Belka (un cane nel campo di lavoro forzato dove Dostoevskij passò quattro anni n.d.r.j. ) era una creatura strana . Qualcuno lo aveva investito con un carro , perciò aveva la schiena concava e quando correva da lontano sembrava che stessero correndo due strani animali bianchi cresciuti attaccati . Inoltre aveva una specie di rogna agli occhi cisposi, la coda era spelacchiata e quasi completamente priva di pelo e, costantemente ,fra le zampe.;Oltraggiato dal destuno aveva evidentemente deciso di rassegnarsi.Non abbaiava nè ringhiava mai contro nessuno. come se non osasse...Si aggirava per lo più dietro le baracche dove c'erano più probabilità di trovare cibo.e se scorgva qualcuno dei nostri già da alcuni passi di distanza si rovesciava subito sulla schiena in segno di sottomissione , come a dire" Fa di me ciò che vuoi, come vedi non ho intenzione di oppormi" Ogni detenuto davanti al q1uale si rovesciava a quel modo gli allungava puntualmente una pedata come se lo ritenesse un suo preciso dovere e solitamente esclamava:
" Ma guarda questo fetente"
Belka dal suo canto non guaiva nemmeno ; solo se gli facevano molto male si abbandonava a un canto flebile e sommesso(....) Ho provato
ad accarezzarlo una volta era una cosa così nuova e in attesa per lui che si che si rannicchiò di colpo su tutte e quattro le zampe ,tutto tremante e si mise a guaire forte per la commozione. Lo accarezzavo spesso perchè mi faceva pena,Quanto a lui ogni volta che mi vedeva non poteva fare a meno di gfuaire. Mi scorgva da lontano e prorompeva in guaiti dolorosi, lacrimevoli ... Finì dilaniato da altri cani sul terrapieno esterno alla prigione.
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Fedor Dostoevskzij: memorie da una casa di morti A cura di F.Malcovati - MR Fasanelli - gruppo editoriale - Firenze 1994
"Non c'é cosa più bella di un Amico che Ti aiuta a superare un grande dolore"
Alfonsa Palacano