21^ giornata Empoli - AVELLINO 1-1

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Quando il calcio diventa poesia-Roberto De Zerbi
E fu così che prese il pallone, il tempo di allisciarlo con le mani, di posarlo sul terreno pesante assai, e mentre gli avversari pensarono "vabbuò , prepariamoci a marcare i marecantoni dell'Avellino", io misurai ad occho e croce la distanza in un secondo ed in un secondo pensai:
"tra i 35 ed i 40, se po' fà, mo' sento ì scennere: questo tira in porta".

Neanche il tempo di finira il TA dell'ultima parola, che Robertino nostro aveva deciso che il "se po' fa'" si doveva fare....e tirò.

Quel pallone andò dritto per dritto e poi, tutto ad un tratto, si arrevutò, andando verso l'esterno e sotto la traversa. Mentre attorno a me non si capiva niente più, vidi il portiere avversario che leggeva un foglietto e poi fare così con la mano; sopra stava scritto con l'inchiostro della rabbia di Roberto, della sofferenza che gli ultimi mesi gli avevavo regalato, e della classe pura: "strunz' io so' Roberto De Zerbi, 'a prossima vota mitti dieci uomini in barriera".

Assicuratosi che il portiere avesse letto, De Zerbi andò verso la panchina che tenevo sotto a me. Il pubblico esultava, il delirio lo accompagnava lungo la sua corsa ed io non applaudivo e non zompavo: lasciai i cumpagnielli miei, Neotifoso, Marco, Lupo76, mi tolsi il cappuccio dalla testa, perché ora volleva, il freddo era passato, e mi avviavi lungo quelle scale che ormai ho consulato.

Roberto veniva verso di me ed io andavo verso di lui. Così arrivai fin sotto la ringhiera, giù a tutto; ma per quanto mi sporgessi non riuscivo ad abbracciarlo. Roberto stava là, coi compagni in delirio attorno a lui ed io non ci stavo. Io, proprio, io che quando avevo saputo del suo arrivo ad Avellino, mi ero emozionato come mai mi era capitato dagli anni della mia gioventù, io che avevo ingottato collera e veleno a sentire e leggere di tutto su questo calciatore, ad Avellino, da chi da anni non vedeva un calciatore di pallone e, se muccusiello, mai lo aveva visto, lo volevo toccare, lo volevo abbracciare fisicamente.

Così, scesi anche le scale che portano sul terreno ed arrivai fin dove na' recinzione ì merda, facendo come quello nel film 'o zappatore, mi diceva che in campo non potevo entrare, chiedendomi "Chi sì?".

"Azz'...chi sò? Io song' o nammurato i stu poeta, ma nun fa niente, mi abbasta così e me torno al posto mio, ma proprio per non prendere una diffida e magari far dare n'a multa all'Avellino".

Un'ultima occhiata e piano piano tornai all'ultimo posto di quella longa scalinata, mentre Roberto andava verso il centro del campo, col pubblico che ancora applaudiva.

Mi chiesero che fine avessi mai fatto, risposi, facendo ampi gesti con le mani:
"Jammocenn', mo' ce ne possiamo andare: eravate venuti qui per vedere il calcio e vi è stata data una poesia"

Io sono tra i vecchiarielli e vi assicuro che quella battuta, quella traettoria, quella poesia, l'ho vista tanto tempo fa...erano gli anni della serie A, erano i capolavori di Dirceu. Lasciate perdere la televisione, che appiattisce e non fa cogliere la profondità della palla, solo chi ha mai visto le punizione di Dirceu, dal vivo, quella palla che all'intrasatto si arrevutava su se stessa e cambiava traettoria, può capire di che sto parlando.

Poi ho chiamato Lello, eravamo stati a pranzo assieme e Stefano con noi e mi piaceva assai immaginarlo mentre zompava felice e quello mi era parso il momento giusto per fargli una domanda; così lo telefonai:
"Lello, una domanda: ma questa poesia come si colloca negli schemi di Incocciati?" e poi pensai alla gioia di un amico caro, che aveva visto le sue giornate così piene di tristezza, ultimamente, e chiamai Angioletto e lo abbracciai per telefono. E 'o presidente me lo potevo mai sparagnare? E nno signore" E chiamai anche lui e a lui dissi:
"Presidè, questa è poesia, ma lo capisci o no che è poesia"?.

Perché se non lo avete capito, oggi, voi che eravate al Partenio avete visto cosa succeede quando il calcio diventa poesia.

Avevo promesso delle cose a parecchia gente, a proposito di De Zerbi, non ne sono capace e sarei un pover'ommo se pensassi di infangare così questa sua poesia. Ma almeno un consiglio lo voglio dare; non è un pensiero poetico, come quello con la barba nel film di Bellavista, ma ha una sua profonda verità:
'O pallone è na' cosa semplice e chi sape jucà non è mai un problema. Mai.!..arricurdativell'

Robè, prima di partire, ti avevo chiesto, oggi, di prendere la squadra per mano; mi hai accontentato ed hai fatto di più, molto di più.

Aiutaci a salvarci, abbiamo bisogno di te!
di LupoDentrooo
dal pianetabiancoverde.it

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