L’allevamento dei Platymeris
di Matteo Campagnari
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N.B.: E' vietata la riproduzione totale o parziale del materiale senza l'esplicito consenso dell'autore. V. Legge del 22 aprile 1941, n. 633
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Kingdom: Animalia
Subkingdom: Eumetazoa
Phylum: Artrhopoda
Subphylum: Exapoda
Class: insecta
Order: Hemiptera
Infraorder: Cimicomorpha
Suborder: Heteroptera
Family: Reduviidae
Subfamily: Reduviinae
Tribu: Reduviini
Genus: Platymeris
Species:
Platymeris biguttata (Linne, 1767) Platymeris charon (Jeannel, 1917) Platymeris erebus (Distant, 1902) Platymeris flavipes (Bergroth, 1920) Platymeris guttatipennis (Stal, 1859) Platymeris insignis (Germar and Brendt, 1856) Platymeris kavirondo (Jeannel, 1917) Platymeris laevicollis (Distant, 1919) Platymeris nigripes (Villiers, 1944) Platymeris pyrrhula (Germar, 1837) Platymeris rhadamanthus (Gerstaecker, 1873) Platymeris rufipes (Jeannel, 1917) Platymeris swirei (Distant, 1919)
Platymeris sp.mombo
Platymeris rhadamanthus
Le specie più reperibili e conosciute in terrariofilia sono
Platymeris biguttatus e
Platymeris rhadamanthus.
Platymeris sp “mombo” identifica una terza specie, non ancora determinata con sicurezza.
Da sx
Platymeris sp.mombo,
P. rhadamanthus, P biguttatus
Sono Emitteri insettivori di dimensioni medio-grandi, che raggiungono 35- 40 mm di lunghezza. I l colore di base dell'intero corpo è nero, ad eccezione delle zampe i cui femori sono attraversati da una banda gialla (
P.biguttatus) o rossa (
P.rhadamanthus e P.”mombo”) e sono coperte da una peluria cortissima e molto rada. Nella parte anteriore dell’ala è presente una macchia circolare che è bianca in
Platymeris biguttatus, rossa in
P. rhadamanthus e arancio in
Platymeris sp. “mombo”.
Per "sessare" un esemplare adulto in modo sicuro bisogna osservarlo nella faccia ventrale ( a questo scopo si possono usare pinzette o un contenitore trasparente): la femmina ha un addome leggermente più largo del maschio che, nella parte terminale, non presenta irregolarità o rigonfiamenti, raccordandosi perfettamente con la cloaca, mentre il maschio nell'ultimo segmento addominale presenta una sorta di bulbo che racchiude i genitali (capsula genitale), che risulta facilmente riconoscibile anche in foto.
Platymeris rhadamanthus maschio
Platymeris rhadamanthus femmina
Habitat
Il genere
Platymeris è presente in tutta l’Africa sub sahariana, preferibilmente in ambienti di savana arida e bassa boscaglia, luoghi cioè che gli possano offrire molti rifugi come tronchi, anfratti e cespugli.
Platymeris biguttatus è più diffuso nella parte est dell’Africa,
P. rhadamanthus in quella occidentale, mentre P. “mombo” è presente nella zona centrale che in quella occidentale
Ciclo vitale
La durata dello sviluppo postembrionale è variabile in relazione a fattori come la temperatura e l’alimentazione. Una neanide neonata tenuta a 28°C e ben alimentata può mutare anche una volta ogni 10 gg per le prime tre mute, poi richiederà più tempo per le successive. Lo stadio adulto è raggiunto in circa 4 mesi (5 mute totali), e la maturità sessuale sopravviene dopo altri 30 giorni
La riproduzione è anfigonica: la possibile riproduzione per via partenogenetica, sebbene riportata da alcune fonti straniere ormai piuttosto datate, resta tuttavia da verificare e confermare. Dalla mia esperienza ho notato che le uova deposte da femmine non fecondate non si sono mai schiuse.
Neanidi e uova di
Platymeris sp.mombo
Neanidi di P.biguttatus a caccia,non esistono vere e proprie "dosi" da somministrare alle neanidi,se non vi fidate a far convivere preda e predatore per paura che i ruoli si invertano,un buon sistema è osservare il ventre di quest'ultime,se piatto avranno necessità di alimentarsi,se gonfio come la neanide nella foto,è probabile che la preda non verrà accettata e bisognerà aspettare.
In media una femmina depone un centinaio di uova che, incubate a 28°C e con una buona umidità ambientale (anche 70%) si schiuderanno in circa 30 gg,
Le uova sono scure, tondeggianti e leggermente allungate, la loro lunghezza è di 3-4 mm e presentano un opercolo bianco circolare, di 1-1,5 mm di diametro.
La percentuale di schiusura è molto alta, raggiungendo circa l' 88% del totale. E’ normale avere un 10% circa di uova sterili, facilmente riconoscibili in quanto presentano ammaccature, colorazioni anomale (marrone chiaro)o perdita di liquidi, è normale anche in caso di buone incubazioni una piccola percentuale di decessi durante la nascita, circa 2%.
Le neanidi appena nate misurano circa 4 mm e presentano una colorazione accesa, caratterizzata da corpo rosso–arancio e zampe gialle. Nel giro di qualche ora, però, il capo e il torace diverranno neri, l’addome assumerà una colorazione rossa cosparsa di piccoli punti neri, mentre i femori si manterranno gialli. Questo cambiamento è dovuto al fatto che alla nascita, così come dopo ogni muta, l’esoscheletro “fresco” ha bisogno di un po’ di tempo per assumere, asciugandosi, la consistenza e la colorazione finale. Alla seconda muta l’addome diventerà nero come il resto del corpo.
Le ninfe (ovvero gli esemplari allo stadio preimmaginale) presentano gli abbozzi alari, che si svilupperanno pienamente in ali, sebbene non funzionali, solo nell’adulto.
Una volta raggiunto lo stadio adulto, un esemplare di
Platymeris può vivere anche più di un anno.
Ninfa e adulto di
Platymeris biguttatus
Allevamento
Sono insetti che non richiedono molto spazio, per cui per il loro allevamento si prestano ottimamente sia terrari in vetro che vasche o contenitori di plastica, opportunamente forati per assicurare un buon ricircolo d’aria e ben chiusi, perché questi Emitteri, anche se molto goffamente, riescono spesso ad arrampicarsi sulle pareti in plastica (
P. rhadamanthus è particolarmente abile da questo punto di vista).
Vasche per l'allevamento di
platymeris
Ho osservato che, se si vuole allevare un gruppo di più esemplari, 70-80 cm² per ogni esemplare adulto vanno più che bene, anche se abbondare non guasta. C’è un considerevole rischio di cannibalismo tra esemplari con forti differenze di taglia e anche tra le neanidi neonate, pertanto si consiglia di allevarne almeno una parte singolarmente per le prime mute in modo da garantire una nuova generazione, anche se l’estrema prolificità di questi insetti non lo renderebbe necessario.
Il set up della teca può essere costituito da un arredamento anche molto ricco e scenografico, in quanto questi insetti non scavano e non tendono a spostare gli oggetti. Si possono inserire a questo proposito pietre piatte, rametti, o cocci di vasi e mattoni, assicurandosi ovviamente che siano posizionati fermamente.
In caso si scegliessero arredamenti ruvidi, come cortecce di sughero o sassi porosi, bisogna prestare molta attenzione al momento della raccolta delle uova perché spesso vengono nascoste in crepe e fessure.
Come substrato consiglio di usare sabbia a grana molto fine, quale ad esempio quella di fiume, che dona un aspetto molto gradevole al terrario e inoltre rende molto semplice e sbrigativa l’operazione di raccolta delle uova, che potrà essere effettuata con un setaccio avente maglia di 1-1.5mm (la comune zanzariera).
Essendo originari della zona sub-sahariana, i
Platymeris necessitano di temperature medio-alte che possono andare dai 24°C ai 28°C. Trattandosi di insetti che vivono in ambienti anche molto aridi, non hanno particolari esigenze di umidità (ad eccezione di
P. rhadmanthus che ha bisogno di una leggera umidità ambientale) neppure per il delicatissimo processo di muta. Una nebulizzata alla settimana è quindi più che sufficiente per soddisfare il loro fabbisogno d’acqua. Consiglio comunque di lasciare dentro la teca un tappo di bottiglia pieno d’acqua o di water cristal, piuttosto che una provetta con il tappo in cotone idrofilo .
L’allevamento di
Platymeris è a mio parere molto divertente: sono cacciatori d’agguato e d’aspetto, che, una volta vistasi passare accanto una preda, si avvicinano furtivamente per poi saltarle addosso con un balzo rapidissimo, trattenendola con forza mentre cercano un punto molle in cui far penetrare il rostro per iniettarvi il veleno e successivamente risucchiare il contenuto predigerito.
Prede molto grosse possono talvolta fungere da banchetto per più individui contemporaneamente.
Un individuo adulto molto attivo può consumare una blatta adulta di medie dimensioni ogni 7/8 gg.
I
Platymeris possono essere alimentati con tutti gli insetti da pasto normalmente reperibili in commercio, quali camole della farina, kaimani, camole del miele e blatte. Per le neanidi appena nate vale lo stesso discorso a patto che le prede non superino la metà delle loro dimensioni: sono pertanto utilizzabili
Drosophila, Trichorhina tomentosa, neanidi appena nate di
Blatta lateralis o anche micro camole e buffalo worms.
Meglio evitare di usare come cibo vivo insetti catturati in natura in quanto possibili vettori di parassiti e/o malattie.
Ninfa di
Platymeris sp. mombo
Pericolosità e veleno:
I
Platymeris sono insetti poco pericolosi per l’uomo: se disturbati tendono a scappare o a difendersi spruzzando schizzi di veleno con notevole precisione a non più di 50 cm di distanza e, anche se non si riesce a vedere lo schizzo di veleno, si può tuttavia notare la parte finale del rostro che viene diretta ripetutamente verso l’aggressore. Sono inoltre in grado di emettere, a scopo di minaccia, un suono simile ad uno stridìo, ottenuto sfregando con il rostro un piccolo processo seghettato situato sul mesosterno tra le zampe anteriori.
L’apparato boccale degli emitteri è composto da un rostro articolato in 4 punti che permette di nutrirsi solo succhiando. In questo contesto la saliva di
Platymeris gioca un ruolo importante in quanto, oltre a paralizzare la preda nel giro di pochi secondi, è in grado di predigerirne il contenuto, che poi viene risucchiato dal predatore, lasciando alla fine solo l’esoscheletro svuotato.
Il veleno di questi insetti non è molto studiato, ma esiste un’interessantissima ricerca di John S. Edwards dell’università di Cambridge , di cui mi permetto di citare alcuni dati salienti.
Un adulto può iniettare come dose massima 10-12 mg di veleno, la cui LD 50 a 18 h (su
Periplaneta americana) è di 10-25 mg/kg (ricordo che non è comparabile a una LD 50 di un serpente in quanto le cavie di riferimento sono differenti).
Il veleno è un insieme di 6 proteine, purtroppo non ancora identificate, e ha un'azione prettamente proteolica (digestiva e disgregatrice), la paralisi è una conseguenza secondaria dell’attività proteolica, in quanto vengono distrutti molto rapidamente i collegamenti tra le cellule eccitabili, quali quelle miocardiche, muscolari e nervose.
È notevole la presenza di un enzima, la ialuronidasi, presente anche in molti altri veleni (es. serpenti), che aumenta l’efficacia del veleno facilitandone ed aumentandone la penetrazione e diffusione.
Un eventuale puntura nell'uomo è molto dolorosa nei primi minuti: la sensazione è quella di avere un ago rovente sottopelle, dopodichè si avverte una rapida anestetizzazione locale della zona colpita con presenza di gonfiore e arrossamento. Vi è la possibilità che si sviluppi una modesta cicatrice incavata dovuta a una lieve necrosi dei tessuti sottostanti (simile a una cicatrice da varicella).
Le conseguenze di uno schizzo di veleno negli occhi possono essere assai più fastidiose: si ha dapprima un fortissimo bruciore costante che può durare anche 3 ore, con gonfiore e impossibilità di aprire l’occhio. Dopo 6-7 ore si ha una progressiva diminuzione del bruciore, vista annebbiata e rossore/gonfiore con evidente lacrimazione, mantenendo però l’impossibilità di aprire l’occhio. Il giorno seguente la vista resterà annebbiata e il gonfiore tenderà a diminuire.
Si raccomanda perciò di evitare di avvicinare troppo il viso a questi insetti e, nel caso, di sciacquare immediatamente con abbondante acqua fresca.
Platymeris biguttatus: Tre schizzi di veleno su un vetro
.
Fonti:
www.faunaeur.org/
(http://www.faunaeur.org/taxon_tree.php?id=0,1,54070,2,3,4,12353,12786,12824,12835,12836,222125&collapse=yes )
scheda di allevamento di Fabio De Vita (
forum.aracnofilia.org/index.php?showtopic=4049 )
www.wikipedia.it
dizionario medico
ok.corriere.it/dizionario/enc3550.shtml
Cladistic analysis of Reduviidae (Heteroptera:
Cimicomorpha) based on morphological characters CHRISTIANE WEIRAUCH
Department of Entomology, University of California, Riverside, California, U.S.A.
The action and composition of the saliva of an assassin bug Platymeris rhadamanthus /hemiptera reduviidae)
JOHN S. EDWARDS
Department of Zoology, University of Cambridge
Tamanini L. - TABELLE PER LA DETERMINAZIONE DEI PIU' COMUNI ETEROTTERI ITALIANI - Mem. Soc. ent. ital., Genova, 67 (2) (1988): 459-471
Ringraziamenti:
Franco Casini: per la consultazione datami
Linda Gadaldi: per la consultazione datami
Livio Mola: per la ricerca della corretta tassonomia
[Modificato da stevemagno 28/12/2011 19:40]
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...MODESTAMENTE SONO DIO E NON SI DISCUTE...
(colui che: tutto è, tutto sà, tutto può...)