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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
08/01/2009 13:38
 
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Alla Fiat «sospesi» anche gli impiegati

Nel gruppo Fiat, l'onda della cassa integrazione arriva fino ai colletti bianchi. «La fermata degli impianti ha rallentato anche l'attività amministrativa e così dopo le misure prese nei mesi scorsi per le maestranze operaie degli stabilimenti di tutto il gruppo adesso tocca ai dipendenti amministrativi, commerciali e tecnici che nel gruppo sono circa 5mila», spiegano dal Lingotto. Nelle prime due settimane di febbraio saranno in cassa integrazione circa 2mila impiegati, di cui 1.200 a Mirafiori e nel settore Costruzioni Speciali e 800 a Mirafiori e Stura in Powertrain.

Per il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo «questo conferma che la crisi è ben lungi dall'essere conclusa e sotto controllo. È indispensabile conoscere su quali prodotti si sta lavorando per rilanciare la Fiat e capire in che relazione sia la cassa integrazione degli impiegati con il proposito di nuove alleanze.È urgente l'intervento del governo a tutela del patrimonio italiano dell'autoveicolo ». A sollecitare il piano del Governo ieri è stato anche il sindacato autonomo dei meccanici, la Fismic: «La situazione è preoccupante. È opportuno che le istituzioni locali aprano al più presto un tavolo di discussione con il governo per fronteggiare la crisi».
Sui mercati internazionali, intanto, cresce la quota di mercato delle auto del Lingotto. Le vendite del brand Fiat in Gran Bretagna nel 2008 sono calate del 6,67%, ma la quota di mercato è salita da 2,22% a 2,81 per cento. In Germania, invece, il mese scorso le immatricolazioni del Lingotto sono scese del 4,73% rispetto a un anno prima, mentre la quota di mercato è salita dal 2,47% al 2,52 per cento.

Gli stabilimenti dell'auto italiani per ora rimangono tutti fermi. Per la riapertura bisognerà aspettare il 19 gennaio. Nella giornata grigia di ieri, però, non è mancata una nota positiva: la riapertura dello stabilimento di Termoli, in provincia di Campobasso. I quasi mille operai che producono i motori otto valvole, rimasti fermi dal 25 novembre a causa del calo delle commesse, sono tornati al lavoro. Dal 12 gennaio toccherà ai dipendenti del reparto 16 valvole, mentre il 26, infine, sarà il turno del settore cambi. Non torneranno al lavoro, invece, gli interinali ai quali è scaduto il contratto lo scorso dicembre.

Intanto da Melfi i dirigenti regionali della Fiom- Cgil sono tornati a ribadire che «è necessario mantenere la missione produttiva legata al «segmento B» (Fiat, Lancia, Alfa Romeo). Questa è la ragione per cui è nato lo stabilimento lucano». Nel lungo periodo poi sarà necessario che «le imprese che operano nel settore della componentistica si avviino sulla strada della diversificazione produttiva, quindi non solo auto, ma anche altri mezzi di trasporto, elettrodomestici, edilizia».
08/01/2009 13:42
 
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Amarcord
Ceccardi (Federmeccanica): «Rimbocchiamoci le maniche, nel '93 fu molto peggio»

Uno sguardo al passato, al 1993, quando le ore di cassa integrazione nel settore metalmeccanico furono 264 milioni. Pier Luigi Ceccardi, presidente di Federmeccanica, sottolinea il paragone: «La crisi oggi c'è, non si può negare. Ma facciamo attenzione a lanciare drammatiche grida d'allarme: in passato abbiamo vissuto momenti ancora più difficili e ne siamo usciti ». È un messaggio di fiducia quello che arriva dall'imprenditore mantovanoche da quasi un anno è al vertice degli industriali metalmeccanici: «Il settore manifatturiero italiano è solido. Rimbocchiamoci le maniche tutti, imprenditori, sindacati e Governo,e l'Italia potrà ripartire, diventando più forte di prima. Nelle crisi passate eravamo in condizioni peggiori e l'Italia non aveva quella grande ancora di salvezza che è l'euro».

Si aspettava questo balzo della cassa integrazione?
Non mi stupisce. È la diretta conseguenza del calo degli ordini che si sta verificando negli ultimi mesi. Il settore meccanico, punta di eccellenza nel manifatturiero italiano, è inevitabilmente quello più colpito: basti pensare alla crisi dell'auto,degli elettrodomestici. La novità negativa di dicembre è la cassa integrazione nella siderurgia, dopo anni di forte crescita.

Le aziende hanno utilizzato la cassa integrazione ordinaria: come lo spiega?
Le aziende si aspettano una crisi congiunturale e non strutturale. Anche la mia personale convinzione è che i prossimi due o tre mesi saranno duri, perché un cambiamento di scenario non può essere repentino, ma che dalla primavera ci saranno i primi segnali positivi.

Pesa il calo della domanda interna o estera?
Tutti e due.La crisi dell'auto coinvolge le case mondia-li, dagli Stati Uniti al Giappone, il calo della domanda cinese pesa sulle difficoltà della siderurgia.
Contemporaneamente è calata la domanda interna di auto, caldaie, frigoriferi e lavatrici, si è fermata l'edilizia. C'è stato un freno anche negli investimenti delle aziende. Ma tutto questo dovrà finire, per forza: i magazzini si stanno svuotando, le imprese dovranno ricostituire le scorte. Come è sempre accaduto, l'economia si rimette in moto.

Stanno soffrendo anche i distretti metalmeccanici, più degli altri. La formula non aiuta a reagire meglio alla crisi?
I distretti sono una peculiarità della nostra industria alla quale gli altri Paesi guardano con grande interesse. Ma in una situazione di mercato come quella che stiamo vivendo è difficile che soluzioni organizzative, per quanto intelligenti ed efficienti, possano evitarne gli effetti negativi.

Che ruolo hanno gli interventi dei Governi?
Importantissimo: più i Governi dei vari Paesi interverranno in modo rapido ed incisivo, più rapida sarà la ripresa.

Quello italiano come sta reagendo?
Alcune misure sono positive: la detassazione dei premi di produttività, il sostegno alle banche. Ma serve di più. Una mossa determinante è far partire immediatamente, nel giro di qualche settimana, le opere pubbliche finanziate e cantierabili. Darebbe un grande slancio all'economia.

Lei dice: tutti si devono rimboccare le maniche. Le aziende cosa devono fare?
Diventare più competitive. Ma vanno messe nelle condizioni di farlo. Bisogna aumentare le produttività, lavorare di più, essere efficienti. Le ricette sono sempre le stesse. Comunque anche nel nostro settore, nonostante la congiuntura, ci sono aziende che stanno continuando ad investire, con progetti di crescita anche per il 2009 e oltre, perché ritengono che la situazione si evolverà in meglio. Ma anche il sindacato deve fare la sua parte, dialogando con l'impresa e senza arroccamenti.

Il mondo imprenditoriale denuncia una carenza di credito: quanta responsabilità hanno le banche nella crisi?
Personalmente faccio parte di un comitato di credito di una banca importante. Non si sta verificando un vero credit crunch, che tra l'altro va contro l'interesse delle banche stesse. Quello che invece dobbiamo spesso lamentare è una eccessiva selettività nella valutazione del merito di credito.

La Germania sta pensando ad un pacchetto da 100 miliardi di euro come sostegno all'industria: sarebbe importante anche per noi, dal momento che il mercato tedesco resta fondamentale per l'industria italiana?
Certamente sì. La Germania può svolgere un ruolo fondamentale per la ripresa della nostra economia e per quella dell'intero Continente. Per quanto riguarda il settore metalmeccanico basti dire che esportiamo verso quel Paese oltre 25 miliardi di euro all'anno, cioè circa il 15% delle esportazioni totali del settore. Per questo motivo guardiamo con grande interesse alle decisioni che la Merkel si appresta ad assumere.
08/01/2009 14:03
 
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Dell taglia 1.900 posti di lavoro: chiude gli impianti in Irlanda e si sposta in Polonia

Duro colpo per l'economia dell'Irlanda già in gravi difficoltà per la crisi globale: il colosso informatico americano Dell ha deciso di chiudere gli impianti nell'isola, tagliare 1.900 posti di lavoro e spostare la produzione in Polonia. Manovre che mineranno ulteriormente la congiuntura nel paese, per cui negli ultimi anni le attività di Dell avevano contribuito per ben il 5 per cento del Pil nazionale.

Gli economisti avvertono che a ogni posto di lavoro di Dell - secondo maggiore datore di lavoro di tutta l'Irlanda - corrispondo dai quattro ai cinque posti nell'indotto. A saltare sarà quasi la metà di una forza lavoro di circa 4.300 unità, tra l'aprile del 2009 e gennaio 2010.

Per l'inizio del prossimo anno Dell conta di aver trasferito tutta la produzione attualmente dislocata in Irlanda in un nuovo impianto in Polonia, dove i costi del lavoro sono una frazione, anche sui fornitori. «E' una decisione difficile, ma è la cosa giusta da fare perché Dell possa diventare ancor più competitiva e assicurare maggior valore ai clienti», ha affermato Sean Corkery, vice presidente di Dell per le operazioni a Limerick, stabilimento nel sudovest dell'Irlanda.

«Tratteremo i dipendenti con dignità e rispetto - ha aggiunto - offrendo loro ogni sostegno pratico per questo periodo di transizione e per minizzare l'impatto che subiranno». Il gruppo ha precisato che i rimanenti circa mille addetti dell'impianto di Limerick verranno impiegati su coordinamento della produzione in Europa, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Non sono coinvolti nei tagli gli altri 1.300 addetti in Irlanda, su marketing e vendite e prevalentemente dislocati nell'area di Dublino.
08/01/2009 20:22
 
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Usa, rischi il licenziamento? Un sito ti dice quando avverrà

Soffiano venti di crisi in tutto il mondo. Le notizie di aziende che annunciano tagli del personale si moltiplicano. E la domanda che molti si fanno è: «E se tra i prossimi ci fossi anch'io?». Meglio correre ai ripari se non tira una buona aria. Prima possibile. Ma come sapere se, e soprattutto quando, l'azienda taglierà? In California i lavoratori hanno uno strumento in più. Lo Stato infatti obbliga tutte le imprese, con più di 75 dipendenti, a comunicare i ridimensionamenti, quando questi riguardano più di 50 persone, con almeno 60 giorni di anticipo.

Il Mercury news, uno dei quotidiani online più popolari nello stato guidato da Arnold Schwarzenegger, ha così pensato di pubblicare le informative che le imprese mandano al ministero del lavoro. Ha creato un database, con motore di ricerca, organizzato per città, nome dell'azienda, numero di esuberi in programma e data della comunicazione alle autorità. Un'ottima idea editoriale: la pagina, pubblicata un mese fa, è tra le più cliccate dai lettori. Ma soprattutto un ottimo servizio. Per i lavoratori, ma non solo. Scorrendo l'elenco delle quasi 1500 imprese con problemi di esubero infatti, si ha un'interessante radiografia, anche se limitata alla sola California, dell'impatto occupazionale della crisi.

È significativo ad esempio, notare come, tra le più colpite, ci siano le aziende legate più o meno direttamente al settore automobilistico. La compagnia assicurativa California State, specializzata in polizze auto, ha annunciato un piano esuberi che coinvolgerà quasi mille dipendenti. Alla sede californiana della Harman/Becker, divisione del gruppo Harman, specialista in sistema audio e infomobilità del colosso Hi-Tech usa Harman Intermational, resteranno a casa 350 persone. I tagli scatteranno di qui a due mesi. Ci sono poi le finanziare specializzate in prestiti per l'acquisto di auto: più di 380 dipendenti di varie branchie di Hsbc auto finance perderanno il posto.

Ma non c'è solo l'auto, e tutto il suo indotto, a subire i colpi della crisi. Dall'High-tech della Silicon Valley alle industrie metalmeccaniche, dall'entertainment di Hollywood ai maxi hotel del lusso. Più di 400 dipendenti di Yahoo perderanno il posto di qui a un mese; 827 dell'acciaieria Us Posco; 633 lavoratori dei Cantieri navali Bae System di San Diego; 690 degli hotel di lusso Ojai. Neanche Hollywood è stata risparmiata dalla crisi: la Paramout Pictures, colosso del grande schermo made in Usa, negli ultimi mesi ha lasciato a casa centinaia di dipendenti.

Insomma, il 2009 si annuncia preoccupante e i lavoratori si affidano a internet per cercare di trovare le contromisure adatte. Pure troppo. Diversi siti pubblici, che offrono informazioni per chi vuole richiedere sussidi di disoccupazione, sono andati in tilt per le troppe richieste.
09/01/2009 13:28
 
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Piastrelle, al gruppo Iris mobilità per 780 addetti

Non si parla di un'azienda qualsiasi, ma di uno dei simboli della ceramica made in Italy nel mondo. Iris Ceramica, azienda da 209 milioni di euro di ricavi nel 2007, capogruppo di una multinazionale e fra i leader mondiali nella produzione di ceramica e gres porcellanato, va verso la chiusura dei battenti con una liquidazione volontaria che mette a rischio il posto di lavoro per 780 dipendenti.

Già anticipata alle rappresentanze sindacali dall'amministratore delegato Giuseppe Pifferi, la notizia della liquidazione volontaria, per questa azienda che oltre alla sede centrale a Fiorano Modenese ha altri due stabilimenti a Sassuolo e Viano (Reggio Emilia), è stata confermata dalla proprietà agli stessi sindacati ieri sera nel corso di un incontro. Altre riunioni dovrebbero seguire oggi e domani per puntare alla revoca di questo provvedimento «già depositato alla Camera di commercio. Abbiamo coinvolto istituzioni e politica. Cercheremo di fare il tutto per evitare che avvenga la chiusura», afferma Enzo Tagliaferri, segretario provinciale della Femca-Cisl di Modena.

La crisi colpisce dunque dritto al cuore di un distretto che è fra gli alfieri del made in Italy nel mondo e che pesa per il 90% su una produzione che vale in Italia 5,7 miliardi. Come molte altre aziende del distretto ceramico negli ultimi tempi la Iris aveva fatto ricorso alla cassa integrazione o a ferie per le festività natalizie prolungate che si concluderanno proprio lunedì.

Nell'incontro di ieri con i sindacati l'azienda ha motivato la decisione alla luce dello scenario internazionale e con uno sbilancio fra uscite ed entrate – nel solo ultimo mese di dicembre – per 10 milioni di euro. Però lo stupore è stato generale visto che, almeno finora, i conti della Iris Ceramica, fondata nel 1961 e controllata al 100% da Romano Minozzi – azionista di riferimento e presidente anche di GranitiFiandre, altro leader ceramico da 230 milioni di euro di ricavi e quotato in Borsa – sembravano quantomeno al riparo da questi terremoti, con i 10 milioni di euro annui destinati alla ricerca e produzioni, sbandierate anche nel sito internet, che comprendono «una gamma di 50 collezioni per oltre 3.000 prodotti», esportati «nei 5 continenti».

«L'annunciato radicale ridimensionamento appare non motivato e con troppi punti oscuri che richiedono di essere approfonditi. Tra l'altro riguarda stabilimenti tecnologicamente avanzati e nei quali sono in corso investimenti significativi», ha affermato il sindaco di Fiorano, Claudio Pistoni. Di «decisione che ci coglie totalmente di sorpresa e che non riusciamo a spiegarci» parla anche il sindaco di Sassuolo Graziano Pattuzzi. Augurandosi un ripensamento dell'azienda, Pattuzzi si è subito attivato per creare un tavolo istituzionale per evitare una chiusura che avrebbe «effetti devastanti per il territorio».

Da Confindustria Ceramica – associazione dalla quale Iris è uscita da diversi anni – nessuna valutazione, ma solo una nota per dire come «l'industria italiana delle piastrelle di ceramica, pur subendo gli effetti di una contrazione della domanda nei mercati tuttora più sviluppati, si presenta nel contesto internazionale in una situazione di maggiore competitività relativa. A titolo di esempio, negli Stati Uniti le esportazioni di piastrelle sono calate del 23% nei primi nove mesi del 2008, mentre altre nazioni europee hanno registrato cali nell'ordine del 50 per cento».

Il messaggio, insomma, sembra essere quello di non fare di tutta l'erba un fascio, anche se, come si legge nella nota di Confindustria Ceramica, «elevati costi dell'energia, gap infrastrutturali e lacci e lacciuoli» gravano sul settore.
09/01/2009 19:40
 
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Usa, mezzo milione di disoccupati in più

Nel dicembre scorso sono andati persi oltre 500.000 mila posti di lavoro. Il tasso di disocupazione è salito al 7,2%


Ancora un dato profondamente negativo sul fronte dell'occupazione negli Stati Uniti. A dicembre sono andati persi altri 524.000 posti di lavoro mentre il tasso di disoccupazione é balzato dal 6,8% di novembre al 7,2%, il dato peggiore da gennaio del 1993.
Complessivamente nel 2008 i posti di lavoro sono diminuiti di 2,6 milioni di unità segnando il dato peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale. Solo negli ultimi quattro mesi, dall'esplosione della crisi economica, gli occupati sono stati 1,9 milioni in meno. Il calo degli occupati ha toccato quasi tutti i settori. Tra i peggiori quello manifatturiero (-149.000 posti di lavoro), le costruzioni (-101.000) e la distribuzione (-23.900). Tiene il pubblico impiego (+7.000) mentre sale solo il settore sanitario (+32.000 posti di lavoro)
09/01/2009 20:18
 
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Boeing: in arrivo 4.500 licenziamenti

di ANSA

Per fronteggiare la crisi economica

(ANSA) - ROMA, 9 GEN - Boeing licenziera' 4.500 dipendenti quest'anno per ridurre i costi di fronte al calo della domanda di nuovi velivoli. I tagli - scrive la Bloomberg - riguarderanno soprattutto gli addetti al centro di produzione nello stato di Washington, e partiranno nel secondo trimestre con preavviso di 60 giorni. Boeing e' il secondo costruttore mondiale di aerei commerciali.

Pega
10/01/2009 18:08
 
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c'e' sempre chi sta peggio...
...si parlava di finire in cassa integrazione come un guaio...


fonte: repubblica


Secondo i dati della Cgia di Mestre oltre 7 milioni di lavoratori
se perdono il posto non hanno alcun sostegno al reddito


Crisi, la metà dei dipendenti è senza cassa integrazione


ROMA - Un dipendente su due nel settore privato in Italia è senza ammortizzatori sociali. Un esercito di 7.141.300 persone, rileva un'indagine della Cgia di Mestre, pari al 50,9% del totale dei dipendenti italiani (escluso il pubblico impiego). Sono questi, assieme ai precari, sottolinea la Cgia, i lavoratori più a rischio in questa fase di crisi economica. Si tratta di dipendenti che nel caso di esplusione dall'azienda non hanno nessuna misura di sostegno al reddito, come la cassa integrazione ordinaria o straordinaria.

Quanto ai settori di appartenenza di questi lavoratori "senza ombrello", spicca per numeri assoluti quello dei servizi. In questo comparto ci sono 2.336.400 lavoratori dipendenti. Seguono gli occupati del commercio alle dipendenze di aziende con meno di 200 dipendenti (1.968.000), quelli dell'artigianato (889.500, con l'esclusione degli edili che usufruiscono della Cigo), i dipendenti di alberghi e ristoranti (870.000), quelli del credito/assicurazione (544.400 unità) e quelli delle comunicazioni (338.100 dipendenti). Chiudono la classifica i trasporti con 194.800 dipendenti.

"Sono dei veri e propri lavoratori invisibili - dice Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - che quando stanno a casa non se ne accorge nessuno. Per questo chiediamo al Governo di intervenire e di mettere in campo dei sussidi senza nessun aggravio per le imprese".

(10 gennaio 2009)



poi uno si chiede perche' tutta la fanfara sulle spese di natale che hanno tenuto e sui saldi che vanno benissimo...

...forse mentivano sapendo di non poter essere smentiti dai dati della CIG, visto che il commercio e' il settore piu' a rischio, pare...


[SM=g7600]



[Modificato da laplace77 10/01/2009 18:11]
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Laplace77 :: Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. (Horacio Verbitsky)

forum sulla bolla immobiliare - video sulla bolla immobiliare
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DISCLAIMER:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
10/01/2009 20:02
 
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Iris-sindacati, non c'è trattativa

Nulla di fatto. L'incontro di ieri sul quale i sindacati contavano per far cambiare idea alla Iris Spa di Fiorano Modenese è durato meno di due ore.

L'amministratore delegato Giuseppe Pifferi ha confermato la liquidazione volontaria della Iris Spa di Fiorano Modenese decisa unilateralmente da Romano Minozzi, proprietario di questa azienda da 209 milioni di ricavi a fine 2007 e che con Ariostea e Graniti Fiandre (queste ultime non coinvolte nel processo di liquidazione) rappresenta uno tra i primi cinque colossi mondiali del comparto ceramico con 500 milioni di ricavi nel 2007. I sindacati, a fronte della disponibilità «a salvare qualche pezzo, ma senza la volontà di spostarsi dalla decisione di liquidare», come ha spiegato Enzo Tagliaferri, segretario della Femca Cisl Modena, hanno abbandonato il tavolo.

A rischio ci sono 780 dipendenti. Filcem Cgil, Femca Cisl e Uilcem Uil hanno dunque annunciato una mobilitazione a partire da lunedì mattina quando chiameranno a raccolta i lavoratori, che nella stragrande maggioranza rientreranno dalla cassa integrazione e dalle ferie natalizie prolungate. Saranno attuati, si legge in una nota, «presidi permanenti davanti a ogni stabilimento del gruppo».

Le parti però (azienda e sindacati, senza alcuna associazione di categoria visto che Iris è uscita da Confindustria Ceramica già da molti anni), si ritroveranno lunedì pomeriggio, ma questa volta insieme alle istituzioni che anche ieri hanno manifestato sorpresa per la decisione della Iris. «Al momento – afferma l'assessore alle Attività produttive della Regione Emilia-Romagna, Duccio Campagnoli – mi limito a definirla una situazione inusitata e molto sorprendente. Questa crisi deve essere affrontata con comportamenti virtousi da parte di tutti, facendo anche ricorso, se necessario, agli ammortizzatori sociali. Mi auguro che lunedì con l'azienda vi sia un confronto». Un appello al «senso di responsabilità e al coraggio dimostrato in cinquant'anni di storia aziendale dai vertici del gruppo ceramico» viene anche dal presidente della Provincia di Modena, Emilio Sabattini.
L'azienda però va avanti per la sua strada tracciata nero su bianco proprio nel provvedimento depositato alla Camera di commercio di Modena: 12 fogli di verbale dell'assemblea straordinaria del 5 gennaio scorso. «È l'inizio dell'era glaciale» ha esordito Minozzi, parlando di «prodromi che vengono da lontano, quando nel 2001 gli Usa, pressati dalla sottoscrizione del loro enorme debito pubblico, accettarono l'adesione della Cina al Wto e non valutarono appieno gli effetti». A dare l'altro e definitivo fendente è stata «l'esplosione della finanza Usa» con la «crisi dei mutui subprime» che «si aggraverà certamente in questo 2009».

Al quadro – disegnato anche grazie a un'ampia rassegna stampa nazionale e internazionale in cui entrano Fiat, Toyota, calo della produzione industriale in dicembre e altro ancora – seguono le cifre, affidate all'amministratore delegato Giuseppe Pifferi, nominato liquidatore. Innanzitutto c'è il -11,2% fra 2006 e 2007 dei ricavi, scesi da 236,2 a 209,7 milioni «con cali – spiega Pifferi – del 24,5% in quantità e del 36% per i pavimenti smaltati». Un'erosione del fatturato, questa, cui l'azienda ha cercato di porre rimendio con la cassa integrazione di 250 dipendenti che ha coinvolto «in media 70 maestranze», ma soprattutto con investimenti per 6 milioni circa nelle unità produttive di Fiorano e Sassuolo. Gli ultimi mesi del 2008 avrebbero poi sbaragliato il tavolo, con cali in valore delle vendite – raffrontate con lo stesso periodo del 2006 – del 27,8% a ottobre, del 43,4% a novembre e del 46,2% a dicembre, con un saldo negativo di cassa di 2,9 milioni a novembre e 7,1 milioni a dicembre. «Dati disarmanti» ha detto Pifferi, «con il rischio di una continua dissipazione finanziaria ed economica della società». Da qui la decisione di chiudere.
Che ora fa paura. «Temiamo il pericolo emulazione. Tante aziende del distretto – afferma ancora Tagliaferri della Femca Cisl – ora potrebbero pensare di affrontare la crisi liquidando. Per non parlare del panico nelle aziende dell'indotto».



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Iris, quando un leader mondiale alza bandiera bianca


Quando un'azienda chiude è sempre una sconfitta. Per tutti: per l'imprenditore, i soci, i dipendenti, i fornitori e la comunità. Ma quando l'azienda è un fiore all'occhiello del suo distretto la sconfitta è doppia. Se poi la chiusura arriva come un fulmine a ciel sereno è un dramma: umano e sociale. La liquidazione volontaria dell'Iris Ceramica di Sassuolo di Romano Minozzi, uno dei simboli del made in Italy e capogruppo di una multinazionale che è fra i leader mondiali della ceramica, è questo e altro ancora. Con la messa in mobilità di 780 lavoratori è anche un piccolo terremoto e, insieme, un grido d'allarme.

Ci sarà tempo per valutare una decisione inattesa, ma per giudicare bisogna prima capire. E il verbale dell'assemblea sociale che il 5 gennaio avvia l'autoscioglimento è un libro aperto. Per Minozzi l'epilogo comincia da Soros. Le parole del finanziere di origini ungheresi impressionano l'imprenditore: «Noi – aveva detto Soros in agosto – stiamo vivendo la fine della società del benessere: è la fine di un'era». Chiosa il titolare di Iris: «È l'inizio dell'era glaciale».
Continua u pagina 12

La sindrome della crisi di Iris Ceramica parte da Soros ma per Romano Minozzi i prodromi dell'«era glaciale» vengono da più lontano: addirittura dall'ingresso della Cina nella Wto del 2001 e dalla conseguente espansione del suo «capitalismo selvaggio» fino all'esplosione della crisi finanziaria americana e ai suoi devastanti effetti sull'economia reale e sul settore della ceramica e del porcellanato tecnico. L'analisi dell'escalation della crisi alimenta e accresce la convinzione dell'imprenditore modenese di trovarsi in un tunnel senza via d'uscita. Il buio è ovunque: nell'industria e nella finanza, a Sassuolo e a Wall Street. Minozzi porta a sostegno del suo ragionamento sull'irreversibilità della crisi, che è locale e nazionale ma anche planetaria, la bellezza di 36 pezze d'appoggio: dalle sofferenze della Fiat e della Toyota al crollo dell'immobiliare, dalla caduta della produzione industriale italiana e al credit crunch, fino al fallimento di 70mila aziende cinesi. Come quelle di George Soros anche le parole di Paul Krugman non lo lasciano indifferente: «In Europa come negli Stati Uniti il problema è il tempo» ma «nel mondo le economie stanno inabissandosi velocemente».

La geometria delle passioni è ormai a senso unico e le paure uccidono le speranze. «Nel quadro della crisi planetaria e italiana si inserisce purtroppo la crisi della nostra società» commenta Minozzi che snocciola, una dietro l'altra, le tappe del calvario che comincia nel 2007 con la caduta del fatturato. Inizialmente Iris Ceramica pensa di rispondere alla tempesta con un progetto di ristrutturazione da 5 milioni e 977mila euro di investimenti, ma le vendite crollano del 41,2% nel biennio 2007-8, gli ordini calano senza sosta, l'utilizzo degli impianti subisce una drastica contrazione e, nel dicembre del 2008, il fatturato accusa una discesa del 46,2% in valore e del 54,1% in quantità rispetto a due anni prima. «Il quadro è del tutto negativo».

Siamo alla resa finale: per la Iris Ceramica liquidare l'azienda, con la par condicio dei creditori e la messa in mobilità di tutto il personale, è meglio che dissipare il patrimonio sociale. Scelta della disperazione o mossa che si può ridiscutere? Possibile che per un gioiello di azienda in difficoltà non ci siano alternative alla liquidazione? Tutto questo ce lo dirà la cronaca, ma la chiusura di Iris fa meditare perché, nella sua unicità, è lo specchio di una crisi che, in talune sue dirompenti manifestazioni, non avevamo mai conosciuto.
12/01/2009 13:49
 
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Brown, 500 milioni di sterline per l'occupazione

Lotta contro la disoccupazione: il primo ministro britannico Gordon Brown ha annunciato oggi, lunedi 12 gennaio, un piano da 500 milioni di sterline per evitare che le migliaia di licenziamenti delle ultime settimane diventino disoccupati di lungo termine. Una delle misure e' un incentivo da 2.500 sterline per i datori di lavoro che assumono una persona disoccupata da piu' di sei mesi, un'altra e' il lancio di nuovi corsi di formazione e di apprendistato. Il piano prevede anche un sostegno concreto a chi vuole avviare un business soprattutto in settori in crescita come le tecnologie ambientali.
"Stiamo investendo centinaia di milioni di sterline e prendendo in considerazione tutte le opzioni possibili per garantire un sostegno intensivo a chi e' disoccupato da sei mesi e oltre, - ha dichiarato stamattina Brown. – Non possiamo impedire i licenziamenti ma possiamo aiutare le persone a trovare un altro lavoro. Non agire subito, d'intesa con i nostri alleati internazionali, vorrebbe dire avere una recessione piu' profonda e piu' duratura, vorrebbe dire che l'aumento temporaneo della disoccupazione diventera' permanente."
Brown ha incontrato stamattina i rappresentanti della Confederation of British Industry (Cbi), la Confindustria britannica, di altre organizzazioni imprenditoriali e dei sindacati per un "jobs summit" mirato a trovare nuove soluzioni al problema della disoccupazione. Il premier ha promesso che non permettera' che la recessione in corso risulti in una disoccupazione di massa come era successo negli anni Ottanta: "Non vogliamo perdere un'intera generazione di persone, come e' accaduto in passato," ha detto. Il numero di senza lavoro in Gran Bretagna ha toccato quota 1,86 milioni di persone in ottobre, pari al 6% della forza lavoro e il tasso piu' alto da dieci anni. Secondo le previsioni dell'organizzazione dei gestori del personale e di molti economisti il numero di disoccupati e' destinato ad aumentare rapidamente nei prossimi mesi e potrebbe toccare quota 3 milioni prima della fine della crisi. Solo la settimana scorsa Nissan e Marks&Spencer hanno annunciato un'ondata di licenziamenti, che si aggiungono ai 27mila dovuti al fallimento della catena di negozi Woolworths.
Secondo la Cbi il Governo deve puntare su misure per allentare la stretta creditizia perche' le imprese hanno bisogno soprattutto di denaro per investire, crescere e soprattutto continuare ad operare in un mercato sempre piu' difficile. "Se il credito non tornera' a scorrere, anche le buone imprese falliranno, creando disoccupazione e danni a lungo termine per l'economia," ha avvertito John Cridland, vicedirettore generale della Cbi. La Federation of Small Business ha illustrato un piano in cinque punti per creare 400mila nuovi posti di lavoro, che prevede una riduzione delle imposte societarie, la semplificazione delle regole e un maggiore ricorso al lavoro part-time.
Secondo gli analisti, le prospettive di una vittoria laburista alle prossime elezioni sono pressoche' nulle se la recessione sara' prolungata e la disoccupazione aumentera' drasticamente. Il voto dovra' tenersi entro meta' 2010. Secondo i sondaggi di opinione i conservatori sono gia' in netto vantaggio sui laburisti, che sono al Governo da dodici anni. Il maggiore partito di opposizione oggi ha subito criticato il piano anti-disoccupazione del Governo, dicendo che "non basta" e ha accusato Brown di "copiare le proposte dei conservatori sull'occupazione."
12/01/2009 18:03
 
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Spero che sia un falso, guardate in Giappone cosa succede:

crisis.blogosfere.it/2009/01/disoccupazione-tendopoli-a-to...

Agghiacciante.

fabio
13/01/2009 01:32
 
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Re:
fabio_c, 12/01/2009 18.03:

Spero che sia un falso, guardate in Giappone cosa succede:

crisis.blogosfere.it/2009/01/disoccupazione-tendopoli-a-to...

Agghiacciante.

fabio



Qualcuno ha postato questo:

Ho fatto leggere la questione ad un amico che vive a Tokio, e mi dice che le tendopoli nei parchi ci sono sempre state, non è una novità, ma sono organizzatissime, le tende vengono montate a sera e rismontate al mattino, ognuno tiene pulitissimo il suo pezzetto di parco, chi non ha lavoro trova comunque sempre dei lavoretti da fare, tipo raccogliere lattine e differenziate varie, è vero che considerano un disonore tornare a casa, ma non è che sia poi cosi' per tutti. In breve.

Bisognerebbe vedere quindi se sono aumentate e di quanto...altrimenti non è cambiato nulla o quasi..........




--- $ 100 WILL BUY THIS CAR MUST HAVE CASH LOST ALL ON THE SOTCK MARKET---
13/01/2009 03:04
 
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Re:
fabio_c, 12/01/2009 18.03:

Spero che sia un falso, guardate in Giappone cosa succede:

crisis.blogosfere.it/2009/01/disoccupazione-tendopoli-a-to...

Agghiacciante.

fabio




se e' un falso e' ben fatto:
ci sono due link a siti che non conosco,
ma per dire che e' un falso,
o i due siti sono falsi
o entrambi hanno pubblicato una notizia falsa

[SM=g7600]


in compenso, delle tendopoli e delle parcheggiopoli usa
avevo gia' sentito, oltre che su blogosfere,
anche da qualche altra parte



[Modificato da laplace77 13/01/2009 03:07]
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13/01/2009 20:56
 
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Fiat, cassa integrazione per 1.200 impiegati della Iveco

Cassa integrazione a febbraio anche per gli impiegati di Iveco, società del gruppo Fiat che produce veicoli commerciali. L'azienda ha annunciato oggi ai sindacati che il provvedimento interesserà circa 1.200 addetti per due settimane dal 9 al 22 febbraio.
Un analogo provvedimento di cassa integrazione era stato preso nei giorni scorsi per gli impiegati degli enti centrali di Mirafiori.

Altre due settimane di cassa integrazione interesseranno poi 5000 lavoratori dello stabilimento di Pomigliano d'Arco (in provincia di Napoli). Lo rende noto l'Ugl Metalmeccanici che è stata informata della decisione nel corso dell'incontro tra azienda e sindacati. «La situazione è molto seria e noi avevamo previsto che la cassa integrazione non sarebbe finita il 9 febbraio - spiega il coordinatore provinciale Ugl Metalmeccanici, Vincenzo Lubrano - il rischio di chiusura definitiva dell'azienda è concreto e, in ordine sparso, non si va da nessuna parte».
«La crisi del settore - aggiunge il segretario provinciale Ugl di Napoli, Francesco Falco - è un dato oramai scontato, però non ci è chiaro quali siano le intenzioni dell'azienda quando la crisi sarà finita, visto che continua a mancare un piano industriale. Resta il fatto che dopo la perdita della produzione della 149, per Pomigliano è iniziato un periodo senza futuro dove si è prodotto segmenti alti per una clientela che deve fare i conti sempre di più con la crisi e con la recessione».
13/01/2009 20:58
 
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Borsa, l'Europa chiude in calo. Pfizer licenzia 800 ricercatori


Pfizer, intanto, si prepara a licenziare 800 ricercatori. In sé non si tratta, vista l'attuale durissima crisi, di grandissimi numeri (per quanto la perdita di un posto di lavoro è sempre un dramma per chi la vive). Ma proprio il fatto che siano coinvolti i laboratori di ricerca è un segnale immportante sulle difficoltà del gruppo nella crescita interna attraverso la scoperta di nuovi farmaci.

14/01/2009 18:54
 
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Crollo degli hard disk, Seagate licenzia

"Seagate riduce la forza lavoro statunitense del 10% sotto i colpi della crisi economica."

Seagate Technology, il più grande produttore di hard disk al mondo, ha intenzione di ridurre la forza lavoro negli Stati Uniti del 10 percento. L'azienda annuncerà un programma di ristrutturazione nel corso del mese di gennaio. I dipendenti Seagate sono circa 54000, il che vuol dire che il taglio coinvolgerà 5400 persone.

"Ci stiamo preparando per un periodo difficile nei prossimi mesi", ha dichiarato Brian Dexheimer, presidente della divisione consumer. Dexheimer ha inoltre affermato che l'industria dell'hard disk ha subito forte rallentamento nell'ultima parte del 2008, con una domanda letteralmente crollata. Dexheimer ha specificato (purtroppo) che la ristrutturazione intaccherà anche il budget per la ricerca e sviluppo.

La decisione segue quella della principale rivale di Seagate, Western Digital, che lo scorso dicembre ha comunicato licenziamenti per 2500 dipendenti.
14/01/2009 18:55
 
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Barclays taglia 2.100 posti, titolo punito

Barclays ha chiuso la giornata di contrattazioni alla borsa di Londra con una pesante perdita del 14,3%. La banca britannica ha confermato che procederà a nuove riduzioni dell'organico, con un taglio a 2.100 posti di lavoro che riguarderà le divisioni retail e banca commerciale. La decisione, che era stata anticipata da indiscrezioni di stampa, arriva mentre il gruppo continua a cercare di diminuire i costi operativi, dovendo affrontare un contesto di crisi generalizzata.

In precedenza Barclays aveva già deciso un taglio di portata analoga per le divisioni investment banking, gestione patrimoni e private banking. Oggi il gruppo ha precisato di aver avviato trattative con le organizzazioni sindacali. A Londra tracollo per i bancari a causaa anche del probabile aumento di capitale da 20-30 miliardi di dollari a cui sarà costretto il colosso Hsbc (-8%). Al ribasso tutto il settore del credito: Rbs (-18,4%), Lloyds Tsb (-11,8%) e Hbos (-13,4%).
14/01/2009 18:56
 
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Western Digital lascia a casa 2500 dipendenti

"Tagli di personale e chiusure di impianti per Western Digital, costretta dalla crisi a ridurre i costi operativi."
Western Digital Corp ha dichiarato che si appresta a licenziare 2500 dipendenti. L'azienda, inoltre, ha tagliato le stime per il secondo trimestre fiscale.

Il produttore di hard disk ridurrà, in questo modo, la sua forza lavoro totale del 5 percento. L'azienda si attende un fatturato per il secondo trimestre tra 1,7 e 1,8 miliardi di dollari, con un calo dei risultati operativi. A ottobre Western Digital pronosticava un fatturato tra 2,025 e 2,150 miliardi di dollari.

L'azienda ha annunciato altre mosse per contenere i costi, come una riduzione delle spese capitali per l'anno 2009 da 750 a 500 milioni di dollari e la chiusura di due impianti in Tailandia e Malesia.
15/01/2009 02:38
 
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Crisi: Motorola annuncia altri 4.000 tagli

NEW YORK- Altri tagli in arrivo per Motorola. Il colosso delle telecomunicazioni americano ha annunciato il licenziamento di 4.000 persone nel corso del 2009. Tagli che si vanno ad aggiungere ai 3.000 dello scorso anno. (Agr)
16/01/2009 15:06
 
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Google licenzia, Motorola trema

LOS ANGELES - Licenziamenti a Google, forse presto anche a Microsoft. La recessione ha iniziato a colpire anche i colossi high tech «al di sopra di ogni sospetto», società solide che secondo gli analisti riusciranno a navigare la crisi meglio di tutte le altre. Ieri Google ha annunciato per la prima volta nella sua decennale storia aziendale l'eliminazione di 100 posti di lavoro; le voci di un'imminente e «sostanziale» riduzione del personale alla Microsoft, un'azienda che non è mai ricorsa ai licenziamenti durante i suoi 34 anni di vita, hanno scosso Wall Street. Un annuncio potrebbe arrivare durante la prossima settimana, forse addirittura oggi, alla vigilia dei bilanci del secondo trimestre fiscale previsti per il 22 gennaio.
La reazione di Wall Street ai 4mila licenziamenti alla Motorola è stata invece rassegnata e anzi gli analisti credono che ulteriori tagli saranno necessari per garantire la sopravvivenza . Secondo le previsioni della società stessa, i bilanci del quarto trimestre (3 febbraio) dipingeranno una situazione preoccupante, marcata da un crollo del 50% delle vendite di telefonini durante il cruciale trimestre natalizio. Ieri Barclays ha dato un downgrade al titolo, mentre JP Morgan ha premiato le iniziative di riduzione dei costi con un upgrade, e ha mantenuto la previsione sulla valutazione del titolo in Borsa a 7 dollari. Le quotazioni di Motorola sono scese dell'1% a 4 dollari. Anche Intel ha registrato nel quarto trimestre una riduzione dell'utile netto a 234 milioni di dollari (-90%) su un fatturato di 8,4 miliardi. Pesano le svalutazioni e al momento non ci sono previsioni per il futuro.
In calo anche i titoli di Google e Microsoft, rispettivamente del 3% e del 2%. Il licenziamento di 100 addetti alle assunzioni di Google è un'iniziativa più simbolica che altro per una società con 20 mila dipendenti, ma indica che anche l'invincibile Google sta facendo i conti con una realtà congiunturale difficile. Wall Street continua a prevedere un aumento dell'11% del giro d'affari di Google nel corso del 2009, molto meno del 20% stimato fino a qualche mese fa; alcuni analisti credono tuttavia che anche queste stime siano troppo ottimistiche. Ieri Goldman Sachs ha abbassato da 475 a 420 dollari per azione il suo target sul titolo, che ieri ha chiuso tuttavia cinque dollari al di sotto della soglia dei 300 dollari per azione.
La ridda di voci sugli imminenti licenziamenti a Microsoft si è intensificata grazie ad alcune dichiarazioni fatte al Wall Street Journal da fonti vicine alla società. Le voci circolano dal 2 gennaio, quando alcuni blog high tech avevano iniziato a parlare dell'eliminazione di ben 15mila posti, il 15% del totale. Ieri la società di brokeraggio McAdams Wright Adams ha offerto un pronostico più realistico nell'ordine di 6-8mila licenziamenti, una riduzione consistente con il previsto rallentamento della crescita aziendale al 5% nel 2009 contro il 18% del 2008. Microsoft si è rifiutata di rilasciare commenti sulle indiscrezioni; e a questo punto non si può escludere che le voci sui licenziamenti siano del tutto infondate.
16/01/2009 15:07
 
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Auto, Honda rallenta la produzione e taglia 3.100 posti di lavoro precari

Honda annuncia ulteriori misure anti-crisi con il taglio di 3.100 posti di lavoro temporanei entro la fine di aprile, cioè l'intera componente residua in Giappone di lavoratori a tempo determinato in organico. La misura, spiega il secondo costruttore di auto del Sol Levante, punta a fronteggiare il calo delle vendite legato alla recessione economica mondiale e a una minore domanda di auto sul mercato. Le case nipponiche, d'altra parte, stanno evitando di intaccare la forza lavoro di dipendenti a tempo indeterminato e si sono quindi prevalentemente orientate a tagliare i precari. Sul fronte domestico, inoltre, Honda ha annunciato anche la riduzione della produzione interna di altri 56mila veicoli entro fine marzo negli impianti di Saitama e Mie. Il totale di auto in Giappone per l'esercizio in corso è destinato, pertanto, a scendere su base annua del 10%, a circa 1,17 milioni di unità, rispetto ai precedenti obiettivi sull'anno fiscale 2008-2009 di 1,31 milioni.
16/01/2009 19:04
 
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Non lo può fare qualcun altro questo lavoro da becchini?
Circuit city, nessun acquirente. Il retailer chiude i battenti

Circuit City, secondo retailer di elettronica di consumo statunitense, chiude i battenti: 567 negozi e 30mila dipendenti. L'azienda aveva avanzato la richiesta ai benefici del Chapter 11 alla metà dello scorso novembre: l'obiettivo era quello di ristrutturarsi dopo aver accusato una brusca contrazione delle vendite. Si è messa sul mercato ma non ha trovato acquirenti e neanche un piano di rifinanziamento.

La società ha assunto quattro liquidatori per la cessione di tutta la merce rimasta nei suoi 567 punti vendita. I liquidatori assunti sono: Great American Group, Hudson Capital Partners, SB Capital Group e Tiger Capital Group.

Nella richiesta di Chapter 11 Circuit aveva dichiarato di avere asset per 3,4 miliardi di dollari e debiti per 2,32 miliardi. La società è stata fondata nel 1949 quando Samuel Wurtzel aprì la prima rivendita specializzata in televisori. Negli ultimi due anni la capitalizzazione in Borsa di Circuit City è diminuita di cinque miliardi di dollari.
16/01/2009 20:07
 
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in italia e' diverso...

16:49 - Crisi: Moody's, tasso default societa' Ue sale dal 2% al 14% nel 2009

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 16 gen - Il tasso di
default su corporate bond da parte di societa' europee
coperte da rating e' previsto in aumento quest'anno al 14%
dal 2% dell'anno scorso. Lo ha detto Paolo Leschiutta,
vice-presidente di Moody's, in una presentazione a Milano,
sottolineando che si tratta di una stima sullo scenario
peggiore. Il rischio riguarda quasi esclusivamente gli
emittenti di 'subinvestment grade' e i settori piu' a
rischio sono quello dei prodotti di consumo (grandi
magazzini, elettrodomestici, alimentari) e quello dipendente
dalle materie prime (chimica, cartario).


aspetto i prossimi studi confindustria...

[SM=g7600]


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16/01/2009 21:34
 
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Pfizer taglia un terzo della forza lavoro nel marketing

Il gruppo Pfizer potrebbe tagliare fino a un terzo dell'organico della divisione marketing per un totale di 2.400 posti. Lo afferma il Wall Street Journal, citando fonti vicine al dossier, che
spiegano la decisione con la recente divisione delle operazioni commerciali in attività autonome focalizzate su settori specifici come primary care e mercati emergenti.

Pfizer ha licenziato di recente 800 ricercatori dei suoi laboratori di ricerca a livello mondiale. I nuovi tagli dovrebbero colpire la divisione commerciale e i manager di medio livello. Il gruppo farmaceutico Usa ha detto che non intende commentare speculazioni, aggiungendo tuttavia che «continuerà a valutare come gestire le proprie attività nel modo più efficiente possibile».

21/01/2009 15:36
 
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Ericsson rifà i conti e taglia 5 mila posti, rally in Borsa

Ericsson, numero uno mondiale di reti per telefonia mobile, ha annunciato un severo piano di contenimento dei costi e tagli per 5 mila posti in previsione di budget prevedibilmente al risparmio per le compagnie di telecomunicazioni. Tuttavia la situazione del gruppo svedese sembra perfino positiva al confronto con le ultime notizie dal settore: la scorsa settimana un big del calibro di Canadian Nortel ha avviato le procedure per l'amministrazione controllata.

Il procedimento di razionalizzazione del gigante svedese contempla lo spostamento di alcune attività operative in paesi dove i costi sono inferiori e il mancato rinnovo di contratti a tempo. Il gruppo mette in conto un onere di 6 miliardi di corone svedesi (560 milioni di euro) che consentirà risparmi annuali per 10 miliardi di corone entro la seconda metà del 2010. Dei 5 mila esuberi previsti, circa mille interesseranno la Svezia e soprattutto Stoccolma,. A fine 2008 Ericcson aveva un organico di quasi 79 mila addetti a livello mondiale, di cui oltre 20 mila in Svezia. La società aveva già annunciato 4 mila esuberi l'anno scorso.

«I tagli ai costi e al dividendo segnalano che Ericsson ritiene che il futuro sarà più duro - ha commentato a Bloomberg Roland Pitz, analista presso UniCredit a Monaco di Baviera, che ha espresso un giudizio sell (vendere) sul titolo. Ericsson, tuttavia, «è più pronta a superare questo ristagno in quanto ha utilizzato i tempi di vigore finanziario per prepararsi», ha commentato ancora Pitz.

Guardando ai conti trimestrali l'utile netto è calato del 31 percento a 3,89 miliardi di corone nel quarto trimestre (contro i 4,22 miliardi previsti), pari a 1,21 corone per azione, si legge in un comunicato diffuso con una settimana in anticipo rispetto a quanto preventivato. In compenso il fatturato trimestrale è salito del 23% a 67 miliardi di corone, superando il livello di 58,4 miliardi di corone atteso da 22 analisti interpellati da Bloomberg. L'intero esercizio 2008, infine, si è chiuso con un utile netto quasi dimezzato e per questo sarà ridotto il dividendo.

In Borsa a Stoccolma ottima performance del titolo, +13% , il guadagno più consistente da ottobre. L'indice Omx 30 di Stoccolma alla stessa ora (le 13 italiane) avanzava dell'1,3% per la prima volta nella settimana.
22/01/2009 14:15
 
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Sony, conti previsti in rosso. È la prima volta in 14 anni

Sony prevede una perdita netta di 150 miliardi di yen (1,25 miliardi di euro) per l'anno fiscale che terminerà il prossimo marzo. È la prima volta negli ultimi 14 anni che il gruppo giapponese registra il segno meno nei conti. Lo scorso anno la società aveva beneficiato di ricavi netti per 369,4 miliardi di yen. L'utile operativo sarà negativo per 260 miliardi (200 miliardi la stima precedente), mentre il giro d'affari sarà attorno a 7.700 miliardi (9mila miliardi). L'azienda, secondo la stampa nipponica, applicando il piano annunciato a dicembre che prevede 16mila tagli, dovrebbe chiudere a breve uno stabilimento con duemila persone. Il risultato negativo viene imputato sia al calo delle vendite derivante dalla recessione mondiale, che all'apprezzamento dello yen e ai costi di ristrutturazione.
22/01/2009 14:16
 
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Intel chiude alcuni impianti: tra 5.000 e 6.000 licenziamenti

La società ha annunciato un ampio piano di ristrutturazione

Il colosso dei microprocessori Intel ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede la chiusura di alcuni impianti e una riduzione della forza lavoro tra i 5.000 e i 6.000 dipendenti. Saranno chiuse due fabbriche di assemblaggio, una a Penang, in Malaysia, l'altra a Cavite, nelle Filippine. Sarà interrotta la produzione in uno stabilimento a Hilsboro, in Oregon. La società ha spiegato che non tutti i dipendenti di queste impianti perderanno il lavoro. Molti saranno impiegati in altri fabbriche Intel.
22/01/2009 16:21
 
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Microsoft, utili sotto le attese. Taglio di 5mila posti di lavoro

Microsoft chiude il secondo trimestre, che corrisponde agli ultimi tre mesi del 2008, con un utile per azione di 47 cent. Il risultato è inferiore alla stima media degli analisti di 50 cent. L'utile netto di Microsoft del secondo trimestre risulta pari a 4,17 miliardi di dollari contro 4,71 miliardi dello stesso periodo dell'anno prima. Le vendite sono ammontate a 16,6 miliardi, risultando inferiori ai 17,3 miliardi stimati dagli analisti. Da sottolineare che il business di Microsoft è fortemente legato al mercato del personal computer e dei pc server. Le vendite di questa tipologia di macchine sono ai minimi dall'11 Settembre e in alcune aree geografiche hanno registrato il peggior dato di sempre. A ottobre il colosso di Redmond aveva previsto utili compresi fra 51 e 53 cent per azione e puntava su vendite per 17,3-17,8 miliardi. Il ceo Steve Ballmer imputa il risultato alla crisi economica internazionale ma si dice fiducioso sulla «robustezza del portfolio e la validità del nostro approccio». Il colosso Usa del software, per rispondere alla congiuntura, ha annunciato un taglio fino a 5 mila posti di lavoro nei prossimi 18 mesi; 1.400 da oggi. Riguarderanno diversi settori: ricerca e sviluppo, marketing, vendite, finanza, settore legale, risorse umane e IT. Sulla scia di questa notizia e dei deludenti risultati del secondo trimestre il titolo è in forte perdita a Wall Street.
23/01/2009 00:30
 
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Same di Treviglio, cassa integrazione per 1.000 addetti

Proseguono le difficoltà per il settore agromeccanico: di fronte ai cali di ordinativi e dopo aver prolungato la fermata natalizia a 5 settimane con l’utilizzo di Cassa ordinaria alla prima e all’ultima settimana, la Same di Treviglio ha informato la Rsu aziendale dell’intenzione di applicare la Cassa integrazione ordinaria a zero ore per un massimo di un migliaio di addetti (circa 1.400 i lavoratori in organico) per 3 settimane nell’arco dei prossimi tre mesi.

Le fermate produttive saranno applicate dal 16 al 21 febbraio, dal 16 al 21 marzo e dal 13 al 18 aprile.


23/01/2009 00:34
 
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Vertenza Siac: si va verso due anni di cassa integrazione

Un incontro molto approfondito, quello svoltosi nella giornata di giovedì 22 gennaio tra la direzione della Siac (cabine per macchine per movimento terra) e i sindacati nella sede di Confindustria Bergamo: le parti hanno affrontato il tema dei possibili futuri esuberi annunciati nei giorni scorsi dall’azienda, cercando soluzioni il meno dolorose possibili, attraverso un percorso condiviso.

Da entrambe le parti è stata evidenziata la volontà di raggiungere un possibile accordo senza strappi, anche se persistono i problemi legati al calo degli ordini dell’azienda. Questo ha determinato la necessità di un breve periodo di cassa integrazione straordinaria per 400 persone che - secondo una porposta avanzata nell'incontro - potrebbe durare due anni, ma che dopo i primi sei mesi, se cambieranno le condizioni del mercato e arrivassero nuovi ordini, potrebbe far rientrare in fabbrica parte del personale.

Nei prossimi mesi però in azienda ci sarà lavoro solo per 170 addetti e su questo punto, per trovare una soluzione immediata, è cominciata la vertenza in Confindustria, che proseguirà già lunedì prossimo 26 gennaio.
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