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L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere (1982)

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2009 00:27
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Post: 133
Città: MILANO
28/12/2008 00:54

Leggerezza o pesantezza?
Su questo quesito parmenideo si snoda tutto il romanzo nella sua struttura assolutamente disunita dove più che temporale lo sviluppo è nel punto di vista, come in un quadro cubista, la storia viene ripresa a pezzetti e raccontata a stralci ogni volta sotto il segno di un tema differente. L'incontro di Tomas e Tereza per esempio viene visto prima sotto l'aspetto della leggerezza dell'uomo minacciata dalla pesantezza della donna e poi viceversa come fedeltà minacciata dai tradimenti. In questa serie di dualismi sul peso si contrappongono soprattutto anima e corpo, amore e sesso, ebbrezza e vertigine. Alla fine ne risulta un vero e proprio mosaico esistenziale dove un cane, Karenin, riesce a mediare meglio di chiunque altro fra i due estremi, nel suo vivere di abitudini, di circolarità, di ripetizioni si materializza tutta la pesantezza di chi accetta le conseguenze della propria scelta (come la donna fedele), nel suo essere ingenuamente amante, senza pretendere nulla, immensamente attivo, si ritrova tutto il valore della leggerezza divenuta ora tuttaltro che insostenibile.
Unico appunto a Kundera... è troppo didascalico a volte, spiega troppo, forse un po' di mistero sulle metafore aumenterebbe il gusto del buon lettore, d'altronde ricordo che sono sempre stato un po' restio a leggere questo libro per via del titolo decisamente altisonante e per via dell'eccesso di successo che ha sempre riscosso anche fra ragazzine di 15 anni (forse un minimo più di cripticità l'avrebbe mantenuto più "puro").




Cito un passo che ho trovato straordinario fra tanti:

La nostra vita quotidiana è bombardata da coincidenze o, per meglio dire, da incontri fortuiti tra le persone e gli avvenimenti chiamati coincidenze. Una coincidenza significa che due avvenimenti inattesi avvengono contemporaneamente, si incontrano: Tomas compare nel ristorante proprio mentre la radio suona Beetohoven. La stragrande maggioranza di queste coincidenze passa del tutto inosservata.[…] L'amore nascente ha acceso in lei il senso della bellezza, e quella musica lei non la dimenticherà più. Ogni volta che la sentirà sarà commossa. Tutto ciò che accadrà intorno a lei in quell'istante, apparirà nell'alone di quella musica e sarà bello.
All'inizio del romanzo che Tereza teneva sotto il braccio quando era arrivata da Tomas, Anna incontra Vronskij in strane circostanze. Sono sul marciapiede di una stazione dove poco prima qualcuno è finito sotto un treno. Alla fine del romanzo sarà Anna a gettarsi sotto il treno. Questa composizione simmetrica, nella quale un identico motivo appare all'inizio e alla fine può sembrarvi molto "romanzesca". Sì, sono d'accordo, ma a condizione che la parola "romanzesca" non la intendiate come "inventata", "artificiale", "diversa dalla vita". perchè proprio in questo modo sono costruite le vite umane.
Sono costruite come una composizione musicale. L’uomo spinto dal senso della bellezza, trasforma un avvenimento casuale (la musica di Beethoven, una morte alla stazione) in un motivo che va poi a iscriversi nella composizione della sua vita. Ad esso ritorna, lo ripete, lo varia, lo sviluppa, lo traspone, come fa il compositore con i temi della sua sonata. Anna avrebbe potuto togliersi la vita in maniera diversa. ma il motivo della stazione e della morte, quel motivo indimenticabile legato alla nascita dell'amore, nel momento della disperazione l'aveva attratta con la sua cupa bellezza. L’uomo senza saperlo compone la propria vita secndo le leggi della bellezza persino nei momenti di più profondo smarrimento.
Non si può quindi rimproverare al romanzo di essere affascinao dai misteriosi incontri di coincidenze (come l'incontro tra Vronskij, Anna, il marciapiede della stazione e la morte, o l'incontro tra Beethoven, Tomas, Tereza e il cognac), ma si può a ragione rimproverare all'uomo di essere cieco davanti a simili coincidenze della vita di ogni giorno, e di privare così la propria vita della sua dimensione di bellezza.





Alla faccia tua maldoror che mi volevi la bellezza indipendente dalla carica di vissuto che uno ci associa, qui l'arte è proprio l'arte come volontà di potenza, come capacità poietica/poetica di mettere insieme, di "fare la differenza" nella ripetizione muta e nuda dell'ordinario e di scovare le disparità, le coincidenze, come il fanciullo di Pascoli e così darle voce e vestirla. Il caso stesso è cosi ricondotto da una nostra impotenza di controllo ad una potenza di accettazione, da una passività ad una attività. "Es muss sein" recita il quartetto di Beethoven che Tereza ama, deve essere così, eppure la sua vita è tutto orrido caso, tutta coincidenza sibillina (es kann auch anders sein, può essere anche diversamente). Dall'estrema pesantezza all'estrema leggerezza, per trovare il superamento in un mondo liberato del suo peso, libero da bene e male, e transvalutato nei propri valori, coi propri pesi.
[SM=g8806]
[Modificato da sgubonius 28/12/2008 01:02]

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"La vita è una festa... viviamola insieme"
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Post: 71
28/12/2008 10:55

Vabbè, adesso siccome lo dice Kundera dobbiamo credergli? [SM=g9233]
Comunque da quel poco che ho letto, mi è sembrato di capire che si trattasse più che altro di una sorta di "piacere delle simmetrie" che accadono nella vita, ma non so quanto questa possa essere chiamata bellezza.
Di tutti quegli altri deliri sull'arte come potenza di fare la differenza e di ballare la paranza ne discuteremo al più presto [SM=g8864]
[Modificato da maldoror. 28/12/2008 10:59]
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Post: 133
Città: MILANO
02/01/2009 01:47

Direi più piacere delle dis-simmetrie!!

Il piacere di trovare il disuguale, il dispars, la differenza fra l'ordinario e lo straordinario. In fondo è come se focalizzassimo lo sguardo mettendo in luce dei dettagli, individuando, non paragonando e uguagliando. Può sembrare un gioco sulle parole, ma credo invece che in questo stia un rovesciamento importantissimo, appunto il rovesciamento fra l'identità e la differenza, fra la ripetizione nuda (dello stesso) e quella vestita (del differente).

Esemplificativo è questo discorso se portato al linguaggio. La poesia è proprio quella forza insita nel linguaggio quando prende il sopravvento la differenza, ovvero quando cessa la tirannia del significato coeso al significante (il sasso in bocca). Tutta la faccenda è poi collegata al cambio di punto di vista: se non c'è più l'originale che viene copiato, se non c'è più il significato, allora ogni concetto ideale crolla, in primis quello dell'arte come armonia, imitazione, astrazione dal vissuto.

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"La vita è una festa... viviamola insieme"
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Post: 20
04/01/2009 19:57

Tralascio il discorso estetico che stò un pò di fretta,posticipo a quando avrò più tempo per farmi seghe mentali.

Sul fatto che questo libro abbia attecchito tra le 15enni secondo me è spiegabile perchè le ragazzine sono interessate ai romanzi erotici alla stessa maniera in cui i ragazzini sono interessati ai film di 7 europa.
Questione di masturbazione piucchè di intelletto [SM=g7576] !

Il libro lo lessi molti e molti anni fà e per molto tempo fu tra i miei preferiti.
All'epoca non sapevo fosse così famoso,lo trovai buttato in casa in qualche ripostiglio,tutto impolverato e sporco(forse apparteneva a qualche mio parente),aprii le prime pagine e mi trovai citazioni di Nietzche,eterno ritorno ecc,motivo valido per cui lo lessi(stesso motivo per cui per me l'ha letto Sgubonius).
Finito il libro scoprii che Nietsczche ci rientrava meno del previsto,diciamo che veniva attualizzato all'epoca odierna e in chiava psicanalitica.
Peraltro il fatto dell'insostenibile leggerezza dell'esistenza(e le cose che diceva Sgubonius a proposito)è una questione che mi ha sempre interessato,è strano come le cose semplici(leggere)possono essere risolte in maniera complicata(pesante)e viceversa.
Alla fine il libro non penso che dava una soluzione al rebus:
Penso(ma qua sparo qualche sana cazzata,visto che non ricordo molto il finale) che Kundera voglia dire che la vecchiaia molti difetti dell'esistenza,esistenza che si sviluppa in maniera ciclica(eterno ritorno?)per i motivi detti da Sgub.
In breve però penso che alla fine nel libro trionfava la pesantezza dell'essere-e del camion [SM=g7576] ,era un camion?-,per questo non sò fin quanto si può sapere di superamento(perchè io non ho visto nessun superamente in tutto il libro).

PS Libro paragonabilissimo con Ultimo Tango a Parigi per me

PPS Libro anche molto sopravvalutato,ne lessi uno di Kundera molto più bello e davvero un capolavoro (Lo scherzo)
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Post: 133
Città: MILANO
04/01/2009 20:14

Il cane secondo me, che dà il nome all'ultimo capitolo: il sorriso di Karenin, è un po' la figura che emerge alla fine nel suo stile di vita molto semplice e affettivo in tutta la baraonda di problemi umani. Non mi pare invece ci sia tanta psicanalisi (per gli standard dei romanzi moderni almeno) quanto invece c'è proprio dell'esistenzialismo che si spreca ogni rigo di ogni pagina!

Vecchiaia e fanciulezza in fondo sono quasi sinonimi di pesantezza e leggerezza, e non credo che Kundera si schieri cosi tanto con uno dei due poli, in fondo credo dica proprio che bisognerebbe avere entrambi mescolati, come appunto il cagnolino.

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"La vita è una festa... viviamola insieme"
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Post: 20
04/01/2009 21:58

effettivamente il cane bilancia un pò le cose,però la psicanalisi un pò l'ho vista,magari non era l'elemento principale,però anche l'esistenzialismo viene un pò psicanalizzato(visto i continui rimandi al sesso come fulcro delle azioni e lo scavo psicologico dei personaggi nei loro minimi gesti-mi viene in mente il tradimento della tizia)
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Post: 133
Città: MILANO
05/01/2009 00:27

Psicologismo certamente, ci mancherebbe altro, però psicanalisi proprio penso si intenda una cosa più specifica sui complessi, sui contrasti conscio-inconscio, sull'effetto di rimozioni ecc... qui l'unica cosa che tenderebbe a quel fine è il racconto sulla madre di Tereza, però io ci ho visto più un contrasto anima-corpo, spirito e materia che una questione eventualmente psicanalitica.

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"La vita è una festa... viviamola insieme"
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