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Social card: chi ci guadagna davvero?

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2009 13:41
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07/04/2009 13:41
 
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Quelli che seguono Tremonti
presto o tardi diventano tonti. [SM=g8014]
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07/04/2009 07:33
 
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POVERI NOI!
di Giovanna Boursier
in onda domenica 5 aprile 2009 alle 21.30


A dicembre viene istituita la Carta Acquisti, più nota come Social Card. È una carta di credito del circuito Mastercard che il governo ricarica con 80 euro ogni bimestre. Serve per fare acquisti in farmacia, nei supermercati e per pagare le bollette di luce e gas. È una misura del Ministro Tremonti per aiutare le persone bisognose, in particolare di fronte all’incalzare della recessione. Il governo prevede 1 milione e 300mila destinatari ma, per il momento, le domande si sono fermate a circa 700mila e le carte ricaricate sono in totale 517mila. Il ministero dice che deve aggiornare i dati… Il problema è che la trafila per ottenere la carta è complicata: centinaia di migliaia di persone, in particolare pensionati, devono correre tra gli uffici delle Poste, dell’Inps e dei Caf e le regole sono difficili da decifrare. Quanto costa una misura organizzata con questa modalita'? Perchè non si poteva accreditare direttamente sul conto corrente o sulla pensione visto che i nominativi dei bisognosi sono stati forniti dall'Agenzia delle Entrate e dall'Inps? Giovanna Boursier è andata in giro per l’Italia per vedere quanta gente è riuscita a ottenere la carta, di quanti soldi ha potuto realmente beneficiare. Soprattutto per capire qual è l’effettivo costo di questa misura. Inoltre: che cos'è e come funziona il bonus elettrico e il bonus famiglia; chi ha pagato la Robin Tax, cosa sono i Tremonti Bond. Report si chiede anche quale sia il significato delle “nuove regole”, un cavallo di battaglia del Ministro Tremonti.

Sono previste le repliche di questa puntata su Raisat Extra canale 121 piattaforma Sky nei seguenti giorni:
Lunedì 6/04 alle 10.00 e alle 21.00
Giovedì 9/04 alle 16.45
Venerdì 10/04 alle 24.00


per rivedere la puntata
www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-d01cb49c-2983-4d11-9297-b9da6765ca5a....

per leggere il testo integrale della puntata
www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%5E1084869...
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13/03/2009 18:15
 
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Social Card: c'è tempo fino al 30 aprile per chiedere gli arretrati
12-03-2009

È stata prorogata al 30 aprile 2009 la scadenza per chiedere la Social card con caricati gli arretrati dei mesi da ottobre 2008 a febbraio 2009, per un totale di 200 euro. È questa una delle principali novità contenute nel Decreto con il quale i ministeri dell'Economia e del Lavoro hanno ridisegnato alcune regole per ottenere la tessera acquisti pensata per i meno abbienti.

Si è anche deciso che l'accredito degli 80 euro a bimestre sarà fatto direttamente nel bimestre in corso al momento della richiesta, mentre prima avveniva nel bimestre successivo. Quindi si accorciano i tempi per ottenere i soldi. Inoltre, viene meglio specificato che le verifiche saranno fatte sulla documentazione presentata, prima del rilascio della tessera, così, magari, si riesce ad evitare il problema delle tessere vuote che si è verificato nei mesi scorsi con non poca indignazione e imbarazzo da parte di chi si è visto negare la possibilità di pagare la spesa già fatta passare sul nastro trasportatore della cassa.

Redditi aggiornati ogni anno
Altra novità: i limiti di reddito fissati devono essere aggiornati annualmente a partire dal 2009, attraverso la percentuale di maggiorazione che viene prevista ogni anno per l'aggiornamento automatico delle pensioni. Prossimamente saranno resi noti i nuovi importi tramite circolare. Non aspettatevi troppo: queste percentuali generalmente si aggirano attorno al 3%. Fortunatamente è stato eliminato il vincolo dell'incapienza che era stato fissato in precedenza, quando per gli "over 65" era prevista la possibilità di chiedere la card solo a condizione che avessero un'imposta netta pari a zero: ora questo vincolo non c'è più. Certo, ce ne sono comunque altri (in termini di reddito, immobili posseduti e Isee) per cui questa novità forse estenderà la possibilità di chiedere la tessera solo a pochi italiano in più.

Anche in farmacia
Ora è possibile utilizzare la social card anche in farmacia per l'acquisto di farmaci e parafarmaci. Così come in tutti i negozi di prodotti alimentari e supermercati che utilizzano il circuito Mastercard. In più, quelli che espongono la locandina concedono uno sconto sui prodotti acquistati e pagati con questo strumento.

Ultima novità: prossimamente, tramite protocolli d'intesa con il ministero, anche Regioni e Province autonome potranno versare contributi al fondo per la carta acquisti e vincolare l'utilizzo di questi soldi esclusivamente per usi a favore dei propri residenti.

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17/01/2009 08:16
 
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Social card: il caos delle tessere vuote
La social card sembra essere partita con il piede sbagliato. Fin dalla sua presentazione avevamo espresso non poche perplessità su questo strumento pensato dal Governo a sostegno dei meno abbienti: una tesserina magnetica prepagata che può essere utilizzata per pagare le bollette di luce e gas e per comprare generi alimentari presso i negozi convenzionati che espongono l'apposito cartello. Peccato che molti dei cittadini che ne hanno fatto richiesta si siano ritrovati con in mano una card vuota, senza la somma prevista. All'origine di questo caos, i controlli che l'Amministrazione fa a posteriori sulle dichiarazioni rilasciate da chi fa richiesta. Procedura che non fa che aumentare la confusione, il disagio e lo smarrimento dei cittadini. I controlli sull'esistenza dei requisiti per il rilascio della carta andrebbero fatti prima di consegnarla al richiedente.

Ma non solo: il ministero stesso ha reso noto il numero delle card rilasciate, nettamente inferiore (circa un terzo) rispetto a quello ipotizzato al momento della presentazione dell'iniziativa: possibile che non sia stato possibile stimare con precisione già in partenza il numero di cittadini che ne avrebbero potuto realmente usufruire?

Su questo strumento avevamo manifestato fin da subito le nostre critiche, soprattutto perché risultavano poche le persone che ne potevano beneficiare. Che a questo punto sono ancora meno, per stessa ammissione del Governo. Senza contare il costo per lo Stato, che va ben al di là di quel che finisce nelle tasche dei cittadini e che comprende anche il costo per l'emissione delle tessere che poi vengono bloccate a posteriori. Vediamo in ogni caso cosa prevede l'iniziativa.

Pensionati: solo redditi inferiori ai 6.000 euro all'anno
Intanto partiamo da chi ne beneficerà: gli over 65 enni e le famiglie con bambini con meno di 3 anni.

Per i primi il provvedimento vale per chi singolarmente guadagna al massimo 6.000 euro (8.000 per gli over 70), considerando tra questi tutti i redditi, anche quelli assistenziali che generalmente non sono considerati ai fini fiscali.

Ma attenzione, l'Isee (il documento che certifica la situazione reddituale della famiglia) prodotto dalla famiglia di cui si fa parte deve essere di 6.000 euro. Di conseguenza parliamo, ad esempio, di famiglie in cui due pensionati guadagnano complessivamente al massimo 723 euro netti al mese, che diventano ben 923 euro se hanno un figlio a loro carico. Ma c'è sempre un "ma" per lo Stato: oltre ai vincoli delle utenze che possiamo capire, la persona deve possedere al massimo una casa, che per non modificare l'Isee deve essere entro i 51.000 euro di valore catastale, un conto corrente con al massimo 15.000 euro di risparmi e un'auto. Ma attenzione, se la famiglia possiede un box, perde il diritto alla social card.

Ammesso e non concesso che con la categoria catastale C7 (tettoie), il Ministero intendesse la C6, quella tipica dei box, comunque non capiamo la precisazione, visto che si tratta sempre di immobili a uso non abitativo.

Famiglie con bambini: fino a poco più di 1.100 euro di reddito se si è in quattro
Le famiglie con un bambini con meno di 3 anni, che possono beneficiare di una ricarica della social card per ogni figlio, non se la passano comunque meglio. Non c'è più il limite di reddito personale di 6.000 euro, ma per ottenere la social card (famiglia di quattro persone) non bisogna guadagnare più di1.131 euro netti al mese totali.

Ovviamente se si ha ancora un mutuo da pagare o si è in affitto i redditi netti riescono a essere un po' più alti grazie al valore Isee che si abbassa.

Solo in pochi negozi (e non nella grande distribuzione, meno cara)
La social card è utilizzabile per pagare le bollette di luce e gas e per comprare prodotti alimentari nei negozi convenzionati.

Il vero problema è che, come ha riconosciuto anche il Governo, solo il 5% dei commercianti ha aderito all'iniziativa, forse perché la paura dei tempi biblici (in media 200 giorni) di rimborso dello Stato ha giocato un ruolo fondamentale nella decisione.

Inoltre, le categorie merceologiche individuate dal Ministero sono limitate a panifici, latterie, macellerie, spacci, drogherie e supermercati (quindi piccole catene), dove i prezzi medi non sono certo quelli delle grandi catene di distribuzione. Questo vincolo di categoria limita di molto la possibilità di utilizzo, soprattutto per i pensionati, che hanno poche possibilità di spostamento: di conseguenza il reale utilizzo viene limitato al pagamento delle bollette, che garantisce (è un caso?) il maggior ritorno in termini di Iva e accise allo Stato.La scelta della tessera di plastica, poi, è stata giustificata dal Ministero per riconoscere agli utilizzatori sconti sulla merce, tuttavia, essendo i prezzi medi degli esercizi convenzionati mediamente più alti, gli sconti di fatto produrrebbero nel migliore dei casi solo un livellamento dei prezzi a quello già normalmente praticato dalle grandi catene.

Il costo per lo Stato: non tutto va ai cittadini
Il Ministero ha detto che allo Stato la social card costerà 450 milioni di euro annui a regime e che ne beneficeranno 1,3 milioni di italiani. Quindi, poiché entro dicembre daranno la prima tranche di 120 euro, i conti sono presto fatti: il costo entro dicembre è di 156 milioni di euro. In pratica, entro dicembre 2009 il Governo stima di spendere 606 milioni di euro per la social card. Che sono coperti da stanziamenti dello Stato ancora in fase di discussione per 650 milioni e da 200 milioni già donati da Eni e dai 50 milioni donati da Enel. Questi ultimi due soggetti in realtà daranno la possibilità allo Stato di recuperare parte degli investimenti grazie a quello che i consumatori spenderanno con la social card per pagare le bollette di luce e gas, sulle quali come ben sappiamo l'incidenza dell'Iva e delle accise è decisamente elevata.

Ma la social card non è a costo zero per lo Stato, infatti, oltre a quello che finisce nelle tasche dei pochi italiani che rientrano tra i meritevoli di aiuto, ci sono i costi relativi allo strumento stesso.

Parliamo dei costi di produzione della tessera, di circuito, di pagamento e di ricarica. La produzione fisica della tessera costa circa 50 centesimi a pezzo (costo fornito dagli emittenti), quindi già 650 mila euro sono stati utilizzati. Il circuito di pagamento chiede una percentuale all'esercente, che in media è circa del 2% del pagamento stesso. Quindi, auspicando a una compartecipazione dell'esercente alla spesa, sono, a essere ottimisti, altri 6 milioni di spesa statale. Per quanto riguarda la ricarica, le commissioni normalmente applicate dalle Poste non sono certo esigue perché ammontano a 1 euro a ricarica. Quindi per ogni carta sono 6 euro annui che lo Stato dovrebbe pagare: in ogni caso, applicando ad esempio un costo di 10 centesimi a ricarica, lo Stato comunque versa a Poste italiane circa 800 mila euro in un anno.

Tirando le somme, senza considerare i costi delle lettere inviate agli italiani (ancora una volte le Poste ringraziano), circa 7,5 milioni di euro si perdono lungo il tragitto che porta i 40 euro al mese nelle tasche delle famiglie. Sarebbe stato meglio un trasferimento diretto, tramite pensione o busta paga.

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01/12/2008 20:34
 
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Social card: chi ci guadagna davvero?

Il ministero dell'Economia ha presentato la social card, tesserina magnetica prepagata che era già stata annunciata la scorsa estate e che dovrebbe avere funzione di supporto per i meno abbienti. I soldi contenuti nella social card possono infatti essere spesi per pagare le bollette di luce e gas, e per comprare generi alimentari presso i negozi convenzionati che espongono l'apposito cartello. Ma ben pochi ne beneficeranno, e il costo per lo Stato va ben al di là di quel che finisce nelle tasche dei cittadini.

Pensionati: solo redditi inferiori ai 6.000 euro all'anno
Intanto partiamo da chi ne beneficerà: gli over 65 enni e le famiglie con bambini con meno di 3 anni.

Per i primi il provvedimento vale per chi singolarmente guadagna al massimo 6.000 euro (8.000 per gli over 70), considerando tra questi tutti i redditi, anche quelli assistenziali che generalmente non sono considerati ai fini fiscali. Ma attenzione, l'Isee (il documento che certifica la situazione reddituale della famiglia) prodotto dalla famiglia di cui si fa parte deve essere di 6.000 euro. Di conseguenza parliamo, ad esempio, di famiglie in cui due pensionati guadagnano complessivamente al massimo 723 euro netti al mese, che diventano ben 923 euro se hanno un figlio a loro carico. Ma c'è sempre un "ma" per lo Stato: oltre ai vincoli delle utenze che possiamo capire, la persona deve possedere al massimo una casa, che per non modificare l'Isee deve essere entro i 51.000 euro di valore catastale, un conto corrente con al massimo 15.000 euro di risparmi e un'auto. Ma attenzione, se la famiglia possiede un box, perde il diritto alla social card.

Ammesso e non concesso che con la categoria catastale C7 (tettoie), il Ministero intendesse la C6, quella tipica dei box, comunque non capiamo la precisazione, visto che si tratta sempre di immobili a uso non abitativo.

Famiglie con bambini: fino a poco più di 1.100 euro di reddito se si è in quattro
Le famiglie con bambini con meno di 3 anni, che possono beneficiare di una ricarica della social card per ogni figlio, non se la passano comunque meglio. Non c'è più il limite di reddito personale di 6.000 euro, ma per ottenere la social card (famiglia di quattro persone) non bisogna guadagnare più di1.131 euro netti al mese totali.

Ovviamente se si ha ancora un mutuo da pagare o si è in affitto i redditi netti riescono a essere un po' più alti grazie al valore Isee che si abbassa.

Solo in pochi negozi (e non nella grande distribuzione, meno cara)
La social card è utilizzabile per pagare le bollette di luce e gas e per comprare prodotti alimentari nei negozi convenzionati.

Il vero problema è che, come ha riconosciuto anche il Governo, solo il 5% dei commercianti ha aderito all'iniziativa, forse perché la paura dei tempi biblici (in media 200 giorni) di rimborso dello Stato ha giocato un ruolo fondamentale nella decisione.

Inoltre, le categorie merceologiche individuate dal Ministero sono limitate a panifici, latterie, macellerie, spacci, drogherie e supermercati (quindi piccole catene), dove i prezzi medi non sono certo quelli delle grandi catene di distribuzione. Questo vincolo di categoria limita di molto la possibilità di utilizzo, soprattutto per i pensionati, che hanno poche possibilità di spostamento: di conseguenza il reale utilizzo viene limitato al pagamento delle bollette, che garantisce (è un caso?) il maggior ritorno in termini di Iva e accise allo Stato.La scelta della tessera di plastica, poi, è stata giustificata dal Ministero per riconoscere agli utilizzatori sconti sulla merce, tuttavia, essendo i prezzi medi degli esercizi convenzionati mediamente più alti, gli sconti di fatto produrrebbero nel migliore dei casi solo un livellamento dei prezzi a quello già normalmente praticato dalle grandi catene.

Il costo per lo Stato: non tutto va ai cittadini
Il Ministero ha detto che allo Stato la social card costerà 450 milioni di euro annui a regime e che ne beneficeranno 1,3 milioni di italiani. Quindi, poiché entro dicembre daranno la prima tranche di 120 euro, i conti sono presto fatti: il costo entro dicembre è di 156 milioni di euro. In pratica, entro dicembre 2009 il Governo stima di spendere 606 milioni di euro per la social card. Che sono coperti da stanziamenti dello Stato ancora in fase di discussione per 650 milioni e da 200 milioni già donati da Eni e dai 50 milioni donati da Enel. Questi ultimi due soggetti in realtà daranno la possibilità allo Stato di recuperare parte degli investimenti grazie a quello che i consumatori spenderanno con la social card per pagare le bollette di luce e gas, sulle quali come ben sappiamo l'incidenza dell'Iva e delle accise è decisamente elevata. Ma la social card non è a costo zero per lo Stato, infatti, oltre a quello che finisce nelle tasche dei pochi italiani che rientrano tra i meritevoli di aiuto, ci sono i costi relativi allo strumento stesso.

Parliamo dei costi di produzione della tessera, di circuito, di pagamento e di ricarica. La produzione fisica della tessera costa circa 50 centesimi a pezzo (costo fornito dagli emittenti), quindi già 650 mila euro sono stati utilizzati. Il circuito di pagamento chiede una percentuale all'esercente, che in media è circa del 2% del pagamento stesso. Quindi, auspicando a una compartecipazione dell'esercente alla spesa, sono, a essere ottimisti, altri 6 milioni di spesa statale. Per quanto riguarda la ricarica, le commissioni normalmente applicate dalle Poste non sono certo esigue perché ammontano a 1 euro a ricarica. Quindi per ogni carta sono 6 euro annui che lo Stato dovrebbe pagare: in ogni caso, applicando ad esempio un costo di 10 centesimi a ricarica, lo Stato comunque versa a Poste italiane circa 800 mila euro in un anno.

Tirando le somme, senza considerare i costi delle lettere inviate agli italiani (ancora una volte le Poste ringraziano), circa 7,5 milioni di euro si perdono lungo il tragitto che porta i 40 euro al mese nelle tasche delle famiglie. Sarebbe stato meglio un trasferimento diretto, tramite pensione o busta paga.

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