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Francis Bacon

Ultimo Aggiornamento: 04/01/2009 19:34
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Post: 71
25/12/2008 13:59

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Sesso, violenza, solitudine. I tre elementi che definiscono la condizione dell'uomo moderno. Non altro che un animale in balia di un mondo senza dio e senza tregua, soggetto alla naturale incombenza del dolore e della paura. Un uomo la cui anima si riflette in un corpo deformato e scomposto. Quelle stesse "deformazioni" che hanno sempre attanagliato le figure di Francis Bacon, il dublinese "maledetto", trapiantato a Londra col cuore in fibrillazione, pittore esistenziale ai limiti della patologia estetica, che nella "scarnificazione" dei volti ha trovato la sua sublime grandezza, e nella ricerca spasmodica e mai accomodante della torbida intimità delle persone ha codificato il suo virtuosismo pittorico. Un sublime al negativo che ha reso Francis Bacon famoso e affascinante, la cui intera produzione, iniziata tardi negli anni Quaranta ed esauritasi all'alba degli anni Novanta (1992) col suicidio, viene ricostruita dalla bella retrospettiva ospitata dalla Tate Gallery fino al 4 gennaio.

Classe 1909, omosessuale dalla personalità complessa al limite del "disturbo psichico", con una "passione" artistica per la malattia e la mutilazione (come testimoniano alcune immagini di bambini deformi o mutilati ritrovate nel suo studio), maestro pioniere della cosiddetta Nuova Figurazione inglese animata, se non esplosa, in seno ad una interpretazione più esistenziale del surrealismo, con l'ambizione di indagare artisticamente la vera essenza dell'uomo contemporaneo, dilaniato dalla seconda guerra mondiale ma soprattutto assediato dal dopoguerra. La rassegna, curata da Matthew Gale e Chris Stephens, tenta un'indagine al vetriolo di questo portentoso pittore, anche in funzione del ritrovamento di materiale autografo inedito nel suo studio dopo la morte, atelier-universo, il suo, che ha rappresentato il centro della vita, tra tempeste sentimentali e rovelli interiori, sperimentazioni tecniche e grandiosità artistica. Il suo mondo in cui ha avuto il coraggio, come in una magnifica ossessione, di spingere fino all'estremo i soggetti della sua pittura, a volerne raccontare un progressivo processo di caduta spirituale, collaudando la sfida della serialità, dai piccoli intensissimi ritratti ai monumentali trittici, dal tema della Crocifissione alle manipolazioni dei Ritratti di Innocenzo X di Velazquez.

Un diario delirante e visionario, quello dei racconti per immagini di Francis Bacon, che dipingeva sempre sulla base di esperienze personali e intime. C'è il debutto degli anni Trenta, tardivo, quando sbarcò sulla scena dell'arte da autodidatta dopo brevi studi alla Dean Close School di Chestelham e soprattutto dopo una serie di piccoli grandi viaggi nella sua Irlanda, in Francia, in Germania. Aveva trent'anni e un passato da designer, e la sua arte tradiva uno sguardo al cubismo sintetico di matrice picassiana (d'altronde erano gli anni in cui Picasso concepì Guernica). Lavori che già rivelavano un interesse per l'ambiguità della trama figurativa. E si riconoscono i lavori degli anni Quaranta, la sua ufficializzazione di artista, al fianco di Henry Moore e Graham Sutherland, con il quale instaurerà uno stretto rapporto di stima e di solidarietà. A testimoniarlo, i suoi "studi" per una Crocifissione, pamphlet scenici ad alta tensione, dove le tonalità grigiastre sembrano dare un senso scultoreo alle figure e in certe soluzioni figurative echeggiano irriverenti segni fallici. Non c'è pietà nelle sue Crocifissioni, non c'è sentimento, né umanità, ma animalesche presenze i cui volti sono lacerati da bocche fameliche risaltate da uno sfondo arancione, quasi a sublimarsi in un manifesto dell'orrore e dell'angoscia.

Ed ecco i lavori degli anni Cinquanta, con un Bacon che si accanisce sulla figura mentre nell'Europa dell'arte esplode la mania dell'astrazione lirica influenzata dalla nuova avanguardia americana dell'Action Painting. Bacon punta a una pittura d'immagine di grande forza e originalità esaltando l'emblema stesso della figurazione: il volto umano. Lo dimostrano i suoi Studi, le serie delle Teste, gli Uomini in blu, incorporei e spettrali, dai volti argentei e sfocati, fino alle rivisitazioni del Ritratto di papa Innocenzo X da un'opera di Velázquez, tema con cui Bacon si confronterà per quasi una vita, "sfigurando" l'immagine perfetta dell'artista spagnolo, nel tentativo di reinterpretare l'immagine del papa in un modo compatibile con il tormentato ventesimo secolo. Opere che fanno ormai di Bacon il maestro indiscusso della "defigurazione", se non addirittura della "deformità".

Le teste appaiono contorte, le figure sono isolate, ingabbiate nella tensione centripeta del corpo su sfondi blu china, le mani sono serrate, la bocca spalancata, quasi a evocare l'Urlo di Munch o gli Autoritratti di Schiele. Eppure sono ritratti di uomini d'affari in abiti eleganti, la maggior parte committenti. Nella swinging London degli anni '60 i personaggi prendono luce e spazio, come i ritratti di cari amici o dell'amato George Dyer o del grande pittore Lucian Freud, cui Bacon sarà legato da amicizia e rispetto. Fino all'apoteosi dell'interiorità umana coi Trittici degli anni '70. La rassegna coltiva il mito di Bacon, permette di coglierne tutte le tinte fosche, la sua sensibilità oscura, violentemente riversata sulle sue opere popolate di immagini di cruda drammaticità sempre in bilico tra un'energia straripante e la disperazione. Elementi che fanno di Francis Bacon, come di Jackson Pollock o Jean-Michel Basquiat, un artista da film, da aneddoti, da leggenda.

Fonte:www.repubblica.it

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[Modificato da sgubonius 28/12/2008 01:27]
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Post: 133
Città: MILANO
25/12/2008 20:19

Mi chiedo se poi il XX secolo sia stato tanto diverso dagli altri!

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"La vita è una festa... viviamola insieme"
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Post: 71
25/12/2008 21:09

Mazza, se lo confronti con l'Umanesimo o l'Illuminismo qualche differenzuccia ce la trovi secondo me [SM=g8864]
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Post: 133
Città: MILANO
26/12/2008 12:35

Intendevo come tragicità e orrore! [SM=g8863]

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"La vita è una festa... viviamola insieme"
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Post: 10
03/01/2009 13:50

Di Bacon non si può descrivere nulla se non l'impossibilità stessa di potersi avvicinare alle sue tele.
La carne morta e gli elementi che via, via si fanno sempre più nitidi rivelano in parte la bravura e la possanza di un artista che ha risvegliato un'Europa inguaribile.
Bacon è un grande maestro, e come altri artisti lo hanno definito, citato (vedi Lynch, Cronenberg) abbiamo molto da imparare dalla sua arte.
Non credo debba dire molto altro su questo argomento, l'arte se è vera arte, deve poter parlare da sola.

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Andrea
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Post: 20
03/01/2009 19:16

fino a quando mi interesava la pittura era il mio preferito,lo portai pure alla tesina delle superiori,poi se ritrovo il mio saggio lo pubblico.
Decisamente uno degli artisti più folli mai esistiti,un Caravaggio del XX secolo.

Comunque consiglio a tutti il film su di lui"Love is the Devil",di un regista molto bravo(di cui mi sgugge il nome) e musicato da Ryuichi Sakamoto.
Davvero stupendo,soprattutto perchè coglie le idee prospettiche e avanguardiste di Bacon e le trasporta sulla macchina da presa.
Maldoror,tu lo apprezzerai (quasi)sicuramenente,visto che per certi versi ricorda un prodotto di Greenaway(meno barocco e più purista).
Imperdibile.
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Post: 71
03/01/2009 19:35

Re:

Maldoror,tu lo apprezzerai (quasi)sicuramenente,visto che per certi versi ricorda un prodotto di Greenaway(meno barocco e più purista).
Imperdibile.



Mazza, forse ho le traveggole [SM=g10266] Comunque io non è che sia poi tanto un fan di Greenaway, anche se sto film in effetti è un po' che contavo di vederlo.

P.S.:il regista si chiama John Maybury mi pare, ed è lo stesso di The jacket, con Adrien Brody.

[Modificato da maldoror. 03/01/2009 19:36]
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Post: 20
04/01/2009 19:31

Re: Re:


Azzzzz Malador...sai com'è,ogni tanto mi si inceppano le dita a scrivere!
Bravo,il regista è proprio lui(per altro The Jacket per me è formidabile come film).
Dai shì,l'accostamente a Greenaway è relativo comunque,non ti aspettare un film in suo stile.

[Modificato da orpheus2046 04/01/2009 19:34]
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