La pallacanestro se ne sta andando ancora una volta da Roseto.
Verrà la morte ed avrà gli occhi dell’uccello di Ruvo.
Verrà la terza morte e lo stesso uccello che ghermirà l’anima retrocessa del Roseto, succhiandone il titolo di Serie A Dilettanti, riporterà in vita un’altra piazza storica del basket, Reggio Calabria, alla quale venderà il proprio titolo di Serie B Dilettanti.
Piazze che muoiono, piazze che ritornano a vivere. E le lacrime degli appassionati cambiano quasi ogni anno provincia: pensiamo a quelle di donne e uomini di Fabriano a giugno 2008, solo per fare un esempio.
A Roseto degli Abruzzi, per tornare nel Lido delle Rose, tutto è pronto per un altro funerale della pallacanestro, dopo quelli celebrati nel 2006, quando morì – col titolo di Serie A in mano – il Roseto Basket Lido delle Rose; e nel 2007, quando la Pallacanestro Roseto di Serie B2 fu venduta da Alberto Rapagnà al Chieti.
Oggi, anzi domani, toccherà quasi certamente alla Pallacanestro Roseto 1946, che ha ballato per un annetto, squagliandosi sotto il sole dei debiti e delle promesse mancate.
Era un progetto triennale per le istituzioni che ne avevano caldeggiato la nascita, era un progetto che comunque sarebbe andato avanti con il massimo coinvolgimento dell’imprenditoria locale e vicina per la dirigenza … è l’ennesimo progetto che naufraga in una città sempre più matrigna del basket e sempre meno capace di amore, orgoglio, lealtà, passione. Un fallimento roboante per tutti quelli che ci hanno messo la faccia.
Un triennio di morti ha massacrato anche i più volenterosi fra gli appassionati di basket, i quali però – c’è da giurarci – sotto la cenere covano la brace della vendetta verso i tanti, nessuno escluso, che si sono riempiti la bocca di basket e rosetanità senza poi saper mantenere – a tutti i livelli – la parola data.
Da quanto ne sappiamo, al momento un paio di scuderie di procuratori (Double B di Bernardi e Bergamaschi con l’abruzzese Lapenna da una parte e Montano dall’altra) stanno mettendo in ordine conti, debiti, transazioni.
L’idea della scissione – novità assoluta anche per la FIP – con la Pallacanestro Roseto 1946 lasciata naufragare sugli scogli dei debiti e il titolo affidato alla “ripulita” Città di Roseto (che poi si chiamerà Città di Ruvo), che ha debiti unicamente verso i tesserati, è stata una idea vincente, riducendo di molto i debiti che bisogna pagare per forza (l’Italia è un paese in cui i debiti a volte si pagano … e solo alcuni debiti).
Questo significa che Ruvo di Puglia è disposta ad arrivare – stando alle voci – anche a circa 250.000 euro per trovare un punto di incontro con la massa dei creditori tesserati. L’avvocato Zorzi, delegato dalla cordata di Michele Martinelli, era disposto ad arrivare a circa 180.000 euro.
Perché Ruvo di Puglia è disponibile a spendere di più? Semplice: perché può vendere il suo titolo di Serie B Dilettanti a Reggio Calabria, ricavandone – sempre stando ai “si dice” – circa 80.000 euro. Ruvo ha qualcosa da vendere, Roseto no (forse perché si è già “venduta tutto”).
Così, salvo improbabili miracoli dell’ora ultima o nobili morti col titolo in mano, domani un’altra società di basket – la terza in tre anni solari – morirà a Roseto degli Abruzzi.
E noi, tutti noi rosetane e rosetani, da domani dovremo piantarla con il dire soltanto che a Roseto c’è una grande tradizione di basket. Impareremo a dire che per quasi un secolo c’è stata una grande tradizione di basket, ma che da tre anni c’è una altrettanto florida tradizione di morte applicata alla pallacanestro.
La Roseto degli ultimi tre anni, facendo ridere i polli, fa piangere rosetane e rosetani che amano il basket.
fonte: ultrasbasket.forumcommunity.net
" Lo vidi fermarsi, togliersi la bandiera biancoblù dalle spalle e fare per buttarla in mare, imprecando. Poi si bloccò, strinse quello straccio nel pugno, ci guardò e riannodandosela al collo, ci disse: ricominceremo un'altra volta, come sempre"