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ADORAZIONE EUCARISTICA: Anime Riparatrici di padre Emilio Santini

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 12:45
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05/09/2009 12:42

MARIA, CON TE PRESSO L'ALTARE!

Anima eucaristica riparatrice, nel tuo vivere con Gesù, in Gesù, per Gesù potresti, qualche volta, sentire un senso di stanchezza, di sfiducia, d'indifferenza... Non ti preoccupare, non ti angustiare..., potrebbe essere un momento di grazia, che ti sospinge a cercare un aiuto, una guida, un conforto...

Distogli allora lo sguardo da te stessa e rivolgilo verso l'altare per vedere accanto a Gesù la sua Mamma, sia che Egli vi si offra vitti­ma di amore e di riparazione, sia che vi si doni alle anime, sia che vi dimori nascosto nel tabernacolo.

Gesù stesso, immolando sull'altare quella umanità presa nel seno purissimo di Maria, La vuole accanto a Sè come presso la croce, e, nutrendoti di quella stessa carne, inclina il tuo spirito a cercarla, perchè desidera vederti con Lei come Giovanni sul Calvario.

Per cui, come la Vergine Maria è unita alla vita eucaristica di Ge­sù, così dev'essere inseparabilmente unita alla tua vita eucaristica. Per vedere, sentire, vivere questa presenza di Maria nella tua vi­ta, sappi considerare come avresti trovato Gesù sempre con la Ma­dre nella sua vita terrena.



Come a Betlemme
Se avessi potuto adorare Gesù Bambino nella capanna di Betlem­me, Lo avresti trovato fra le braccia: di Maria e ricevuto dalle sue mani per stringerlo amorosamente al tuo cuore.

Così ora, presso il tabernacolo devi saper trovare Maria quale cu­stode e adoratrice amorosa di Gesù Eucaristico e solo da Lei rice­verlo, come cosa sua, nell'Ostia consacrata.



Come a Nazareth
Se avessi cercato Gesù nell'umile casetta di Nazareth, sempre Lo avresti trovato con Maria.

Ora che lo puoi cercare e trovare nella solitudine del tabernacolo e trattenerti con Lui, Maria non può essere assente dai tuoi colloqui con Gesù, dalle tue confidenze, dalle tue lacrime, dai tuoi desideri, dai tuoi propositi.... perchè un tabernacolo senza Maria sarebbe co­me Nazareth senza Maria.



Come nella vita pubblica
Se avessi avuto la fortuna di seguire Gesù nel suo apostolato, avresti veduto Maria spesso accanto a suo Figlio per provvedergli del ne­cessario, per assistere ai suoi discorsi e ai suoi miracoli, per parteci­pare alle sue gioie e alle sue pene...

E quando non l'avresti veduta, l'avresti sentita, perchè con il suo cuore era presente.

Nel tabernacolo Gesù rivive tutta la sua vita terrena, e la Madre non sa e non può separarsi dal suo Figlio divino. E tu devi sentire, vedere questa presenza di Maria nel tabernacolo e associarti a Lei se vuoi rendere la tua presenza più gradita a Gesù; se vuoi essere introdotta più intimamente alla contemplazione della sua vita euca­ristica; se vuoi implorare più efficacemente la sua misericordia e il suo perdono; se vuoi comprendere più profondamente l'ingratitudi­ne degli uomini; se vuoi con più generosità offrirti a lui e offrirti con lui per la sua stessa gloria, per la gloria del Padre e per la sal­vezza delle anime.



Come presso la Croce
Infine se fossi stata sul Calvario, anche lassù avresti veduto Ma­ria, e L'avresti veduta accanto alla Croce, intimamente associata al sacrificio redentore del Figlio.

Ora sull'altare si rinnova misticamente il medesimo sacrificio, vi si offrono lo stesso Corpo e lo stesso Sangue, ricevuti nel seno im­macolato di Maria, per cui Ella non può essere assente, come non fu assente sul Calvario.

È la Madre che si unisce al Figlio e con le sue stesse intenzioni continua ad offrirlo in sacrificio amorosamente.

In ogni Messa devi pensare a questa presenza di Maria e vederla prendere quella patena e quel calice e innalzarli al cielo, come un giorno fece nel tempio con Gesù Bambino, pronunciando le parole sacerdotali: "Ecco, Padre clementissimo, la vittima pura, santa e immacolata; pane santo della vita eterna e calice dell'eterna salvezza ".

E tu che ti sei offerta con la vittima divina, sappi sentirti un tutt'u­no con Gesù immolato, lasciati prendere da Maria e unisciti alla sua oblazione, dicendo con umiltà ma con tanto amore filiale: - Padre santo, ti offro il tuo Gesù con il cuore immacolato di Maria -.



"Ecco tua madre!"
Devi pensare e sentire la presenza di Maria presso l'altare non so­lo perchè è la Madre di Gesù, ma anche perchè è Madre tua. Maria divenne Madre tua nel momento stesso in cui il Verbo di Dio prese la natura umana nel suo seno purissimo.

Ma siccome fu sulla Croce che Gesù ti meritò la grazia di diventa­re figlio di Dio, così fu pure sulla croce che ti diede Maria per Ma­dre: "Ecco tuo Figlio", e contemporaneamente ti affidò a lei: "Ec­co tua Madre!". Se nella celebrazione della Messa si riattualizza tutto il mistero del Calvario, si rinnova pure la misteriosa riconfer­ma della Maternità di Maria verso di te. Quindi va' e sta' presso l'altare, come Giovanni con Maria presso la Croce, se vuoi sentire, quasi ripetere le parole rivolte all'amato discepolo: "Ecco tua Madre!".

In particolare quando ti accosti all'altare per ricevere "il Pane della vita", ricordati che Maria è lì presente, quasi a donarti con le sue stesse mani quel "Cibo" che lei stessa ha preparato.

Abbi la delicatezza di invitarla nel tuo cuore perchè sia Ella ad accogliervi il suo Gesù e vi continui ad amarlo anche per te.

E tu, da buona figliuola, abbi quel tanto di fiducia e di confidenza da inserirti nel loro continuo colloquio: "Gesù, ti amo con il cuore immacolato di Maria! Maria, ti amo con il cuore divino del tuo Gesù!".

Pensa alla gioia di Gesù di trovarsi in te con la sua Mamma, e alla gioia di Maria di vedere

Gesù crescere in te.

Quando ti trovi nel pericolo, nella tentazione, nella paura, nella tristezza, nella solitudine..., ricordati di chi è in te e invoca con fe­de: "Madre mia e fiducia mia!" -.



"Stava"
Maria "stava" sotto la Croce.

Maria sta accanto ad ogni tabernacolo.

Impara da lei a trattenerti presso il tabernacolo, dove gli uomini non vogliono stare, perchè si annoiano, perchè non sanno cosa fare, per cui tutta la notte e gran parte del giorno è deserto, è silenzio.

Tu invece penetra nel segreto del tabernacolo, guarda il tuo Gesù e lasciati conquistare dal suo amore, trattieniti con Lui per compen­sarlo delle ingiustizie e dei disprezzi, delle bestemmie e delle profa­nazioni.

Rimani con Lui per versare nel suo Cuore le lacrime di tutti i pa­dri e di tutte le madri, di tutti i figli e di tutti gli orfani, di tutti i sofferenti e i perseguitati, di tutti gli emarginati e gli incompresi.

Ma sempre con Maria, per imparare da lei come si ama e come ci si dona; per partecipare alla sua fortezza e alla sua oblazione; per riceverla in madre ed esserle consegnata in figlia.

Maria, con te presso l'altare!



GESÙ, SONO CHIESA!

Anima eucaristica riparatrice, forse anche tu, delle volte, ti senti avvolta, penetrata da una solitudine che ti rende triste, angosciata, avvilita...

È il momento opportuno per riflettere e ravvivare la tua fede. Unita a Cristo, vivificata dalla sua vita, sei chiesa, sei integrata nella sua Chiesa.



Chiesa
Ricordati della promessa di Gesù: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt. 18,20).

Tu non Lo vedi, non Lo senti, eppure è questa sua presenza invi­sibile, che unisce, che genera, che vivifica la Chiesa.

Questo intervento di Dio rende Chiesa la tua famiglia, la tua par­rocchia, la tua diocesi..., anche l'Associazione a cui appartieni. Co­sì divieni chiesa nella Chiesa.

Non ti preoccupare per la molteplicità e diversità delle chiese, per­ché esse non contrastano con l'unità della Chiesa di Cristo, anzi è proprio per questa loro manifestazione in forme e luoghi diversi che la Chiesa universale esiste in concreto ed entra in contatto con il mon­do come segno e strumento di salvezza.



Eucaristia
Ogni chiesa locale nella sua diversità di ambiente, di vita, di svi­luppo... trova sempre la soluzione da un unico principio che è l'Eu­caristia.

Veramente il mistero eucaristico è il centro vitale e dinamico tan­to della Chiesa universale come della chiesa locale.

Ce lo dice il Vaticano II: "Non è possibile che si formi una comu­nità se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito comunitario (P. O. 6)". Per cui devi prendere coscienza che la Chiesa, qualunque chiesa, e nella Chiesa anche la tua Associazione, è una "comunità euca­ristica".

Nell'Eucaristia, infatti, si attualizza, in modo eminente, la storia della salvezza. La Chiesa la riceve e la presenta al mondo.

Però la condizione prima per celebrare l'Eucaristia, è quella di riunirsi insieme. E Colui che chiama e riunisce è Cristo Gesù. Lasciati, dunque, attrarre dalla sua voce e unisciti agli altri. Poi­ché non puoi andare all'Eucaristia saltando i tuoi fratelli e pensan­do solo al "tuo" incontro con Gesù.

La convocazione ti deve far uscire dal tuo piccolo mondo perso­nale per inserirti negli altri, per formare con gli altri "una cosa so­la", per formare chiesa; perché solo donandoti puoi arrivare a Co­lui che si dona.

Tieni bene in mente che l'essenza dell'Eucaristia è la realtà di un Corpo nell'atto di donarsi (Questo è il corpo donato per voi), del Sangue nell'atto di versarsi (Questo è il sangue versato per voi).

Quindi, sappi vedere nell'Eucaristia, accanto al mistero della "pre­senza reale", l'altro mistero ancor più profondo, il mistero del Cor­po donato, del Sangue versato.

Questo dono di Cristo al Padre per te, richiede il tuo dono per i fratelli. Non fai, perciò, la "Cena del Signore", senza la capacità di elevarti al sacrificio, al dono dell'amore.

Ricordati che Cristo ti dona il suo Corpo per farti suo corpo, per cui è impossibile e assurdo che tu possa comunicarti al "Corpus Chri­sti", senza comunicarti anche al Corpo ecclesiale dei fratelli.



Un solo corpo
Rileggi nel Vangelo di Giovanni quella accorata preghiera che sgor­gò dal Cuore di Gesù pochi minuti prima di dare inizio alla sua dolo­rosa Passione, e considera bene l'insistenza di Gesù nel chiedere al Padre che tutti i credenti in Lui diventino "una cosa sola", "perché siano perfetti nell'unità", e come questa "unità" sia considerata da Gesù elemento essenziale, argomento valido e convincente per es­sere riconosciuti suoi veri seguaci.

E rifletti anche come S. Paolo ci presenta con somma chiarezza questa "unità" prodotta dall'Eucaristia: "Il calice della benedizio­ne che noi benediciamo, non è forse comunione con il Sangue di Cri­sto? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il Cor­po di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, sia­mo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane (1 Cor. 10,16- 17).

Il Vaticano II chiarisce ancora: "Col sacramento del pane eucari­stico viene rappresentata e prodotta l'unità dei fedeli che costitui­scono un solo corpo in Cristo" (L. G. 3).

Di fronte a questa realtà così sublime e consolante, ma anche di grande responsabilità, devi renderti maggiormente consapevole che, partecipando all'Eucaristia, sei chiamata a modellare la tua vita su questo augusto mistero, nello sforzo costante di raggiungere quella "unità nella carità" che l'Eucaristia significa e produce.



Carità
Unione con Dio e con i fratelli, generata dall'Eucaristia, ma lega­ta e sostenuta dalla carità che è il "vincolo della perfezione".

Se vuoi che la tua carità sia "vincolo della perfezione", dev'esse­re come quella di Cristo, una carità che si dona.

Contempla il tabernacolo e porta nella vita di ogni giorno un amore:

- disinteressato di quel disinteresse che ti renda libera dall'egoismo, dal tornaconto, dall'esibizionismo...

- sincero di quella sincerità che ti eleva dalla doppiezza, dalla fin­zione, dalla menzogna...

- operoso di quelle opere suggerite dall'amore e compiute per amore. Non fermarti alla carità "negativa", "egoistica" dicendo "Non ho fatto e non faccio del male a nessuno", perché il precetto dell'a­more è positivo e devi pagare il debito d'amore che hai verso Dio, per mezzo dell'amore al prossimo.



Dialogo
Unità e carità che nascono, scaturiscono dall'Eucaristia, ma che crescono e si rassodano nel dialogo.

Anche tu avrai certamente constatato che oggi si parla tanto di dia­logo, si esige il dialogo, se ne sente la necessità..., ma difficilmente si dialoga perché si vuole parlare e non ascoltare.

Quindi, se vuoi che il dialogo ti sia di aiuto nel divenire e nel sen­tirti chiesa, devi essere convinta che hai bisogno dell'altro. Di con­seguenza mettiti in ascolto, disposta ad accogliere, pronta a donare.

Se saprai basare il tuo dialogo nella schiettezza e nella semplicità, nell'umiltà vera e nella carità genuina, certamente sarà costruttivo, ti metterà in comunione con gli altri, ti farà sentire chiesa, chiesa in parrocchia, chiesa in famiglia, chiesa nell'Associazione.

Se non sei chiesa, mangi indegnamente il Corpo del Signore; te lo dice S. Paolo: "Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore " (1 Cor. 11,27).

Mangi "indegnamente" e diventi "rea" del Corpo del Signore, quando non sei unita, nella carità, al Corpo di Cristo formato dai fratelli.

Non turbarti, non spaventarti, non avvilirti, ma ricordati sempre che sei chiesa, membro Mistico di Cristo; renditi sempre più mem­bro vivo e operante.

Però fa' attenzione a non lasciarti prendere dalla smania di com­parire, di attirare attenzione, di cercare stima e considerazione..., perché se vuoi essere chiesa, devi guardare e imitare Colui che ge­nera la Chiesa, che è la vita della Chiesa, Gesù Eucaristico. Come Lui, anche tu, nel silenzio, nel nascondimento, nella donazione sin­cera, cerca di essere sempre e ovunque sale e lievito.

Sarai chiesa nella Chiesa, vera anima eucaristica riparatrice.



GESÙ, SONO FAMIGLIA!

Anima eucaristica riparatrice, probabilmente quando leggerai que­sto scritto, il tuo pensiero, come quello di tutta la famiglia della "Ri­parazione Eucaristica", sarà rivolto a Loreto, dove si svolgerà il Con­vegno Nazionale dell'Associazione.

Come sai, è un annuale appuntamento di fede, di preghiera e di studio molto atteso perché, in questa impareggiabile occasione, i pre­senti come gli assenti si rendono maggiormente consapevoli del con­solante mistero della "comunione", che li fa sentire in Cristo sem­pre più uniti, sempre più famiglia.

Ricordati che quando hai dato la tua adesione all'Associazione, il tuo nome è stato non soltanto trascritto in un registro, ma anche inserito nel mistero dell'Eucaristia, perché divenissi con gli altri in­numerevoli aderenti un tutt'uno, un solo corpo, per offrire a Gesù Sacramentato un unico omaggio di amore e riparazione, tale da ren­derlo sempre più conosciuto, amato e glorificato.

Perché tu possa sentirti sempre più viva e operante in questa me­ravigliosa famiglia, ti propongo di riflettere su alcune iniziative, già suggerite nel passato per facilitare questa unione spirituale tra gli associati.



1. La rivista.

Innanzi tutto ti prego di fare molta attenzione a "Riparazione Eu­caristica", perché è la tua rivista. Nel suo aspetto certo non impo­nente, piccolo ma impagabile, essa ti offre un buon cibo eucaristi­co. Nutrendotene, assimilerai lo spirito di famiglia, quello che ti por­terà a pensare, ad amare e a vivere come gli altri associati. Sii orgo­gliosa di questo appuntamento che ogni mese ti ricorda la tua appar­tenenza all'Associazione e che, orientandoti verso una spiritualità concreta, ti evita di cadere in inutili sentimentalismi.



2. L'ora nazionale di riparazione eucaristica.

Approfitta anche di questo incontro annuale per immergerti sem­pre più consapevolmente nella vita comunitaria dell'Associazione. Fin dal 1965, constatando l'impossibilità di trovarci tutti insieme sia nel Convegno Nazionale come nei raduni locali, è stata suggerita e accolta con entusiasmo l'iniziativa di riunirci spiritualmente da­vanti al Tabernacolo, dalle 17,00 alle 18,00 del giovedì precedente la festa del "Corpus Domini", per rinnovare insieme il nostro im­pegno di amore verso Gesù Sacramentato, in preparazione alla festa principale dell'Associazione.



3. L'incontro in S. Casa.

Forse non conosci questa iniziativa perché se n'è parlato poco, no­nostante la sua grande capacità di suscitare e rinforzare nell'Asso­ciazione lo spirito di famiglia.

Nel Convegno Nazionale del 1970, si prese in considerazione la proposta della signorina Alma Merlini, collaboratrice di P. Agosti­no, (Fondatore dell'Opera), di darci "appuntamento alle ore 12,00 in S. Casa per l"Angelus Domini" o almeno per la giaculatoria: "Sia gloria, onore e riparazione a te, Gesù Sacramentato!".

Approfitta anche tu per unirti a questo saluto riconoscente verso Gesù, fattosi uomo nella S. Casa e rimasto per noi nel Tabernacolo.



4. La statua.

La statua che s'innalza dalla cupola del Santuario di Loreto, è l'an­tenna trasmittente e ricevente del tuo collegamento. Un sacerdote la tiene sempre in azione. E la Vergine SS.ma riceve le tue trasmis­sioni fatte di invocazioni, preghiere, offerte... e le inserisce nel Sa­crificio eucaristico, dal quale attinge e ritrasmette una potente emis­sione di grazia.

Sia tua premura metterti spesso in onda.

In questa sincronizzazione vivrai la tua vita di famiglia.



5. Il programma "Sempre più uniti".

È un programma che è stato presentato più volte nella rivista negli anni 70-80, per inculcare negli associati la persuasione che non sono "soli", ma che in Cristo formano "un solo corpo e un solo spirito ".

Anche se centinaia di chilometri ti separano da noi, sei ugualmen­te intercomunicante nella preghiera, nel lavoro, nella sofferenza, nella gioia...

E se vuoi renderti più consapevole di questa tua partecipazione, scrivici qualche volta. Poche parole, anche la semplice firma ti in­troduranno individualmente in questa unione spirituale per esser ri­cordata singolarmente e per sottrarti dalla sofferenza della solitudi­ne: "Non sono sola! -.



6. Il Blocco eucaristico.

Quando al mattino leggi la breve riflessione che ti offre il blocco eucaristico, e rivolgi il pensiero al tabernacolo per fare la tua comu­nione spirituale e per offrire a Gesù la tua giornata, sappi sintoniz­zarti con le altre migliaia di associati che fanno i tuoi stessi atti; ti sentirai maggiormente in famiglia, e in famiglia affronterai con mag­gior forza e serenità il peso della giornata.



7. Il giovedì.

Il giovedì è il tuo giorno, sappi trasformarlo in una festa di fami­glia. Invita gli associati alla Messa che viene celebrata per te. Con loro ascolta la Parola, ricevi il Corpo del Signore, trattieniti in ado­razione... In questa invisibile ma reale unione con loro, potrai ripa­rare la vera profanazione dell'Eucaristia, commessa da coloro che, pur sapendo quanto l'Eucaristia importa, non realizzano quello che essa vuole.



8. Ogni giorno.

Mettiti in sintonia con il sacerdote che ogni giorno ti pensa, ti pren­de, ti porta all'altare e insieme agli altri ti inserisce nell'ostia che tiene tra le dita, e presta anche a te la sua voce per dire con Gesù: "Questo è il mio corpo".



9. Un'unica ostia.

Rafforza la tua fede e sentiti presente in quell'unica Ostia, sempre elevata verso il cielo dal continuo alternarsi di mani sacerdotali, an­che se materialmente sono tante e sparse in tutto il mondo.

Con gli altri, ti unisce a Sé qualunque siano il luogo e la condizio­ne in cui potresti trovarti, e ti accoglie nella misura della tua dispo­nibilità.



10. Un corpo offerto.

In quella presenza diventi partecipe del Cristo totale: Egli capo e tu, con gli altri, corpo. Per cui non ti è permesso fermarti alla tua vita personale, perché ti è richiesto di considerarla come punto d'in­contro, di confronto, di comunione con le altre membra del Corpo di Cristo.

Di conseguenza, immersa nello stesso movimento di donazione di Cristo, devi vivere la tua vita di famiglia, diventando sempre più ricevente e ricevuta:

ricevente Dio e ricevuta da Dio, ricevente i fratelli e ricevuta dai fratelli, perché solo nell'attuare quest'unità e nel vivere questa donazione, fai Eucaristia, diventi famiglia.



11. Nell'intimità della casa.

In Gesù sei famiglia e ogni famiglia ha la sua casa; la tua casa è il tabernacolo.

Và, entra e trattieniti amorosamente con Gesù.

In Lui puoi incontrare tutte le persone che desideri. Con Lui puoi parlare delle loro difficoltà, necessità, preoccupazioni... Per Lui puoi emettere quella effusione di grazia che diverrà luce, conforto, so­stegno, perdono, riconciliazione, ...per i diversi membri della tua famiglia in Cristo.

Nell'intimità di questa casa vivrai con generosità la tua riparazio­ne d'amore.



12. La Mamma.

La casa, la famiglia richiedono la mamma. E tu, partecipe di que­sta famiglia invisibile ma reale di Cristo, hai la tua Mamma. Te L'ha donata Gesù e continuamente te La dona nella riattualizzazione del mistero del Calvario: "Figlio, ecco tua Madre".

Non cercarla lontano, perché ti attende accanto ad ogni altare, pres­so ogni tabernacolo. Con Lei ti rimarrà più facile sentirti un'unica famiglia: "Ascolta, Padre, la preghiera di questa famiglia che hai convocato alla tua presenza".

È a Lei, alla Mamma, che ogni giorno presento anche le tue pre­ghiere, le tue attività, le tue sofferenze e preoccupazioni... perché sia Ella ad offrire tutto al suo Gesù.

E ti depongo, insieme agli altri associati, su le sue mani, perché possa servirsi anche di te per glorificare il Figlio Sacramentato. Renditi docile alle sue richieste, tanto più che ti tengo legata a Lei con la catenina d'oro del S. Rosario.

Sappi sentirti sotto il suo sguardo compiacente e sorridente, e ri­cevere dal Bambino che tiene in braccio, la divina benedizione.



GESÙ, FA' CHE IO CREDA!

Anima eucaristica riparatrice, la tua presenza davanti al taberna­colo testimonia la tua fede nella presenza eucaristica di Gesù. Ma dimmi, ci credi veramente?

Non ti turbare per questa mia domanda, perché non è altro che un riflesso dell'interrogativo che spesso rivolgo a me stesso. Dici di credere, ma dove sono le opere?

Ti porti con frequenza in chiesa, ma questi incontri con Gesù Eu­caristico incidono sulla tua vita, la modificano, la trasformano? La fede, senza le opere, è morta.

Gesù è vita, l'Eucaristia è pane di vita. Ma dopo tanti anni di Messe, di Comunioni, di adorazioni, forse ti trovi sempre la stessa, non ti sei nutrita di Cristo, non hai acquistato i suoi sentimenti.

Ciò nonostante te ne stai tranquilla, perché credi di credere.



L'abitudine
Invece credi per abitudine, e l'abitudine ti toglie l'interesse, l'at­trattiva per Cristo. Rende la tua fede una formalità. Non ti porta alla vita, ma alla morte. Spaventosa conseguenza!

Certamente non sono le tue crisi, non sono le tue colpe che ucci­dono in te la fede, ma è semplicemente la forza dell'abitudine. Gli apostoli erano persone come te, abituate a vivere con Cristo. Lo vedevano tutti i giorni, mangiavano con Lui, partecipavano alle sue opere di apostolato, ascoltavano i suoi continui discorsi. Però più ne ascoltavano, meno erano colpiti, meno vi prestavano atten­zione, meno conoscevano Cristo. Tanto che meritarono il paterno rimprovero: "È da tanto tempo che sono con Voi, e non mi avete ancora conosciuto?".

Tu ti sei così abituata ad andare a Messa che non percepisci più la necessità di offrirti con Cristo;

così abituata a ricevere la Comunione che non fai più comunione con Cristo;

così abituata a trattenerti davanti al tabernacolo che non senti più il contatto con la presenza vivificante e trasformante di Cristo;

così abituata a pregare che non preghi più.



Il silenzio
Proprio per eliminare le conseguenze disastrose dell'abitudine, un giorno il Signore prese tre apostoli e li condusse su di un'alta mon­tagna, nel silenzio, nella solitudine. Lassù si misero tranquilli, im­pararono a tacere, si liberarono da tante preoccupazioni.

Soli con Lui solo, cominciarono a prestargli attenzione, a guar­darlo, a vederlo, a considerarlo proprio quale era sempre con loro. La trasfigurazione di Cristo confermò la trasformazione del loro sguardo.

Anche tu lasciati portare su la montagna del tabernacolo. Se sa­prai entrare nella sua solitudine, se ti lascerai penetrare dal suo si­lenzio, la tua attenzione sarà tutta per Gesù e per Lui solo.

Guardandolo, considerandolo, i tuoi occhi si apriranno e comin­cerai a veder chiaro in Lui e in te. Vedrai quello che nascondi. Sen­tirai quella voce che parla sempre, ma che spesso cerchi di soffoca­re. Ti apparirà evidente la sua volontà. La sua presenza diverrà così reale e vicina che ne sentirai timore. Il suo volto così vivo e affet­tuoso, che ne proverai un fascino sconosciuto.

Allora anche dalle tue labbra uscirà l'esclamazione: "Signore, co­m'è bello stare qui! ".



L'abbandono.

Anche se non comprendi tutta la portata della tua richiesta, il Si­gnore accetta ugualmente la tua presenza e ti dice "Siedi!". Nella solitudine del deserto, prima di compiere il miracolo della moltiplicazione dei pani, Gesù chiese a quella moltitudine di cinque­mila uomini di sedersi.

Ti può sembrare una cosa di poco conto, invece chiedeva a quegli uomini di rinunziare a se stessi e di fidarsi di Lui. Finché stavano in piedi, avevano la possibilità di andarsene e cercare qualcosa da mangiare. Ma sedendosi, si mettevano nelle sue mani.

Penso che a quell'invito molti avranno esitato.

Come avrebbe provveduto per tutta quella moltitudine? Quando i cinquemila si sono seduti, quei cinquemila uomini han­no fatto un atto di fede e di amore.

Il miracolo era già compiuto.

Gesù, dicendo anche a te di sedere, ti chiede un atto di fiducia, un gesto di abbandono. Non ti offre un pezzo di pane, ma ti dona se stesso.

Pensa, considera come Gesù si fida di te, povera e debole creatu­ra. Si mette talmente a tua disposizione che puoi fare di Lui quello che vuoi. E tu non ti fidi di Lui. C'è sempre in te un qualcosa, una certa paura che ti impedisce di abbandonarti totalmente in Lui. Du­biti del suo aiuto, dubiti del suo amore, dubiti che possa cambiare la tua vita. Eppure la fede è il movimento più naturale, più indispen­sabile del cuore. Senza fiducia non sarebbe possibile la vita. E tu hai fede in tutti, meno che in Dio. Affidi la tua salute ad un medico, affidi il tuo denaro ad un banchiere, affidi la tua vita ad un autista... Ma non affidi te stessa a Dio.

Se vuoi che Gesù Eucaristico ti accolga e ti trattenga nella sua pre­senza vivificante e beatificante, devi affidarti totalmente a Lui, devi fidarti ciecamente di Lui.



Il fratello
Forse pensi che ti sarebbe più facile vivere questo abbandono in Dio, se lo potessi vedere. Quante volte davanti al tabernacolo ti sa­rai chiesta: "Se Gesù mi si mostrasse!".

Ti è facile immaginare Gesù come vorresti che ti si manifestasse, ma ti è duro accettarlo come ti è presente.

I Giudei per trent'anni L'avevano incontrato, avvicinato; L'ave­vano visto lavorare, pregare, parlare; ma nessuno L'aveva notato, tanto che Giovanni Battista poté annunciare ad essi: "C'è in mezzo a voi uno che voi non conoscete".

La sua presenza rimane ancora misteriosa.

Tu non Lo vedi, ma Lo credi presente sotto le specie del pane. Tu non Lo vedi, ma ti rimane assai difficile crederLo presente sotto le sembianze di un tuo fratello.

Guardando l'Ostia, ti può uscire spontanea l'espressione: "Gesù, ti amo". Ma non saresti capace di ripeterla nel tuo intimo, guardan­do il tuo vicino.

Eppure sai bene che Gesù, con l'Incarnazione, si è fatto solidale con tutti gli uomini, si è nascosto in ogni uomo.

"Ciò che avete fatto ad uno di questi piccoli, l'avete fatto a me". "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere...".

Sappi scoprire che il primo e il secondo comandamento sono la stessa cosa, da quando Dio si è fatto uomo.

Mentre ti lusinghi di vedere, ammirare, godere Gesù in una celestia­le visione, non ti accorgi che Gesù è accanto a te. Il tuo vicino è Cristo.

Se riuscirai a vederlo, amarlo nell'Ostia che stai ricevendo, nel­l'Ostia che stai adorando, il tuo amore verso Dio è sincero, hai visto Cristo: altrimenti non avrai che degli slanci.... delle nostalgie.... delle fantasie...

Per questo Gesù non vuole che ti presenti a Lui tutta sola, che de­sideri chiuderti ed esaurirti in un rapporto privato e solitario con Lui, ma vuole che ti senta unita, partecipe della vita di tutti gli uomini.

Per cui devi dare alla tua preghiera, alla tua adorazione, alla tua azione una risonanza universale.

Sappi sentirti membro vivo e operante del Corpo Mistico di Cristo. Se riuscirari ad ottenere questa comunione con Cristo e, in Cri­sto, con i fratelli, potrai ritornare tranquilla a casa, in famiglia, al lavoro, alla tua professione, nel tuo ambiente... perché là rivivrai la tua adorazione, la tua visione, darai la tua testimonianza, compirai con Cristo la tua passione e la tua risurrezione.



GESÙ, FA' CHE IO TI VEDA, TI ASCOLTI, TI VIVA

Anima eucaristica riparatrice, voglio manifestarti un mio tormen­to, perché divenga anche un tuo tormento.

A volte mi inginocchio davanti al tabernacolo, stanco, scontento, deluso ...E mi chiedo: per Lui vivo e lavoro, a Lui mi offro e con Lui mi dono.... eppure non Lo sento...

Ho celebrato la Messa, ho fatto la Comunione ...e poi non sento di aver fatto comunione con Lui, di essermi nutrito di Lui, di vivere di Lui.. Recito le preghiere, dico il Rosario, mi trattengo in adorazione..., ma poi mi chiedo se ho parlato, dialogato con Lui.... oppure se ho fatto un semplice soliloquio, parlando di Lui a me stesso, e non di me a Lui.

Per cui, anziché rinvigorito, infervorato..., mi trovo vuoto, stan­co e mando un sospiro di sollievo: Ho fatto! Ho letto! Ho terminato! E così per giorni, per mesi, per anni.... senza una conversazione di amore, senza una comunicazione di vita, senza una compenetra­zione trasformante e consumante nell'unità.

Forse anche tu, a volte, ti sei trovata in questa situazione, arida, ste­rile, senza vita..., chiusa in te stessa, soddisfatta di te stessa. E pro­prio per rendere più sensibile questo compiacimento di te stessa, po­tresti aver desiderato vedere, sentire realmente il Signore.

Approfitta di questo desiderio perché è sempre un'ispirazione che il Signore suscita nel tuo animo per attirarti a Sé, facendoti uscire dal tuo "io" egoistico. È un raggio di luce, che dal tabernacolo si riflette su di te. Lasciati penetrare, illuminare... Vedendoti, conoscen­doti, ti sentirai sospinta a reagire, a scuoterti e a desiderare in un modo vero e giusto di vedere, di ascoltare, di vivere Gesù.



1. Vedere Gesù

Se vuoi vedere Gesù, non lasciarti trascinare, affascinare da certe voci, non andare qua e là, perché Gesù è in te, e si manifesta anche a te, però non come tu te Lo aspetti.

In Palestina fu visto dai suoi contemporanei, ma essi non Lo rico­nobbero, perché era in mezzo a loro non come Lo avevano atteso. Nulla ti gioverebbe vedere il Signore con gli occhi del corpo, se prima non saprai trovarlo, riconoscerlo attraverso la fede in quella sua volontà, in quella sua permissione che ti si manifestano in sva­riati modi e spesso in piena contraddizione alle tue aspettative, sia negli avvenimenti che avvengono attorno a te, come in ciò che può succedere in te.

Per fortificarti in questa fede, va' al tabernacolo, guarda e con­templa la vita eucaristica di Gesù. Nell'Ostia Egli rivive la sua vita terrena: da Betlemme a Nazareth, dal Giordano al Cenacolo, dal Get­semani al Calvario. Però non fermarti qui, ma continua a guardare e vedrai la gloria del Risorto che, con i segni della Passione, sempre intercede presso il Padre anche per te, e ti offre la sua Risurrezione.

Di questo Gesù risorto e glorioso, vivente nel tabernacolo, sappi vedere: l'umiltà, che Lo riduce alla piccolezza di un'ostia: l'ubbi­dienza, che Lo sottomette alla volontà del Padre e anche ai voleri degli uomini; la gravità del peccato, che Lo tiene in un continuo stato d'immolazione; il sacro silenzio, che Lo innalza mediatore fra Dio e gli uomini; la pia solitudine, che Lo dona alla solitudine di tante anime; la perseveranza nella preghiera d'intercessione, no­nostante 1'incorrispondenza degli uomini; l'amore di Dio e delle ani­me, che Lo sospinge a chiedere la tua collaborazione nella ripara­zione della gloria divina e nell'espiazione del peccato...

Gesù, fa' che io Ti veda!



2. Ascoltare Gesù

Se Gesù mi parlasse..., se Gesù mi dicesse... vai dicendo fra te... Presa da questo desiderio, non ti accorgi che Gesù ti parla e anche con insistenza. Sei tu che non sai metterti in sintonia con Lui. Sei tu che non hai il coraggio di girare quell'interruttore che apre il tuo cuore e lo mette in onda per captare le emissioni amorose di Gesù Eucaristico.

Sappi ascoltarlo quando ti viene rivolta la sua Parola ... sappi ascol­tarlo in quell'ispirazione, in quel richiamo, in quel rimorso..., in particolare in quell'improvvisa illuminazione che rischiara il tuo spi­rito e ti impressiona profondamente.

Va' ancora al tabernacolo e, come attraverso i veli della piccola Ostia cerchi il volto del tuo Gesù, così sappi riascoltare, adorando, le sue misteriose e vivificanti parole.

Potresti sentire ancora una volta il dolce invito: "Vieni! Seguimi!". Ti chiama a lavorare nella sua mistica vigna, perché l'azione della Grazia richiede anche la tua generosa coope­razione.

Quando un senso di tristezza invade il tuo spirito ...e sei quasi ten­tata di lasciar tutto, nello sconforto e nella sfiducia della riuscita..., accogli quell'intima parola che dal Suo Cuore scende nel tuo e ti ri­dona fiducia e forza: "Sono cose impossibili per l'uomo, ma presso Dio tutto è possibile ".

Se ha volte ti accorgi di far resistenza alla grazia, di "ricalcitrare contro il pungolo", fa' attenzione a quella voce che dal tabernacolo si ripercuote nel tuo animo: "Io sono Gesù che tu...." e sappi ri­spondere con umiltà e fiducia: "Cosa vuoi che io faccia, Signore?", lasciandoti prendere, conquistare e condurre dalla sua volontà. Se ti senti avvinta dai lacci del peccato, ascolta: "Io sono il buon pastore... ".

Nel dubbio delle incertezze: "Io sono la via, la verità, la vita". Nell'angoscia, nella tristezza, nella sofferenza, nella delusione, nel­la solitudine... : "Vieni a me, io darò ristoro al tuo spirito". Ma Gesù ti attende anche per dirti le sue pene: "L'anima mia è triste sino alla morte... Trattieniti qui e veglia con me".

Risuoni sempre al tuo orecchio quel suo grido emesso sul Calva­rio e ritrasmesso da ogni tabernacolo: "Sitio!". Ti chiede amore, amore che sa comprendere, consolare, supplire.

Gesù è sempre lì ad aspettarti, in silenzio. In quel silenzio ti ascolta e ti parla.... accogli le sue parole. Esse rischiareranno il tuo spirito, dirigeranno i tuoi passi, regoleranno i palpiti del tuo cuore ...Risol­veranno i tuoi dubbi, infiammeranno i tuoi desideri e le tue speran­ze ...Ti renderanno una piccola ostia di amore e di riparazione. Gesù, fa' che io ti ascolti!



3. Vivere Gesù

Gesù ti si manifesta e ti parla perché desidera assecondare il desi­derio, l'aspirazione del tuo cuore.

Anche se non ti rendi pienamente consapevole, tu cerchi Dio, vuoi possedere Dio, vuoi vivere Dio.

È l'esigenza di quel germe di vita, che è stato deposto nel tuo spi­rito nel momento del tuo concepimento, ma soprattutto nel momen­to del tuo Battesimo.

Cerca di comprendere e assecondare questa tua intima aspirazio­ne, perché è l'unica cosa necessaria, in quanto solo per questa sei stata creata e redenta, solo di questa devi rendere conto a Dio, solo da questa dipende la tua eternità.

Allora sappi far convergere tutta l'attività della tua vita verso la crescita, lo sviluppo della Grazia che è in te.

Ricordati che la vita divina ti è stata concessa senza il tuo concor­so, ma che esso è richiesto per la sua crescita.

E questa vita deve crescere in te fino a farti giungere all'età per­fetta di Cristo.

Nell'eternità vivrai in Dio nella misura in cui avrai fatto vivere Cristo in te.

Sospinta da questi pensieri, va' ancora al tabernacolo e contempla assorbendo in te la vita eucaristica di Gesù.

Proprio davanti al tebernacolo ti sentirai incoraggiata ad imitare e rivivere i suoi misteriosi esempi di umiltà e di dolcezza, di obbe­dienza e di povertà, di purezza e di semplicità, di sacrificio e di ge­nerosità, di zelo e di apostolato, e anche di nascondimento e di sa­cro silenzio.

Il tuo impegno, quindi, deve essere rivolto ad acquistare, a con­servare e ad accrescere in te questa divina rassomiglianza.

Però fa' attenzione: questa somiglianza con Gesù porta necessa­riamente ed essenzialmente ad una vita di vittima, ad una vita fatta di amore e di sacrificio, quale è appunto la vita che Gesù vive nel­l'Ostia.

Da quest'Ostia devi attingere vita per la tua vita. Vita di unione che deve condurti al dono totale di te stessa, fino al più perfetto e amoroso abbandono in Gesù. In Lui devi ispirarti e tendere ai suoi stessi ideali: mirando alla glorificazione di Dio in ogni cosa, parte­cipando al suo apostolato delle anime. Infatti l'Eucaristia è il com­pendio di tutto il suo amore per il Padre e per gli uomini.

Inserita in questo amore, sei chiamata alla più alta missione della vita cristiana: la riparazione presso Dio e presso Gesù Sacramenta­to, a favore della Chiesa e di ogni anima redenta.

Gesù, che nell'Ostia compie una perenne riparazione con la sua vita eucaristica e con il suo sacrificio di amore, ti chiama, ti attira per unirti intimamente a Sé e renderti veramente un'anima eucari­stica riparatrice.

Guarda l'Ostia e apri il tuo spirito alla sua luce, alla sua forza, alla sua vita..., rimarrai sempre più illuminata, sorretta, trasforma­ta, divinizzata.

Gesù rivolgerà su di te il suo sguardo sempre più compiacente, vedendo Sé in te fino a poter dire che, è Lui a vivere in te, anziché tu. Vivi questo meraviglioso scambio di amore!

Gesù, fa' che io ti veda, ti ascolti, ti viva!



GESÙ, SANTIFICA IL MIO OPERARE!

Anima eucaristica riparatrice, ti comprendo se a volte provi nel­l'animo svogliatezza, stanchezza, ripulsa nel dover iniziare un nuo­vo giorno nella noiosa ripetitività delle tue azioni.

Nell'andare in ufficio, in fabbrica, ecc..... senti che lo stipendio non appaga il tuo spirito.

Nell'accudire alle faccende di casa, la poca considerazione dei tuoi cari ti avvilisce, ti rattrista.

Se hai una certa età e ugualmente ti dai da fare per aiutare tua fi­glia, tua nuora, l'incomprensione ti fa piangere.

Se la tua autosufficienza va diminuendo e ti vedi di peso per gli altri, il dolore ti soffoca il respiro.

Proprio in questi momenti in cui ti senti stanca, avvilita, inutile..., sei chiamata a rivolgere il pensiero al Tabernacolo e a credere che quel nuovo giorno è per te prezioso, perché in Gesù vivi una vita non soltanto umana, ma anche divina (cfr. 2 Pietro, 1,4).

Renditi consapevole di quello che avvenne in te, inconsapevole, quando il sacerdote versò dell'acqua sul tuo capo.

In quel momento discese in te lo Spirito Santo che divenne vita della tua anima, come la tua anima è vita del tuo corpo.

Per quella partecipazione della natura divina, sei divenuta figlia di Dio. Per cui possiedi due vite: una celeste e una terrena. Quella terrena cesserà con l'ultimo battito del tuo cuore. Quella divina continuerà nell'eternità di Dio.

Puoi constatare questa loro esistenza in te dal continuo contrasto che vi è tra loro e che tu non riuscirai mai a sopprimere completa­mente (cfr. Rom. 7,15-23).

Proprio in questa continua lotta tra lo spirito e la carne, devi im­pegnarti per vivere sempre più consapevolmente in Gesù, con Ge­sù e per Gesù.



1. In Gesù (stato di grazia).

Rifletti con S. Paolo: "acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del pecca­to che è nelle mie membra" (Rom. 7,22-23).

Se nella tua libertà ti rendi "schiava della legge del peccato", di­struggi in te la vita divina, la vita della grazia.

Gli effetti di questo "suicidio spirituale" non si notano esterna­mente, ma sono profondi, sostanziali nel tuo animo.

Con la grazia santificante sei figlia di Dio.

Senza questa grazia, sei una semplice creatura umana.

Senza la grazia, sei un tralcio staccato dalla vite che è Cristo, per cui sei incapace di produrre frutti di vita eterna; anche l'atto più eroico rimane un atto puramente umano.

Se invece sei innestata a Cristo come il tralcio alla vite, sei vivifi­cata da quella linfa divina, che ti fa pensare, sentire, agire come Lui. In questa misteriosa comunione con Cristo, ogni tua azione, an­che la più piccola e insignificante, come ogni passo che fai in casa, viene penetrata, trasformata, divinizzata dalla grazia santificante che è in te. Per cui, se devi occuparti di umili servizi, se ti vedi poco considerata, incompresa.... non avvilirti, non piangere, ma guarda, considera, consolati: quell'istante segna un aumento della tua gloria nella visione beatifica di Dio.

Inoltre, questo invisibile ma reale mondo della grazia ti presenta, ti offre una meravigliosa compagnia.

Unita a Cristo e vivificata dalla sua vita, entri a far parte del suo Corpo Mistico.

Per cui, vivendo una medesima vita, vieni a trovarti in intima co­munione con i Santi del Cielo, con le anime del Purgatorio e con i giusti delle terra. Sei unita con i tuoi cari defunti.

Credendo a questa consolante "Comunione dei Santi", vivi già nella fede quello che vivrai nell'eternità.



2. Con Gesù (offerta eucaristica).

In questo mondo invisibile, il Signore ti viene incontro con un se­gno visibile, con un segno sacramentale, con il Pane eucaristico. Quel Pane consacrato è Cristo Gesù. In Lui vi è la pienezza della grazia, dalla quale noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia (cfr. Giov.1,16).

Sotto le apparenze di quel Pane, Gesù ti si fa presente ad ogni istan­te, perché ad ogni istante vi è una consacrazione.

Di tanto in tanto renditi consapevole di questa sua presenza e in­serisciti nel suo sacrificio, se vuoi che le tue azioni siano più perfet­te e gradite a Dio.

Quando reciti le tue preghiere, mettiti in comunione con Gesù che in quel momento s'immola su qualche altare. Egli pregherà in te, con te e per te.

Rinnova questo contatto con Lui specialmente quando non hai vo­glia di pregare, quando non sai cosa dire... Prendilo e offrilo: sia Lui la tua preghiera.

Trasforma le tue quotidiane occupazioni in atti di adorazione e di espiazione, conformandoti alla volontà di Dio in sintonia con il sa­crificio di Cristo.

Mentre prendi il tuo cibo, pensa di prenderlo con spirito di rico­noscenza e tieniti unita a Gesù, affinché, come nutre il tuo corpo, possa nutrire anche il tuo spirito.

Se a volte la povertà ti fa soffrire perché non puoi soddisfare un tuo desiderio, pensa alla povertà di Gesù Sacramentato e inserisciti nella sua espiazione.

Se nel tuo animo provi un sentimento di stanchezza, di ribellione alle solite contrarietà, incomprensioni, ingiustizie..., contempla e con­formati a Gesù obbediente sulla croce, obbediente sull'altare, e con la tua sottomissione e accettazione adora con Lui il Padre.

Se in queste e in tante altre circostanze hai questa visione di Gesù, questa unione offertoriale con Lui, la Messa e la Comunione si pro­lungano nella giornata e diventano forza vivificante e divinizzante del tuo operare.

Questo vivere con Gesù ti unisce sempre più ai fratelli e ti sospin­ge ad inserire nell'offerta di Cristo anche la loro vita.

Guarda, considera come la maggioranza degli uomini sciupi la pro­pria esistenza con una visione puramente terrena, materialistica, egoistica...

Impara a "rubare" ad essi il loro operare, il loro soffrire fisica­mente e moralmente, e inserisci tutto nel sacrificio di Cristo per va­lorizzare a loro beneficio quel merito implicito nell'atto umano.



3. Per Gesù (retta intenzione).

Non ha importanza il posto che occupi, l'ufficio che tieni, l'azio­ne che compi.... è solo materia esteriore, ciò che vale è la tua inten­zione. Quanto più è perfetta, pura, disinteressata, tanto più è eleva­to il grado del merito di quella tua azione.

Pensa a Gesù nella sua piccola casa di Nazareth. È il "figlio del falegname", è "il falegname" e, come tale, lo vedi comportarsi ester­namente, come ogni altro uomo; ma internamente la sua intenzione di piacere a Dio è così perfetta che quelle sue azioni comuni, sem­plici, ordinarie hanno riscattato il mondo.

Guarda, osserva, rifletti sulla realtà che ti circonda.

Quanta varietà nella uniformità! Uguali esercizi di pietà, uguali preghiere, uguale apostolato, ma non uguaglianza di anime. Allo sguardo di Dio vi è qualcosa che rivela la superiorità dell'uno sul­l'altro: è il cuore.

Vi sono cuori grandi e generosi, e cuori piccoli e gretti!

Ciò che conta davanti a Dio non è la quantità e la qualità delle opere, ma l'amore che le ha ispirate e sublimate.

Per cui sappi comprendere l'importanza di esercitarti sulla retta intenzione, rinnovandola frequentemente: Gesù, per te! Considera bene come la retta intenzione ti tiene alla presenza di Dio e ti spinge a piacere unicamente a Lui, impedendo alla curiosità, alla vanità, all'orgoglio, all'ambizione di insinuarsi e d'infiltrarsi nelle tue azioni.

Considera ancora quale potenza ha l'intenzione.

Pensa al celebrante quando prepara le offerte per la Messa. Pren­de le ostie e ne depone alcune nella pisside, prende il vino e ne versa un poco nel calice.

Alle parole della consacrazione, le ostie nella pisside diventano Corpo di Gesù, il vino nel calice diventa Sangue di Gesù; mentre le altre ostie sono rimaste pane, il vino nell'ampollina è rimasto vino.

Ugualmente avviene nel tuo operare. Se nel compiere una tale azio­ne, hai l'intenzione di piacere a Dio, quell'azione viene divinizzata, altrimenti rimane semplice azione umana.

Allora tutte quelle azioni che ritornano giorno per giorno e che tessono, nella loro monotona e abituale successione, la trama della tua vita, le puoi santificare con questo semplice atto d'amore: Ge­sù, per te!

Rallegrati, dunque, perché nessuna azione, nessun lavoro, nessu­na opera, nessuna rinunzia, nessuna sofferenza, nessuna pena, nes­suna lacrima sfugge, se tu vuoi, a questa sublime influenza dell'amore.

Se ti lasci penetrare, guidare, dominare dal pensiero di vivere in Gesù, con Gesù, per Gesù, tutta la tua esistenza diventa come un turibolo, da dove di continuo si eleva un cantico di amore, di lode, di gloria al Padre, in sintonia con la Messa di Cristo.


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