Non cattolico. Se così stanno le cose, perchè non sei d'accordo con me?
Cattolico. Perchè tu - forse senza accorgertene - dai alle frasi bibliche, significati che esse non hanno. L'Apostolo Paolo intende riferirsi alle opere della legge mosaica, ossia ai cerimoniali, alla circoncisione, alle abluzioni ecc., ormai non più necessane per i cristiani. Quindi, quando Giovanni (6,28-29) dice che la migliore opera di Dio è credere in Colui che Egli ha mandato, dice il vero, ma non intende separare dalla fede le opere buone. Così anche quando l'apostolo dice (2 Tm 1,9) che Dio ci ha salvati "secondo il proponimento e la grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità", certamente non vuole escludere le opere buone dopo avere ottenuto la sua grazia, ma di quelle di prima che, purtroppo, non c'erano e non ci potevano essere perchè la Fonte della grazia (= Gesù), non era ancora venuta tra noi per salvarci. Perciò è giusto ripetere con l'Apostolo (Ef 2,8-9): "è per grazia che voi siete stati salvati.... non in virtù di opere, affinchè niuno si glori".
E chi di noi non ha fatto l'esperienza che senza la divina grazia non riesce a far nulla di buono? Se Lutero con le sue frasi voleva dir quello che ho detto poc'anzi, avrebbe potuto esprimersi almeno con frasi meno equivoche. Leggendo quelle sue parole: "Sii peccatore e pecca fortemente, ma più fortemente abbi fede ......" non si può non rimanere su un piede di allarme, anche se ha trovato il Gesuita H. Grisar che ha saputo e potuto giustificarlo.
Non cattolico. Lutero, già te l'ho detto, scrisse cosí a Melantone per fargli capire l'importanza della fede.
Cattolico. Ma, caro fratello, credi tu che la Chiesa cattolica non ritiene che la cosa più grande - prima come dono di Dio e poi come nostra conquista - sia proprio la fede?
In merito alla grandezza ed all'importanza della fede, io potrei parlarti per ore intere. Io devo tutto alla fede; e quando parlo, o esorto, o predico, non faccio altro che, soprattutto, far rilevare la necessità assoluta della fede per risolvere tutti i problemi della vita temporale e sphituale.
Ma è logico - oltre che biblico, ritenere fermamente che la salvezza, essendo una realtà soprannaturale, essa non portà mai essere raggiungibile con le sole forze umane, specie dopo il peccato originale.
Quindi, le nostre opere buone, finché restano sul piano esclusivamente umano, non potranno mai ottenerci la salvezza senza la grazia che Dio, nella sua bontà e misericordia, elargisce gratuitamente. Però - e qui bisogna che tu, caro fratello, ponga una particolare attenzione - l'uomo può anche perdere la grazia con il peccato, oppure rifiutarla e disprezzarla, ma può anche, e deve, collaborare con essa, col fare il bene ed evitare il male.
In tal modo, cioè con la grazia divina e con la sua collaborazione, l'essere umano diviene compartecipe della divina natura (2 Pt 1,4) e può meritare la beatitudine eterna. In questo caso le nostre opere buone sono compiute non soltanto dall'uomo, ma da lui e da Dio insieme, presente nell'anima del giusto con la sua grazia. E che sia proprio cosi ce lo assicura lo stesso Gesù, quando ci dice: "Io sono la vite, voi i tralci; chi rimano in me ed io in lui, questi porta molto frutto, perché senza di me non potere far nulla" (Gv 15,5).
Non cattolico. Io ammiro le tue disquisizioni, ma ho ancora molti dubbi.
Cattolico. Ed io ti comprendo. Il male dei non cattolici é quello di non conoscere o di
non conoscere bene, o addirittura, di non voler conoscere la dottrina insegnata dalla Chiesa. Quanti dubbi e quanti errori potrebbero essere fugati se tutti i cristiani ascoltassero la voce autorevole della Chiesa di Dio.
Riferendomi a quanto ti stavo dicendo in precedenza, voglio precisarti che le nostre opere, quando sono compiute nello stato di grazia, sono tutt'altro che inutili: esse costituiscono la condizione indispensabile al conseguimento della salvezza.
La parola di Dio in merito é chiarissima: "Tutti gli uomini compariranno davanti al tribunale di Dio e del Cristo (Rm 14,10), per ricevere l'eterna ricompensa, e ciò avverrà "secondo le loro opere" (cf Mt 16,27), perché dinanzi al trono di Dio, chiunque, "sia schiavo che libero, ricererá dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene" e "secondo quello avrà seminato" (Gal 6,7-9).
Quindi le nostre opere di cristiani redenti, buone o cattive, avranno un peso determinante nel giudizio divino. Cristo Giudice, non si attarderà a chiederci se abbiamo o meno aderito a Lui con la fede, la quale é sempre presupposta, ma ci domanderà se abbiamo computo i nostri doveri, le opere che Egli ci ha comandato. "perchè ognuno riceverà la ricompensa di quel che avrà fatto mentre era nel corpo, sia in bene che in male" (2 Cor 5,10).
Gesù "non aveva conosciuto peccato" ma Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perchè noi potessimo diventare per mezzo di Lui giustizia di Dio". Il Signore ha fatto tutto per noi, ma dal momento che per Gesù siamo stati giustificati è necessaria la nostra buona volontà, la nostra collaborazione perchè "ci lasciamo riconciliare con Dio" (2 Cor 5,20-21); "E poichè siamo suoi (di Dio) collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio" (2 Cor 6, 1).
Non cattolico. Dici tante belle cose, ma quelle parole dell'Apostolo Paolo mi sembrano troppo chiare: "L'uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere" (Rm 3,28); "E' per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede ......"
Cattolico. Strano come tu sia cosi tenacemente legato a tali parole, mentre a tutte le altre dello stesso Apostolo tu non fai neppure caso!
L'esortazione di Paolo "a non accogliere invano la grazia di Dio", il dover essere "suoi collaboratori", quando "ognuno riceverà la ricompensa di quel che avrà fatto", altro non significano che se noi abbiamo la fede senza le opere, essa è morta ed a nulla ci giova. Comunque, spero di toglierti definitivamente ogni dubbio facendoti riflettere che non c'è una sola pagina di tutta la Bibbia che non contenga qualche precetto,
esortazione o condanna per chi non opera il bene.
L'Antico Testamento è pieno di minacce di castighi per l'empio e nel N.T. tali esortazioni, precetti o condanne sono ripetute spessissimo. Mi limito a poche citazioni:
Tb 13,10: "Dio ti ha castigato per le opere dei tuoi figli";
Sal 28,1: "ripagati secondo la loro opera";
Pr 12,14: "ciascuno sarà ripagato secondo le sue opere";
Pr 24,12: "renderà a ciascuno secondo le sue opere";
Sap 6,3: "il Signore esaminerà le vostre opere";
Sir 16,13: "Dio giudicherà l'uomo secondo le sue opere";
Sir 16,15: "ciascuno sarà trattato secondo le sue opere";
Is 57,12: "le tue opere non ti saranno di vantaggio";
Ez 24,14: "ti giudicherò secondo la tua condotta";
Am 8,7: "Non dimenticherò mai le loro opere";
Am 2,6: "Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere";
1 Cor 3,13: "il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno";
1 Pt 1,17: "il Padre giudica ciascuno secondo le sue opere";
Ap 14,13: "le loro opere li seguono";
Ap 20,12: "i morti , giudicati ciascuno secondo le sue opere";
Ap 22,12: "rendere a ciascuno secondo le sue opere";
In ultimo, non dimenticare, come già ti ho detto e ripetuto, che l'Apostolo Paolo quando dice "senza le opere" , intende sempre le opere della legge mosaica, e quando scrive "salvati mediante la fede", non intende escludere mai gli atti meritori compiuti dai cristiani in collaborazione con la divina grazia, come ben risulta da tutti i suoi scritti.
Non cattolico. Ma io so che per il peccato originale l'uomo ha perduto la grazia, i doni preternaturali ed è rimasto perturbato irrimediabilmente anche nelle sue stesse doti naturali. Tutto ciò non gli consente di compiere opere meritorie. Adamo ha peccato, lo sconvolgimento dell'umana natura resta, come dopo un terremoto resta lo sconvolgimento da esso prodotto.
Cattolico. Ciò che dici è vero, ma in un senso moderato, non totale. C'è, dopo il peccato originale, un deterioramento dell'uomo, chiamato dai teologi vulnus (=ferita) e quanto al corpo e quanto all'anima, e persino un certo declino e attenuazione del libero arbitrio, non però la sua perdita totale, come insegnano Lutero e Calvino. Tu conoscerai bene l'interpretazione pessimistica di Lutero.
Non cattolico. Relativamente. Se la conosci con esattezza, ti prego di ripetermela.
Cattolico. Eccoti servito: "Il peccato originale.... consiste nella privazione totale di ogni rettitudine e di ogni forza (per il bene), in tutte le nostre facoltà, sia del corpo che dell'anima, nell'uomo tutt'intero, interiore ed esteriore; esso è la tendenza al male, il disgusto del bene, il fastidio della luce e della saggezza, l'attaccamento all'errore e alle tenebre, la fuga del bene, la corsa al male...".
Lutero ha scritto pure un libro intitolato "De servo arbitrio", per Mostrare che "il libero arbitrio è una pura menzogna".
Calvino, poi, asserisce che "la natura dell'uomo è così perversa, che egli non può essere mosso, spinto, condotto se non al male... egli è soggetto alla necessità di peccare".
Oltre a ciò, saprai pure bene che Calvino asserisce che Dio ha predestinato all'inferno un certo numero di uomini, ed altri al paradiso.. In quanto a Lutero ho da dirti ancora che egli non crede neppure alla forza della grazia di Dio. Scrive infatti: "Se tu, a prescindere dalla giustizia e dalla purità di Cristo, potessi scorgere che cosa è in se stesso un cristiano, fosse pure il più santo, non solo non troveresti in lui nessuna purità e candore, ma bensì troveresti una, per così dire, sozzura diabolica".
Quindi, ciò che di bene si attribuisce al cristiano è tutto, solamente, totalmente da Dio. La predestinazione è assoluta e ingiustificata. (cf "Dottrina della Fede" di Franco Amerio, p. 136).
Non cattolico. In verità devo dirti, caro fratello, che tu mi hai detto qualcosa in più di quello che sapevo. Le tue pArole non mi sono indifferenti e mi fanno riflettere profondamente.
Cattolico. Io ringrazio il Signore per aver provocato in te delle più profonde riflessioni. Ricordati che lo spirito pessimistico di Lutero e di Calvino ha improntato di sè, in varia misura, una larga corrente nei secoli XVII-XVIII, la corrente giansenistica. Essa tende ad accentuare la parte della grazia e minimizzare la parte della libertà nell'atto umano, che ritiene pregiudizialmente cattivo e peccaminoso, tranne che venga chiaramente dimostrato non essere tale. Le interpretazioni pessimistiche del peccato originale sono state formulate secondo molte diverse sfumature, alcune delle quali, moderate, conciliabili col concetto fondamentale della dottrina cistiana: quello, cioè, della gratuità dell'ordine soprannaturale.
Non cattolico. Ti sto seguendo con interesse. Anche a me sembra donazione gratuita la grazia e tutto l'ordine soprannaturale.
Cattolico. Si, però, non si può passare da ciò a dire che il libero arbitrio é una pura menzogna, nè che l'uomo è spinto solo e sempre al male, quasi come se la grazia non riesca a modificarlo in qualche modo, ed egli non sia mai responsabile di fronte alle sollecitazioni della stessa grazia e della divina misericordia. Se, infatti, la privazione della grazia ha sconvolto la natura umana nel suo intimo, nella sua stessa essenza o struttura, ciò significa che la grazia è un'esigenza della natura, è necessaria e indispensabile alla natura: essa sarebbe dunque, infine, un elemento, un prezzo - per così dire - della stessa natura umana.
Messa la questione in questi termini, come fanno i protestanti, la grazia non è più gratuita, e neppure è qualcosa di soprannaturale, e neppure è divinizzazione e figliolanza divina. La grazia sarebbe allora soltanto un elemento perfettivo della natura umana nel suo stesso ordine di natura umana. Come è chiaro, in tal modo finisce per crollare tutto il cristianesimo come economia della redenzione.
Non cattolico. Ma al contrario del protestantesimo ci sono di quelli che pensano che l'umanità oggi, cioè l'uomo che per il peccato ha perduto la grazia, è quale sarebbe se non fosse mai stato elevato alla vita soprannaturale.
Cattolico. Si, esistono di quelli, che al contrario di Lutero e di Calvino, riconoscono
pienamente il carattere gratuito della soprannatura ma accentuano talmente questo carattere, da non vedere più il rapporto di CONVENIENZA della grazia con la natura, sicchè la grazia diventa un di più indifferente ed arbitrario, un superfluo, la perdita del quale non avrebbe influito per nulla sulla natura umana come tale. Questa interpretazione è detta ottimistica.
Non cattolico. Certo il dogma del peccato originale costituisce per molti un mistero addirittura inaccettabile.
Cattolico. E' vero. Esso è rifiutato dal liberalismo e dal socialismo. Alla radice di queste dottrine economico-sociali politiche sta la convinzione che la natura umana é buona e che i mali che travagliano l'umanità sono dovuti a sovrastrutture, a circostanze, a fatti contingenti, dai quali è possibile all'uomo liberarsi da solo e poter raggiungere cosi una vita e una civiltà felice.
Non cattolico. Beh, quelli che pensano cosi sono dei miscredenti, ma io non la penso cosí. Io penso solo che la grazia è necessaria e che le nostre opere buone non ci fanno meritare nulla.
Cattofico: Quando parli devi pesare bene le parole. Dire che la grazia è necessaria significa compromettere la gratuità della medesima. In conclusione: evitando le due interpretazioni estreme - quella pessimistica dei protestanti in genere - e quella degli ottimisti, bisogna ritenere che, contrariamente a quanto pensano i pessimisti, la natura non esige la grazia; contrariamente a quanto pensano gli ottimisti, la natura non è indifferente alla grazia. Vi é tra natura e grazia un rapporto di convenienza. Si può parlare di natura integra, prima del peccato originale e di natura vulnerata, corrotta, dopo il peccato adamitico.
Non cattolico. Dunque tutto dipende dal peccato originale?
Cattofico. Certamente, come anche tu credi. Gesù è stato il Restauratore della natura ferita mediante la grazia che ci ha donata.
Non cattolico. Che ne dici di quelli che non credono al peccato originale?
Cattolico. Soltanto con la rivelazione di Gesù Cristo si fu in grado di comprendere con esattezza, come tanti aItri, anche questo punto dell'Antico Testamento. Mi riferisco particolarmente a Genesi 3,15.
Non cattolico. Vuoi chiarirlo un pò?
Cattolico. Troppe sarebbero le citazioni e le cose di cui dovremmo parlare per una discreta chiarificazione del peccato originale. Ti dirò soltanto poche cose, tanto per comprenderci.
Sappiamo che attraverso la storia della Chiesa si vengono a mettere in luce successivamente tante ricchezze della rivelazione. Se il peccato adamitico è in gran parte mistero, mistero in gran parte sono anche i nostri stessi peccati. In essi vi è sempre la stoltezza di preferire Barabba a Gesù Cristo, Satana a Dio, la creatura al
Creatore.
Il passo della Genesi (3,15) è ben noto: “... metterò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la Stirpe di Lei". Gesù è la stirpe di Maria, è il Restauratore, il Redentore, il Salvatore dell'umanità decaduta. Quindi "Noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato" (cf Rm c. 5). "La natura umana così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, viene trasmessa a tutti gli uomini, ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato". (Professio fidei di Paolo VI).
Il Conc. Vat. II, (G.S., 10), in merito ci dice: "Gli squilibri di cui soffre il mondo ... si ricollegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo. E' proprio all'interno dell'uomo che molti elementi si contrastano a vicenda...".
Diceva Biagio Pascal: "Qual chimera è dunque l'uomo?... qual novità, qual mostro, qual caos, qual soggetto di cortraddizione, qual prodigio! Giudice di tutto, debole verme di terra; depositario del vero, cloaca di incertezza e di errore; gloria e rifiuto delI'universo".
Si, forte è la tentazione di non accettate il peccato originale: sembra incongruo, troppo esigua causa di un così grande effetto, sembra persino qualche cosa di infantile. Eppure, esso è la chiave della storia umana.
Dice drasticamente Pascal: "nulla ci urta piú rudemente di questo mistero; e tuttavia senza questo mistero, il più incomprensibile di tutti, noi saremmo incomprensibili a noi stessi.... l'uomo è più inconcepibile senza questo mistero, che questo mistero non sia inconcepibile per l'uomo".
Chi non accetta l'oscurità di questo mistero, deve rassegnarsi ad accettare come impenetrabilmente oscura la storia dell'umanità...
Per concludere, l'umanità, dopo il fallo di Adamo, era rimasta nello stato di peccato. Il peccato originale in noi consiste nello sconcerto dell'essere umano che ha perduto la grazia, ossia lo stato di amicizia con Dio, e quindi è incapace di salvezza, è escluso dal Paradiso. Da questa condizione sarebbe stato impossibile, che l'uomo uscisse con le sue naturali risorse. C'è sproporzione infinita tra le sue naturali risorse e l'ordine soprannaturale da ricuperare, tra la dignitá della sua eventuale riparazione e la dignità o gravità dell'offesa da riparato: c'é la sproporzione che esiste tra l'umano ed il divino, tra il finito e' l'infinito. Anche nel mondo pagano l'oscuro senso del male, di un peccato gravante sull'umanità si accompagnava con una oscura persuasione dell'impotenza dell'uomo a placare la divinità. "Non aspettar alcun fine di un tale supplizio - dice Mercurio nella tragedia eschilea nell'atto di abbandonare l'incatenato Prometeo al suo eterno tormento - prima che qualcuno degli dèi non si presenti come successore nei tuoi tormenti e sia disposto a scendere nel tenebroso ade...". Non già vana fantasia di poeti, ma viva realtà storica é l'intervento di Dio in favore dell'uomo per mezzo del Verbo fatto carne. (cf "Dottrina della fede" di Franco Amerio, pagg. 126-138.154).
(fine confutazione dei IV capitolo)
a cura di Fra Tommaso Maria di Gesù