QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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LA BIBBIA IN LIBERTA' VIGILATA

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:46
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01/09/2009 08:45

II CAPITOLO DEL LIBRO:

"MA IL VANGELO NON DICE COSI'":

 

Fascicoli dal n° 94 al n° 99

 

La Bibbia in libertà vigilata

 

A cura di frà Tommaso Maria di Gesù dei frati minori rinnovati

Via alla Falconara n° 83 - 90100 Palermo  - Tel. 0916730658

 

 

Dal titolo del capitolo, l'autore si pone due domande:

 

l. Per quale motivo la lettura della Bibbia è fondamentale per la vita?

 

A questa domanda, l'autore risponde: la Bibbia stessa ne dà le ragioni. Detto questo, vengono citati i seguenti passi biblici: Giosuè 1,8; Gv 20,31; At 17,11; Rm 15,4; Col 4,16; 1 Tes 5,27; 2 Tm 3,15; 2 Pt 1, 19; Ap 1, 3.

 

2. Che cosa pensavano i Padri della Chiesa sul dovere di tutti i cristiani di leggere la Bibbia?

 

E qui l'autore, dopo aver citato il Concilio Vat. II, ci ricorda i nomi di S. Giovanni Crisostomo (344-407) e di S. Girolamo.

 

Per il momento mi limito a dare una risposta chiarificatrice alle domande 1 e 2 e poi proseguirò con qualche altro numero successivo.

 

L'autore con le due domande si propone la stessa cosa: dimostrare l'importanza della S. Scrittura raccomandata dalla Bibbia stessa, dal Conc. Vat. II e dai SS.Padri.

Le risposte che ora darò, brevi e concise, sono per il "cattolico ignorante" e per il non cattolico che, generalmente, è un "dotto ignorante".

L'ignorante cattolico sa poco o nulla della Bibbia e della religione; il non cattolico, qualificato quale "dotto ignorante", sa tutto o per lo meno tante cose sulla Bibbia e sulla religione. Da tener presente che tutta la scienza del "dotto ignorante", è basata - spesso inconsciamente - sull'errore.

Molti sono i cattolici ignoranti che, adescati da “argomentazioni sofisticate” o apparentemente logiche, cadono nell'errore. Però un tale cattolico “captato” dall'errore scambiato per verità, resta conquistato dalle “nuove scoperte”, ossia dalle: “verìtà” prima sconosciute e con zelo misto a sdegno, studia tali “verità” e ne diventa buon conoscitore.

Ho detto “con zelo misto a sdegno” il che vuol dire che chi è stato adescato dall'errore che crede ormai "verìtà", viene anche spinto ad avversare i sacerdoti, la Chiesa, magari anche le stesse persone più care che sono rimaste ferme nella fede ereditata, e, quindi, allo zelo indiscreto aggiunge lo sdegno perchè il Papa, i Vescovi, i sacerdoti cattolici che lo hanno battezzato lo hanno anche "ingannato"' ... Questo, disgraziatamente, è il comune dramma ed il processo di molte persone e famiglie cattoliche.

Dopo questa prima chiarificazione, rispondo alla domanda n.1 e dico che la lettura della Bibbia è, senz'altro, fondamentale per la vita, come ci dicono anche tutti i passi biblici citati dall’autore. Ma lo stupore dì chi crede VERAMENTE nella Sacra Scrittura è quello di sentirselo dire da CHI NON CREDE alla S. Scrittura. Infatti, fuori della Chiesa Cattolica, custode della fede cristiana e colonna e sostegno della Verità (cf 1 Tm 6,20-21; 1 Cor 15, 1; 1 Tm 3, 15), c'è necessariamente l'errore, perchè si "crede" soggettivamente, ossia con giudizio personale ed arbitrario. Invece io credo..non a me stesso, non ad un altro mio simile, nè allo scìenziato ... ma credo a Dio che si è rivelato, che ha parlato in tanti modi , e soprattutto nel Figlio che Dio da Dio, Dio vero da Dio vero; che é Verità per essenza e, quindi, non può assolutamente cadere in errore, nè può in alcun modo ingannare.

Alle difficoltà di sempre (ignoranza, irriflessione, superficialità, superbia, scandalo dei credenti, passioni non controllate) si aggiungono le difficoltà di oggi: la crisi di concetto di verità, il pluralismo ideologico, il secolarismo negatore di ogni trascendenza che elimina totalmente Dio dalla vita e da tutti i campi del sapere. Nel nostro tempo la fede è pure minacciata dall'ínterno della Chiesa; dai gruppi del dissenso, da correnti eterodosse, dalla teologia “selvaggia” che tenta di vanificare i misteri principali della Rivelazione cristiana. Se la Parola di Dio è la regola suprema della nostra fede, regola prossima di essa è l'ascolto di coloro (cf Lc 10,16) che Cristo ha VOLUTI pastori, custodi e maestri autentici della "Sua" Chiesa, e che sono il Papa e i Vescovi uniti con lui. Quando parlano nella pienezza delle loro prerogative e si pronunciano in modo definitivo a proposito della Verità rivelata e della vita cristiana, sono talmente assistiti dallo Spirito Santo da essere "infallibili". Il cristiano, il vero cristiano, che dipende dalla “comunità dei credenti”, "deve" credere alla Chiesa. La figura ed il volto della Chiesa non sempre riflettono la sua natura più divina che umana e, come già in passato, restano talvolta ancora oggi deformati dalle colpe dei suoi membri, come pure dei suoi rappresentanti ufficiali.

Tuttavia ciò che c'è di grande nella Chiesa è che essa ha portato attraverso

il tempo e lo spazio la fede in Gesù Cristo, fino dai tempi apostolici, e ha fornito così agli uomini un contenuto per la loro vita nuova.

Con essa noi ci troviamo in comunione con i martiri dei primi secoli, con i grandi Padri della Chiesa e con i santi noti ed ignoti di ogni generazione.

 

Mediante tutti costoro oggi noi ci troviamo in una comunione vasta quanto il mondo, che diviene concreta nella comunità locale a cui apparteniamo (cf 'Carroccio", n. 13 del 15-4-1990, pag. 3, Arial do Beni).

 

Detto questo, intendo anche rispondere alla domanda n. 2 riguardante i Padri della Chiesa che hanno sempre creduto alla Autorità ecclesiastica, tanto che uno di essi, S. Agostino, diceva: "Non crederei ai Vangeli se non me lo dicesse la Chiesa".

 

L'autore sempre convinto degli errori dei cattolici cerca, a sua volta, di convincere l’incauto e ignorante lettore. E gli argomenti sono apparentemente semplici e concatenati per dimostrare il suo assunto: la Chiesa Cattolica sino al Concilio Vaticano II, ha tenuto la Bibbia "in libertà vigilata", temendo che la sua conoscenza    avrebbe fatto scoprire ai fedeli gli errori della Chiesa stessa. Questo è in sintesi il        pensiero dell'autore trattato in tutto il capitolo secondo.

Egli, per meglio essere creduto, cita fatti storici, disposizioni di papi, documenti, passi scritturistici e tocca gli argomenti della ispirazione, della giusta interpretazione biblica tratta dalla stessa Parola di Dio.

Dice che la Bibbia è molto chiara, almeno in buona parte; che ogni fedele può riconoscere e capire le verità in essa contenute; che la Chiesa col suo magistero, si arroga un diritto che non le compete, quando pretende di essere guida necessaria ai fedeli; che lo Spirito Santo ci insegna direttamente e ci dà la giusta comprensione della verità. Anche per quanto riguarda l'ispirazione biblica, l'autore afferma che ogni credente in Cristo se ne rende conto da solo mediante l'azione dello Spirito Santo di cui  tutti posseggono la testimonianza. Egli, lo Spirito Santo, è il Vicario di Gesù Cristo e avrebbe rivelato. "ai piccoli fanciulli" le Verità e sarebbe stato: sempre con i suoi discepoli..(cf Mt 11,25; Gv 16,13).

E continua: come un qualsiasi libro scolastico, a mano a mano che si legge si comprende sempre meglio, cosi è per la S. Scrittura, e aggiunge: però, nelle dottrine fondamentali la Bibbia è di una chiarezza impressionante. Lo afferma il profeta Isaia: “In quei giorni i sordi udranno le parole del libro e, liberati dall'oscurità e dalle tenebre,

gli occhi dei ciechi vedranno” (Os 29,18). Se poi, malgrado tutto, la Bibbia rimane ancora per molti un libro oscuro e impenetrabile, anche questo è stato previsto e spiegato dalla Bibbia medesima: “E’ l’Eterno che ha sparso su voi uno spirito di torpore; ha chiuso i vostri occhi (i profeti); ha velato i vostri capi, (veggenti). Tutte le visioni sono divenute per voi come uno scritto sigillato che si desse a uno che non sa leggere, dicendogli: "Ti prego, leggi questo", il quale risponderebbe: "Non so leggere"”    (Is 29,10-12).

L'autore si dice soddisfatto che la Chiesa Cattolica ha capito che, di fronte alla diffusione spontanea della Bibbia per opera del protestantesimo, non poteva più esercitare il suo controllo e i suoi divieti, e perciò si è decisa, finalmente, a permetterne la libera lettura. Ciononostante, egli dice che molte cautele sembrano ancora accompagnare, arginare e vincolare la forza propulsiva della Bibbia da parte della Chiesa.

 

In ultimo, l'autore ci fa sapere che la Chiesa ha provveduto, dopo la morte degli Apostoli, (sinodi di Roma (382), di Ippona (393) e dì Cartagine (397),) a indicarci quali scritti del Nuovo Testamento dovessero essere riconosciu ti come ispirati.

A questo punto, se ci fermiamo soltanto a logiche considerazioni di carattere pratico, potremo capire molte cose circa le opinioni errate dei non cattolici, su tutte le questioni accennate dall"autore.

 

Domandiamoci:

- E' vero che la Chiesa Cattolica ha tenuto la Bibbia in libertà vigilata per molti secoli?

- E se ci sono state delle precauzioni da parte dell'autorità ecclesiastica, quale è stata la ragione?

- Come mai oggi la Chiesa, non solo non teme il confronto biblico, ma invita costantemente i fratelli non cattolici ad un sereno e fraterno dialogo proprio sulla Parola di Dio?

- Come mai i fratelli non cattolici insistono a credere che ognuno possa interpretare liberamente e personalmente la S.Scrittura?

- Come mai essi trascurano i più importanti passi biblici che indicano una autorità lasciata da Cristo con compiti ben chiari e precisi?

- Come mai essi ricorrono sempre a citazioni equivoche e riescono a distruggere quasi tutte le verità bibliche con la stessa Bibbia?

- Come mai la Chiesa di Roma, Cristiana, Cattolica ed Apostolica è stata ritenuta la Vera da tutti i Cristiani per tanti secoli?

 

Sanno i fratelli non cattolici che Martin Lutero, quando capì lo scompiglio in cui aveva gettato con le sue dottrine la Chiesa e l'Europa, fu preso dall’angoscia e dal dubbio e scrisse, in una specie di dialogo con se stesso queste parole: “Pensi che tutti i maestri del passato non lo sapessero? Tutti i nostri Padri sarebbero stati degli sciocchi? Tu solo sei stato ispirato dallo Spirito Santo in questi ultimi tempi? Dio avrebbe lasciato errare il suo popolo per tanti anni? Quante volte il mio cuore ha palpitato, mi ha punito e rimproverato con il suo unico fortissimo argomento: solo tu sei saggio? Tutti gli altri sbaglierebbero e avrebbero sbagliato per tanto tempo? E se sbagli e trascini tanta gente nell'errore quanti saranno dannati in eterno?” (Edizioni di Weimar, 1883 - vedi  "Perchè Cattolici" di Gerlando Lentini, pag. 23, Editrice LDC).

 

Come vi dicevo, “l'autore” cerca di dimostrare che la Chiesa Cattolica ha avuto e ha ancora paura che la conoscenza della Bibbia possa nuocere alla sua dottrina. Non è difficile comprendere le gravi difficoltà di ordine spirituale nelle quali vengo a trovarmi, perchè dovrò fare un continuo sforzo per trovare parole adatte a dimostrare il contrario e salvare, nello stesso tempo, lo spirito di cristiana carità e quello dell'ecumenismo in cui ogni vero cristiano deve sentirsi impegnato.

Forse la questione fondamentale verte sul problema della traduzione in volgare della Bibbia.

 

I primi tentativi di traduzione in volgare risalgono in Italia a prima di Dante. Più che vere traduzioni, sono di solito parafrasi ampliative ed esplicative, fatte a scopo devozionale.

Col Trecento cominciano ad apparire le prime Bibbie intere in volgare. A frà Domenico Cavalca è attribuita la traduzione degli Atti.

Con l'invenzione della stampa a caratteri di piombo (Gutemberg, 1450 circa), la Bibbia volgare completa venne ben presto in prima linea con due edizioni nel 1471 a Venezia.

Ai tempi del protestantesimo cominciano dopo che in Germania, anche in Italia versioni bibliche dì NUOVA INDOLE. Quasi contemporaneamente alla Bibbia di Lutero, uscì in Italia la versione del fiorentino Antonio Brucioli, di spiccate tendenze protestanti, anche se ufficialmente non si era staccato dalla Chiesa. Infatti la sua traduzione divenne ben presto comune, per i protestanti italiani esuli. Nel 1559 fu messa all’”Indice”. (= indica  il catalogo dei libri di cui la Chiesa Cattolica proibisce la lettura ai fedeli)

 

Era di versione rozza ed incolta, e la sua asserita derivazione dai testi originali fu ottenuta in realtà con assiduo impiego della versione latina di Sante Pagnini per il testo ebraico e di quella di Erasmo per il N. Testamento.

Le versioni, dopo quella del domenicano Sante Marmochino, si moltiplicarono (secolo XVI), ma furono prive d'ogni valore scientifico.

Il canonico regolare Isaia, premise alla sua Esposizione sul cantico di Salomone, stampata nel 1504 a Venezia, delle note di chiarificazione. Egli si giustifica d'aver scritto in volgare perchè era necessario in quanto molte donne mentre filavano, cantavano tratti della Bibbia. E' facile che l'autore si riferiva alle due edizioni veneziane del 1471, e anche ad altre traduzioni parziali, le quali tutte erano divulgatissime fra il popolino.

L'esperto Alberto Vaccari riferisce, (attingendo da una biografia di Sisto V, conservata in un manoscritto inedito da lui consultato), che il papa, prima della sua morte (1590) "volle che si stampasse la Bibbia in lingua italiana, perchè fosse notoria a tutti".

Questa volontà del papa fu osservata nella stamperia di Sua Santità. A vari cardinali e al re di Spagna, Filippo II sembrò inopportuna tale traduzione in volgare e fecero rimostranze al papa, il quale, però, respinse energicamente tale intervento.

Peccato che di questa edizione romana non sono rimaste tracce.

 

Segue un lungo periodo in cui in Italia i cattolici cessarono di produrre nuove traduzioni o edizioni, a causa della norma stabilita nel 1559 e ribadita nel 1564 dell'"Indice", per arrestare la diffusione del protestantesimo, norma che esigeva uno speciale permesso scritto per leggere la Bibbia in volgare. In questo periodo comparve la più importante versione protestante di Giovanni Diodati, pubblicata con note nel 1607 a Ginevra. A questa epoca le Bibbie volgari in Italia erano rappresentate praticamente solo da testi protestanti. Di questo si preoccupò Benedetto XIV, che con decreto dell'Indice del 13-6-1757, modificó la regola precedente, permettendo la lettura delle versioni in volgare approvate dalla S. Sede o pubblicate sotto la sorveglianza dei vescovi.

 

Lo stesso Papa raccomandò la prepara zione di una nuova versione italiana condotta in conformità a tali norme.

Così in pochi anni furono pubblicate tre nuove versioni italiane.

 

In Spagna, al tempo del protestantesimo, le severe restrizioni poste dalla inquisizione fecero sì che nel campo cattolico si preparassero solo traduzioni parziali.

 

Al sorgere del protestantesimo, di cui fu potente veicolo la Bibbia di Lutero, i cattolici tedeschi si affrettarono a pubblicare anch'essi delle traduzioni in volgare.

In realtà i meriti della traduzione di Lutero furono singolarissimi sotto

l'aspetto linguistico e letterario, giacchè con essa Lutero creò da tanti dialetti locali, l'idioma unico che fu poi quello della nazione tedesca.

Il giudizio sul valore scientifico e teologico dell'opera luterana è ben differente: Lutero tradusse dai testi originali, coadiuvato da Melantone, Aurgallus ed altri avendo sott'occhio i "Settanta”, la Volgata, specialmente la traduzione di Sante Pagnini e le Postillae di Nicolò di Lira (tanto che fu detto: “Nisi Lyra Lyrasset, Lutherus non saltasset”); ma la sua cognizione dell'ebraico, della quale egli tanto si vantava,

non era molto grande, e lo costrinse più volte a ricercare il parere dei rabbini.

 

Inoltre col suo lavoro mirava soprattutto a diffondere le sue idee teologiche, e ciò l'indusse ad essere tendenzioso in taluni punti per attribuire al testo biblico le sue idee.

 

E' noto il caso di Rm 3,28, ove traduce che l'uomo "é giustificato mediante la sola fede", mentre il testo origi nale non ha "sola".

 

Gli stessi protestanti, col tempo, si accorsero delle lacune bibliche luterane e furono praticati molti emendamenti.

 

Per quanto riguarda l'interpretazione della Bibbia - che i Padri chiamarono una "Lettera di Dio all'uomo" - a tutto quanto ho detto nei primi numeri, posso aggiungere che intendere "questa lettera di Dio all'uomo", non è sempre facile, e ciò per molte ragioni, che provengono sia dal suo elemento divino, sia dall'elemento umano. Essa fa parte della Rivelazione divina; è scritta in lingue diverse, presso popoli di costumi ben differenti dagli odierni; alludo a fatti e situazioni storiche di cui spesso oggi non si hanno chiare notizie, e sovente i singoli libri o dipendono da scritti più antichi oggi scomparsi, o hanno ricevuto nel corso dei secoli modificazioni di vario genere.

Tutti questi fatti sono da tener nella lettura della Bibbia per evitare il pericolo di attribuire ad essa signifícati che in realtà non ha, ossia di far dire a Dio ciò che Egli non ha mai detto.

Il complesso delle regole di interpretazione, sia teologiche sia filosofico-storiche, costituiscono l’“ermeneutica” (= l'arte di interpretare e intendere i libri, le parole, le opinioni degIi antichi scrittori).

L'uso di leggere i singoli, libri della Bibbia, anche prima che fossero riuniti insieme, è antichissimo sia nel giudaismo sia nel Cristianesimo. E ciò non soltanto nelle sinagoghe e nelle Chiese cristiane, ma anche privatamente.

 

Vi furono nel giudaismo dell'era volgare talune restrizioni prudenziali provocate da abusi e da particolari difficoltà esegetiche.

Anche presso i  cristiani la lettura privata della Bibbia, molto raccomandata e assai diffusa, divenne campo di abusi. Ai principi del secolo V, S.Giovanni Crisostomo raccomandava ai suoi fedeli di non limitarsi ad ascoltare soltanto la lettura della Bibbia fatta in Chiesa. D'altra parte S. Girolamo si lamenta del carattere irriverente e plebeo che hanno preso al suo tempo le discussioni sulla S. Scrittura.

 

Ciononostante, non vi sono tracce di provvedimenti restrittivi presi dalla Chiesa fino al medioevo.

Nel 1199 Innocenzo III scrive al Vescovo di Metz di indagare sull'origine e l'intenzione di talune traduzioni in volgare che andavano diffondendosi in quella regione senza però condannarne in genere 1a 1ettura in volgare (PL 214, 695-99).

 

Vere proibizioni delle Bibbie volgari si ebbero poco dopo, ma sempre limitate ad alcune regioni e senza l'intervento della S. Sede.

Il Concilio di Tolosa del 1229 ne proibì l'uso ai laici, in occasione della lotta contro gli Albigesi e Valdesi (in Mansi, XXIII, 197, can, 14);.l'assemblea tenuta nel 1234 a Tarragona (Spagna) sotto Giacomo I promulgò una proibizione analoga riguardante anche i chierici (in Mansi, XXIII, 329); il Concilio di Oxford del 1408 emanò uguale proibizione in occasione del movimento di Wyclef (in Mansi, XXVI, 1038).

 

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01/09/2009 08:46

Per l'Italia non si ebbero proibizioni di sorta, e quanto ivi fosse comune, prima del movimento luterano, l'uso di leggere la Bibbia volgare è dimostrato, per la regione veneta, dalla prefazione di Isaia da Este, il quale, come è stato detto, si giustificava di aver scritto in volgare per dare una traduzione più corretta in quanto molte donne mentre filavano cantavano tratti della Bibbia.

Anche in altre regioni d'Italia consta che, prima di Lutero, era usuale la lettura della Bibbia in volgare (cfr Archivio Storico Italiano, Firenze, 1842, App. I, p. 334).

SENONCHE' LA RIVOLUZIONE RELIGIOSA DEL PROTESTANTESIMO PROVOCO' PER REAZIONE MISURE RESTRITTIVE.

 

Dopo prescrizioni locali la sede romana intervenne per la prima volta nel 1559, allorchè l’”Indice” di Paolo IV proibì di stampare e detenere la Bibbia in volgare senza il permesso del S. Uffizio.

I permessi erano concessi con notevole larghezza.

Divenuto poi remoto il pericolo del protestantesimo, la Congregazione dell"Indice" nel 1757, permetteva le versioni in volgare approvate dalla Sede romana o pubblicate sotto la sorveglianza dei Vescovi con annotazioni estratte da autori cattolici.

 

La sostanza di queste disposizioni è quella ancora vigente.

Il frequente uso della Bibbia fece sorgere costumanze varie, spesso encomiabili, talvolta strane, non di rado riprovevoli.

Per lo stesso volume materiale della S. Scrittura, Giudei e Cristiani ebbero

sempre particolare venerazione.

Ho ritenuto opportuno tracciare la cronistoria della “lettura della S. Scrittura” desumendola non dalla fantasia ma dalla storia bimillenaria della Chiesa e con l’aiuto dell'Enciclopedia Cattolica.

Per ragioni pratiche e facilmente comprensibili, mi sono limitato all'essenziale, presentando al lettore soltanto una specie di schema e per giunta scheletrico, però sufficiente - voglio sperarlo - a farsi un'idea abbastanza chiara e positiva, non catastrofica come quella presentata dall'"autore", della situazione circa la “vigilanza” protettiva e non repressiva, esercitata dalla Chiesa Cattolica a beneficio dei propri fedeli.

 

A pag. 17 l"autore" riporta, scandalizzato, le seguenti parole del Papa Paolo VI, il quale afferma che la Bibbia deve essere letta “non con le sole risorse dell'erudizione umana, ma con il concorso del Magistero della Chiesa, custode e interprete della rivelazione divina”. Sante e sagge parole! Ma chi rigetta l'autorità terrena, divinamente costituita, rigetta anche, forse senza saperlo e senza volerlo, anche quella della divina Parola e delle disposizioni in essa contenute.

Ho già detto e ripetuto centinaia di volte che Gesù ho fondato la “sua” Chiesa su Pietro, costituito suo vicario visibile, al quale si benignó di dare il carisma, unico sulla terra, di “confermare i fratelli nella fede” (Lc 22,31-32). Fondando la Chiesa su Pietro gli affidava le “chiavi del Regno dei Cieli”, precisandogli che contro di essa “non avrebbero prevalso le porte degli Inferi”; inoltre, gli commetteva la facoltà di "sciogliere e legare" (cfr Mt 16,18-20). Prima di salire al cielo, Gesù volle completare e togliere ogni dubbio su Pietro, nominandolo Pastore visibile e supremo del Suo gregge (cf Gv 21,15-17). Non mi sembra di dover commentare e chiarire questi tre punti così luminosi del Vangelo. La loro importanza è decisiva. Riporto le parola del fratello Nisbet (p.20) e con lui affermo: "quello che spaventa nella Bibbia non è quello che è oscuro, ma quello che è troppo chiaro".

Strano che finora non ho quasi mai trovato citati questi ed altri passi evangelici che, essendo troppo chiari e decisivi non sono tenuti in considerazione dal fratelli non cattolici: oppure, quando vengono citati, si dà loro una interpretazione completamente erronea ... facendoli diventare del tutto incomprensibili.

 

Continuando la confutazione, mi accorgo che l'autore cerca di giustificare tutti i suoi errori e ci dice che:

a) contro le pretese del Magistero ecclesiastico, Gesù afferma che lo Spirito Santo avrebbe reso i suoi discepoli (ossia tutti) capaci di ricordare e comprendere la Sacra Scrittura (cf Gv 14,26), perché "tutti saranno ammaestrati" direttamente da Dio, bastando la sola rivelazione dello Spirito Santo (cf 1 Gv 2,27).

Per rispondere a queste affermazioni apodittiche dell"autore" si potrebbe scrivere un intero lungo trattato. Ma questo io non le faccio. Spero che basteranno poche considerazioni.

l. Lo Spirito Santo é dato a tutti con la grazia del Battesimo, ma solamente

agli Apostoli e loro successori (=Chiesa) è dato in maniera da garantire l'autenticità del loro insegnamento. Se ogni singola persona è garantita dalle sole parole della Bibbia - interpretate a modo proprio - dobbiamo allora dire che lo Spirito Santo o si inganna o  inganna gli altri, giacchè sono migliaia le divisioni e suddivisioni dei non cattolici e ogni gruppo dà alla S. Scrittura una interpretazione propria. E’ da osservare ancora che essendo la Bibbia (Nuovo Testamento) nata nella Chiesa e dalla Chiesa, è solamente la Chiesa che può garantire la Bibbia e non viceversa. Infatti, fin dall'inizio i primi difensori della fede pensavano proprio così.

S. Ireneo (115-202 ca), scriveva: “C’è un solo Dio, un solo Cristo, una sola Chiesa fondata sull'unica fede tramandata dagli Apostoli, la cui missione è di riunire tutta l’umanità in Cristo”.

Il discorso di Ireneo (“Contro le eresie” IV 26,2) si sviluppa con semplicità e chiarezza: il disegno di Dio sulla umanità viene rivelato dalle Scritture che sono perfette “perchè dettate dal Verbo di Dio e dal Suo Spirito”; i quattro Vangeli in particolare, sono la norma della fede e della verità. Tuttavia, in ultima analisi, più che alla Scrittura è alla regola di fede che bisogna riferirsi per controbattere gli eretici e ciò per due motivi: perché essi hanno diffuso una massa di opere apocrife, che dicono ispirate e perchè interpretano le Scritture secondo la loro fantasia.

Quale è dunque la regola della fede?

E' il  simbolo degli Apostoli, cioè il “credo” che ciascuno ha ricevuto con il Battesimo e che può essere spiegato e capito più o meno bene, ma non cambiato. Tale simbolo si trova nella Chiesa. Infatti, solo in essa si trova la formula autentica della fede, formula o simbolo che riassume le Verità rivelate nella Scrittura e soltanto in essa questo simbolo viene fedelmente spiegato, perchè la Chiesa ha ricevuto queste verità attraverso una successione ininterrotta di pastori: dagli stessi Apostoli ai Vescovi di oggi. Inoltre, questa trasmissione o “tradizione” della verità è stata assicurata contro l'errore con un "carisma certo di verità" (ivi.... Formula ripresa dal Vaticano II, Dei Verbum, 8).

Tale carisma è un dono dello Spirito Santo trasmesso ai pastori per il bene di tutto il corpo ecclesiale. Dunque è ai Vescovi cattolici che bisogna chiedere la spiegazione vera delle Sacre Scritture: “Dov’è la Chiesa, ivi è lo Spirito di Dio… con tutta la grazia e la verità”.

Il criterio ultimo delle verità contenute nella Scrittura è dunque l'insegnamento della Chiesa che riflette quello di Gesú stesso: "Chi ascolta voi, ascolta me..." (cf Lc 10,16). Ma, continua a riflettere S. Ireneo, come è possibile distinguere gli eretici dagli ortodossi o l'errore dalla verità, quando una chiesa dissente dalla Chiesa universale?

         In tal caso ci si attiene all’autorità dell’insegnamento delle Chiese più antiche, la cui sede episcopale risalga direttamente ad un apostolo. Tra queste spicca la Chiesa di Roma che possiede “la più alta autorità”, perché fondata dagli Apostoli Pietro e Paolo. Perciò è necessario che tutte le altre chiese si accordino con la Chiesa di Roma             (cf Storia della Chiesa, Ediz. Istituto S. Gaetano, pagg. 109-112).

 

Le altre affermazioni o obiezioni presentateci dall’autore e da me sinteticamente riassunte, sono le seguenti:

 

b- I cristiani non hanno bisogno di nessuno per sapere che la Bibbia è ispirata. Infatti, diceva Calvino: "il domandarci come facciamo a riconoscere che la Bibbia è ispirata da Dio, è come se uno domandasse come facciamo a conoscere la luce dalle tenebre'', il bianco dal nero, il dolce dall'amaro.." (p. 18).

c- "Non spetta dunque alla Chiesa cattolica di decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se1a Chiesa è ancora cristiana..."  (pp.  18-19).

 

d- Ma non siamo noi degli orgogliosi affermando di possedere la “Testimonianza dello Spirito Santo?” Gesù, dopo aver ringraziato il Padre “perchè hai nascoste queste cose ai sapienti... e le hai rivelate ai piccoli” (Cf Mt 11,25) promise ai discepoli che il Vicario, cioè lo Spirito Santo, sarebbe stato sempre con loro (p. 19 - Cf Gv 16,13).

e- La Bibbia è di una chiarezza impressionante. Lo afferma il profeta Isaia (29,18) quando scrive: "In quei giorni i sordi udranno le parole del libro e, liberati dall'oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno". Se poi, malgrado tutto, la Bibbia rimane ancora per molti un libro oscuro... anche questo è previsto dalla Bibbia: “E’ l'Eterno che ha sparso su voi uno spirito di torpore; ha chiuso i vostri occhi (i profeti), ha velato i vostri capi (i veggenti). Tutte le visioni sono divenute per voi come uno scritto sigillato...” (Is 29,10-12).

Cosa rispondere a queste altre quattro apodittiche affermazioni? 

Precedentemente ho risposto brevemente alla prima obiezione (a-) dell'"autore". Credo che quella risposta possa valere anche per le quattro successive obiezioni-affermazioni sopra riportate.

Le parole di Calvino sono chiare come è chiaro l'atteggiamento prodotto nei suoi seguaci e, in genere, in tutti i protestanti. Si può rimanere sbalorditi e sconcertati dalle semplicistiche e strane affermazioni di Calvino e dell’"autore", ma esse sono li, e costituiscono il credo di tanti fratelli non cattolici. Si possono ritenere delle elucubrazioni ed un'inganno per gli ingenui, ma esse non possono essere credibili per nessuna ragione.

Il paragone è inadeguato e puerile.

Un analfabeta, un bambino, un matto distinguono facilmente la luce dalle tenebre, il bianco dal nero, ma certamente non sapranno e non potranno capire la S. Scrittura. Così, come è già stato detto, è la Chiesa, nella quale e dalla quale è nato il Nuovo Testamento, a garantirci della sua autenticità e non viceversa. Gesù, fondando la "Sua" Chiesa vi ha posto un "principio" di unità ed esso non deve infrangersi. Perciò S. Paolo non ha timore di dirci che la Chiesa di Dio “è colonna e sostegno della verità” (cf 1 Tm 3,15-16). La sola Bibbia senza “Pietro” e il suo Magistero non è atta ad unificare, ma divide, come purtroppo, siamo costretti a costatare in tutti i raggruppamenti cristiani non cattolici.

Gesù raccomanda accoratamente l'unità (cf Gv 17,11 ... ); la stessa cosa fa San Paolo in diversi punti delle sue lettere. In Ef 4,4-6 insiste: “Un solo corpo ... una sola fede, un solo battesimo…”

Sono, poi, proprio le S. Scritture che ci confermano 1`ortodossia dell'unica Chiesa fondata da Cristo la quale non potrà mai cadere nell'errore perchè Cristo stesso e lo Spirito Santo ne garantiscono la stabilità nella Verità: “e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”, perchè lo Spirito Santo “vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 15,26-27).

La Chiesa Cattolica, istruita dall'Alto, rigetta qualunque interpretazione arbitraria o personale. Essa sa bene, dal primo capo visibile, che la Bibbia “non è soggetta a privata spiegazione” (cf 2 Pt 2,20-21). Sa pure che "nelle lettere del carissimo fratello Paolo ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per la propria rovina. Voi, dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia" (2 Pt 3,15-17).

Inoltre (d-), è bene precisare che lo Spirito Santo, inviato dal Padre in nome di Gesù, cioè in stretta unione con Lui (cf Gv 16,13-14), ha la funzione, presso gli apostoli, di continuare l'insegnamento di Gesù, nel senso di farlo ricordare e comprendere; non può essere quindi il Vicario di Gesù, perchè Egli è Dio come il Padre e come il Figlio.

 

Il profeta Isaia  (e-) in 29,18, usa delle metafore che indicano un cambiamento morale che avverrà nel paese in contrasto con i versetti 10-12, dove è descritto l'accecamento del popolo. La guarigione sarà totale, corporale e spirituale. Viene cosi eliminata la triste prospettiva di Is 6,9-10, in cui Dio minaccia il castigo per l'indurimento del cuore. Le descrizioni metaforiche del profeta non hanno nulla a che vedere con la comprensione o meno della Parola di Dio. Si sa che quando Israele prevaricava non ascoltava neppure i profeti, e quando si ravvedeva riusciva a capire

che del male subìto, responsabile non era Dio ma il popolo stesso.

Quanto detto finora non impedisce ai credenti di leggere con profitto la Bibbia con tutte le risorse di cui possiamo disporre. Anzi il vero cristiano è invitato dalla stessa S. Scrittura, oltre che dalla Chiesa, a leggere, studiare, nutrirsi e vivere la divina Parola; ma il vero cristiano sa anche a chi deve rivolgersi nei casi difficili e di incertezza. La pretesa di leggere e capire tutto da sè è segno di presunzione, ma Gesù ci avverte che "queste cose sono rivelate dal Padre ai piccoli (= umili ) e non ai sapientoni (= superbi)". L'umile non ha difficoltà a rivolgersi ad altri per capire bene la Parola di Dio, come fece l'umile eunuco quando si volse al diacono Filippo per avere spiegazione su quello che stava leggendo (cf At 8,31).

Anche il grande scrittore, filosofo, vescovo Agostino di Tagaste, basandosi proprio sulla S. Scrittura, diceva umilmente: “Io non crederei al Vangelo se non me ne convincesse l'autorità della Chiesa Cattolica”. S. Agostino, dottore della Chiesa, sapeva che questa è madre, custode e destinataria della Bibbia e non il singolo cristiano.

Nell'atto di fede il Cattolico, infatti, recita così: “credo tutto quello che Dio ha rivelato e la Santa Chiesa ci propone a credere" e, non quello che passa per la nostra testa dopo aver letto la Bibbia.

 

Il Signore vi dia pace.

 

(fine delle risposte alle obiezioni del capitolo II).

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