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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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SALVATI PER GRAZIA O PER LE OPERE?

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:41
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01/09/2009 08:41

IV CAPITOLO DEL LIBRO:

"MA IL VANGELO NON DICE COSI'":

 

Fascicoli dal n° 113 al n°118

 

Salvati per grazia o per le opere?

 

A cura di frà Tommaso Maria di Gesù dei frati minori rinnovati

Via alla Falconara n° 83 - 90100 Palermo  - Tel. 0916730658

 

 

 

Do inizio alla confutazione del IV capitolo del libro "Ma il Vangelo non dice così". Questo capitolo è così sintetizzato: "Salvati per grazia o per opere?". Sarà  bene riportare per intero le obiezioni dell'autore per meglio approfondire la questione posta da Lutero e, poi , "tradizionalmente" da tutti i suoi seguaci.

 

Non cattolico.

 

1. Qual'è l'insegnamento della Chiesa Cattolica romana riguardo alle buone

opere?

Il Clero insegna che "le buone opere sono assolutamente necessarie per conseguire la salute eterna; in altre parole, non basta la fede, non basta credere per salvarsi" (cf G. Perardi: "Nuovo manuale del catechìsta", Torino, Ed. Uce, 1943, p. 385).

 

2. Perchè questa opinione è ambigua e pericolosa?

E' verissimo che la fede, se efficace e vivente, produrrà necessariamente delle opere buone. Noi non possiamo immaginare un fuoco senza calore né un tralcio che, unito alla vite, non produca frutti. Ma non sono opere meritorie, come non è merito del tralcio di portare del frutto. Il merito è solo della vite, cioè di Cristo, che porta dei frutti nella vita di quelli che sono uniti a Lui.

"Se la salvezza venisse dalle buone opere - ben dice fra Simone da Cascia - Cristo sarebbe stato crocifisso invano, e la grazia non sarebbe grazia se la nostra propria giustizia ci potesse giustificare" (Simone Fidati da Cascia (+ 1348), citato da Ghiminelli, "Il contributo italiano alla Riforma religiosa in Europa, p. 11).

 

3. Che cosa afferma la Bibbia sulla salvezza per grazia mediante la sola fede?

I Giudei dissero a Gesù: Che dobbíamo fare per operare le opere di Dio?

Gesù rispose e disse loro: Questa è l'opera di Dio: che crediate in Colui che Egli ha mandato" (Gv 6,28-29).

"Noi riteniamo che l'uomo é giustificato mediante la fede, senza le opere della legge" (Rm 3,28).

Dio ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non secondo le nostre opere, ma secondo il proprio proponimento e la grazia che ci è stata fatta in Cristo avanti i secoli (2Tm1,9).

"E' per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voì; è il dono di Dio. Non è in virtù dì opere, affinchè niuno si glori" (Ef 2,8-9).

 

4. E difatti qual'è la nostra esperienza?

La nostra esperienza è che, per quante opere buone facciamo, non riusciamo mai ad ottenere la certezza della nostra salvezza. Nessuno riuscirà mai ad uscire da un pozzo tirandosi su per i capelli: occorre che la salvezza ci venga dal di fuori. La salvezza, cioè, è un dono di Dio, e chi si immagina di meritare la salvezza con le proprie opere buone, fa come il naufrago che si dibatte nell'acqua, e mette in perìcolo la propria vita e quella del suo salvatore. Per salvarsi, il naufrago deve innanzitutto rinunciare ad ogni sforzo e lasciare fare l'altro.

 

5. Quale pregiudizio è stato opposto alla salvezza per sola fede?

C'è stato chi ha detto che, secondo noi, per essere salvati basta accettare teoricamente l'Evangelo e che ci consideriamo liberi di operare bene o male: "Svuotata del suo contenuto morale la legge, viene messo il bene ed il male sullo stesso piano e come norma di vita si suggerisce la massima luterana: "Pecca fortemente, credi in Cristo, vincitore del peccato" (Mons. Fusco nella Prefazione a: Gladius, I Pentecostali, Rovigo, Ist. Padano di Arti Grafiche, 1948, p. 13).

 

6. Dove si trova questa famosa frase di Lutero?

In una sua lettera del 1° Agosto 1521 a Melantone, dove si esprime precisamente così: "Sii peccatore e pecca fortemente, ma più fortemente abbi fede e rallegrati in Cristo, il quale è vincítore del peccato, della morte e del mondo; avremo da peccare finché saremo quaggiù. Questa vita non è la dimora della giustizia, ma noi attendiamo, come dice Pietro, nuovi cieli e nuova terra nel quali abiti la giustizia".

 

7. Come dev'essere interpretata questa frase?

Ce lo dice il gesuita Grisar nella sua biografia di Lutero: "Con questa raccomandazione paradossale, egli non voleva certo spingere qualcuno a peccare, come spesso si è creduto; anzi Lutero scrive e predica sempre contro il peccato. Le sue parole sono una espressione iperbolica e impressionante della certezza che egli aveva e insegnava, che cioè, mediante la fiducia e la fede in Dio misericordioso, si possa ottenere senz'altro il perdono di qualsiasi peccato se, ben inteso, questa sia tesa fortemente", (H. Grisar, 'Lutero", Torino, 1933, p. 194).

 

8. Qual'è la fatale consequenza dell'insegnamento riguardo alla salvezza per mezzo delle nostre buone opere?

La conseguenza é che uno non puó mai essere certo di ottenere la salvezza. Se la salvezza sarà il risultato, sì della grazia di Dio, ma anche delle nostre opere buone, il dubbio sull'esito del nostro processo sarà tanto più forte, quanto pìù la nostra attenzione sarà portata sulle nostre azioni.

 

9. Perchè il credente è assolutamente certo della propria salvezza?

Perchè egli mette la sua completa fiducia nelle promesse di Dio, rappresentato, nella parabola del fígliuol prodigo, dal padre che accoglie e perdona il figliuolo pentito, senza domandargli null'altro se non la sua fiducia nel perdono già accordato.

 

Fin quì ho riportato tutto il capitolo IV del libro "Ma Il Vangelo non dice cosí" del fratello Roberto Nisbet.

Ora, con diverst numeri successivi, esamineremo punto per punto, dando le dovute risposte alle molteplici obiezioni che i protestanti muovono contro la dottrina evangelica della Chiesa sulla "salvezza ottenuta per grazia e mediante le buone opere".

 

Non cattolico. Dopo tutto quello che ho detto, ti prego di volermi rispondere con chiarezza e sufficienza, e sempre provandomi biblicamente le tue risposte. Tieni presente che l'ex sacerdote Ernesto Bonaiuti ha scritto (in "Pellegrino di Roma", Roma, Ediz. Darsena, 1945, p. 64): "Al cospetto di Dio noi siamo perpetui accattoni con la mano tesa a invocare un soccorso, senza cui la nostra vita non può non chiudersi con un bilancio irreparabilmente fallimentare".

Praticamente egli dice la stessa cosa di fra Simone Fidati da Cascia, il quale si esprime con parole ancora più forti quando dice: "Se la salvezza venisse dalle buone opere, Cristo sarebbe stato crocifisso invano, e la grazia non sarebbe grazia se la nostra propria giustizia ci potesse giustificare".

Cattolico. Carissimo fratello, mi sembra che tu voglia sostenere, per principio preso e per tradizione umana protestantica, quello che ormai molti "fratelli separati" oggi praticamente accettano. Tu stesso tra le obiezioni mi hai detto: " E' verissimo che la fede, se efficace e vivente, produrrà necessariamente delle opere buone. Noi non possiamo immaginare un fuoco senza calore, né un tralcio che, unito alla vite, non produca frutti ... ".

E allora, se così stanno le cose perchè insistere a volere ritenere inutili le opere buone, e se proprio tu le ritieni necessarie? Perchè porre una dottrina in termini così equivoci e assoluti, escludendo ciò che è necessario?

Così come è posta dai protestanti, la dottrina della salvezza è del tutto contraria alla Sacra Scrittura. Negare premio e ricompensa alle opere buone quando queste son raccomandate o comandate continuamente nell'A.T. e nel N.T., mi sembrano affermazioni strane e incomprensibili. Prendendo in esame solo ancuni punti del N.T., vediamo che:

 

l. Ad un giovane che lo aveva interrogato che cosa dovesse fare per conseguire la vita eterna, Gesù Cristo rispose: "Osserva i comandamenti" (cf Mt 19,17). Osservare i comandamenti è "praticare opere buone".

 

2. Altra volta Gesù diceva: "Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la Volontà del Padre mio che è nei "Cieli" (Mt 7,21).

 

3. "...Chi dunque trasgredirà  uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno dei Cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel Regno dei Cieli" (cf Mt 5,19).

4. "Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli" (Mt 5,20).

 

5. Diceva ai discepoli: "La vostra luce dinanzi agli uomini risplenda tanto che vedano le vostre opere buone e glorifichino il vostro Padre che è nei Cieli" (Mt 5,16).

 

6. E ai Giudei, che si vantavano di Abramo: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo" (GV 8,39).

7. Gesù stesso avvertiva:"Chi  vuol venire dietro me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (cf Mt 16,24).

8. Gesù poi con varie parabole confermò il suo insegnamento. Vedi: Le vergini stolte escluse dal banchetto;  l'albero infruttuoso tagliato e gettato nel fuoco; Il servo infingardo punito perchè non fece fruttificare i talenti; l'invitato a nozze senza l'abito nuziale, anch'egli punito. Inoltre la sentenza del giudizio universale è motivata sulla pratica e sulla omissione delle opere buone di misericordia, ecc.

9. Ancora, Gesù aveva detto: "Il Figliuolo dell'uomo verrà nella gloria del Padre.... e, allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni" (Mt.16,27).

10. Gesù affidò agli Apostoli la missione di insegnare "a osservare tutto quello che vi ho comandato" (cf Mt 28,20).

11. Altra volta disse di essere Egli la vite e i fedeli i tralci: " ... ogni tralcio che in me non porta frutto, lo tog lie (il Padre)"; "Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca.... e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano"                                                                                                                   (cf Gv 15,1-6).

12 Lo Spirito Santo per mezzo dell'Apostolo Giacomo ci avverte: "la fede se non ha in sè le opere è morta"; e percio essa non basta da sola a salvarci.

S.Paolo non si contenta di una fede qualsiasi, esige la fede che opera per la carità (cf Gal 5,6), anzi precisa.: " ... Non vi fate illusioni, non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poichè dunque ne abbiamo l'occasione operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede (cf Gal 6,6-10).

 

Non cattolico. Ma scusa, le nostre opere così meschine possono meritare il Paradiso?

Cattolico. Le opere degli uomini PER SE' non meriterebbero mai il Paradiso; lo meritano perchè il Signore si è degnato di avvalorarle con la grazia che ci ha conferito nel Battesimo o restituito nel Sacramento della Penitenza. Le nostre opere buone hanno merito perchè, compiute in grazia di Dio, esse partecipano dei meriti stessi di Gesù Cristo.

Non cattolico. Scusami, io insisto: non bastano a salvarci i meriti infiniti di Gesù Cristo?

Cattolico. Ed io, caro fratello, ripeto: No, non bastano, non perchè essi non abbiano valore sufficiente, ma perchè Gesù Cristo stesso ha voluto il concorso e la cooperazione delle nostre opere buone, perchè per applicarcene il merito, vuole che noi pratichiamo il Vangelo e viviamo la vita cristiana. Perciò San Paolo diceva di sè: "Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti diCristo a favore del suo Corpo che è la Sua Chiesa" (Col 1,24).

 

Non cattolico. Io insisto, perchè mi pare molto logico quello che dicono due cattolici qualificati, ossia l'ex sacerdote Ernesto Bonaiuti ed il frate Simone da Cascia.

Si, anche a me sembra, come dice il Bonaiuti, che "al cospetto di Dio noi siamo perpetui accattoni.... e la nostra vita, senza il soccorso di Dio non può che chiudersi con un bilancio irreparabilmente fallimentare" (vedi prima). Anzi, come dice frate Simone "Se la salvezza venisse dalle buone opere, Cristo sarebbe stato crocifisso invano, e la grazia non sarebbe grazia se la nostra propria giustizia ci potesse giustificare" (vedi prima).

Ecco, queste convinzioni, tu, con le tue dimostrazioni, non riuscirai mai a togliermele dalla testa.

 

Cattolico. Carissimo fratello, Dio mi guardi bene dal toglierti dalla testa queste tue

specifiche convinzioni. Esse sono anche le mie e tanto il Bonaiuti quanto frà Simone hanno appreso dalla Madre Chiesa le loro argomentazioni. Ed io non t'ho già detto che le opere degli uomini per sé non meriterebbero mai il Paradiso? E se lo meritano è solo perchè il Signore si è degnato di avvalorarle con la grazia.... Le nostre opere buone hanno merito perchè compiute in grazia di Dio, partecipano dei meriti stessi di Gesù Cristo.

 

Non cattolico. Allora Paolo ha detto delle sciocchezze?

 

Cattolico. Tu puoi anche crederlo, na io no certarnente, perchè San Paolo ha detto tante belle cose e tante altre le ha precisate.

 

Non cattolico. Spiegami, allora perché San Paolo ha scritto: "Noi riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere della legge"? (Rm 3.28).

 

Cattolico. Puoi tu pensare che l'Incarnazione di Cristo, la sua passione e morte, e tutta la grazia che ci ha portato, siano dipese dalle nostre opere buone? Certamente non lo pensi, come non lo penso io, nè alcuno mai l'ha pensato. Gesù è venuto proprio perchè eravamo peccatori e non avremmo mai potuto con i nostri meriti ottenere la salvezza. Egli é stato esplicito: "Non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati; non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori; molti pubblicani e peccatori si misero a tavola con Gesù; era amico dei pubblicani e dei peccatori" ecc. (cf Mt 9,10.12-13; 11,19; cf anche Lc 7,37; 15,1,ss.; 19,7, ecc.).

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Non cattolico. Se così stanno le cose, perchè non sei d'accordo con me?

 

Cattolico. Perchè tu - forse senza accorgertene - dai alle frasi bibliche, significati che esse non hanno. L'Apostolo Paolo intende riferirsi alle opere della legge mosaica, ossia ai cerimoniali, alla circoncisione, alle abluzioni ecc., ormai non più necessane per i cristiani. Quindi, quando Giovanni (6,28-29) dice che la migliore opera di Dio è credere in Colui che Egli ha mandato, dice il vero, ma non intende separare dalla fede le opere buone. Così anche quando l'apostolo dice (2 Tm 1,9) che Dio ci ha salvati "secondo il proponimento e la grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità", certamente non vuole escludere le opere buone dopo avere ottenuto la sua grazia, ma di quelle di prima che, purtroppo, non c'erano e non ci potevano essere perchè la Fonte della grazia (= Gesù), non era ancora venuta tra noi per salvarci. Perciò è giusto ripetere con l'Apostolo (Ef 2,8-9): "è per grazia che voi siete stati salvati.... non in virtù di opere, affinchè niuno si glori".

E chi di noi non ha fatto l'esperienza che senza la divina grazia non riesce a far nulla di buono? Se Lutero con le sue frasi voleva dir quello che ho detto poc'anzi, avrebbe potuto esprimersi almeno con frasi meno equivoche. Leggendo quelle sue parole: "Sii peccatore e pecca fortemente, ma più fortemente abbi fede ......" non si può non rimanere su un piede di allarme, anche se ha trovato il Gesuita H. Grisar che ha saputo e potuto giustificarlo.

 

Non cattolico. Lutero, già te l'ho detto, scrisse cosí a Melantone per fargli capire l'importanza della fede.

 

Cattolico. Ma, caro fratello, credi tu che la Chiesa cattolica non ritiene che la cosa più grande - prima come dono di Dio e poi come nostra conquista - sia proprio la fede?

In merito alla grandezza ed all'importanza della fede, io potrei parlarti per ore intere. Io devo tutto alla fede; e quando parlo, o esorto, o predico, non faccio altro che, soprattutto, far rilevare la necessità assoluta della fede per risolvere tutti i problemi della vita temporale e sphituale.

Ma è logico - oltre che biblico, ritenere fermamente che la salvezza, essendo una realtà soprannaturale, essa non portà mai essere raggiungibile con le sole forze umane, specie dopo il peccato originale.

Quindi, le nostre opere buone, finché restano sul piano esclusivamente umano, non potranno mai ottenerci la salvezza senza la grazia che Dio, nella sua bontà e misericordia, elargisce gratuitamente. Però - e qui bisogna che tu, caro fratello, ponga una particolare attenzione - l'uomo può anche perdere la grazia con il peccato, oppure rifiutarla e disprezzarla, ma può anche, e deve, collaborare con essa, col fare il bene ed evitare il male.

In tal modo, cioè con la grazia divina e con la sua collaborazione, l'essere umano diviene compartecipe della divina natura (2 Pt 1,4) e può meritare la beatitudine eterna. In questo caso le nostre opere buone sono compiute non soltanto dall'uomo, ma da lui e da Dio insieme, presente nell'anima del giusto con la sua grazia. E che sia proprio cosi ce lo assicura lo stesso Gesù, quando ci dice: "Io sono la vite, voi i tralci; chi rimano in me ed io in lui, questi porta molto frutto, perché senza di me non potere far nulla" (Gv 15,5).

 

Non cattolico. Io ammiro le tue disquisizioni, ma ho ancora molti dubbi.

 

Cattolico. Ed io ti comprendo. Il male dei non cattolici é quello di non conoscere o di

non conoscere bene, o addirittura, di non voler conoscere la dottrina insegnata dalla Chiesa. Quanti dubbi e quanti errori potrebbero essere fugati se tutti i cristiani ascoltassero la voce autorevole della Chiesa di Dio.

Riferendomi a quanto ti stavo dicendo in precedenza, voglio precisarti che le nostre opere, quando sono compiute nello stato di grazia, sono tutt'altro che inutili: esse costituiscono la condizione indispensabile al conseguimento della salvezza.

La parola di Dio in merito é chiarissima: "Tutti gli uomini compariranno davanti al tribunale di Dio e del Cristo (Rm 14,10), per ricevere l'eterna ricompensa, e ciò avverrà "secondo le loro opere" (cf Mt 16,27), perché dinanzi al trono di Dio, chiunque, "sia schiavo che libero, ricererá dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene" e "secondo quello avrà seminato" (Gal 6,7-9).

Quindi le nostre opere di cristiani redenti, buone o cattive, avranno un peso determinante nel giudizio divino. Cristo Giudice, non si attarderà a chiederci se abbiamo o meno aderito a Lui con la fede, la quale é sempre presupposta, ma ci domanderà se abbiamo computo i nostri doveri, le opere che Egli ci ha comandato. "perchè ognuno riceverà la ricompensa di quel che avrà fatto mentre era nel corpo, sia in bene che in male" (2 Cor 5,10).

Gesù "non aveva conosciuto peccato" ma Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perchè noi potessimo diventare per mezzo di Lui giustizia di Dio". Il Signore ha fatto tutto per noi, ma dal momento che per Gesù siamo stati giustificati è necessaria la nostra buona volontà, la nostra collaborazione perchè "ci lasciamo riconciliare con Dio" (2 Cor 5,20-21); "E poichè siamo suoi (di Dio) collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio" (2 Cor 6, 1).

Non cattolico. Dici tante belle cose, ma quelle parole dell'Apostolo Paolo mi sembrano troppo chiare: "L'uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere" (Rm 3,28); "E' per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede ......"

Cattolico. Strano come tu sia cosi tenacemente legato a tali parole, mentre a tutte le altre dello stesso Apostolo tu non fai neppure caso!

 

L'esortazione di Paolo "a non accogliere invano la grazia di Dio", il dover essere "suoi collaboratori", quando "ognuno riceverà la ricompensa di quel che avrà fatto", altro non significano che se noi abbiamo la fede senza le opere, essa è morta ed a nulla ci giova. Comunque, spero di toglierti definitivamente ogni dubbio facendoti riflettere che non c'è una sola pagina di tutta la Bibbia che non contenga qualche precetto,

esortazione o condanna per chi non opera il bene.

 

L'Antico Testamento è pieno di minacce di castighi per l'empio e nel N.T. tali esortazioni, precetti o condanne sono ripetute spessissimo. Mi limito a poche citazioni:

 

Tb 13,10: "Dio ti ha castigato per le opere dei tuoi figli";

 

Sal 28,1: "ripagati secondo la loro opera";

 

Pr 12,14: "ciascuno sarà ripagato secondo le sue opere";

 

Pr 24,12: "renderà a ciascuno secondo le sue opere";

 

Sap 6,3: "il Signore esaminerà le vostre opere";

 

Sir 16,13: "Dio giudicherà l'uomo secondo le sue opere";     

 

Sir 16,15: "ciascuno sarà trattato secondo le sue opere";

 

Is 57,12: "le tue opere non ti saranno di vantaggio";

 

Ez 24,14: "ti giudicherò secondo la tua condotta";

 

Am 8,7:  "Non dimenticherò mai le loro opere";

 

Am 2,6: "Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere";

 

1 Cor 3,13: "il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno";

 

1 Pt 1,17: "il Padre giudica ciascuno secondo le sue opere";

 

Ap 14,13: "le loro opere li seguono";

 

Ap 20,12: "i morti , giudicati ciascuno secondo le sue opere";

 

Ap 22,12: "rendere a ciascuno secondo le sue opere";

 

In ultimo, non dimenticare, come già ti ho detto e ripetuto, che l'Apostolo Paolo quando dice "senza le opere" , intende sempre le opere della legge mosaica, e quando scrive "salvati mediante la fede", non intende escludere mai gli atti meritori compiuti dai cristiani in collaborazione con la divina grazia, come ben risulta da tutti i suoi scritti.

Non cattolico. Ma io so che per il peccato originale l'uomo ha perduto la grazia, i doni preternaturali ed è rimasto perturbato irrimediabilmente anche nelle sue stesse doti naturali. Tutto ciò non gli consente di compiere opere meritorie. Adamo ha peccato, lo sconvolgimento dell'umana natura resta, come dopo un terremoto resta lo sconvolgimento da esso prodotto.

 

Cattolico. Ciò che dici è vero, ma in un senso moderato, non totale. C'è, dopo il peccato originale, un deterioramento dell'uomo, chiamato dai teologi vulnus (=ferita) e quanto al corpo e quanto all'anima, e persino un certo declino e attenuazione del libero arbitrio, non però la sua perdita totale, come insegnano Lutero e Calvino. Tu conoscerai bene l'interpretazione pessimistica di Lutero.

Non cattolico. Relativamente. Se la conosci con esattezza, ti prego di ripetermela.

Cattolico. Eccoti servito: "Il peccato originale.... consiste nella privazione totale di ogni rettitudine e di ogni forza (per il bene), in tutte le nostre facoltà, sia del corpo che dell'anima, nell'uomo tutt'intero, interiore ed esteriore; esso è la tendenza al male, il disgusto del bene, il fastidio della luce e della saggezza, l'attaccamento all'errore e alle tenebre, la fuga del bene, la corsa al male...".

Lutero ha scritto pure un libro intitolato "De servo arbitrio", per Mostrare che "il libero arbitrio è una pura menzogna".

Calvino, poi, asserisce che "la natura dell'uomo è così perversa, che egli non può essere mosso, spinto, condotto se non al male... egli è soggetto alla necessità di peccare".

 

Oltre a ciò, saprai pure bene che Calvino asserisce che Dio ha predestinato all'inferno un certo numero di uomini, ed altri al paradiso.. In quanto a Lutero ho da dirti ancora che egli non crede neppure alla forza della grazia di Dio. Scrive infatti: "Se tu, a prescindere dalla giustizia e dalla purità di Cristo, potessi scorgere che cosa è in se stesso un cristiano, fosse pure il più santo, non solo non troveresti in lui nessuna purità e candore, ma bensì troveresti una, per così dire, sozzura diabolica".

Quindi, ciò che di bene si attribuisce al cristiano è tutto, solamente, totalmente da Dio. La predestinazione è assoluta e ingiustificata. (cf "Dottrina della Fede" di Franco Amerio, p. 136).

 

Non cattolico. In verità devo dirti, caro fratello, che tu mi hai detto qualcosa in più di quello che sapevo. Le tue pArole non mi sono indifferenti e mi fanno riflettere profondamente.

 

Cattolico. Io ringrazio il Signore per aver provocato in te delle più profonde riflessioni. Ricordati che lo spirito pessimistico di Lutero e di Calvino ha improntato di sè, in varia misura, una larga corrente nei secoli XVII-XVIII, la corrente giansenistica. Essa tende ad accentuare la parte della grazia e minimizzare la parte della libertà nell'atto umano, che ritiene pregiudizialmente cattivo e peccaminoso, tranne che venga chiaramente dimostrato non essere tale. Le interpretazioni pessimistiche del peccato originale sono state formulate secondo molte diverse sfumature, alcune delle quali, moderate, conciliabili col concetto fondamentale della dottrina cistiana: quello, cioè, della gratuità dell'ordine soprannaturale.

Non cattolico. Ti sto seguendo con interesse. Anche a me sembra donazione gratuita la grazia e tutto l'ordine soprannaturale.

 

Cattolico. Si, però, non si può passare da ciò a dire che il libero arbitrio é una pura menzogna, nè che l'uomo è spinto solo e sempre al male, quasi come se la grazia non riesca a modificarlo in qualche modo, ed egli non sia mai responsabile di fronte alle sollecitazioni della stessa grazia e della divina misericordia. Se, infatti, la privazione della grazia ha sconvolto la natura umana nel suo intimo, nella sua stessa essenza o struttura, ciò significa che la grazia è un'esigenza della natura, è necessaria e indispensabile alla natura: essa sarebbe dunque, infine, un elemento, un prezzo - per così dire - della stessa natura umana.

Messa la questione in questi termini, come fanno i protestanti, la grazia non è più gratuita, e neppure è qualcosa di soprannaturale, e neppure è divinizzazione e figliolanza divina. La grazia sarebbe allora soltanto un elemento perfettivo della natura umana nel suo stesso ordine di natura umana. Come è chiaro, in tal modo finisce per crollare tutto il cristianesimo come economia della redenzione.

 

Non cattolico. Ma al contrario del protestantesimo ci sono di quelli che pensano che l'umanità oggi, cioè l'uomo che per il peccato ha perduto la grazia, è quale sarebbe se non fosse mai stato elevato alla vita soprannaturale.

 

Cattolico. Si, esistono di quelli, che al contrario di Lutero e di Calvino, riconoscono

pienamente il carattere gratuito della soprannatura ma accentuano talmente questo carattere, da non vedere più il rapporto di CONVENIENZA della grazia con la natura, sicchè la grazia diventa un di più indifferente ed arbitrario, un superfluo, la perdita del quale non avrebbe influito per nulla sulla natura umana come tale. Questa interpretazione è detta ottimistica.

 

Non cattolico. Certo il dogma del peccato originale costituisce per molti un mistero addirittura inaccettabile.

 

Cattolico. E' vero. Esso è rifiutato dal liberalismo e dal socialismo. Alla radice di queste dottrine economico-sociali politiche sta la convinzione che la natura umana é buona e che i mali che travagliano l'umanità sono dovuti a sovrastrutture, a circostanze, a fatti contingenti, dai quali è possibile all'uomo liberarsi da solo e poter raggiungere cosi una vita e una civiltà felice.

 

Non cattolico. Beh, quelli che pensano cosi sono dei miscredenti, ma io non la penso cosí. Io penso solo che la grazia è necessaria e che le nostre opere buone non ci fanno meritare nulla.

 

Cattofico: Quando parli devi pesare bene le parole. Dire che la grazia è necessaria significa compromettere la gratuità della medesima. In conclusione: evitando le due interpretazioni estreme - quella pessimistica dei protestanti in genere - e quella degli ottimisti, bisogna ritenere che, contrariamente a quanto pensano i pessimisti, la natura non esige la grazia; contrariamente a quanto pensano gli ottimisti, la natura non è indifferente alla grazia. Vi é tra natura e grazia un rapporto di convenienza. Si può parlare di natura integra, prima del peccato originale e di natura vulnerata, corrotta, dopo il peccato adamitico.

 

Non cattolico. Dunque tutto dipende dal peccato originale?

 

Cattofico. Certamente, come anche tu credi. Gesù è stato il Restauratore della natura ferita mediante la grazia che ci ha donata.

 

Non cattolico. Che ne dici di quelli che non credono al peccato originale?

 

Cattolico. Soltanto con la rivelazione di Gesù Cristo si fu in grado di comprendere con esattezza, come tanti aItri, anche questo punto dell'Antico Testamento. Mi riferisco particolarmente a Genesi 3,15.

 

Non cattolico. Vuoi chiarirlo un pò?

 

Cattolico.  Troppe sarebbero le citazioni e le cose di cui dovremmo parlare per una discreta chiarificazione del peccato originale. Ti dirò soltanto poche cose, tanto per comprenderci.

Sappiamo che attraverso la storia della Chiesa si vengono a mettere in luce successivamente tante ricchezze della rivelazione. Se il peccato adamitico è in gran parte mistero, mistero in gran parte sono anche i nostri stessi peccati. In essi vi è sempre la stoltezza di preferire Barabba a Gesù Cristo, Satana a Dio, la creatura al

Creatore.

Il passo della Genesi (3,15) è ben noto: “... metterò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la Stirpe di Lei". Gesù è la stirpe di Maria, è il Restauratore, il Redentore, il Salvatore dell'umanità decaduta. Quindi "Noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato" (cf Rm c. 5). "La natura umana così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, viene trasmessa a tutti gli uomini, ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato". (Professio fidei di Paolo VI).

 

Il Conc. Vat. II, (G.S., 10), in merito ci dice: "Gli squilibri di cui soffre il mondo  ... si ricollegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo. E' proprio all'interno dell'uomo che molti elementi si contrastano a vicenda...".

Diceva Biagio Pascal: "Qual chimera è dunque l'uomo?... qual novità, qual mostro, qual caos, qual soggetto di cortraddizione, qual prodigio! Giudice di tutto, debole verme di terra; depositario del vero, cloaca di incertezza e di errore; gloria e rifiuto delI'universo".

Si, forte è la tentazione di non accettate il peccato originale: sembra incongruo, troppo esigua causa di un così grande effetto, sembra persino qualche cosa di infantile. Eppure, esso è la chiave della storia umana.

Dice drasticamente Pascal: "nulla ci urta piú rudemente di questo mistero; e tuttavia senza questo mistero, il più incomprensibile di tutti, noi saremmo incomprensibili a noi stessi.... l'uomo è più inconcepibile senza questo mistero, che questo mistero non sia inconcepibile per l'uomo".

Chi non accetta l'oscurità di questo mistero, deve rassegnarsi ad accettare come impenetrabilmente oscura la storia dell'umanità...

Per concludere,  l'umanità, dopo il fallo di Adamo, era rimasta nello stato di peccato. Il peccato originale in noi consiste nello sconcerto dell'essere umano che ha perduto la grazia, ossia lo stato di amicizia con Dio, e quindi è incapace di salvezza, è escluso dal Paradiso. Da questa condizione sarebbe stato impossibile, che l'uomo uscisse con le sue naturali risorse. C'è sproporzione infinita tra le sue naturali risorse e l'ordine soprannaturale da ricuperare, tra la dignitá della sua eventuale riparazione e la dignità o gravità dell'offesa da riparato: c'é la sproporzione che esiste tra l'umano ed il divino, tra il finito e' l'infinito. Anche nel mondo pagano l'oscuro senso del male, di un peccato gravante sull'umanità si accompagnava con una oscura persuasione dell'impotenza dell'uomo a placare la divinità. "Non aspettar alcun fine di un tale supplizio - dice Mercurio nella tragedia eschilea nell'atto di abbandonare l'incatenato Prometeo al suo eterno tormento - prima che qualcuno degli dèi non si presenti come successore nei tuoi tormenti e sia disposto a scendere nel tenebroso ade...". Non già vana fantasia di poeti, ma viva realtà storica é l'intervento di Dio in favore dell'uomo per mezzo del Verbo fatto carne. (cf "Dottrina della fede" di Franco Amerio, pagg. 126-138.154).

 

(fine confutazione dei IV capitolo)

 

                                                                  a cura di Fra Tommaso Maria di Gesù

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