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terre leggendarie

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 16:01
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03/06/2009 16:01
 
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Da sempre, in tutte le civiltà ci sono terre che la scienza ufficiale non sa dove realmente collocarle, ma che sono vive nei cuori fantasiosi di chi le ha ideate. Sono la sede degli dei, oppure un luogo così perfetto da rendere felici i suoi abitanti o semplicemente più ricchi. In questo viaggio immaginario nelle terre del mito, l’Altra Scienza vi vuole fare sognare, e se sarete veramente bravi, vi sembrerà che questo sogno sia realtà, e se saprete costruire nella vita pratica il sogno della terra promessa, avrete scoperto in questo viaggio la felicità. Viaggeremo dall’El Dorado al Paradiso Terrestre, fino ad Avalon, toccando l’Agatha, un bellissimo itinerario di geografia fantastica, che mese dopo mese vivrete con l’Alta Scienza. EL Dorado, si narra... Quando i soldati spagnoli sbarcarono nel Nuovo Mondo, rimasero stupefatti nel vedere la ricchezza delle popolazioni locali, superiore a qualsiasi loro aspettativa. Scrive Hernan Cortes, quando entrò nella città Azteca, in una lettera inviata a Carlo V: “Indipendentemente del loro valore materiale, maestà, la novità e l’originalità di questi oggetti preziosi è così fantastica da renderli già preziosi ed inestimabili. Non c’è un principe sulla terra che possieda tesori simili a questi!” Così nel 1527 Francisco de Montejo, promette a Carlo V che se lo finanziava per partire per il Nuovo Mondo, avrebbe portato più oro di quelli di Cortes quando conquistò e saccheggio la terra dei Maya. Ma non possedendo grandi quantità d’oro, le loro meravigliose città di pietra vennero distrutte e in seguito quasi dimenticate.

IL Sogno degli uomini: EL DORADO

Si narra che nel 1519, giunse a Siviglia dal Messico,una nave carica di meravigliosi tesori, dipinti in seguito dal pittore fiammingo Albrecht Durer. Scrive nel suo diario: “Non ho mai visto prima d’ora cose così meravigliose e preziose portate al re dalla nuova terra,” e la definisce “la Terra d’Oro”... Raccontando le meraviglie: “Un sole lungo più di un braccio, interamente d’oro, una luna in argento massiccio della stessa lunghezza... tutti più belli di qualsiasi meraviglia!” Più o meno nello stesso periodo, Pascal de Andeyoga ritornato da una spedizione nel Pacifico racconta di un favoloso paese chiamato, secondo lui, “Birù”, e narra meravigliato che: “L’oro è comune come i sassi, ed è più ricco di quello Azteco”. Tutto questo viene dichiarato al re di Spagna, vedi caso, proprio quando la civiltà Maya stava agonizzando. Questi pochi indizi sono sufficienti a scatenare una vera e propria corsa all’oro: conquistadores, avventurieri, pirati, navigatori si gettano alla ricerca di questa favolosa, mitica “EL DORADO”, l’uomo d’oro, per l’appunto. Saccheggiando, distruggendo ognuno a suo modo al loro passare templi, villaggi, intere città. Nel 1531 Diego de Ordaz, inviato da Cortes, esplora l’Orinoco poi percorre un anno dopo il Napo ed il Rio delle Amazzoni sempre alla ricerca dell’El Dorado. Lo segue nella ricerca Von Huten, che rastrella per largo e lungo le foreste tra Guaviare e lo Uaupès alla ricerca della città dorata Ma- Noa, la descrizione vera o falsa che sia viene riportata nella sua “Historia General de las Indias”, come ne sente parlare dagli indios. “Su di un isola c’è Ma Noa, in un grande lago isolato. Le case compreso le pareti e il tetto, sono costruiti in oro puro e si riflettono in un lago pavimentato d’oro. I servizi da tavola e gli oggetti più comuni sono in oro o in rame o in argento. Quelli d’uso quotidiano sono fusi in rame, argento. Nel centro dell’isola si erge un tempio dedicato al sole. Intorno all’edificio del sole ci sono statue d’oro che rappresentano i giganti...” Un’altra esatta testimonianza la dà Fernando Denis nel libro “Historia de la Guyana”. Un’altra la riporta il testamento di Hermando de Ribeira dove afferma di essere a conoscenza che l’El Dorado è in un’isola in mezzo ad un grande lago. Tutti cercano Ma Noa nella Guyana, ma chi per un modo chi per l’altro falliscono nell’impresa. Molto più vicino a giorni nostri, negli anni 1949 - 1950 il professore Marcel F. Homet narra in un suo libro “I Figli del Sole” quanto segue: “La maledizione legata a Ma Noa la capitale del El Dorado, questa strana città sommersa nella foresta Vergine ha del fantastico e pare vendicarsi terribilmente dei profanatori. Noi pure provammo questa specie di paura, così dopo un avvio senza timori sentimmo ben presto il freddo senso di potenza che difende il segreto di Ma Noa; corsi d’acqua sfrenati, il Beri-Beri, innumerevoli fonti di possibili avvelenamenti e da ultimo, quale terribile compagno di viaggio che avevano conosciuto i nostri predecessori nella foresta: la fame!” Da questa carrellata di persone che si sono messi alla ricerca dell’El Dorado e la mitica città di Ma Noa, l’oro dei templi e tutto il resto mai nessuno l’ha ancora trovato. Per tornare a Homet, egli non porta a termine la sua impresa così abbandona la sua ricerca. Un aviatore brasiliano ritornando in Venezuela avvista, proprio nel luogo in cui la spedizione pensava di ritrovare Ma Noa, una grande città sommersa nella giungla; le sue caratteristiche concordano in ogni dettaglio con quella del racconto del capo Maku; Homet non ebbe dubbi nell’identificazione della città mitica. Altri ancora attraverso delle mappe si misero alla ricerca dell’El Dorado in tutta l’America Latina, e non c’è da stupirsi se qualcosa può emergere da questo immenso territorio. I segni di una civiltà sconosciuta, o vecchi centri minerari Spagnoli non chiariscono il mistero dell’El Dorado, e per concludere dirò che con ogni probabilità questa mitica città dell’oro resterà ancora per molto tempo un nome che servirà, forse, ad indicare un sogno. È probabile che un giorno lontano l’uomo si ritroverà nella necessità di indagare sui ricchissimi territori del sud d’America, e dare un significato ai molti resti archeologi e comprendere se la leggenda dell’El Dorado fu una illusione, oppure una realtà. E il dubbio fa diventare un sogno la leggenda di questo luogo.

L'ISOLA DI RE ARTU'

Continua il viaggio per portarvi nuovamente nella terra del mito. Questa volta nel nord-Europa, per toccare con mano un’isola il cui nome da tempo echeggiava nel cuore, e in modo solenne, nei nostri cuori celtici, riportandoci alla mente le gesta di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Abbiamo seriamente studiato il percorso e, secondo la tradizione celtica, l’isola di Avalon, detta anche il Sid (ossia il luogo dove riposano i corpi degli eroi) è ubicata al di là dell’Irlanda e sempre celata da altissime onde impraticabili. La maggior parte delle leggende narra che re Artù e la moglie lady Ginevra, vissero a Caerleon Usk, nel Galles, ma avevano un maestoso castello a Tintagel, in Cornovaglia, altri narratori pongono la corte a Camelot, luogo non identificato (proprio come Avalon). Alcuni , poi, la confondono, e ne scorgono l’ubicato nel Somerset, altri in Scozia. Quello però, che tutti i narratori di questa storia, da Goffredo di Monmout, intorno al 1147, (cui si rifecero numerosi autori, quali: sir Thomas Mallory, che nel 1485 scrisse “La mort Darthur, ed Edmund Spencer, lord Tennyson, si ispirarono, tutti, ai mitici cavalieri della tavola Rotonda, o ciclo Bretone, quindi, come detto, tutti gli autori dell’epico ciclo d’Artù, sono concordi nel narrare che, sotto il suo governo regnava ordine e pace; ma, durante un viaggio, suo nipote Morderd sfruttò la sua assenza, tentò una ribellione aizzando i cuori di una manciata di scapestrati. Artù fu costretto a ritornare velocemente e a combattere l’avido nipote. Qui i vari autori si sono divisi in due versioni. La principale narra che Artù uccise il nipote traditore, ma che fu a sua volta ferito da Morderd. Allora, apparve il Druido, ossia il mago Merlino, suo compagno inseparabile, che lo trasportò sull’isola di Avalon, appunto, per curargli le ferite. Mentre in uno dei testi più antichi, quello di Robert da Boron. Avalon figura come una contrada posta all’estremo occidente, dove si recano alcuni cavalieri che, per comando divino, portano il Sacro Graal. Molti descrivono Avalon in Irlanda, un’isola, dove un castello di vetro domina sui scogli ci sono alberi carichi di mele d’oro, alberi d’argento tintinnano a causa del vento, con un suono così musicale da placare in modo divino i nervi delle persone che soggiornano lì; chi l’ha visitata, afferma che, dietro la torre, si stende una vasta pianura. Pensate: i ruscelli sono di vino e di idromiele, la sacra bevanda degli dei. Ogni tanto piove, ma quello che cade dal cielo non è acqua, bensì birra! Siamo concordi con lo scittore G. Evola che, nel suo libro “Il Mistero del Graal”, attribuisce ad Avalon un significato puramente simbolico. Per Evola, le pareti di vetro, e persino l’aria, vengono usate per significare una difesa invisibile, per impedire l’accesso, come ulteriore simbolismo protettivo, del tipo: un muro di fuoco che gira intorno a quell’isola.” Rispettiamo tutti coloro che non ritengono di dover vedere in Avalon un puro simbolismo; e forse riusciranno a trovare il luogo o l’isola realmente esistita; e chissà che, un giorno la leggenda non trovi conferma in una qualche realtà sommersa, da una delle tante terribili catastrofi!

AGARTHI

Secondo la tradizione induista, esiste un grande regno sotterraneo, chiamato Agharti (in sanscrito "l'inaccessibile"). Qui dimorerebbe il Re del Mondo, colui che, da Shamballah (in sanscrito "città degli smeraldi"), la capitale di questo grande luogo mitico, domina le menti dei grandi, dei re, degli imperatori e dei presidenti di tutto il mondo. Qui, vivono esseri superiori, da tempo immemorabile. Esseri capaci di cose inaudite, in grado di usare ancora quell'energia che noi, uomini di superficie, abbiamo ormai dimenticato ad usare, l'energia chiamata Vril. Un'energia che, volendo, può essere ancora risvegliata, in quanto è presente ancora in tutti noi, ma è "addormentata". Questa energia permette, a chi la sa usare, di volare, di spostare oggetti solo con la forza del pensiero, di leggere nella mente altrui.

Shamballah, che dovrebbe trovarsi in profondità, sotto il deserto del Gobi, in Asia, è solo il centro di questo grande regno, che dovrebbe estendersi, attraverso un'immensa rete di gallerie, sotto tutta la superficie del globo, collegando tra loro i diversi continenti. Agharti è questo, un'estesissima rete di gallerie sotterranee.
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