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La torre di Babele

Ultimo Aggiornamento: 15/06/2009 16:03
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Giardini pensili di Babilonia. Una ricostruzione immaginaria
di Babilonia, in un'incisione del XVI secolo, opera dell'artista
olandese Marteen van Heemskerk (1498 - 1574). La leggenda
narra che il re Nabucodonosor II fece costruire intorno al
600 a.C. i primi giardini pensili per sua moglie, in modo
che non rimpiangesse la lussureggiante regione della Media
di cui era originaria.

Il nome di Babilonia deriva dall'ebraico Babel, mentre in babilonese si diceva Babilu che significa "Porta del dio", o "Porta degli dèi". I greci la chiameranno Babilon, da cui Babilonia.
Dopo la descrizione del Diluvio, la Bibbia conclude [Genesi 10, 32]:
"Da esse, dopo il diluvio, sono sorte le nazioni sparse nel mondo". Seguiamo in Gen. 11, 1-9 il testo Biblico relativo alla distruzione della Torre di Babele:
"Un tempo tutta l'umanità parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. Emigrati dall'oriente gli uomini trovarono una pianura nella regione di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro:
"Forza! Prepariamoci mattoni e cuociamoli al fuoco!".
"Pensarono di adoperare mattoni al posto delle pietre e bitume invece della calce. Poi dissero: "Forza! Dunque! Costruiamoci una città! Faremo una torre alta fino al cielo! Così diventeremo famosi e non saremo dispersi in ogni parte del mondo!".
"Il Signore scese per osservare la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Disse: "Ecco, tutti quanti formano un sol popolo e parlano la stessa lingua. E questo non è che il principio delle loro imprese! D'ora in poi saranno in grado di fare tutto quel che vogliono! Andiamo a confondere la loro lingua: così non potranno più capirsi tra loro".
"E il Signore li disperse di là in tutto il mondo; perciò furono costretti a interrompere la costruzione della città. La città fu chiamata Babele (Confusione) perché fu lì che il Signore confuse la lingua degli uomini e li disperse in tutto il mondo".
Risulta da ciò l'evidente "dispersione" dei popoli in tanti frammenti di un mosaico. Questi frammenti, oltre a "confondere" le lingue, hanno "confuso" l'unità storica del mondo esistente prima del Grande Diluvio. I popoli, dispersi nel tempo e nello spazio, ci hanno trasmesso, da visuali differenti, cronache e racconti veri, con date affidate prima alla memoria, solo molto più tardi alla scrittura.
La confusione persiste ancora. Sappiamo però che molta parte di storia deve essere ricondotta al "vertice "piramidale che segna l'inizio del tempo nella civiltà atlantidea.
Era il Raòvanýa dell'Indo, portatore del nome dei faraoni, il costruttore di quella "Scala" proiettata nel cielo, il medesimo costruttore della Torre di Babele, anch'essa diretta alle sommità celesti?
L'indice delle Piramidi, puntato su Babilonia, lo farebbe presumere. Si tratta di correggere i tempi di questi avvenimenti? Se così fosse la Piramide farebbe retrocedere di colpo l'origine di Babilonia alla contemporanea esistenza di Atlantide, indicando in Babilonia stessa una parte della storia del Continente scomparso.
Gli storici mesopotamici, che affermano che "tutto dipende dal diluvio mesopotamico", trovano in quest'ultima scoperta la conferma della loro tesi. dovrebbero, però, far risalire quel diluvio al contemporaneo "scempio delle acque" concernente Atlantide, perché si tratterebbe del medesimo evento.
L'epopea del re Gilgamesh, con la quale è stato tramandato il diluvio mesopotamico prima, quello biblico poi, racconterebbe la fine della civiltà di Atlantide secondo la cultura e i nomi propri alla sua tradizione. Allo stesso modo sarebbe stato fatto dalla cultura ebraica.
Questi frammenti di storia, liberati dalla "confusione linguistica", si rivelano tessere di un mosaico, che è espressione dell'unica civiltà che abitava la Terra e che parlava una sola lingua: la Civiltà di Atlantide.
È ovvio che i Babilonesi con Utnapishtim, gli Ebrei con Noè e gli egiziani posteriori alla costruzione delle Piramidi, avendo tutti dimenticato la loro discendenza, fanno della "Storia Unica" tanti diversi "frammenti", ognuno dei quali fatto risalire a tempi e ramificazioni differenti dei loro popoli.
È ancora questa la perdurante confusione linguistica seguita alla distruzione della "Torre di Babele".
Al riguardo Tucidide, accennando alle difficoltà incontrate nel dedurre chiarezza dai documenti storici raccolti, così scrisse: "gli uomini accettano gli uni dagli altri e riportano pedissequamente, e cioè senza nessuna personale e creativa ricerca critica, le voci che corrono sugli avvenimenti più antichi…
Così i più mettono poca fatica nella ricerca della verità e si volgono di preferenza a copiare e ripetere i luoghi comuni più facili".
Quale significato sottende la Torre di Babele? La scalata al Cielo!
Ma è perché l'uomo non si perda nelle "cose del mondo", che l'inesorabile Legge cancella periodicamente o ciclicamente ogni traccia del suo progresso, affinché la storia non abbia mai memoria delle cose terrene. È questa la Torre di Babele, o uno dei suoi innumerevoli aspetti.
Quell'ultimo gradino misterico della scalata al Cielo che è fatto unicamente spirituale, tale deve rimanere. Nell'ambito della creazione, la decima corrispondente alla "sfera" degli Esseri celesti. Per "scalare" il Cielo, l'uomo deve superare quel gradino spirituale, rappresentato dalla luce del Sole, che è simbolo della più alta luce spirituale, rappresentata dalla Coscienza divina. L'uomo non può "salire" costruendo una nuova Torre di Babele e soprattutto con l'animo predisposto alla sfida. Non esiste altro modo per frequentare il "Circolo" spaziale.

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