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28/06/2010 13:49
 
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Là dove c'era destra
ora c’è la misticanza


Nella galassia finiana nasce "Caffeina", magazine culturale che punta a coinvolgere gli intellettuali di sinistra

ROMA
Diventano ogni giorno più eclettici e spiazzanti i messaggi emessi dalla galassia politico-culturale che un tempo era post-fascista, missina ed evoliana e che oggi potrebbe definirsi «finiana»: nei prossimi giorni sarà in distribuzione (ma solo in abbonamento), una nuova rivista, Caffeina magazine, che in copertina si fregia di un motto chiamato a riassumerne il senso: «Meglio la misticanza della militanza». In tempi politici nei quali l'altro ha sempre e comunque torto, in una stagione che esalta l'attitudine degli intellettuali italiani a schierarsi organicamente da una parte o dall'altra, Filippo Rossi - direttore della nuova rivista e personaggio di punta dell'universo che fa capo al presidente della Camera Gianfranco Fini - propone un capovolgimento della visuale: «Le culture ripartano da zero, si liberino degli orpelli tromboneschi», «non esistano più eserciti irreggimentati contro un nemico oramai scomparso», «tutti parlino con tutti», si conquisti «il coraggio del mettersi in discussione», «nessuno imponga il proprio pensiero», in modo che ci si possa «guardare negli occhi senza paura, perché la misticanza è meglio della militanza».

Un programma davvero originale, dati i tempi, che la nuova rivista coerentemente declina con un sommario culturalmente «multietnico»: Antonio Scurati, scrittore che una volta si è tranquillamente definito «di sinistra», racconta come e perché «la dittatura della cronaca distrugge ogni senso e prospettiva»; un personaggio certo non di destra come Roberto Saviano si lascia intervistare sui «nostri eroi quotidiani»; Vladimir Luxuria, già parlamentare di Rifondazione Comunista, rivendica che «tutti siamo transgender del pensiero»; una «liberalcomunista» come Giovanna Nuvoletti si produce in un «breve corso di misoginia». E i contributi di intellettuali senza etichette come Gianluca Nicoletti e Giuseppe Conte si alternano a quelli di personalità più schierate, come Sofia Ventura, una delle penne più acuminate della Fondazione Farefuturo, il laboratorio dei «finiani». E la destra? Epurata. Nel senso che, nei tanti articoli, la fatidica parola compare soltanto in chiave utilitaristica, in alternativa alla sua opposta, sinistra. Un caso? Per niente, ribatte Rossi, anzi quella assenza in qualche modo è voluta «perché è ora di parlare di contenuti culturali nel merito, senza etichette, in una sorta di melting pot» di linguaggi e tradizioni.

Un approccio, quello delle mescolanze, che parte da lontano, dal «fascismo di sinistra», antiborghese e socializzatore delle origini, anche se poi quelle radici sempre più secche vengono innaffiate negli Anni Settanta dagli insegnamenti della «Nouvelle droite» di Alain de Benoist, che propugnava un terreno culturale «al di là della destra e della sinistra». Da noi, qualche volta, tutto questo si è tradotto a destra in aperture immediate e poco motivate a icone della sinistra, in un complesso di inferiorità che Rossi nega: «Noi speriamo di poter annullare le differenze di ieri per trovarne di nuove», perché «è necessario incamminarsi in territori nei quali non esistono idee di riferimento, in cui le biblioteche e le idee siano “condivise”».

Nell'operazione Caffeina nulla c'entrano né Gianfranco Fini né Farefuturo, la fondazione del presidente della Camera alla quale fa capo anche Ff, webmagazine, il quotidiano online diretto proprio da Filippo Rossi e che a getto continuo produce acuminate polemiche di giornata, via via destinate ad animare il dibattito all'interno del centro-destra. La nuova rivista culturale, invece, prova a lanciare ponti, soprattutto dall'altra parte della barricata, e nel primo numero di Caffeina l'operazione riesce in particolare con Roberto Saviano. Rivisitando la vicenda di Leonida e dei suoi trecento spartani, lo scrittore napoletano dice nel corso di un'intervista: «Quel sacrificio consente di riappropriarsi della parola "onore", quasi impronunciabile in Italia. Ora vedrà che, per aver detto questo, qualcuno mi darà del fascista». E ai suoi critici di sinistra controbatte: «Ho lettori di destra e di sinistra e per chi ha sempre creduto che garanzia di purezza fosse parlare solo tra chi la pensa allo stesso modo, diventa fondamentale dimostrare che sono un fascista».

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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