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Stampa: Recensioni Concerti

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2009 18:08
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Post: 1.163
Città: CASTEL BOLOGNESE
Età: 42
Sesso: Femminile
27/06/2009 23:40

[questo post era dentro il topic biografia, quindi forse qualcuno l'aveva già visto, ma adesso l'ho staccato e inserito come nuovo topic a sè stante e ci sono 2 nuove recensioni del gig di ferrara.]

selezione di alcune tra le tante Recensioni sui Live tenuti in Italia


-> da indiscene.it
Editors @Rainbow Club -Milano 10.11.2005
dov'è finita la tanto decantata freddezza inglese? I quattro di Birmingham (inaspettatamente) mozzano il fiato, lasciano pochissime pause in un concerto breve ma intenso.

Inizio fulminante, nell'oscurità più totale del palco, un lampo di luce bianca e Tom che intona l'intro di Lights . Tecnicamente dimostrano subito di saperci fare, qualche canzone viene accellerata leggermente rispetto all'originale, la batteria è più presente e forte di modo che la mollezza di alcune tracce del disco sia solo apparente.
Tom non trova pace durante lo show, si contorce, si agita, posseduto dalla sua stessa musica parla pochissmo, preferisce dar spazio alle sue canzoni e incanta con la sua voce profonda e tormentata.
Danno il meglio quando è il turno di canzoni come All Sparks , Blood , Bullets e, soprattutto, Munich perfettamente rivista in una versione più veloce. Qui il pubblico canta e balla, rendono meravilgiosamente le loro canzoni più veloci, mantendendo la tipica traccia di triste malinconia che li contraddistingue.

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-> da indie-rock.it
Editors @Rolling Stone -Milano 5.2.2006
ecco, Tom Smith e in generale tutti gli Editors sembrano proprio dei ragazzi tranquilli. Quelli che ogni genitore vorrebbe che il proprio figlio frequentasse. Composti, educati, garbati, lontani anni luce dalle manie e dalle moine da rockstar, per esempio, di un Brian Molko, ma lontani anche da quella postura di chi deve essere fico a tutti i costi, come, per fare un nome (ma solo uno, proprio a caso), gli Interpol. Niente eyeliner e cravatte alla moda, quindi, ma solo canzoni.

E il fatto è che gli Editors hanno delle gran canzoni, e a sentirli dal vivo ce ne si accorge ancora di più. Come 'Lights', che apre il disco ma anche il loro show, come 'All Sparks', 'Bullets', 'Blood', e ovviamente 'Munich'. Tutte presenti, in un set che ha ripercorso per intero il loro esordio discografico, e che vi ha aggiunto qualche interessante b-side, come 'Find Yourself A Safe Place' (dall'EP di 'Munich'), che, sentita così, poteva starci benissimo su 'The Back Room'.

Il suono esce bello compatto, Tom Smith si raggomitola su sé stesso e attorno alla sua chitarra, quasi volesse sembrare ancora più magro di quant'è. Tutte sue le parti vocali, non c'è una seconda voce, e tutto suo il palcoscenico, gli altri tre Editors se ne stanno attentamente in disparte, come se non volessero far notare in modo particolare di essere lì. Unica trasgressione al low-profile, la maglietta a righe del chitarrista Chris Urbanowicz.

E il pubblico, che ti aspetteresti bardato di nero in memoria di Ian Curtis, in realtà è un po' come loro, sobrio, pulito, vestito con la prima cosa comoda che è capitata, che non celebra la band con ovazioni ma fa capire di essere in sintonia. Il mio vicino mi dice che gli ricordano tanto i primi U2 (non i Joy Division, bensì gli U2!), e allora forse è vero che gli Editors hanno un loro suono, che si son creati un loro pubblico, che non è solo di gente che inganna il tempo in attesa del prossimo CD degli Interpol.

Pubblico che non è così numeroso come ci si aspetterebbe, forse per il fatto che 'sti ragazzi son qui per la terza volta in pochi mesi, o forse perché la giornata senza auto di oggi in città ha fatto rimanere in pantofole molti milanesi. O forse anche perché fuori fa un freddo cane, e a casa in pantofole si sta davvero bene.

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-> da kronic.it
Editors @Piper Club -Roma 22.11.2007
quando ormai sul pavimento del leggendario club capitolino non c’è più neanche una mattonella libera arrivano sul palco gli Editors. I ragazzi di Birmingham sanno bene quanto una buona scaletta può incidere sulla riuscita di un concerto ed infilano subito in apertura - senza perdersi in introduzioni di sorta - due schegge taglientissime del loro repertorio: “Lights” e “Bones”. Due brani eseguiti a perdifiato, con tutta l’energia possibile neanche fosse l’ultimo live della loro carriera. Un avvio folgorante che ha un impatto decisivo in grado di far schizzare alle stelle l’entusiasmo di un’audience che ha voglia di saltare, ballare e farsi trascinare.

La band non è di quelle che si fanno pregare, anzi. Tom Smith si produce in una performance convincente, interpreta i testi delle canzoni con smorfie e pose teatrali, tiene il palco con disinvoltura e ruba la scena mettendosi a suonare in piedi sul pianoforte, arrivando in alcuni momenti quasi a toccare i ragazzi delle prime file e dimenandosi divertito dal tanto entusiasmo prodotto. Dal vivo i brani assumono una veste meno profonda e oscura ma leggermente più colorata ed ariosa. La voce di Smith è più squillante, Leetch al basso e soprattutto il drummer Edward Lay sostengono la struttura ritmica con un apporto incessante e preciso, mentre la chitarra di Urbanowicz resta defilata senza trovare grandi spazi.

Questi sono gli Editors, una band che ha molte frecce nel suo arco e che riesce a mantenere alto il livello emozionale soprattutto grazie a brani come “When Anger Shows”; un pezzo dalla timbrica decadente eseguito con rabbia, forza espressiva e passione. Il concerto non conosce soste e il pubblico partecipa entusiasta e divertito: “Blood” fa elevare aggreganti cori da stadio e una decisissima versione di “All Sparks” produce un battimano incessante. I brani dei due album si mescolano facilmente in un cocktail micidiale: “Munich” è accolta da acclamazioni trionfalistiche e le nuove ma già epiche “An End Has a Start” e “Escape the Nest” fanno sì che l’eccitazione rompa gli argini. Si respira un’aria vibrante; ogni track sviluppa esaltazione e il clima è ormai bollente.

Nel finale la bellissima versione di “Smokers Outside the Hospital Doors” mette il punto esclamativo ad un’esibizione maiuscola capace di spezzare quel filo di scetticismo che prima del concerto legava molti pensieri dei presenti, tra i quali quello del vostro diffidente cronista.



-> da troublezine.it
Editors @Estragon -Bologna 23.11.2007
appena arrivati alla location emiliana la prima cosa che si nota è che gli Editors han fatto centro: due su due. Doppia data autunnale e doppio sold out, prima a Roma e poi qui. Molta gente resta fuori per un sold out che non era annunciato in questo caso e che si è consumato a poche ore dallo show sul passaparola dell'ottimo risultato di quanto fatto al Piper la sera prima. I segni per parlare di un momento in cui tutto quello che toccano e fanno è oro Tom Smith e soci ci sono tutti e nemmeno l'acustica decisamente non impeccabile della location bolognese permette di declassare a meno di ottima la performance del gruppo inglese. Gli Editors pare proprio che facciano le cose in grande e se vogliamo sottilizzare sembrano oramai più destinati e indicati per le grosse locations che per i palazzetti o locali medio piccoli perchè le loro canzoni hanno oramai una presa tale da sembrare pronte per il sing-along da stadio o da arena più che per le poche migliaia di persone.

La scaletta del concerto di Bologna è già un piccolo greatest hits, la band ha già i brani per una raccolta con soli due album sulle spalle, inserendo due inediti e ripescango dal bonus disc di "The Back Room" You Are Fading in apertura dei bis. Inutile però negare che la gente era lì soprattutto per sentire come risultavano i pezzi del secondo album "An End Has A Start" e guardando la serata da questo punto di vista non si può fare altro che decretarne il successo anche in chiave live. Volendo andare oltre sono proprio i pezzi del secondo disco a risultare ancor più convincenti dei vecchi estratti da "The Back Room", il che non vuol dire che la Lights di apertura o la Bullets eseguita quasi subito abbiano deluso, ma il concerto è stato un crescendo esploso soprattutto con Smoker Outside The Hospital Doors. Tom Smith è a centro palco e mulina le braccia come se fosse posseduto mentre canta, ma ancora più sorprendente è come il suo agitarsi scoordinato sul palco, il ruotare intorno al piano o lo scivolare per terra non scalfisce di un millimetro la sua voce. Sempre perfetta ed impeccabile guida e trascina il resto della band, che per altro ci mettono del loro per regalare una esecuzione quasi sempre rasente alla perfezione.

La setlist ha alternato pezzi vecchi e nuovi, con un paio di momenti che si sono elevati sopra la già più che ottima media ovvero la sequenza della nuova Banging Heads e All Sparks e la chiusura di prima parte di show con il nuovo singolo The Racing Rats a cui ha seguito l'immancabile Munich. Il primo inedito (che appare come b-sides del nuovo singolo The Racing Rats) prima citato si pone in scia al sound del nuovo disco ed è sembrato un pezzo decisamente buono a cui mancava proprio poco per poter essere inserito su album, mentre è l'apertura di Munich voce e chitarra di Tom Smith a strappare gli applausi più convinti fino a quel momento. Pochi minuti di break e ultimi tre brani aperti dalla rarity prima detta a cui segue il pezzo a mio parere migliore della serata, il primo singolo del secondo album Smoker Outside The Hospital Doors: potente e melodico è un brano che fa cantare tutto l'Estragon al punto da riportarmi all'idea che gli Editors meritino oramai palcoscenici quasi da stadio, perchè i cori di tutti i presenti nelle loro canzoni sta diventando un accompagnamento costante di tutti i concerti. Chiusura come sempre con Fingers In The Factories, che permette agli ultimi irriducibili di sfinire le loro corde vocali, le mani invece erano già stanche da un'ora e un quarto di meritati applausi tributati agli Editors.

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-> da troublezine.it
Editors @Alcatraz -Milano 28.3.2008
per quanto la bravura di un gruppo possa essere esaltata nelle creazioni in studio, la vera prova, quella che sancisce il giudizio insindacabile, rimane quella live. Un sold out ipotizzato e successivamente confermato, ma non ce ne stupiamo neanche: d’altronde era andata così anche per le due date dello scorso novembre a Roma e Bologna, e il ‘tutto esaurito’ anche per questa serata non può che darci la certezza di essere in procinto di assistere ad uno show che non sognerebbe mai di deluderci.

Quando ormai all’interno dell’Alcatraz non è rimasto più un metro quadrato libero, le luci si spengono, dal pubblico parte un boato e gli Editors si fiondano sul palco. Stupiscono fin dal primo istante, perché solitamente per l’inizio di un concerto non ci si aspetta un brano lento, ed invece i quattro propongono Camera, per avvisare il pubblico il pubblico disattento, alle prese con l’ordinazione di una birra alla cassa, o intento a fumare una sigaretta, che qualcosa di grande sta per accadere. Quando ormai l’attenzione di ogni minuscola parte del corpo di ciascun presente è rivolta al palco, può iniziare il vero concerto. Ed è la volta di An End Has A Start, con la cassa della batteria che suona come un conto alla rovescia per il distacco dal mondo.

Si potrebbero utilizzare i termini più ricercati, si potrebbe andare a cercare nel dizionario che contiene le descrizioni di tutte le emozioni (ovviamente positive) esistenti, ma sarebbe comunque impossibile trasmettere a chi legge, e non era presente, ciò che è successo venerdì sera all’Alcatraz. Un profluvio di suoni tangibili, lì, ad un millimetro da ciascuno di noi, che improvvisamente ti piombano addosso, ti penetrano, ti alienano, e ti ritrovi immerso in un bagno di luci, suoni, colori. Il pubblico è diventato un mare attraversato da onde, un continuo fluttuare di corpi percorsi dalle vibrazioni prodotte dai suoni perfetti che nascono da pezzi come Bullets, Bones, All Sparks. Ogni tanto perdevo di vista Tom, spariva improvvisamente dietro qualche testa… perché quando si è piccini e attorniati da persone molto più alti di te, si perde spesso e volentieri la visuale del palco, ma questo è utile per acuire i sensi che ti rimangono, e quando capita durante concerti così esaltanti, l’unica conseguenza che si verifica è una partecipazione ancora più profonda. Così chiudi gli occhi, e quando senti i primi accordi di Munich non puoi non amarli per ciò che ti trasmettono. La voce di Tom è piena, sicura, aggressiva quel tanto che basta per provocarti brividi lungo tutta la schiena. Impossibile restare fermi, si può solo ballare.

Di fronte alla perfezione di pezzi come Fingers In The Factories o The Weight Of The World si rimane a bocca aperta, anche per la delicatezza con cui riescono a concludere ogni pezzo, come per darci il tempo di tornare gradualmente alla realtà del caldo della sala, della gola secca per le canzoni cantate a squarciagola. Immancabile The Racing Rats, già verso la conclusione della performance, per regalarci ancora qualche minuto di alienazione, per permettere ai corpi e alle gole non ancora soddisfatte di dare fondo alle ultimissime energie rimaste. Conclude Smokers Outside The Hospital Doors, con la stessa raffinatezza proposta ad inizio concerto: senza dubbio la migliore buonanotte che si potesse sperare di ricevere.

Come ho detto all’inizio la prova live è quella che sancisce il giudizio insindacabile, e dopo aver assistito ad uno SPETTACOLO come quello di venerdì sera, si può dire con certezza che la perfezione esiste, e sono gli Editors.



-> dal sito del velvet club
Editors @Velvet -Rimini 29.3.2008
purtroppo la review del concerto non c'è ma c'è questa annotazione.. condetemi il permesso di rendere nota. :)
"Tutto esaurito per il concerto degli Editors! Erano due anni e mezzo che non si registrava un sold out, l’ultima volta il 10 dicembre 2005 per i Subsonica."

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-> da rockshock.it
Editors @Piazza Castello -Ferrara 24.6.2009
"Si sfiora il tutto esaurito nella Piazza Castello di Ferrara per quella che sarà l’unica data italiana del tour estivo degli Editors. La band, considerata erede dei Joy Division, sceglie la città estense per promuovere il nuovo album In this light and on this evening in uscita a settembre.

Il pubblico freme, la Piazza si riempie sempre più e si scalda al ritmo coinvolgente del dj set indielectro proposto dai ragazzi dell’Arci di Ferrara. Una volta spente le luci tutti si preparano ad applaudire Tom e soci, ma si trovano invece sul palco la band darkwave romana Klimt 1918 che si esibisce per una mezz’ora fra la quasi indifferenza generale. Già quando il leader della band romana annuncia gli Editors però esplode un primo boato per gli inglesi che si fanno attendere un’altra mezz’ora iniziando lo show alle 22.30.

Fin dall’inizio si capisce che qualcosa è cambiato. Il suono dei synth ha il sopravvento già nel primo inedito proposto, Bricks And Mortars, che ricorda Moroder per non dire Jean Michel Jarre. La gente è un po’ spaesata ma il ritmo è travolgente e il gruppo è già bello caldo.

A seguire The Racing Rats, brano sempre capace di scatenare anche i fans più tranquilli, seguito da una versione molto tirata di Light.

Il pubblico è già infiammato, la voce di Tom Smith è all’apice e riesce ad emozionare e incantare con la sua rinomata gestualità. Arriva Bullets cantata quasi all’unisono dal pubblico sempre più coinvolto e seguita da un altro inedito Eat Raw Meat contraddistinto da un uso smodato di moog e voce effettata da delay, così come Munich arrangiata con nuove sonorità ma sempre trascinante.

Le luci alternano momenti essenziali e freddi con bianco e blu a veri getti di calore col giallo ed il rosso. Anche la successiva When Anger Show risente di nuove sonorità e viene proposta in una versione molto più slow dell’originale. Alcuni sono perplessi ma la maggioranza apprezza e gradisce, preparandosi ad una sequenza di classici da cardiopalma. Ecco arrivare Camera, seguita da una Bones molto fedele all’originale ma piena di delay. Con An End Has A Start ormai saltano anche le torri dello splendido Castello Estense ma arriva poi The Big Exit (sempre dal nuovo album), quasi clone dei primi Depeche Mode a calmare gli animi.

Con Smokers Outside The Hospital Door i “redattori” si congedano lasciando tutti senza voce e accecati dal bombardamento di flash e luci bianche che proviene dal palco.

Giusto un paio di minuti ed eccoli ripresentarsi sul palco accompagnati da fragorosi applausi. E’ il momento del quarto nuovo brano presentato in serata e caratterizzato da fortissime percussioni, meno elettronico e con sonorità più tipicamente Editors. Quando tutti credono sia giunta la fine del concerto, con la solita concludente Fingers In The Factories, ecco arrivare di seguito senza stacco Papillon, probabile primo estratto dal nuovo album In this light and on this evening. Un brano accattivante con un refrain che entra in testa e non vuole uscire più. Proprio come questi Editors che ci sono entrati nel cuore.
Si accendono le luci e fra l’entusiasmo generale, tutti a chiedersi…ma quanto manca a settembre?"



-> da indie-rock.it
"Ognuno di noi conserva nella propria memoria una parola chiave capace di evocare e identificare un determinato periodo della propria vita, o un episodio memorabile di essa, o comunque un vissuto per lo più piacevole: 'mare', ad esempio, ci riporta alle vacanze estive dopo la chiusura delle scuole, e 'Festivalbar', in epoche smaliziate e innocenti, ricorda tutta una serie di meteore musicali concentrate sul finire degli anni ottanta. 'Editors', materia del passato più prossimo, ci riaprirà, ne siamo più che sicuri, gli incantevoli orizzonti del 24 giugno 2009, giornata perfetta sotto ogni profilo, soprattutto musicale, di questa estate: la visita della città prima dello spettacolo, l'incontro con gli amici radunatisi per l'occasione da ogni parte d'Italia, l'attesa per un concerto giudicato strepitoso ancor prima di iniziare dagli agiografi del quartetto di Birmingham. La scaletta che circola in zona mixer sembra del resto avallarne l'ipotesi, e la nostra curiosità è tutta per i quattro inediti inseriti in programma che testimoniano, come anticipato dalla stampa musicale, la futura svolta elettronica della band.

In una Piazza Castello considerevolmente occupata dal pubblico delle grandi occasioni, sotto gli ultimi bagliori del giorno, spetta ai romani Klimt 1918 dare fuoco alle polveri: il loro set, trenta minuti netti senza possibilità d'appello, propone brani per lo più musicali, giocati su sonorità post-rock di ultima generazione, quella dei Sigur Ros, per intenderci, di un'intensità e densità eccezionali. Il suono soffre però di un mixaggio non adeguato, alcune sonorità sembrano compresse, ma il gruppo riesce comunque ad accattivarsi l'attenzione del pubblico anche grazie alle dichiarazioni di stima verso gruppi quali Interpol e Sigur Ros (appunto) visti nelle passate edizioni dalla nostra posizione, cioè come spettatori, e della difficoltà di capacitarsi di trovarsi ora loro stessi su quello stesso palco. La loro esibizione, orfana di un brano annunciato ma tagliato per questioni di orario, ha il merito di consegnarci un gruppo di sicuro interesse, che avremmo piacere di rivedere in condizioni più ottimali e raccolte.

Trenta minuti sono anche quelli che occorrono per il cambio palco, durante i quali la piazza continua a riempirsi degli ultimi arrivati, e dove le nostre aspettative crescono con il trascorrere dei minuti. Ad un paio di minuti oltre le 22:30, i quattro si appropriano della scena con un internazionalissimo "Ciao!", accolto da un pubblico festante. Tra urla e grida di entusiasmo, un'inedita accoppiata synth e drum machine introduce il primo brano, asso numero uno del poker di novità distribuito equamente in scaletta. La qualità del suono è eccezionale: basso e batteria hanno una profondità che annoda le viscere, il gioco del synth fa piazza pulita di anni ed anni di progresso musicale e rimanda a certe soluzioni tipicamente new wave, e su tutto si eleva la straordinaria voce di Tom Smith, che fa palpitare il cuore ed i sensi tutti a chi, per ragioni temporali, non è riuscito mai a vedere Ian Curtis in vita.

'The Racing Rats' apre la fase dei brani più celebri, le cui prime battute ci confermano che assisteremo ad un live dove non avremo un solo attimo di respiro. 'Lights' e 'Bullets' mantengono altissimo il livello di qualità, supportate da giochi di luci essenziali ma efficaci: dietro la band quattro steli con spot arrampicati un po' ovunque, come minimalissimi fiori hi-tech, impazzano all'aumentare del ritmo, in un lento crescendo che raggiungerà l'acme proprio nei bis. Un nuovo intro affidato alla drum machine preannuncia 'Eat Raw Meat=Blood Drool' (come riporta la scaletta al mixer), secondo inedito tutto elettronico in cui confluiscono accenni etnici dei primi Dead Can Dance e l'enfasi di certi inni cavallereschi medioevali. Nel mio piccolo raggio d'osservazione noto cenni di assenso e sguardi convinti, segnale che il baratto tra chitarra e synth, sempre ai comandi di Urbanowicz, è un azzardo apprezzato e riuscito. Tom, dal canto suo, si dimostra performer impeccabile, senza la benché minima esitazione nella voce, una stonatura, un nota presa di volata, nonostante sia quello che sul palco si agita di più, tra la gestualità teatrale e gli improvvisi strapazzi della sua chitarra.

Ancora un paio di pezzi da novanta con 'Munich' e 'When Anger Shows' prima dell'intensa ballata di 'Camera', che rallenta di poco il ritmo ormai lanciato dello show. Nel suo arrangiamento live il brano si trasforma in un grondare dolente di chitarre, un continuo lamento accorato che ne farà forse il pezzo più intenso e toccante di tutta la scaletta. Si deve attendere l'esecuzione di 'Bones' e dell'apocalittica 'An End Has A Start' (a conferma dell'inevitabile crescendo spasmodico) per il terzo inedito, 'The Big Exit', un astrattismo di cupa elettronica martellante, dove rivivono in maniera meravigliosamente impressionante tutti i fantasmi e gli incubi del Ian Curtis più tenebroso. Residui tossici permangono nell'etere fino all'attacco di 'Smokers Outside The Hospital Doors', che li spazza via in un finale vorticoso di suoni e luci, per quello che rappresenta la naturale chiusura di un'ora di spettacolo a crescita progressiva.

Alcuni minuti di pausa permettono agli Editors di scomparire dietro lo stage per rientrare poco dopo per il trittico finale. Un intro minimale anticipa 'You Are Fading', proposta sempre con un valore aggiunto di carica esplosiva, che deflagra in modo devastante nella successiva 'Fingers In The Factories' in un tripudio di distorsioni e luci tale da spingerci quasi ad afferrare le transenne e lanciarle per aria. E così come era iniziato, gli Editors calano il quarto ed ultimo inedito, 'Papillon', anche questo un gioco di synth e drum machine ma dalla natura smaccatamente dance. C'è ancora posto per qualche intervento di chitarra, a dimostrazione che le voci che danno il prossimo lavoro 'In This Light And On This Evening' totalmente elettronico sono da prendere con il beneficio del dubbio.

Le prime gocce di una finta pioggerella ci sorprendono in questi pensieri, mentre dopo numerosi ringraziamenti, i nostri lasciano il palco sul quale si accendono le luci ed incomincia l'opera di sgombro. L'assoluta qualità del live ci ripaga di un set un po' forse breve, al quale un paio di brani in più non avrebbe sputato sopra nessuno, tenendo anche conto che, almeno apparentemente, il gruppo avrebbe avuto carica a sufficienza per tirare dritto fino alle cinque del mattino. Ma queste sono quisquilie, pensieri di pacata ingordigia che stanno a sottolineare l'apprezzamento per lo spettacolo, il desiderio che tutto non si sciolga sotto le gocce che continuano a cadere, che i sentimenti messi in moto, ormai lanciatissimi, in subbuglio, un rimestare vorticoso di sensazioni, abbiano ancora di che percorrere tutti i fasci nervosi del nostro corpo.

Anche ora che ci ripensiamo, 'Editors', la parola, ci riempie di stupida euforia, davanti la quale possono cadere tutte le gocce di questo mondo, ché noi, la nostra estate, l'abbiamo già avuta."


[Modificato da _Marinella_ 21/07/2009 18:08]
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Post: 138
Città: UDINE
Età: 46
Sesso: Femminile
21/07/2009 17:47

-> dal sito www.kalporz.com/recensioni/editors-fe-live.htm
*(in cui c'è anche un live suonato il 25 a zagabria)

Gli Editors si danno al synth-pop. A Ferrara il gruppo di Birmingham suona quattro pezzi nuovi in bilico tra gli Ultravox e i Depeche Mode, di una bellezza tale da far presumere che il prossimo album possa essere quasi un capolavoro. In particolare c’è una song nuova, “Eat Raw Meat=Blood Drool”, che – ascoltata così, la prima volta, senza preparazione – ha ricreato un’atmosfera straniante ed emozionante, un’autentica celebrazione di paure strane e ancestrali: quando a metà del brano Tom Smith si è seduto davanti al pianoforte lo spirito come di una “Pyramid Song” massiccia si è manifestato all’istante. La perfezione totale.

Un concerto che non ci si aspettava: gli Editors si dimostrano un gruppo compatto, che suona con una padronanza e una determinazione inimmaginabili, nelle canzoni “vecchie” si potrebbero definire quasi deiprimissimiU2chefannoiColdplaymachesuonanocomegliInterpol. Anzi, è l’ora di finirla – noi in primis – a dare agli Editors l’appellativo di “derivativi“ accostandoli a destra e a manca (di solito agli Interpol…). Ascoltati in concerto occorre gridarlo forte: gli Editors sono gli Editors, altrochè!
Tom Smith scorrazza tra i vari microfoni sul palco senza essere mai domo, riempiendo il suono con la sua voce corposa e presentandosi come un vero leader (il che si vede soprattutto dalle basette rispettabili che ha messo su…), uno di quelli che ti qualificano un band all’istante. Chris Urbanowicz invece si palesa a proprio agio tra chitarre e moog a tal punto che la svolta elettronica pare una di quelle cose inevitabili della vita, di quei cambiamenti aspettati e attesi ma soprattutto figli di un d’esigenza sentita.

Gli inediti: “Bricks and Mortars” è un’Autobahn retrofuturista in cui scorrazzano note come aeromobili volanti, la già ricordata “Eat Raw Meat=Blood Drool” una celebrazione notturna aggrovigliata ed attorcigliata, “The Big Exit” un’intima confessione di un Nexus6, “Papillon” un singolone che gira e ti rigira attorno come se apparisse Max Headroom e si mettesse a cantare gli Eurythmics, gli Art Of Noise, i Visage e i primi Simple Minds.
Un’ora e un quarto di canzoni vive, vissute, quelle già edite che dal vivo paiono gemme di rara bellezza, mentre su disco – lo ammettiamo – le abbiamo sempre considerate dei brani ascoltabili e godibili e nulla più, e quelle del prossimo album “In this light and on this evening” (in uscita a settembre) intrise dello splendente charme delle cose che verranno.
Per molti, per chi li aveva già visti dal vivo, era ben chiaro: gli Editors sono una realtà imprescindibile. In forma come quest’estate, in bilico così tra prima produzione e nuovi orizzonti, hanno proprio un fascino unico.

[Modificato da _Marinella_ 21/07/2009 18:03]
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