QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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La Santa Messa (di padre Vincenzo Cuomo)

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 12:15
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05/09/2009 12:09

LA SANTA MESSA

di Don Vincenzo Cuomo - Casa Mariana Editrice

Mi accingo a spiegare ai fedeli il mistero della Santa Messa.

Immaginate che, terminata la Santa Messa, un fedele venga avvicinato da un musulmano che gli chiede: «Che cosa è questa Santa Messa?».

Quanti cattolici sarebbero in grado di dare delle spiegazioni sufficienti?

Dobbiamo prendere atto che tanta gente che va a Messa non è cosciente del mistero che vi è na­scosto.

Perciò avviene che sono molti quelli che vi assistono (come ad uno spettacolo...) pochi quelli che vi partecipano attivamente.

Dico una ... impertinenza! Probabilmente an­che qualche sacro Ministro celebra la Santa Messa senza approfondire il Mistero di cui lui stesso è protagonista. Questo potrebbe spiegare il fatto che qualche Messa dura ... un quarto d'ora!



LA SANTA MESSA MISTERO DELLA PRESENZA DI GESÙ TRA GLI UOMINI

La parola Mistero non vuol dire qualcosa di fantasioso, di astratto, frutto di finzione della mente ma praticamente inconsistente, nulla di concreto e reale! Questo è un tragico errore!

Mistero è un fatto, una realtà sia spirituale sia materiale la cui natura sfugge alla capacità della mente umana.

Altro è sapere che una cosa c'è, altro è com­prendere la natura della cosa. Il non comprendere dipende dal mistero in se stesso e dai nostri limiti.

Chi può mettere in dubbio i nostri limiti sia sul piano fisico sia sul piano spirituale?

Abbiamo la... vista, ma non vediamo i micro­bi, non possiamo fissare il sole perché la sua luce è superiore alla nostra capacità visiva... così vi sono delle realtà spirituali di cui possiamo conoscere la esistenza ma non la natura. Questo vale in modo particolare per le realtà che sono al di sopra o al di fuori della natura che noi conosciamo. Tale è il Mistero della Unità e Trinità di Dio e tutte le altre verità della Fede che noi crediamo perché Dio stesso le ha rivelate.

I fenomeni che riguardano gli Angeli - buoni o cattivi - e la loro natura si chiamano preternaturali, cioè al di fuori o al di là della natura; si chiamano soprannaturali quelli che riguardano Dio stesso e che solo Dio può realizzare.

La Messa entra nel novero dei fenomeni so­prannaturali.

Con la Santa Messa Gesù ha voluto assicurare la sua presenza tra gli uomini sino alla fine del mondo. Diciamo, perciò, che la Santa Messa è Mi­stero di presenza.

In tal modo si realizza nel tempo e nello spa­zio il desiderio di Dio di entrare e rimanere in co­munione di amore con la creatura umana e realizza anche la comunione della creatura umana con Dio. È una iniziativa presa da Gesù stesso alla fine della sua vita tra noi quando aveva 33 anni e in prossimità della sua Passione e Morte. Questo de­siderio Gesù lo ha espresso chiaramente: «Io non vi lascerò orfani... », «Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo». Questo avviene per mezzo del Sacrificio Eucaristico che noi chiamiamo anche «la Santa Messa», Sacrificio del Nuovo Testamen­to o della Nuova Alleanza.

Esso ha avuto inizio nell'ultima Cena in modo incruento (cioè senza effusione esterna di sangue), si è consumato sul Calvario prolungandosi sempre come unico e perfetto Sacrificio nella celebrazione della Santa Messa.

Il Sacrificio eucaristico realizza la Nuova Al­leanza prefigurata dal Sacrificio dell'Antica Al­leanza-Nuovo Testamento-Vecchio Testamento.

Spieghiamo il significato della parola Testa­mento.

La parola Alleanza rende meglio il significato di Testamento. Nella nostra lingua «Testamento» vuol significare un atto giuridico unilaterale col quale chi possiede qualcosa la lascia in eredità ad una persona fisica o morale. Invece nel linguaggio biblico la parola Testamento va presa nel significa­to di «alleanza», di un patto stipulato tra due perso­ne con clausole su cui s'accordano ambedue.

Nel Vecchio Testamento (V.T.) il patto di al­leanza era stipulato e ratificato nel contesto di un'azione sacrificale, di un sacrificio; quindi un atto religioso.



Elementi che costituiscono l'Antica Alleanza (Vecchio Testamento)

I contraenti sono Dio da una parte ed il popolo d'Israele dall'altra.

La Bibbia ci riferisce come si svolse il Patto d'Alleanza, con la mediazione di Mosè. Per una migliore comprensione lo dividiamo in punti:

1) Il popolo viene convocato in assemblea.

2) Viene proclamata la Parola di Dio (le con­dizioni poste da Dio per il patto d'alleanza).

3) Il popolo accetta tutta la Parola di Dio pro­clamata e s'impegna alla fedeltà a Dio come una sposa che s'impegna alla fedeltà coniugale.

4) Viene offerto il sacrificio immolando a Dio le vittime e raccogliendone il sangue in catini.

5) Dio viene rappresentato da un altare e le dodici tribù d'Israele da dodici colonne o stele. Una porzione del sangue fu versata sull'altare (Dio), l'altra parte con rami d'issopo (una pianticel­la simile all'origano) fu aspersa sul popolo. È in quel sangue la ratifica dell'alleanza.

6) Le carni immolate furono arrostite per di­ventare banchetto sacro. Parte di queste carni fu consumata col fuoco. Era la porzione di Dio. Poi ogni israelita ebbe un pezzetto di quel cibo. Era un banchetto nuziale di comunione tra Dio (lo sposo) ed il popolo (la sposa).

A ben riflettere, questi elementi del Vecchio Testamento (V.T.) sono passati nel Nuovo Testa­mento (N.T.) come simboli di future realtà che si sono realizzate nel N. T.

È la struttura della Messa nei suoi elementi es­senziali:

1) Il popolo viene convocato.

2) Liturgia della Parola nella quale Dio fa la sua proposta: il popolo accetta.

3) Liturgia della offerta.

4) Liturgia del Sacrificio.

5) Liturgia della Comunione.

6) Liturgia di «Missione».

Approfondiamo le parti della Messa.



LE SINGOLE PARTI DELLA SANTA MESSA

Esigenza e bisogno di presentarsi a Dio purificati
Tutte le volte che tu entri in chiesa, anche fuori della Santa Messa, tu intendi entrare in collo­quio con Dio, anche se in forma privata e persona­le. Ebbene, vi è qualcosa che t'invita alla purifica­zione: l'acquasantiera.

All'ingresso della chiesa tu trovi (dovresti tro­vare...) l'acqua santa. Essa ti ricorda da una parte l'acqua del Battesimo che ti ha purificato e ti ha dato la vita divina della grazia; dall'altra l'esigenza di purificarti dai tuoi peccati per renderti degno di entrare al cospetto di Dio.

«Lavati! Lavati! Lavati!» - ti suggerisce quell'acqua - che, se sei macchiato di soli peccati veniali e sei pentito, quell'acqua ti purifica. Se in­vece vi è qualche peccato grave o mortale è neces­saria la Confessione altrimenti non puoi fare la Comunione: faresti sacrilegio.

Attenti che ciò non sia un atto burocratico!

A Gerusalemme, sulla spianata del Tempio, vi sono ora due moschee. Tra di esse vi è una grande fontana rotonda con tante cannelle che danno ac­qua. Davanti ad ogni cannella vi è un sedile di pie­tra. Il pio musulmano, prima di entrare nella mo­schea, siede davanti alla cannella, si lava le mani e le braccia, la faccia, i piedi e così.. è pronto per la preghiera. Gesto significativo!

Quando vai a Messa, prima della celebrazione dei divini Misteri, la Chiesa ti invita alla purifica­zione... Riconosciamo i nostri peccati!

È un anticipo di quanto affermiamo prima della Comunione: « O Signore, io non sono de­gno... ».

Questa esigenza di purificazione il Sacerdote celebrante la esprime prima della proclamazione del Vangelo: «Purifica, o Signore, il mio cuore e le mie labbra...»; la esprime ancora prima della ora­zione sulle offerte con il lavabo: «Lavami, o Signo­re, da ogni colpa, purificami da ogni peccato».



LA MESSA MISTERO DI PRESENZA
Presenza di chi?


Del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Presenza del Padre al quale viene offerto il Sa­crificio;

presenza del Figlio che viene offerto in Sacri­ficio;

presenza dello Spirito Santo che con la sua azione onnipotente trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Gesù e poi trasforma i fedeli formando di essi un cuor solo e un'anima sola (parleremo più diffusamente dell'azione dello Spirito Santo nella Santa Messa);

presenza di Maria che è sempre presente in ogni celebrazione liturgica;

presenza della Chiesa, quella della terra, del Cielo e del Purgatorio.

Ora vogliamo cogliere i diversi aspetti e modi della presenza di Gesù nella Santa Messa.

1

a) L'assemblea liturgica realizza certamente la presenza di Gesù secondo la promessa da Lui fatta: «Dove ci sono due o tre riuniti nel mio Nome io sto in mezzo a loro»;

b) il Sacerdote è sempre «presenza» di Gesù;

c) Gesù è presente come Maestro nella Litur­gia della Parola;

d) Gesù è presente come Agnello immolato alla Consacrazione:

e) Gesù si fa presente come alimento, amico, sposo dell'anima nella Santa Comunione;

f) Gesù, presente nel Cristiano, per mezzo di lui si fa presente nel mondo.



II. Presenza di Gesù nella Liturgia della Parola
In questa parte della Santa Messa che è la Li­turgia della Parola noi siamo ammessi come figli alla presenza del Padre. Noi parliamo a Lui e Lui parla a noi.

Noi parliamo a Lui sia singolarmente sia co­munitariamente, e nell'uno e nell'altro caso siamo uniti a Gesù perché siamo membra del suo Corpo Mistico. Lui prega in noi! Per questo motivo ab­biamo accesso al Padre.

Attenti però che la nostra preghiera sia sempre un colloquio d'amore.

Nella Santa Messa vi è sempre spazio anche per la nostra preghiera privata. Quando il Sacerdote dice: «Preghiamo», dovrebbe lui per primo rac­cogliersi in silenziosa preghiera personale e cosi dare alcuni istanti anche ai fedeli per colloquiare con Dio.

Di qui si passa alla preghiera comunitaria con la quale la Chiesa come tale si rivolge a Dio e cia­scuno fa sua la preghiera dell'Assemblea.

Ci rivolgiamo a Dio per supplicarlo, per lodar­lo, per benedirlo, per implorare misericordia, per impetrare le grazie di cui abbiamo tutti bisogno. Il Padre ci ascolta perché per noi, in noi e con noi prega il suo Figlio Gesù. Il Padre ascolta sempre i suoi figli, anche se talvolta ci esaudisce a modo suo e non a modo nostro, comunque sempre per il no­stro bene.



Dio parla a noi
Nella Liturgia della Parola è Gesù in persona che si fa nostro maestro e ci parla attraverso la proclamazione della Sacra Scrittura.

Noi sappiamo che tutta la Sacra Scrittura è divinamente ispirata, il che significa che i sacri

scrittori - chiamati anche agiografi cioè scrittori di cose sante - sono stati assistiti in modo speciale dallo Spirito Santo in modo tale che essi hanno scritto infallibilmente tutto quello, e solo quello, che lo Spirito Santo voleva che scrivessero. È il contenuto della divina rivelazione. Cosicché qua­lunque idea od opinione che è in contrasto con quanto Dio ci ha rivelato è certamente errata e fal­sa.

Da tenere presente che la Sacra Scrittura non intende essere un trattato di scienza naturale. Alcu­ne espressioni della Bibbia bisogna intenderle co­me il linguaggio del tempo. Ad esempio: «Fermati, o sole» di Giosuè non è una prova che il sole gira intorno alla terra.

La Bibbia è un messaggio di Dio in merito alla nostra salvezza. Proprio perché vi è il pericolo che la Sacra Scrittura possa essere male interpretata, il Signore l'ha data in custodia alla Santa Madre Chiesa che la custodisce e ci dà la interpretazione vera e sicura della Sacra Scrittura. Questa missione della Chiesa si chiama: Magistero Ecclesiastico. Il pericolo sopra accennato c'è: lo afferma san Pietro nella II lettera, cap. 3,16 «nelle lettere di Paolo co­me anche nelle altre Scritture vi sono cose difficili e gli ignoranti e gli instabili travisano per loro propria rovina».

Gesù vi ha provveduto dando nell'ultima Cena a Pietro la missione di «confermare» i fratelli dopo aver assicurato la sua preghiera perché la sua fede non venisse meno (Lc 22,31ss.).

È opportuno sottolineare quanto sopra che ci dà la certezza granitica di quello che crediamo e che le nostre scelte, fatte alla luce della Parola di Dio, sono senz'altro le uniche certe e vere.

Anche il Sacerdote che spiega nella Santa Messa la Parola di Dio deve stare attento a non esporre delle opinioni, ma solo quello che insegna il Magistero della Chiesa.

Davanti a Dio che parla bisogna: ascoltare - accettare - praticare - predicare.

Ascoltare - È Dio che parla, che ha un mes­saggio da trasmetterti. Renditi conto di come devi essere attento unicamente alla Parola. Lascia ogni altro pensiero e preoccupazione.

Accettare - Il mondo e il demonio hanno inte­resse a farti arrivare un messaggio opposto a quello di Dio. Forse hai anche tu delle idee e delle opi­nioni. Confronta tutto con la Parola di Dio e re­spingi quanto non è conforme a quella Parola.

Alla Parola tu rispondi: Credo! Cioè: È così! Accetto tutto! Ho fiducia nella tua Parola!

Praticare - Devi incarnare nella vita quella Pa­rola che deve diventare norma e regola dei tuoi pensieri, dei tuoi affetti, delle tue scelte e delle tue azioni. Questo è l'unico segno vero che tu ami il Signore: «Chi mi ama osserva la mia Parola» dice Gesù.

Predicare - Trasmetterai agli altri la luce rice­vuta perché Gesù ai suoi discepoli ha detto: «Voi siete la luce del mondo». Predicherai se mostrerai in te un modello di vita cristiana. Renditi conto di quante conseguenze pratiche è ricca la Liturgia della Parola!

Se vivrai questi valori tu diventerai presenza di Gesù nel mondo.



III. Liturgia offertoriale

Vi è, dopo la Liturgia della Parola, quella parte della Santa Messa denominata Liturgia offertoria­le, qualificata dalle offerte che si portano all'altare. Il Sacerdote esorta i fedeli a pregare perché «il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio Padre Onnipo­tente». Le offerte sono perciò il Sacrificio del Sacerdote e dei fedeli e precedono il grande e sublime Sacrificio che avviene alla Consacrazione: è il Sa­crificio di Gesù Cristo al Padre, sacrificio di se stesso e del suo Corpo Mistico.

Ora parliamo dell'Offertorio che è il nostro sacrificio, spiegando alcuni punti.



1) L'offertorio equivale a dono.

II dono è sempre espressione dell'amore. Io mi privo di qualche cosa che mi appartiene e mi è ca­ro, mi sacrifico, per manifestare alla persona amata il mio amore.

Se manca l'amore manca la componente es­senziale dell'offerta. Caino e Abele sentivano la necessità di sacrificare qualcosa a Dio. Abele lo fa­ceva con amore ed era gradito a Dio; Caino lo fa­ceva senz'amore e perciò Dio non gradiva il suo sacrificio. Il cuore di Abele era innocente, santo, puro, pieno di amore riconoscente. Non così quello di Caino. Perciò all'offertorio scendiamo in fondo al nostro cuore e scrutiamolo per essere certi di fare cosa gradita a Dio.

Gesù ha dettato una Legge che riguarda l'amore: «Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per la persona amata». E Lui lo ha fat­to!

Noi che cosa offriremo a Dio? Tutto quello che noi siamo come creati da Dio, tutto quello che noi possiamo... tutto è dono di Dio e noi dovrem­mo dare a Dio tutto, anche la vita immolandola a Lui.



2) Dio non vuole che ci togliamo la vita da noi stessi in offerta a Lui.

Nel paganesimo si immolavano alle false di­vinità dei sacrifici umani. Dio nel Deuteronomio (18,10) lo proibisce: «Non ci sia in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia... ».

Offriremo a Lui quello che alimenta la vita e la sostiene: il cibo e la bevanda; il pane, il vino e l'acqua. Riflettiamo però che questi doni sono... doni che Dio ha dato all'uomo: «Dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane... questo vino... ».

È come il bimbo che vuole fare un dono alla mamma. Egli apre il salvadanaio e prende... dai doni che la stessa mamma ha fatto a lui.

Dio ha provveduto a procurare l'alimento ai suoi piccoli della terra comandando alla natura di essere feconda. Cielo e terra sono uniti insieme in misteriosa armonia perché non manchi il cibo e la bevanda agli uomini e al bestiame. Influssi cosmi­ci, minerali, venti e pioggia e il lavoro dell'uomo, delle bestie e delle macchine... ed ecco sulla mensa il pane fragrante, il vino generoso e l'acqua cristal­lina.

È l'«offertorio di Dio a noi» che precede e rende possibile «l'offertorio nostro a Dio». Ricordo di aver contemplato dall'aereo le montagne della Calabria coperte di neve e mi commossi pensando che così Dio provvedeva a procurare ai suoi figli il gran tesoro delle sorgenti.



3) Sono tre le motivazioni del nostro offertorio:

a) Dio;

b) le necessità del culto di Dio;

c) le necessità dei fratelli che versano nel biso­gno.

Nella Chiesa primitiva, al rito dell'offertorio partecipava tutta l'assemblea con la processione of­fertoriale e ognuno portava il proprio dono: i con­tadini i frutti della terra, i pastori i prodotti della pa­storizia, i benestanti altri doni. Tutto veniva depo­sto nelle mani del celebrante che poi selezionava i doni per il sacrificio eucaristico: pane, vino e ac­qua. Vi era il dono:

- per Dio;

- per i bisogni del culto, ivi inclusi i sacri mi­nistri;

- per i fratelli poveri.

Tutto questo oggi viene simboleggiato e rea­lizzato con la raccolta delle offerte. Quella offerta che depongo nel vassoio significa la mia parteci­pazione al sacrificio e dovrebbe essere proporzio­nata alle mie possibilità.

Così io provvedo al sostentamento del Clero che vive in funzione dei bisogni spirituali dei fede­li;

al decoro del culto divino (edificio e suppelletti­li);

alle necessità dei fratelli bisognosi.

L'offertorio si deve poi estendere nella vita quotidiana. Io devo ricordare che mi sono offerto a Dio personalmente e devo zelare la sua gloria; che mi sono offerto alla Chiesa e devo rendermi di­sponibile alle esigenze dell'apostolato, anche a da­re una mano per la pulizia del sacro edificio; ai fratelli bisognosi di aiuto materiale e spirituale, ai poveri, a chi soffre la solitudine... ai fanciulli della Parrocchia...

Alcuni particolari da spiegare:



Le gocce d'acqua unite al vino
Perché? Che cosa significano?


Motivo storico. Ai tempi di Gesù il vino veni­va stemperato con un po' d'acqua.

All'acqua me­scolata al vino si attribuiscono due significati:

1) il vino simboleggia la divinità di Gesù Cri­sto, l'acqua l'umanità;

2) il vino simboleggia Gesù, l'acqua tutti i fe­deli che si uniscono a Lui.

Notare che quelle gocce di acqua mescolate al vino diventano alla Consacrazione il Sangue di Ge­sù. Il Cristiano, unito a Cristo, deve essere e vivere come «un altro Gesù Cristo».



L'incenso nella Liturgia

Secondo le indicazioni della riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II l'incenso si può usare in tutte le Messe.

Quale ne è il significato?

L'incenso bruciando si consuma, si eleva, sale in alto. È adorazione alla SS. Trinità, è venerazione per la Madonna, per gli angeli ed i santi, è il rispet­to dovuto ai fedeli - anima e corpo - perché sono il Corpo Mistico di Gesù Cristo. Il loro corpo è tem­pio dello Spirito Santo.

Non possiamo servire Dio se non diventiamo come l'incenso che bruciando si consuma, ma sale. Noi non ci santifichiamo se non accettiamo di con­sumarci per Dio, di bruciare nel fuoco del santo Amore di Dio.




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IV. Preghiera Eucaristica

Siamo nella parte più intima della Santa Mes­sa, tolta la quale non esiste Messa. È il momento in cui viene «Il Re della gloria, il Pastore dei pastori» che si fa umile Agnello immolato.

All'arrivo del Re suonano le trombe, si eleva il canto di lode: è il Prefazio che inizia con un dialo­go tra il celebrante e l'assemblea.

Nella sua stesura il Prefazio varia a seconda della celebrazione liturgica, ma si conclude sempre con un canto di lode a Dio, canto al quale prende parte cielo e terra.

Santo! Santo! Santo!
Anzitutto notiamo che i fedeli presenti fanno una supplica a Dio e sono esauditi: essi infatti sono ammessi ad essere partecipi del coro universale che canta le lodi di Dio. Gli esseri angelici, i santi del Cielo, i santi del Purgatorio e i figli della terra for­mano la stupenda sinfonia dell'universo. Anche le parole del Sanctus nella loro composizione espri­mono questa realtà cosmica. Infatti le prime parole: Santo, Santo, Santo... le ha udite in visione il profe­ta. È il cielo che le canta (Is 6,3). Le altre parole sono cantate dai fanciulli ebrei: «Benedetto Colui che viene nel Nome del Signore! Osanna nell'alto dei cieli!» (Mt 21,9) quando Gesù fa l'ingresso trionfale in Gerusalemme.

Riflettiamo. Ogni creatura a suo modo, dà gloria e loda il Creatore. Ma solo la creatura intel­ligente dà un'anima di amore alla lode di Dio.

Nel Prefazio della preghiera eucaristica vi è affermato: «Noi - cioè gli uomini - fatti voce di ogni creatura...»: è attraverso l'uomo che tutte le creature inferiori hanno voce di lode del Signore. È il cantico delle creature.

Concordi la vita con la voce! È un disordine e gran contrasto se le mie opere non sono tutte un in­no di lode a Dio! In mezzo alle voci assordanti dell'odio, della ribellione a Dio, delle bestemmie, si levi la mia voce che proclama la lode e la gloria di Dio con la parola e con la vita.



V. La Consacrazione

La Chiesa rivolge una supplica, calda di fidu­cia e di amore, al Padre perché «effonda» lo Spirito Santo per opera e virtù del quale il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo.

Qui il ministero del Sacerdote tocca il divino, il sublime; è la sua parola che provoca l'irruzione dello Spirito Santo e si realizza il mistero della Transustanziazione.

Contempla, o Sacerdote, sempre con rinnovato stupore, la tua inestimabile dignità e funzione! Dignità, perché tu non sei tu, ma è Cristo in te. Funzione, perché lo Spirito ha bisogno del tuo mi­nistero per realizzare questo miracolo così incre­dibile eppure così vero e reale!

Cristo presente in te, o Sacerdote, rende Cristo presente sotto le specie del pane e del vino. Tu sei protagonista, con lo Spirito Santo, di un evento che valica ogni confine perché di portata cosmica: il Verbo fatto carne prolunga in qualche modo la sua Incarnazione umiliandosi ancora di più nasconden­do tutto il suo essere sotto le specie del pane e del vino. Come non ricordare la Madonna in questo momento? Maria virginitate placuit humilitate concepit (piacque a Dio per la verginità, concepì per la sua umiltà).

Quanto devi essere compreso e assorbito da questo divino mistero di fede che si compie tra le tue mani, o Sacerdote!

Potrei parafrasare il Credo a questo punto: come per opera dello Spirito Santo il Figlio di Dio, si è fatto uomo nel seno di Maria, allo stesso modo Egli discende dalla gloria di Dio e si fa presente tra le tue mani. Desideralo e accoglilo con i sentimenti di Maria perché trovi in te degna dimora.

Compresi da questa realtà divina, si spiegano estasi di amore di alcuni Sacerdoti santi che dove­vano fare uno sforzo per non essere anche este­riormente travolti dall'onda dell'amore e non dare ammirazione ai fedeli. San Filippo Neri... san Giu­seppe da Copertino... beato Pio da Pietrelcina.

Tu, Sacerdote, fatta la consacrazione, mostri Gesù al popolo... Vivi in modo che il popolo veda Gesù in te... Sii una «ostensione» di Gesù sempre, nella Messa e fuori la Messa in modo che i fedeli quando tu parli sentano la voce di Gesù... Quando tu agisci, vedano in te agire Gesù... Vedano in te Gesù povero, casto, obbediente, crocifisso... il Pa­store che dà la vita per le sue pecorelle.

Dal tuo atteggiamento i fedeli devono percepi­re la realtà del mistero ed essere aiutati a vivere quello che tu, estatico, chiami: Mistero della Fede!

II salmista si domandava: «Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro...». Se vivi ogni gior­no la tua Messa in pienezza di Fede e d'amore, o Sacerdote, la purezza del cuore e della carne non sarà più un problema...

Chiediamo alla Madonna che ci ottenga i suoi sentimenti con i quali accolse Gesù che veniva nel momento della Incarnazione e della Nascita come chiederemo a Maria di avere le sue qualità interiori quando - come in Lei per nove mesi - Gesù sarà presente vivo e vero in noi al momento della Co­munione.

Pensa con quanto trepido amore la Madonna si china su di te, o Sacerdote, e ti assiste quando vede nelle tue mani il Figlio suo.

La Vergine Madre ebbe gioia quando diede Gesù nelle braccia dei Pastori, dei Magi, del vec­chio Simeone... Fa' che lo veda con gioia anche nelle tue mani e nel tuo cuore sacerdotale! Così ar­ricchito, come potrai andare alla ricerca di una goccia d'acqua, per giunta inquinata, se hai a tua disposizione la sorgente inesauribile di acqua viva, pura e cristallina?

Alcune note sulla presenza reale e sul modo di essere presente di Gesù:



La presenza reale

1) Al momento della Consacrazione avviene il grande miracolo detto transustanziazione: la tra­sformazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù.

Del pane e del vino rimangono solo le appa­renze - chiamate anche accidenti - che diventano segno della presenza di Gesù. Cosicché la presenza di Gesù cessa nel momento in cui scompaiono le apparenze del pane e del vino. Per es.: se il vino consacrato diventa aceto perde qualcosa che era segno della presenza di Gesù e quindi non è più Sangue di Gesù.

Vi è un esempio, nel Vangelo, di mutamento di sostanza in un'altra: l'acqua mutata in vino alle nozze di Cana. Com'è avvenuto? È intervenuta la onnipotenza di Dio! Nulla è impossibile a Dio!

2) Come avviene il cambiamento di sostan­za? Resta un mistero! Però possiamo ricorrere all'esempio di qualche mutamento di sostanza che avviene in natura, un esempio per analogia.

Se io consegno un pezzo di pane e un bicchie­re di vino agli scienziati e chiedo: Trasformate questo pane e questo vino in carne e sangue uma­no, essi risponderanno che è impossibile.

Agli uomini non è possibile, ma tutto è pos­sibile a Dio; anzi, attraverso le leggi della natura questa possibilità diventa attuale. È il caso della nostra crescita corporea e del sostentamento della nostra vita fisiologica.

Tu mangi del pane, tu bevi del vino ed entrano in funzione dei meccanismi che realizzano l'assimilazione. In questo meraviglioso laboratorio che è l'apparato digerente, il pane e il vino che tu hai mangiato e bevuto dopo un certo tempo non vi sono più perché sono stati trasformati in tua carne e tuo sangue. Tu non te ne accorgi, ma è così. È una legge fisiologica di cui non ti rendi conto, legge creata da Dio.

Ora quel Dio che muta il pane e il vino in car­ne umana e sangue umano fa una cosa più mirabile e stupenda: nella Santa Messa; trasforma il pane ed il vino - per effusione dello Spirito Santo - in Cor­po e Sangue di Gesù.

Tu hai una capacità percettiva superiore., so­prannaturale, che va oltre i sensi, per cui con i sensi senti sapore, odore, ecc. del pane e del vino; ma non dai retta ai tuoi sensi che in questo caso falli­scono. Tu dai retta alla capacità percettiva che ti ha donato Dio ed è la Fede nella Parola di Gesù.

Gesù ti mostra un pezzo di pane, ma ti dice: «Questo è il mio Corpo». Tu credi alla parola di Gesù e vai oltre le apparenze e adori Gesù.

Attenti! Quel pane e quel vino non sono solo un simbolo! Essi sono una realtà perché Gesù nel Vangelo di Giovanni ha affermato: «La mia Carne è vero cibo, il mio Sangue è vera bevanda!» (6,55). E ancora: «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me e io rimango in lui».

Tutto questo esclude il simbolismo. I Testi­moni di Geova che riconducono l'affermazione di Gesù ad un simbolismo, falsificano sacrilegamente le parole di Gesù che ha detto: «Questo è il mio Corpo»; mentre essi traducono: «Questo significa il mio corpo». Falso!

Questo non è tradurre ma tradire la Parola di Dio.

La Parola di Dio è creatrice, cioè produce quello che dice. Si faccia luce! disse Dio, e la luce apparve... Pace a voi, dice Gesù agli Apostoli tristi e sfiduciati nel cenacolo la sera di Pasqua, ed essi gioirono nel vedere il Signore!

«Questo è il mio Corpo» dice il Signore e il pane non è più pane ma è il Corpo del Signore. Vogliamo qui ricordare in particolare il Mira­colo Eucaristico di Lanciano. 12 secoli fa un Sa­cerdote basiliano che si trovava a Lanciano, mentre celebrava la Santa Messa, fu assalito da fortissima tentazione contro la Presenza reale... Consacrò e si trovò tra le mani un'Ostia trasformata in carne viva e nel calice sangue rosseggiante!

A distanza di 12 secoli il papa Paolo VI ha consentito una ricerca scientifica su quell'ostia e quel calice. Ebbene, gli scienziati hanno appurato senza ombra di dubbio i seguenti punti:

1) si tratta di carne umana e di sangue umano;

2) è carne viva e sangue vivo;

3) la carne è quella del muscolo striato del miocardio;

4) ambedue sono dello stesso gruppo sangui­gno: AB;

5) tale gruppo è poco presente nei nostri Paesi, mentre è frequente nella Palestina, il Paese di Ge­sù.

Questo miracolo è sotto gli occhi di tutti e s'impone con la chiarezza della ricerca scientifica. Attenti, allora, alla tentazione sempre in agguato, di voler ridurre tutta la realtà divina e umana alla sola dimensione umana presumendo di considerare l'in­telligenza umana come l'estremo confine della co­noscenza.

Come vi è una dimensione inferiore all'uomo - quella delle bestie - così vi è una dimensione su­periore all'uomo ed è il mondo preternaturale (angeli, santi del cielo, demoni) ed il mondo so­prannaturale che è quello proprio ed esclusivo di Dio. Qui vige la legge dell'onnipotenza di Dio!

Per chi ha la Fede non sono necessari i mira­coli; per chi non ha la Fede e non vuole che esista Dio nessun miracolo, anche quello più clamoroso ed evidente, lo smuove di un millimetro!

Accenniamo ai miracoli eucaristici di Bolsena e a quello ancora visibile di Siena dove, nella Basi­lica di san Francesco, si conservano ancora intatte oltre 200 particole consacrate circa 300 anni or so­no. Queste particole per legge naturale avrebbero dovuto corrompersi, polverizzarsi... invece alla scienza risultano confezionate con farina di grano da poco tempo.



VI. La Santa Messa: Sacrificio

Ai nostri giorni vi è un tentativo di fare della Santa Messa solo un banchetto festivo, spogliando­la della sua vera natura che è il Sacrificio.

La Santa Messa è e rimane il memoriale della vita intera di Gesù, ma in modo più specifico della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù.

Che cosa significa MEMORIALE?

È questo il termine esclusivo e specifico usato nella Liturgia per significare la presenza vera, anche misteriosa, di un evento che si è verificato 2000 anni fa. Non è lo stesso che commemorazione.

Quando si commemora un fatto storico o un personaggio quel fatto e quel personaggio non si fanno presenti. Il passato è passato e non ritorna.

Nella Liturgia il fatto e il personaggio di cui si fa memoria misteriosamente si fanno presenti vivi e reali anche se in una dimensione che sfugge ad ogni indagine umana e naturale. Qui vogliamo fermarci sull'aspetto fondamen­tale del Sacrificio.

L'Ostia Santa è il Corpo di Cristo immolato - e il calice è il Sangue di Cristo versato. «Questo è il mio Corpo immolato per voi... Questo è il mio Sangue per voi versato». È vera immolazione, è vero sacrificio.

Gesù realizza in Sé - Lui vero Agnello di Dio - quello che era simboleggiato dall'agnello che si sa­crificava al mattino e a sera nel tempio di Gerusa­lemme! Il Sacrificio eucaristico non è un nuovo Sacrificio ma è lo stesso di 2000 anni fa che si estende e si fa presente nella celebrazione della Santa Messa.



Partecipazione al Sacrificio

È un errore e un danno gravissimo assistere al Sacrificio senza partecipare al Sacrificio. Andiamo al Calvario. Vi troviamo alcuni cu­riosi che assistono al Sacrificio di Gesù ma non vi partecipano. Vi partecipa, invece, la Madre di Ge­sù, le pie donne e l'Apostolo Giovanni. Essi sono coinvolti nel sacrificio. Vi è in Croce l'Agnello immolato, l'Agnella immolata col Figlio e gli agnellini che soffrono in qualche modo parteci­pando alle sofferenze di Gesù. Nella Santa Messa vi è sempre l'Agnello Gesù; vi è sempre 1'Agnella che è Maria, ma spesso non vi è l'agnellino che siamo noi.

Specialmente il Sacerdote non deve essere sol­tanto Sacerdote con Gesù Sacerdote, ma anche vit­tima e ostia con Gesù vittima e ostia. Le due realtà fanno parte indissolubile della conformazione del Sacerdote a Gesù sommo ed eterno Sacerdote.

Il Sacerdote - ma anche il fedele - compreso del mistero che lo coinvolge, dovrebbe dire a Gesù immolato sulla Croce: «O Gesù, la tua parte l'hai fatta. Ora viene il mio turno. Scendi dalla Croce perché ora aspetta a me». Con questa differenza: Gesù è innocente; egli soffre e s'immola al posto mio, al posto di tutti. Ognuno di noi si può paragonare a chi deve pagare una cambiale come debito di prezzo infinito e non la può assolutamen­te pagare.

Interviene la infinita misericordia di Dio e Ge­sù che è vero Dio e vero uomo, come uomo può pagare al posto nostro, come Dio può pagare un debito di prezzo infinito.

Questo non ci dispensa dal pagare quella pic­cola parte che costituisce la nostra porzione di Cro­ce alla quale quella di Cristo dà valore.

Il mio essere ostia con Gesù ostia è anche un dovere di carità verso la Chiesa che come ha biso­gno del sacrificio di Cristo ha anche bisogno della mia piccola porzione di sacrificio.

Questo concetto viene espresso da san Paolo il quale dice: «Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo cor­po che è la Chiesa» (Col 1,24) e ciò sopporta con gioia! San Paolo partecipa al Sacrificio di Cristo! E Maria?



VII. Maria, l'Agnella

È Agnella innanzitutto perché è Mamma! Partecipa alla Passione del Figlio come Mam­ma sua e vi partecipa come Mamma nostra.

L'esperienza insegna che quando una mamma vede un figlio soffrire arriva a chiedere a Dio di soffrire al posto del figlio. Accetterebbe quella sof­ferenza anche centuplicata pur di vedere il figlio li­berato.

A Maria, quando Gesù aveva 40 giorni, il vec­chio Simeone aveva preannunziato «Una spada trafiggerà la tua anima» e ciò in vista delle soffe­renze del Figlio. Maria, vera Mamma, ha sofferto certamente e intensamente tutta la Passione del Figlio sia nell'anima sia nel corpo. Questo si può spiegare anche tenendo presente il fenomeno detto «somatizzazione».

Somatizzazione significa che vi sono delle sof­ferenze morali, psicologiche così intense da pro­durre anche degli effetti somatici, cioè nel corpo. Vi è un fenomeno comune ed è quello della «bocca amara». Tu hai avuto un grande dispiacere morale ed il fegato ha mandato molta bile nel sangue, per­ciò la «bocca amara».

Maria partecipa alla passione del Figlio anche come Mamma nostra. La Chiesa nella sua Liturgia, in uno dei tanti prefazi «mariani», professa la sua fede nella Maternità divina e umana di Maria af­fermando che la Madonna divenne Madre di Gesù in un'estasi di gaudio - senza le doglie del parto - mentre divenne Mamma nostra sul Calvario in un oceano di dolori.

Maria ha prolungato in sé la Passione del Fi­glio già morto in Croce per cui dice san Bernardo: «Una spada ha trapassato veramente l'anima sua. Perché soltanto passando per questa ha potuto pe­netrare la carne del suo Figlio».

Possiamo farci una domanda: Maria ha ricevu­to le stimmate?

Il Vangelo non ne parla. Ma penso che certa­mente Maria ne abbia sentito tutto lo strazio anche se all'esterno non è apparso niente. È avvenuto qualcosa di simile a santa Caterina da Siena che chiese a Gesù di darle tutto lo strazio delle stimma­te ma che non fossero visibili. E fu esaudita. Non così il beato Pio da Pietrelcina che chiese al Signo­re che gli togliesse i segni esterni delle stimmate ma il Signore gliele ha lasciate per 50 anni!



VIII. Perché il mistero della sofferenza

La sorgente della sofferenza umana si trova nella realtà del peccato originale.

Prima della Redenzione la sofferenza era solo condanna; dopo, la sofferenza è diventata sorgente di merito e segno di amore per Gesù e per il prossimo.

Intanto ricordiamo, per noi che abbiamo la Fede, alcuni punti cardine:

1) non vi può essere vero cristiano se non portando la Croce dietro a Gesù;

2) dobbiamo imitare Gesù sulla terra, nella fa­se terrena della sua vita, che fu tutta Croce e marti­rio, per poi essere - nell'eternità - partecipi della sua Gloria;

3) dobbiamo collaborare alla redenzione delle anime uniti a Gesù Crocifisso;

4) la Croce è una «cura preventiva» per non essere travolti dalle sollecitazioni della nostra natu­ra corrotta e dalle potenti suggestioni del demonio. Il demonio, come dice Gesù, si vince ricorrendo alle armi della penitenza e della preghiera;

5) come Gesù ha dimostrato il suo amore per noi immolando Se stesso, così noi dimostreremo il nostro amore per Lui col sacrificio. Amore e sacri­ficio sono sempre proporzionati e segno l'uno dell' altro;

6) siamo tutti poveri peccatori e come tali dobbiamo pagare il nostro debito personale alla divina giustizia.

Eccoci pronti così ad impegnarci ad essere con Gesù e con Maria partecipi della Passione in terra, nella nostra vita quotidiana, accettando con amore e per amore tutto ciò che sa di sofferenza sul piano fisico e sul piano spirituale e morale. È la Messa che si estende nella vita.

Concludiamo questa parte notando che, vuoi o non vuoi, la Croce è il retaggio dei buoni e dei cat­tivi. I cattivi invano se la scrollano di dosso e sotto di essa soffrono invano; i buoni l'abbracciano e scoprono una realtà misteriosa espressa così da san Paolo: «Sono pieno di gaudio in ogni mia tribola­zione».



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05/09/2009 12:13

LO SPIRITO SANTO NELLA CONSACRAZIONE E DOPO

Abbiamo già detto che il miracolo della tra­sformazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo è dovuto alla «effusione» dello Spirito Santo.

Dalla preghiera della Chiesa dopo la Consa­crazione rileviamo altre due effusioni dello Spirito Santo senza del quale non è possibile alcuna attivi­tà sul piano soprannaturale.

Prima della Consacrazione, la Chiesa prega: «Manda (=effondi), o Padre, il tuo Spirito a santi­ficare i doni che ti offriamo perché diventino il Corpo e il Sangue del Signore... ».

È la prima effusione.

Ecco le altre due espresse nella preghiera do­po la Consacrazione:

1) «Manda la pienezza dello Spirito Santo perché noi che ci nutriamo del Corpo e del Sangue di Gesù formiamo un corpo solo e un'anima sola».

Sottolineo l'inciso «la pienezza». Vale a dire che per realizzare la unione vera e santa del Corpo Mistico e lo stesso Corpo Mistico è necessario un intervento forte dello Spirito Santo il quale come ha formato il Corpo fisico così è necessario per formare il Corpo Mistico di Gesù Cristo. L'esperienza quotidiana ci fa constatare quanto sia difficile, anche nelle comunità più fer­vorose, essere unanimi e concordi come lo erano i primi cristiani (cf At 1 e 2). Eppure uno dei segni che i pagani dei primi tempi del cristianesimo no­tavano per qualificare i cristiani era: «Vedi come si amano! Dunque sono cristiani!».

Siamo attenti a non contrastare l'opera dello Spirito Santo alimentando le nostre cattive passio­ni. Potrebbe avvenire che mentre lo Spirito Santo unisce, vi è qualcuno che divide!

Non per niente la parola diavolo (di origine greca) significa: colui che separa, che divide! Siamo strumento dello Spirito Santo!

2) «Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito...».

È solo la potenza dello Spirito Santo, che vie­ne effuso su di noi come chiediamo in questo mo­mento della Messa, a farci accettare, desiderare e vivere, come atto di amore, crocifissi con Gesù crocifisso.

Amare la Croce è pazzia per il mondo; ma per chi possiede il dono dello Spirito Santo la Croce è somma sapienza!



DOSSOLOGIA

La parola dossologia è di origine greca e vuol significare proclamare la gloria di Dio.

La gloria di Dio è il fine ultimo di tutte le creature visibili ed invisibili chiamate dal nulla per glorificare e per partecipare alla gloria infinita ed eterna di Dio.

Solo a Dio ogni onore e gloria! Alla maggior gloria di Dio!

Anche la creatura umana è chiamata a rendere gloria a Dio e - se corrisponde a questa vocazione - ad essere glorificata in Dio e con Dio.

Come può l'uomo peccatore rendere degna lode a Dio?

Il demonio ha sedotto e seduce l'uomo perché non dia a Dio la gloria e l'onore dovuto. Ma anche quando l'uomo fosse tutto santo, la gloria che egli può dar a Dio è sempre limitata e imperfetta. Anche in questo Gesù è intervenuto.

Egli non solo è il nostro Redentore, ma prende anche il nostro posto e in nome nostro dà degna gloria a Dio.

La Chiesa ha dunque fra le mani quello che piace assolutamente a Dio: il Corpo e il Sangue di Cristo. È il dono di gloria da offrire alla SS. Trinità.

Le parole della dossologia hanno questo si­gnificato: ora la mia povertà diventa ricchezza, le mie tenebre diventano luce, il mio nulla è riempito dal tutto perché ho tra le mani la infinita ricchezza che è Gesù, ed io Chiesa, Corpo Mistico di Gesù Cristo, sono messa in grado di dare a Dio degna e infinita gloria e lode: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria. Per tutti i secoli dei secoli».

Dio stesso ha messo nelle mani della Chiesa il dono degno di Sé. Anche io personalmente, come cristiano e come Sacerdote, devo spendere la vita a gloria di Dio. Questo posso farlo se tutta la mia vi­ta, senza angolini riservati, la vivo: per Cristo, con Cristo e in Cristo.

Un giorno, speriamo, faremo la esperienza della gloria eterna in Paradiso perché la contemple­remo cosi come è, e quella stessa gloria sarà il no­stro gaudio eterno.

Riflettiamo:

Il Padre ha glorificato il suo Figlio perché ha subito la umiliazione e la morte.

Dopo la memoria della Passione e della morte, questo punto della Santa Messa segna anche la glorificazione del Figlio.

È scritto - e sillaba di Dio non si cancella - nella la lettera di san Pietro (4,13-14): «Carissimi, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite, insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio ri­posa su di voi».

Dopo la Via Crucis viene la Via Lucis... per Crucem ad Lucem.



RITI DI COMUNIONE

È un complesso di azioni liturgiche e di pre­ghiere per significare e realizzare la Comunione. Qui la parola comunione ha un significato che va oltre il ricevere il Corpo del Signore nell'ostia consacrata. Prima di arrivare alla Comunione con il Signore è di assoluta necessità realizzare, con sin­cero e personale impegno, la comunione coi fratel­li, la comunione ecclesiale.

La Chiesa ha già implorato dal Padre la effu­sione dello Spirito Santo affinché quelli che si nu­trono dello stesso Corpo e dello stesso Sangue formino un cuor solo ed un'anima sola.

Già l'Ostia santa ha anche un simbolismo nella sua composizione materiale che viene espres­so con un motto latino: multa grana una ostia, cioè tanti chicchi di grano formano però una sola ostia. Tanti e tanti cristiani diversi per lingua, razza, età, origine, ecc., tuttavia formano tutti il Corpo Misti­co di Gesù Cristo.

Per formare l'ostia e il vino, che poi vengono consacrati, sia i chicchi di grano sia gli acini d'uva devono essere macinati, schiacciati... subiscono un travaglio.

Certo per formare il corpo mistico di Gesù Cristo e la comunione ecclesiale ogni cristiano de­ve rinunziare, rinnegare se stesso, umiliarsi. È la macina della carità che sconfigge l'egoismo, le divisioni, l'orgoglio, i risentimenti, il protagonismo e il partitismo. Così si arriva ad amare come Gesù ci ama!

Come ci ama Gesù?

Il suo Amore è perdono, è misericordia; Egli, come dice il Salmo, getta i nostri peccati dietro alle sue spalle, alle offese risponde col sacrificio per noi... Egli vince il male col bene!

Se vogliamo fare la radiografia sincera del nostro amore per Gesù dobbiamo sottoporre ad una indagine conoscitiva sincera il nostro amore per il prossimo, per tutto il prossimo.

Nella misura in cui amiamo sinceramente il prossimo possiamo misurare il vero amore per Dio!



I. I raggi che convergono al centro
È un paragone che ci dice come la unione reale e vera con Gesù produca l'unione di mente e di cuore con tutti i fratelli.

Immaginate tanti raggi che vengono da lonta­no diretti allo stesso centro: alla partenza sono l'uno separato dagli altri; ma arrivati al centro sono tutti uniti e fusi col centro.

Il centro dei cuori è Gesù: se siamo uniti dav­vero al centro ci troveremo con gioia anche uniti tra noi.

I riti di Comunione sono le preghiere, soprat­tutto la preghiera comunitaria per eccellenza: il Pa­dre Nostro. Io prego con gli altri e per gli altri; essi pregano me e per me.

Seguono altre preghiere sempre di Comunio­ne.

A questo punto la Chiesa, con la riforma li­turgica ha esteso a tutta l'assemblea il gesto di pace e di comunione che prima era scambiato soltanto dai sacri ministri: «Scambiatevi un gesto di pace!». Dobbiamo dimostrare con un gesto esteriore l'unione di mente e di cuore con gli altri. Si dà il segno di pace a chi ci è vicino; ma con il cuore sin­cero si estende a tutti. Attenti alla sincerità! Che non sia una finzione!

Sono solito raccontare una situazione che ho notato nella mia Parrocchia.

Uso nomi fittizi: donna Carmela e donna Ca­rolina sono due pie donne, tutte casa e chiesa. Messa, confessione, comunione, rosario... ma non si amano!

Arriva donna Carmela a Messa. L'altra non è ancora arrivata. Arriva donna Carolina, dà uno sguardo strategico all'assemblea e poi va a prende­re posto al punto più distante da donna Carmela! «Io dare il gesto di pace a donna Carmela? Mai!». Sante, pie donne! Che cosa hanno capito delle esigenze del Vangelo?

Solo dopo aver realizzato la comunione con i fratelli ci è lecito di realizzare la comunione euca­ristica.

Sentiamo infatti cosa dice il Signore (Mt 5,23): «Se mentre vai all'altare a portare la tua offerta ricordi che un tuo fratello ha qualcosa contro di te (non tu contro di lui, ma lui contro di te), lascia lì l'offerta davanti all'altare, vai prima a riconciliarti col tuo fratello e poi torna per portare la tua offerta».



II. La Comunione eucaristica

È un desiderio più volte espresso da Gesù: «Rimanete nel mio amore!»; «Chi mi ama..; ver­remo a lui e faremo dimora presso di lui... ». Que­sto «rimanere in noi» ricorre spesso nelle parole di Gesù, anche nella parabola della vite e dei tralci: «Rimanete in me come io in voi» (Gv 15,4) che corrisponde al passo del Profeta Isaia (7,14) che qualifica il figlio della Vergine come «l'Emanuele» cioè Dio con noi.

In Giovanni (6,56) Gesù chiarisce anche per quale via Egli vuole entrare in comunione con noi quando afferma «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me ed io in lui». Ecco la Comunione Eucaristica!

Solo Dio poteva realizzare una comunione così totale, così vera, così esaltante con una povera creatura! La luce che si unisce alle tenebre e le dis­sipa, la vita che si unisce alla morte e la sconfigge, la santità che si unisce al peccato e lo annienta; il tutto che si unisce al nulla! Tutto questo avviene unicamente perché Dio ci ama!

L'amore lo sollecita a realizzare con noi, e con ciascuno di noi, una comunione di vita e d'amore che anticipa la comunione eterna d'amore che si realizza in Paradiso.



III. Esigenze dell'amore

Chi dice di dimorare in Cristo deve vivere com'è vissuto Lui (1 Gv 2,6).

L'amore vero ha delle esigenze:

1) stare sempre con la persona amata;

2) confidarsi scambievolmente tutti i segreti della vita, tutti i problemi;

3) portare l'uno i pesi dell'altro;

4) essere pronto a dar la vita per la persona amata.



Tutte queste esigenze dell'amore si realizzano nell'amore di Gesù per noi:

1) «Non vi lascerò orfani... sarò con voi fino alla fine del mondo», ed ha istituito l'Eucaristia per stare con noi. Certo chi vive la vita della Grazia gode sempre dell'unione con Dio per il mistero della inabitazione. La SS. Trinità prende dimora nel cristiano che davvero ama Dio.

C'era un ragazzo Santo, Guido da Fontgallan, a cui la mamma aveva spiegato questo mistero. Quella mamma metteva a letto il figlio, a sera, e gli dava un bacio sul petto dicendo: «Qui abita Dio»!

2) «Non vi chiamo più servi, ma amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto co­noscere a voi».

3) Gesù ha preso su di Sé il peso di tutti i no­stri peccati. Egli chiama a Sé gli afflitti e i desolati per confortarli.

4) Lui stesso ha detto: «Nessuno ama di più di colui che dà la vita per l'amico» e lo ha fatto, e continuerà a farlo con la celebrazione eucaristica.

Di fronte a tanto inaudito amore san Paolo ri­maneva stupefatto e si sentiva sconcertato per la nostra incorrispondenza per cui esclamò: «Sia anatema chi non ama il Signore!»



La nostra risposta all'Amore che si dona:

1) rimanere e crescere nella vita di Grazia avendo come Centro della nostra giornata la Messa - la Comunione - il Tabernacolo;

2) ascoltare e accettare quanto Gesù ci dice e a Lui confidare i nostri problemi;

3) condividere le ansie e le pene di Gesù per la gloria del Padre e la salvezza dei fratelli;

4) manifestare il nostro amore a Lui col sacri­ficio.



IV. La Comunione: cibo dell'anima

Solo Dio è vita e sorgente di vita che non ha bisogno di alimentarla. Ogni vita, nelle sue mol­teplici forme, ha bisogno di essere continuamente alimentata. Così, per la vita fisiologica, hanno bi­sogno di alimento appropriato i vegetali, gli ani­mali e gli esseri umani. È un dato di fatto sul quale vi è poco da discutere. Per la vita del corpo, che è soggetta a continua usura e consumo, occorrono tanti elementi ben combinati perché vi è bisogno di grassi, di minerali, di proteine, di vitamine... Il cor­po umano assimila dagli alimenti gli elementi di cui ha bisogno. Se in qualche caso l'organismo umano è povero di qualche elemento, ad esempio il ferro, il medico dà una dieta a base di ferro e così via. Il cristiano, oltre ad essere una creatura umana con vita da uomo, è anche creatura divina con il dono della vita divina. Per la vita divina ha bisogno non solo di conservarla ma di farla crescere:

- di esercitare le virtù soprannaturali;

- di vivere i Doni dello Spirito Santo;

- di esprimere la ricchezza divina dei frutti dello Spirito Santo;

- di creare un'atmosfera divina con l'esperienza delle Beatitudini;

- di mettere a disposizione dei fratelli i carismi ricevuti.

L'organismo soprannaturale della Grazia esige l'esistenza e l'esercizio di tutti questi beni soprannaturali sopra elencati. Dove si potrà trovare l'alimento adatto e quale sarà l'alimento adatto? La vita divina esige alimento divino. Dio stes­so si fa alimento, cibo della vita cristiana, con l'Eucaristia.

«Io sono il pane vivo disceso dal cielo... Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna... Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».

Sono queste sacrosante parole di Gesù, segno del suo divino premuroso amore. Egli va oltre ogni limite di amore, va oltre l'amore della mamma! La mamma trasforma la sostanza del proprio corpo in latte per alimentare la vita del figlio. Gesù dona tutto il suo essere, Corpo - Sangue - Anima e Di­vinità, per alimentare la vita divina di ciascuno di noi trasformandosi in cibo. Egli afferma: «Il Padre mio dà a voi il pane vero che viene dal cielo». È indispensabile leggere con attenzione ed amore tutto il capitolo VI del Vangelo di san Giovanni per capire l'incredibile amore che il Padre ha per noi donandoci il Figlio nel SS. Sacramento.

Possiamo, nella divina Eucaristia, contemplare la SS. Trinità tutta intenta al nostro bene: il Padre ci ama tanto da dare il suo Figlio, dono che passa attraverso tutta la vita di Gesù e si perpetua ed estende nell'Eucaristia; il Figlio ci ama e volentieri accetta di diventare il Dono del Padre; lo Spirito Santo ci ama e con la sua opera e virtù rende pos­sibile il dono di Dio a noi e di noi a Dio.

Leggiamo nel cap. I°, versetto 16, «Dalla sua (di Gesù) pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia».

La SS. Trinità ha riversato in Gesù come in un abisso infinito tutta la infinita ricchezza dei doni di cui vuole arricchirci.

Questa infinita ricchezza arriva a chi si ali­menta della Santa Comunione.



Se tu ricevi bene il cibo divino:

1) aumenta in te la vita di grazia che ha un ri­scontro nell'eternità perché è «seme» della gloria futura e ne è «pegno»;

2) fai un «pieno» di tutte le virtù soprannatu­rali che devi esercitare: umiltà, pazienza, bontà, pu­rezza, mansuetudine, distacco dai beni di questo mondo... tutto ti comunica Gesù;

3) guarisce le tue inclinazioni al male e ti dà il gusto e la gioia dei beni eterni, ed è medicina e bal­samo;

4) ti «assimila» a Lui cioè crea in te i tratti della somiglianza con Lui. Sant'Agostino spiega il fenomeno dell' «assimilazione». Dice: quando tu prendi il cibo lo «assimili» perché l'inferiore viene assimilato dal superiore. Nel cibo eucaristico noi siamo inferiori e Gesù è superiore, perciò è Gesù che ci assimila. Tutto questo avviene sempre che noi riceviamo con le dovute disposizioni il pane del Cielo. Anche per la vita fisiologica il cibo di migliore qualità se è ricevuto da uno stomaco mala­to non viene assimilato bene. Così avviene per la Santa Comunione. È un cibo non plus ultra... Per sé basterebbe una Comunione per fare un Santo.

E com'è che, nonostante tante Comunioni, noi non siamo ancora Santi?

Non dipende dal cibo ma da noi!

Ma se ricevo bene il Signore io mi trasformo in Gesù: avrò la umiltà di Gesù, la bontà di Gesù, la castità di Gesù, la pazienza di Gesù, l'amore di Dio e del prossimo di Gesù... Così potrò arrivare come san Paolo, alla constatazione che «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».

Alla fine della vita terrena mi presenterò al Padre. Potrò entrare nel Paradiso? La condizione richiesta è chiaramente espressa nella Sacra Scrittu­ra: Essere conforme alla immagine del Figlio di Dio! È quello che opera in noi la Santa Comunione fatta bene. Non bisogna mai scoraggiarci! Vi è una orazione liturgica (giovedì della II settimana di Quaresima) che suona così: « O Dio, che ami l'innocenza e la ridoni a chi l'ha perduta...». Dun­que, decidiamoci e diamo una svolta alla nostra vita cristiana. La Comunione può santificarci pur­ché al dono che Gesù fa a noi totale e perfetto cor­risponda il dono che noi facciamo a Gesù totale e perfetto di noi stessi.



V. Gesù presente in noi

Fatta la Consacrazione Gesù è presente sotto le apparenze del pane e del vino.

Fatta la Comunione è presente Gesù in me; sotto le apparenze di una povera creatura umana vi è presente Gesù.

Da questo momento comincia per me la Mis­sione.

È l'atto conclusivo della Messa. Ho pregato con Gesù e i fratelli ed il Padre ci ha ascoltato. Il Signore mi ha parlato trasmettendomi la sua luce. Sono stato illuminato. Ho portato le mie offerte al Signore e Lui le ha accettate.

Quelle offerte - pane, vino e acqua - Dio me le ridona trasformate nell'Agnello Immolato. Lui Agnello, Maria Agnella, io... decido di essere Agnellino.

Cristo si unisce a me, mi arricchisce di tutta la pienezza dei doni e della sua pienezza di Spirito Santo.



Così trasformato la Chiesa mi manda in nome di Dio a:

1) portare al mondo la luce ricevuta;

2) donarmi con tutto il cuore agli altri;

3) essere anch'io «Corredentore»;

4) testimoniare con la mia presenza la presen­za di Cristo;

Tutto perché il mondo sia salvo.

Così la Santa Messa per mezzo mio e in me si prolunga nel tempo e nello spazio.

Chi ha partecipato bene alla Messa ne esce missionario.



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05/09/2009 12:15

L'AZIONE DELLO SPIRITO SANTO NELLA SANTA MESSA

Dividiamo per punti per una migliore com­prensione.

1) Nella Liturgia della Parola, in quanto pre­ghiera rivolta a Dio e in quanto parola di Dio a noi.

a) La preghiera cristiana ha questo di specifico: è lo Spirito Santo che prega in noi. È un'affermazione della Sacra Scrittura: «Noi nemmeno sappiamo che cosa dire... ma è lo Spirito che fa salire dal cuore alle labbra la parola "Abba ", "Padre "».

b) quando Dio parla dobbiamo ricordare che quanto contenuto nelle Letture liturgiche è divinamente ispirato per opera dello Spirito Santo. Ma è anche vero e certo che la com­prensione di quella Parola è opera dello Spirito Santo (At 16,14) «Il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo».



2) Nella Consacrazione vi è una triplice effu­sione dello Spirito Santo

a) per trasformare il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù;

b) nel creare un cuor solo e un'anima sola di tutti quelli che ricevono il Corpo e il Sangue del Signore;

c) nel fare di ciascuno un sacrificio perenne a Dio gradito.



3) Nella purificazione del cuore interviene lo Spirito Santo.

Questo avviene già all'inizio della Messa nei riti penitenziali, al lavabo e prima della Comunione con l'affermazione-preghiera: «O Si­gnore, io non sono degno che tu venga nella mia casa, ma dì soltanto una parola ed io sarò guari­to». È necessaria l'effusione dello Spirito Santo per creare in noi un cuore nuovo, una nuova creatura. Lo Spirito Santo crea e ricrea, fa nuove tutte le co­se. «Lavami e sarò più bianco della neve» (Sal 50).



4) Con la Comunione Eucaristica io ricevo anche tutta la ricchezza dello Spirito Santo di cui è ripieno Gesù; con Gesù ricevo la potenza dello Spirito Santo che, mentre mi purifica sempre di più, mi fa ricco dei suoi innumerevoli doni e mi rende possibile vivere una vita degna di un figlio di Dio. Mi rende capace di superare le insidie e le tentazioni dello spirito maligno, mi rende facile e gioioso l'esercizio delle virtù, mi rende strumento idoneo a trasmettere, con la parola e con la vita, il Messaggio della salvezza. Nella misura in cui io corrispondo alle sue divine mozioni rende fecondo il mio apostolato. Talvolta interviene anche in modo straordinario e compie nel cristiano e per mezzo del cristiano opere straordinarie con i cari­smi. La vita dei Santi ne è ricca.



n linea ordinaria possiamo affermare che un autentico cristiano:

- quando parla è lo Spirito Santo che parla in lui;

- quando opera è lo Spirito Santo che opera in lui.

Studiamoci di renderci sempre di più stru­menti di bene, per noi e per gli altri, docili nelle mani del Spirito Santo.



IL TABERNACOLO

Per motivi pastorali sono tornato in Chiesa a sera inoltrata.

Mi sono fermato vicino vicino al tabernacolo... Un fremito misterioso, un pensiero che invadeva l'anima... È qui Gesù! Ho sentito la sua «prigionia» la sua «solitudine»! Sei proprio tu, Gesù! Sei vivo come lo sono io! Come fai a stare notte e giorno rinchiuso in questa angusta casetta? La senti la soli­tudine? Ti angustia la solitudine?

Non è che Gesù dorma. Egli veglia in attesa di un cuore umano che gli doni un po' d'amore vero. Ma - come nel Getsemani fecero i discepoli di allora - noi dormiamo.

Comprendo le iniziative generose di alcune anime - poche ahimè! - che si fanno promotrici dell'adorazione perpetua e notturna.

Penso ai tanti tabernacoli, la maggioranza, do­ve sei tu, Gesù, bruciante di amore per noi ma con­dannato alla perenne solitudine. Passano le ore, spunta l'alba, sorge il sole... ma ci vuole ancora tempo perché qualcuno si accorga che tu ci sei e che faccia qualche atto di amore e di adorazione.

Poi ci immergiamo nelle mille occupazioni, tutte urgenti, tutte invadenti... e tu sei solo, solo, solo! Anche i tuoi amici più intimi, ahimè! quanto poco tempo spendono per te, per dirti il loro amore, consolarti e riempire la tua solitudine! E quante ore al giorno sono aperte le chiese dove c'è un Taber­nacolo con Gesù vivo? Molte chiese sono aperte solo qualche ora al giorno. Vi sono mille altri im­pegni più o meno apostolici che premono, che pre­valgono. Ma non è un impegno primario quello di orientare le anime verso il Tabernacolo?

Passa un'ora, al massimo due e poi la chiesa diventa un deserto nel quale vive uno solo: il pri­gioniero solitario nella sua cella d'isolamento.

E avete notato lo spettacolo di fede distorta di tanti che entrano in chiesa e sono attirati «solo» da qualche immagine sacra? Niente genuflessione, nessun pensiero che Gesù è nel Tabernacolo... For­se o senza forse che vi sia Gesù vivo in quella pic­cola casetta non lo sanno! E chi si cura di scoprire alla massa dei fedeli il mistero di quella presenza?

Penso alla mia grave responsabilità di Sacer­dote che devo gridare a tutti: «Qui c'è Gesù! Veni­te, Egli vi aspetta. Egli vi ama! Egli vi chiede l'elemosina del vostro amore!».

Non sia mai che io, scelto proprio da Dio, per essere il pastore che guida le pecorelle a Gesù, sia il primo a trascurare l'impegno di stare quanto più a lungo è possibile con Lui per riempire la sua soli­tudine.

E se malauguratamente il televisore ha sosti­tuito il Tabernacolo?

Io chiudo questa riflessione gridando forte: «O Sacerdote, sii innamorato di Gesù! Solo così potrai santamente contagiare gli altri perché a loro volta siano innamorati di Gesù, allora tutti correremo ai nostri Tabernacoli come «la cerva anela ai corsi d'acqua» e come l'ape vola alla corolla dei fiori per suggeme il miele».

O Maria, aiutaci e ispiraci a stare con te accan­to a Gesù prigioniero quanto più a lungo è possibi­le e con quanto più amore è possibile.



LA PRESENZA DI MARIA NELLA MESSA

Il concetto della presenza di Maria nella Santa Messa fa parte di quello più ampio del memoriale della presenza di Maria nella vita della Chiesa, dei singoli cristiani e nei Sacramenti.

Il concetto liturgico di memoriale - già spiega­to altrove - è che si fa presente sul piano mistico, misterioso ma vero e reale, un evento che è avve­nuto storicamente tanti secoli fa.

Giovanni Paolo II, in un discorso del Corpus Domini, afferma: «Ogni Eucaristia è memoriale di quel Sacrificio e della Pasqua (...) ogni Messa ci pone in Comunione intima con Lei, la Madre, il cui sacrificio "ritorna" presente (...) alle parole della Consacrazione».

In una catechesi il Papa, alcuni anni fa, ha af­fermato la presenza di Maria nella Liturgia e in particolare nella Messa. Maria è presente perché, per volontà di Dio, entra nel mistero della salvezza come elemento indispensabile intimamente unita al Redentore, Lei - subordinata a Lui - Corredentrice. Cosicché non vi è Messa che non realizzi insieme con la presenza di Gesù anche quella di Maria. È una realtà splendida e consolante!

Seguendo il concetto di «memoriale» siamo certi che nella Messa si realizza nel mistero quello che avvenne sul Calvario mentre Gesù agonizzava «Padre perdona loro...» disse allora Gesù. «Padre, perdona loro... » prega Gesù in tutte le Messe e ci ottiene la misericordia e il perdono.

«Donna, ecco il tuo figlio...». «Ecco tua Ma­dre» disse allora Gesù. «Donna, ecco tuo fi­glio... ». «Ecco tua Madre... » dice Gesù in tutte le Messe. Così si perfezionano e si coltivano i nostri vincoli di filiale fiducia e di amore per Maria e Maria continua ad avvolgere noi, tutti figli suoi, nell'abbraccio della sua tenerezza di Mamma.

Qual'è il ruolo di Maria?

Nella celebrazione della Messa la presenza di Maria è principalmente quella di modello e aiuto interiore.



Ricordiamo che la Messa è:

Liturgia della Parola.

Liturgia offertoriale.

Liturgia sacrificale.

Liturgia di Comunione.

Liturgia di missione.

La vita di Maria è tutta una Messa.

Vediamo­ne i diversi punti.



I. Liturgia della Parola

La Madonna era nutrita assiduamente dalla Parola di Dio. Almeno ogni sabato partecipava all'incontro religioso nella Sinagoga dove veniva proclamata e spiegata la Parola di Dio. Un momen­to solenne nella Vita di Maria fu l'Annuncio dell'Angelo... Parlerà a Maria, ripiena di Spirito Santo, sant'Elisabetta; parla ancora a Lei il santo profeta Simeone spinto dallo Spirito Santo.

Qual è l'atteggiamento di Maria all'ascolto della Parola di Dio? Maria ascolta, accetta, rende viva in sé quella Parola e la trasmette agli altri. Tutto questo mondo interiore ci è rivelato dalla pa­rola di risposta di Maria all'Angelo: «Eccomi! So­no la serva del Signore. Si faccia di me secondo la tua parola».



II. Liturgia offertoriale

La Madonna ha ricevuto da Dio un grande do­no, il dono dei doni che è Gesù, il suo tesoro, tutta la sua vita ed il suo motivo di esistere.

Nel mistero della presentazione al Tempio compie il suo Offertorio: si «espropria» di Gesù of­frendolo a Dio, anticipando il Sacrificio della Cro­ce. Anche la parola «Eccomi» è pronunziata con i fatti da Maria che immola la propria volontà a quella di Dio.

Tutta la vita di Maria è un'oblazione perenne a Dio in tutte le circostanze della vita. Pensate alla fuga in Egitto... allo smarrimento di Gesù nel Tem­pio quando sembra aver perduto il suo tesoro. La parola pronunziata da Maria apre uno spiraglio sul­la sofferenza del suo Cuore: «Angosciati, ti cerca­vamo!».



III. Liturgia sacrificale

È 1'Agnella che volentieri s'immola con l'Agnello per gli Agnellini.

C'è una sofferenza occulta che accompagna Maria per i tre anni della vita pubblica di Gesù. Maria è nella Sinagoga quando a Nazaret Gesù manifesta di essere il Messia. Pensate allo strazio del Cuore della Mamma quando vide il furore dei paesani che scacciano il suo Gesù dalla Sinagoga per ammazzarlo! Pensate al dolore continuo intimo di Maria nel constatare l'odio mortale e diabolico degli scribi e dei farisei contro il Figlio... E come si può scandagliare il dolore del sacrificio supremo di Maria associata al Sacrificio di Gesù nella Passio­ne, Morte, e Sepoltura?

Tutta la vita di Maria è intrecciata continua­mente e completamente alla vita di Gesù che fu tutta «Croce e Martirio» come afferma l'Imitazione di Cristo.

È davvero la vita di Maria sempre e tutta «sacrificio perenne gradito a Dio».



IV. Liturgia di Comunione

La comunione di Maria con Gesù è unica e ir­repetibile. Nessuna creatura potrà mai esserle pari. Prima di iniziare la comunione con Gesù, Lei ha offerto la «materia prima» necessaria perché il Figlio di Dio, rimanendo nel seno del Padre, abi­tasse anche nel seno della Madre.

Quale comunione intima per nove mesi, un flusso e riflusso di vita tra Madre e Figlio!

Gesù viveva la vita di Maria e Maria viveva la vita di Gesù. Gesù viveva perché viveva Maria, Gesù respirava perché respirava la Mamma, il Cuore di Gesù pulsava perché pulsava il Cuore della Mamma. E quando Gesù è nato la Madonna ha continuato a donarsi ed a vivere in intima co­munione con Gesù. Il suo sangue e la sua carne materna si sono trasformati in latte diventando nu­trimento di Gesù. Colui che nutre e sostiene l'universo, che nutre l'uccellino che cinguetta tra i rami, Colui che dà la vita al filo d'erba dei campi ha bisogno del nutrimento della Mamma.

Quale intima comunione tra Lui e Lei, tra Lei e Lui che continua e continuerà per tutta l'eternità. Non c'è Gesù senza Maria, non esiste Maria senza Gesù! Così ha voluto Dio!



V. Comunione di Maria con noi

Anche questo è un aspetto essenziale della Messa: non è solo comunione con Dio ma anche comunione coi fratelli, in questo caso della Mam­ma con i figli.

Sul Calvario Gesù ha rivelato la Maternità universale di Maria: Lei Mamma, noi figli.

Già prima del Calvario la Madonna ha vissuto la comunione coi fratelli, donandosi e donando Gesù senza risparmiarsi.

Appena diventa la Madre di Dio nel giorno dell'Annunciazione si muove da Nazaret (Movimento Mariano!..) per donarsi ad Elisabetta, sua parente, e per donare Gesù a lei, a Giovanni non ancora nato, a Zaccaria... Dona Gesù ai Pasto­ri, ai Magi, al santo vecchio Simeone... Lo dona sulla Croce al Padre e a noi... lo dona nella Euca­ristia... Maria è l'albero fecondo, Gesù ne è il frutto (Benedetto il frutto del tuo seno...)... La Carne di Gesù è la carne di Maria, il Sangue di Gesù è il sangue di Maria.

La vita di Maria, anche adesso che sta in Pa­radiso, è tutta un dono a tutti.

La Madonna ogni tanto rende anche sensibile questa sua premura nel donarsi attraverso le sue Apparizioni, segno tangibile della sua presenza tra noi. Ogni contrada della terra vanta qualche Appa­rizione, in tutto il mondo. Ci fermiamo alle più clamorose:

la Medaglia Miracolosa a Parigi Lourdes...

la Salette in Francia Fatima nel Portogallo

Siracusa con la Madonna delle lacrime

Ma anche chi scrive è personalmente testimo­ne di un evento eccezionale: il 13 marzo del 1980, alla presenza di alcuni testimoni una statuetta della Madonna di Fatima ha sudato abbondantemente ed ha pianto...

Così la Madonna può ripetere con Gesù: «Sto con voi! Non vi lascio mai».

Maria, dunque, è modello di come trasformare tutta la vita in una Messa perpetua nel continuo ascolto della Parola di Dio, nell'offrirci e immo­larci a Dio e al prossimo, nel vivere in intima co­munione di carità con Dio e col prossimo, nell'essere tutti missionari del Vangelo.



VI. Maria, aiuto interiore

La Madonna può e vuole aiutare tutti i suoi figli con un influsso misterioso ma reale, agendo nel nostro interno.

Riflettiamo: quando tra noi umani vogliamo comunicare agli altri pensieri o sentimenti o stati d'animo, abbiamo bisogno necessariamente di servirci di segni esteriori, sensibili, specialmente della parola. Abbiamo una «stazione trasmittente» - la parola - e una «stazione ricevente» - l'udito. Non abbiamo altro modo di comunicazione.

Questo non vale né per Dio né per il mondo al di là della umanità: la Madonna, gli Angeli (inclusi i demoni), i santi del cielo. Essi possono entrare in comunicazione con noi senza i mezzi umani.

San Paolo (1 Ts 2,18) scrive: «Io ho desidera­to più di una volta di venire a voi, ma satana me lo ha impedito» Giovanni (13,2): «il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota di tradire Gesù». Ricordiamo Samuele (1 Re 18,10): «Uno spirito cattivo sovrumano s'impossessò di Saul» contro David. Ecco l'azione misteriosa e reale del demo­nio che cerca di lavorarci interiormente con le sue suggestioni e tentazioni per ostacolare la nostra salvezza. Noi non sentiamo la sua voce, non lo vediamo, e tuttavia non possiamo dubitare della sua nefasta influenza. Questo potere gli viene dalla sua natura angelica di cui non conosciamo le leggi. Constatiamo i fatti.

Se tanto può il demonio, quanto più può «la Regina degli Angeli e dei Santi». Colei che schiac­cia, unita a Cristo, la testa a satana ha ricevuto dal Figlio il potere di aiutare coloro che Dio le ha dato per figli con un aiuto che viene da Lei e ci muove nell'intimo in un modo misterioso ma reale.

Presento una mia convinzione sulla presenza di Maria. Dov'è Maria?

Assunta nella Gloria, Maria vive nell'intimo della SS. Trinità. Noi sappiamo dal Vangelo che la SS. Trinità fa dimora in chi ama: «Chi mi ama... verremo a lui e faremo dimora presso di lui». Se in noi dimora la SS. Trinità per conseguenza vi dimo­ra anche Maria che vive nel suo intimo. Ciò vuol dire che Maria dal di dentro ci aiuta con soavi ispi­razioni a debellare il male e a compiere il bene.

Dopo queste riflessioni possiamo rivolgere una preghiera alla Madonna:

Mamma, vado a Messa. Assistimi mentre vi partecipo perché io da Te aiutato possa ascoltare, accettare e praticare il Messaggio che mi viene dal Signore in ogni Messa; aiutami a fare l'offerta di me a Dio e al prossimo; ad accettare volentieri per amore e con amore il mio ruolo di Agnellino im­molato con Gesù Agnello e con Te Agnella di Dio; a vivere pienamente la Comunione coi fratelli e con Gesù; ad uscire dalla Messa con spirito mis­sionario per la salvezza mia e dei fratelli.

O Maria, vivendo come Te, con Te, la vita come Messa, io possa raggiungere la beatitudine del cielo che è Messa vissuta nella gloria con Gesù nell'eternità.


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