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Uso ed abuso della Bibbia

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2009 18:35
05/09/2009 12:53
 
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Caro Flabot, la prossima volta che riporti un testo qui nel Forum, magari non limitarti a fare copia e incolla, ma, per rispetto dei foristi, correggi anche gli errori derivanti dal cambiamento di formato (tipo l'indebita presenza nel testo che ci hai regalato di innumerevoli punti interrogativi).
Ora, veniamo al testo in oggetto che, per assoluta mancanza di un qualsiasi barlume di metodologia storiografica, mi ricorda tanto gli scritti di un noto “studioso” di Cristianesimo antico che risponde al nome di Luigi ed al cognome di Cascioli... uhm... sarà...
Prima però ci tengo a far presente che quando noi diciamo che l'accusa di “censura” della Bibbia rivolta da molti disinformati alla Chiesa cattolica è una “fandonia” (per usare la tua espressione) argomentiamo anche la nostra affermazione (poiché sappiamo molto bene che quod gratis adfirmatur, gratis negatur)... tanto che se tu avessi letto l'articolo di Ricciotti e la pagina del Sito di Domingo segnalati da Reietto in questa stessa discussione ti renderesti conto che la “sconcertante” risposta del tuo interlocutore telematico non fa che ripetere gli equivoci a cui i succitati documenti hanno già dato risposta. Comunque, sia... ripetiamo per la centesima volta le stesse cose...

Il dotto storico del Cristianesimo scrive:


Ebrei, cristiani e musulmani vengono chiamati anche i popoli del
Libro, poiché basano la propria fede, i propri precetti e le proprie
usanze su dei testi dettati (o comunque ispirati) da Dio.



Sono i mussulmani ad indicare i Cristiani come “gente del libro”, questo per via della concezione “coranica” che costoro hanno della Scrittura Sacra. La Chiesa cattolica non ha mai e poi mai asserito che la fede Cristiana si basa sulla Bibbia, ma sul deposito della fede trasmesso dalla Chiesa, al quale appartiene “anche” la Bibbia.


Ne consegue
che, secondo queste religioni, il credente abbia non solo il diritto
ma addirittura il dovere di leggere, studiare e capire le Scritture.



Certamente, ma solo a la luce della Sacra Tradizione e del Magistero della Chiesa, senza la quale non sarebbe possibile comprendere il senso più genuino della Bibbia. Non è infatti possibile comprendere correttamente un testo se non si appartiene o si ignora il suo contesto... e si dà il caso che la Chiesa sia il contesto della Bibbia.


Ad esempio nel mondo protestante la lettura e la conoscenza della
Bibbia rappresenta una tradizione. Invece nel mondo cattolico solo da
pochi decenni i vertici della Chiesa si sono posti il problema di una
alfa betizzare biblica dei fedeli.



Prima dell'alfabetizzazione di massa, vale a dire fino al XIX secolo, nel mondo protestante la media di coloro che potevano leggere la Bibbia in relazione al numero dei fedeli non era molto superiore alla media di coloro che erano in grado di leggere la Bibbia tra i cattolici. Quello che la Riforma ha promosso è stato il processo di “coranizzazione” della Bibbia, che è poi sfociato nel fondamentalismo biblico del Terzo Protestantesimo americano. La Chiesa cattolica ha sempre promosso la lettura e la conoscenza della Bibbia, solo che ha sempre preteso che questa venisse fatta alla luce della Tradizione e del Magistero della Chiesa e che tutte le copie della Bibbia, onde evitare manipolazioni, fossero sottoposte ad imprimatur (per intenderci, è grazie all'istituto dell'imprimatur che la Chiesa si è assicurata nei secoli, quando la Bibbia veniva copiata a mano, che le copie del testo fossero conformi all'originale, ed è quindi grazie a questo istituto che noi oggi possiamo leggere un testo biblico relativamente affidabile e al 99,9% identico a quello che è uscito dalla penna degli autori ispirati).


Nel 1199 papa Innocenzo III (il promotore della crociata contro i
càtari) si scagliò contro quei laici, uomini e donne, che ...in segrete
adunanze, si sono arrogati il diritto di esporre tali scritti e di predica-
re gli uni agli altri.



Questo perché nella Chiesa, così come nel mondo universitario, per esempio, non tutti hanno il diritto di insegnare, ma tale diritto spetta solo a chi ha i titoli per farlo. Nessun cristiano, fino a Lutero, aveva mai pensato che la fede si potesse basare sul libero esame della Bibbia da parte dei singoli, ma si è sempre ritenuto che la fede nasce dall'ascolto (come ha scritto l'apostolo Paolo) e che il Vangelo di Cristo lo si potesse conoscere solo per tramite di quella Chiesa da Cristo fondata i cui vescovi, successori degli apostoli, hanno trasmesso nei secoli quanto insegnato dagli apostoli stessi. E' ovvio quindi che il Papa condannasse una pratica che, per sua natura, era incapace di mettere i singoli a contatto con il genuino deposito della fede e che, pertanto, era da considerarsi come una possibile fonte di eresia.


Nel 1229 il Concilio di Tolosa, convocato proprio
nella zona della Francia meridionale dove erano appena stati stermi-
nati decine di migliaia d?eretici, proibì ai laici di possedere e leggere
la Bibbia, specialmente in volgare, con l?eccezione dei Salmi e dei
passi contenuti nei breviari autorizzati.



Questo perché si trattava di copie delle scritture tradotte senza il beneplacito della Chiesa e, pertanto, possibilmente non attendibili, se non addirittura manipolate di proposito (la TNM non vi ha insegnato proprio nulla?)


Di fatto, lo studio e la predicazione della Bibbia erano affari riser-
vati del clero. Coloro i quali osavano infrangere tale status quo corre-
vano il rischio di essere tacciati di eresia e di essere mandati al rogo.



Questa è semplicemente un'affermazione gratuita. Ci sono diverse versioni della Bibbia, anche nelle lingue volgari (tra cui, ad esempio, quella in tedesco di Rellach, pubblicata mezzo secolo prima di quella di Lutero), che non furono mai sottomesse a censura ed il cui possesso e la cui lettura erano assolutamente lecite, perché si trattava di traduzioni della Scrittura di provata affidabilità ed aderenti alla Vulgata di Girolamo (che era la traduzione “ufficiale” della Bibbia per la Chiesa latina, la quale non è che viene chiamata latina per un puro caso).


L?Indice (l'elenco dei libri che ai cattolici era proibito leggere o
pos sedere, se non con uno speciale permesso dell'autorità
ecclesiastica) del 1559 vietava in modo perentorio a chiunque di
stampare, leggere o possedere una Bibbia tradotta in qualsiasi lingua
volgare, salvo licenza concessa dalla Santa Inquisizione di Roma.



Il fatto che la Chiesa fosse contraria alla stampa e alla detenzione di traduzioni in volgare della Bibbia non autorizzate risponde sempre e solo a quel principio di corretta trasmissione del Deposito della Fede a cui dobbiamo l'istituto del già citato imprimatur. Lo scopo non era quello di vietare ai fedeli l'accesso alla Bibbia, ma di evitare che costoro venissero a contatto con un testo in qualche modo inaffidabile, magari dotato di un commento (come spesso avveniva in quel periodo) contrario al genuino insegnamento della Chiesa.

In buona sostanza, il problema è sempre lo stesso. Si generalizza ingenuamente (o maliziosamente) l'atteggiamento tenuto dalle autorità cattoliche verso alcune edizioni e traduzioni della Bibbia (considerate inaffidabili o manipolate), spacciandolo per l'atteggiamento tenuto dalla Chiesa cattolica verso la Bibbia tout court.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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