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Papa, l'accusa del rabbino di Venezia Con lui cancellati 50 anni di dialogo

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2009 01:58
14/01/2009 09:31
 
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www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/visualizza_new.html_851087...

Secondo voi il papa Ratzinger fa proselitismo?

Affermando che la salvezza appartiene al cristianesimo, secondo voi sta esagerando?
14/01/2009 09:41
 
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Re:
wolfstenio, 14/01/2009 9.31:

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/visualizza_new.html_851087886.html

Secondo voi il papa Ratzinger fa proselitismo?

Affermando che la salvezza appartiene al cristianesimo, secondo voi sta esagerando?




c'è chi vede il Dialogo, come una rinuncia alla propria identità per amore dell'altro.

c'è chi, come il papa, vuole si il dialogo, ma nell'accettazione di ciò che si é;
per dialogare bisogna innanzitutto prendere consapevolezza di se stessi (anche come comunità, credo, storia) e poi andare incontro all'altro, nella propria unicità.

La Chiesa ha nel proprio DNA la spinta missionaria....verso tutti.
Ma non è sempre facile conciliare la volontà di dialogo con l'annuncio evangelico.

E' come sela Chiesa cattolica, pur di dialogare con i protestanti, rinunciasse al culto mariano; assurdo significherebbe rinunciare alla propria identità.
[Modificato da predestinato74 14/01/2009 09:41]






"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
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salve
tratto da repubblica

www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/benedetto-xvi-29/rabbini-papa/rabbini-p...

L'attacco contenuto in un editoriale per il mensile dei gesuiti "Popoli"
"Sulla preghiera per la conversione degli ebrei sono mancate le risposte della Cei"

Papa, l'accusa del rabbino di Venezia
"Con lui cancellati 50 anni di dialogo"





ROMA - Con Benedetto XVI, la Chiesa sta cancellando i suoi ultimi "cinquanta anni di storia" nel dialogo tra ebraismo e cattolicesimo: a lanciare la critica è il rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti, che - in un editoriale per il mensile dei gesuiti "Popoli", ha spiegato i motivi che hanno portato il rabbinato italiano a non partecipare alla prossima Giornata sull'ebraismo, indetta per il 17 gennaio dalla Conferenza espiscopale.

Il rabbino di Venezia ricorda innanzitutto la decisione di Benedetto XVI di reintrodurre, con il messale pre-conciliare, la preghiera del Venerdì Santo per la conversione degli ebrei. Il rabbinato italiano - riferisce Richetti - ha chiesto spiegazioni ed un ripensamento: con risposte ufficiose, "una risposta della Conferenza episcopale, sia pure sollecitata, è mancata", e la Chiesa - afferma l'esponente ebraico - ha fatto presente che "gli ebrei non hanno niente da temere", in quanto "la speranza espressa dalla preghiera 'Pro Judaeis' è 'puramente escatologica', è una speranza relativa alla 'fine dei tempi' e non invita a fare proselitismo attivo".

"Queste risposte - osserva tuttavia Richetti - non hanno affatto accontentato il Rabbinato italiano. Se io ritengo, sia pure in chiave escatologica, che il mio vicino debba diventare come me per essere degno di salvezza, non rispetto la sua identità. Non si tratta, quindi, di ipersensibilità: si tratta del più banale senso del rispetto dovuto all'altro come creatura di Dio".

"Se a ciò aggiungiamo - aggiunge Richetti - le più recenti prese di posizione del Papa in merito al dialogo, definito inutile perchè in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana, è evidente che stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant'anni di storia della Chiesa".

Poi la conclusione, durissima: "In quest'ottica, l'interruzione della collaborazione tra ebraismo italiano e Chiesa è la logica conseguenza del pensiero ecclesiastico espresso dalla sua somma autorità".

(13 gennaio 2009) Tutti gli articoli di esteri
amministratore http://www.facebook.com/pages/coordinamento-fuoriusciti-testimoni-di-Geova/166705070934
14/01/2009 23:32
 
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wolfstenio ha aperto già una discussione su questo tema, ma certo il tuo titolo è più incisivo [SM=x570867]

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8254475






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15/01/2009 01:06
 
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Per me dialogare non vuol dire "parliamo, ma rigorosamente senza presumere di essere nel vero, e senza tentare di convincere delle nostre ragioni l'altro". Che tipo di dialogo sarebbe mai? C?è chi dice che dialogare partendo dal presupposto di aver ragione ostacola il dialogo. E' falso, perché tutti, sebbene non lo ammettano, quando dialogano partono dal presupposto che le frasi che pronunciano siano vere. Il vero ostacolo al dialogo non è partire credendo che le proprie affermazioni siano vere, ma rifiutarsi di cambiare opione qualora il dialogo faccia emergere che le nostre posizioni erano errate. Il manifesto di che cos'è per me dialogare sono queste celeberrime parole di Platone:


«A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell'essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero, e che, senza dubbio, accetta d'esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti, io ritengo che l'esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri. Niente, difatti, è per l'uomo un male tanto grande quanto una falsa opinione sulle questioni di cui ora stiamo discutendo. Se dunque anche tu sostieni di essere un uomo di questo genere, discutiamo pure; altrimenti, se credi sia meglio smettere, lasciamo perdere e chiudiamo il discorso.»



Non capisco proprio chi dice: "non provare neppure a convincermi!"
Ma che razza di discorso è? Questa sì che è presunzione, perché parte dal presupposto che si è così sicuri di quello che pensiamo, che neppure vogliamo essere importunati da pareri diversi. La scusa ovviamente sono i secoli di proselitismo e di conversioni forzate. Sarebbe il caso di crescere, e di rendersi conto che il passato non rende autorizzati a fare dei piagnistei senza senso nel presente. Una conversione forzata non ha nulla a che vedere con la ridicola pretesa che ogni interlocutore non parta dal presupposto di essere nel vero (cosa tra l'altro impossibile). Credere di essere nel vero, e voler imporre questa verità con la forza, sono cose diverse, ed è il caso che questo rabbino non ci ricami sopra.
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
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Re: Re:
predestinato74, 14/01/2009 9.41:




c'è chi vede il Dialogo, come una rinuncia alla propria identità per amore dell'altro.

c'è chi, come il papa, vuole si il dialogo, ma nell'accettazione di ciò che si é;
per dialogare bisogna innanzitutto prendere consapevolezza di se stessi (anche come comunità, credo, storia) e poi andare incontro all'altro, nella propria unicità.





Curioso ma è la stesso identico pensiero degli ebrei.
Se un dialogo presuppone sempre che si rispetti la posizione e l’identità dell’altro, come si può rispettare l’identità altrui e nello stesso tempo chiedere di cambiarla. Ovvero rispettare l'identità ebraica e al contempo pregare e dialogare affinchè gli ebrei siano illuminati ( stanno al buio?) e si convertano ad altra fede?



15/01/2009 01:26
 
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Ho unito le due discussioni.
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Re:
Polymetis, 15/01/2009 1.26:

Ho unito le due discussioni.




Hai fatto bene ma...ho perduto il mio post, inoltrato proprio nel momento in cui le hai unite!
[SM=x570866]
15/01/2009 01:29
 
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Rispettare l'identità altrui vuol dire non forzarla al cambiamento. Ma se credo di essere nel vero, come posso non sperare che anche gli altri si uniscano a questa verità? Non li amerei, se non augurassi loro di cambiare. Anzi, sarei ipocrita se non pregassi per loro. Se un musulmano pregasse per la mia conversione, o volesse convincermi della sua verità, non ci vedrei nulla di male, e mi butterei anzi in una discussione con lui. Non vedo alcuna forza di rispetto nel lasciare gli altri in quello che ritengo essere un errore senza avvertirli. Non devo forzare la loro volontà, e dunque niente costrizioni fisiche, ma parlare è necessario.
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Hai fatto bene ma...ho perduto il mio post, inoltrato proprio nel momento in cui le hai unite!



Mi dispiace. Sono sicuro che erano delle osservazioni utili. Dammi retta, quando vuoi scrivere qualcosa, prima fallo su word!
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Re:
Polymetis, 15/01/2009 1.29:

Rispettare l'identità altrui vuol dire non forzarla al cambiamento. Ma se credo di essere nel vero, come posso non sperare che anche gli altri si uniscano a questa verità? Non li amerei, se non augurassi loro di cambiare. Anzi, sarei ipocrita se non pregassi per loro. Se un musulmano pregasse per la mia conversione, o volesse convincermi della sua verità, non ci vedrei nulla di male, e mi butterei anzi in una discussione con lui. Non vedo alcuna forza di rispetto nel lasciare gli altri in quello che ritengo essere un errore senza avvertirli. Non devo forzare la loro volontà, e dunque niente costrizioni fisiche, ma parlare è necessario.




Se unirsi alla tua verità implica perdere la mia identità, ha senso parlare di dialogo e rispetto delle rispettive identità?
[Modificato da Topsy 15/01/2009 01:35]
15/01/2009 01:35
 
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Re:
Polymetis, 15/01/2009 1.31:


Hai fatto bene ma...ho perduto il mio post, inoltrato proprio nel momento in cui le hai unite!



Mi dispiace. Sono sicuro che erano delle osservazioni utili. Dammi retta, quando vuoi scrivere qualcosa, prima fallo su word!




Ok, faccio un sunto. In quale occasione il Papa avrebbe definito il dialogo inutile, perchè in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana?
A me suona strana questa affermazione.
15/01/2009 01:57
 
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"e unirsi alla tua verità implica perdere la mia identità, ha senso parlare di dialogo e rispetto delle rispettive identità? "



Ha senso parlare di dialogo se lo scopo è rimanere tali e quali a quello che si è già? Allora che si dialoga a fare? Nessuno costringe qualcun altro a perdere la sua identità, ed il rispetto sta in questo. Ma neppure si può negare che sia lecito proporre a qualcuno di guardare le cose da un altro punto di vista, proporgli di cambiare opinione. Se un ebreo, o chiunque altro, volesse convincermi di qualcosa, ne sarei ben lieto.

Ad maiora
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probabilmente dirò un'eresia e certo verrò corretto nel caso;
come ho detto in un mio post, è inscritto nel DNA della Chiesa l'annuncio evangelico; per cui, scandalo ad orecchie moderne, il dialogo è funzionale all'annuncio.

Non si tratta di dialogo finalizzato a sé, tanto per conoscersi e andare al bar a bere qualcosa. E' solo una tappa che mira al portare Cristo all'altro.
So bene che queste parole diano molto fastidio alla cultura del nostro tempo, ma è lo scopo della Chiesa portare Cristo al mondo.
Probabilmente queste parole darebbero fastidio anche ai preti "moderni" che griderebbero all'eresia! [SM=x570867]

quindi tra le opzioni possibili

1) Dialogo finalizzato a sé
2) Dialogo finalizzato all'annuncio

credo che l'ultima sia lo scopo del dialogo per la Chiesa.






"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



15/01/2009 10:38
 
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Salve
sinceramente non condivido quanto scrivete

Le differenze esistono e sono una caratteristica di tutto l’universo e perciò devono essere accettate.

Le differenze culturali e religiose perciò devono essere riconosciute e accettate .

Se non accettiamo questa verità ,significa che siamo noi a sbagliare,
significa che dimostriamo che siamo noi a non essere buoni,
e di essere noi inferiori .

Le differenze invece dovrebbero arricchire la vita e allargare nuovi orizzonti.Sono le differenze che rendono la vita migliore e questo vale in ogni campo.
Certo,le differenze possono causare conflitti,ma se sorgono incompatibilità si dovrebbe elaborare regole di convivenza e a questo serve il dialogo.

il dialogo non serve per convertire o dimostrare che siamo superiori,

ma il dialogo è per aiutarci a convivere ed accettarsi.

Le differenze non possono cambiare col dialogo
Se io sono bianco,dialogando non divento nero

Se dialogo con un nero è perché desidero convivere e capirlo.

La religione è frutto di ricerca e del sentimento dovuto alla tradizione e cultura di un popolo,razza ecc...e dimostra una sola cosa e cioè che i sentimenti religiosi sono patrimonio universale
e che tutti ci si interroga del perché esistiamo,dove andremo dopo la morte e tutti gli altri interrogativi che ne consegue.

Perciò se si dialoga col presupposto di far diventare l’altro come noi o per aver ragione ,siamo fuori binario.
Se la Chiesa ha dialogato solo per convertire ,per me non ha capito un bel tubo.

Renato
Buona giornata
amministratore http://www.facebook.com/pages/coordinamento-fuoriusciti-testimoni-di-Geova/166705070934
15/01/2009 10:58
 
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Sostanzialmente sono d'accordo con quanto espresso da renato,
Se dialogo con un nero è perché desidero convivere e capirlo.

ma è indubbio che il dovere della chiesa sia quello espresso da predestinato
1) Dialogo finalizzato a sé
2) Dialogo finalizzato all'annuncio
credo che l'ultima sia lo scopo del dialogo per la Chiesa.


E' un dato di fatto, un dovere imposto, senza l'adempimento del quale, la Chiesa rinnegerebbe sè stessa.

Nella società odierna, il presunto rispetto dell'altro, ci porta a rinnegare troppo spesso le nostre origini.

Certo è però, come nel caso in oggetto, inutile riproporre riti che non possono che riproporre idee ormai obsolete, se non sbagliate.

Gabriella Prosperi
15/01/2009 11:45
 
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ripeto la mia insicurezza sulla finalità del dialogo, per questo auspico una chiarificazione da parte di chi ne sa di più.

non vedo l'attinenza del nero che diventa bianco, una cosa è la differenza di colore, un'altra la differenza culturale, una è attinente alla natura, l'altra all'intelletto.

inoltre se la Chiesa e Gesù, avessero le tue idee, Renato, che altro non sono che il comune pensare di oggi, Cristo sarebbe stao un semplice personaggio del passato ed oggi se ne arlerebbe come di altri personaggi del passato.
Ma Cristo ha fondato la Chiesa per portare sé stesso a tutto il mondo, consapevole che lui è il vero bene di ogni uomo. Naturale che questa "portarlo agli altri" debba essere fatto nel rispetto dell'altro (vedi Gesù che sgrida Giovanni che vuole il fuoco che discenda sulle città che avevano rifiutato il vangelo).

secondo me, il tuo punto di vista, parte dal presupposto che non esista la Verità o che tutto è verità; il relativismo completamente alieno dal cristianesimo.
se ti amo, è naturale che avendo scoperto una gioia te la comunichi, se poi mi ridi in faccia, pazienza; questo è rispetto e insieme comunicazione reciproca delle ricchezze culturali.

come fa ad esserci scambio di ricchezze culturali se ognuno si tiene la proprie ricchezze per sé? Le ricchezze vanno condivise, la missionarietà della Chiesa rientra in questo scambio di ricchezze; essa comunica agli altri ciò che ritiene una ricchezza per tutti, altrettanto farai tu e Tizio e Caio; altrimenti dovremmo tutti rinchiuderci nelle nostre case e non comunicare con nessuno, ma così si arresterebbe lo sviluppo della cultura umana.






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15/01/2009 12:28
 
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riporto sul tema dal "Catechismo degli Adulti" della CEI art. 582 nella parte intitolata "Il Dialogo interreligioso":


Finalità [582] I cristiani devono dialogare con i seguaci di altre religioni per conoscerli correttamente ed essere correttamente conosciuti da loro, per superare pregiudizi e malintesi, per stabilire relazioni reciproche di stima, rispetto, accoglienza e amicizia, in modo che ognuna delle parti possa approfondire la propria esperienza di fede e avvicinarsi di più a Dio. Dialogare non deve significare cedere al relativismo o al sincretismo. Non è vero che una religione vale l’altra: “Il dialogo deve essere condotto ed attuato con la convinzione che la Chiesa è la via ordinaria di salvezza e che solo essa possiede la pienezza dei mezzi di salvezza”. Si tratta invece di percepire, ovunque si trovino, i raggi “di quella Verità che illumina tutti gli uomini”; di coltivare i semi del Verbo, gli elementi “di verità e di grazia”, sparsi nelle varie tradizioni.

Modalità [583] Il dialogo assume forme molteplici. Vi è il dialogo della vita quotidiana, in ambiente familiare, professionale e sociale; il dialogo della collaborazione a obiettivi e opere di promozione umana; il dialogo dei patrimoni religiosi e delle tradizioni teologiche ad opera di esperti; il dialogo delle esperienze spirituali vive, come la preghiera, la contemplazione, la ricerca appassionata di Dio.








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15/01/2009 13:53
 
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Polymetis, 15/01/2009 1.06:

Per me dialogare non vuol dire "parliamo, ma rigorosamente senza presumere di essere nel vero, e senza tentare di convincere delle nostre ragioni l'altro". Che tipo di dialogo sarebbe mai? C?è chi dice che dialogare partendo dal presupposto di aver ragione ostacola il dialogo. E' falso, perché tutti, sebbene non lo ammettano, quando dialogano partono dal presupposto che le frasi che pronunciano siano vere. Il vero ostacolo al dialogo non è partire credendo che le proprie affermazioni siano vere, ma rifiutarsi di cambiare opione qualora il dialogo faccia emergere che le nostre posizioni erano errate. Il manifesto di che cos'è per me dialogare sono queste celeberrime parole di Platone:


«A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell'essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero, e che, senza dubbio, accetta d'esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti, io ritengo che l'esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri. Niente, difatti, è per l'uomo un male tanto grande quanto una falsa opinione sulle questioni di cui ora stiamo discutendo. Se dunque anche tu sostieni di essere un uomo di questo genere, discutiamo pure; altrimenti, se credi sia meglio smettere, lasciamo perdere e chiudiamo il discorso.»



Non capisco proprio chi dice: "non provare neppure a convincermi!"
Ma che razza di discorso è? Questa sì che è presunzione, perché parte dal presupposto che si è così sicuri di quello che pensiamo, che neppure vogliamo essere importunati da pareri diversi. La scusa ovviamente sono i secoli di proselitismo e di conversioni forzate. Sarebbe il caso di crescere, e di rendersi conto che il passato non rende autorizzati a fare dei piagnistei senza senso nel presente. Una conversione forzata non ha nulla a che vedere con la ridicola pretesa che ogni interlocutore non parta dal presupposto di essere nel vero (cosa tra l'altro impossibile). Credere di essere nel vero, e voler imporre questa verità con la forza, sono cose diverse, ed è il caso che questo rabbino non ci ricami sopra.



Dopo 2000 anni, secondo te, ha senso dialogare con gli ebrei tentando di convincerli a diventare cristiani? Ormai il dialogo è già stato fatto e le posizioni sono state ben chiarite da secoli, quindi ora credo che il papa dovrebbe dialogare senza presupporre di essere nel giusto. Dovrebbe dialogare e basta, per promuovere la pace e il rispetto delle varie identità. Questo perchè non si può dialogare in eterno tentando di convincere gli altri. Ad un certo punto si deve dialogare presupponendo che l'altro abbia il diritto di esistere senza per forza considerarsi superiori.

Ormai è stato detto tutto, e chi lo vuole può eventualmente convertirsi, ma ufficialmente, il papa, dovrebbe abbassare la cresta e imparare a rispettare gli altri, sapendo che ormai il tentativo di convertire è già stato fatto, quindi prendere atto che questi vogliono restare ebrei e basta.

Ciao
marco


15/01/2009 14:07
 
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Che cumolo di insensatezze leggo. Innanzitutto ogni generazione è nuova, ergo il fatto che il Vangelo sia stato annunciato agli ebrei del passato, non vuol, dire che non vada annunciato agli ebrei del presente. Da ultimo trovo scandalosa, e priva di senso, la posizione che le differenze, per il solo fatto che esistono, devono rimanere tali e quali. In questo caso, lasciamo pure che gli islamici integralisti segreghino le loro donne, o che in Iran impicchino i gay…
Voi direte: “ma qui si violano i diritti umani”! Giusto, ma forse non vi rendete conto che dalla posizione relativistica da cui partite non potete più affermare nulla del genere, perché quegli islamici vi risponderebbero come fate voi coi cattolici: “è la nostra cultura, lasciateci in pace, e non pretendete che i vostri diritti occidentali siano diritti umani, la vostra è presunzione ed imperialismo culturale!”.
Come già spiegato, è IMPOSSIBILE dialogare non pensando di aver ragione. Voi stessi, nel preciso momento in cui dite al papa cosa dovrebbe o non dovrebbe fare, qual è il modo giusto di dialogare, stare dicendo implicitamente che la vostra posizione è corretta mentre quella del papa no. Giacché, se invece sostenente che neppure la vostra posizione è corretta, perché cavolo parlate cercando di convincerci?
Se i cristiani non avessero annunciato, oggi saremmo ancora intenti ad adorare Zeus. Non è un peccato predicare, è un peccato costringere a convertirsi con la forza. Se quel rabbino ebreo non vuole ascoltare, amen, ci sono altri ebrei che vogliono farlo, e le conversioni eccellenti ci sono sempre state. Un caso eclatante? S’è convertito, decenni fa, persino il rabbino capo di Roma. Se nessuno gli avesse annunciato il cristianesimo, non avrebbe mai avuto l’opportunità di farlo. Noi annunciamo solo, e abbiamo il diritto di farlo, il nostro rispetto consiste nel fatto che lasciamo che gli altri decidano liberamente se ascoltarci o meno. Ma non vengano a dire ipocritamente che bisogna dialogare senza pensare di aver ragione, perché è impossibile, e loro stessi non potrebbero far diversamente. Non ha senso dire che per il solo fatto che una differenza esista, allora quella differenza è buona, nel senso che è vera. Questo è uno squallido tipo di relativismo che rende non giudicabile nessuna manifestazione della cultura umana. Non ci sarebbe stato nessun progresso nella storia dell’umanità se nessuno avesse provato a convincere degli altri che era lui ad aver ragione, nessuna novità, né scientifica né filosofica, avrebbe mai visto la luce né si sarebbe affermata.
[Modificato da Polymetis 15/01/2009 20:29]
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15/01/2009 14:58
 
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RE

Proviamo diversamente: Mettiamo caso che noi cattolici andiamo nel medioriente, dicendo sia ai mussulmani che agli ebrei, di avere un dialogo con noi: Secondo voi la loro reazione quale sarebbe?
[SM=x570880] [SM=x570881] [SM=x570881] [SM=x570881]
15/01/2009 15:12
 
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Re: Re: Re:
Topsy, 15/01/2009 1.13:




Curioso ma è la stesso identico pensiero degli ebrei.
Se un dialogo presuppone sempre che si rispetti la posizione e l’identità dell’altro, come si può rispettare l’identità altrui e nello stesso tempo chiedere di cambiarla. Ovvero rispettare l'identità ebraica e al contempo pregare e dialogare affinchè gli ebrei siano illuminati ( stanno al buio?) e si convertano ad altra fede?




vale anche l'inverso, che dialogo è se la posizione ebraica è: "se non fate quello che diciamo e non rinunciate a quello che siete allora con voi non parliamo"? Mi sembra una posizione infantile. E soprattutto suicida, visti i tempi che corrono.


******************************

"Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell'umanità, finiscono col combattere anche la libertà e l'umanità pur di combattere la Chiesa" (G.K. Chesterton)
15/01/2009 16:44
 
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Re:
Polymetis, 15/01/2009 14.07:

Che cumolo di insensatezze leggo.


Ecco vedi, già una frase del genere mi fa girare le....
Allora facciamo così, visto che il mio post era un cumulo di insensatezze il forum fattelo te che sei bravo...io mi limito a leggere e evito si sprecare tempo ed energie, che tanto non serve a nulla.


ciao
marco

15/01/2009 16:51
 
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Re: Re:
.gandhi., 15/01/2009 16.44:


Ecco vedi, già una frase del genere mi fa girare le....
Allora facciamo così, visto che il mio post era un cumulo di insensatezze il forum fattelo te che sei bravo...io mi limito a leggere e evito si sprecare tempo ed energie, che tanto non serve a nulla.


ciao
marco





dai gandhi, non fare così. fregatene e vai avanti, sarebbe un guaio se tutti incominciassero ad andarsene perchè offesi.

ti prego!!!!!!! [SM=g1543784]
non mollare!






"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



15/01/2009 16:54
 
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Re: Re: Re:
predestinato74, 15/01/2009 16.51:




dai gandhi, non fare così. fregatene e vai avanti, sarebbe un guaio se tutti incominciassero ad andarsene perchè offesi.

ti prego!!!!!!! [SM=g1543784]
non mollare!



Sono d'accordo, non andartene.
Tutti abbiamo bisogno di tutti.

Gabriella Prosperi
15/01/2009 19:48
 
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Re: Re: Re:
predestinato74, 15/01/2009 16.51:




dai gandhi, non fare così. fregatene e vai avanti, sarebbe un guaio se tutti incominciassero ad andarsene perchè offesi.

ti prego!!!!!!! [SM=g1543784]
non mollare!


Non ho detto che lascio il forum, ma che evito di dialogare con uno che considera il mio post come un cumulo di insensatezze.
Visto che lui è il saggio che si ragioni da solo, o per lo meno senza di me.

ciao
marco


15/01/2009 20:26
 
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Non ho detto che lascio il forum, ma che evito di dialogare con uno che considera il mio post come un cumulo di insensatezze.



Scusa, ma m'è sfuggita quale sarebbe la tua argomentazione in replica alle mie. In qualunque discussione, su qualunque argomento, se due persone hanno pareri diversi, ciascuna delle due parti pensa che il parere dell'interlocutore sia scorretto. Semplicemente, mentre i relativisti lo pensano ma non lo dicono, io lo penso e lo dico.
Le tue argomentazioni facevano acqua da tutte le parti, e non vedo come possa essere offensivo dirlo. Non sai reggere un minimo di contraddittorio? Se non sei d'accordo, basta replicare e dirmi dove avrei sbagliato. Ad ogni modo, il post non era neppure rivolto a te. Ho semplicemente fatto una lista delle cose senza senso che ho letto in vari interventi, di vari autori.

Ad maiora
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(Κ. Καβάφης)
15/01/2009 21:40
 
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Re:
Polymetis, 15/01/2009 1.57:


"e unirsi alla tua verità implica perdere la mia identità, ha senso parlare di dialogo e rispetto delle rispettive identità? "



Ha senso parlare di dialogo se lo scopo è rimanere tali e quali a quello che si è già? Allora che si dialoga a fare? Nessuno costringe qualcun altro a perdere la sua identità, ed il rispetto sta in questo. Ma neppure si può negare che sia lecito proporre a qualcuno di guardare le cose da un altro punto di vista, proporgli di cambiare opinione. Se un ebreo, o chiunque altro, volesse convincermi di qualcosa, ne sarei ben lieto.

Ad maiora



Un dialogo promosso al fine di "conoscersi", ed eventualmente raggiungere un "intesa" su come concretamente operare "assieme" per promuovere e sostenere iniziative di interesse comune, magari di carattere sociale, non comporta alcun stravoglimento della identità altrui.
Un dialogo volto a "scardinare" argomenti di ordine teologico che stanno a "fondamento" dell'identità culturale e religiosa altrui, è sostanzialmente "negazione" dell'altrui diversità.
Il dialogo permette di rimanere se stessi. Un dialogo motivato dall'intento di far "cambiare" identità religiosa all'altro (seppur attraverso sistemi di dolce persuasione), non può neppure definirisi "dialogo", è tentativo di "conversione".

Io piuttosto, ho trovato molto affascinante il dialogo interreligioso ebraico- buddista. Il dialogo con le spiritualità dell'Oriente mi ha sorpreso poichè almeno sino ad oggi, lo scambio intellettuale è stato proficuo: i buddisti hanno portato gli ebrei a valorizzare le proprie risorse poco esplorate della meditazione ebraica, e il Dalai Lama si è rivolto al popolo ebraico chiedendo consiglio su come sia possibile mantenere viva in un mondo ostile la propria identità, chiedendo quale fosse "il segreto della sopravvivenza spirituale degli ebrei durante l'esilio".


Inoltre, qualsiasi ebreo qualora si senta attrato dalle vertà di fede del cristianesimo ha l'opportunità di contattare facilmente i rappresentati della Chiesa a cui eventualemte desidera aderire, con la certezza che verrà seguito ed ammestrato in tal senso.

Piuttosto non è affatto vero il contrario. Per coloro che si sentono attratti dalla cultura religiosa ebraica, le cose sono ben più difficoltose. L'ebraismo scoraggia le conversioni. I percorsi in tal senso possono durare persino 10 anni. Per questo resto sorpresa nell'apprendere di persone convertite all'ebraismo, tra cui persino suore e sacerdoti. Devono essere persone davvero tenaci. Ed io mi chiedo: ma chi glielo fa fare?!
[SM=x570868]

15/01/2009 22:21
 
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Allora, bisogna fare dei debiti distinguo. E' ovvio che se ci si riunisce per discutere di ecologia, questa non deve diventare l'occasione per mettersi a convinvere qualcuno della Trinità. Quello che non capisco è il rifiuto aprioristico, in qualunque caso, della possibilità che qualcuno provi a convertimi (ho visto una cosa simile ad esempio nel Forum biblico dei nostri amici italo-israeliani). Questa posizione è un turarsi volutamente le orecchie, è un partire dal presupposto che tanto si sa già tutto, e dunque non si vuole neppure mettere alla prova la nostra fede. Se un musulmano o un protestante volessero provare a convertirmi farei quello che faccio coi TdG, cioè li farei entrare in casa, ascolterei quello che hanno da dirmi, e replicherei. Non posso infatti escludere che costoro mi rivelino qualcosa che mi faccia cambiare idea, e dunque mai posso chiudermi al dialogo. Inoltre l'argomentazione del rabbino di Venezia ha una nota relativistica di fondo: il papa sarebbe colpevole di dialogare credendo in partenza di possedere la verità.
Qualcuno sa spiegarmi come sarebbe mai possibile affrontare qualunque discussione partendo dal presupposto che quello che si dice non è vero? Se non penso che quello che dico sia corretto, è perfettamente inutile che mi metta a discutere, non vi pare?


"Un dialogo volto a "scardinare" argomenti di ordine teologico che stanno a "fondamento" dell'identità culturale e religiosa altrui, è sostanzialmente "negazione" dell'altrui diversità. "



E io non capisco questa argomentazione. Non capisco perché mai, il solo fatto che una diversità esista, dovrebbe rendere questa diversità intoccabile. Io da cattolico sono diverso dai protestanti, o dal resto del mondo laico, ma non mi sogno certo di non sentire alcuna ragione a causa di questo. Se un ateo vuole convertirmi al suo ateismo è il benvenuto. Il fatto che ci siano delle differenze, non implica che tutte queste differenze siano parimenti vere, altrimenti dovremmo dedurne che hanno la stessa verità l'islam, il cristianesimo, l'ebraismo, e l'ateismo, ma ciò che impossibile, perché questi sistemi di credenze credono cose che si escludono a vicenda.
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15/01/2009 22:35
 
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Vazda Vjeran, 15/01/2009 15.12:





vale anche l'inverso, che dialogo è se la posizione ebraica è: "se non fate quello che diciamo e non rinunciate a quello che siete allora con voi non parliamo"? Mi sembra una posizione infantile. E soprattutto suicida, visti i tempi che corrono.




Per te evidentemente è infantile prendere il tempo necessario per chiarirsi le idee su cosa significhi il termine "dialogo". Per altri no. Due gruppi che si incontrarono per fare dialogo dovrebbero quanto meno condividerne il "significato". Altrimenti in luogo del dialogo, avremo semplicemente due distinti monologhi.
[Modificato da Topsy 15/01/2009 22:36]
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