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scoperte 17 nuove specie animali in Tanzania

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2008 09:50
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Post: 1.436
Sesso: Femminile
18/11/2008 09:50
 
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Al mondo esistono specie di animali che gli studiosi conoscono molto bene. E altre specie che devono essere ancora scoperte. E a volte gli studiosi le trovano. Come e’ successo in Tanzania, nella foresta pluviale ai piedi dei Monti Nguru, dove un gruppo di scienziati ha scoperto 17 nuove specie di animali.

Michele Menegon, un erpetologo del Museo Tridentino di Scienze Naturali, vale a dire un ricercatore studioso di rettili e anfibi, si e’ recato in questa zona poco esplorata dall’uomo. Ed e’ tornato a casa con 17 nuove specie di anfibi e di rettili. Rane, camaleonti, rospi e serpenti che non erano mai stati visti prima. O almeno non erano mai stati fotografati, ne tantomeno studiati.

Ci sono voluti moltissimi anni di ricerche, dopo varie spedizioni tentate. I ricercatori hanno trascorso moltissimo tempo ad altezze comprese tra i 700 e i 2400 metri. E in tutto questo tempo sono state catalogate 97 specie di anfibi e di rettili. E 17 sono del tutto nuovi. Ma ce ne sono anche altre che forse non conosceremo mai, perche’ rischiano l’estinzione prima ancora di essere scoperte.

Michele Menegon racconta questa sua avventura nella Tanzania e sui monti Nguru, dove i leopardi sono una compagnia costante, e non sempre gradita. “Una sola ho avuto paura, quando lo sentivo ma non lo vedevo. Capivo che era a una decina di metri circa, sentivo il soffio rauco, ma non riuscivo a vederlo“. Altre volte, invece, e’ riuscito a mirarli con la torcia: “In questi casi non ho provato paura. E’stato come se si congelasse tutto intorno a me, ma non avevo paura. Sono solo rimasto fermo e lui se ne è andato. Del resto noi non siamo sue prede”

Il ricercatore, insieme ad un gruppo di colleghi e di aiutanti, ha cosi’ scoperto, tra tanti pericoli, queste nuove specie. Ma ce n’e’ una che gli e’ rimasta in mente: “Era diventato buio da poco. Mi ero mosso solo di qualche decina di metri dal campo e stavo ascoltando i canti che arrivavano dai rami degli alberi. Distinguo un hyperolius, piccola rana gialla che conosco bene ma sento anche un altro canto più sommesso, che ricorda quello di altre specie di calluline incontrate su altri massicci montuosi. Era diverso: frequenze più basse, con una ripetizione delle note più lenta, e di norma il canto delle calluline conosciute finora proviene sempre dai rami degli alberi, mentre questo arriva dal basso. Cerco con la pila tra le foglie alla base di un grosso albero e vedo una grossa rana seminascosta. La guardo nella luce della torcia frontale, e sono subito certo che si tratta di una specie nuova: appartiene al genere delle Calluline, ma è completamente diversa da quelle note fino ad oggi: più grande con grosse ghiandole chiare sulle zampe, colorata e con la pelle che produce riflessi metallici. Ha occhi arancioni e un colore mai visto. L’ho messa nella sacca e sapevo di aver iniziato bene il giro quella sera”.

da www.haisentito.it



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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