eguale dimensione (croce greca). E' assurdo pensare che sia un simbolo religioso pagano. Le catacombe erano cimiteri dei cristiani e alcune volte anche luoghi di riunione per i loro riti religiosi. E i cristiani non adoravano il dio-sole e la sua croce, bensì Cristo Signore morto sulla Croce per la salvezza del mondo

 

2 - L'affresco degli Aurelii. Pure a Roma, nella tomba detta degli Aurelii, si conserva ancora un affresco o disegno a cui gli studiosi assegnano una data anteriore all'iscrizione di Rufina. L'affresco rappresenta un personaggio che mostra una croce. Questa non è un semplice palo, ma una Croce a due bracci ineguali (croce latina) .

 

 

 

Graffito del Palatino (11 sec. d.C.)

 

3 - Il graffito del Palatino merita una menzione particolare. Meglio di qualsiasi documento scritto questo disegno rivela, anche se in modo blasfemo, la devozione dei cristiani verso la Croce, al tempo delle persecuzioni, molto prima di Costantino.

Per un'esatta comprensione del graffito o disegno murale bisogna ricordare che i pagani accusavano i cristiani di essere adoratori d'un asino crocifìsso (onolateia). Il graffito del Palatino è una rappresentazione plastica di questa calunnia. E' una caricatura blasfema, che mostra un asino inchiodato a una croce a doppio braccio. Il disegno è accompagnato dalle parole “Alessameno adora Dio”.

Nella sua realistica rappresentazione il graffito dei Palatino prova come la forma della Croce co- nosciuta dai cristiani e simbolo di ciò che essi adoravano, non era quella d'un palo, ma d'una croce a doppio braccio. Era la Croce che i fedeli discendenti di quei credenti in Cristo hanno sempre conosciuto e venerato, malgrado gli sforzi in senso contrario dei nemici della Croce.

 

La Croce di Ercolano

Ercolano è una cittadina a pochi chilometri da Napoli alle falde del Vesuvio piena di vita e di fiori come era--ai tempi dei Romani. Ma è una nuova Ercolano.

L'antica fu sepolta assieme a Pompei sotto le ceneri del Vesuvio nella grande eruzione del 79 dopo Cristo. Ma lentamente è stata dissepolta almeno in parte.

 

La croce di Ercolano (anteriore al 79 d.C.)

 

In quest'opera di ricupero, nell'anno 1937, fu fatta una sensazionale scoperta. Sulla parete d'una modesta stanzetta fu trovato un riquadro o incassatura di stucco a forma di croce a doppio braccio. Dopo lungo e attento studio il direttore degli scavi, prof. A. Maiuri, sostenne che si trattava d'una croce cristiana. Con lui si sono schierati altri insignì archeologi.

 

Naturalmente altri hanno sollevato obiezioni e riserve. Ma di fatto non si è potuto trovare nulla di positivo che spiegasse in modo soddisfacente lo importante reperto. La sola spiegazione convincente è che siamo in presenza d'una Croce cristiana venerata a Ercolano a meno di quarant'anni dalla morte di Cristo.

Questa spiegazione è suffragata dal fatto che era possibile a Ercolano la presenza d'una chiesa domestica (Romani 16, 5) o comunità cristiana prima del 79 dopo Cristo. Infatti, san Paolo, qualche decennio prima della grande eruzione vesuviana era passato per Pozzuoli (Atti 28, 13-14), dov'era stato accolto da fratelli nella fede. Ed Ercolano dista sola pochi chilometri da Pozzuoli.

Concludendo possiamo dire che molto prima dell'epoca di Costantino, e molto probabilmente fin ,dai tempi apostolici, i veri cristiani conoscevano e veneravano la Croce, non quella di Tammuz, come fantasticano i testimoni di Geova. La Croce conosciuta e venerata dai cristiani fin dai tempi più antichi non era un palo, ma una Croce a doppio braccio su cui Cristo - che essi adoravano - si era immolato per la salvezza di tutti.

 

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05/09/2009 17:06

Parte Terza

ERRORI E VERITA'

Contro la venerazione della Croce

I - L'errore: “Del corpo umano di Cristo dispone Dio, non dev'essere adorato come se fosse un crocifisso”. A conferma, i tdG citano 1 Pietro 3, 18; Giovanni 20, 6-7 e 13; 2 Corinzi 5,16

 

La verità: Si tratta d'un autentico imbroglio o sofisma geovista. Smascheriamo prima l'imbroglio e diamo poi l'esatto significato dei testi biblici strumentalizzati.

 

L'imbroglio:

 

a) Ora certamente il corpo di Cristo non è più sulla Croce. Vi rimase solo poche ore. Il corpo di Cristo risuscitato da morte si trova in uno stato glorioso (cfr. Filippesì 3, 20-21). Nella sua nuova condizione il corpo umano di Cristo, sempre unito alla divinità, non è più soggetto alla morte. E' detto “corpo spirituale” (1 Corinzi 15, 44-49).

 

b) Ma la storia della vita terrena di Gesù nessuno può cancellarla o ignorarla. Essa è una perenne esposizione di immagini sacre offerte alla vista e alla meditazione degli uomini di buona volontà, specialmente dei veri discepoli di Cristo. Anche dopo la risurrezione, gli Apostoli ricordavano e descrivevano la vita terrena di Cristo, specialmente la storia della sua passione e morte, pur sapendo che egli non era più sulla Croce. San Paolo rappresentava al vivo Gesù Crocifisso ai Galati (cfr. Galati 3, 1) e ai Corinzi (cfr. 1 Corinzi 2, 2), convertendoli alla fede e all'amore di Lui (cfr. 2 Corinzi 5, 14-15).

 

c) Come gli Apostoli e i cristiani dei primi tempi, hanno fatto sempre e faranno i veri cristiani di ogni tempo. Essi sanno che fisicamente Gesù non è più sulla Croce'  Sanno che Egli non sarà mai più crocifisso perchè morto una sola volta (cfr. 1 Pietro 3, 18), vive ora per sempre (cfr. Romani 6, 9-1 1). Tuttavia vogliono raffigurarselo così com'è stato al tempo della prova suprema del suo amore per gli uomini: vogliono guardare, amare e venerare il Crocifisso, perché in esso si concretizza l'infinito amore di Dio per noi (cfr. Giovanni 3, 16).

Chi può biasimare e condannare questo comportamento, se conserva ancora un minimo di intelligenza e di onestà? Nessun uomo normale e ragionevole farà questo. In effetti, l'immagine è il linguaggio migliore per ricordare persone e fatti, e suscitare sentimenti di amore, di venerazione, di adorazione. Così fa una mamma che conserva gelosamente l'album dov'è in immagini la vita del

proprio figlio morto forse vittima d'amore per gli altri. Ama sfogliare quell'album, soffermarsi su quelle immagini, godere o soffrire al ricordo dei figlio. Così fa il discepolo nei riguardi del maestro, l'amico con l'amico.

 

d) I tdG, pur affermando che del corpo umano di Cristo dispose Dio, sogliono raffigurarlo in immagini così com'era una volta sulla terra, proprio inchiodato sulla croce; ma fanno vedere solo le gambe". Soprattutto lo raffigurano come un terribile guerriero, armato d'un missile per distruggere in un bagno di sangue l'umanità intera nell'imminente apocalissel. Due pesi e due misure, sempre, ipocritamente, per ingannare, per oscurare la Verità di Dio!

 

Esatto significato dei testi biblici abusati.

 

a) 1 Pietro 3, 18: “Ucciso sì quanto alla carne, ma vivificato quanto allo spirito” (Garofalo).

 

Spiegazione:

 

San Pietro non parla affatto di come Dio avrebbe disposto del corpo umano di Cristo, se cioè Cristo sia risorto con un corpo glorioso come fu di fatto, oppure senza corpo come erroneamente spiegano i tdG. L'Apostolo Pietro dice solo che Cristo dopo la morte “fu vivificato quanto allo spirito”, ossia, fu mutato in un nuovo stato di vita opposto a quello che aveva prima di morire. Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo:

 

“Spirito è- una nozione biblica, che non si oppone né al corpo né alla materia né al sensibile né all'esterno, ma alla carne, cioè alla condizione della creatura nella sua debolezza e caducità”.

 

Cristo di fatto, dopo la morte, fu mutato in corpo spirituale, unito sempre alla divinità (cfr. 1 Corinzi 15, 44), e non in puro spirito come erroneamente insegnato dai tdG Così è presentato nei vangeli (cfr. Luca 24, 39 3; Giovanni 20, 19 tutto questo ha poco o nulla a che vedere con la que-

stione di cui trattiamo, se cioè è lecito o no raffigurarsi Cristo sulla Croce. Qualunque sia stata la sorte del corpo di Cristo, i suoi veri discepoli possono in ogni tempo raffigurarselo nei vari momenti della sua vita, e tra questi vi è anche, possiamo dire in primo piano, la sua crocifissione.

 

b) Giovanni 20, 6-7. 13: “E (Pietro) vede i pannillini per terra e il sudario, che era sul capo di Gesù, non per terra con i pannillini, ma avvolto a parte, in un altro posto (...) Essa (Maria) risponde: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano messo!” (Garofalo),

 

Spiegazione:

 

I) In nessun modo è detto qui da Giovanni che Dio dispose del corpo umano di Cristo, tramutandolo in spirito. E tanto meno è detto che Dio cancellò dalla mente e dal cuore degli Apostoli l'immagine del loro Maestro così come l'avevano conosciuto nei momenti più forti della sua vita terrena. Giovanni dice solo che Pietro e Giovanni non trovarono il corpo di Gesù nel sepolcro. Non dice altro! Essi forse pensavano che fosse stato trafugato come aveva fatto capire la Maddalena (ivi verso 2).

 

II) Poi, nello stesso capitolo 20, san Giovanni descrive minuziosamente le apparizioni di Cristo Risorto sia a Maria Maddalena (vv. 11-18) sia ai discepoli (vv. 19-23), mostrando loro “le mani e il fianco” (v. 20), sia a Tommaso (v. 27), a cui disse: “Porta qui il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio fianco” (v. 27). Si tratta sempre del corpo di Cristo visto sensibilmente da più testimoni.

 

III) Queste apparizioni del Cristo col suo corpo glorioso sono passate sotto silenzio dai tdG. Se ne devono parlare, si affrettano a dire che si trattava di un giuoco illusionistico... da prestigiatore... di una o più pie menzogne da parte del Risorto per ingannare i discepoli, facendo loro vedere una cosa che in realtà non c'era.

 

No! I discepoli di Gesù hanno veduto coi loro occhi sia il corpo di Cristo crocifisso, sia quello del Cristo glorioso, e ne hanno conservato l'immagine nella loro mente e nei loro cuori per amarlo sempre più, per venerarlo, per adorarlo.

 

c) 2 Corinzi 5, 16: “E se anche abbiamo un tempo considerato Cristo secondo criteri umani, tuttavia ora non lo consideriamo più così” (Garofalo).

 

Spiegazione: San Paolo non dice ,affatto che prima aveva conosciuto Cristo in  carne e ossa, ossia nel corpo fisico, mentre poi lo conosceva e lo pensava senza corpo.

L'Apostolo parla solo di conoscenza secondo la carne in senso biblico, vale a dire secondo criteri umani, in opposizione al suo nuovo modo di conoscere e di giudicare Cristo e la sua opera dopo la sua conversione.

Qui non c'entra affatto il corpo di Cristo conosciuto prima in un modo, e poi in un altro modo, cioè in nessun modo. Tant'è vero che Paolo, nella sua predicazione, ricordava spesso, diremo di preferenza, Gesù Crocifisso, ne parlava con ardore e lo descriveva ai cristiani con vivi colori (cfr. supra pp. 7-9).

 

2 - L'errore: “Il  paio di tortura”  è un simbolo di morte nella vergogna, e un biasimo dai nemici sui cristiani”. A prova i tdG citano Ebrei 12, 2; Ebrei 6, 6; Matteo 16, 24; Galati 6, 12; Matteo 27, 29-44.

 

La verità:

 

a) Certamente la croce, prima che Cristo “tollerò la croce, sprezzante l'ignominia” (Ebrei 12, 2), era un simbolo di morte nella vergogna. E anche dopo tale scelta fatta da Cristo, la croce rimase scandalo per i Giudei e follia per i pagani (1 Corinzi 1, 23). Ed è perciò vero che la Croce è un biasimo da parte dei nemici dei veri cristiani. I testimoni di Geova, che biasimano la Croce e vogliono distrutte croci e crocifissi, sono i legittimi discendenti dei Gìudei e dei pagani di cui parla san Paolo (1 Corinzi 1, 23) perché si comportano da nemici della Croce di Cristo (Filippesi 3, 18). “Loro fine è la perdizione, loro dio è il ventre” (Filiippesi  3, 19).

Ma per i veri cristiani, imitatori dell'Apostolo san Paolo (1 Corinzi 1 1, 1), la Croce è motivo di gloria perché Cristo Crocifisso è potenza e sapienza di Dio (1 Corinzi 1, 23-24).

 

b) Fuori posto deve dirsi pure il riferimento geovista ad Ebrei 6, 6.

 

Riportiamo prima il testo di Ebrei 6, 6 nel suo contesto,

 

“Quelli che sono caduti di nuovo nel male, non possono più cambiare vita ed essere rinnovati ancora una volta. Già una volta hanno avuto la luce di Dio, hanno provato il dono celeste, hanno ricevuto lo Spirito Santo, hanno gustato la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro. Eppure, per quanto sta in loro, essi crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo mettono di fronte agli insulti di tutti”. (Ebrei 6 4-6, Interconfessionale).

 

Spiegazione:

 

Qui non si tratta di mostrare sensibilmente la Croce, esporla cioè come simbolo di morte e di vergogna. Si tratta invece del comportamento immorale di alcuni che non credono più nella virtù salvifica della Croce.

L'autore della Lettera agli Ebrei si rivolge ad alcuni cristiani che avevano apostatato dalla fede. Egli dice che costoro, mediante il loro comportamento, hanno rinnovato in se stessi la crocifissione di Cristo. Ciò facendo Lo hanno come esposto a ludibrio, in qualche modo come i Giudei nel giorno della Sua morte sul Calvario.

Neppure lontanamente l'autore sacro fa riferimento ai cristiani che mostrano la Croce visibilmente. Al contrario, parla di apostati che col loro comportamento, sono motivo di biasimo contro la Croce; i cristiani invece, mostrando la Croce, vogliono ricordare l'immenso amore che Cristo ebbe per noi. Il loro gesto onora Cristo Crocifìsso e accresce la fede e l'amore verso di Lui.

 

b)   In Matteo 16, 24 Gesù dice:

 

“Chi vuole seguirmi rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Garofalo). Cf. Matteo 10, 38; Luca 9, 23.

 

Spiegazione:

 

E' lecito domandarsi che cosa intendeva dire Gesù con queste parole, che sono un invito, anzi un comando, - a seguirlo, a imitarlo. Voleva forse dire che non bisogna mostrare la Croce, che essa è simbolo di morte nella vergogna e che perciò bisogna eliminarla, distruggerla?

No! Gesù voleva dire tutto il contrario, vale a dire che il vero cristiano deve imitarlo appunto nell'amore della Croce: portarla nel suo corpo, nella sua vita, in faccia a tutto il mondo perché essa è strumento di salvezza.

Questa fedele imitazione di Cristo sarà certamente un biasimo da parte dei nemici di Cristo. Ma per i veri cristiani sarà un vanto come lo era per san Paolo (cfr. Galati 6, 14).

d) In Galati 6, 12 san Paolo dice:

 

“Quelli che vi spingono a farvi circoncidere vogliono far bella figura nel foro umano, al solo scopo di sottrarsi alle persecuzioni per la croce di Cristo” (Garofato).

 

Spiegazione:

 

 Qui come nei testi precedenti e in quel che segue non vi è nessun valido motivo contro la venerazione della Croce. Certamente san Paolo parla di biasimo contro o a motivo della Croce. Ma egli si riferisce ai Giudei o Giudaizzanti del suo tempo, nemici dichiarati della Croce di Cristo. Per essi la Croce era uno scandalo (cfr. 1 Corinzi 1, 23).

Con parole pungenti  scritte di proprio pugno, Paolo stigmatizza i suoi avversari - i nemici della croce - e mette a nudo le loro intenzioni recondite: vogliono fare bella figura davanti agli uo- mini (nel foro umano), col solo scopo di sottrarsi alle persecuzioni per la Croce di Cristo.

 

e) Citando infine Matteo 27, 39-44 i testimoni di Geova commettono una nuova, peggiore profanazione della Parola di Dio. Riportiamo le parole di Matteo:

 

“I passanti lo insultavano scrollando la testa e dicendo: "Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo riedifichi, salva te stesso: se sei Figlio di Dio scendi dalla croce!”. Similmente anche i gran sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, se ne facevano beffe dicendo: " Salvò altri e non può salvare se stesso! E' re d'Israele! Discenda, adesso, dalla croce e crederemo in lui! Ha confidato in Dio, lo liberi Dio, adesso, se gli vuol bene; perché egli ha detto: Son Figlio di Dio! " Anche i ladroni che erano crocifissi con lui lo oltraggiavano alla stessa maniera” (Garofalo).

 

Spiegazione:

 

I) Leggendo questo testo con un minimo dì intelligenza e soprattutto con un minimo di onestà appare evidente che la croce era simbolo di vergogna e di biasimo per i nemici di Cristo, il Figlio di Dio. Il testo dice che a insultare il Crocifisso erano i capi della nazione giudaica - gran sacerdoti, scribi, anziani. Anche i ladroni o malfattori bestemmiavano contro il Crocifisso. La visione della croce era per loro motivo di riprovazione, così com'è oggi per i testimoni di Geova, legittimi discendenti di quei crocifissosi del Figlio di Dio.

 

II) Non così per le pie donne, per la Madre di Gesù, per l'apostolo Giovanni, per il buon ladrone, per il centurione ecc. Alla vista della Croce tutte queste persone, non insensibili come i nemici di Cristo, si battevano il petto, confessavano quel Crocifisso come Giusto, si convertivano a Lui (Luca 23, 41-47; Giovanni 19, 25-27).

Stando così le cose, l'insegnamento della Bibbia è radicalmente diverso da ciò che dicono e scrivono i testimoni di Geova. Vedendo la Croce, le persone rette, che cercano sinceramente la verità, si convertono a Cristo; ma i nemici di Cristo bestemmiano, si vergognano della Croce, vorrebbero che fosse distrutta...

Contro la forma della Croce

L'errore: “Traduzioni cattoliche e protestanti della Bibbia, in certi versetti, dicono che Gesù mori su un legno”. A conferma i geovisti citano il Libro degli Atti (5, 30 e 10, 39), la Lettera di San Paolo ai Galati (3, 13) e la Prima Lettera di San Pietro (2, 24).

 

La verità.

 

Riportiamo, com'è nostra abitudine, i testi biblici strumentalizzati dai tdG e poi faremo alcune precisazioni. Citeremo le traduzioni di cattolici e di protestanti.

 

Atti 5, 30:

 

Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste appendendolo a una croce” (Garofalo, cattolico).

 

“L'Iddio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste appendendolo al legno” (Giovanni Luzzi, non cattolico).

 

“Il Dio dei nostri padri risuscitò Gesù che voi ucci- deste appendendolo a un albero” (Revised Standard Version, non cattolica).

 

“L'Iddio dei nostri antenati ha destato Gesù, che voi avete ucciso, appendendolo a un palo” (Bibbia dei tdG, edizione del 1986).

 

Atti 10, 39:

 

E noi siamo testimoni di quanto operò sia in Palestina che a Gerusalemme, finché lo uccisero appendendolo a una croce” (Garofalo, cattolico).

 

“E noi siamo testimoni di tutte le cose ch'egli ha fatte nel paese dei Giudei e in Gerusalemme; ed essi l'hanno ucciso, appendendolo a un legno” (Giovanni Luzzi, non cattolico).

 

“Lo uccisero mettendola in croce, oppure appendendolo a un legno” (Interconfessionale).

 

“Ma essi lo soppressero, appendendolo a un palo” (Bibbia dei tdG).

 

“L'hanno messo a morte appendendolo a un albero” (Revised Standard Version, non cattolica).

 

Galati 3, 13:

 

“Cristo ci ha riscattato da questa maledizione della legge, essendo per noi divenuto maledizione  sta scritto infatti: Sia maledetto chiunque è appeso al legno del patibolo” (Garofalo, cattolico).

 

“Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno)” (Giovanni Luzzi, non cattolico).

 

“Cristo ce ne ha liberati quando sulla croce ha preso su di sé questa maledizione. Infatti la Bibbia dice: Chiunque è appeso a un legno è maledetto” (Interconfessionale).

 

“Cristo ci ha redento dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi - è scritto infatti: " Sia maledetto chiunque è appeso a un albero "” (Revised Standard Version, non cattolica).

 

“Cristo ci liberò mediante acquisto dalla maledizione della Legge, divenendo una maledizione invece di noi, perché è scritto: "Maledetto ogni uomo appeso al palo"” (Bibbia dei tdG).

 

1 Pietro 2, 24:

 

“Lui che personalmente portò nel suo corpo i nostri peccati sulla croce” (Garofalo, cattolico).

 

“Egli, che ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo, sul legno” (Giovanni Luzzi, non cattolico).

 

“Egli ha preso su di se i nostri peccati, e li ha portati con sé sulla croce” (Interconfessionale).

 

“Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sull' albero” (Revised Standard Version, non cattolica).

 

“Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul palo” (Bibbia dei tdG).

 

Osservazioni:

 

Come sempre nelle loro affermazioni, i tdG dicono le cose in modo equivoco, solo a metà, per creare confusione nei meno accorti. La verità biblica e l'esatto significato dei testi sopra citati si possono riassumere nei seguenti punti:

 

a - Sia nel Libro degli Atti che nella Lettera ai Galati e nella Prima Lettera di san Pietro la parola greca corrispondente a “legno” è sempre xylon. Abbiamo già spiegato e documentato che xylon è tradotto “legno” solo alcune volte. Altre volte è tradotto albero oppure legno di croce oppure strumento di supplizio (gibet). Xylon mai è tradotto “palo”. I tdG avrebbero dovuto dire anche questo per amore della verità.

 

b - In ogni modo, le Bibbie cattoliche e protestanti, traducendo xylon con la parola “legno”, non intendono affatto dire che la Croce di Cristo avesse la forma di palo. Nei testi citati (Atti 5,

10, 39; Galati 3, 13; 1 Pietro 2, 24) gli autori ispirati hanno usato xvlon senza alcun riferimento alla forma della Croce il loro pensiero è ben diverso.

 

c - In effetti, l'espressione “appeso al legno” o “all'albero” (Atti 5, 30; 10, 39; Galati 3, 13 ecc.) è presa dal Libro del Deuteronomio 21, 22, dov.è detto che il criminale, messo a morte, deve poi venire appeso a un legno o albero. Non si tratta di croce. Questo gesto post mortem indicava il giustizíato come maledetto da Dio: “L'appeso è una maledezione” (Deuteronomio 21, 22-23).

Gli autori ispirati, soprattutto san Paolo (Galati 3, 13), adattano il testo del Deutoronomio 21, 22 per dirci che Gesù, benché Giusto, Innocente, Santo (Atti 3, 14; Giovanni 19, 6; 1 Pietro 3, 18), volle sostituirsi a noi veri colpevoli e degni di maledizione: volle cioè apparire come maledetto da Dio.

La forma della Croce, su cui Cristo offri la vita per la nostra salvezza, qui non c'entra affatto. Nè Luca (Atti degli Apostoli) né Paolo né Pietro, nei testi citati, pensano menomamente alla forma della Croce. Attribuire loro questa intenzione equivale a corrompere disonestamente la Parola di Dio.

 

d - E segue dai testi biblici sopra citati che la Croce sia degna di riprovazione? No assolutamente!

Anche sulla Croce Gesù rimase Giusto (1 Pietro 3, 18), Figlio di Dio (Romani 5, 10). In effetti, la Croce fu per Gesù motivo di esaltazione (Filippesi 2, 8-1 1). In Lui il Padre sempre si compiace e Lo glorifica (Atti 3, 13), perché con un grande gesto d'amore che gli costò la vita, salvò gli uomini: “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno” (Pie- tro 2, 24). La Croce è segno e oggetto di approvazione divina, non di riprovazione.

E così anche da noi cristiani, che abbiamo creduto all'amore (7 Giovanni 4, 16), la Croce può e deve essere amata e venerata. In virtù della morte di Cristo sulla Croce, quello strumento di morte ignominiosa si è tramutato in albero di salvezza.

Ancora equivoci e confusione

I - Hanno scritto: “Predicare circa il palo di tortura di Cristo significa predicare circa la sua morte come riscatto”. A prova i geovisti citano 1 Cor. 1: 17-23; 2: 2; 1 Tim. 2: 5,6; Gal. 3: 1 37.

 

La verità: E' chiaro che si tratta d'un grosso equivoco o, se volete, d'un autentico imbroglio. In effetti, quando i veri cristiani, a cominciare dagli immediati discepoli di Gesù, parlavano della Croce con grande affetto e riverenza, la loro mente non si fermava allo strumento di morte in quanto tale. Col ricordo e la descrizione della Croce i veri discepoli di Cristo intendevano annunciare la grande verità del nostra riscatto mediante quella Croce e quel Crocifisso., La predicazione circa la morte di Cristo come riscatto era storicamente congiunta con la Croce.

Stando così le cose, i veri cristiani d'ogni tempo, usando immagini della Croce, venerando la Croce, intendono ricordare e trasmettere la grande verità del nostro riscatto. Questa grande verità si può ricordare e trasmettere con la sola parola “croce”. Ma si può anche ricordare e trasmettere, forse in modo, più impressivo, mediante l'immagine della Croce e del Crocifisso. L'immagine, come la parola, più della parola, è un'efficace predicazione della morte di Cristo come riscatto. L'immagine è una parola visibile, diceva sant'Agostino.

I libri e le riviste del tdG sono strapieni di immagini vere o fantastiche con lo scopo di trasmettere agl'incauti le loro grossolane manipolazioni della Scrittura e della storia e  di predicare le loro eresie. Come sempre, due pesi e due misure, ipocritamente!

Alla luce di queste spiegazioni si può capire il vero significato dei testi citati dai geovisti. In Cor. 1, 17-23 san Paolo, per predicare la dottrina del nostro riscatto, si serve della Croce: le due cose non vanno disgiunte. E così in Galati 3, I.

 

2 - Hanno ancora scritto: “Nemici dei palo di tortura” sono quelli che negano che il riscatto fu provveduto per mezzo della morte di Cristo”. A prova i tdG citano Filip. 3. 18, 19; 2 Piet. 2: 1 38.

 

La verità: Nemici della Croce di Cristo erano quelli che si vergognavano del modo con cui era piaciuto a Dio di provvedere al nostro riscatto, ossia mediante la morte di croce, “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1 Corinzi 1, 23). I Giudei infatti si aspettavano non un Messia Crocifisso, ma guerriero, trionfatore sulle nazioni mediante la forza brutale e la distruzione cruenta, proprio come vanno predicando oggi i testimoni di Geova, legittimi discendenti degli antichi giudei.

Prendiamo ora in esame i due testi biblici strumentalizzati dai tdG.

 

a) Filippesi 3, 18-19: “Molti, infatti, sono quelli che, come spesso ve lo dicevo ed ora di nuovo ve lo dico in lacrime, camminano da nemici della croce di Cristo: loro fine è la perdizione, loro dio il ventre, e la loro gloria nella propria vergogna; essi apprezzano solo le cose terrene” (Garofalo).

 

Osservazioni: Non vi poteva essere descrizione più vivace e più mordace dei nemici della Croce quali sono appunto i tdG! A loro interessa distruggere croci e crocifissi e promettere “solo le cose terrene”, un prossimo paradiso terrestre dove passeranno il tempo senza fine mangiando e bevendo. Loro dio è il ventre. Parola di Dio!

 

b) 2 Pietro 2, 1: “Ma vi furono tra il popolo falsi profeti; così pure tra voi ci saranno falsi maestri, che introdurranno dannose fazioni e rinnegheranno il Padrone ,che li acquistò, attirando su se stessi una pronta rovine” (Garofalo).

 

Osservazioni: Qui san Pietro parla di falsi profeti. Sono appunto i tdG, che tante volte hanno fornito dati cronologici, scadenze di tempi determinati sulla fine del mondo, che sempre si sono rivelate false (cfr. Deuteronomio 18, 22).

Ciò facendo hanno rinnegato e rinnegano “il Padrone che li acquistò”, ossia il Signore Gesù, l'unico Profeta degli ultimi tempi (cfr. Atti 3, 22). Di Lui “il Signore dei signori e il Re dei re - (cfr. Apocalisse 17, 14) i geovisti hanno fatto “l'infimo del genere umano”, “un rappresentante di Geova”, con la presunzione di saperne più di Lui (cfr. Marco 13, 22), più del Padre! (Cf r. Atti 1, 7)

 

IL SEGNO DELLA CROCE

L'uso del segno della Croce

I  testimoni di Geova proibiscono ai loro seguaci di fare il segno della Croce. A loro avviso, sarebbe un gesto diabolico, un atto idolatrico, che dispiace e offende Geova.

Eppure il punto di vista della Bibbia e dei più antichi scrittori cristiani è completamente diverso dall'insegnamento e dal comportamento dei geovisti. San Paolo soleva dire: “Sono crocifisso con Cristo” (Galati 2, 19). E ancora: “lo porto le stigmate di Gesù nel mio corpo” (Galati 6, 17). Le stimmate di Paolo sono i segni della sua unione con Cristo Crocifisso.

In effetti, la vita cristiana è un ricordo vivo, come una rinnovazione nella propria vita della vita di Gesù Crocifisso. Il ricordo vivo del Crocifisso ha sempre occupato un posto di primo piano nella vita del vero cristiano.

Il segno della croce indica appunto questa volontà del cristiano, di essere sempre in tutto e per tutto unito al suo Salvatore Crocifisso, avere nella propria persona i segni della sua appartenenza a Lui Crocifisso, nel momento più forte della vita di Cristo quale fu appunto la crocifissione.

I martiri facevano il segno della Croce prima di affrontare il martirio. Tutti i veri cristiani, fin dai tempi immemorabili, volevano che il segno della Croce li accompagnasse in ogni momento e in tutte le azioni della loro giornata.

 

Leggiamo in Tertulliano: “All'uscire di casa e all'entrare, nel vestirsi, nel bagno, nel sedersi a mensa, nell'andare a letto, insomma in ogni azione che la vita quotidiana comporta, ci segniamo la fronte con la Croce”.

 

San Girolamo, il grande biblista dell'antichità, raccomandava di accompagnare col segno della Croce del Signore qualsiasi atto della vita . E San Cirillo di Gerusalemme dice che i cristiani non solo segnano la loro fronte, ma ogni cosa, il pane che mangiano, le coppe nelle quali bevono ecc. Col segno della Croce tutto nella Chiesa viene benedetto, consacrato e santificato

Ippolito, che fini col martirio la sua vita nell'anno 235 dopo Cristo, raccolse con cura e tramandò fedelmente tutte le osservanze liturgiche e le pie pratiche dei cristiani vissuti prima di lui fin dai tempi apostolo.

 

Del segno della Croce scrisse quanto segue:

 

“Procura in ogni tempo di segnarti dignitosamente la fronte perché questo è il segno della Passione, noto e sperimentato contro il diavolo, se tu lo farai con fede. Segnandoci la fronte e gli occhi con la mano, noi allontaniamo colui che tenta di sterminarci”.

Forma del segno della Croce

Com'era fatto il segno della Croce? Attraverso il tempo assunse forme diverse. A principio si trattava di un piccolo segno di croce a doppio braccio, mai di un palo. Veniva fatto sulla fronte in forma di T o di X, con un solo dito, probabilmente col pollice. Come dice Tertulliano: “Ci segniamo la fronte con la Croce”. Anche gli oggetti venivano segnati allo stesso modo.

In seguito il segno, oltre che sulla fronte, era fatto anche sulle labbra e sul petto, nella parte sinistra in direzione del cuore. Questa forma è ancora in uso prima della lettura del vangelo durante la Messa. Verso la fine del secolo XIII cominciò a diffondersi l'uso del gran segno di Croce. Fronte, petto e spalle, com'è praticato oggi universalmente.

Qualunque possa essere stata la forma (mai però quella d'un palo), è certo che la pratica di segnarsi e di segnare le cose fu comune tra i veri cristiani fin dai primissimi tempi, secoli prima di Costantino. Con questo segno distintivo essi volevano ricordare la loro appartenenza a Cristo Crocifisso e onorare la Sua Croce, divenuta per tutti noi albero di salvezza.

 

Solo i Giudei e i pagani aborrivano la Croce. In modo molto significativo l'autorevole Bible de Jérusalem traduce Ezechiele 9, 4 nel modo seguente: “E (Dio) disse (all'uomo vestito di bianco): Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna con una croce la fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono”.

 

Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo: “Dio ordina all'angelo vestito di lino di fare un thau (una croce), un segno sulla fronte dei giusti... Il segno indica un'idea più alta: quanti gemono per il trionfo del male, ossia i segnati con la croce, sono oggetto particolare della provvidenza divina”.

 

Lo Spirito Santo aveva già fatto intravedere che Dio salva solo mediante la Croce.
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